Il pellegrino

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Proelium
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Il pellegrino

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2020, 23:17

A Dante e a te, Livio!

Perfino i Giganti del pozzo infernale tremarono e si fecero piccoli al passaggio di quel pellegrino granitico, dal profilo altero e ammantato di rosso. Perse la parola Nembrod dalle molte lingue; gracile e minuto si mostrò Briareo dalle cento braccia; e le mani di Anteo, per quanto gigantesche, tremarono davanti alla grandezza di quel mostro d’uomo. Perché era un uomo, quel mostro disceso a forza fino al muro della terra, alla sorgente del male. L’ombra fioca di un’aquila lo accompagnava: ad ali spiegate gli indicava la via da seguire. Quale che fosse la causa di quella discesa, Anteo lo ignorava. Ma era tale la risoluzione del suo andare e tanto ardente, benché fosco, lo splendore di quegli occhi, che quando gli fu chiesto di prendere il pellegrino tra le mani e deporlo più giù, sul fondo dell’Abisso, il Gigante temette di non esserne all’altezza. Per un breve istante meditò sulla natura del rapace che veniva con lui: un non-essere alato, per certo ultraterreno, una bestia tanto celeste quanto infernale. Lo accompagnava in volo, ma non lo innalzava, bensì lo proiettava sempre più in basso, tra i ghiacci estremi del Baratro. Il pellegrino ne era consapevole, ma continuava a camminare: la sua ombra superava la stazza del Gigante. Anteo vacillò sbigottito. Qual era il senso di quel viaggio di rovina, di quella picchiata all’Inferno? All’Inferno quell’uomo chiedeva di andare e all’Inferno, quanto più lievemente poté, Anteo lo lasciò con rispettoso timore: che razza di essere poteva tanto? Nemmeno i Giganti avevano scelto l’Abisso, neppure gli angeli caduti: tutti costoro vi erano stati gettati. Quello era il Tartaro, il regno degli Sprofondati, il contrappasso rovinoso degli arrampicatori celesti, dei Titani scaraventati dal cielo. La volontà di quell’uomo incomprensibile, infinitamente più grande della sua, suscitava nel Gigante un senso di inadeguata piccolezza, come se le parti del Ciclope e di Nessuno si fossero improvvisamente capovolte. Anteo lo guardò allontanarsi, sempre guidato da quell’aquila dell’altro mondo: un senso di vertigine lo colse, come se la terra gli mancasse sotto i piedi, come se un nuovo Eracle, forse meno nerboruto, ma certamente più mostruoso del vecchio, lo stritolasse mozzandogli il fiato.
L’aquila condusse Dante Alighieri sino ai vessilli del re dell’Inferno e ancora più oltre. I due giunsero così, non visti, sino alle porte del Regno Celeste: si erano fatti oscuri per prendere le stelle di sorpresa, alle spalle. L’uomo afferrò da dietro quella che per lui era la più luminosa, la più cara. Tutta quella strada l’aveva fatta per raggiungerla. Ma che cos’era una stella? Ora che l’aveva tra le mani e la guardava da vicino, tutto tremante, vide che assomigliava a una donna. La sua donna. Radiosa di splendore, più aggraziata e gentile di un angelo. Più casta di una vestale. Sulle sue scapole, immacolate e bianche, frullavano due ali di colomba. Fu allora che avvenne il miracolo. In un silenzio che non è di questo mondo Dante cinse Beatrice con le braccia e la strinse a sé. L’aquila spettrale volteggiava sopra di loro come un avvoltoio. Lei non si oppose: non avrebbe mai potuto. E mentre il rapace inesistente si librava alto, a giri larghi e infiniti, il pellegrino violò la donna e si impadronì delle sue ali. L’aveva raggiunta nonostante l’inferno, il mare, il cielo che li separava. L'universo si aprì dopo l’abbraccio: era Dante Alighieri che spalancava le ali. Bianche e madide di sangue: magnifiche e terribili a vedersi. Lo sporco del vermiglio fecondò il candore generando una nuova galassia. Gocce come astri schizzarono il cielo tracciando rosse e inesplorate costellazioni. Il pellegrino contemplò la visione, abbozzò un sorriso e si alzò in volo, ebbro di potenza, fino all’aquila virgiliana che come uno spettro, come la morte, aleggiava ancora, sempre, sopra ogni cosa. Insieme i due si allontanarono e svanirono alla vista, oltre la sfera celeste, oltre il sole e le stelle, inarrivabili. Beatrice osservava la scena in silenzio, del tutto consapevole che dal suo grembo violato sarebbe nata una creatura divina, infinita e immortale, che scalciava già impaziente di emettere il suo sempiterno vagito.
Ultima modifica di Proelium il martedì 20 ottobre 2020, 0:55, modificato 4 volte in totale.



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Re: Il pellegrino

Messaggio#2 » lunedì 19 ottobre 2020, 23:23

Ciao Francesco e bentornato nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona LIVIO GAMBARINI EDITION!

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Mauro Lenzi
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Re: Il pellegrino

Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2020, 17:00

Ciao Francesco,

faccio un commento "light" per poi approfondire, se vorrai.

Mi è piaciuto lo stile evocativo, personale, che in generale riesci a rendere ricco anche con frasi lunghe, senza farlo risultare pesante o poco comprensibile.
Non mi è arrivato è la storia, quel che in pratica succede e perché. Sono rimasto fuori dalla storia ad ammirarne il quadro d'insieme ma senza recepirne il messaggio: e non ha contribuito il passaggio in tre punti di vista differenti, che ha un effetto estraniante che eviterei in opere così brevi.

Comunque, se ho capito bene: un uomo passa le pene dell'inferno per arrivare alla sua donna; però la mette incinta e allora prende il volo. Oddio forse un messaggio c'era :D (scherzo)

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Proelium
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Re: Il pellegrino

Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2020, 17:18

Ciao Mauro,
una storia vecchia, hai ragione. Ma avevo desiderio di guardarla, parlarle e ricamarci sopra. Spero che, ironia a parte, il racconto ti sia arrivato e ti abbia strappato un'emozione. Quando hai tempo aspetto anche il commento "strong". Intanto grazie e in bocca al lupo :)

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MatteoMantoani
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Re: Il pellegrino

Messaggio#5 » martedì 20 ottobre 2020, 23:08

Ciao Francesco, piacere di leggerti. Trovo il tuo racconto molto evocativo, un affresco ben delineato nella prima parte e nella seconda un’evoluzione che esce un po’ dai binari canonici della Divina Commedia. Lo stile è molto ermetico e segue le regole del raccontato. Trovo alcune frasi un po’ troppo lunghe e avrei separato più i paragrafi, ma penso che il tutto sia un effetto voluto, da fermo immagine. Sebbene la narrazione sia un pochino troppo lenta per i miei gusti, ho apprezzato le immagini fortemente simboliche e l’idea di questa forza di volontà tale da far impallidire anche i giganti. Purtroppo non credo di essere riuscito a cogliere tutti i simbolismi, a partire dall’aquila che rappresenta Virgilio. Penso che comunque sia un lavoro molto particolare, forse nemmeno un racconto ma una specie di visione. Secondo me manca un po’ di aderenza al tema della gara: sì c’è l’Inferno e il viaggio all’Inferno, ma nessuno lancia l’esclamazione.

Qualche commento puntuale: poca roba perché, anche se con stile molto particolare, penso che sia tutto costruito in modo coerente.

la sua ombra superava la stazza del Gigante
Rende molto bene l’idea della grandezza di Dante anche rapportata al gigante. Bell’immagine.

quanto più lievemente poté
Staccherei la frase da quella precedente con un punto: i soggetti sono diversi, a sottolineare la difficoltà di capire chi svolge l’azione.

Tutto il secondo pezzo è un’immagine onirica che va letta molto lentamente per poter cogliere tutte le immagini. Fatico a capire bene come si svolge l’azione di fecondare Beatrice, non capisco perché Dante si impadronisca delle sue ali, e continuo a non capire a cosa serva l’aquila-Virgilio a questo punto (tanto che fin qui non ci arriva nemmeno nella Divina Commedia vera). Comunque ho apprezzato le figure che descrivi, questi spruzzi colorati che creano galassie nuove nel firmamento.

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Luca Nesler
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Re: Il pellegrino

Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2020, 14:54

Ciao Francesco. Sai che io non sono un amante di questo tipo di scrittura. Sono convinto che tu sia tra quelli che amano la poesia, ma come testo narrativo questo tuo non fa un buon servizio al lettore. Io conosco Dante e le vicende della Commedia, ma non tanto bene da afferrare tutti i tuoi rimandi. Sembri non fare sconti al lettore: se non capisce, ciccia. Posto che tu puoi avere i tuoi personali obiettivi, non penso che sia l’obiettivo finale della narrativa. Io leggo un testo, fatico a seguirlo e non riesco a capirlo.
Intendo che lo sforzo di impreziosire la prosa con espressioni meramente estetiche, penso che gratifichi più te che il lettore. In definitiva non ho capito quasi niente del tuo racconto e mi ha annoiato subito. So che sai scrivere molto bene e che hai anche idee molto buone, ma questo racconto non mi è piaciuto.
Alla prossima!

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Proelium
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Re: Il pellegrino

Messaggio#7 » mercoledì 21 ottobre 2020, 15:44

Ciao Mentis,
grazie per il feedback e le buone parole spese. Faccio un po' di chiarezza sia per te che per gli altri sulle simbologie varie: è vero, il testo è molto denso e, a suo modo, ermetico: dato che la vicenda è palese ho osato traslando su ulteriori piani di senso.
1) L'aquila virgiliana è tante cose: è Virgilio, è Roma Antica, è il vessillo dell'aquilifero portato alto in battaglia (in questo caso da Dante, che ne fa la propria guida) e, più di tutto, è l'Eneide, cioé Roma stessa, ma soprattutto la gloria letteraria.
2) Le ali sono la letteratura che vola alta, acquistando fama e gloria: materiali e immateriali, sia paradiso che inferno. Virgilio le ha già, Dante, invece, deve conquistarsi le sue superando l'Inferno alla ricerca di Beatrice.
3) Beatrice è la Musa, colei che dà le ali a Dante. Si nega a Dante in vita, ma non nell'eternità letteraria. Dal suo grembo metaforico nascerà la Commedia, che vale quanto un mondo, e Dante può spiccare il volo e raggiungere Virgilio oltre il tempo e la metafisica: la loro eternità è la letteratura. Per questo l'aquila è onnipresente nel racconto.
Spero che così sia più chiaro. Ciao e grazie ancora!
Ultima modifica di Proelium il mercoledì 21 ottobre 2020, 16:44, modificato 1 volta in totale.

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Proelium
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Re: Il pellegrino

Messaggio#8 » mercoledì 21 ottobre 2020, 16:29

Ciao Luca,
grazie per il feedback e per la fiducia che riponi in me anche quando mi massacri :)
Scherzi a parte, credo che per giudicare un testo (almeno tra scrittori, dai) sia utile andare oltre il gusto personale - per capirci, se facessi anch'io così sarebbe sempre un'ecatombe - e sforzarsi di uscire dai propri schemi mentali. Ho visto un esemplare Maurizio Ferrero andarsi a documentare su Piritoo prima di valutare un racconto: non è obbligatorio per un lettore medio, ma per chi come noi prova a scrivere (e leggere) sul serio, rimboccarsi le maniche è la base. Un testo scritto bene lo è a prescindere (non sto dicendo sia il mio caso), e mi è già capitato di vedere altri buoni pezzi (non miei) stroncati in gara solo perché lontani dagli stilemi in voga. Non credo che l'intento di MC sia forgiare una sola "via" narrativa: mi piace pensarlo come un crocevia dove ci si batte non per uniformare, ma allargare i propri orizzonti. Ciò richiede del tempo: e, in generale, concordo con l'Antico dicendo che è troppo sbrigativo fare la classifica dopo un solo giorno. Detto questo, mi spiace che tu abbia trovato il testo incomprensibile... so che non era facile e di aver sparato alto. Il mio lettore ideale, stavolta, era Dante: un omaggio presuntuoso, anacronistico e vano. Ma un innamorato non bada a queste cose.

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Luca Nesler
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Re: Il pellegrino

Messaggio#9 » mercoledì 21 ottobre 2020, 17:29

~Proelium~ ha scritto:Ciao Luca,
grazie per il feedback e per la fiducia che riponi in me anche quando mi massacri :)

Diamo a Cesare quel che è di Cesare, ma questa volta meriti le botte!

~Proelium~ ha scritto:Scherzi a parte, credo che per giudicare un testo (almeno tra scrittori, dai) sia utile andare oltre il gusto personale - per capirci, se facessi anch'io così sarebbe sempre un'ecatombe - e sforzarsi di uscire dai propri schemi mentali.

Che metro useresti per andare oltre al giudizio personale? Io ne faccio una crociata e dico quali sono le criticità rispetto a due cose:
1- l'effetto che ha avuto su di me come lettore (se potessi dire l'effetto che ha su tutti i lettori sarei ricco);
2- la violazione di norme che, oltre ad essere declamate in più sedi da diverse parti (lo show, don't tell praticamente lo scrivono sulla carta igienica), ho trovato personalmente efficaci oltre ogni dubbio.
Così io non reputo di aver giudicato secondo il mio gusto personale, ma naturalmente potrei essere miope e non accorgermi di questioni che invece lo sono, quindi dimmi pure.

~Proelium~ ha scritto:Ho visto un esemplare Maurizio Ferrero andarsi a documentare su Piritoo prima di valutare un racconto: non è obbligatorio per un lettore medio, ma per chi come noi prova a scrivere (e leggere) sul serio, rimboccarsi le maniche è la base.

Non sono d'accordo. La base è leggere e dire sinceramente ciò che abbiamo provato/pensato leggendo. Capisco che intendi rivolgerti a Dante, ma lui non lo leggerà mai. Almeno non su MC. Oltretutto penso di essermi rimboccato le maniche leggendo almeno 3 volte ogni racconto e prendendo tutta la mattina per commentarli al massimo della mia sincerità. Vuoi chiedermi più di così?
Invece io vorrei chiederti di scrivere un racconto interessante, comprensibile e coinvolgente, che mi diverta quando lo leggo. Possibilmente al massimo delle tue capacità, altrimenti puoi leggertelo da solo e, se intendi darmi spunti di studio, mandami un messaggio con scritto "visto che figo Dante?"
La richiesta di andarmi a documentare per capire il racconto è davvero eccessiva. E così non ti eserciti per scrivere al pubblico, ma solo su MC, e non penso sia saggio prendere il contest come fine a sé stesso.

~Proelium~ ha scritto:Un testo scritto bene lo è a prescindere (non sto dicendo sia il mio caso), e mi è già capitato di vedere altri buoni pezzi (non miei) stroncati in gara solo perché lontani dagli stilemi in voga.

Come giudichi un testo scritto bene? Qui, credo che sia tu che usi un metro di giudizio personale. Ti piacciono i paroloni? Ok, benone. Non è difficile scrivere coi paroloni. Difficile è scrivere un testo limpido senza che il lettore si accorga di te.
Però dobbiamo accordarci su qualcosa, allora io suggerisco di pensare in questo modo: il testo fa quello che deve fare?
E quindi la prossima domanda è: cosa deve fare?
Io penso che debba trascinare il lettore lontano dalla sua realtà. Né più né meno.
Se il testo non si fa capire e io devo socchiudere gli occhi per cercare di farmi un'idea di cosa sta succedendo, beh il testo non sta facendo quello che dovrebbe (e ho un sacco di alternative migliori di un testo incomprensibile, sciatto o ingenuo).
Quindi non è scritto bene. Stacce.

~Proelium~ ha scritto:Non credo che l'intento di MC sia forgiare una sola "via" narrativa: mi piace pensarlo come un crocevia dove ci si batte non per uniformare, ma allargare i propri orizzonti.

E su questo siamo d'accordo. Ma una cosa che non funziona non va bene. Francesco, te lo dico come se ti stessi offrendo la birra al nostro bar preferito e fossimo entrambi sbronzi: questo tuo testo non va. O magari va per una minoranza di persone che cercano nella lettura qualcosa di laterale, che non sia l'immersione e l'evasione.

~Proelium~ ha scritto:Ciò richiede del tempo: e, in generale, concordo con l'Antico dicendo che è troppo sbrigativo fare la classifica dopo un solo giorno.

Dipende dall'impegno e dal tempo che impieghi. Non dalle giornate che fai passare. O tu impieghi più di 12 ore per fare la classifica?

~Proelium~ ha scritto:so che non era facile e di aver sparato alto.

Eh, lo so che lo sai. So benissimo che sai che non lo capiranno in tanti ed è questo che ti contesto. Tu potresti fare ottimi racconti, ma sei troppo selettivo. Ti rivolgi solo a chi ti capirà. Ma allora mi chiedo: tu lo sai già chi ti capirà? Sai già quanti? Perché solo loro ti daranno feedback interessanti per i tuoi testi. Gli altri non lo capiranno.
Però allora ammetti che sei tu che usi un criterio personale, non soggettivo o universale.

Francesco, daje che spacchiamo tutto! :D
Immagino che non sarai d'accordo, ma è stato stimolante!

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Proelium
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Re: Il pellegrino

Messaggio#10 » mercoledì 21 ottobre 2020, 18:27

Me le prendo tutte, Luca, le botte che servono a migliorare!

Che metro useresti per andare oltre al giudizio personale? Io ne faccio una crociata e dico quali sono le criticità rispetto a due cose:
1- l'effetto che ha avuto su di me come lettore (se potessi dire l'effetto che ha su tutti i lettori sarei ricco);
2- la violazione di norme che, oltre ad essere declamate in più sedi da diverse parti (lo show, don't tell praticamente lo scrivono sulla carta igienica), ho trovato personalmente efficaci oltre ogni dubbio.


Ti dirò, non voglio mischiare scrittura e scuola, ma se usassi i tuoi criteri quando correggo saggi e temi (e lì sì che bisogna essere oggettivi, altro che effetto sul lettore...) sarei colpevole di plasmare soldatini in serie che scrivono e pensano a modo mio, pena l'inadempienza. Contenuto, sintassi, lessico ed espressività sono aree di riflessione che permettono di guardare un testo sotto più aspetti e sganciarsi un minimo dalla propria soggettività. Fai una prova, magari ti accorgi che funziona!

Oltretutto penso di essermi rimboccato le maniche leggendo almeno 3 volte ogni racconto e prendendo tutta la mattina per commentarli al massimo della mia sincerità. Vuoi chiedermi più di così?

Io ieri mi sono preso tutta la giornata. E rileggerò i testi un'ultima volta, confronterò i giudizi degli altri scrittori e aspetterò di capire quale racconto, a distanza di giorni, mi resta impresso perché funzionava al di là dell'impatto immediato. Solo allora stilerò la classifica, al di là dei commenti che ho già fatto, perché il primo impatto può ingannare sulla bontà e incisività di una lettura: alcune sono usa-e-getta e scivolano via dopo una prima gradevole fruizione. Ce ne sono altre più spigolose che riaffiorano poi, e rimangono impresse. Faccio tutto questo non perché non abbia un cazzo da fare, ma perché so quanto lavoro può (e dovrebbe) richiedere la scrittura di un pezzo che non sia solo di consumo, ma che aspira a qualcosa di più, e perché mi è già capitato di valutare frettolosamente un testo e fargli perdere una finale che tutto sommato, l'ho capito poi, meritava più di qualcun altro.

Invece io vorrei chiederti di scrivere un racconto interessante, comprensibile e coinvolgente, che mi diverta quando lo leggo. Possibilmente al massimo delle tue capacità. Te lo dico come se ti stessi offrendo la birra al nostro bar preferito e fossimo entrambi sbronzi: questo tuo testo non va. O magari va per una minoranza di persone che cercano nella lettura qualcosa di laterale, che non sia l'immersione e l'evasione. So benissimo che sai che non lo capiranno in tanti ed è questo che ti contesto. Tu potresti fare ottimi racconti, ma sei troppo selettivo. Ti rivolgi solo a chi ti capirà. Ma allora mi chiedo: tu lo sai già chi ti capirà? Sai già quanti? Perché solo loro ti daranno feedback interessanti per i tuoi testi. Gli altri non lo capiranno.

Francesco, daje che spacchiamo tutto! :D
Immagino che non sarai d'accordo, ma è stato stimolante!


Stimolante di sicuro, se non ci scappano le crapate non è divertente. Il tuo punto di vista l'ho capito, ora vediamo se tu capisci il mio. Al prossimo giro di birre saremo entrambi un po' migliori di oggi. Forse, speriamo.
Alla prossima!

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Andrea Lauro
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Re: Il pellegrino

Messaggio#11 » sabato 24 ottobre 2020, 0:01

Ciao Francesco, la lettura del tuo testo è stata difficoltosa, e penso che fosse proprio il tuo scopo.
Ma andiamo con ordine: la prima cosa che il lettore si trova davanti è un muro di parole con un solo a-capo (ma niente salto paragrafo) al centro. Con questo tipo di impaginazione, l’effetto provocato è di far leggere il racconto in un solo respiro. Sono convinto che anche questo fosse il tuo intento.

Nelle prime due frasi, introduci ben quattro personaggi (il pellegrino, Nembrod, Anteo e Briareo); due di questi personaggi hanno nomi assonanti.

Lo stile: aulico, con periodi lunghi, aggettivi che precedono soggetto o complemento oggetto, ripetizioni volute come se fosse un rapsodo a narrarli (mostro d’uomo / uomo-mostro; picchiata all’Inferno / All’Inferno quell’uomo ecc.).

Insomma, è un testo lirico che rema in direzione contraria al tempo, nega e rifugge qualsiasi regola contemporanea di narratologia. Era questo il tuo obiettivo? Dare al lettore moderno uno spaccato di come si scriveva secoli fa? In caso, l’obiettivo è centrato. Nulla da dire al riguardo, l’importante è esserne coscienti.
buona edition!
andrea

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Giorgia D'Aversa
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Re: Il pellegrino

Messaggio#12 » martedì 27 ottobre 2020, 14:16

Ciao Francesco!
La prima cosa che mi ha creato difficoltà nella lettura è stato il muro di testo a cui mi sono trovata di fronte: una valanga di parole di questo tipo, soprattutto se si sceglie di utilizzare come nel tuo caso frasi piuttosto impegnative e auliche, può scoraggiare il lettore.
Mi è piaciuta l'atmosfera che sei riuscito a evocare, quel sentore di luogo infernale misto alla Divina Commedia... però si tratta di un testo che, per scelte lessicali e stilistiche, risulta un po' ostico e pesantuccio. Sicuramente si sei impegnato per inserire molti riferimenti affascinanti all'opera dantesca e all'Inferno che però io, per ignoranza personale, non sono riuscita a cogliere del tutto.
Insomma, una prova interessante per alcune scelte ma che ho trovato faticosa da digerire nella lettura.

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Ivan
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Re: Il pellegrino

Messaggio#13 » martedì 27 ottobre 2020, 21:08

Ciao Francesco, vista la guest star e il tema, ci avrei giurato che qualcuno sarebbe finito con lo scrivere un racconto a tema Divina Commedia. :)
Non vederla come una critica, anzi. Mi ha fatto piacere, perché la tua è una scelta che comporta l’accettazione consapevole di un numero elevato di difficoltà.
Manca l’esortazione ad andare all’inferno, vero. Ma dato lo sforzo profuso, è un piccolo difetto che passa in secondo piano.

Parlando del testo, sembra di leggere un racconto d’altri tempi. Se da un punto di vista estetico questo può essere apprezzato da certi, è innegabile che la lettura risenta del numero elevato di aggettivi, della terminologia ricercata e dei periodi molto lunghi e ricchi di incisi.

Da come hai costruito il testo, è evidente che questo sia uno stile che ti piace o che per lo meno hai voluto ricreare in questa sede, con l’intento di rievocare un certo tipo di immaginario poetico. Tuttavia, mi rimane la curiosità di come si sarebbe potuta sviluppare la tua idea se scritta con uno stile più moderno.

Spero di rileggerti presto! :)
Ivan

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Stefano.Moretto
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Re: Il pellegrino

Messaggio#14 » mercoledì 28 ottobre 2020, 21:01

Ciao Francesco,
ci ho messo un po' a capire che era la discesa di Dante all'inferno da un altro punto di vista, ma quando l'ho capito mi ha fatto un'ottima impressione. Come ti hanno già fatto notare il fatto di non andare mai a capo (per quanto personalmente non mi piace parlare dell'impaginazione di un testo) può dare un brutto effetto, soprattutto se contrapposto alla divina commedia notoriamente in endecasillabi. Forse un po' troppo poetico per essere l'inferno, proprio il libro dei tre che è scritto in uno stile più vicino al volgare, ma questa è un'opinione soggettiva.
Devo dire che si sentono moltissimo le emozioni del gigante in questo testo, mi è piaciuto perché è riuscito a trasportarmi mentalmente in quel luogo. Non ho capito invece il finale: da quel che ho capito è una "director's cut" della divina commedia (passami il termine umoristicamente parlando), ma il problema è che da quel punto in poi diventa tutto molto sfumato e incomprensibile.
In generale comunque mi è piaciuto molto per le emozioni che è stato capace di trasmettere.

Andrea J. Leonardi
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Re: Il pellegrino

Messaggio#15 » mercoledì 28 ottobre 2020, 23:27

Ciao! I miei commenti arrivano in ritardo e magari ho poco da aggiungere, ma cerco di giustificare quella che sarà poi la mia classifica.

Tema. Come in altri testi, c’è tanto inferno ma manca il vai che da energia, spinta, dinamismo. Tema mezzo centrato?

Trama. Un viaggio tra mondi ultraterreni danteschi, con un finale un po’ imprevisto. Purtroppo, sembra che ci sia più soffio stilistico che vera storia, con quel che accade visto la lontano e, a tratti, immotivato.

Stile. Un raccontato che, nei criteri dello stile, sembra essere ben fatto. Il lettore deve impegnarsi per comprendere l’effettiva storia o anche solo per leggere in maniera fluida, ma non significa che questo sia un difetto del testo.
È necessario chiedersi il perché si scrive: raccontare una storia, trasmettere emozioni, trasmettere una morale, diffondere cultura o anche, come qualcuno ha detto, restituire soddisfazione allo stesso scrittore. Le regole del contest non richiedono di scrivere un racconto vendibile, ovvero nato per raccontare una storia nel migliore dei modi; quindi, considerando i criteri del raccontato a cui aderisce il racconto, e considerati gli altri scritti appartenenti alla stessa scelta stilistica, reputo la scrittura ottima.

Personalmente, poi, ho trovato lo stile sull’orlo dell’incomprensibile, eppure estremamente elegante.

PhilStones
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Re: Il pellegrino

Messaggio#16 » giovedì 29 ottobre 2020, 10:36

Ciao Francesco

Apprezzo molto i simboli e i significati allegorici nella scrittura, ma qua ce n'erano tanti che mi sono un po' perso. Tra l'altro per essere letto occorreva un substrato che non è da tutti, in particolare all'inizio dove ci sono ben tre nomi e un pellegrino. Ho dovuto rileggere una seconda volta scandendo parola per parola per non perdermi. Diverso il finale, dove il senso lirico e le figure diventano un po' più limpidi; qui la letture risente di più il cambio del PdV.
La ricchezza di vocaboli e la costruzione delle frasi denota una abilità non comune. Invidio la tua ricercatezza e certe scelte coraggiose e azzeccate. Ma nella complessità deve essermi sfuggito il cuore della narrazione, e nel leggere, invece di scaldarmi sono rimasto alla stessa temperatura.

Buona gara
Filippo

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antico
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Re: Il pellegrino

Messaggio#17 » venerdì 30 ottobre 2020, 15:10

Credo sia un racconto con un preciso target di lettori, piuttosto ristretto a dire il vero. Il muro di parole del primo, lungo, paragrafo, è troppo pesante, a mio parere. Si parte con estremo interesse, ma dopo qualche riga ci si scontra con questo non mollare mai e si comincia a sentire il bisogno di un maggior respiro. Tra i due paragrafi sarebbe servito, inoltre, un a capo, poi riparti con un altro muro forse ancora più ostico perché, ancora di più, richiesdi una conoscenza determinata al lettore. Di sicuro non sono io il target di questo racconto, ma allo stesso tempo rischia di allontanare i potenziali target, ovviamente sempre a mio parere. Mi fermo su un pollice ni ammettendo però la mia ignoranza.

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