La Gara

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo ottobre sveleremo il tema deciso da Debora Spatola. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
andyvox
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La Gara

Messaggio#1 » domenica 18 ottobre 2020, 23:31

La piazza del paese era ormai quasi piena. In alcune città più grandi, le Gare richiamavano una tale folla che era necessario limitare gli accessi e la gente cominciava a mettersi in fila già dalle prime ore dell’alba ma da noi questo non era necessario, anche arrivando all’ultimo minuto si era sicuri di riuscire a trovare un qualche posto. Sotto il palco stava cominciando a formarsi comunque una certa calca, anche perchè ormai non mancava molto all’inizio. Mentre stavo ancora cercando di capire quale potesse essere il punto migliore per seguire tutto lo spettacolo senza correre il rischio di essere troppo coinvolto in prima persona, qualcuno mi diede una pacca sulla spalla. Mi girai e vidi i fratelli Bezzieri, con cui spesso in passato avevamo partecipato alle Cacce al Trofeo.

- Ehi, che fai? Sei dei nostri anche questa volta? - Marco era già in preda all’esaltazione, i suoi occhi avevano quella luce strana che conoscevo fin troppo bene. Ci scommettevo che prima di passare in piazza aveva fatto un bel pieno di alcool, e forse anche di droga. Dietro di lui Giuseppe se ne stava in disparte, tutto intento a prepararsi una sigaretta.
- No, per questa volta passo. Preferisco fare solo da spettatore oggi.
- Ma come? Non partecipi alla Caccia? É quasi sicuro che oggi la vincitrice sarà Diamira, capisci quello che intendo no? - Marco mi strizzò l’occhiolino e sul volto gli si dipinse un sorriso crudele. Non avevo voglia di parlare di certe cose, per fortuna il fratello intervenne prima che io potessi ribattere.
- Lascialo perdere. Andiamo, se no non riusciremo più a prendere le posizioni migliori.
- E perchè dovrei lasciarlo perdere, scusa. Non capisco: ha un’occasione d’oro per vendicarsi di tutto quello che ha dovuto passare, e ora si tira indietro? Io ... – Marco non riuscì a terminare la frase perchè il fratello in un lampo gli mise le mani intorno alla vita, lo sollevò in aria e lo scaraventò per terra, senza nemmeno dargli il tempo di reagire.
- Ti ho detto di lasciar perdere. Non imparerai mai a dare retta a quelli più grandi di te, vero? - poi si girò verso di me, cercando in qualche modo di non incrociare il mio sguardo. - Devi scusarlo, sai come è fatto. Parla sempre senza prima collegare il cervello.
- È tutto a posto Giuseppe, non preoccuparti.

Sempre senza guardarmi dritto in faccia, Giuseppe abbozzò un tentativo di giustificazione: - Sai, io non avrei nemmeno voluto partecipare questa volta, ma i miei hanno insistito tanto, se non altro per dare anche un’occhiata che questo qua - e fece un cenno verso il fratello, che nel frattempo si era rialzato e si stava sbattendo via la polvere dai pantaloni - non si metta in qualche guaio.

- Ti ho detto che è tutto a posto - replicai e gli misi una mano sulla spalla. - Davvero.
- Va beh, allora senti noi andiamo.
- Sì, noi andiamo. Non preoccuparti, te la salutiamo noi Diamira, un bel saluto di quelli calorosi - mi sbraitò contro con rabbia Marco.

Non lo degnai nemmeno di uno sguardo, anche se si era messo sulla punta dei piedi per riuscire a guardarmi, oltre le spalle del fratello, e mi fissava con la sua faccia da schiaffi. Non volevo dargli la soddisfazione di vedere il tremito che cominciava ad agitarmi le mani e non me la sentivo nemmeno di attacar briga. Non ne avevo la forza. Mi limitai a girare le spalle ai due fratelli come se niente fosse e puntai dritto in direzione del momumento ai caduti, dove avrei potuto trovare un po’ d’ombra. Anche se eravamo solo agli inizi di maggio il sole cominciava a picchiare e io stavo sudando nel mio giubbotto di pelle. Alle mie spalle sentii il suono di uno schiaffo, e poi la voce di Giuseppe che riprendeva il fratello. Fatti loro.
Arrivato al monumento, vidi il Matto a cavalcioni della statua.

- Oh, ma guarda chi si vede. Il nostro triste cavaliere. Non corri a rendere omaggio alla bella dama?
- Dai, scansati e fammi un po’ di posto - replicai brusco.
- Giornataccia, eh? Vuoi una paglia per tirarti su il morale ? - e così dicendo mi porse un pacchetto tutto consumato, contenente diverse sigarette rollate a mano. Non avevano l’aria molto invitante e sapevo per esperienza che la probabilità che contenessero solo tabacco era pari a zero, quindi declinai l’offerta.
- No, grazie.
- Ho capito, hai smesso.
- No, non è quello, è solo che oggi non mi va.
- Non hai capito un cazzo - fece lui sventolandomi l’indice sotto il naso. - Io intendevo un’altra cosa.
- E cosa?
- Hai smesso di essere innamorato, caro mio. Succede a tutti, sai, prima o poi.

Prese una sigaretta e cominciò a sbattersela sulla gamba, per compattare bene il contenuto, poi continuò:

- Se tu fossi ancora innamorato oggi non saresti qui, te lo garantisco. Anzi, potrei persino farti una piccola lettura per dimostrare questa cosa. - Si mise una mano in tasca e tirò fuori il suo immancabile pendolino - Guardami attentamente, a me gli occhi, fissa il pendolino ...
- Oh, lascia perdere Matto, non ho voglia di parlare di queste cose.

Diedi una manata per strappargli il pendolino di mano, ma lui fu più lesto e lo fece sparire nella sua tasca, con la stessa velocità con cui lo aveva tirato fuori.

- Adesso non pensare di cavartela dandomi del Matto. Matto di qua, Matto di la: voi vi divertite a chiamarmi così, ma non avete ancora capito che il vostro Matto, qui, la sa molto più lunga di voi.
- Ma smettila dai, fammi il piacere - feci per dargli una sberla, ma lui saltò giù dal monumento con l’agilità di una scimmia. - Cosa vorresti saperne tu di certe cose? L’hai mai vista una donna tu?
- Per vederle ne ho viste parecchie, anche se come sai le guardo con occhi ben diversi dai vostri. A voi interessa soltanto la cosa che hanno in mezzo alle gambe, per farvi una bella scopata - e cominciò a dimenare i fianchi dando una serie di scosse rapide, prima di continuare con il suo discorso. - Io non saprei cosa farmene, di quella cosa lì.

Fece per tirarsi giù le braghe, ma lo fermai appena in tempo:

- Non occorre, ho capito benissimo quello che intendi.

Mi ero sempre chiesto se il Matto ci fosse nato, senza cazzo, o se avesse subito qualche strana operazione, ma quello non era proprio il momento più adatto per chiarire questa cosa.

- Comunque, - proseguì il Matto schiarendosi la voce - è proprio perchè non mi interessa andare a letto con le donne che io posso guardarle con occhi diversi. Voi vi fermate a guardare le loro tette e i loro culi ma io, - e così dicendo si avvicinò con gli occhi a un palmo dalla mia faccia - io riesco a vedere dritto nella loro anima.
- Capisco - replicai e gli diedi uno spintone per allontanarlo da me - e dimmi un po’: avresti scrutato anche nell’anima di Diamira?
- Certo che sì, e più di una volta.
- E cosa ci avresti visto?
- Ti piacerebbe saperlo, vero? Ma non penso che sia il caso di dirtelo. Se è pur vero che non sei più innamorato, è anche vero che la ferita è ancora fresca, si è appena rimarginata. Basterebbe pochissimo per farla sanguinare e io non voglio che questo accada.
- Ti sbagli di grosso. É da un bel pezzo che di Diamira non me ne frega più niente.
- Non saresti qui, se fosse vero quello che dici. Saresti rimasto a casa tua, per evitare del tutto di vedere l’esito della Gara, oppure saresti nelle prime file, come hai sempre fatto e come fanno tutti i giovani della tua età, che sbavano per la possibilità di avere il loro Trofeo. No, il fatto che tu sia qui, proprio qui a parlare con me, dimostra che vorresti essere indifferente verso Diamira, ma al tempo stesso non riesci a farlo. E questa è la migliore prova del fatto che il fuoco del tuo amore per lei è sì spento, ma non del tutto. Cova ancora sotto la cenere e basterebbe poco per farlo riaccendere.

Tutti quei discorsi mi avevano davvero stancato. Inoltre, ora che mi ero un poco rinfrescato volevo avvicinarmi un po’ di più al palco. Da così lontano non riuscivo nemmeno a scorgere i lineamenti di Diamira.

- Ti sbagli di grosso Matto. E per dimostrartelo sai cosa faccio ora? Vado proprio sotto al palco. Così capirai una volta per tutte che ti ho detto la verità.
- Sarà come dici tu - fece lui accendendosi la sigaretta. - Ma dammi retta, non avvicinarti troppo. Potrebbe farti più male di quello che pensi.
- Tu sei proprio matto, non solo di nome ma anche di fatto - cercai di ridergli in faccia, ma per qualche strano motivo la risata mi morì in gola.
- Quando il mondo perde del tutto la ragione, i matti sono gli unici a mantenere un po’ di salute mentale.
- E con questa grande verità cosa vorresti intendere?
- Oh dai, non dirmi che a te tutta questa pagliacciata - e agitò la mano che stringeva la sigaretta in direzione del palco - sembra una cosa normale.
- Non capisco dove tu voglia andare a parare, ma la cosa mi incuriosisce. Dai Matto, completa il tuo discorso. Ti do ancora qualche minuto, ma fai in fretta. La premiazione inizierà tra poco. - Con la coda dell’occhio avevo visto che il Cerimoniere era arrivato e di sicuro aveva con sè la busta sigillata con l’esito della Gara.

Il Matto si fece di colpo più serio, tirò un paio di profonde boccate e cominciò a fare dei cerchi di fumo con la bocca. Era un fumo lattiginoso, che non svaniva subito nell’aria ma rimaneva per un attimo sospeso, come a creare un velo di nebbia. E quell’odore pungente, che ti irritava subito le narici, era l’odore tipico dell’erba della strega.

- Cosa mi diresti se ti dicessi che ci sono luoghi in cui le Gare non si fanno?
- Direi che hanno fatto bene a darti del Matto. A memoria d’uomo, le Gare si sono sempre fatte.
- Può darsi - mormorò il Matto, - può darsi.

Mi fissò dritto negli occhi per un istante, poi distolse lo sguardo nella direzione del palco, ma in effetti il suo sguardo sembrava puntare molto più lontano, come se stesse cercando un’ispirazione da qualche parte.

- Ci sono cose che anche un Matto non sa, e se anche le sapesse a che scopo andare a raccontarle in giro? Non si da retta a un Matto, lo sai anche tu. Però io ho girato tanto e di storie ne ho sentite parecchie. Devo aver sentito in qualche bettola di quarto ordine, a tarda notte dopo che il vino è già corso a fiumi, che un tempo tutte queste cose - e fece un gesto con la mano che stringeva la sigaretta, come se volesse abbracciare in un colpo solo la piazza, il palco e tutte le persone ammassate - non esistessero, o avessero un altro significato. Oh certo, si facevano concorsi di bellezza, si sono sempre fatti. La gente ha sempre avuto un’attenzione particolare per i belli. Sono quelli come me, gli sgorbi di natura, che vengono trascurati. Ci danno un nome strano, ci danno del Matto, e così tutti ci evitano, o se ci incontrano non ci prendono sul serio.
- Non capisco, - lo incalzai. - Prima dici che c’è stato un tempo in cui non si facevano le Gare, poi dici che invece si sono sempre fatte. Mi sa che hai le idee un po’ confuse. Forse dovresti smettere di fumare quella roba, ti fa male.
- Io ho le idee molto più chiare di quello che pensi.

Di colpo, mi sembrò di vedere uno strano luccichio nei suoi occhi e la sua stessa postura cominciò a cambiare sotto i miei occhi, come se i fumi dell’erba della strega cominciassero a fare effetto anche su di me.

- Tu non capisci il senso di queste cose, ma io sì. Oh, certo, i concorsi di bellezza si sono sempre fatti, ma erano molto diversi dalle Gare che conosciamo noi. C’erano ricchi premi in palio e tutti facevano carte false pur di vincere, non come ora. E poi si facevano grandi feste, con fuochi d’artificio e spumante a fiumi, e i vincitori se ne andavano in trionfo tra due ali di folla, attirando l’ammirazione di tutti.
- Ma cosa stai dicendo? Una Gara in cui le persone volevano vincere? Non si è mai vista una cosa del genere.

La testa cominciava a girarmi. Per un attimo ebbi la visione di Diamira che veniva portata in trionfo, raggiante di felicità per aver vinto il primo premio. Come era mai possibile una cosa del genere?

- Questo accadeva molto ma molto tempo prima della Grande Crisi, nella notte dei tempi ... Ma poi pare che a qualcuno le cose non siano andate più bene. Dicono che durante la Crisi, quando la gente moriva come mosche, alcuni abbiano cominciato a protestare, dicendo che non era possibile che si continuassero a fare tutte queste feste e a dare tutti questi premi e questi soldi solo a pochi fortunati di natura, mentre intorno tutti gli altri facevano la fame. E fu a quel punto che a qualcuno venne l’idea di ribaltare tutto e di creare le Gare come le conosciamo adesso.

Fece ancora qualche tiro. Forse si aspettava che io dicessi qualcosa, ma sapevo che non aveva ancora finito ed ero ansioso di sentire la conclusione della storia. Vedendo che non ribattevo nulla, tornò a puntarmi gli occhi dritti in faccia: - E pare che l’obiettivo sia stato raggiunto, in fondo. La gente è contenta, ha il suo bello spettacolo, e si va avanti tutti tranquilli ... basta solo non avere la sfortuna di nascere più belli degli altri.
- Mi hai fatto venire il mal di testa con le tue favole, Matto, ma ora devo proprio andare. - Mi volsi a guardare verso il palco e notai un certo movimento. La premiazione stava per iniziare.
- Buona fortuna ... ne avrai bisogno.

Lasciai il Matto alle prese con la sua strana sigaretta e cercai di avvicinarmi al palco. Tutti i presenti avevano cominciato ad ammassarsi per trovare la posizione più favorevole e la ressa ormai era notevole. In qualche modo, contando sulla mia stazza e lavorando a forza di braccia larghe, riuscii a farmi strada. Alcune persone, non appena mi riconoscevano, si scansavano per farmi passare, e superandoli sentivo che si mettevano a bisbigliare. La storia fra me e Diamira era finita da tempo, ma evidentemente molti continuavano a non farsi gli affari loro.
Quando arrivai a pochi metri dalla linea di gara, oltre la quale si trovavano i posti di chi voleva partecipare alla Corsa al Trofeo, mi fermai. Poteva bastare così: ero abbastanza vicino, ora, da poter vedere Diamira in tutta la sua bellezza. Anche se mi ero ripromesso di rimanere indifferente, non potei impedire al mio cuore di cominciare a pulsare con più forza. Lei sedeva a fianco del tavolino della giuria, con le spalle ricurve e il volto basso a fissarsi la punta delle scarpe, come se volesse nascondersi da quella folla che, da più parti, cominciava a scandire il suo nome. Accanto a lei c’era una ragazza che conoscevo solo di nome, una certa Rosalina. Era una brunetta molto procace e quando passava per la strada tutti si giravano a guardarla, ma la sua bellezza spariva al confronto di quella di Diamira. L’esito della Gara era scontato. Lo sapevo io e lo sapeva anche il Sindaco, che sedeva al centro del tavolo della Giuria e stava finendo di controllare le carte. Fra poco avrebbe dovuto comunicare l’esito della Gara. Compito non facile, quando la favorita per la vittoria è la tua unica figlia.

Il Cerimoniere si alzò e fece suonare la campana. Di colpo, ogni mormorio cessò e nella piazza si fece un assoluto silenzio. Il Sindaco e le due contendenti si alzarono. Diamira continuava a tenere gli occhi bassi e si torceva le mani, le spalle erano scosse da un tremito che lei cercava di controllare, senza peraltro riuscirvi. L’altra ragazza sembrava più tranquilla, anche se un velo di agitazione la spingeva a scuotere la testa a destra e a sinistra, come se stesse cercando un volto amico tra la folla.

- Siamo qui riuniti per annunciare la vincitrice della Gara di quest’anno - attaccò il Sindaco con voce profonda. Era davvero ammirevole come riuscisse a mantenere un apparente distacco nonostante tutto. - Il conteggio dei voti è stato più volte controllato dal Collegio dei Probiviri, presieduto come sempre dal Presidente, che ringrazio per il suo prezioso lavoro. - Piegò il capo in direzione del Cerimoniere, che rispose scuotendo appena la testa. Sembrava che entambi volessero porre fine al tutto il più rapidamente possibile.
- Sono lieto di annunciare - proseguì il Sindaco, con solo un leggero tremito nella voce - che la vincitrice è ... - ci fu la consueta pausa, il Sindaco alzò lo sguardò e si girò per incrociare gli occhi della figlia, ma il volto di Diamira seguitava a puntare in modo ostinato verso il basso. La povera ragazza sembrava essere diventata una statua di sale.
- ... la vincitrice è Diamira! - urlò in modo strozzato il Sindaco, prima di accasciarsi sulla sedia.

Il silenzio venne rotto dalle urla di giubilo della folla. I ragazzi nelle prime file cominciarono a gridare “Dia-mi-ra! Dia-mi-ra! Dia-mi-ra!”, pregustando l’inizio della Caccia. All’annuncio del Sindaco, Rosalina si era messa a saltare e sembrava pazza di gioia. Il Cerimoniere le fece un cenno e lei corse tra le braccia dei suoi genitori che la aspettavano proprio sotto il palco, con le guance rigate dalle lacrime. Anche il Sindaco scese, ma il suo passo era quello di un vecchio che in un solo attimo aveva perso tutto quello che aveva. Si avviò verso casa nell’indifferenza totale della folla, che ormai attendeva impaziente l’avvio della Caccia.

Al centro del palco era rimasta solo Diamira. Nel sentire l’urlo feroce che acclamava il suo nome aveva alzato gli occhi, come stupita. Sembrava un agnellino che solo all’ingresso del mattatoio si rende conto del destino che lo attende. La bellezza che conoscevo così bene e che avevo avuto modo di contemplare da vicino in tante notti d’amore era sparita, lasciando il posto a una espressione di muto terrore. Il Cerimoniere le si avvicinò e la trascinò verso il Recinto. Solo pochi metri la separavano ormai dai ragazzi delle prime file, che facevano fatica a contenere la loro foia. Le urlavano contro facendo gesti osceni e pregustando quello che sarebbe successo di lì a pochi istanti.

Il Cerimoniere lanciò un’ultima occhiata triste verso Diamira. Poi tagliò il nastro che delimitava il Recinto e fece un passo di lato. In un attimo, tutti le furono addosso. Fu a quel punto che io decisi di andarmene. Mi tappai le orecchie, ma l’eco delle urla di Diamira continuò a rimbombarmi nella testa per tutto il tempo che impiegai a tornare a casa.


Andrea Pozzali

andyvox
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Re: La Gara

Messaggio#2 » domenica 18 ottobre 2020, 23:33

Punto a entrambi i bonus:

- il racconto è narrato in prima persona
- il personaggio stravagante è il Matto
Andrea Pozzali

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Eugene Fitzherbert
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Re: La Gara

Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2020, 19:04

Ciao, Andy,
bentrovato alla Sfida.

Il tuo racconto scorre per bene, ha un ritmo costante, senza grossi scossoni, a parte la rivelazione finale, che comunque non è un vero colpo di scena perché il Matto alla fine mette tutto in chiaro, anche se non è esplicito. Il tema mi ha ricordato la Lotteria, il racconto capolavoro di Shirley Jackson, con la piccola differenza che la Jackson aggiunge una serie di particolari che rendono il rito della lapidazione sensato: serve a portare buon auspicio ai raccolti a venire.
Nel tuo caso, la ragazza viene sacrificata solo perché è bella... e poi? Cosa porta questo rituale? Quali sono i vantaggi per il sindaco a mandare sua figlia al massacro? Purtroppo non è accennato, neanche dal matto.

Seconda cosa: il racconto manca di conflitto. Nel senso che il tuo protagonista, nonostante l'evidente collegamento con la futura vittima, non fa nulla. Non è impegnato a salvarla, non la condanna del tutto. Anzi, addirittura se ne va. Si tappa le orecchie, ma non fa nulla. A dirla tutta il tuo protagonista è tanto inerte che non reagisce neanche alle angherie di due ragazzi che se la prendono con lui per qualcosa che non si sa cosa sia. Tra l'altro questa scena ai fini del racconto è discutibile, visto che non porta nulla di nuovo. Mi aspettavo di vedere ritornare i due ragazzi, ma invece sono rimasti relegati nell'ombra della comparse.

Terza cosa: Il matto. Si esprime in modo troppo ordinario per essere lo scemo del villaggio. E soprattutto fa discorsi troppo lunghi. È buona norma dosare la lunghezza delle battute spezzarle con movimenti del corpo o tic verbali o muscolari, per movimentare lo scambio.

Rifletti su quanto ti ho scritto e dimmi che ne pensi!
Buon lavoro comunque. Alla prossima.

andyvox
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Re: La Gara

Messaggio#4 » giovedì 22 ottobre 2020, 11:49

Ciao Eugene,

grazie per il tuo commento e per le tue osservazioni che trovo sempre molto puntuali.

Comincio dall'ultima: condivido la tua analisi, a mia parziale discolpa devo dire che ho provato a inframmezzare qualche gesto del Matto, proprio per spezzare il discorso come suggerivi tu, ma dovevo farlo più spesso. E' un mio limite oggettivo su cui devo lavorare.

Sulla seconda, la passività del protagonista è voluta, è un debole e l'episodio iniziale serviva solo a mettere in luce questo aspetto. Anche in questo caso sono d'accordo con te che l'assenza di conflitto sia un limite. Mi serviva però un protagonista così inerte per mettere in luce l'assurdità della situazione e il fatto che, proprio grazie a questa passiva accettazione, questa cosa potesse protrarsi nel tempo.

Per quanto riguarda la prima osservazione, il sacrificio ha solo la funzione di tenere a bada i sentimenti di invidia sociale di una popolazione, offrendo loro in pasto una vittima che è stata privilegiata dal fatto di essere bella. E' una sorta di rivalsa dei più sfortunati contro una parte della popolazione vista come ingiustamente favorita dal caso. Pensavo che questa cosa emergesse dalle parole del Matto, ma evidentemente dovevo spiegare meno e al tempo stesso meglio.
Andrea Pozzali

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maurizio.ferrero
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Re: La Gara

Messaggio#5 » venerdì 23 ottobre 2020, 12:52

Ciao Andy, piacere di leggerti!

Il tuo racconto scorre abbastanza bene, ma presenta qualche problema.
L'idea è interessante, anche se ho fatto un po' fatica a trovare un senso logico in queste gare in cui "chi vince, perde", ma devo dire che non sono un grande fan delle distopie. Forse mi sarebbe andata giù meglio se i fatti alla base di questa "grande crisi" fossero stati spiegati meglio. Ma forse è anche un mio parere soggettivo.
Venendo a questioni un po' più tecniche, il racconto è ben scritto e scorre, ma manca di mordente. Questo problema è un po' causato dalla passività del protagonista (come già detto da Eugene) e un po' dal fatto che la quasi totalità del racconto è un dialogo botta e risposta tra il protagonista e il matto, che da un certo punto di vista sembra messo lì a puro uso del lettore per spiegare meglio la storia delle gare.
Il finale è una bella botta nei reni. Si capisce dove vuoi andare a parare, ma è comunque ben piazzato.
Tema e bonus ci sono.

A presto!

andyvox
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Re: La Gara

Messaggio#6 » venerdì 23 ottobre 2020, 18:11

Grazie per il commento, Maurizio.

Sono d'accordo con te, il racconto è un po' troppo statico, avrei dovuto "muoverlo" un po' di più. Purtroppo sono arrivato un po' corto con il tempo e non sono riuscito a sviluppare in modo adeguato il tema.

Alla prossima
Andrea Pozzali

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Pretorian
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Re: La Gara

Messaggio#7 » venerdì 23 ottobre 2020, 23:03

Ciao Andy e piacere di leggerti.

Dunque, ammetto che il tuo racconto mi lascia abbastanza perplesso. Mi sembra di intuire uno scopo satirico nella vicenda in cui la ragazza più bella viene violentata, ma tutta la storia sembra oltrepassare la linea che c'è tra satira e nosense e vira pesantemente in quest'ultimo campo. I personaggi si comportano tutti in modo strano: sono maneschi senza ragione e con un'intensità priva di alcuna logica (basta pensare a Giuseppe che fa a suo fratello un... suplex (???) solo per farlo tacere, o al protagonista, che mette le mani addosso al matto senza motivo).Il discorso tra il protagonista e il Matto, poi, è ancora più insensato. Il protagonista non sembra avere effettivamente un vero motivo per parlare con il Matto e le sue frasi di incoraggiamento sembrano non avere altro scopo che spingere il Matto a parlare, permettendogli di fare quello che poi è uno spiegone sulla condizione del protagonista e sull'ambientazione della vicenda. Sono informazioni importanti, ma, fornite in questo modo diventano pesanti. D'altra parte, l'ambientazione è confusa: troppo similare a un'ambientazione moderna per poter essere distropica, troppo strampalata per poter essere solo satira. Anche la spiegazione che hai cercato di dare alle "Gare" risulta frettolosa e sembra avere più lo scopo di ammiccare all'attuale condizione che una vera volontà informativa. Concludo suggerendoti anche di modificare l'inizio della vicenda: è confuso e pieno di infodump che non aggiungono niente alla vicenda, ma rendono la lettura lenta fin dalle prime righe.

Alla prossima!

andyvox
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Re: La Gara

Messaggio#8 » sabato 24 ottobre 2020, 18:43

Ciao Pretorian,

grazie per il tuo commento, non c'è nessun intento satirico nel racconto, è solo una distopia. Non so cosa intendi per "suplex", quindi non saprei cosa risponderti, per il resto non mi sembra che il protagonista "metta le mani addosso" al Matto, fa un gesto per scacciare il suo pendolino e poi tenta di dargli uno sberlone, senza peraltro riuscirci. Sull'infodump iniziale non ho proprio capito a cosa alludi, così come cosa vuol dire "avere più lo scopo di ammiccare all'attuale condizione che una vera volontà informativa".

Alla prossima
Andrea Pozzali

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Giacomo Puca
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Re: La Gara

Messaggio#9 » martedì 27 ottobre 2020, 20:04

Ciao andyvox, eccomi a leggere e commentare per la prima volta qualcosa di tuo.
Disclaimer: se introduco degli esempi "correttivi" è solo per far capire meglio la mia posizione. Non voglio e non intendo riscrivere il tuo testo.

Tema
Centrato, abbiamo la bellezza e anche la disperazione e le due cose sono funzionali alla storia.
I bonus sono ok.

Stile
Il racconto si fa seguire, c'è pulizia ma anche dei difetti evidenti tra cui l'eccesso di "raccontato" rispetto al "mostrato".
Prendi una frase come: La piazza del paese era ormai quasi piena. Una descrizione simile non fa il suo dovere perché non fa immaginare per bene la piazza o magari la fa immaginare in modi diversi da come dovrebbe essere.
Senti come è più concreto e "visibile" qualcosa tipo:
Sotto il palco la gente si accalcava, spalla contro spalla. I bambini sulle spalle degli adulti urlavano, allungando le braccia gli uni verso gli altri, giocando ai giganti. A distanza di sei o sette persone dal palco, la folla si diradava, tra le spalle c'era abbastanza spazio per passare. Fiotti di ubriachi arrivavano cantando dalle viuzze laterali [...]
Lascia perdere se magari l'esempio è poco aderente alla storia, però sicuramente "vediamo" di più la scena.

Anche tutto il preambolo: In alcune città più grandi, le Gare richiamavano una tale folla che era necessario limitare gli accessi e la gente cominciava a mettersi in fila già dalle prime ore dell’alba ma da noi questo non era necessario, anche arrivando all’ultimo minuto si era sicuri di riuscire a trovare un qualche posto. Sotto il palco stava cominciando a formarsi comunque una certa calca, anche perchè ormai non mancava molto all’inizio. Mentre stavo ancora cercando di capire quale potesse essere il punto migliore per seguire tutto lo spettacolo senza correre il rischio di essere troppo coinvolto in prima persona, qualcuno mi diede una pacca sulla spalla.
è abbastanza discutibile, non solo perché è un infodump, ma perché informazioni soministrate così sterilmente vengono dimenticate in un secondo. Sarebbe stato meglio creare una scena in cui infilare certe informazioni mescolate al fraseggio mentale. Per esempio mostri un tipo che arriva correndo, tutto trafelato e chiede al protagonista se è troppo tardi. Lui spiega che non hanno ancora iniziato e il tizio gli risponde "uff meno male. Dove abitavo prima, a Città X, se non ti mettevi in fila la notte prima non ti toccava nemmeno una narice."

Occhio: si scrive perché non perchè!

Dialoghi da rendere più concisi e dinamici, meno botta e risposta, conditi con più movimenti dei personaggi e meno tag.

- Giornataccia, eh? Vuoi una paglia per tirarti su il morale ? - e così dicendo mi porse un pacchetto tutto consumato, contenente diverse sigarette rollate a mano. Non avevano l’aria molto invitante e sapevo per esperienza che la probabilità che contenessero solo tabacco era pari a zero, quindi declinai l’offerta.
- No, grazie.
- Ho capito, hai smesso.
- No, non è quello, è solo che oggi non mi va.
- Non hai capito un cazzo - fece lui sventolandomi l’indice sotto il naso. - Io intendevo un’altra cosa.
- E cosa?
- Hai smesso di essere innamorato, caro mio. Succede a tutti, sai, prima o poi.


"Giornataccia, eh?" Mi porse un pacchetto di sigarette scolorito, "una paglia?"
Aprii il pacchetto, spuntarono tre sigarette rollate e l'odore di erba. Gli diedi indietro il pacchetto.
"Ah, hai smesso."
"È solo che oggi non mi va."
Il pazzo mi sventolò l'indice sotto il naso, "non hai capito"
Sbuffai, "allora spiegami."
"Hai smesso di essere innamorato, caro mio. Succede.

Altro esempio:
- E cosa ci avresti visto?
- Ti piacerebbe saperlo, vero? Ma non penso che sia il caso di dirtelo. Se è pur vero che non sei più innamorato, è anche vero che la ferita è ancora fresca, si è appena rimarginata. Basterebbe pochissimo per farla sanguinare e io non voglio che questo accada.


"E cosa ci hai visto?"
"La curiosità uccise il gatto!" Il pazzo rise, fece un balzo verso di me. Fummo faccia a faccia, il suo alito sapeva di erba e vino. "Ti sarà pure passata la cotta," tamburellò con l'indice sul mio petto, "ma non voglio certo far sanguinare questo povero cuoricino ferito."

Trama
L'idea è interessante, ricorda la lotteria di Shirley Jackson. La cosa che manca di più è un conflitto, qualcosa per cui il personaggio non sia relegato al ruolo di telecamera.
I personaggi passivi vanno anche bene ma tendono a dare storie scialbe, sono parecchio complicati da usare. Considera inoltre che il non agire di un personaggio non è necessariamente passività. Magari avresti potuto usare un personaggio che avrebbe voluto fermare la folla, o vendicarsi o chissà che ma è impotente o troppo impaurito per farlo. O magari è felice perché viene uccisa la donna che ha perso, chissà.

Valutazione finale
Racconto valido che manca però di mordente. Qualche ritocco e diventerebbe un'ottima storia.

Per qualsiasi cosa, scrivi pure.
A rileggerci!
Giacomo
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

andyvox
Messaggi: 122

Re: La Gara

Messaggio#10 » mercoledì 28 ottobre 2020, 12:38

Ciao Giacomo,

grazie mille per il tuo commento, è tutto molto chiaro, ora capisco anche meglio a cosa si riferiva Pretorian con l'infodump iniziale, purtroppo io non riesco proprio a cogliere questo tipo di problema a meno che uno non me lo metta in evidenza in modo preciso. Trovo i tuoi consigli davvero preziosi, grazie ancora per il tempo che mi hai dedicato.
Andrea Pozzali

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