La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

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Andrea Lauro
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La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#1 » lunedì 10 agosto 2020, 17:37

I dettagli saltano all’occhio, quando gli eventi precipitano. Dettagli stupidi, tipo il disegno della piastrella su cui il bicchiere va a rompersi. O la macchia di sugo sulla patta di Paul.
Paul si lancia verso Chubby e lo afferra per la vita, ci prova almeno, diciamo come un bambino tenta di abbracciare una quercia. Il bestione pesa quanto noi tre messi assieme, Paul si piega come un giunco e cadono a terra. Si mette in ginocchio accanto a lui, gli sussurra qualcosa. Si volta verso il pubblico, cerca quell’aiuto che non può trovare. Non da questi bianchi.
E io, io rimango con le mani inchiodate sui tasti: Cristo, lo Steinway non mi molla, mi tiene attaccato a sé. Sono paralizzato, cazzo. Gente che urla sotto, scrosci d’acqua sopra.
E Tony non perde d’occhio la scena. Si alza e gira attorno alla batteria con le spalle arcuate. Le bacchette cadono a terra col rumore di due denti rotti.
Si inginocchia alle spalle di Chubby, che si tiene il petto e ansima. Tony si piega su di lui, è tutto una curva, gli avvolge la testa fra gli avambracci. La Madonna con il Cristo più grasso del mondo.
Il Cristo ansima, Tony non dice un cazzo e gli bacia la fronte.

È Dio a tenermi incollato alla tastiera. Mi sta facendo un favore, perché sennò rovinerei il bel momento. Prenderei a calci quel ciccione di merda che ha rotto la magia, che si è preso la scena durante il mio assolo. Non è giusto. Siamo venuti per scuotere New Orleans e invece recitiamo l’Avemaria dei bopper, cazzo.
Tony scioglie l’abbraccio, si alza e barcolla, scende dal palco.
«Dove vai?» grido, ma non risponde.
Le mie mani si staccano, finalmente: mi alzo in piedi.
Il salone è un macello. La gente ha rovesciato i tavolini, una donna vestita di rosso prende per il bavero il suo uomo e lo strattona: lui allunga il braccio, indica la porta.
«Tony!» Metto le mani a coppa, urlo. «Dove cazzo vai?»
Un rumore infernale rompe lo scroscio dell’acqua, e lassù dove c’era una finestra compare qualcosa che non ha senso. Una panca. Sì, proprio una di quelle su cui vanno a sedersi i vecchi, bianchi e neri, quando danno da mangiare ai piccioni. Gesù, come ci è arrivata una panca lì? Che diavolo succede fuori?
La panca ha staccato una lastra di vetro. La lastra cade al rallentatore. Ancora, l’attenzione per i dettagli e mi dico, la tizia in abito rosso sta proprio sotto. I lampadari si spengono tutti assieme, cala il buio e la lastra si schianta.
Ci sono altre luci nella sala: sono fiamme cazzo, alcune tovaglie hanno preso fuoco e Satana dall’inferno ci fa grazia di una visione tutta in rosso e arancio.

Tony entra nel camerino. Che ci va a fare? Giro attorno a Paul che dà sberle in faccia a Chubby. Il bestione ha smesso di rantolare, o forse c’è troppo casino per sentirlo.
La gente si raduna attorno all’uscita, si accalca, spinge. Le porte sono chiuse. Scendo dal palco, i pantaloni si fanno caldi sulla tibia, sul ginocchio, a metà coscia. Mi sono pisciato addosso? No, è l’acqua: Gesù, ne è entrata così tanta?
Devo raggiungere Tony, o farà la fine del topo.

Sto attento a dove mettere i piedi, la roba sul fondo rende tutto più difficile. Allargo le braccia, così va meglio. La porta del camerino è aperta, l'acqua arriva a due palmi sotto la maniglia. La fiammella di un accendino illumina il volto di Tony.
Sta scaldandosi dell’ero. Passa la fiammella avanti e indietro, vapore gli entra nelle narici. Il vecchio Tony ha visto troppo, proprio non ce la fa.
«Tony! Che cazzo fai? Vieni via.»
Mugugna, il negro. Due occhi bianchi mi cercano nell’oscurità, trema. E tira, tira come se fosse ossigeno, come se ne andasse della sua vita.
Come faccio a dirgli di non fare stronzate, che non c’è tempo? Cristo, me la farei anch'io una tirata. Ma a me serve altro cazzo, io non ho paura. Devo reagire.
«Fa’ luce!» gli dico. Tiro fuori l’astuccio, prendo un’altra fiala e via, su per il naso cazzo. Oh sì, vaffanculo. Vaffanculo!

Tony comincia a ridere, e come dargli torto. Due negri in un bugigattolo di camerino, l’acqua che arriva all’uccello. Che fai se non ridi? Preferivi una corda al collo? Questa è la migliore morte di sempre: strafatti in un locale jazz.
Qualcuno mi chiama, «Ike! Ike!». Ma potrebbe essere un “eeeeehhiiii”, o un “aaaahhh”.
Esco, sul palco la sagoma di Paulie cerca di tirare su il ciccione. Starà facendo uno sforzo della Madonna. «Aiutami! Aiutami a tirarlo su!»
«È morto! Non vedi che è morto, cazzo?» Fottetevi tu e quel ciccione di merda.
«Ce la può fare! IIIIIKE!»
Con l’indice sistemo gli occhiali. La mia mano è sporca. Sangue? Alzo i gomiti, mi guardo i fianchi: nessuna ferita. L’acqua arriva al petto.
La massa di persone spinge sull’uscita, braccia emergono dal pelo dell’acqua. Si calpestano l’un l’altro. Un giovane bianco si allontana, afferra uno dei tendaggi, pianta un piede sul muro e comincia a arrampicarsi. Sale di quattro passi, i supporti cedono, finisce in acqua con uno spluf. Una mano esce e annaspa: il tendaggio gli è caduto addosso, si è bagnato e lo tiene sotto. Mi volto. Cristo Santo.

Dove vado? Sul palco, il fuoco ha trovato la strada su una parete, sale al soffitto e illumina la scena. Sullo Steinway è salita una ragazza, è in ginocchio e guarda l’acqua. Dieci a uno che non sa nuotare. Come noi, del resto. La tizia si alza in piedi, il tacco scivola, lei cade. Colpisce i tasti con la nuca, finisce a terra in un accordo dissonante. Come una bambola smontata, le rimane un piede appoggiato sullo sgabello. Un palmo d’acqua ricopre il palco: la faccia le finisce sotto. Un altro bianco in meno.

Il cuore prende a spingere, pompa come un dannato. Dai, dai che sale anche questa. Magari tiro le cuoia, ma pensa che bel finale.
Da fuori devono aver aperto la porta, la gente fluisce tra i corpi che galleggiano.
È tempo di andare.

«Il mio locale! Il mio bellissimo locale!»
Mr. Phillips brancola nell’acqua nera, con le mani alla testa. Ecco come rovina un vecchio negro arricchito. Mi vede, gli occhi si fanno grandi nel riconoscermi.
Alza l’indice. Quel fottuto indice che stasera ho visto troppe volte.
«Tu!» grida e viene verso di me. Cazzo, non ora.
«È tutta colpa vostra. Cani maledetti, voi e la vostra musica insulsa.» Gli incisivi vomitano bava. «Perché vi ho dato l’ingaggio? Perché?»
Stai zitto, cazzo. «Non ti sento!» gli dico, mi giro verso il palco.
Ma lui è lì, mi prende per la camicia. Strattona, torno alla sua faccia al suo alito di gin.
«Lasciami!» gli urlo.
«Tu e i tuoi sporchi amici. Avete distrutto il mio locale.»
No amico, è stata la tempesta. «Mollami» gli ripeto.
Mi tiene stretto nei pugni, comincia a piangere. «Maledetti porci, siate maledetti!» grida. «Dio ci punisce!»
La botta sta salendo.
«Sta’ zitto!» urlo.
Alzo la mano, i suoi occhi la seguono e l’espressione cambia. La chiudo e calo il pugno, dritto su quella testa di negro del cazzo. Un colpo secco, che lo fa vacillare. Ma rimane aggrappato.
«Mollami, cazzo!» e giù un altro. E un altro ancora. Finché molla la presa, ondeggia nell’acqua alta.
Mi libero e lo guardo. È un bene avere qualcuno con cui sfogarsi. Ti calma i pensieri. Carico il destro e glielo piazzo sulla mascella. La mia mano da pianista fa crack, un dolore atroce ma Dio, che liberazione. Mr. Phillips cade all’indietro e affonda in quello strato di inferno liquido. Eccoti servito.

Dal palco arriva un urlo. Qualcosa di mai sentito, qualcosa di primitivo.
Tony è al centro. Sopra di lui, il soffitto brucia e rincara la scenografia da Apocalisse.
Tony è nudo. Si è spogliato, quel pazzo eroinomane, guarda il locale con occhi assenti. Nella sinistra regge un tamburo, deve averlo strappato alla batteria, nell’altra stringe un tubo e chissà dove l’ha preso.
Si erge come un selvaggio in quell’inferno di fiamme, a gambe divaricate, con il pisello che gli penzola moscio. Ti fai di eroina, ed è già tanto se riesci a usarlo per pisciare.
Dietro di lui, Paulie affonda le braccia nell’acqua. Contrae il viso nello sforzo di tirare fuori qualcosa che è troppo pesante.
Ecco ciò che resta del mio quartetto. I jazzisti newyorkesi venuti a diffondere il verbo. Devo andarmene.
Tony comincia a picchiare il tubo sul tamburo. Tonfi cupi, pieni di acqua e di amarezza, un ritmo lento che intossica. Picchia come uno zulù, altro che bopper. Qualcosa di tribale, un ritorno all’Africa nera. Lingue di fuoco disegnano tatuaggi sulla sua pelle. Però, che botta gli è salita.
E poi, il soffitto crolla. Fiamme e legno rovinano sul palco, su quel trittico demoniaco. Tutto scompare, tutto diventa nero. Fumo si alza dall’acqua e soffia, soffia di brutto.

Via, verso l’uscita. Paulie e Tony se ne sono andati. Chubby se n’è andato.
Non so se sopravvivrò. Ho esagerato con l’ultima sniffata, da un momento all’altro il cuore potrebbe scoppiare pure a me.
A mano a mano che vedo l’uscita, l’acqua nera dell’interno si mischia al fango grigio che c’è fuori. Avanzo tra i corpi, eccomi all’esterno.
Ecco la notte, ecco la pioggia incessante dove prima c’era il soffitto.
Ecco il fiume che si porta dietro i lampioni, le carcasse delle auto, la gente che non trova un appiglio.
Sono fuori e sono vivo, per ora.
Eppure un pensiero non mi lascia: il pensiero che Tony, Chubby e Paulie sono crepati dove meritavano di crepare. Dove muore chi ci crede fino in fondo.

Non so dove andrò. Immagino che tornerò a New York, che troverò qualcun altro con cui suonare. Che mi farò ancora e ancora. E che non metterò più piede a New Orleans.
Dal locale esce fumo. Le assi scricchiolano, altro fracasso di qualcosa che è crollato.
Uno si immagina che esista sempre un pezzo bebop per descrivere la sua vita frenetica da negro. Ma la verità è che per questo finale non c’è posto per il jazz. Triste, ma è così.
C’è solo una colonna sonora che pare adatta, e non è scritta in uno spartito, non l’hanno suonata su altri palchi che questo: l’ultima esibizione di Tony “The Rabbit” Blackfoot.
Quando era nudo, quando era avvolto dalle fiamme e vedeva l’inferno in terra, e non provava rimorso.
Solenne come un martello da fabbro che scende e ti fa a pezzi.
Suonato con un tamburo fradicio e un tubo di piombo.
Tonfi che vengono dalla nostra storia di negri del cazzo.
Che vengono dall’inferno al quale siamo diretti.
Bom. Bom.
Ultima modifica di Andrea Lauro il mercoledì 12 agosto 2020, 16:35, modificato 11 volte in totale.



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Mauro Lenzi
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#2 » lunedì 10 agosto 2020, 19:30

Dallo smartphone commenterò come posso, sorry.

Cristo[,] lo Steinway

pompa dAi maledetto

In questo pezzo, vedi se riesci a usare qualche sinonimo per qualcuno di questi "pugni"

Mi tiene stretto nei pugni, comincia a piangere. «Maledetti porci, siate maledetti!» grida. «Dio ci punisce!»
La botta sta salendo.
«Sta’ zitto!» urlo.
Alzo un pugno, i suoi occhi si alzano e l’espressione cambia. Calo il pugno, dritto su quella testa di negro del cazzo. Un colpo secco, che lo fa vacillare. Ma i pugni rimangono aggrappati.
«Mollami, cazzo!» e giù un altro pugno

Dopo ci sono mano e mani molto vicini, valuta tu.

Solenne - suonato. Se, come credo, volevi creare un'assonanza: dopo solenne c'è la pausa di una virgola, dopo suonato no.

Non ho capito se c'è un criterio preciso dietro l'uso o meno dell'italico per i nomignoli. Comunque ho visto Paulie scritto in italico ma verso la fine:
Tony, Chubby e Paulie sono crepati ...
Lo hai lasciato normale

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Andrea Lauro
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#3 » lunedì 10 agosto 2020, 20:17

Mauro Lenzi ha scritto:Dallo smartphone commenterò come posso, sorry.

Cristo[,] lo Steinway

pompa dAi maledetto

In questo pezzo, vedi se riesci a usare qualche sinonimo per qualcuno di questi "pugni"

Mi tiene stretto nei pugni, comincia a piangere. «Maledetti porci, siate maledetti!» grida. «Dio ci punisce!»
La botta sta salendo.
«Sta’ zitto!» urlo.
Alzo un pugno, i suoi occhi si alzano e l’espressione cambia. Calo il pugno, dritto su quella testa di negro del cazzo. Un colpo secco, che lo fa vacillare. Ma i pugni rimangono aggrappati.
«Mollami, cazzo!» e giù un altro pugno

Dopo ci sono mano e mani molto vicini, valuta tu.

Solenne - suonato. Se, come credo, volevi creare un'assonanza: dopo solenne c'è la pausa di una virgola, dopo suonato no.

Non ho capito se c'è un criterio preciso dietro l'uso o meno dell'italico per i nomignoli. Comunque ho visto Paulie scritto in italico ma verso la fine:
Tony, Chubby e Paulie sono crepati ...
Lo hai lasciato normale


grazie infinite Mauro, metto tutto a posto. l'unico che lascerei è "pompa di maledetto", gergale per "pompa come un maledetto". ma a 'sto punto, perché non cambiarlo così?
grazie anche per la ridondanza di pugni, mica l'avevo notata..
e infine il maledetto corsivo. generalmente ne dimentico sempre qualcuno, e vado avanti i tre gg successivi a correggere!

grazie davvero
andrea

Simone Marzola
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#4 » lunedì 10 agosto 2020, 21:56

Ciao Andrea ottimo finale per un ottimo racconto.

Ci sono alcune cose però che mi sfuggono.
La prima: l'uso della seconda persona singolare nelle battute iniziali del racconto mi confonde un po'. Siamo nel punto di vista di Ike, chi dovrebbe essere il tu a cui sembra rivolgersi?

La seconda: I movimenti di Tony. Mi manca un po' la "geografia" della scena, ma forse sono io distratto. Mi sembra di capire che lui scende in platea e poi risale sul palco e va dove ci sono i camerini? Non mi è chiarissimo come si muove Tony.

Farei anche un piccolo aggiustamento di punteggiatura qui:
C’è solo una colonna sonora che pare adatta, e non è scritta in uno spartito, non l’hanno suonata su altri palchi che questo.
Ed è stata l’ultima esibizione di Tony “The Rabbit” Blackfoot.

Metterei due punti dopo questo e poi direi una cosa come "l'ultima esibizione di..." mi sembra un pochino più scorrevole.
Spero possano esserti utili come feedback!!

Comunque davvero complimenti per tutte e tre le parti.
A rileggerti!

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Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#5 » lunedì 10 agosto 2020, 23:03

Simone Marzola ha scritto:Ciao Andrea ottimo finale per un ottimo racconto.
Ci sono alcune cose però che mi sfuggono.
La prima: l'uso della seconda persona singolare nelle battute iniziali del racconto mi confonde un po'. Siamo nel punto di vista di Ike, chi dovrebbe essere il tu a cui sembra rivolgersi?

ciao Simone e grazie per i suggerimenti. è un "tu" impersonale, da usare con parsimonia... conta che è la quinta volta che riscrivo le prime tre righe, per farla suonare bene!
Simone Marzola ha scritto:La seconda: I movimenti di Tony. Mi manca un po' la "geografia" della scena, ma forse sono io distratto. Mi sembra di capire che lui scende in platea e poi risale sul palco e va dove ci sono i camerini? Non mi è chiarissimo come si muove Tony.

ho immaginato che nel locale i camerini siano al livello della platea, non del palco: quindi i personaggi devono scendere dal palco per andare ai camerini. capisco che questo possa avere generato incomprensione!
in realtà già nella prima e nella seconda parte, quando escono dal camerino, salgono poi sul palco... a ogni modo riguardo quei passaggi
Simone Marzola ha scritto: Farei anche un piccolo aggiustamento di punteggiatura qui:
    C’è solo una colonna sonora che pare adatta, e non è scritta in uno spartito, non l’hanno suonata su altri palchi che questo.
    Ed è stata l’ultima esibizione di Tony “The Rabbit” Blackfoot.
Metterei due punti dopo questo e poi direi una cosa come "l'ultima esibizione di..." mi sembra un pochino più scorrevole.

Recepita e attuata, grazie mille!
andrea

alexandra.fischer
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#6 » martedì 11 agosto 2020, 13:33

Bellissima storia. Tema centrato in pieno. Il boato finale arriva in un parossismo: alla tempesta si aggiunge un’inondazione che rovina del tutto l’esibizione dei Jazzisti. Chubby muore e Tony e Paulie lo seguono dopo breve tempo (e la fine di Tony è scenografica: sembra regredire ai ritmi che hanno dato origine a quel tipo di musica e lo fa esibendosi nudo in mezzo all’incendio). C’è morte anche fra gli spettatori (penso alla donna in rosso e alla panchina scagliata in sala dal vento e che la uccide e alla ragazza caduta sul pianoforte e annegata). C’è una grande concordanza nello stile, crudo al punto giusto e un uso molto originale dei paragoni: Chubby-Cristo, Tony-Madonna in una versione della Pietà alla Bosch. E anche l’immagine della musica Jazz, del bebop che si trasformano in un’Avemaria. Poi c’è anche l’immagine della “grazia” di Satana nelle tovaglie incendiate. Molto ben costruito anche il litigio fra il proprietario del locale e Ike (Mr Phillips muore nell’incendio, e Ike si salva, ma con la mano rotta).

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Andrea Lauro
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#7 » martedì 11 agosto 2020, 13:52

alexandra.fischer ha scritto:Bellissima storia. Tema centrato in pieno. Il boato finale arriva in un parossismo: alla tempesta si aggiunge un’inondazione che rovina del tutto l’esibizione dei Jazzisti. Chubby muore e Tony e Paulie lo seguono dopo breve tempo (e la fine di Tony è scenografica: sembra regredire ai ritmi che hanno dato origine a quel tipo di musica e lo fa esibendosi nudo in mezzo all’incendio). C’è morte anche fra gli spettatori (penso alla donna in rosso e alla panchina scagliata in sala dal vento e che la uccide e alla ragazza caduta sul pianoforte e annegata). C’è una grande concordanza nello stile, crudo al punto giusto e un uso molto originale dei paragoni: Chubby-Cristo, Tony-Madonna in una versione della Pietà alla Bosch. E anche l’immagine della musica Jazz, del bebop che si trasformano in un’Avemaria. Poi c’è anche l’immagine della “grazia” di Satana nelle tovaglie incendiate. Molto ben costruito anche il litigio fra il proprietario del locale e Ike (Mr Phillips muore nell’incendio, e Ike si salva, ma con la mano rotta).

Grazie mille, Alexandra
Buona edizione ! Siamo arrivati in fondo!
Andrea

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Polly Russell
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#8 » martedì 11 agosto 2020, 15:40

Ciao Andrea, inizialmente parli al lettore, e sinceramente non capisco perché, il tuo narratore non l’ha mai fatto. Immagino sia un qualcosa di personale, un suo modo di parlare con se stesso, ma boh... non mi piace molto.
Gente ha rovesciato i tavolini,
qui manca un l’articolo, o un “che”.
Molto buono, come i due precedenti del resto, e con questo ti sei aggiudicato un finale con i fiocchi. C’è però qualcosa che non mi torna, l’ho letto e riletto e non riuscivo a capire cosa fosse, è veloce, crudo, tremendo... eppure non avevo il senso della catastrofe che si sta consumando, poi ho capito, almeno credo: mi mancano i rumori. Leggendo il tuo testo è come vedere la scena da dietro un vetro, capisci che intendo? Appare ovattato. Ora, sé questa è la tua intenzione, ok, altrimenti io inserirei qua e là quaLche rumore, come l’accordo dissonante della testa infranta sulla tastiera.
Per il resto, ottimo, ma che te lo dico a fare?
Buona edizione!
Polly

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Andrea Lauro
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#9 » martedì 11 agosto 2020, 19:56

Polly Russell ha scritto:Ciao Andrea, inizialmente parli al lettore, e sinceramente non capisco perché, il tuo narratore non l’ha mai fatto. Immagino sia un qualcosa di personale, un suo modo di parlare con se stesso, ma boh... non mi piace molto.
Gente ha rovesciato i tavolini,
qui manca un l’articolo, o un “che”.
Molto buono, come i due precedenti del resto, e con questo ti sei aggiudicato un finale con i fiocchi. C’è però qualcosa che non mi torna, l’ho letto e riletto e non riuscivo a capire cosa fosse, è veloce, crudo, tremendo... eppure non avevo il senso della catastrofe che si sta consumando, poi ho capito, almeno credo: mi mancano i rumori. Leggendo il tuo testo è come vedere la scena da dietro un vetro, capisci che intendo? Appare ovattato. Ora, sé questa è la tua intenzione, ok, altrimenti io inserirei qua e là quaLche rumore, come l’accordo dissonante della testa infranta sulla tastiera.
Per il resto, ottimo, ma che te lo dico a fare?
Buona edizione!


grazie Polly, metto a posto senz'altro. Se riesco, inserisco il rumore solo nei pezzi in cui il racconto non procede al rallentatore ("l'attenzione ai dettagli"), in modo da dare quest'impressione di mondo ovattato quando tutto si ferma.
cambierò ancora quella prima riga, la sistemo. devo solo trovare la giusta frase che fa "clic"

grazie ancora
andrea

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Luca Nesler
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#10 » mercoledì 12 agosto 2020, 16:08

Ciao Andrea, scusa il ritardo anche tu.

Finale apocalittico! Mi è piaciuto e tieni un ottimo ritmo anche in questa terza traccia. Se devo trovare qualcosa di migliorabile, nell'insieme della storia (le 3 tracce) non ci trovo un vero intento narrativo, non ci trovo un "messaggio", ma è comunque molto godibile per il ritmo, appunto, il mostrato e il tono con cui lo hai scritto.
Ti segnalo un po' di cose per l'eventuale revisione, sperando non sia tardi. Alcune sono comunque sciocchezze.

I dettagli saltano all’occhio, quando gli eventi precipitano.
Essendo una sorta di motto, toglierei la virgola.

Gente che urla sotto, scrosci d’acqua dall’alto.
Forse potresti approfittare e mettere "gente che urla sotto, scrosci d'acqua sopra" per aumentare la leggibilità.

«TONY!»
Perché hai scritto tutto maiuscolo? è comunque chiaro che urla e si fa notare come scelta. Più avanti c'è un IIIKE! ma lì funziona perché l'entità dell'urlo sembra molto superiore al normale.

e lassù dove c’era una finestra compare qualcosa che non ha senso. Una panca. Sì, proprio una di quelle su cui vanno a sedersi i vecchi,
io metterei il "dove c'era una finestra" tra virgole, ma rivedrei la frase. Qui non è più voce interiore, ma è Ike che racconta al lettore, sia col anticipare il giudizio su qualcosa che ancora non descrive (qualcosa che non ha senso), sia con quel "Sì, proprio" che, visto che è chiaro che lui sa già di che parla, sembra proprio una risposta al lettore e alla sua domanda retorica.

l’attenzione per i dettagli e mi dico, la tizia in abito rosso sta proprio sotto.
Qui ci vedrei meglio i due punti, no?

Ci sono altre luci nella sala: sono fiamme cazzo, alcune tovaglie hanno preso fuoco
La virgola. MA le fiamme cazzo non sono ancora il meglio che hai fatto in questo pezzo... (arriva)

Devo raggiungere Tony, o farà la fine del topo.
La "O" non vorrebbe la virgola in quanto già congiunzione. è discrezionale, comunque. Potresti usarla come pausa o per staccare di più. Prima mi pareva adatta, in questo punto meno. Ma vedi tu.

Ma a me serve altro cazzo, io non ho paura.
QUESTO è il meglio: a me serve altro cazzo! XD

su per il naso cazzo.
Sempre la virgola del cazzo :D

Tony comincia a ridere, e come dargli torto.
Io metterei il punto di domanda.

Questa è la migliore morte di sempre, strafatti in un locale jazz.
Anche qui ci vedrei meglio i due punti. Se sbaglio correggimi.

Ma potrebbe essere un “eeeeehhiiii”, o un “aaaahhh”.
anche qui la virgola prima della "O" non ci andrebbe.

Esco, sul palco la sagoma di Paulie
Questo "esco" mi era sfuggito. Forse è un po' tell e si perde, ma non è un errore. Te lo segnalo per fare conversazione.

un dolore atroce ma Dio, che liberazione.
Penso che "Dio" sia un inciso e vorrebbe la virgola anche prima.

Tony non indossa vestiti. Si è spogliato, quel pazzo eroinomane
Mi aspetterei una formula più breve e prosaica tipo "Tony è nudo"

Insomma, con queste virgole... Vuoi fare concorrenza a Polly sul suo stesso terreno?
(scherzo ragazzi!)

Buona maratona e a presto!

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antico
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#11 » giovedì 13 agosto 2020, 0:12

Tutto ok con i caratteri, pronto per la valutazione!

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antico
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Re: La botta sale, il bebop rimane (e fa tanto male)

Messaggio#12 » sabato 15 agosto 2020, 16:17

Chiudi in bellezza, poco da dire. Anzi sì, qualcosa c'è: per la maestria con cui hai montato il tutto m'è sembrata come una nota stonata la chiusa in cui riprendi la scena di Tony che suona nudo... Il problema, a mio avviso, è che non le hai dato il sufficiente risalto, "pesa" meno di quanto avrebbe potuto e quindi quando la richiami per chiudere il tutto lo si sente un po' forzato. Detto questo: un racconto le cui immagini e sensazioni ti rimangono dentro colorando l'immaginazione delle sue tinte, bravissimo. Per me un pollice su che non arriva alla lode solo per quanto sopra detto.

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