Rognone in umido

Avatar utente
wladimiro.borchi
Messaggi: 396

Rognone in umido

Messaggio#1 » lunedì 21 settembre 2020, 23:32

Immersa nella nebbia via della Benedizione Eterna aveva un aspetto molto più tetro del solito. Vitaliano, incappottato fino ai piedi e col colletto tirato su, somigliava più a uno degli eroi dei suoi fumetti d’infanzia, che a un cristiano timorato di dio. Gli venne quasi da ridere.
Erano da poco passate le otto: tutti a Ponte Grasso, stavano per mettersi a tavola. Lui stesso aveva dovuto separarsi dal piatto caldo, per mettersi in cammino.
I veri uomini si vedono dalle piccole cose!
Quando il panorama lattiginoso si diradò sulla facciata della Chiesa dei Santissimi Apostoli Martiri Vendicatori e Onniscienti, il cuore prese a sbatacchiargli in gola. Non conosceva Don Roberto: era solo un mese che aveva sostituito il compianto Don Bernardino.
Con lui sarei andato sul sicuro. Questo invece chi lo conosce? E se fosse uno di quei preti moderni che vedono di buon grado certe porcherie?
Cercò di scacciare il pensiero e bussò all’uscio della sagrestia.
La porta si aprì all’istante, lasciando spuntare la testa trafelata del sacerdote, con la bocca coperta di sugo.
«Chi cazzo è, puttana della miseria, la perpetua mi ha fatto il rognone!»
Vitaliano abbassò la testa indispettito: «Solo un fedele, ma immagino di dover tornare in un altro momento!»
«Macché, figurati, entra pure.» Lo afferrò per un braccio e se lo tirò dietro «Pensavo fosse uno di quei lercissimi barboni che vengono a scroccare tutte le sere.» Si incamminò lungo il corridoio «Seguimi!»
Entrarono in un cucinotto arredato alla meglio.
Il sacerdote si sedette a capotavola e iniziò a ingozzarsi di una poltiglia rossastra.
«Se vuoi, serviti pure, sul fornello ce n’è una padella intera!»
Vitaliano si posizionò all’altro lato del tavolo «No, la ringrazio, padre.»
«Non sai cosa ti perdi, la perpetua lo sa far buono! Mica puzza di piscio come quando lo cucinavamo da ragazzi all’oratorio!» Trangugiò il boccone e ci mandò dietro un solenne sorso di rosso «Allora, cosa posso fare per te?»
«È difficile da spiegare!»
Il prete estrasse un lungo sigaro dal taschino, staccò il fondo coi denti e se lo accese, quasi scomparendo in una nuvola di fumo: «Comincia da una parte e arriva presto in fondo, echecazzo, a una certa voglio andare a dormire. Essere il pastore di un ovile di stronzi è stancante, sai?»
Era il momento di prendere il coraggio a due mani e raccontare tutto per filo e per segno. Se voleva uscirne con un risultato, non poteva rinunciare alla complicità del sacerdote.
«I miei vicini di casa.» Vitaliano sentì le guance che avvampavano di imbarazzo «Loro, insomma, sono due uomini, vivono da soli, si congiungono contronatura e, pensi, si baciano anche per strada, davanti a bambini!»
Don Roberto sembrava disgustato: «Oh che cazzo! Che schifo infernale, porca troia, ho appena mangiato. Mi viene voglia di vomitare...»
«Che cosa farà? Un richiamo pastorale, una denuciatio ecclesiastica?»
Il prete emise un rutto soffocato e fu scosso da un brivido: «Non lo so, al momento mi sta solo tornando in gola il rognone. Forse è meglio chiedere aiuto allo spirito santo»
Si alzò di scatto, andò ad armeggiare nel mobiletto laccato sotto la televisione e tornò con una bottiglia di grappa e due bicchierini.

* ** * **

Vitaliano cominciava a essere stordito. La bottiglia era vuota e il prete continuava restare immobile con lo sguardo nel vuoto, a un tratto il suo viso si illuminò, uscì dalla stanza e tornò con in braccio un fucile: «C’è un unica soluzione, fratello, che ci pensi il Sig. AK-47!»
* ** * **

L’effetto della grappa era ancor più salito, nonostante l’aria fresca sulla pelle.
«Dove andiamo?»
La voce gli usciva impastata.
«A far fuori i signorini incularella! Non era quello che volevi?»
Le parole del prete sembravano venire da dentro un imbuto.
«Sì» sibilò Vitaliano, ridendo sguaiato.
Due scoppi gli ferirono le orecchie e il torace prese fuoco.
Cadde a terra e gli occhi presero ad appannarsi: vide i due peccatori armati di fucile affacciarsi nel suo campo visivo, assieme al sacerdote.
«Grazie di averci avvertiti, padre!»
«Dovere figli miei, dovevate sentirlo con le vostre orecchie quanto era stronzo!»
I due giovani annuirono.
Il mondo scivolò nel buio, mentre la voce di Don Roberto sussurrava in lontananza: «Paese di merda: nessuno che rispetti un po’ l’amore!».
Ultima modifica di wladimiro.borchi il lunedì 21 settembre 2020, 23:36, modificato 1 volta in totale.



Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: Rognone in umido

Messaggio#2 » lunedì 21 settembre 2020, 23:35

E infine scese nell'Arena il Campione in carica! Ciao Wladimiro, pronto a difendere il titolo? Tutto ok con caratteri e tempo, divertiti in questa SARA BILOTTI EDITION!

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Rognone in umido

Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2020, 8:14

ROGNONE IN UMIDO Di Wladimiro Borchi Tema centrato e con un bel plot-twist. Hai capito il revendo Don Roberto? Sarà anche volgarotto, ma non certo omofobo. Ed è affascinante la sua esperienza in fatto di armi, viene da pensare in lui un passato militare. Vitaliano non è più raffinato di lui e segnala la coppia gay come un cattivo esempio da…abbattere. Invece, tocca a lui a finire preso a fucilate. La chiesa sarà anche dedicata ai Santissimi Apostoli Martiri Vendicatori e Onniscienti, ma il prete fa parte della Tolleranza. Bella la parte riferita al rognone e alla scena della cena (per meglio mostrare il lato ruvido e scontroso di Don Roberto, il quale si finge anche contro i barboni, però offre la cena a Vitaliano). Belli i nomi: via della Benedizione Eterna, Ponte Grasso.

Avatar utente
maurizio.ferrero
Messaggi: 529

Re: Rognone in umido

Messaggio#4 » martedì 22 settembre 2020, 14:00

Ciao Wlad,

Il racconto mi sembra scritto con padronanza di linguaggio. Occhio a un paio di virgole di troppo nella parte iniziale:
Vitaliano, incappottato fino ai piedi e col colletto tirato su, somigliava più a uno degli eroi dei suoi fumetti d’infanzia, che a un cristiano timorato di dio.
Erano da poco passate le otto: tutti a Ponte Grasso, stavano per mettersi a tavola.

Leggendolo ho però notato quella che mi sembra un'incongruenza a livello di trama.
Quando Vitaliano incontra il sacerdote, questo appare subito come una persona grezza e meschina. Parla di "lercissimi barboni", di "essere il pastore di un ovile di stronzi"... insomma, rispetto al plot twist che si verifica poi nella parte finale sembra che stia già recitando la parte del prete razzista e bastardo. Il problema è che non ha motivo di farlo, non finchè Vitaliano non rivela che è andato da lui per parlargli della coppia omosessuale.
Da quel punto in poi ha perfettamente senso che il Don assecondi il protagonista per farlo cadere nella trappola, ma prima non ne vedo il motivo. E siccome viene chiaramente detto che Vitaliano e il nuovo parroco non si sono mai incontrati, non c'è motivo per cui abbia iniziato a fare la recita fin da subito.
Certo, potrebbe essere un prete volgare, che odia i poveri e il suo gregge di fedeli, ma che rispetta gli omosessuali... ma mi viene molto, MOLTO difficile crederlo.
Se non ci fosse stato questo problema il racconto sarebbe stato davvero buono, ma così c'è davvero troppo che non torna.

A presto!

Avatar utente
wladimiro.borchi
Messaggi: 396

Re: Rognone in umido

Messaggio#5 » martedì 22 settembre 2020, 14:16

Ciao Alexandra e Maurizio, grazie dei commenti.
In realtà nella frase "pastore di un ovile di stronzi" dovrebbe esserci l'appiglio di tutto: nonostante sia lì da solo un mese, Don Roberto si è accorto di essere circondato da pezzi di merda e, quindi si mostra in pubblico per come i baciapile della sua parrocchia lo vorrebbero. Salvo poi, in fondo in fondo, fare come gli pare.
C'erano altri ganci (un riferimento a una omelia ad es.), ma ahimè, ho dovuto rinunciare a un buon 30% del lavoro per i soliti motivi di "conteggio caratteri".
Pensavo che quella frase fosse più chiara.
Peccato, imparerò per la prossima volta!
W

Avatar utente
Mauro Lenzi
Messaggi: 222
Contatta:

Re: Rognone in umido

Messaggio#6 » martedì 22 settembre 2020, 16:45

Questo racconto parte da un’idea buona e arriva a un finale non scontato. Il prete irriverente con una morale nascosta quanto solida (e perversa) è molto caratterizzato. Attenzione all’eccesso di turpiloquio, che può stancare il lettore medio. Mio suggerimento: una caratterizzazione con volgarità creative ma con uso ridotto delle parolacce.
Ho notato una cura nello stile che però tende a calare col proseguire della storia. Certi passaggi vengono descritti in modo sbrigativo, per arrivare a un finale che mi è sembrato risolversi troppo in fretta: con una scarsità di dettagli che l’ebrezza di Vitaliano può giustificare, ma non farmi apprezzare.
Mio suggerimento: un bilanciamento che snellisca i primi tre quarti del racconto, per dare un più spazio e spessore alla conclusione.
Ci sarebbe quindi da tagliare dettagli non importanti, eventualmente giocando con brevi stacchi temporali, e rendere più vividi i punti importanti.
Inoltre, anche se non è fondamentale, valuterei un titolo con maggior attinenza alla storia o al tema.
Nel complesso un giudizio positivo. Una storia di cui ho molto apprezzato il tema: mi piace quando un’opera cerca di andare oltre l’intrattenimento, e cerca di accompagnarci verso un mondo un po’ migliore o almeno più sensibile.


Ecco il contributo che cerco di dare, sotto forma di note e suggerimenti.

Vitaliano, incappottato fino ai piedi e col colletto tirato su, somigliava più a uno degli eroi dei suoi fumetti d’infanzia, che a un cristiano timorato di dio. Gli venne quasi da ridere.
Leverei la virgola dopo “infanzia”.
Ho notato il dio in minuscolo, così come spirito santo alla fine; in maiuscolo invece la Chiesa dei Santi ecc. Incoerenza (distrazione) o ironia? Nel secondo caso, la renderei più esplicita.

Erano da poco passate le otto: tutti a Ponte Grasso, stavano per mettersi a tavola. Lui stesso aveva dovuto separarsi dal piatto caldo, per mettersi in cammino.
Via le virgole.

La porta si aprì all’istante, lasciando spuntare la testa trafelata del sacerdote.
Sono incerto che “testa trafelata” renda bene. Viso, o espressione, sarebbero più appropriati.

Entrarono in un cucinotto arredato alla meglio.
La descrizione è piuttosto vaga. Al suo posto suggerisco qualche dettaglio che colpisca Vitaliano e trasmetta quest’idea di trascuratezza. Oppure il cucinotto non lo colpisce affatto: era abituato a frequentare il prete precedente e vede che non è cambiato nulla, e a questo ci starebbe giusto un accenno.

Vitaliano si posizionò all’altro lato del tavolo «No, la ringrazio, padre.»
So viene usato, ma una persona che “si posiziona” mi suona di meccanico. Ad esempio, un “si sedette” l’avrei trovato più naturale e specifico (con si posizionò non si capisce se si siede o resta in piedi).
Già che ci siamo ti segnalo la mancanza di punteggiatura dopo tavolo.

Il prete estrasse un lungo sigaro dal taschino, staccò il fondo coi denti e se lo accese, quasi scomparendo in una nuvola di fumo
La frase corre via “avanti veloce”, troppo per le azioni che descrive.
Si conclude con “quasi” e un gerundio cui sostituirei qualcosa di più definito. Es. il volto che scompare, per un istante, dietro lo sbuffo di fumo.
Oppure, se non sono dettagli importanti: il prete si accese un sigaro (e basta) - mentre Vitaliano è nei suoi pensieri e per questo non fa caso a ogni piccola azione.

Don Roberto sembrava disgustato.
Anche qui si potrebbe sostituire con un dettaglio vivido che mostri al lettore il disgusto, invece che dirgli che il prete sembra disgustato. Storse la bocca, sputò nel tovagliolo…

La bottiglia era vuota e il prete continuava restare immobile con lo sguardo nel vuoto, a un tratto il suo viso si illuminò, uscì dalla stanza e tornò con in braccio un fucile.
Esempio di frase che accelera troppo verso la sua conclusione (simile alla precedente con la grappa, ma qui si nota di più).
Poco dopo, è scappato l’apostrofo in “un’unica soluzione”.

«Sì» sibilò Vitaliano, ridendo sguaiato.
Esempio di gerundio sostituibile, che esprime contemporaneità, mentre Vitaliano prima sibila il Sì, e poi ride sguaiato.

Due scoppi gli ferirono le orecchie e il torace prese fuoco.
È chiaro che il “ferire” sottintende il forte fastidio alle orecchie. Ma credo sia una scelta poco adatta, perché poi viene effettivamente ferito, e l’uso di questa espressione genera confusione.
Mi sembra inoltre che metta in secondo piano il dolore al petto, riducendone la drammaticità; e anche col fatto che il suo udito è compromesso dall’alcool. In ogni caso se rimuovi il “ferirono le orecchie” eviti tutti questi potenziali problemi.

Cadde a terra e gli occhi presero ad appannarsi: vide i due peccatori armati di fucile affacciarsi nel suo campo visivo, assieme al sacerdote.
Sostituirei con la vista che gli si appanna; e non “vede” i due peccatori affacciarsi nel suo campo visivo: ma i due peccatori si affacciano nel suo campo visivo (appannato).


Confido nell'utilità delle note, o almeno nella magnanimità di Wladimiro.
Comunque bel lavoro! ;)

Avatar utente
wladimiro.borchi
Messaggi: 396

Re: Rognone in umido

Messaggio#7 » mercoledì 23 settembre 2020, 14:53

Ciao Mauro, grazie del commento e del tempo che hai voluto dedicarmi.
Ogni tanto mi riprometto anche io di provare a fare del bene al prossimo, ma anche io, complice 'sto cazzo di lavoro che mi toglie aria e vita, non ci riesco mai.
Condivido molto di quello che scrivi, purtroppo ho tagliato già un visibilio nella prima parte e, quando ho riletto, mi era parso tutto più bilanciato. Evidentemente non era così e rileggendo ora a palle ferme lo posso dire anche io.


Mauro Lenzi ha scritto:Ho notato il dio in minuscolo, così come spirito santo alla fine; in maiuscolo invece la Chiesa dei Santi ecc. Incoerenza (distrazione) o ironia? Nel secondo caso, la renderei più esplicita.

In realtà, più un sentimento atavico di terrore verso divinità vendicative. Chiesa e Santi non mi spaventano, dio e spirito santo sì (non vorrei mai si sentissero davvero tirati in ballo scrivendoli con la maiuscola. Insomma, con la minuscola posso scrivere anche una bestemmia (perché non è il vero LUI il destinatario), con la maiuscola mi trovo in difficoltà.
Forse devo frequentare uno psicologo...

Mauro Lenzi ha scritto:Entrarono in un cucinotto arredato alla meglio.
La descrizione è piuttosto vaga. Al suo posto suggerisco qualche dettaglio che colpisca Vitaliano e trasmetta quest’idea di trascuratezza. Oppure il cucinotto non lo colpisce affatto: era abituato a frequentare il prete precedente e vede che non è cambiato nulla, e a questo ci starebbe giusto un accenno.

Acuta osservazione, condivido.

Mauro Lenzi ha scritto:Vitaliano si posizionò all’altro lato del tavolo «No, la ringrazio, padre.»
So viene usato, ma una persona che “si posiziona” mi suona di meccanico. Ad esempio, un “si sedette” l’avrei trovato più naturale e specifico (con si posizionò non si capisce se si siede o resta in piedi).

Si sedette era una ripetizione. L'ho risolta così, forse poco elegantemente!

Mauro Lenzi ha scritto:Il prete estrasse un lungo sigaro dal taschino, staccò il fondo coi denti e se lo accese, quasi scomparendo in una nuvola di fumo
La frase corre via “avanti veloce”, troppo per le azioni che descrive.
Si conclude con “quasi” e un gerundio cui sostituirei qualcosa di più definito. Es. il volto che scompare, per un istante, dietro lo sbuffo di fumo.
Oppure, se non sono dettagli importanti: il prete si accese un sigaro (e basta) - mentre Vitaliano è nei suoi pensieri e per questo non fa caso a ogni piccola azione.

In verità la poca attenzione di Vitaliano ai gesti del prete speravo passasse dalla velocità. L'immagine del prete che scompariva nella sua nuvola di fumo mi garbava parecchio. Alle volte ci si innamora dell'inutile.

Mauro Lenzi ha scritto:Don Roberto sembrava disgustato.
Anche qui si potrebbe sostituire con un dettaglio vivido che mostri al lettore il disgusto, invece che dirgli che il prete sembra disgustato. Storse la bocca, sputò nel tovagliolo…

Hai ragionissima ma coi rutti successivi mi pareva di appesantire...

Maurizio Lenzi ha scritto:La bottiglia era vuota e il prete continuava restare immobile con lo sguardo nel vuoto, a un tratto il suo viso si illuminò, uscì dalla stanza e tornò con in braccio un fucile.
Esempio di frase che accelera troppo verso la sua conclusione (simile alla precedente con la grappa, ma qui si nota di più).

Qui avevo semplicemente finito i caratteri e cercavo di tirare a chiudere.

Dove non sono stato a commentare non avevo scuse da portare o non condividevo in pieno.
In ogni caso, grazie davvero del tuo commento.
Spero di trovare il tempo anche io primo o poi.
W

Avatar utente
Gabriele Dolzadelli
Messaggi: 335
Contatta:

Re: Rognone in umido

Messaggio#8 » domenica 27 settembre 2020, 20:01

Ciao Wladimiro.
Piacere di leggerti.
Il tuo racconto è ben scritto e come sempre i personaggi sono molto caratterizzati. Devo farti davvero i complimenti.
Per quanto riguarda la trama, devo dire, però, che mi ha un po' stordito. Ci sono degli aspetti un po' stridenti.
Vorrei in primo luogo capire se questo prete finge oppure ha davvero un disprezzo per i barboni? Perché il suo atteggiamento verso i fedeli è comprensibile (forse perché sono tutti contrari all'omosessualità e lui vi ha già avuto a che fare), ma i barboni? Finge a priori per testare l'apertura mentale del protagonista oppure è sincero? Nel secondo caso striderebbe la sua difesa verso la coppia, quando sembra dimostrare molta poca empatia verso il prossimo.
Un secondo aspetto è la scioltezza con cui il protagonista asseconda la volontà del prete di andare ad ammazzare la coppia. Capisco il disprezzo, capisco l'alcol, ma mi è sembrato eccessivo e senza un contesto che me lo rendesse credibile (ma capisco che coi caratteri è molto difficile).
Il terzo punto è il finale. Avrei preferito fosse il prete a sparare. Coinvolgere la coppia nell'omicidio ha reso l'evento molto strano. Forse non era la prima volta che agivano in collaborazione? Chiarendo anche questo aspetto, il racconto ci guadagnerebbe ulteriormente.
Alla prossima!

Avatar utente
Giacomo Puca
Messaggi: 257

Re: Rognone in umido

Messaggio#9 » lunedì 28 settembre 2020, 16:42

Ciao Wladimiro, eccomi a commentare il tuo racconto.

Tema.
C’è, anche se più che i vicini, a essere strano è il prete. Insomma, il tema prende la sufficienza, ma il tuo racconto non ne fa il fulcro.

Stile.

Il racconto è chiaro, non ci sono stati punti confusi.
Qualche appunto:

Testa trafelata. Non so se sia possibile che una testa sia trafelata, ad ogni modo mi è suonato malino.

Il cucinotto arredato alla bene e meglio. Difficile da immaginare, sarebbe bastato descrivere giusto due dettagli per far capire l’atmosfera (muri scrostati, tavolo sghembo, tovaglia macchiata, mobiletti con gli sportelli pendenti…)
Inoltre, il nostro protagonista dovrebbe notare soprattutto l’odore, dato che l’ambiente è piccolo è c’è una intera padella di rognone.

La sensazione che ho avuto rileggendo, è che tu abbia “sprecato” un sacco di caratteri all’inizio su cose sacrificabili (nome del paese, della via, della chiesa, vestiario del protagonista, orario…) e sia rimasto a secco sul finale, quando qualche dettaglio e azione in più sarebbe stata gradita (la scena finale sembra ambientata in un “nulla”)

Trama
Detto banalmente la storia mi è piaciuta. Riflettendo a freddo ci sono senz’altro dei punti che non tornano troppo. Come già gli altri hanno fatto notare, la sparata contro i barboni stona molto, sembra quasi una frase detta da una versione precedente del personaggio, che poi è rimasta lì senza che tu ti fossi accorto della stonatura.

Il fatto che il protagonista sia assolutamente d’accordo a fare secchi due gay, è dura da digerire, anche se sotto gli effetti dell’alcool. Alla fine, se ci ragiono su, il protagonista è il più buono della storia. Voglio dire, essere omofobi è proprio da stronzi, eppure lui ha agito nell’ambito religioso e non laico.
Se avesse provato a convincere un amico giudice a punire i due, avrei goduto di più della sua fine, ma devo ammettere che alla fine lui si comporta coerentemente da cattolico, ritenendo l’omosessualità un grave peccato, e agendo sempre nell’ambito religioso («Che cosa farà? Un richiamo pastorale, una denuciatio ecclesiastica?»)
I due omosessuali e il prete, invece, si macchiano di un delitto a sangue freddo, un tantino più grave dell’omofobia. Insomma, per quanto antipatico il protagonista è il meno cattivo.

Il fatto che un prete possegga non una doppietta o una pistola, ma un AK-47 è davvero irrealistico. A meno che non sia affiliato a qualche mafia, direi che possedere un fucile simile è fin troppo complicato.

Un paio di appunti sulle battute del don.
Quando il prete dimostra il suo disgusto, che scopriremo essere poi indirizzato non verso la coppia ma verso le idee dell’uomo, la battuta «Oh che cazzo! Che schifo infernale, porca troia, ho appena mangiato. Mi viene voglia di vomitare...» mi è parsa esagerata. Qualcosa di più sibillino tipo, “Oh signore, certe cose non si possono proprio sentire…” sarebbe stato forse più adatto per il twist successivo.

«Non lo so, al momento mi sta solo tornando in gola il rognone. Forse è meglio chiedere aiuto allo spirito santo»
Perché aggiungere “santo”? Lasciando solo “forse è meglio chiedere aiuto allo spirito”, avrebbe creato più ironia, dal momento che lui intende “spirito” nel senso di alcolico.

Valutazione finale
Al di là delle incongruenze e sbavature, pur non essendo, probabilmente, il migliore in nessuna delle singole categorie di valutazione (tema, trama…), non fa male in nessuna.
Per qualsiasi appunto, rispondimi pure.
Giacomo.
Ultima modifica di Giacomo Puca il mercoledì 30 settembre 2020, 15:49, modificato 1 volta in totale.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

Avatar utente
Giorgia D'Aversa
Messaggi: 134

Re: Rognone in umido

Messaggio#10 » lunedì 28 settembre 2020, 19:24

Ciao Wladimiro!

Per quel che mi riguarda il giudizio nel complesso è molto positivo, il racconto è chiaro e scorrevole. Di certo il lettore non si aspetta il cambio di rotta sul finale, il che dà al racconto un interessante guizzo di sorpresa e conflitto.

Certo, come hanno giustamente fatto notare negli altri commenti, il cambiamento di rotta appare parecchio repentino e potevi seminare meglio qualche indizio.
A livello personale devo dire che più che nel twist finale ho trovato incongruenza nel modo di parlare del prete: se il protagonista è tanto turbato da una coppia omosessuale, come mai non dà cenno di scomporsi di fronte a un tale turpiloquio? Forse essendo un uomo devoto e molto all’antica (visto anche come si esprime) potrebbe risultare scocciato dalla volgarità di un uomo di Chiesa.

Per quanto riguarda le note più tecniche, purtroppo non ho molto materiale perché i bravissimi commentatori che mi hanno preceduta hanno provveduto a segnalarti gli aspetti stilistici più problematici :)
Le parole del prete sembravano venire da dentro un imbuto.

Questa è una segnalazione più soggettiva che altro: ho fatto fatica a figurarmi questa immagine, nel senso che ho compreso l’intento delle tue parole ma forse avrei scelto un sostantivo diverso da imbuto.

Poi sai che io sono una rompipalle sui punti, e qui ce ne sono diversi mancanti, per esempio:
«Macché, figurati, entra pure.» Lo afferrò per un braccio e se lo tirò dietro.«Pensavo fosse uno di quei lercissimi barboni che vengono a scroccare tutte le sere.» Si incamminò lungo il corridoio. «Seguimi!»

Tenti a ripetere questo salto di punto nel testo.

A parte questo una buona prova!

Avatar utente
Mauro Lenzi
Messaggi: 222
Contatta:

Re: Rognone in umido

Messaggio#11 » martedì 29 settembre 2020, 11:50

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Mauro, grazie del commento e del tempo che hai voluto dedicarmi.
Ogni tanto mi riprometto anche io di provare a fare del bene al prossimo, ma anche io, complice 'sto cazzo di lavoro che mi toglie aria e vita, non ci riesco mai.
Condivido molto di quello che scrivi, purtroppo ho tagliato già un visibilio nella prima parte e, quando ho riletto, mi era parso tutto più bilanciato. Evidentemente non era così e rileggendo ora a palle ferme lo posso dire anche io.



Problema che condivido in toto, hai la mia piena comprensione e solidarietà. Grazie delle spiegazioni! ;)

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Rognone in umido

Messaggio#12 » giovedì 1 ottobre 2020, 17:37

Ciao, Wladimiro.
Come sempre un bel racconto forse con un finale anticipato fin dalle prime righe nello strano nome della chiesa. (Santissimi Apostoli Martiri Vendicatori e Onniscienti. Mi ha stupito solo l'uso dell'AK-47!
Qualche variazione al testo che f. La frase che inizia con"Con lui sarei andato sul sicuro" la metterei in corsivo: è il suo pensiero
Dopo «I miei vicini di casa metterei una virgola e continuerei il discorso diretto con la minuscola.
Anche se è un ben strano prete direi che spirito santo va scritto maiuscolo. Il racconto, come tutti i tuoi, mi è piaciuto.

Avatar utente
Alfabri
Messaggi: 81

Re: Rognone in umido

Messaggio#13 » giovedì 1 ottobre 2020, 18:35

Ciao Wladimiro.
Il racconto lascia un po' interdetti: in particolare la posizione morale del prete lascia parecchi dubbi. Mi spiego: inizialmente sembra di avere a che fare con un prete diciamo "sui generis", sostanzialmente misantropo, alla fine scopriamo che in realtà questo prete segue un proprio preciso codice morale (che nulla ha a che fare con il cattolicesimo, per inciso) che lo porta direttamente a compiere un reato di istigazione all'omicidio. Questa caratterizzazione mi pare non solo troppo ondivaga ma davvero surreale per poter essere digerita. Senza contare che tutto ciò fa passare un comportamento deprecabile quale l'omofobia come quasi tollerabile al cospetto di un'omicidio a sangue freddo (teniamo presente che il mitragliatore lo tira fuori il prete e anche l'invito ad andare e fare fuori la coppia gay parte sempre dal prete). Insomma, ho fatto fatica a digerirlo sul piano "logico". Sul piano tecnico, il principale limite è legato all'eccessiva lentezza della prima parte, che porta ad un brusco cambio di registro ed accelerazione sul finale (legata chiaramente al limite di tempo e caratteri, quindi comprensibile).
Una prova nella media, che non mi convince troppo.
Alla prossima!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: Rognone in umido

Messaggio#14 » venerdì 2 ottobre 2020, 13:42

Il problema fondamentale, qui, sta nella figura del prete. Da subito figura grezza e meschina, non ci sono o non ho rinvenuto elementi che mi aiutassero ad approfondire la sua psiche e anche il riferimento al suo gregge è labile perché pienamente in linea con la volgarità della sua immagine presentata fino a quel punto. Per quanto sopra, dunque, il finale giunge poco preparato e quasi gratuito. Insomma, potevi fare mooolto meglio nel tratteggiarlo e nel seminare elementi che lo delineassero. Questione tema: gli strani vicini ci sono, ma rimangono fuori dal focus e non definiscono il racconto nel suo essere, però sono la causa scatenante del movimento di Vitaliano e della reazione del prete, quindi ci sta. Lettura godibile sporcata, anche qui, da questa figura poco definita del prete. Per me un pollice tendente verso l'alto, ma in modo non brillante. Assolutamente migliorabile senza intaccarlo più di tanto, ma concentrando i tuoi interventi su un ingresso in scena diverso del prete con una semina successiva più oculata.

Torna a “145° Edizione - Sara Bilotti Edition - la Prima dell'Ottava Era (Settembre 2020)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti