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2.Milleseicentoquaranta giorni all’impatto - Giulio Marchese

Inviato: giovedì 6 agosto 2020, 18:44
da Giulio_Marchese
Capitolo 2
Milleseicentoquaranta giorni all’impatto





Sbatto il braccio contro il bracciolo sinistro del sedile, la cintura mi stringe il petto mentre perdo aderenza. Ricado e sbatto il sedere.
Tutto il corpo si irrigidisce, le gambe prendono a tremare. Il cuore sembra volermi sfondare il torace.
Una violenta scossa mi fa sbattere la testa contro la parete metallica. Sento il sangue caldo che mi scivola sulla fronte.
Le luci si spengono, la sirena comincia suonare.
Il lampeggiante pulsa ed illumina il ponte in lampi rossi. Buio, lampo rosso, buio, lampo rosso.
Come il deserto marziano, il cielo insanguinato, il buio dello spazio. Tutto in una stanza. Tutto nella mia testa che pulsa e sanguina come quel dannato lampeggiante.
Avrei dovuto prende il comando. Avrei dovuto… Un altro rimpianto da aggiungere alla lista.
Lampo rosso: Elisa vola per aria e sbatte contro il tetto. Lampo rosso: è a terra al centro del corridoio. Lampo rosso: Randall è piegato su di lei. Lampo rosso: Randall cade di lato sbattendo la testa. Lampo rosso: Non si muovono. Lampo rosso: Il ragazzo ha il petto imbrattato di vomito.
Buio. La sirena smette di suonare. Nessun lampo.
Forse è questo la morte: buio e dolore. No. Il mio corpo mi manda segnali precisi, sono ancora vivo, soffro ancora come un cane.
La luce del corridoio si riaccende con un click, i neon sibilano.
Premo il tasto di rilascio della cintura sul bracciolo sinistro. Si allenta, la tiro via e mi rovescio nel corridoio.
Ho difficoltà a tenere l’equilibrio. Mi tiro su afferrandomi al bracciolo.
Cammino aggrappato ai sedili fino al corpo steso di Randall. Mi chino, mi spingo su di lui carponi e gli appoggio indice e medio sul collo.
Niente.
È morto, ed è colpa mia.
Un rumore metallico alle mie spalle.
Passi?
Mi giro e il calcio di un fucile mi arriva addosso.

***

Sara entra nella stanza, ha gli occhi lucidi. Mi alzo dal divano e le vado incontro. Tendo una mano per accarezzarle una guancia. Mi scaccia e si allontana di un paio di passi. Mi da le spalle.
«Avresti dovuto proteggerlo.»
«Lo so.»
Si volta, «Tu e quel Brolin siete fatti della stessa pasta. Pensate solo a voi stessi»
«Il capitano Brolin è un genio, ha distrutto l’ammiraglia marziana usando il propulsore della Bucefalo. Quella nave era grande il doppio della nostra. È un eroe, se non fosse stato—»
«È un pazzo criminale! Narcisista e mentalmente instabile. Non gliene frega un cazzo della vita altrui, forse nemmeno della sua. Pensa solo alla gloria.»
Stringo la base del naso tra pollice ed indice.
«Tu non c’eri, ha fatto quello—»
«No, io non c’ero. Ma Kevin sì, e adesso non c’è più.»
Ho un groppo in gola. Non è stata colpa del capitano, sono stato io a decidere. Se avessi ordinato il fuoco di copertura forse adesso…
Sara cammina verso la porta, afferra la maniglia.
«Dove vai?»
Si gira, mi guarda.
«Lontano da te,» abbassa lo sguardo, «non riesco nemmeno a guardarti in faccia. Mi chiedo come faccia tu a guardarti allo specchio.»
Non lo faccio.
Sospiro.
«Kevin è morto da eroe. Dovresti essere fiera di tuo fratello.»
«E lo sono.» Accenna ad un sorriso, le guance rigate dalle lacrime. «Sei tu il problema. Tu dovevi riportarmelo, me lo avevi promesso. Me lo dovevi»
Singhiozza in silenzio. Mi copro il volto con la mano.
«Scusa.»
Respira profondamente. Asciuga gli occhi con il braccio.
«Non ti amo più. Non riesco più ad amarti.»
«Sara...»
Non so che dire, abbasso lo sguardo e sto zitto.
«Harry,» tiro su la testa, mi guarda dritto negli occhi, «ho preso la mia decisione: mi imbarcherò sulla Tempest.»
«Adesso? Ma siamo ancora in guerra, è troppo pericoloso! Io… non posso permetterlo.» Mi avvicino e l’afferrarla per le braccia, «Se dovesse succedere qualcosa anche a te...» si divincola e si appoggia alla porta.
«Onorerò la memoria di mio fratello. Lasceremo la Terra domani.»
Resto zitto.
«Tu segui pure il tuo eroe in capo al mondo.»
Afferra la maniglia e tira la porta a sé.
«Addio.»
Esce e sbatte la porta.
Faccio un paio di passi all’indietro, il polpaccio sfiora il divano. Mi siedo, appoggio i gomiti alle ginocchia e porto le mani ai capelli. Guardo il pavimento.
È colpa mia.


***

«Il ragazzino è morto soffocato nel suo stesso vomito, almeno è servito al suo scopo.»
La voce di Dora è ovattata.
Sto sognando?
Apro gli occhi e la vedo in piedi di fronte a me, mi punta il fucile. Dietro di lei c’è il capitano.
«Aveva il 50% di probabilità di sopravvivere all’impatto. Ma guarda un po’ chi si è svegliato.»
Mi alzo in piedi, a pochi metri da me c’è James, legato e imbavagliato.
Guardo a sinistra, ai piedi del pannello di controllo c’è il corpo di Nicol, la divisa intrisa di sangue.
«Casa diavolo succede, Mattew?»
«Siamo rimasti in tre, non pensavo James si ammutinasse, le probabilità erano del 66%.»
«Probabilità? Ma di cosa—»
Il capitano fa un passo avanti.
«Sta zitto e ascolta, Harry, mi serve la tua matricola: adesso.»
Non ci sto capendo niente.
«Dimmi cos’è successo qui. Come avete fatto ad uscire? »
«Il ragazzino nuovo non ha disabilitato le nostre credenziali. Piccolo doppiogiochista,» scoppia a ridere «quasi sono contento che sia morto.»
Rimango a bocca aperta a fissarlo.
«Tu eri l’unico ad avere il 100% di probabilità di sopravvivere all’impatto. Quelli come te la scampano sempre. Nemmeno io e Dora avevamo una simile percentuale, la nostra probabilità era del 80%. Ci è finita bene, insomma.»
Ne parla come se potessi capirci qualcosa.
«Probabilità? 100%? Ma di cosa stai parlando, Mattew?»
Scoppia a ridere.
«Secondo il Profeth
Non capisco.
«Il Profeth non può calcolare una cosa del genere, serve ad individuare ostacoli sulla rotta—»
«Il Profeth della Bucefalo non è come gli altri, abbiamo sostituito il cristallo profetico con quello che Dora ha recuperato su Marte circa quattro anni fa. C’eri anche tu, ricordi?»
Fa un passo avanti e guarda Dora che annuisce.
«La matricola, Harry, il capitano ti spiegherà tutto, ma adesso non c’è tempo.»
La sala di comando gira, Dora è il capitano diventano sfocati.
Mi passo la mano tra i capelli, la guardo: è sporca di sangue. Chiudo e riapro gli occhi. Ho in bocca un sapore acido.
Il capitano fa un passo avanti e supera Dora che continua a tenermi sotto tiro.
«Dai, Harry, non abbiamo molto tempo. C’è una variabile che impedisce al Profeth di prevedere con esattezza quello che accadrà al singolo individuo: la scelta. Purtroppo non sempre gli uomini fanno la scelta giusta, quindi i calcoli non possono che essere approssimativi. Ma tu farai la scelta giusta, lo so, dammi la tua matricola e finiamola qui. Capirai ogni cosa a tempo debito.»
La stanza a preso a girare più velocemente, chiudo gli occhi e li riapro, non è cambiato niente. Le gambe sono molli, lo stomaco teso.
Mi appoggio alla parete alle mie spalle.
Devo aver perso troppo sangue: non riesco a capire nulla di quello che il capitano sta dicendo.
«Harry, hai capito cosa ho detto? Dammi il tuo...»
La voce è distante. Sprofondo, la mano scivola sulla parete gelida.

***
La porta della sala di comando mi scorre davanti. Il capitano è in piedi davanti alla sua postazione. Matt, David e una ragazza di cui non conosco il nome, armeggiano con gli ologrammi.
Matt si volta di scatto.
«Signore, nave in avvicinamento a dritta. Dodici minuti al contatto.»
«Bene,» Mattew Brolin fa un passo avanti, «avviare procedura spegnimento
Profeth, aprite l’interfono.»
Matt torna ad armeggiare con gli schermi olografici, la ragazza si volta.
«Interfono attivo, parli pura capitano.»
«A tutti i ranger, nave nemica a dritta, posizionarsi nei moduli
M-1. Pronti al combattimento al mio segnale. Squadra meccanici, agli scudi. Tutti gli altri ai posti di combattimento.»
Mi avvicino alla postazione di comando.
«Comunicazione terminata, signore.» La ragazza continua a scivolare con la mano sugli ologrammi; sfarfallano ad ogni passaggio delle sue dita.
«Signore,» dice Matt senza voltarsi, «deve digitare la matricola per confermare l’arresto del
Profeth»
Mattew mi vede. Fa alcuni passi verso la sua postazione e digita la matricola sul tastierino numerico.
«Ranger Harry Breadbort, grazie di essere venuto così in fretta. Ti affido il comando della sortita con gli
M-1. La mia vice uscirà con voi, ma ha un altro compito da svolgere. È fondamentale che le diate la giusta copertura. Abbattete tutto ciò che incontrate, ma evitiamo colpi di testa.»
«Sissignore.» Batto due volte il pugno destro sul petto, mi volto e mi dirigo sul ponte due. Attraverso le due fila di sedili, passo la mano sullo scanner in fondo al corridoio e la porta mi scivola davanti. Un ranger sta scendendo nella botola, diretto ai moduli. Lo seguo. Guardo in basso e poggio i piedi sui i pioli cercando di non finirgli addosso.
Corro in direzione del mio modulo, appoggio la mano sullo scanner e la porta si sblocca con un sibilo. Afferrò la maniglia e la tiro a me. Salgo sul modulo e digito la mia matricola, il sistema si attiva e sono circondato dagli ologrammi che illuminano di verde l’abitacolo.
La porta del modulo si chiude. Su uno schermo leggo: PROCEDURA DI DEPRESSURIZZAZIONE IN CORSO.
Il momento peggiore.
Le orecchie fischiano e pulsano.
Dura qualche secondo, ma è sempre una brutta sensazione.
PROCEDURA DI DEPRESSURIZZAZIONE COMPLETATA.
Caccio via lo schermo olografico con la mano. Tengo la mano ferma su un altro e lo sposto leggermente a sinistra.
Meglio fare un po' di ordine qua dentro.
“Yo, fratellone!” Sobbalzo, la voce all’interfono è quella di Kevin.
Perché diavolo grida?
“Oggi tocca a te tenerci in riga.”
«E non mi renderete la vita facile, immagino.»
“Certo che no, bello! Vediamo se almeno riesci a starmi dietro.”
«Se tua sorella lo scopre ci fa entrambi neri, ma accetto la sfida.»
“Così mi piaci, boss.”
“A tutti i moduli
M-1, è il capitano che parla, prepararsi alla manovra di sgancio. Ripeto: prepararsi alla manovra di sgancio.”
Faccio scivolare le dita sull’ologramma alla mia destra.. La capsula comincia ruotare. Uno schermo olografico mi appare davanti, un deserto rosso mi scorre davanti a grande velocità.
Tocco: INTERFONO GENERALE.
«Salve ragazzacci, Ranger Harry Breadbort, sarò io guidare questa sortita. Davanti a voi potete ammirare il ridente paesaggio marziano,» dall’interfono sento alcune risate, «giornata magnifica per volare. Il nostro compito sarà coprire il vice capitano Dora Backer e, naturalmente, buttare giù qualsiasi cosa che si muova.» Altre risate.
Il morale è alto.
Guardo lo schermo alla mia sinistra, una lista di nove nomi verdi, Kevin è il terzo contando dall’alto.
In nove usciamo e in nove rientriamo.
La capsula si sgancia, vedo il terreno marziano avvicinarsi, si blocca di colpo e ruota; di fronte a me le capsule nemiche in avvicinamento. Afferro la cloche. La Bucefalo fa fuoco di copertura.
«Andiamo!»
Spingo il pedale fino a termine corsa, il modulo
M-1 schizza in avanti. I nemici si disperdono per evitare il fuoco della nostra nave madre. Uno dei nostri si fionda verso il basso. Un nemico l’assale, ma altri due M-1 gli si lanciano contro sparando all’impazzata.
«Uno per uno, non fa male a nessuno.»
Un modulo si lancia all’inseguimento mentre l’altro si rimette in formazione.
Inclino la cloche a destra e schivo una sventagliata nemica, la inclino a destra e schivo il modulo che mi viene addosso.
Kevin mi passa sopra e si lancia all’inseguimento.
Due nomi della lista diventano rossi.
Che diavolo sta succedendo?
Un modulo mi esplode davanti, un altro nome diventa rosso. Un modulo nemico mi sfreccia davanti e vira verso la sua nave madre. Adesso che è vicina mi accorgo di quanto sia grande: almeno il doppio della Bucefalo.
Kevin mi sfreccia accanto e si lancia all’inseguimento del modulo nemico a mitra spianati.
“Ranger Breadbort, è il capitano che parla, rientrate immediatamente.”
Maledizione. Kevin è troppo vicino alla nave nemica, dobbiamo dargli fuoco di copertura per permettergli di rientrare.
“Ripeto: rientrate immediatamente, è un ordine.”
Cazzo. Che faccio? Se non lo copriamo è condannato. Maledizione.
La nave nemica si avvicina, rischio di condannare tutta la squadra se non rientriamo. Che faccio? Maledizione!
Riempio i polmoni, sbuffo.
«Ranger rientrare immediatamente. Ripeto: rientrare immediatamente.»
I moduli davanti a me si bloccano e scattano indietro. Faccio lo stesso, la nave nemica che si allontana. Tocco lo schermo olografico alla mia destra, il modulo ruota. Vedo il terreno marziano nello schermo, si allontana. Altri due nomi diventano rossi: uno è Kevin.
Non riesco a pensare a niente. Non riesco a respirare.
Il deserto rosso mi scorre davanti, sempre più veloce, la nave si inclina con la prua verso l’alto. Tutto trema. La nave nemica a pochi metri da me, lampi azzurri. Le mitragliatrici ci sparano contro. Un altro nome diventa rosso. Il cielo è rosato sopra Marte. Le orecchie mi fischiano. Tutto diventa buio.

Re: 2.Milleseicentoquaranta giorni all’impatto - Giulio Marchese

Inviato: venerdì 7 agosto 2020, 0:36
da antico
Molto bene, caratteri ok, pronto per il giudizio!

Re: 2.Milleseicentoquaranta giorni all’impatto - Giulio Marchese

Inviato: giovedì 13 agosto 2020, 0:45
da antico
James lo hai fatto praticamente sparire di scena mantenendolo inattivo, non lo vedo come strade che si separano perché già nella prima parte non era facile distinguere in lui il secondo protagonista. La tempesta arriva e subito svanisce, non è protagonista mentre invece ti concentri sul back di Harry e sui suoi ricordi. Al proposito, inserisci la linea narrativa del rimorso, ma la mia impressione è che occupino davvero troppo spazio in rapporto al racconto nel suo complesso: vero che servono a delineare il rapporto con Brolin e i conflitti interiori di Harry, ma gli equilibri mi sembrano sbagliati. Detto questo: al netto di alcune soluzioni narrative che mi sono sembrate già sentite e risentite (la preparazione alla battaglia, tra tutte) e di svariati refusi sparsi che sono meno tollerabili in un contesto simile, la lettura è piacevole. Come valutazione, sempre pollice tendente verso l'alto, ma al pelo pelo anche a causa del problema dell'attinenza al tema.

Re: 2.Milleseicentoquaranta giorni all’impatto - Giulio Marchese

Inviato: giovedì 13 agosto 2020, 18:15
da Giulio_Marchese
Grazie mille del commento!
Sì, ho fatto un casino con la traccia. Da una parte avevo capito che le strade che si dividono non dovessero essere per forza quelle dei protagonisti; quindi qui sarebbero quelle di Sara e Harry. Dall’altro lato, ho provato a rimediare agli errori della prima parte sfoltendo il cast, e rilegando a un ruolo secondario James per dar più spazio al rapporto Harry/Brolin.
Sono d’accordo sulla tempesta, diciamo che sono rimasto incastrato dalla prima parte e mi sono incartato.
Per refusi e co. Chiedo scusa... le h che ho ordinato su Amazon sono arrivate solo oggi, maledetti corrieri!