Come stai? - Giulio Marchese

Giulio_Marchese
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Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2020, 0:01

Come stai?di Giulio Marchese


Mi giro verso il water e tiro lo sciacquone. Il gorgoglio dell’acqua mi si insinua nel cervello.
Che sia iperacusia?
Giro la maniglia, il tavolo del soggiorno è in ordine, ci passo il dito sopra: nessuna traccia di polvere.
Le cartellette sono disposte all’altra estremità, le raggiungo e cerco la più recente. Dovrebbe avere il logo dell’ospedale Cervello. Policlinico, no. Giglio, no. Un altro policlinico. Trovato!
Lo stomaco emette un gracidio, l’addome si contrae. Metto le mani sulla pancia e comincio a massaggiarla con la punta delle dita. Spingo forte e compio un movimento rotatorio: senso antiorario con la destra, senso orario con la sinistra, senso antiorario con la destra, senso orario con la sinistra.
Stacco le mani e distendo le braccia in avanti. Inspiro, espiro, inspiro, espiro.
My personal trainer non si smentisce mai: funziona.
L’orologio a muro segna le dieci e qualcosa, la lancetta lunga è pericolosamente in bilico tra il due e il tre. La dottoressa mi aspetta per le dieci e mezza.
Prendo la cartelletta del Cervello dal tavolo, mi avvicino alla porta e l’appoggio sul mobiletto. Afferro la giacca di pelle nera dall’attaccapanni e la indosso.
Colpisco le tasche dei jeans con i palmi. Tocco il telefono, ma non le chiavi.
Cazzo.
Ho appena il tempo per andare di nuovo in bagno. La lancetta grande si è assestata sul tre. Ci saranno cinque minuti a piedi da qui allo studio del medico. Lo stomaco riprende a mormorare.
Corro verso il divano, ne tasto la superficie, indago tra i braccioli e i cuscini, tra i cuscini e la spalliera. Mi volto, tutto è al suo posto. La cucina è in ordine e il tavolo è sgombro, fatta eccezione per le cartellette. La palma sta sotto la finestra come sempre, la raggiungo e infilo le mani nel terriccio dentro il vaso.
Sono un idiota, perché dovrebbero essere qua?
Lo smartphone vibra. Un What’s app da Claudia: “come stai?”
Una fitta mi fa piegare in due. Appoggio la fronte al davanzale interno e il marmo freddo mi gela il cervello. Alzo la testa: le chiavi. Distendo la schiena.
Lo schermo si illumina “Poi sei andato dalla dottoressa? Che ti ha detto? Papà è preoccupato, perché non torni a stare qui per un po’?”
Al diavolo tu e papà, cosa c’è di difficile da capire? Sto male.
Prendo le chiavi e le metto in tasca. Sul davanzale c’è anche un bigliettino da visita: Dottoressa Agata Cristofori. Ho dimenticato di disdire l’appuntamento. Cause di forza maggiore, capirà.
Lo lascio dov’è e corro in bagno.

***

«Buongiorno, dottoressa.»
Appoggio la cartelletta sulla scrivania, la dottoressa sta armeggiando con il computer. «Buongiorno, signor Cerulli. Si accomodi.»
Mi siedo di fronte a lei, mi sorride, «allora, come sta?»
Mi massaggio la nuca con entrambe le mani, «male, ho un forte mal di stomaco, non riesco ad allontanarmi dal bagno. Questa cosa mi sta condizionando la vita, sono tre giorni che non vado a lavoro.»
La dottoressa tira a sé la cartelletta, «e questa?»
Appoggio i polpastrelli sulla scrivania, «settimana scorsa lei non c’era, quindi ho parlato del mio problema con il sostituto e mi ha fatto la ricetta per un controllo.»
Sfoglia il contenuto della cartella, alza gli occhi e mi fissa da sopra gli occhiali, «il mio sostituto le fatto la ricetta per fare… una colonscopia
Sul soffitto c’è dell’umido «era l’unico esame che non avevo ancora fatto.» Sospiro, «la mia condizione è invalidante, i sintomi sono abbastanza univoci, ho letto su internet—»
«Per favore!» la donna sbatte con violenza i pugni sui fogli che ha davanti, «Lei si è fatto infilare… perché lo ha letto su internet?»
«Dottoressa, io sto male!»
Si guarda intorno, le nocche le diventano bianche. «É andato dalla dottoressa Cristofori come le avevo consigliato?»
«Io sto male!»
«La dottoressa può aiutarla!»
Mi alzo in piedi, «Che vada all’inferno! Non ho bisogno di una dannata strizzacervelli! Sto male davvero!»
La dottoressa rimane immobile, «Sì, l’ipocondria è una malattia e lei è malato»
Vaffanculo, non sono un malato immaginario!
Mi alzò e volto le spalle alla scrivania. Tiro la porta a me ed esco nella sala d’attesa, mi sento afferrare per la spalla.
«Lei è malato, solo non nel modo in cui pensa. Si lasci aiutare.»
Mi libero dalla presa ed esco in strada.
Al diavolo tutti, io sto male!
Sto male!



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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2020, 0:10

Ciao Giulio e benvenuto nell'Ottava Era! Tutto ok con caratteri e tempo, buona LIVIO GAMBARINI EDITION!

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2020, 0:18

Con una giornata di ritardo ma ce l'ho fatta! Grazie mille!

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MatteoMantoani
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2020, 23:00

Ciao Giulio, piacere di leggerti. Il racconto è scritto con stile immersivo, si legge in modo scorrevole ma ci sono alcune cose che non funzionano bene. La trama sinceramente non mi ha colpito più di tanto, non si capisce se il personaggio sia veramente ipocondriaco o se i suoi bisogni siano reali. La prima parte si sofferma molto sull’ordine della casa (senza apparente scopo) e sul fatto che il personaggio non trovi le chiavi. La seconda parte mostra il protagonista parlare con la dottoressa, ma la scena precedente parla di un appuntamento saltato (e non si capisce che è un altro), quindi la prima scena non si collega alla seconda. In definitiva correggerei questo appuntamento annullato che mi ha creato molta confusione e collegherei le due scene magari parlando di un ritardo mostruoso, ma specificando che si tratta dello stesso appuntamento cui si fa riferimento in seguito.

Ecco il commento puntuale.

dell’ospedale Cervello
Mai sentito un ospedale che si chiama “Cervello”, è un riferimento ad una clinica di neurologia? Forse qui c’è un piccolo refuso e volevo solo dire: “Il logo del Cervello”

Lo stomaco emette un gracidio
Perché? Ha le rane nello stomaco? Lo stomaco non gracida, al massimo brontola, gorgoglia… Attenzione, se alludi a problemi intestinali lo stomaco non c’entra niente…

L’orologio a muro segna le dieci e qualcosa, la lancetta lunga è pericolosamente in bilico tra il due e il tre. La dottoressa mi aspetta per le dieci e mezza.
Se il personaggio vede che la lancetta è pericolosamente in bilico tra il due e il tre, allora riesce a leggere l’ora esatta e non pensa che sono le dieci e qualcosa.

Colpisco le tasche dei jeans con i palmi. Tocco il telefono, ma non le chiavi.
Dopo aver toccato le tasche queste spariscono e il personaggio riesce a toccarne il contenuto? Piuttosto metterei: “Il telefono c’è, le chiavi invece no.”

Un What’s app da Claudia
WhatsApp

Appoggio la fronte al davanzale interno e il marmo freddo mi gela il cervello
Il davanzale è così freddo da gelare persino il cervello?

Ho dimenticato di disdire l’appuntamento.
Perché dimenticato? Non può farlo adesso?

sono tre giorni che non vado a lavoro
Gli condiziona la vita dopo solo tre giorni? Aumenterei i giorni

Lei si è fatto infilare… perché lo ha letto su internet?
Un medico non si esprimerebbe mai così con un paziente

Tiro la porta a me
A me è scontato, non serve specificarlo

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2020, 0:43

Ciao Giulio, piacere di leggerti. Il racconto è scritto con stile immersivo, si legge in modo scorrevole ma ci sono alcune cose che non funzionano bene.


Ciao e grazie mille per il commento! L’appuntamento annullato pensavo si capisse che era con un altro medico (poi psicologa) dal fatto che stava uscendo per andare dal medico quindi avrebbe avuto poco senso annullare: vede il bigliettino da visita e si ricorda che aveva prenotato anche la psicologa. Però potresti avere ragione, e magari funzionava anche meglio senza. Lo scopo della casa in ordine è evidenziare una leggera mania del controllo, ma provo a rispondere punto per punto:

1) Cervello è il nome di un ospedale di Palermo, come Policlinico. Il Giglio si trova invece a circa ottanta km, a Cefalù (PA)

2)Il personaggio percepisce un suono simile a quello emesso da una rana provenire dallo stomaco. Visto che hai pensato a rane nella pancia credo tu abbia immaginato un suono simile a quello che avevo immaginato io.

3) Qui avrei potuto dire quasi e un quarto, più che e dieci, di sicuro le dieci sono passate da più di 10 minuti ma non riesce a percepire l’ora esatta.

4) ci sta. Lo riscriverei come hai proposto.

5) giusto.

6) Il portatore di punto di vista lo percepisce così. Ricordiamo che ha pensato a iperacusia tirando lo sciacquone...

7) Vero, però non gli interessa davvero farlo, come si capisce nel finale prova una certa avversione per gli psicologi.

8) Magari non condiziona la mia o la tua, e la sua sì. Le persone sono diverse (e chi ha manie del controllo si sente condizionato anche se gli sposti un soprammobile).

9) Nei film no, nella realtà dipende dal medico: in giro si sente anche di peggio. Però essendo abbastanza steriotipata ci poteva stare farla più “posata”.

10) giusto.

Ancora grazie mille per il commento! Non so se ci siamo già incontrati ma io difendo sempre a spada tratta i miei testi. Ció non vuol dire che non apprezzi i commenti, anzì. Poi quando qualcuno è puntuale come sei stato tu non posso che essere felice (anche se non sono d’accordo su tutto).
Un ultima cosa: era ipocondriaco o no? Dipende, ti fidi di più del portatore di punto di vista (quello che su internet ha letto...) o del suo medico? :P
Grazie ancora, a presto!

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2020, 0:58

PS. Piccolo aneddoto: una volta un ragazzo si è presentato in sala prove con un vistoso bendaggio alla testa, così il batterista gli fa: “ma che è? Ti sei operato al cervello?”
Il ragazzo lo guarda serio, “no, al Civico.”
La potenza di una maiuscola =P =P

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MatteoMantoani
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#7 » mercoledì 21 ottobre 2020, 8:39

Ciao e grazie mille per il commento! L’appuntamento annullato pensavo si capisse che era con un altro medico (poi psicologa) dal fatto che stava uscendo per andare dal medico quindi avrebbe avuto poco senso annullare: vede il bigliettino da visita e si ricorda che aveva prenotato anche la psicologa. Però potresti avere ragione, e magari funzionava anche meglio senza. Lo scopo della casa in ordine è evidenziare una leggera mania del controllo, ma provo a rispondere punto per punto:


Magari sono cose dipendono da me, magari su questo confrontati anche con altri lettori.

1) Cervello è il nome di un ospedale di Palermo, come Policlinico. Il Giglio si trova invece a circa ottanta km, a Cefalù (PA)


Ignoranza mia allora :) magari usa qualche piccolo espediente per specificare che siamo a Palermo. Di solito io evito di essere troppo specifico su alcune cose, parto dall'idea che nessun lettore andrà su google per cercare le cose che non capisce

2)Il personaggio percepisce un suono simile a quello emesso da una rana provenire dallo stomaco. Visto che hai pensato a rane nella pancia credo tu abbia immaginato un suono simile a quello che avevo immaginato io.


Ci sta, solo che per un attimo ho pensato letteralmente alle rane in pancia. Sarà una cosa mia :)

3) Qui avrei potuto dire quasi e un quarto, più che e dieci, di sicuro le dieci sono passate da più di 10 minuti ma non riesce a percepire l’ora esatta.

4) ci sta. Lo riscriverei come hai proposto.

5) giusto.

6) Il portatore di punto di vista lo percepisce così. Ricordiamo che ha pensato a iperacusia tirando lo sciacquone...


Saranno gusti personali allora; in questo caso l'avrei formulata come "il freddo mi arriva fino al cervello".

7) Vero, però non gli interessa davvero farlo, come si capisce nel finale prova una certa avversione per gli psicologi.

8) Magari non condiziona la mia o la tua, e la sua sì. Le persone sono diverse (e chi ha manie del controllo si sente condizionato anche se gli sposti un soprammobile).


Ho capito. Sottolinea magari questa cosa con qualche piccola azione, come ad esempio si sfrega le mani di continuo, si dondola sulla sedia.. mostra il suo nervosismo un pochino di più

9) Nei film no, nella realtà dipende dal medico: in giro si sente anche di peggio. Però essendo abbastanza stereotipata ci poteva stare farla più “posata”.


Dovresti contestualizzare di più la dottoressa per far capire al lettore che non è il "tipico" medico, magari adotta un registro più colloquiale e confidenziale fin dall'inizio. Se è ipocondriaco la dottoressa lo conoscerà bene, sarà lì in pratica ogni giorno.

10) giusto.

Ancora grazie mille per il commento! Non so se ci siamo già incontrati ma io difendo sempre a spada tratta i miei testi. Ció non vuol dire che non apprezzi i commenti, anzì. Poi quando qualcuno è puntuale come sei stato tu non posso che essere felice (anche se non sono d’accordo su tutto).


Speravo molto che questo mio commentare compulsivo fosse apprezzato, faccio quello che vorrei che gli altri facessero a me :) e se non sei d'accordo fai bene a specificarlo, d'altronde sono un principiante e non Umberto Eco

Un ultima cosa: era ipocondriaco o no? Dipende, ti fidi di più del portatore di punto di vista (quello che su internet ha letto...) o del suo medico? :P


Mi fido di quello che vedo. Appunto, se vuoi che il lettore si schieri con l'una o l'altra parte dovresti forse esaltare qualcosa come i piccoli tic nervosi del protagonista per far capire che è instabile, oppure esacerbare il tono poco professionale della dottoressa. Hai tentato di fare queste cose con la pulizia (e l'ho capito solo quando me l'hai spiegato, il problema è che in giro ci sono persone maniache del pulito ma che in realtà non sono pazze. Prova piuttosto a pensare di mostrare direttamente la sua avversione per i germi) e con My Personal Trainer, però io appesantirei di più.

Grazie ancora, a presto!


A te

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Mauro Lenzi
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#8 » mercoledì 21 ottobre 2020, 11:28

Ciao Giulio,
rieccomi a commentare una tua opera. Vedo che state andando molto nel dettaglio, mi fa piacere.
Io proverò a darti la mia visione di insieme, ma laddove vuoi andare nel dettaglio parliamone pure.
Visto che ci conosciamo sarò più diretto ^^

Mostrato, immersivo. Bene!

Sul tema del va'all’inferno! ci trovo solo la seconda parte, lui c’è già. Sembra una situazione statica, mentre sarebbe stata necessaria una discesa. Ma l’inferno personale dell’ipocondriaco è un’idea che mi è piaciuta molto, solo avrei voluto che il racconto si spingesse più in profondità. Sacrificando cosa? La prima parte. È un po’ lunga, ma fa il suo nel delineare il protagonista (alla fine non ho avuto dubbi che fosse realmente ipocondriaco): avrei tagliato su qualche dettaglio meno funzionale (es. specificare che indossa la giacca). Di per sé sono piccole finezze, ma lo scopo sarebbe marcare di più le idiosincrasie.

Ho trovato un po’ di artificiosità nelle interazioni scritte e gestuali.
La prima parte del messaggio della mamma va bene. Ma passare direttamente al “perché non torni a stare da noi” per me è un salto forzato. Ora, qui per me saresti a un bivio. O ne approfitti per mostrare il rapporto conflittuale con la madre iperansiosa, se l’idea ti piace… oppure tagli direttamente e prosegui con la storia su elementi per te più importanti. Nel primo caso te la risolvi con qualche rapido passaggio di chat.

La dottoressa che subito sbatte i pugni sul tavolo mi è sembrata un’altra cosa eccessiva. Sbatte i pugni, e poi le nocche si sbiancano… Insomma prima si incazza poi si innervosisce poi prova a ragionarci. A te torna? In più credo che sarebbe stato meglio far sì differenziare i due medici, bastava che uno fosse un dottore e l’altra una dottoressa, per evitare un po’ di confusione in cui sono incappato anche io. All’inizio avevo pensato: “allora c’è poi andato alla visita?” e poi era un altro medico.

Un piccolo dettaglio, ho trovato un filo di tell in “ospedale” Cervello. Chiaro il lettore deve capire, però, cambiamo nome. Uno cosa pensa: “devo andare al Gemelli” o “devo andare all’ospedale Gemelli?” Concordiamo che la prima è più naturale? Per cui se il lettore doveva capire potevi ricorrere a qualche artificio, es. il protagonista che leggeva una scritta dell’Ospedale Cervello.

(note e margine:
1) come hai scritto My personal trainer si confonde nel testo. Metti le tre iniziali maiuscole, oppure tutto in italico, oppure se vuoi lasciarlo così lo metti in fondo alla frase, tipo : “non si sbaglia mai con My personal trainer”. ( è orrenda lo so, sembra una réclame anni 90, però è solo per capirci).
2) WhatsApp.


Prova a difendere a spada tratta questo, se ci riesci! En garde! =D

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#9 » mercoledì 21 ottobre 2020, 12:59

Prova a difendere a spada tratta questo, se ci riesci! En garde! =D


Non mi tiro mai indietro, messere!

Il tema: come sempre ho cercato il volo pindarico per non risultare banale ma al tempo stesso per provare a fare dell'introspezione. La mia personalissima interpretazione si basa, in realtà, sulla prima cosa che mi è venuta in mente: semplicemente ho immaginato un personaggio che manda all'inferno tutti coloro che vorrebbero o potrebbero aiutarlo, ma in questo modo non fa altro che mandare all'inferno sé stesso.
Per prima cosa immancabile ricerca su Google per capire se avevo preso fischi per fiaschi, cerco quindi: vai all'inferno significato e il primo risultato è:

"Allontanare qualcuno in malo modo, scacciarlo sgarbatamente, in genere per esasperazione"

Perfetto, ci sono. Perché li allontana? Perché sta male. Fisicamente o emotivamente? Prima grande scelta di plot, andiamo sul sicuro: fisicamente. E perché dovrebbe allontanarli? Perché pensa di non stare male, o meglio non nel modo in cui pensano loro, si sente incompreso da chi gli sta intorno e non accetta l'aiuto.
Facciamo i critici professionisti XD :
Tema: Vai all'inferno!
Punto di vista tematico: Se mandi tutti all'inferno sarai tu a ritrovartici

Da lì l'inferno dell'ipocondria.
Se poi vogliamo fare gli ultra pro e ragionare sul fatal flow del personaggio potremmo pensare all'ipocondria. Ma in realtà secondo me è qualcosa di più profondo, lui non accetta la sua condizione e allontana tutti, sintetizzando potremmo dire che è troppo testardo nelle sue convinzioni: lui sa di stare male, chi dice il contrario sbaglia. Alla fine lo supera? No, il suo è un percorso tragico
(ovviamente sto applicando categorie grandi in piccolo, voglio solo farti capire la mia interpretazione e i ragionamenti che ci sono dietro, poi sta a te dire se emerge o no.)

Da qui lo scambio di messaggi con la sorella (o madre non importa) che va a enfatizzare come stia allontanando tutti quelli che vogliono aiutarlo. In realtà in prima stesura la chat era più lunga, però secondo me fa comunque il suo: far capire che la situazione si protrae da un tempo indefinito e che non è solo ad affrontarla, solo che manda al diavolo anche chi gli vuole bene.

La dottoressa che sbatte i pugni è preludio del fatto che sia esasperata, essendo ipocondriaco la va a trovare un giorno sì e l'altro pure :P sulle nocche mi sono espresso male probabilmente, la mia idea era prima sbatte i pugni in un impeto di rabbia e una volta sul tavolo li stringe forte per l'esasperazione.
Dottore e dottoressa è la prima cosa cui ho pensato al commento di Mentis, se ci pensavo prima era meglio XD
Sull'appuntamento mi arredo, mi avete convinto. Anche perché bastava leggesse il nome del medico e pensasse un "che si fotta" (o simile, devo contare il numero di volgarità per capire se sono nel range accettabile XD).

L'ospedale è un tell, però è piccolo piccolo! Ad esempio a Mentis è sembrato strano come nome di un ospedale, magari si poteva scambiare la maiuscola per un refuso e pensare all'organo. Io ho tutta una teoria riguardo lo show don't tell, secondo me andrebbe riformulato come show TO tell. Perché alla fine lo scopo è dire le cose, mostrare un pensiero un po' improbabile per precisare che è un ospedale mi sembra accettabile. Anche perché più di questo non si poteva fare senza cambiare il nome: il contesto punta in quella direzione, l'iniziale è maiuscola, Policlinico dà l'idea di essere un ospedale a prescindere dal contesto. Eppure il nome, forse, "insolito" crea dubbi, quindi difendo quel piccolo tell come male necessario XD (si poteva scegliere un altro nome, ma volevo andare sul conosciuto direttamente da me, per un vezzo di verosimiglianza).

Tre maiuscole per My Personal Trainer mi sembra la soluzione ottimale.

2) WhatsApp.


Ho Capito! ahahahahah!

Non si molla un centimetro! ahahahaha

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Luca Nesler
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#10 » mercoledì 21 ottobre 2020, 14:59

Ciao Giulio. Tema sfiorato, secondo me, ma pazienza. Hai usato la tecnica del mostrato, ma in alcuni punti l’hai sfruttata in modo non ottimale. Ti faccio qualche esempio:
“Giro la maniglia” questo è un dettaglio strano perché è insolito che si palesi al PDV come movimento, a meno che non sia, chessò, appiccicosa o ci sia un grumo di dentifricio, uno apre e esce. Non è il dettaglio migliore da usare.
“il tavolo del soggiorno è in ordine” stessa cosa. Perché lui guarda il tavolo del soggiorno e pensa che sia in ordine? Ok, è un maniaco del pulito, ma visto che esce dal bagno e guarda il tavolo senza una motivazione specifica, mi fa pensare che sia mattino e che gli sia solo capitato davanti il tavolo. Anche perché, se fosse un maniaco del pulito avrebbe controllato anche altre cose, magari proprio lucidando la maniglia, ecc. Quindi è bizzarro che noti il tavolo senza un motivo. Visto che poi cerca le cartelle cliniche, potresti inserire il fraseggio interiore dicendo “Ora, dove sono le cartelle cliniche?” per poi passare a notare qualche dettaglio ambientale. Considera poi che, con questa tecnica, descrivere per il lettore un ambiente famigliare al personaggio è una vera pigna nel culo. Devi sempre avere un motivo specifico per far percepire qualcosa al portatore di PDV. Per dire “ci passo il dito sopra: nessuna traccia di polvere” sembra proprio un dettaglio futile che inserisci solo per entrare in soggiorno. L’unico dettaglio davvero utile a te in questa scena sono le cartelle, dovresti usare solo quelle o, meglio, cominciare il racconto da un luogo più utile alla narrazione.
“Le cartellette sono disposte all’altra estremità, le raggiungo e cerco la più recente.” Anche questa frase ha un effetto artificiale, perché il PDV parla troppo nel dettaglio di cose futili. Altra estremità, le raggiungo, come fossero a dieci metri. Se tu fossi piegato sul tavolo per raccogliere qualcosa, la tua coscienza non farebbe questo tipo di considerazioni. Sarebbe più “Mi chino sul tavolo, raccolgo il plico di cartelle e mi butto sul divano. La più recente… eccola.”
“Dovrebbe avere il logo dell’ospedale Cervello.” Una considerazione strategica: sicuramente dalle tue parti c’è l’ospedale Cervello, ma io non lo conosco e un nome così si fa notare tantissimo. Non usarlo. Stessa cosa per la dottoressa Agata Cristofori. Agata Crist… Davvero non pensi ad Agata Cristie? Cioè, si fanno notare troppo e, visto hai la libertà di scegliere, potresti usare nomi più neutri o meglio caratterizzanti. (ricordi la puntata dove Homer cambia il nome in “Max Power”?)
Il racconto è chiaro nelle sue intenzioni e questo non è facile usando il mostrato. Ho avuto qualche tentennamento sul discorso delle due dottoresse e una è psicologa, ma poca roba, La chiusa ha poco mordente, ma, vista la natura del contest, è un peccato veniale.
Con così tanto telldimmerda il tuo sforzo è prezioso! Continua così!
Alla prossima!

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#11 » mercoledì 21 ottobre 2020, 16:03

Ciao Giulio. Tema sfiorato, secondo me, ma pazienza. Hai usato la tecnica del mostrato, ma in alcuni punti l’hai sfruttata in modo non ottimale.


Grazie mille per il commento!
Aspettavo con ansia il "giro la maniglia"! Mi son subito reso conto problema (dopo l'una ovviamente).
Per quanto riguarda il tavolo lo guarda perché sa che ci sono le cartellette sopra. L'errore mi sa che c'è, ma non è quello dell'importanza dei dettagli quanto l'ordine in cui sono proposti. L'ordine avrebbe dovuto essere cartellette-dito/polvere- tavolo pulito. L'idea era quella di dar subito un'organizzazione spaziale, però in effetti scambio le cause con gli effetti, lui cerca le cartellette quindi guarda il tavolo e non viceversa.
"Cerco la più recente" stra-tell evitabilissimo, anche perché è un dettaglio inutile visto che nella scena dopo si capisce che è l'ultimo esame che ha fatto. Errore e basta, mi è proprio sfuggito.
Per quanto riguarda i nomi: sono nomi propri! Il fatto che possa apparire strano il nome Cervello, al dì la del fatto che è un ospedale realmente esistente, mi sembra assurdo. Per il semplice fatto che ciò che è scontato per me potrebbe essere strano per qualcun altro, non è un termine tecnico, o qualcosa di simile, è un nome proprio, secondo me in generale uno se lo accolla e basta XD Se dicessi: "eccomi arrivato in via Marco Ermanno" davvero è un problema che questa via probabilmente non esiste o comunque io non l'ho mai sentita nominare? Cioè, è un nome proprio, reale o inventato che sia. Sennò usiamo sempre ospedale Sacro Cuore e via Roma. Dicevo che è un ospedale che esiste solo per dire che non è assurdo come nome: perché la realtà è reale XD
Ad Agata Cristie non ci avevo pensato completamente! Forse a livello inconscio, boh!
Per le dottoresse la soluzione migliore mi sembra quella proposta da Mauro, un dottore e una dottoressa. E l'appuntamento va tagliato perché crea confusione e svolge la sua funzione peggio di tante soluzioni semplici a cui però non ho pensato lì per
lì (perché mi sono fissato su quella).
La smania che il tema deve essere sottotraccia devo farmela passare XD
Grazie Mille del commento! (Per altro aspettavo un tuo commento da una vita, penso sia la prima volta che mi becchi. Come commentatore mi ispiro molto a te XD)

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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#12 » mercoledì 21 ottobre 2020, 16:31

Giulio_Marchese ha scritto:
2) WhatsApp.

Ho Capito! ahahahahah!


Non avevo letto il commento precedente, non voglio mica farmi influenzare.
E poi quando arriva Nesler, dopo è già stato detto tutto :P

PS WhatsApp.

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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#13 » mercoledì 21 ottobre 2020, 17:02

Giulio_Marchese ha scritto:Per altro aspettavo un tuo commento da una vita, penso sia la prima volta che mi becchi. Come commentatore mi ispiro molto a te XD)


Gasp! Sono commosso! Non so se fai bene, ma ne sono davvero lusingato.

Giulio_Marchese ha scritto:Per quanto riguarda i nomi: sono nomi propri! Il fatto che possa apparire strano il nome Cervello, al dì la del fatto che è un ospedale realmente esistente, mi sembra assurdo. Per il semplice fatto che ciò che è scontato per me potrebbe essere strano per qualcun altro, non è un termine tecnico, o qualcosa di simile, è un nome proprio, secondo me in generale uno se lo accolla e basta XD Se dicessi: "eccomi arrivato in via Marco Ermanno" davvero è un problema che questa via probabilmente non esiste o comunque io non l'ho mai sentita nominare? Cioè, è un nome proprio, reale o inventato che sia. Sennò usiamo sempre ospedale Sacro Cuore e via Roma. Dicevo che è un ospedale che esiste solo per dire che non è assurdo come nome: perché la realtà è reale XD


T'invito a riflettere ancora su questa cosa. Esempio: meglio dire che il signor Gesù abita in via Cazzo 69 o che il signor Guido abita in via Tripoli 15?
Ovviamente non ci sono solo via Roma e il Sacro Cuore, ma cazzarola, Cervello è un... cervello! E non è che in ogni città ci sia una clinica Cervello. Salta all'occhio di sicuro e questo non lo vuoi perché esco dall'immersione. E visto che non ti costa davvero un cazzo mettere un nome neutro, perché non evitare questo inciampo?
Non m'invento che l'ho notato solo per aggiungere parole al commento. L'ho notato davvero. E il fatto che esista nella realtà non è affatto una giustificazione, perché la realtà non si scrive :D Nel senso che la realtà sulla pagina viene fraintesa. Il discorso sarebbe lungo, ma molto interessante (non per ciò che so io, ma per ciò che ho letto in giro sull'argomento. Vedi Robert McKee, Marco Carrara e, naturalmente Livio).
Per questo se è un nome inventato, ma neutro, funziona meglio che se fosse reale e vero. Se scrivi la storia di Lampa Dario e nessuno lo percula per il nome, il lettore storce il naso.
Spero di averti convinto, così guadagno punti su Mauro!
Alla prossima!

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#14 » mercoledì 21 ottobre 2020, 21:07

PS WhatsApp.


ahhhwwww!! ahahahaha

Non m'invento che l'ho notato solo per aggiungere parole al commento. L'ho notato davvero. E il fatto che esista nella realtà non è affatto una giustificazione, perché la realtà non si scrive :D


Ovvio, intendo dire che non può essere irreale o poco realistico se esiste nella realtà. Con il fatto che la realtà sia noiosa e incoerente, quindi non va scritta, mi trovi completamente d'accordo (McKee è quello che ci batte di più su sto concetto ma dice anche che la verosimiglianza è fondamentale).
Non lo so se mi hai convinto, sarà sicuramente una forma mentis mia perché sono cose che do per scontato mentre ad esempio mi salterebbe più all'occhio un Mario Rossi perché si usa come nome generico ma nella mia vita non ne ho mai conosciuto uno XD
Forse siamo d'accordo in generale ma nello specifico: mhe. Ci penso.
Comunque recuperare Mauro è dura XD

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Andrea Lauro
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#15 » mercoledì 21 ottobre 2020, 22:03

ciao Giulio, insomma mi sembra che gli altri ti abbiano detto già tutto. Sintetizzo senza entrare nei particolari, specie perché Nesler c'ha un appeal quando scrive che levati.
Dunque: mostrato e scrittura immersiva. Molto bene, passi da gigante rispetto ai lavori precedenti. Concordo sul fatto che non tutti i dettagli sono efficaci e funzionali alla storia, e bisogna esercitarsi sul valorizzare quelli giusti (e lasciare intendere gli altri). L'utilizzo del pensato ("dov'è il fascicolo?") aiuta a rompere il treno di frase punto frase punto.

Io ero uno di quelli che sapeva cos'era il Cervello durante la lettura: mi sono comunque fermato per pensarci, ciò avvalora la tesi degli stimati colleghi. Evitando nomi strani, la stranezza scompare e così anche l'autore che ce l'ha messa (e noi vogliamo arrivare lì, giusto?).

Comunque bene, un lavoro scritto bene. Studiare dà i suoi frutti.
a presto!
andrea

nb. in tutto questo, il "pericolosamente" della lancetta stona. c'era un altro avverbio che avrei tolto, ma questo è prioritario

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#16 » giovedì 22 ottobre 2020, 18:20

Comunque bene, un lavoro scritto bene. Studiare dà i suoi frutti.
a presto!
andrea

nb. in tutto questo, il "pericolosamente" della lancetta stona. c'era un altro avverbio che avrei tolto, ma questo è prioritario


Grazie mille per il commento!
Forse la storia dell'ospedale non mi va giù perché, per quanto razionalmente capisco che possa suonare strano, a me suona normale XD Però il concetto è arrivato, cercherò di farci più attenzione.
Il pericolosamente mi è scappato grazie d'avermelo fatto notare, è un po' il problema della prima persona: distinguere le sequenze descrittive da quelle di fraseggio interiore. Piano piano :P

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Ivan
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#17 » sabato 24 ottobre 2020, 11:29

Ciao Giulio, più che dell’andare all’inferno il tuo racconto parla di un vivere l’inferno. Ciò nonostante, il tema risulta pienamente centrato nella parte in cui metti in scena la reazione di rifiuto tipica di chi non vuole riconoscere di avere un problema.

A livello di testo, andrei a limare via qualcosa per aumentare l’immersione. Ad esempio, queste frasi:

“Lo stomaco emette un gracidio, l’addome si contrae. Metto le mani sulla pancia e comincio a massaggiarla”
“Colpisco le tasche dei jeans con i palmi. Tocco il telefono, ma non le chiavi. “

Le avrei rese tipo così:

“Lo stomaco gracida. L’addome si contrae. Massaggio il ventre con entrambe le mani.”
“Tasto le tasche dei jeans. Il telefono c’è, le chiavi no.”

Perché la lancetta è “pericolosamente in bilico”? Avrei preferito qualcosa tipo: “la lancetta lunga sta galoppando verso il 3”.

Nel complesso direi che ci siamo, anche se forse selezionerei meglio i dettagli da mostrare, sostituendo qualcuno dei gesti banali che il protagonista compie con qualcosa che sia più funzionale a mettere in mostra il suo difetto. Ad esempio, che quando afferra le chiavi avverte un tremolio alla mano o che la lancetta dell’orologio gli appare appannata.

Che ne pensi?
Ivan

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Giorgia D'Aversa
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#18 » domenica 25 ottobre 2020, 10:49

Ciao Giulio, piacere di leggerti.
Io come sempre finisco per essere la ritardataria del gruppo e arrivo quando gli altri hanno già detto le cose più interessanti.
Per quel che mi riguarda, uno stile in un buon mostrato che non potrà che arricchirsi di dettagli più puntuali con l'esperienza, come gli altri ti hanno già fatto notare.

Sicuramente il testo è immersivo e fa capire subito il disagio psicologico del protagonista, ma per quel che mi riguarda la prima parte è un po' troppo lunga e si perde in dettagli ed elementi secondari che annoiano un po'. Certo, in questo l'immersività del testo aiuta a rendere il tutto molto scorrevole.

Il tema viene rievocato più che altro dall'imprecazione del protagonista e, come ti ha già detto qualcuno, si tratta più che altro dell'Inferno terreno della sua mente: non lo so, forse questo aspetto poteva essere sviluppato meglio.

Voglio segnalarti una cosa che non mi pare ti sia ancora stata detta.
La dottoressa tira a sé la cartelletta, «e questa?»
Appoggio i polpastrelli sulla scrivania, «settimana scorsa lei non c’era, quindi ho parlato del mio problema con il sostituto e mi ha fatto la ricetta per un controllo.»
Sfoglia il contenuto della cartella, alza gli occhi e mi fissa da sopra gli occhiali, «il mio sostituto le fatto la ricetta per fare… una colonscopia?»
Sul soffitto c’è dell’umido «era l’unico esame che non avevo ancora fatto.» Sospiro, «la mia condizione è invalidante, i sintomi sono abbastanza univoci, ho letto su internet—»

Ho preso questo pezzo di dialogo come esempio: tendi a usare la virgola al posto del punto dove dovrebbe esserci una frase conclusa (e di conseguenza la maiuscola a inizio frase nelle caporali). Quindi dovrebbe essere, ad esempio:
La dottoressa tira a sé la cartelletta. «E questa?»
Appoggio i polpastrelli sulla scrivania. «Settimana scorsa lei non c’era, quindi ho parlato del mio problema con il sostituto e mi ha fatto la ricetta per un controllo.»

Buona sfida!

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Stefano.Moretto
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#19 » mercoledì 28 ottobre 2020, 14:04

Ciao Giulio,
visto che il racconto è diviso in due parti ben distinte ne approfitto per commentare le due parti a livello di scrittura e scrivere alla fine il giudizio complessivo.
Prima parte: come ti hanno detto è molto immersiva, ma un po' troppo lunga. Si capisce bene il profondo disagio che prova il personaggio e anche in parte il suo dolore, ma risulta un po' difficile empatizzare con lui. Fa un po' l'effetto della persona che si lamenta di qualsiasi cosa e se la prende con tutti.
Parlando di scrittura:
My personal trainer non si smentisce mai: funziona.

Qui per dare il giusto ordine temporale dovresti invertire le due cose: "Funziona, my personal trainer non si smentisce mai.", altrimenti prima dai un pensiero e poi dai l'informazione sensoriale dalla quale è nato il pensiero; come se il personaggio pensasso "è vuoto" solo dopo scrivi che stava guardando un vasetto di vetro.
L’orologio a muro segna le dieci e qualcosa, la lancetta lunga è pericolosamente in bilico tra il due e il tre. La dottoressa mi aspetta per le dieci e mezza.

Qui, oltre alla stessa considerazione di prima, c'è un "pericolosamente" che stona. Già introducendo prima che la dottoressa lo sta aspettando sarebbe più comprensibile il perché di quel "pericolosamente", ma anche così sembra che la lancetta debba cadere da un momento all'altro. Se dici semplicemente che la lancetta è tra i due numeri, sapendo che la dottoressa lo aspetta, il lettore capisce da solo il messaggio.
Poi dopo invece che "lunga" la lancetta è "grande", io dato il cambio di nome ho frainteso pensado che per "grande" tu intendessi "grossa", cioè quella corta e grossa delle ore (classicamente negli orologi la lancetta corta è più spessa di quella lunga), solo dopo ho capito che hai chiamato in due modi diversi la stessa lancetta.
Sul davanzale c’è anche un bigliettino da visita: Dottoressa Agata Cristofori. Ho dimenticato di disdire l’appuntamento. Cause di forza maggiore, capirà.

Non ho capito bene questo punto: lui deve andare da una "dottoressa" finora senza nome, quindi a uno viene da pensare che sia questa qui, però poi parla di disdire l'appuntamento. Non è chiaro, sembra che voglia disdire l'appuntamento delle dieci e mezza.
Un What’s app da Claudia

Il nome dell'applicazione è "WhatsApp", se proprio vuoi scriverlo così. Il nome viene dall'espressione "What's up", la forma "What's app" è proprio sbagliata.
Niente te l'hanno già detto in venti.
Seconda parte: qui c'è del conflitto serio, anche se un po' meno introspettivo nel punto di vista. Ad esempio quando la dottoressa sbatte i pugni sul tavolo non c'è reazione: si è spaventato? Si è arrabbiato? Avrei voluto vedere qualcosa.
Sul soffitto c’è dell’umido

Non mi è arrivata l'immagine che volevi trasmettere: intendevi che sul soffitto dell'ufficio della dottoressa ci sono macchie di umidità? Scritto in questo modo ho avuto un secondo di flash in cui mi sono immaginato un sacchetto biodegradabile dell'umido appeso al soffitto. So che è una cosa stupida ma devi impedire ai tuoi lettori di fare associazioni mentali del genere.
«Per favore!» la donna sbatte con violenza i pugni sui fogli che ha davanti, «Lei si è fatto infilare… perché lo ha letto su internet?»

Capisco la dottoressa esasperata dal paziente, ma neanche il dottor Cox reagisce così ai pazienti che sono appena entrati nel suo ufficio. Chi ha studiato per anni e anni per arrivare lì non può permettersi un atteggiamento così poco professionale.
Complessivamente il modo in cui scrivi non è male, sai inserire gli elementi in modo vivido e descrivi bene gli ambienti, però a volte inverti l'ordine di ciò che mostri o ti perdi in alcuni dettagli a discapito di altri. Probabilmente con un po' più di tempo per preparare le scene prima di metterle nero su bianco avresti avuto un effetto più immersivo.
Spero di esserti stato utile.

Giulio_Marchese
Messaggi: 291

Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#20 » mercoledì 28 ottobre 2020, 17:54

Che ne pensi?


Grazie del commento Ivan! Penso che hai ragione su tutta la linea, in particolare i verbi di percezione li sconsiglio agli altri ma poi sono il primo ad abusarne XD

Ho preso questo pezzo di dialogo come esempio: tendi a usare la virgola al posto del punto dove dovrebbe esserci una frase conclusa


Grazie mille Giorgia! Il fatto è che le frasi "verbo punto" mi trasmettono un senso di irrequietezza che non volevo arrivasse al lettore. Però hai ragione nel dire che sia più corretto il punto, la verità è che mettere una virgola in luogo del punto non è una soluzione al mio problema, al massimo una pezza che, giustamente, qualcuno prima o poi noterà XD

Qui per dare il giusto ordine temporale dovresti invertire le due cose: "Funziona, my personal trainer non si smentisce mai.", altrimenti prima dai un pensiero e poi dai l'informazione sensoriale dalla quale è nato il pensiero; come se il personaggio pensasso "è vuoto" solo dopo scrivi che stava guardando un vasetto di vetro.


Grazie Stefano!
Mi hai abbastanza convinto in tutto fuorché qui. Per il semplice fatto che l'esempio non calza, in quanto nella mia frase non c'è prima un pensiero e poi una percezione sensoriale ma solo un pensiero. "Funziona" è una valutazione di merito, come se avesse pensato "ottimo". La frase funziona anche al contrario? Senza dubbio. Ma non lo ritengo un errore perché nella mia testa l'effetto voluto si sta realizzando durante il pensiero, se avessi voluto esprimere la percezione sensoriale avrei dovuto scrivere: "My personal [...] il dolore si attenua, il massaggio funziona". In questo caso l'informazione sensoriale è sottointesa al pensiero, quindi non c'è un problema di causa-effetto. Poi sul fatto che la scelta sia opinabile d'accordo, avrei potuto usare una descrizione sensoriale ma ho preferito dare un'ulteriore informazione tramite un pensiero apparentemente neutro: il pov cerca le soluzioni ai suoi problemi fisici su internet (My Personal Trainer è il primo sito che esce di solito), questa caratterizzazione, secondo me, è più importante di esplicitare che il dolore si attenua o scompare completamente.
Per il resto sono abbastanza d'accordo.

P.S.

Non mi è arrivata l'immagine che volevi trasmettere: intendevi che sul soffitto dell'ufficio della dottoressa ci sono macchie di umidità? Scritto in questo modo ho avuto un secondo di flash in cui mi sono immaginato un sacchetto biodegradabile dell'umido appeso al soffitto. So che è una cosa stupida ma devi impedire ai tuoi lettori di fare associazioni mentali del genere.


ahahahahahahah! Non mi era passato per l'anticamera del cervello che potesse passare questa immagine (il sacchetto intendo) XD A riprova che vedere le cose con gli occhi degli altri porta spunti inimmaginabili!

Grazie mille a tutti e tre, davvero :)

PhilStones
Messaggi: 54

Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#21 » giovedì 29 ottobre 2020, 9:32

Ciao Giulio,

lui è già all'Inferno! Soprattutto quel dolore/bruciore che lo accompagna nella narrazione si fa sentire. Un particolare che ho apprezzato, così come la scelta della malattia. Nel finale sono rimasto dubbioso su chi abbia ragione tra la dottoressa e il protagonista: essendo l'ipocondria così totalizzante e complessa, mi sarei aspettato più argomentazioni a favore del PdV!
A parte alcuni passaggi in cui, come già detto da altri qua sopra, il mostrato si sofferma su cose che un essere umano non noterebbe, l'ho letto tutto d'un fiato. Ho solo dovuto riprenderlo un attimo per focalizzare meglio le due dottoresse (subito pensavo fosse la stessa).
Azzeccata la scelta estrema della colonscopia!

Buona gara
Filippo

Andrea J. Leonardi
Messaggi: 78

Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#22 » giovedì 29 ottobre 2020, 10:25

Ciao! I miei commenti arrivano in ritardo e magari ho poco da aggiungere, ma cerco di giustificare quella che sarà poi la mia classifica.

Tema. Non lo sento presente, se non come generica espressione al termine del racconto ma qualsiasi altro “invito poco cortese” sarebbe stato equivalente.

Trama. Un uomo (forse) ipocondriaco non riconosce di esserlo. Sarebbe un gran spunto per una storia a tema piscologico. Nella storia, però, il conflitto con la malattia non viene affrontato. Al termine della narrazione, il protagonista si ritrova al punto di partenza: lui sta male, ma nessuno gli crede.

Stile. Lo trovo molto simile al mio, vogliamo aderire entrambi al mostrato ma ci manca ancora tanta pratica. Alcuni dettagli sono superflui, come l’atto di girare la maniglia per uscire dalla porta, ma qualcun altro te l’ha già fatto notare. Altri, come il passare il dito sulla polvere, potrebbe indicare degli atteggiamenti maniacali, come un’ossessione per la pulizia, e li ho invece apprezzati. Si tratta di equilibrare i dettagli, dar loro una motivazione ed un ruolo all’interno della storia. La scrittura sembra comunque indirizzata ad uno stile chiaro e limpido.

Prestazione discreta, senza infamia e senza (particolari) lodi.

Giulio_Marchese
Messaggi: 291

Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#23 » giovedì 29 ottobre 2020, 13:57

Ciao! I miei commenti arrivano in ritardo e magari ho poco da aggiungere, ma cerco di giustificare quella che sarà poi la mia classifica.


Grazie del commento Andrea,
Non mi trovi d'accordo sul tema, certo la percezione dello stesso è soggettiva però mi sembra che ci sia focalizzati troppo sull'inferno, che non è il tema. Almeno per come l'ho interpretato io. Il tema è "vai all'inferno!", quindi potrebbe essere sostituito da "va al diavolo" o "vaffanculo". Letteralmente è un espressione volta ad allontanare le persone perché fastidiose ed insistenti, ed è quello che fa il protagonista di questa storia. Nel farlo finisce per rimanere statico, non accetta l'aiuto ed il suo percorso è tragico, non cambia e non supera i suoi limiti. L'ambiguità del finale era l'esperimento che tentavo, essendo la sua condizione totalizzante e guardando noi il mondo attraverso il suo filtro non possiamo essere sicuri della sua ipocondria. Sta a noi scegliere, a chi crediamo? Al pdv del protagonista o al medico? Io credo al medico e, visto che questi sono gli ultimi commenti, mostrerò le carte: l'idea era far immedesimare il lettore nella mente di una persona che ha certe convinzioni costruite su internet e a causa di problemi psicologici per mostrare quant'è difficile credere ai medici e ai fatti guardando il mondo dal suo pdv. Lo stesso vale oggi per i negazionisti, che spesso critichiamo con senso di superiorità, o per gli anti-vaccinisti. Dal loro punto di vista il medico sbaglia, e guardando il mondo dal loro punto di vista si capisce il perché e quanto possa risultare ambigua la realtà così filtrata. Per il resto ti do ragione, cercherò di migliorare ;)

Ciao Giulio,

lui è già all'Inferno!


Grazie del commento Filippo,
La storia delle dottoresse era così semplice da risolvere che mi dispiace tantissimo sia stato un elemento che ha rovinato la lettura praticamente a tutti, ma ormai per questa volta è andata così. Spero di evitare erroracci simili in futuro :)

Andrea J. Leonardi
Messaggi: 78

Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#24 » giovedì 29 ottobre 2020, 17:01

Non mi trovi d'accordo sul tema, certo la percezione dello stesso è soggettiva però mi sembra che ci sia focalizzati troppo sull'inferno, che non è il tema. Almeno per come l'ho interpretato io. Il tema è "vai all'inferno!", quindi potrebbe essere sostituito da "va al diavolo" o "vaffanculo".


Scusami, sono stato troppo generico nel mio giudizio e mi sono espresso male (ho sbagliato gruppo e ho dovuto concentrare tutti i giudizi in due giorni). E' vero che non lo trovo molto "presente", ma nel complesso percepisco il racconto abbastanza sul tema.
La rabbia che il personaggio prova verso tutti gli altri, che non credono al suo stare male, viene diluita un po' nei suoi modi di fare della prima scena che hanno spostato la mia attenzione verso possibili ossessioni maniacali; avrei preferito più spazio a questa azione dello scacciare gli altri proprio per far risaltare maggiormente il tema.
In ogni caso, utilizzo un sistema a punti per stilare la classifica e ti posso dire che è stato valutato più che sufficiente.

Giulio_Marchese
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#25 » giovedì 29 ottobre 2020, 17:29

[In ogni caso, utilizzo un sistema a punti per stilare la classifica e ti posso dire che è stato valutato più che sufficiente


Valutazione e classifica a parte mi piace replicare ai commenti per andare più a fondo e trarne il più possibile. Quindi grazie anche per questa risposta :)
Comunque cavolo! Hai realizzato il mio incubo peggiore qui su MC! Pubblicando sempre la classifica all’ultimo ho sempre paura di sbagliare gruppo. Ti sono vicino! XD

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antico
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Re: Come stai? - Giulio Marchese

Messaggio#26 » venerdì 30 ottobre 2020, 14:10

Uno stile decisamente in evoluzione, Giulio, mi è piaciuto. Ci sono però alcune criticità interne che vanno risolte per aiutare nella lettura: 1) non sapendo dell'esistenza di un ospedale di nome CERVELLO il mio primo istinto è stato di cercare un seignificato alla tua scelta e questo mi ha portato per un attimo a pensare a una scena non sense (o quanto meno un sogno), 2) la seconda dottoressa svia l'attenzione perché si pensa che lui stesso abbia dimenticato che stesse preparandosi per andare e questo unito al primo punto mi ha portanto a pensare a una malattia mentale (che poi è vero, ma non era quella la via attraverso cui volevi portarci, mi sa). Quindi occhio a metterti sempre nei panni del lettore per non complicargli la vita, a meno che non sia tu stesso a volergliela complicare. Altre due criticità: la dottoressa ha delle reazioni poco contestualizzate perché non si fai percepire la sua reale frustrazione con quel paziente e quindi nel farla comunque agire in quel modo ci imponi (al lettore) un qualcosa che non ci è giunto naturalmente. Infine, il tema non è preso in pieno come in altri casi perché lui è già all'inferno e il mandarci la dottoressa non lo rende fondante del racconto. Detto questo, il racconto mi è piaciuto, ma senza queste problematiche poteva ambire al pollice su e invece devo fermarmi al tendente verso l'alto in modo brillante e in classifica devo posizionarti dietro al pari votato racconto di Cinti a causa della questione legata al tema.

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