Esiliato - 3. Fede

Edoardo Foresti
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Esiliato - 3. Fede

Messaggio#1 » mercoledì 12 agosto 2020, 10:22

Esiliato
3. Fede
Di Edoardo Foresti


Celeste si protende verso la riserva di Fede e stringe i denti. Nemmeno una goccia. Così sia, che si imbrattino loro di quella merda.
Afferra l’aureola sul capo e la sfila come fosse una manica della tunica. Decisamente meglio rispetto all’ultima volta.
L’angelo si siede e appoggia la schiena su un cumulo di paglia, le spighe gli solleticano le ali. Avvicina il dischetto al naso e l’aroma di incenso gli punge le narici. Lo morde, scorre la punta della lingua sul bordo e il sapore dolciastro di menta balsamica gli rinfresca la bocca. Stringe i denti e stacca un frammento, lo rigira con la lingua e lo infila tra i molari. Lo stomaco borbotta in subbuglio. Celeste manda giù le schegge impastate di saliva ed espira. L’aureola perde lucentezza attorno alla mezzaluna lasciata da Celeste, pulsa e una goccia di Fede gli cade sul braccio. La lacrima ambrata scorre sulla pelle e la erode in rivoli di fumo. «Siate maledetti, lassù.»
Una morsa gli accartoccia le viscere. Celeste si inginocchia, stringe una mano sul ventre e appoggia l’altra sul prato. Gli steli d’erba vorticano e una stretta gli chiude la gola. Ha in bocca un sapore acidulo, la testa gira e i frammenti di aureola sgorgano dalle labbra in un fiotto. I gorgoglii lasciano spazio al suo fiato mozzato. Celeste sputa un grumo dorato, lo stomaco ribolle. Sul braccio sinistro, mette a fuoco un’escoriazione corvina. Gratta con le unghie annerite, fiocchi di pelle morta piovono a terra e scoprono una patina lucida e venata di turchese.
Una fitta gli scuote la pancia. Celeste sfrega l’avambraccio e la pelle candida si sfalda. Punge con un dito la carne al di sotto e l’unghia stride come se stesse graffiando marmo. Porta una mano sull’altro braccio, lo strofina e il riflesso delle nuvole appare sulla carne scura. Celeste inspira, trattiene il fiato e sbuffa. Si siede e incrocia le gambe: ogni lembo di pelle fuori dalla tunica è chiazzato da screpolature. Strofina le mani lungo le gambe, folate di vento spazzano via i brandelli di pelle morta e la luce colpisce lo strato lucido esposto. Celeste strizza gli occhi e afferra l’aureola nascosta tra corolle di margherite.
Scommetto che nemmeno il santissimo sa che cazzo mi sta succedendo.
Si alza e spezza il dischetto facendo leva su un ginocchio. Le due metà brillano in contrasto con le sue mani e perdono gocce di Fede, le posa una sopra l’altra e le getta contro un rigonfiamento roccioso alla sua destra. Su, tra le nubi soffici, brillano delle fiammelle all’interno della sua consapevolezza. Bene, ora tocca a voi.

Andrea passa la lingua sulle labbra e assapora della Fede. I mormorii smorzano la quiete del Paradiso. Appoggia le mani sui braccioli di nubi solidificate e si alza. Sulle tribune, gli angeli ammutoliscono e abbassano le ali sui gradoni plumbei. Sciocchi e dalla lingua lunga.
Allarga le braccia e tende i muscoli delle scapole per estendere le ali. «Fratelli. Anche se Zefiro sta ripulendo i mortali dalla sozzura dei peccatori, non è mai troppo presto per seguire il volere del Creatore, amen.»
La Fede gli cola sul collo e scende sulla schiena e sul petto. «Ma in assenza di un Portatore di Luce, urge eleggere un nuovo rappresentante della volontà divina incaricato di raccogliere Fede per il prossimo secolo, amen.»
Che l’esilio di Agape e Celeste li logori e possa il Creatore condurre le loro anime negli Inferi.
Andrea chiude gli occhi, inspira, fa colare Fede dall’aureola e rilassa le spalle. Le voci degli angeli gli pizzicano le orecchie. Stringe il freddo cornicione di nubi e sparge Fede sulle tribune con un battito d’ali. I fratelli protendono le mani verso la pioggia di Fede, stendono le labbra in sorrisi e il sole illumina le loro pelli candide cosparse di goccioline ambrate.
«Ora silenzio. Viste le circostanze, procederemo come da tradizione, accorciando i tempi di vota-»
Un prurito punge la nuca di Andrea. Consuma Fede e acuisce i sensi: una presenza avanza con la velocità di un angelo in volo, le tempie iniziano a pulsargli e il prurito risale lungo i capelli seguendo i movimenti dell’intruso. Dovremmo esserci tutti. Un putto insubordinato? No, non qui. Messaggeri? Non ora.
Andrea fa un cenno col capo a Mattia, in piedi ai margini dei gradoni e con raggi di sole intrappolati tra le piume delle ali bagnate dalla Fede. Mattia annuisce e levita sul pavimento di nubi paffute, verso il bordo.
La presenza arde nella percezione di Andrea e si avvicina alle altre degli angeli sui gradoni, il dolore si irradia dalla nuca alle tempie. Che intensità.
Andrea levita giù dalla postazione e si inumidisce le labbra di Fede. «Fratelli, un intruso sta violando la dimora del Creatore, i novizi se ne vadano e gli altri stiano in allerta, amen.»
Dall’estremità della superficie candida su cui poggia la tribuna, sbuca un ammasso nero. Si avvicina camminando e graffia le nuvole con le estremità delle ali. Braccia e gambe corvine sbucano dalla stoffa della tunica. Quella veste.
Il cuore gli scoppia nel petto e schizza in gola. Che il santissimo lo lasci marcire per l’eternità.

La luce solare colpisce Celeste, la pelle gli brucia ed emana odore di incenso.
«Merda.»
Mattia levita verso di lui, ha il capo chino e Fede zampilla dall’aureola lungo le braccia. La solidifica in una lama dorata, come un’estensione del braccio, e tocca il pavimento di nubi in un turbine di ali.
«Vattene ora, Celeste, permettimi di trattarti come un fratello e non come un esiliato.»
Celeste scherma i raggi di sole con un braccio. «Che senso ha, Mattia? Tutto questo,» mostra i palmi e allarga le braccia, «la favella di Andrea, le belle parole degli angeli e le leggi, a cosa portano? A sofferenza e disastri tra i mortali.»
Mattia alza la mano illuminata di arancione dalla Fede e fa un passo avanti. «Questa è giustizia, è la volontà di nostro padre Creatore. La Fede serve a questo.»
«Allora di Fede non ne avrò più. Sai cosa ho visto, laggiù? Zefiro che distrugge il mondo e si porta con sé degli innocenti.»
Mattia avvampa e abbassa gli occhi. «E reagisci con la violenza? Con l’insubordinazione?»
Celeste scatta in avanti, Mattia ruota il busto e sferra un fendente orizzontale, il colpo a vuoto lo sbilancia e la lama strappa a Celeste qualche piuma. Gli afferra il braccio sospeso, lo torce in uno schiocco e Mattia mostra i denti in un urlo. Celeste affonda le unghie della mano tesa nella tunica di Mattia e un ruscello di Fede sgorga sulla sua pelle, schizza sulle vesti candide e cola sui rigonfiamenti delle nuvole ai loro piedi. La Fede solidificata perde consistenza ed evapora in un aroma pungente di menta. Celeste getta il corpo a terra. Dalla tribuna, gli angeli volteggiano nell’aria e si fiondano verso di lui.
Celeste schiva stilettate e vola in alto.
Tenetevi la vostra Fede.
Una sagoma svetta in contrasto con la sfera del sole. La Fede le scorre lungo la tunica e scroscia sui riccioli delle nuvole. «Sciocco insolente.»
Andrea vola in picchiata e gli getta addosso Fede con una spazzata d’ali. Fiotti ambrati gli bagnano la pelle color pece e odore di bruciato accompagna lo sfrigolio della carne. Andrea si blocca, apre la bocca, socchiude gli occhi e inarca la schiena in una planata. Più paia di braccia avvolgono Celeste e gli stringono la vita, le gambe e le braccia a mezz’aria.
«Lasciatemi! Maledetti, non capite?»
Andrea gli afferra il collo e lo trascina con lui, inarca le labbra in un grugnito e lo sbatte contro le dense nubi. Celeste annaspa e angeli lo bloccano in un groviglio di mani, aureole e Fede. Le volute di fumo coprono i loro volti e le nuvole gli premono sulla schiena.
Andrea lo guarda dall’alto verso il basso con le gambe divaricate sul suo busto. La Fede scorre lungo il suo corpo, impregna la tunica di Celeste e gli corrode le membra.
Irrigidisce le ginocchia e agita le spalle, sbatte le ali contro le nuvole e lacrime gli rigano gli zigomi. «Vuoi ancora parlarmi della vostra giustizia?»
Andrea solidifica Fede lungo le dita. «Zitto.»
Celeste spacca un labbro mordendolo e stringe i denti. Nel petto, il cuore martella e pulsa fino alle orecchie. Contrazioni gli chiudono lo stomaco.
«E allora continuate pure a sterminare innocenti,» il crepitio della Fede sulla pelle copre quello dei battiti, «e siate maledetti se almeno negli Inferi non riuscirò a fare qualcosa per loro».
Andrea si mette a cavalcioni e gli avvicina la lama al petto, la Fede scoppietta e incide la carne. «Così sia, Celeste. Che gli Inferi ti accolgano col loro gelido abbraccio.»
Celeste sorride e Andrea affonda la lama.
Davanti a lui, il sole illumina gli angeli e il dolore scompare.



alexandra.fischer
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Re: Esiliato - 3. Fede

Messaggio#2 » mercoledì 12 agosto 2020, 19:49

Originale il tema dell’Angelo Esiliato. Celeste morde la propria aureola avendo perso la riserva di Fede. E poi torna in Paradiso per rivelare ad Andrea e Mattia le azioni malvagie di Zefiro. Originale rivisitazione della vicenda di Lucifero (anche Celeste è scacciato dal Paradiso, ed è trasformato in demone. Lo mostri bene attraverso la carne annerita e dagli effetti che la Fede fa su di lui). Inquietante la serenità paradisiaca che chiude la vicenda. Tema centrato.
Attento:
Dovresti mostrare meglio la Fede, è un liquido? Allora, io nella scena iniziale la metterei sotto forma di liquido che trasuda dalle maniche della tunica.
Parole come merda e cazzo stanno male in bocca a Celeste (sostituirei con dannazione e flagello, )
Santissimo
Accorciando i tempi di vo...
Nella frase: e allora continuate pure a sterminare innocenti; via la virgola dopo innocenti
Dopo:
e il crepitio della Fede sulla pelle copre quello dei battiti. «E siate maledetti se almeno agli inferi…
«Tutto questo» (via la virgola)

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Re: Esiliato - 3. Fede

Messaggio#3 » giovedì 13 agosto 2020, 0:18

Tutto ok con i caratteri, pronto per la valutazione!

Edoardo Foresti
Messaggi: 132

Re: Esiliato - 3. Fede

Messaggio#4 » sabato 15 agosto 2020, 20:13

alexandra.fischer ha scritto:Originale il tema dell’Angelo Esiliato. Celeste morde la propria aureola avendo perso la riserva di Fede. E poi torna in Paradiso per rivelare ad Andrea e Mattia le azioni malvagie di Zefiro. Originale rivisitazione della vicenda di Lucifero (anche Celeste è scacciato dal Paradiso, ed è trasformato in demone. Lo mostri bene attraverso la carne annerita e dagli effetti che la Fede fa su di lui). Inquietante la serenità paradisiaca che chiude la vicenda. Tema centrato.
Attento:
Dovresti mostrare meglio la Fede, è un liquido? Allora, io nella scena iniziale la metterei sotto forma di liquido che trasuda dalle maniche della tunica.
Parole come merda e cazzo stanno male in bocca a Celeste (sostituirei con dannazione e flagello, )
Santissimo
Accorciando i tempi di vo...
Nella frase: e allora continuate pure a sterminare innocenti; via la virgola dopo innocenti
Dopo:
e il crepitio della Fede sulla pelle copre quello dei battiti. «E siate maledetti se almeno agli inferi…
«Tutto questo» (via la virgola)

Ciao e grazie per il commento! La mia risposta è tardiva e non posso più modificare il testo, ma i feedback sono sempre utili e preziosi.
La Fede è un elemento che, pur essendomi divertito molto a inserire, ho constatato essere stata gestita con numerose lacune. Sì, avrei potuto mostrarla meglio qui e soprattutto nella prima parte, semplificandola e presentandola meglio.
Sulle parolacce, invece, trovo siano coerenti con la strafottenza di Celeste, ma se hanno invece sortito l'effetto opposto ci rifletterò meglio per capire come avrei potuto gestirle meglio o rimuoverle.
In ogni caso, ti ringrazio nuovamente. A presto!

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Re: Esiliato - 3. Fede

Messaggio#5 » domenica 16 agosto 2020, 10:37

Questa terza parte funziona meglio delle precedenti perché c'è un contrasto bello esplicito con tanto di scontro finale e questo aiuta a focalizzare e restringere il campo. Però permangono i limiti dell'impostazione generale perché l'abuso di questa fede è esagerato e la stessa non è mai stata, sostanzialmente, introdotta in modo, a mio avviso, sufficiente. I problemi di questo racconto partono dalla prima parte e, anche giustamente, nelle successive hai cercato di correggere il tiro mantenendo una linea coerente che, però, poco ha potuto. Detto questo, sicuramente adesso potrai rimettere mano, volendo, al tutto e, attraverso una riscrittura, dare il giusto respiro alla tua idea. Concludendo, un pollice ni.

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