Il posto che meriti

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Stefano.Moretto
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Il posto che meriti

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2020, 23:34

Il posto che meriti, di Stefano Moretto

Giro la chiave nella toppa e tiro una spallata alla porta, i cardini arrugginiti cedono con uno stridio ed entro in casa.
«Cara, ho una notizia fantastica!»
Mia moglie è sdraiata sul divano col tablet sulla pancia. Alza gli occhi inespressivi verso di me.
«Hai finalmente deciso di trovarti un lavoro vero?»
Agito davanti a me il mio primo contratto di lavoro e le indico la mia firma in fondo al foglio.
«Al contrario, mi hanno assunto! Sarò il social media manager ufficiale di un’azienda!»
Socchiude gli occhi e li riabbassa verso il tablet. «E ti hanno assunto con quel completo sgualcito e la tua faccia da fesso?»
Abbasso il contratto e chiudo la porta. Sul tavolino accanto al divano ci sono due bottiglie di birra vuote. Fa scorrere un dito sul tablet che emette un suono simile a delle bolle di sapone che esplodono e una fanfara di vittoria. Mi allento la cravatta.
«Sai, avrò un vero stipendio ora. Non mi dovrai più mantenere tu, non sei contenta?»
«Lo sarò quando vedrò la tua prima busta paga. E chi sarebbe il fesso che ti ha assunto?»
«Una grossa azienda che tra qualche settimana si farà quotare in borsa. Si chiama…» giro il foglio e cerco il nome tra le prime righe. «Ornifen»
***
Esco dall’ascensore e un uomo giovane mi viene in contro con la mano protesa verso di me. Indossa un completo nero e una cravatta rosso acceso.
«Benvenuto a Ornifen, carissimo!» Gli stringo la mano, la sua presa è energica. «Io sono Lucy, molto piacere. Vieni, ti mostro la tua postazione.»
Mi fa cenno di seguirlo, il suo sorriso è di un bianco accecante. Mi porta attraverso un enorme open space dove decine di persone siedono alla propria scrivania. Nessuno indossa un completo o una camicia, sono tutti in abiti informali. Una donna dai lunghi capelli biondi in jeans e maglietta rossa fa avanti e indietro per il corridoio dell’open space parlando ad alta voce con qualcuno tramite un auricolare. Ai piedi indossa delle Converse.
Sorrido. «Mi piace il vostro dress code.»
Lucy si volta, i suoi occhi dal taglio felino mi ispezionano da capo a piedi.
«Sono convinto che indossare un completo non ti renda più produttivo. Sentiti libero di metterti ciò che vuoi.»
Lucy si ferma davanti a una scrivania bianca con un computer all in one. La tastiera e il mouse neri sono lucidi. Lucy prende per lo schienale la sedia davanti alla scrivania e la fa ruotare verso di me.
«Prego.»
«Questo posto è veramente fantastico Lucy.»
«Sono contento che ti piaccia.» Prende il mouse e lo muove, il monitor si accende. «Ecco, guarda, su questo pc siamo già loggati nei nostri social, nel caso le credenziali sono su un file nel desktop.»
Con un doppio click apre un file con vari user e password.
«Conto su di te per risollevare un po’ la mia immagine. Mi raccomando ultimamente certe recensioni ci hanno proprio stesi.»
Mi giro verso di lui.
«Ci sono stati problemi con i clienti?»
Lucy fa spallucce. «Meh, principalmente la Chiesa. Loro e il loro fanclub.»
«Come?»
«Sì, il discorso che io sarei malvagio, la fonte di ogni male… negli ultimi duemila anni non mi danno respiro, per questo ora che ci sono i social ho bisogno di qualcuno come te.»
«Mi perdoni, non sto capendo.»
«Lascia che mi presenti di nuovo.» Allunga la sua mano verso di me. «Io sono Lucifero.»
Gli stringo la mano senza metterci forza, le sue dita mi stritolano. Ho un groppo in gola.
«Vedi, alcune persone sono convinte che se qualcosa va male o se qualcuno è cattivo è colpa mia. Ridicolo, vero? Cioè, cosa dovrei fare, spingerti col forcone sul sedere e costringerti a rubare le caramelle ai bambini?»
Ride. Resto immobile. Una goccia di sudore mi scende dalla fronte e si ferma sul sopracciglio.
«Ognuno si crea il proprio inferno personale. Tipo vivendo come un parassita a carico della moglie per tredici anni, fingendo di cercare un lavoro e andando invece al bar con gli amici.»
«Posso spiegar—»
«No, evita, per favore.» La sua espressione è seria. «Non sono qui per giudicarti, di quello si occuperà papà. Adesso hai un’occasione per far sì che il suo giudizio sia più mite, non sprecarlo.»
Fisso il monitor. Lucy si china su di me, la sua bocca mi sfiora l’orecchio.
«Di solito,» sussurra, «auguro ai nuovi dipendenti di andare all’inferno per incoraggiarli, ma tu sei già dove meriti.»



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antico
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#2 » lunedì 19 ottobre 2020, 23:43

Ciao Stefano e benvenuto nell'Arena! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa LIVIO GAMBARINI EDITION!

Daniel Travis
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2020, 0:00

Ottima premessa, anche se, avendo fatto da social media manager a un paio di clienti, trovo più probabile che l'abbia inventato direttamente Lucy, il mestiere.
L'esecuzione barcolla un filo di più: la punteggiatura andrebbe rivista (prova a leggere Mi raccomando ultimamente certe recensioni ci hanno proprio stesi come è scritto, tutto d'un fiato) e qualche goccia di caratterizzazione in più non guasterebbe (la moglie in particolare pecca di monodimensionalità, darle una battuta un po' più unica potrebbe arricchire il testo e indurci a detestare sottilmente il protagonista un po' di più, quindi a godere di più del finale).
Insomma: non mi dispiacerebbe rileggerlo dopo una rapida revisione.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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maurizio.ferrero
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2020, 9:46

Ciao Stefano, piacere di leggerti.

Il racconto soffre un po' l'essere diviso in due tempi distinti, con una prima parte utile a fare capire la situazione, ma che poteva essere evitata del tutto o, al contrario, imbastita con una situazione più corposa che rendesse più tridimensionale il personaggio della moglie.
La seconda, d'altro canto, soffre dell'essere molto prevedibile. Già dall'anagramma del nome della società e del soprannome del capo si capisce dove la storia andrà a parare. Un guizzo di originalità in più non avrebbe guastato, oppure una caratterizzazione diversa dei personaggi, anche perché non è la prima volta che il diavolo viene rappresentato come il feroce manager di un'azienda.
Essenzialmente buono, ma di molto migliorabile.

A presto!

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Sirimedho
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2020, 11:49

Il buon infingardo trova un lavoro. Solo che scopre che Lucy è un Lucifero… che shock! Fortuna che Lucifero è un buono, che vuole usare un signore che nella vita non ha fatto nulla per farsi promuovere sul web: che coraggio da parte sua!
Tema centrato per negazione, visto che Lucy non gli augura di andare all’inferno.
Salvo il fatto tecnico che le credenziali siano su un file mi sembra una cosa da far gridare vendetta al responsabile della sicurezza, mi sembra che i dialoghi filino bene. La storia però non mi sembra molto originale, né il comportamento del “fesso” così credibile, trova tutto bellissimo ed è tutto troppo sui binari.
Rendendolo più emotivamente significativo, mi sembra che ci sia spazio per renderlo più interessante.

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Debora D
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#6 » domenica 25 ottobre 2020, 15:09

Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Racconto simpatico che ci porta in quella che sembra una puntata di Lucifer…
scherzi a parte: la narrazione ha un ottimo ritmo grazie a un uso buono delle tecniche del mostrato, senza troppe sbavature. Il personaggio protagonista si mostra ben caratterizzato nonostante la brevità obbligatoria della storia. Lucifero invece è simile ad a recenti rivisitazioni, ma l’originalità risiede nella voce di chi racconta, non solo nel contenuto, quindi promosso! Riconosco che il nomignolo Lucy e l'acronimo dell'azienda non mi avevano instradata, quindi ho impersonato il ruolo del lettore distratto che non ragiona troppo ma si lascia andare.

Quello che dirò ora invece nasce dalla seconda lettura:
Si comincia con un poco di conflitto e problemi: mancanza di denaro, relazione stanca e traballante.
tiro una spallata alla porta
Mi piace, è un dettaglio che senza giri di parole ci racconta la situazione economica della coppia, così come l’atteggiamento dimesso della moglie.

Sul tavolino accanto al divano ci sono due bottiglie di birra vuote. Dettaglio simpatico che a una seconda lettura mi fa pensare: non è che oltre che fesso è pure cornuto?

La scena successiva mantiene coerenza e coinvolgimento fino a metà, bello il movimento nell'quando avviene il colpo di scena.

«Lascia che mi presenti di nuovo.» Allunga la sua mano verso di me. «Io sono Lucifero.»
Gli stringo la mano senza metterci forza, le sue dita mi stritolano. Ho un groppo in gola.

Qui il racconto si indebolisce. Il protagonista ci crede subito, l’altro non cambia aspetto né fa nulla per provare la propria affermazione. Un bagliore, un cambiamento delle fattezze… nulla. La cosa non tiene: secondo quali elementi lui e quindi anche noi dovremmo credere alle sue parole?
Si sente più forte la mancanza del pensiero diretto o indiretto del personaggio pdv.
La frase finale mi piace, non è scontata come il classico Benvenuto all’Inferno.

di quello si occuperà papà
Chi? Non l’ho capita questa…

Infine c’è qualche nome proprio ripetuto inutilmente e alcune virgole che sono andate perdute, come nella frase che ti hanno già segnalato.
Mi raccomando ultimamente certe recensioni ci hanno proprio stesi.

Aspetto di leggerti ancora.
Buona scrittura e buona lettura.

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marco.roncaccia
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#7 » mercoledì 28 ottobre 2020, 22:09

Ciao Stefano,
il tuo racconto ci mostra un restyling di immagine dell’inferno e di Lucifero.
Ho apprezzato:
- l’idea, molto divertente
- il tono del racconto, leggibile e scorrevole
Mi hanno invece destato perplessità
- L’anagramma di inferno e l’identità di Lucy … se il tuo obiettivo era creare un po’ di suspance e curiosità nel lettore, tutto finisce con la fine del primo spezzone.
- La trama mi sembra soffrire del fatto che tutto viene alla luce abbastanza presto e una volta scoperta la situazione, nonostante qualche scambio di dialogo piacevole il racconto non offre molto.

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jimjams
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#8 » giovedì 29 ottobre 2020, 0:07

Ciao, Stefano.
Il tuo racconto scorre abbastanza bene. Io non sono uno che si sofferma sulla forma ma c'è qualche cosina da sistemare o che magari non piace a me ("Sentiti libero di metterti" mi fa l'effetto del gesso sulla lavagna). L'idea non è originalissima (mi aspettavo varie interpretazioni della stessa idea), ma è comunque graziosa. Potevi forse riuscire a renderla meno evidente da subito, anche se capisco che non sarebbe stato troppo facile. Gradevole, ma probabilmente non sarà in cima alla mia classifica personale.

alexandra.fischer
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#9 » giovedì 29 ottobre 2020, 6:24

Non male l’idea della ditta importante Onifer con tanto di anagramma e direttore dal nome Lucy (equivoco al punto giusto). Il tema è centrato. Ora il Nostro il lavoro ce l’ha, mi pare di capire che debba far cambiare idea ai seguaci della Chiesa e del Bene e farli passare al Male. Ecco l’incarico-punizione fatto intravedere da Lucy (del colloquio si occuperà il padre di lui). Questo per fargli scontare un passato di false ricerche di lavoro (che gli hanno fruttato il disprezzo della moglie).


Attento.
Troppi punti esclamativi.
Ti riporto le frasi corrette:
«Già fatto. Mi hanno assunto. Sarò il social media manager di un’azienda.»
«Mah, principalmente la Chiesa…»
«…è dagli ultimi duemila anni che non mi danno respiro.»

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Stefano.Moretto
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#10 » giovedì 29 ottobre 2020, 9:28

Grazie mille a tutti per i commenti, li ho apprezzati molto. Sì, in effetti l'idea non è per niente originale, è la prima volta che partecipo e l'effetto conto alla rovescia mi ha messo più pressione di quanto pensassi. L'idea dell'anagramma è stata infelice in effetti e me l'avete segnalato quasi tutti, avrei dovuto pensare a qualcos'altro per non rivelare troppo tutto insieme. Idem per il nome di Lucy. In generale ho capito che avrei dovuto strutturare il racconto in modo diverso, quello che ho fatto ha sofferto veramente troppo per il limite dei caratteri. Non sono abituato a scrivere con un limite così grande, cercherò di fare meglio la prossima volta.

Debora D ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Quello che dirò ora invece nasce dalla seconda lettura:
Si comincia con un poco di conflitto e problemi: mancanza di denaro, relazione stanca e traballante.
tiro una spallata alla porta
Mi piace, è un dettaglio che senza giri di parole ci racconta la situazione economica della coppia, così come l’atteggiamento dimesso della moglie.
Sul tavolino accanto al divano ci sono due bottiglie di birra vuote. Dettaglio simpatico che a una seconda lettura mi fa pensare: non è che oltre che fesso è pure cornuto?

Grazie, era esattamente quello che cercavo di trasmettere, una moglie che ormai se ne frega del marito che vede come un "parassita fallito", tanto da quasi ignorarlo quando torna a casa. Sul cornuto in realtà non ci ho pensato, ma mi piace come hai interpretato la situazione.

Debora D ha scritto:«Lascia che mi presenti di nuovo.» Allunga la sua mano verso di me. «Io sono Lucifero.»
Gli stringo la mano senza metterci forza, le sue dita mi stritolano. Ho un groppo in gola.

Qui il racconto si indebolisce. Il protagonista ci crede subito, l’altro non cambia aspetto né fa nulla per provare la propria affermazione. Un bagliore, un cambiamento delle fattezze… nulla. La cosa non tiene: secondo quali elementi lui e quindi anche noi dovremmo credere alle sue parole?

Sì, è vero, questo è un problema grosso. Purtroppo il limite di caratteri mi ha costretto a cancellare alcune parti e questa ne ha sofferto molto. Volevo mettere qualcosa che non fosse il classico "occhi che diventano rossi" estremamente cliché, ma tra il tempo e lo spazio non ce l'ho fatta.

Sirimedho ha scritto:Salvo il fatto tecnico che le credenziali siano su un file mi sembra una cosa da far gridare vendetta al responsabile della sicurezza

Ti do ragione, anzi ragionissima: io lavoro proprio in quel campo e so quanto sia una pratica abominevole eppure incredibilmente diffusa. Originariamente doveva esserci una battuta a far capire questo, ma poi il limite di caratteri me l'ha impedito. Avrei dovuto eliminare anche la battuta, pensandoci a posteriori.


Grazie ancora a tutti per i vostri giudizi, ne farò tesoro.

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Puch89
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#11 » giovedì 29 ottobre 2020, 15:57

Il racconto è in bilico sul piacente e il noioso, ma più tendente verso il primo.
Il problema secondo me è l'assenza di pathos o di un elemento che porti il lettore a sensibilizzare con la discesa all'inferno del protagonista, con la punizione che lo spetta. Perché è vero si che ne parli, ma poco e in maniera troppo superficiale per poter far leva, e visto che è il perno centrale della questione il tutto si risolve con un "Racconto carino si, dai. Però... mh."
Non è facile far fluire bene parole intenzioni e climax in pochi caratteri e il tuo scritto èuna buona partenza per andare lavorare su alcuni aspetti che vanno assolutamente migliorati, in modo tale che i successivi possano essere migliori del precedente, e così via. Il tema c'è, l'asticella è verso l'alto, quindi forza così. Alla prossima!

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antico
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Re: Il posto che meriti

Messaggio#12 » domenica 1 novembre 2020, 20:38

C'è più contrasto tra il protagonista e la moglie che tra lui e Lucifero e questo è un bel problema soprattutto considerato che il focus del racconto sta nella seconda parte e che per ottimizzarlo il primo consiglio sarebbe di eliminare la prima per inglobarla nella successiva. C'è qualcosa che non funziona in questo Lucifero, insomma. Ma anche nel protagonista perché sembra che il lavoro lo abbia cercato, che si sia redento, insomma. Tanto per cominciare, doveva essere più chiaro che il lavoro gli era precipitato tra le braccia senza sforzo da parte sua. Secondariamente, avresti dovuto lavorare meglio tra il suo essere pigro e fallito dentro in contrapposizione un Lucifero che, a questo punto, avrebbe dovuto assumere quasi una figura positiva, di vendicatore di personaggi negativi. Ecco, in questo testo non riesci a fare uscire la negatività del tuo protagonista, tutto rimane troppo soft. Per me un pollice tendente al positivo perché si legge comunque bene, ma molto stirato.

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