La porta istoriata

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Sirimedho
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La porta istoriata

Messaggio#1 » lunedì 21 settembre 2020, 23:29

LA PORTA ISTORIATA
di Stefano De Luca

Anche questa sera mia moglie sta fuori sulla veranda. Che il vento ogni notte sia più freddo non le importa; esce, si siede e guarda quella porta, quella della casa davanti, quella con le immagini. Credo che sia uno schermo, per cambiare così continuamente, ma a chi verrebbe mai in mente di mettere un televisore sulla porta di casa, che magari finisce che te lo rubano?
Mia moglie sta là, e guarda. Le immagini cambiano passando da una figura all’altra quasi impercettibilmente: ora c’è un serpente che striscia nell’erba, poi l’azzurro del cielo, e poi appare un uccello, il serpente scompare, rimane soltanto una montagna rossa, secca, spuntoni accesi di roccia verso il cielo, un cielo azzurro intenso e poi... Sì, anche io ogni tanto mi incanto a guardare, ma non come Annie, lei dice che è come una meditazione, ma se non vado a scuoterla rischia di gelare là fuori. Poi è rientrata, è vero, ma la sua mente è rimasta con quei disegni finché non ci mettiamo a letto: sotto le coperte, con una camomilla calda, finalmente si riscuote e mi sorride:
«Carlo, hai visto che belli che sono? Pensavo proprio che l’uccello lo prendesse, il serpente, ma lui è stato astuto, si è trasformato in montagna.»
«Non si sarà soltanto nascosto?»
«No, no, si è trasformato. Lui in montagna, l’uccello in cielo, così poteva vederlo ovunque si trovasse. Non sono come i nostri animali, quelli sono diversi, cambiano…»
Fortuna che poi le si chiudono gli occhi, altrimenti non si sa cos’altro direbbe! A me sembra già strana una porta con le immagini, pensa tu un uccello che diventa cielo! Chissà se Annie facesse parte del disegno in cosa potrebbe cambiare, forse un lago, e se ci fossi anche io, un lago pieno di pesci che nuotano in circolo, sempre più veloci...
*
Alla fine mi sono addormentato anche io, e tutta la notte ho sognato il lago, i pesci, i serpenti, volando alto: sto diventando strano anche io, come quelli della casa. Che poi, chi li conosce? Sembrano giovani, diversi da noi, verranno da lontano; lui ha un viso segnato, Annie dice che sono ferite, ma lui sembra sempre allegro; la moglie è alta come lui, i capelli lunghi, serissima. Non ci abbiamo mai parlato. Annie avrebbe voluto ma l’ho fermata, magari sono pericolosi, magari spacciano droga, meglio evitare. Una volta mi sono avvicinato, dalla finestra ho visto che hanno una figlia, distesa in un letto, sembrava dormire anche se era giorno pieno, ma quando ho visto le medicine ho capito che sta male. Mi sono avvicinato altre volte, non si è mai mossa, sempre distesa. Se dorme, cosa sognerà?
*
Oggi sono tornato prima dal lavoro. A casa c’è solo mio figlio:
«Hai visto la mamma?»
«Sta là fuori, davanti alla porta. È uscita un’ora fa ed è rimasta impalata a guardare.»
«Davanti alla porta? Ma non ha paura che la vedano? Non gli hai detto nulla?»
«L’ho chiamata per prepararmi la merenda, ma mi ha detto di pensarci da solo. Non è la prima volta.»
Non è la prima volta! Sta diventando qualcosa di pericoloso! Corro a chiamarla, sta proprio davanti alla porta, muovendosi piano come se danzasse, e il disegno sulla porta cambia insieme a lei: è un cerchio arancione in una stella bianca fatta di puntini, lei si muove e dalla stella escono dei raggi nuovi, sempre più lunghi. Ed ora che ci sono anche io siamo due cerchi arancioni, anche io una stella. I miei raggi toccano quelli di Annie, ora siamo dei neuroni di chissà quale cervello…
A stento riesco a distogliere gli occhi. «Annie! Che stai facendo? Andiamo subito! Non possiamo stare qua, penseranno che siamo matti, non bastano questi vicini che non riescono nemmeno ad avere una porta normale? Su, andiamo!»
Si lascia trascinare senza una parola. Preparo qualcosa e ci mettiamo a dormire. Domani è un altro giorno, speriamo migliore.
*
La mattina dopo ci sveglia il campanello, sono i nostri vicini, quelli della porta. Hanno un vassoio di frutta, per noi. Annie sta dietro di me, li guarda, vede che sorridono e poi sorride anche lei, guardando la nostra porta, dove ora c’è dipinto un cespuglio pieno di foglie blu su cui appare la frutta, i semi, i nostri occhi…
«Carlo, la nostra porta: sogna anche lei.»
Faccio entrare i vicini, è arrivato il momento di conoscerli, di conoscerci.



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antico
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Re: La porta istoriata, di Stefano De Luca

Messaggio#2 » lunedì 21 settembre 2020, 23:33

Ciao Stefano! Tutto ok con caratteri e tempo, buona SARA BILOTTI EDITION!

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Fagiolo17
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Re: La porta istoriata

Messaggio#3 » mercoledì 23 settembre 2020, 19:34

Ciao Stefano, bella prova, con poche sbavature.
Devo ammettere però che non ho capito del tutto il tuo racconto. Non mi è chiaro se la porta è un semplice schermo o se c’è una seconda chiave di lettura che non ho colto e sono sicura cambierebbe totalmente la comprensione che ho avuto del testo.
Alcuni appunti (davvero pochi) sullo stile.
Sì, anche io ogni tanto mi incanto a guardare, ma non come Annie, lei dice che è come una meditazione, Occhio al doppio COME ravvicinato.
e se ci fossi anche io, un lago pieno di pesci che nuotano in circolo, sempre più veloci...
Alla fine mi sono addormentato anche io
Anche qui piccola ripetizione di ANCHE
Nient’altro da dire, se non che spero risponderai al mio commento per dipanare i dubbi.

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#4 » mercoledì 23 settembre 2020, 19:54

Buonasera Luca,
piacere di incontrarti e grazie per il giudizio così generoso.

In questo racconto le ripetizioni mi hanno ossessionato, mettevo "chissà" dovunque e così per togliere tutti quei "chissà" me ne sono scappati altri: grazie delle note, che condivido del tutto.

La porta: che fosse una televisione è quello che pensava il nostro personaggio, Carlo, e può anche essere inteso così. Però il fatto che poi anche la sua porta si riempia di disegni in movimento fa uscire quello che veramente penso, una specie di fenomeno onirico per cui anche gli oggetti sognano o mostrano quello che le persone sognano - ovviamente ci vuole molta ma molta sospensione dell'incredulità!
La prima porta si riempie dei sogni della ragazza malata, condivisi anche dalla sua famiglia. La seconda si "attiva" grazie all'attenzione prima della moglie Annie e poi di Carlo, sempre più attratto anche lui. Quanto lo si capisce dal testo? Forse non tanto, questa volta sono andato oltre con i caratteri, ho provato a lasciare qualche indizio qua e là, tipo "Se dorme, cosa sognerà?" seguito poi da "la nostra porta: sogna anche lei", ma capisco che possa non essere passato. Ho provato il giorno dopo ad aggiustarlo un po' così, sperando che sia più chiaro, ma evidentemente fuori tempo massimo per la gara:

La mattina dopo ci sveglia il campanello, sono i nostri vicini, quelli della porta. Hanno un vassoio di frutta, per noi:
«Nostra figlia ci ha detto che vi ha sognati, siamo venuti per conoscervi.»

Annie sta dietro di me, li guarda, vede che sorridono e poi sorride anche lei, guardando la nostra porta, dove ora appare un dipinto di cespuglio pieno di foglie blu e poi appare la frutta, e poi semi, e poi i nostri occhi…



Grazie e a presto rileggerci,
S.

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Fagiolo17
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Re: La porta istoriata

Messaggio#5 » mercoledì 23 settembre 2020, 20:02

Grazie a te del chiarimento.
Supponevo fosse qualcosa inerente i sogni proprio per quella frase riferita alla figlia malata. "Se dorme, cosa sognerà?"
Così è tutto più chiaro, peccato per i caratteri limitati che costringono a tagliare e restringere ottime idee.

Ribadisco, gran bello stile!

A presto.

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Ilariya_
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Re: La porta istoriata

Messaggio#6 » mercoledì 23 settembre 2020, 20:25

Ciao Stefano!

Questo è il mio primo contest su MC, spero di poterti dare un contributo utile.

La porta istoriata mi ha davvero affascinata: sono riuscita ad immaginare i colori e le figure cambiare davanti alla finestra degli increduli vicini.
Ottime le descrizioni, rinforzate anche dai dialoghi della coppia, mi piace lo stile scorrevole e l'introduzione di un elemento onirico nella vita quotidiana.
Se devo fare un appunto è sulla conclusione, coerente, ma un po’ affrettata: avrei voluto saperne di più di questi vicini.

Sulla forma è stato già detto sopra e sono d'accordo.

Tutto sommato, un'ottima prova.

In bocca al lupo!

alexandra.fischer
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Re: La porta istoriata

Messaggio#7 » giovedì 24 settembre 2020, 9:05

Tema centrato. E in modo affascinante. Perché la porta istoriata in grado di sognare mondi e di coinvolgere prima Anna e poi il marito, è davvero un colpo di genio. Come pure la reazione del protagonista, che si sente fagocitato da questo mondo (sì, il paragone porta-televisione è efficace) proprio come la moglie, dimenticatasi addirittura della merenda del figlio pur di restare in contatto con quel luogo meraviglioso, pieno di bellezza (pesci del lago, il lago) e fascino crudele (lotta serpente-uccelli). Poi è bello il riferimento ai vicini, gli abitanti della casa che ha questa porta (generosi, ma sofferenti, per via della malattia della figlia che io immagino come la Sindrome della Bella Addormentata) e il loro dono (bella l’immagine della frutta su foglie blu e i semi-occhi dei vicini).

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#8 » giovedì 24 settembre 2020, 9:54

Grazie Ilariya,

sono d'accordo con te, anche io avrei voluto sapere di più su questi vicini! Talvolta credo che Minuti Contati ci dia l'occasione di estrarre degli spunti che andrebbero approfonditi meglio in scritti più lunghi, rivisti, corretti e ampliati.
Grazie per il tuo utile contributo e... viva il lupo!

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#9 » giovedì 24 settembre 2020, 9:57

Carissima Alexandra,

grazie del commento così generoso!
Sono davvero felice che tu abbia apprezzato il racconto. Inizialmente non sapevo davvero cosa scrivere, poi mi sono venute delle idee molto confuse e, non so come, alla fine sono diventate qualcosa di scrivibile (magari non particolarmente chiaro, ma sembra che questo sia un mio problema): il processo creativo è davvero bellissimo e misterioso!

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Emiliano Maramonte
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Re: La porta istoriata

Messaggio#10 » venerdì 25 settembre 2020, 10:25

Ciao Stefano! Sono molto contento di ritrovarti.
Il tuo racconto ha un indubbio fascino, è raccontato con uno stile sognante e cadenzato, con poche cadute di tono o quasi nessun strafalcione (sempre dietro l'angolo qui a MC). Molto molto efficace l'intuizione degli oggetti che sognano - in questo caso le porte - sogni che fanno da ponte con l'emotività dei personaggi e, in particolare, della ragazza in stato catatonico. Il testo è cromaticamente molto ricco, ha una resa notevole in fase di "visualizzazione" da parte del lettore, generando sensazioni positive.
Alla fin fine, la scarsa chiarezza del quadro generale non è un vero e proprio limite, o almeno io non l'ho percepito come tale. Anzi, contribuisce a creare quell'aura di irrealtà che è il punto di forza della trama. Certo, non mi sarebbe dispiaciuto saperne di più, soprattutto sul retroterra degli strani vicini, ma a MC, di solito, non si può pretendere di avere tutto. Peccato davvero per l'aggiunta che ti è venuta in mente a tempo scaduto, se opportunamente inserita nel contesto del racconto, dava proprio quell'input che mancava, un'autentica ciliegina sulla torta.
In definitiva, al netto di un pizzico di revisione in più, il racconto mi è piaciuto molto. Bravo!

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#11 » venerdì 25 settembre 2020, 11:48

Grazie Emiliano,
sono molto contento del tuo giudizio positivo, visto che di scrittura te ne intendi molto più di me!
La tua curiosità sui vicini - espressa anche da Ilariya, mi fa pensare che forse valga la pena di estenderlo.
E per finire... Viva il lupo!

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Davide Di Tullio
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Re: La porta istoriata

Messaggio#12 » domenica 27 settembre 2020, 10:42

Ciao Stefano

il tuo racconto si sviluppa con coerenza e proprietà di linguaggio. Ma sono onesto, temo di non averne capito fino in fondo il senso. Forse il non averne esplicitato un conflitto, ha reso questo compito più difficile. Cosa sono queste porte? e che relazione c'è con i vicini? Credo che l' incedere di una sorta di dimensione onirica abbia velato il plot di una sorta di valore simbolico che mi sfugge.

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#13 » domenica 27 settembre 2020, 13:24

Buongiorno Davide,
sto leggendo nei tuoi commenti che dài molto risalto a questa dimensione del conflitto; mi sono così chiesto che conflitto ci sia nel mio racconto, visto che non è il mio modo di ragionare. Forse potrebbe esserlo quello tra la moglie, sin dall’inizio affascinata dalle immagini visualizzate dalla porta, e il marito, all’inizio preoccupato dalla porta e dai vicini. Un altro conflitto potrebbe essere tra la famiglia dei protagonisti e i vicini, inizialmente percepiti (almeno dal marito) come pericolosi per poi essere considerati dei possibili amici.
Mi chiedo però se un racconto debba avere davvero un conflitto per essere “interessante”, “valido”. Ad esempio, sto leggendo in questi giorni dei racconti di Alice Munro, “Uscirne vivi” e faccio piuttosto fatica a capire quale sia il conflitto di ogni racconto, a meno che non chiamiamo “conflitto” le relazioni.
Per quanto riguarda la tua critica, penso di non essere stato troppo chiaro (un mio difetto ricorrente...). Nei commenti sopra ho suggerito un finale alternativo che con l’aggiunta di poche parole sarebbe stato (almeno spero) più chiaro.
Per dirla semplicemente, le immagini sulle porte sono sogni, quelli della ragazza e della sua famiglia e poi, dopo che anche i nostri personaggi si sono fatti coinvolgere dai sogni, anche la loro porta inizia a sognare, dei loro sogni. Pensavo di aver lasciato abbastanza indizi, ma evidentemente non è stato così.
Grazie del commento.

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Re: La porta istoriata

Messaggio#14 » domenica 27 settembre 2020, 13:35

Gennibo ha scritto:
La porta istoriata Stefano De Luca
Ciao Stefano e piacere di leggerti, il tuo è un racconto che per tutto il tempo mi sono chiesta dove volessi andare a parare e se le immagini avessero una qualche valenza simbolica che io non riuscivo ad identificare; il finale non l’ho capito e mi ha confuso ancora di più.
Ma la storia è carina (soprattutto dopo che l’hai spiegata) e ho apprezzato lo sforzo di richiamare il sogno per far capire il senso della storia che comunque non avevo proprio afferrato.


Buongiorno Gennibo,

Ti riporto qui visto che non posso commentare sulla pagina del gruppo.
Prima osservazione: dove voglio andare a parare. In generale, non è la cosa che mi preoccupa di più, mi preme di più far percepire la tonalità delle persone e delle loro relazioni, quello che gli sta accadendo. Anche i racconti che mi piacciono di più tendono ad avere questa caratteristica, quindi la risposta più corretta è che non voleva andare a parare da nessuna parte. In questo racconto, alla fine quella che era una famiglia di strani diventano dei potenziali, probabili amici. Ma è il cambiamento interno che mi interessava di più.

Riguardo la valenza simbolica, ogni cosa può essere un simbolo. Quelle immagini sono dei sogni.

Mi dispiace che sia stato poco chiaro, in effetti è arrivato il momento per me di imparare ad esserlo di più.

Unica nota: lasciare un commento e dare la classifica allo stesso tempo impedisce di controbattere in modo utile, che mi sembra invece lo scopo esplicito di Minuti Contati, cosa possibilmente dando del tempo per rispondere.

Grazie del commento e a rileggerci!

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Davide Di Tullio
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Re: La porta istoriata

Messaggio#15 » domenica 27 settembre 2020, 17:06

Sirimedho ha scritto:Buongiorno Davide,
sto leggendo nei tuoi commenti che dài molto risalto a questa dimensione del conflitto; mi sono così chiesto che conflitto ci sia nel mio racconto, visto che non è il mio modo di ragionare. Forse potrebbe esserlo quello tra la moglie, sin dall’inizio affascinata dalle immagini visualizzate dalla porta, e il marito, all’inizio preoccupato dalla porta e dai vicini. Un altro conflitto potrebbe essere tra la famiglia dei protagonisti e i vicini, inizialmente percepiti (almeno dal marito) come pericolosi per poi essere considerati dei possibili amici.
Mi chiedo però se un racconto debba avere davvero un conflitto per essere “interessante”, “valido”. Ad esempio, sto leggendo in questi giorni dei racconti di Alice Munro, “Uscirne vivi” e faccio piuttosto fatica a capire quale sia il conflitto di ogni racconto, a meno che non chiamiamo “conflitto” le relazioni.
Per quanto riguarda la tua critica, penso di non essere stato troppo chiaro (un mio difetto ricorrente...). Nei commenti sopra ho suggerito un finale alternativo che con l’aggiunta di poche parole sarebbe stato (almeno spero) più chiaro.
Per dirla semplicemente, le immagini sulle porte sono sogni, quelli della ragazza e della sua famiglia e poi, dopo che anche i nostri personaggi si sono fatti coinvolgere dai sogni, anche la loro porta inizia a sognare, dei loro sogni. Pensavo di aver lasciato abbastanza indizi, ma evidentemente non è stato così.
Grazie del commento.


Ciao Stefano

è vero, ci sono moltissimi esempi eccellenti in letteratura di prosa senza conflitto. Così, su due piedi mi vengono in mente due grandissimi autori, molto distanti tra loro, come Cechov e Carver che scrivevano racconti senza un conflitto apparente. A volte la loro prosa è talmente sottile che questo conflitto si nasconde tra le righe.
Tuttavia è un fatto che la presenza di conflitto ravvivi l'interesse del lettore. Questo non significa che un racconto senza conflitto non possa essere interessante, ma a mio parere (e non solo mio) le storie più belle sono quelle che presentano un confitto (sia esso interiore o esteriore) che riguarda la difficoltà che il protagonista ha di soddisfare il proprio desiderio. Tutto ciò che il protagonista fa per superare l'ostacolo che si frappone al raggiungimento del suo obiettivo diviene la storia.
Spero di aver risposto alla tua domanda

a rileggerci!

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Gennibo
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Re: La porta istoriata

Messaggio#16 » domenica 27 settembre 2020, 20:56

Ciao Stefano, mi scuso per non aver messo qui il mio commento, ero convinta di averlo fatto e poi sono andata a controllare, se fosse successo anche con altri racconti.
Sarei curiosa di leggere alcuni dei racconti che ti piacciono, se mi dici qualche titolo provo a leggerlo.

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#17 » lunedì 28 settembre 2020, 15:01

Buongiorno Isabella,

grazie della domanda, è servita per farmi una mappa mentale di racconti, che ho messo anche sul mio blog, https://terrapura.it, con anche le copertine.

Provo a elencare alcuni dei racconti che più mi piacciono e mi sono congeniali; è un’opera non facile, perché mi piace leggere cose diverse, quindi in alcuni casi sono soltanto campioni di una certa tipologia. I

I migliori racconti che siano mai stati scritti sono quelli di Yasunari Kawabata, “Racconti in palma di mano”. Il premio Nobel giapponese mette a frutto tutto il background Zen per scrivere testi molto corti ma che arrivano incredibilmente a fondo.

Anche Haruki Murakami ha scritto dei bei racconti, come nelle collezioni “I salici ciechi e la donna addormentata“, “Tutti i figli di Dio danzano” ed altri. In alcuni casi la sua fantasia lo porta in luoghi alquanto bizzari, ma sono sempre racconti che lasciano molto.

A questo punto come non citare anche Banana Yoshimoto? Ha uno stile fresco, pieno di magia e delicatezza. Una bella raccolta è "Ricordi di un vicolo cieco”, un’altra “Sonno profondo”, ma c’è da leggere per molto.

Cambiando zona del mondo, i “Racconti brevi e straordinari” di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares sono un esempio eccellente di fantasia al potere, con i piedi immersi nella letteratura e mitologia mondiale e la testa nella più beata creatività.

Andando al freddo del Canada, ci sono i racconti di Alice Munro, che le sono valsi il premio Nobel. In genere piuttosto lunghi, per lo più alquanto complessi, si fa spesso fatica a capire cosa stia succedendo e talvolta anche come è andato a finire il racconto, ma è durante la lettura che succedono cose - anche difficili, il resto conta meno. Si può iniziare con "Nemico, amico, amante…” o “Uscirne vivi”. “Una cosa che volevo dirti da un po’” richiede più pazienza.

Altro autore che richiede tanta pazienza e lentezza nella lettura è Javier Marías, che immagino che presto sarà un altro premio Nobel. Imperdibile “Tutti i racconti”.

Storie bellissime sono quelle dei “Jataka, le vite anteriori del Buddha”. Sono storie per lo più apocrife che raccontano il Buddha a venire in alcune delle sue vite precedenti. Sono storie semplici, ma sempre particolarmente ricche di narrativa ed efficace comunicazione.

Come non includere in un elenco di bei racconti quelli di Ernst Hemingway, come “I quarantanove racconti” e con il capolavoro assoluto de “Le nevi del Kilimangiaro”. E poi i “Sessanta racconti” di Dino Buzzati, di cui sembra quasi che si sia persa memoria… e i racconti di Kafka, scritti talmente bene che talvolta fa male leggerli.

Fuori serie, nel senso che è un po’ lontano dal mio genere, ma lo apprezzo ugualmente, è Raimond Carver, in particolare “Cattedrale”.

Concludo con una scrittrice “bonus”, Jhumpa Lahiri, che scrive racconti malinconici, pieni di colori e sapori, con una grande tecnica, come ad esempio “L'interprete dei malanni”. Statunitense di origine indiana, ha vissuto anche in Italia e scrive anche in Italiano.

Spero che tu possa trovare qualcosa di interessante (non perderti Kawabata!), buona lettura!

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wladimiro.borchi
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Re: La porta istoriata

Messaggio#18 » lunedì 28 settembre 2020, 15:42

Ciao Stefano,
il racconto è scritto molto bene e con uno stile sublime.
Purtroppo, però, per capirne fino in fondo il senso ho dovuto ricorrere al tuo "spiegone".
La prova, alla fine, almeno secondo me, è discreta, ma il fatto di non esser riuscito a esplicitare fino in fondo dove volevi andare a parare è cosa di cui dovrò tener conto per la classifica.
A rileggerci presto
Wladimiro

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#19 » lunedì 28 settembre 2020, 18:18

Ciao Wladimiro,

capisco i punti deboli, che credo che con poche parole in più (quelle che proponevo) si possano risolvere.
Mi tengo stretto la parte positiva, che è sicuramente un grande sprone a imparare ad essere più chiaro.

Grazie del commento e a rileggerci presto.
Sirimedho

Emamela
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Re: La porta istoriata

Messaggio#20 » martedì 29 settembre 2020, 14:38

Ciao Stefano,
ho avuto alcune difficoltà nella comprensione del tuo racconto.
Anche io ho un po’ di dubbi: non ho ben capito il funzionamento della porta istoriata, che però con le tue spiegazioni si sono chiariti e si è aperto un mondo onirico, idea bellissima!
Dialoghi ben scritti ed efficaci. Molto belle ed evocative le descrizioni delle immagini sulle porte, ti portano li davanti a osservarla con i personaggi.
Mi sarebbe piaciuto avere dettagli in più sulla figlia dei vicini e sulla loro provenienza, anche se sono ben caratterizzati, ma le informazioni su di loro si interrompono.
Alla prossima
Emanuela

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Sirimedho
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Re: La porta istoriata

Messaggio#21 » martedì 29 settembre 2020, 16:23

Buonasera Emanuela,

grazie del commento. Avendo avuto un po' più di caratteri e meno stanchezza probabilmente sarei riuscito a renderlo più chiaro!
Altri dettagli sui vicini non era proprio possibile farli entrare con quella lunghezza, ho già dovuto tagliare rispetto alla prima versione, ma credo che valga la pena di lavorarci meglio e aggiungerne.

In bocca al lupo
S.

Fabio84
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Re: La porta istoriata

Messaggio#22 » giovedì 1 ottobre 2020, 13:24

Ciao Stefano,
del tuo racconto mi è piaciuto molto lo stile che è avvolgente è delicato.
Ho trovato difficoltà a capire però che stesse succedendo.
Soltanto leggendo dai commenti ho capito bene.
L'aggiunta che hai indicato avrebbe sicuramente rimediato anche se, almeno per me, mi avrebbe comunque portato a una rilettura partendo da quanto avevo capito alla fine.
Detto questo mi piace comunque il mistero che hai evocato e le descrizioni dei sogni.
ciao

Fabio

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Re: La porta istoriata

Messaggio#23 » sabato 3 ottobre 2020, 14:13

Buongiorno Fabio,
Grazie del commento.
Ormai è chiaro che debbo migliorarmi sulla comprensibilità, nel capire quando una cosa è chiara solo per me che già la conosco o no.
A presto rileggerci!

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Re: La porta istoriata

Messaggio#24 » lunedì 5 ottobre 2020, 18:26

Un'idea molto affascinante che però soffre, in questa sua forma attuale, di un problema legato al suo liberarsi in forma racconto. La tua principale preoccupazione è stata quella di fare passare la spiegazione di quello che sta succedendo, si nota in vari punti, ma il tutto fatica a uscire naturalmente e quindi si lega poco al racconto. Chiudi con "è arrivato il momento di conoscerli, di conoscerci", ma il lettore sente poco questa urgenza perché l'immagine che rimane sopra ogni altra dalla lettura è quella di questa porta dei sogni mentre quella dei protagonisti viene inserita di fretta e dei vicini se ne parla poco e tangenzialmente alla porta stessa. Motivo per cui vedo un tema anche poco presente perché la protagonista è la porta e la correlazione con i vicini, tale da trasformarli in strani, è piuttosto debole. Da riprendere senz'altro perché riesci a trasmettere tutte queste luci, immagini e colori in modo mirabile. Quello che ti ha fregato, a mio parere, è stata l'urgenza di fare rientrare il tutto in 4000 caratteri senza ancora, probabilmente, avere bene chiara in testa la storia, o almeno non bene quanto, invece, avevi in testa l'idea. Pollice tendente verso l'alto, ma al pelo.

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