Ultima corsa - Filippo Santaniello

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Filippo Santaniello
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Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2020, 0:07

Una volta guadagnavo bene anche di notte, ma adesso che con le nuove restrizioni nessuno si sposta più, è veramente dura andare avanti.
Per questo, quando la vedo avvicinarsi al taxi, le apro subito lo sportello senza darle il tempo di scegliere se salire sul mio o su quello di Ernesto che mi manda a cagare con la sigaretta tra le labbra.
C’ha ragione.
Gli brucio tutti i clienti. 
Ma Ernesto ormai è anziano. 
Non è il più il rapace di una volta.
E poi una corsa è oro. È l’ultima della serata e io ho una famiglia da mandare avanti.

*

“Vai all’Inferno” dice la ragazza non appena chiude lo sportello. 
“Prima di mandarmi al diavolo che ne dici di sapere quanto costa la corsa?”
“Che hai capito?” mi fa mentre metto in moto. “L’Inferno sta a Garbatella, è una discoteca. Non la conosci?”
“Mai sentita. È nuova?”
“Macché, è storica. Ci vanno tutti.”
Una volta forse, penso. Prima di ‘sta pandemia dimmerda

*

Durante il tragitto metto un po’ di musica.  
“Non hai qualcosa di più recente?” mi fulmina lei.
“Più recente dell’ultimo di Guè Pequeno?”
“Chi?”
Strana tipa. Da dove è uscita? E quant’è fuori moda quel foulard di seta rossa che ha al collo?
Chiudo Spotify e metto la radio.
“Perfetta questa!” si esalta.
“Blue Monday dei New Order ti sembra recente?”
Mi guarda come se volesse strangolarmi. Non aggiungo altro.

*


Guido fino a Garbatella dove chiedo aiuto al navigatore che mi è del tutto inutile.
L’Inferno non è sulle mappe. 
Per fortuna lei sa la strada.
Mi fa prendere una viuzza e la percorro fino a un piazzale adibito a parcheggio.
Ci saranno una cinquantina di macchine. Davanti a noi, circondato da uno scuro boschetto, un edificio a tre piani dalle finestre illuminate. Da dentro proviene musica anni 80. Davanti all’ingresso c’è fila fino al parcheggio.
Alla faccia delle restrizioni anti-Covid. Se viene la polizia succede il finimondo, ma non sarò certo io a chiamarla.
Resti tra noi, ma il fatto che ci sia gente che se ne sbatte dei decreti, mi provoca un sottile e sadico piacere.

*


Apro gli occhi quando sento bussare sul finestrino. 
Non sarà mica un poliziotto?
Vaglielo a spiegare che ho accompagnato una cliente che mi ha chiesto di attenderla fino alle due in cambio del doppio del costo della corsa.
Per fortuna è solo un vecchio col cane al guinzaglio. 
Abbasso il finestrino.
“Tutto bene?” mi fa. “Non è un bel posto dove fermarsi a riposare.”
Gli dico che sono un tassista. Sto aspettando che la cliente esca dall’Inferno.
Il vecchio tace, sorride.
“Qual è il problema?” chiedo. 
“Nessuno. Solo mi sa che dovrai aspettare parecchio.”
“Perché? Ha detto massimo alle due, mancano dieci minuti. Dovrebbe uscire a mom...” Mi muoiono le parole di bocca nel momento in cui rivolgo lo sguardo al locale. 
Non c’è nessun locale.
O meglio. La struttura è al suo posto, ma è fatiscente. Il parcheggio è vuoto. 
“Fanno tutti la stessa faccia.” Lancio un grido di paura quando sento la voce dell’uomo alla mia destra. È seduto accanto a me.
Il cane che ha in braccio gli lecca le dita scheletriche. Sento un cattivo odore. Non capisco se è l’alito dell’uomo o quello del cane. 
“Povera Teresa Vinci” fa con un tenero sospiro. “Nell’83 fu una delle ultime a uscire dall’Inferno. Era così ubriaca che non si accorse di nulla. L’assassino la strangolò col suo foulard e la trascinò nel boschetto dietro il locale dove fece il resto. Col resto intendo tutto. Proprio tutto. Non è mai stato trovato, ormai dovrebbe avere...” guarda lo spicchio di luna fuori dal finestrino. Quando torna guardarmi sorride piegando così tanto gli angoli della bocca che diventano aguzzi come quelli della luna. “Ottantatré anni” dice. “Torna spesso dove ha ucciso la ragazza e anche lei è destinata a tornarci di continuo. È stato un piacere conoscerla, signor?”
“Giulio…”
Chissà perché gli dico pure il cognome. “Giulio Moricone.”
“Come il musicista?”
“Sì, ma con una R sola.”
Apre lo sportello e se ne va.

*

Dopo qualche minuto di stordimento, accendo l’auto e faccio inversione sul parcheggio deserto, quando due fari mi abbagliano nella notte.
È Aquila 14. Il taxi di Ernesto.
Lo saluto con la mano. Lui contraccambia.
Ha un passeggero a bordo.
Una ragazza con un foulard di seta rossa.   



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antico
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2020, 0:13

Filippo, wow, è un piacere rivederti nell'Arena! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa LIVIO GAMBARINI EDITION!

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Mauro Lenzi
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2020, 17:22

Ciao Filippo,

è la prima volta che leggo qualcosa di tuo, ed è stato un piacere.

Faccio un commento "light" poi approfondiremo, se vorrai.

La storia mi è piaciuta, dall'inizio alla fine: sia l'idea che come l'hai condotta.
Per questo cercherò di essere puntiglioso su alcuni dettagli perché penso ti permetterebbero di migliorarla.

Trovo un uso eccessivo degli a capo, che mi ha reso la lettura meno fluida di quato sarebbe potuto essere.
Noto che negli inizi periodi tendi a mettere delle parti con un raccontato veloce. Se al'inizio lo trovo accettabile, durante la narrazione mi sospendono l'immersione. come una telecamera che si allontana e si avvicina di continuo, ricordandomi che non sono veramente dentro agli eventi. Un esempio di frase eccessivamente riassuntiva: Guido fino a Garbatella dove chiedo aiuto al navigatore che mi è del tutto inutile.
Analogamente non mi piace quando la voce narrante si rivolge a me lettore: Resti tra noi, ma il fatto che ci sia gente che se ne sbatte dei decreti, mi provoca un sottile e sadico piacere.

Come nota di trama mi sarebbe piaciuto sentire un po' più di paura sul finale del dialogo col vecchio, che invece scema senza che si palesi veramente una minaccia o senza particolari stravolgimenti. A questo punto la parte della presentazione finale stempera il tutto inutilmente, secondo me.

Finale che conclude in modo notevole una storia intrigante, con un tocco di brivido che ho apprezzato, e che anzi - come ti dicevo - mi ha fatto desiderare di averne di più, a quel punto. Complimenti.

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MatteoMantoani
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2020, 23:03

Ciao Filippo e piacere di leggerti. Il racconto ha un ritmo incalzante e serrato, l’idea è buona e originale. Ci sono dei punti di domanda: non ho ben capito se anche il vecchio è un fantasma (il suo muoversi istantaneamente e le dita ossute), mentre è abbastanza chiaro che è lui lo stupratore. Lo stile è quello di un monologo raccontato e si riconosce da quelle volte in cui il protagonista si rivolge direttamente al lettore, ma dato che il racconto è segmentato in varie scene separate, queste piccole intrusioni non allentano l’attenzione.

Il commento puntuale.

quando la vedo avvicinarsi al taxi
finora è tutto in stile raccontato, puoi quindi continuare e dire “quando vedo avvicinarsi la ragazza”, così introduci meglio il personaggio

le apro subito lo sportello senza darle il tempo di scegliere se salire sul mio o su quello di Ernesto che mi manda a cagare con la sigaretta tra le labbra
frase molto lunga, magari metterei una virgola prima di “che mi manda a cagare”

Una volta forse, penso
Perché hai specificato “penso”? Hai messo il corsivo, non serve specificarlo

che mi è del tutto inutile
anche qui c’è un cambio di soggetto che non suona bene, potresti mettere una virgola e dire “ma senza successo”

Resti tra noi
Qui ormai è chiaro che il racconto è un monologo raccontato a una platea invisibile. Meglio rendere il tutto un po’ più immersivo.

Lancio un grido di paura quando sento la voce dell’uomo alla mia destra. È seduto accanto a me.
Questo “teletrasporto” mi fa pensare che l’uomo sia un fantasma, ma proseguendo non è così evidente. Questo punto andrebbe chiarito con qualche elemento in più, oppure ridimensionerei il “teletrasporto”

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Andrea Lauro
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2020, 23:15

Ciao Filippo,
bellissimo incipit, con mordente. Poche battute asciutte, hai reso bene contesto noir e personaggi. Insomma, tutto bene fino alla scena con il vecchietto. Lì il pezzo era al climax, la temperatura era alta ma secondo me c’è stato un uso errato degli accorgimenti stilistici. La lettura si è appesantita. Frasi più lunghe, aumento delle subordinate, dialoghi più artefatti rispetto a quelli iniziali. Probabilmente la necessità di spiegare cosa stava succedendo. Insomma, hai pestato sul freno nel momento in cui c’era da accelerare, per restare in tema.
Il finale, invece, torna in pista con il mood iniziale.
Bene, peccato per quel passaggio.
Buona edition,
andrea

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Luca Nesler
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#6 » giovedì 22 ottobre 2020, 8:00

Ciao Filippo. Il tuo racconto vorrebbe essere una classica ghost story, ma soffre di alcuni aspetti poco convincenti che rovinano la credibilità della vicenda e, quindi, l’effetto finale. Provo a elencarli:
- la ragazza si fa condurre abitualmente alla ex discoteca da tipo 40 anni, ma tra i tassisti questa cosa non si sa;
- L’uomo col cane, questo inquietante passante, all’improvviso è in auto ed è uno scheletro (?). è quindi di natura ultraterrena, ma non è chiaro chi sia, né che cosa voglia o perché si manifesti al tassista al di là dell’esigenza dell’autore di spiegare al lettore che succede. Ho pensato che sia l’assassino, viste le cose che dice, ma non dà senso al resto;
- La ragazza va alla discoteca più volte nella stessa sera facendosi accompagnare da taxi diversi. Strano e, inoltre, reitera la prima domanda: davvero non lo sanno i tassisti?
Veniamo a considerazioni tecniche. La suddivisione delle parti con l’asterisco non la trovo utile, soprattutto perché non c’è un vero stacco temporale.

Lo stile è molto tell e, talvolta, certe reazioni della tipa sono un po’ stranianti:

“Durante il tragitto metto un po’ di musica. “Non hai qualcosa di più recente?” mi fulmina lei”
L’espressione “durante il tragitto” è superflua e ottiene un effetto di narratore onnisciente perché esce dalla vicenda e fa un cappello generico. Lei chiede musica più recente, e ok, ma poi dire che “lo fulmina” mi pare davvero eccessivo e strano. Perché dovrebbe addirittura fulminarlo? Certo, potrebbe essere una tipa particolarmente problematica, ma nel testo non emerge prima, quindi questa cosa risulta ingiustificata e ottiene un effetto straniante.

“Blue Monday dei New Order ti sembra recente?”
Mi guarda come se volesse strangolarmi.
Stesso discorso di prima.

“Guido fino a Garbatella dove chiedo aiuto al navigatore che mi è del tutto inutile.” Anche questo è un esempio di frase in tell che sembra sorvolare sulla vicenda come se nemmeno all’autore interessasse mostrarla al lettore. L’effetto è ancora di distacco e un lettore distaccato è un lettore annoiato.

Apro gli occhi quando sento bussare sul finestrino.
Non sarà mica un poliziotto?
Vaglielo a spiegare che ho accompagnato una cliente che mi ha chiesto di attenderla fino alle due in cambio del doppio del costo della corsa. (questo è un pensiero troppo lungo da formulare mentre lui si chiede se non sia un poliziotto. Mi aspetto che controlli subito)
Per fortuna è solo un vecchio col cane al guinzaglio. (non ho cani, ma davvero la gente va in giro col cane alle 2:00 di notte? Non gli pare strano questo vecchio nel boschetto attorno alla discoteca?)
Abbasso il finestrino.
“Tutto bene?” mi fa. “Non è un bel posto dove fermarsi a riposare.”
Gli dico che sono un tassista. Sto aspettando che la cliente esca dall’Inferno. (Il dialogo indiretto è la cosa più tell che puoi fare. Ha un effetto di prosa molto vecchia e non porta alcun beneficio al testo)
Il vecchio tace, sorride. (non serve specificare che tace. Se non parla, tace.)
“Qual è il problema?” chiedo. (anche questo “chiedo” è superfluo, la situazione è chiara)
“Nessuno. Solo mi sa che dovrai aspettare parecchio.”
“Perché? Ha detto massimo alle due, mancano dieci minuti. Dovrebbe uscire a mom...” (poco convincente. Perché sente il bisogno di spiegare a uno sconosciuto i dettagli del suo mestiere? Qui è l’autore che costruisce per arrivare alla sorpresa, solo che è troppo palese lo sforzo) Mi muoiono le parole di bocca nel momento in cui rivolgo lo sguardo al locale. (sarebbe più corretto dire “verso il locale” visto che non c’è un locale)
Non c’è nessun locale.
O meglio. (qui non ci va il punto fermo. Però questo “O meglio” è come se lui ammettesse di aver mentito al lettore o, comunque, di aver fatto un resoconto erroneo. Esce completamente dalla pagina e afferma che il tutto è finzione.) La struttura è al suo posto, ma è fatiscente (e allora perché ha detto che non c’è il locale? Lui lo riconosce ma è fatiscente. Doveva dire subito questo).

Spero d’averti dato qualche spunto.
Alla prossima!

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Ivan
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#7 » lunedì 26 ottobre 2020, 21:15

Ciao Filippo, il tuo racconto mi è piaciuto molto, sia per la trama che (e soprattutto) per la chiave di lettura. Povera Maria, un destino davvero tragico quello di andare all’inferno per l’eternità!

Ecco qualche appunto:

- Alcune frasi sono un po' troppo lunghe. Penso ad esempio a:
“Per questo, quando la vedo avvicinarsi al taxi, le apro subito lo sportello senza darle il tempo di scegliere se salire sul mio o su quello di Ernesto che mi manda a cagare con la sigaretta tra le labbra. “
“
Guido fino a Garbatella dove chiedo aiuto al navigatore che mi è del tutto inutile.”

- Discorso indiretto: “Gli dico che sono un tassista. Sto aspettando che la cliente esca dall’Inferno.”
Qui un discorso diretto avrebbe reso il dialogo più interessante.

- Scheletro o spettro? “Il cane che ha in braccio gli lecca le dita scheletriche “
Mi sarei aspettato più un “spettrali”. Anzi, probabilmente avrei eliminato il cane dalla narrazione e avrei “mostrato” un raggio lunare attraversare la figura semitrasparente del vecchio.

- Metafora: “gli angoli della bocca che diventano aguzzi come quelli della luna. “
Metafora un po’ complicata. Sarà che sono stanco, ma non riesco proprio a visualizzare il ghigno malefico dello spettro.

- Il finale: arrivati a questo punto, un finale più oscuro avrebbe reso il racconto ancora più potente.

Spero di leggerti ancora, un saluto!
Ivan

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Giorgia D'Aversa
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#8 » martedì 27 ottobre 2020, 0:00

Ciao Filippo!
Che dire, senza considerare troppo gli aspetti tecnici devo ammettere che il tuo testo mi ha intrattenuta molto bene: si è fatto leggere, è scorrevole, mi ha dato quel brividino tattico delle ghost story e dunque ho apprezzato. Sarà che non sono solita leggere racconti di questo genere, ma il twist horror che hai dato mi è piaciuto e non me lo aspettavo! Forse avrei preferito che calcassi un po' la mano sotto questo punto di vista, perché tutta la tensione accumulata d'un tratto s'è sciolta con un nulla di fatto.

Nonostante ci siano delle imprecisioni nello stile per quanto riguarda la scelta di un racconto molto "tell", ammetto che la cosa non mi ha dato troppo fastidio. Sarà che la voce del protagonista è molto presente: lo riesci a caratterizzare bene, i suoi pensieri sono netti e molto vividi. Questo mi è piaciuto parecchio, un po' meno quanto ti è già stato segnalato e che poteva sicuramente migliorare il testo.

Giusto per rompere le scatole, attento a qualche refuso:
Quando torna guardarmi sorride piegando così tanto gli angoli della bocca che diventano aguzzi come quelli della luna.

Manca una a in "torna a guardarmi".

Buona sfida!

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Filippo Santaniello
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#9 » martedì 27 ottobre 2020, 11:17

Grazie a chi ha commentato finora. Da ciò che ho letto, il racconto piace oppure non è di facile digestione. Non c’è una via di mezzo. Bene dai! Significa che le emozioni, positive o negative che fossero, sono andate a segno. Comunque non volevo raccontare una ghost story. Non so nemmeno che storia volessi raccontare. Sono andato a braccio. Ho solo pensato che sarebbe stato interessante sfruttare il tema facendo entrare una ragazza in un taxi al grido: “Va’ all’Inferno!” Poi il resto è venuto da sé. Ho improvvisato. Rileggendolo apporterei qualche modifica, lavorerei meglio il finale, ma non penso che come ha commentato qualcuno, vada spiegato tutto tutto, altrimenti al lettore cosa rimane da fare se gli togliamo la possibilità di stimolare la fantasia?

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Stefano.Moretto
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#10 » mercoledì 28 ottobre 2020, 16:54

Ciao Filippo,
bel racconto, anche se è una classica ghost story è ben strutturata e la prima persona ti fa immedesimare bene nel personaggio. Ti lascio un paio di cose che ho notato potresti migliorare.
I salti temporali minimi li eviterei: dopo il primo salto credevo che la ragazza chiudesse la portiera per uscire, ovvero pensavo che tu avessi voluto saltare tutto il viaggio in auto (legittimo se non succede niente di rilevante), invece dopo ho capito che era salita. Così hai saltato pochi secondi che potevi descrivere, non hai avuto un guadagno effettivo e confondi il lettore. Idem per il salto dopo in cui passi da loro che sono in macchina da qualche parte a loro che sono sempre in macchina, sempre da qualche parte. Puoi togliere quell'asterisco e il testo scorre comunque.
Durante il tragitto metto un po’ di musica.
“Non hai qualcosa di più recente?” mi fulmina lei.
“Più recente dell’ultimo di Guè Pequeno?”

Questo pezzo ha un effetto estraniante, perché prima mi dici che è musica generica, quindi non so di preciso cosa immaginarmi, poi la ragazza dice che è roba vecchia e solo dopo due righe scopro che è Gué Pequeno, che è l'informazione fondamentale per capire lo scambio di battute. L'effetto sarebbe migliore se lo avessi scritto fin dalla prima riga, dopotutto il narratore punto di vista sa che canzone sta ascoltando, non ha senso tenerlo sul vago.
Resti tra noi, ma il fatto che ci sia gente che se ne sbatte dei decreti, mi provoca un sottile e sadico piacere.

Qui il personaggio sta parlando direttamente col lettore, che è una cosa da evitare possibilmente. Basta togliere "Resti tra noi, ma" e il resto funziona perfettamente.
“Perché? Ha detto massimo alle due, mancano dieci minuti. Dovrebbe uscire a mom...” Mi muoiono le parole di bocca nel momento in cui rivolgo lo sguardo al locale.

Qui problema analogo a prima: il personaggio vede qualcosa e smette di parlare in reazione a ciò che vede, ma il lettore non vede nulla fino alla riga dopo. Al posto di "Mi muoiono..." bastava scrivere "il locale è sparito." e il lettore capisce all'istante che il tizio ha smesso di parlare perché non c'è più il locale.
Lancio un grido di paura quando sento la voce dell’uomo alla mia destra. È seduto accanto a me.

Sempre lo stesso problema di prima, stai invertendo causa ed effetto. Prima la causa, poi l'effetto.
Ho notato che quando lo fai inserisci sempre un avverbio temporale. Prova a non usarne, neanche uno. Togli i "quando", "poi", "mentre", "nel momento" e quando non avrai più modo di invertire l'ordine temporale degli eventi che descrivi vedrai che la tua unica possibilità sarà di descrivere ciò che succede istante per istante.
Spero di esserti stato utile

PhilStones
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#11 » giovedì 29 ottobre 2020, 10:03

Ciao Filippo

a me il racconto è piaciuto e l'ho digerito benissimo. Il tuo "Vai all'Inferno" è quello che mi è piaciuto più di tutti. Sarà che nelle mie zone c'era davvero un locale chiamato 'inferno' (come in ogni zona d'Italia, penso) che ora è diroccato, sarà che l'età delle discoteche è passata, ma non da tanto... Insomma, la tipa strozzata che prende il taxi è una bella trovata.
Bella anche la scelta delle restrizioni che affliggono i taxi.
Premesso questo, credo che il finale (da 'sadico piacere') potrebbe essere migliorato per dare incisività ancora maggiore. Ci sta che si addormenti, ma avrei voluto vederlo. Visto che il tipo fuori col cane (che poi diventa il tipo dentro col cane, a una prima lettura pensavo fossero in due!) e le riflessioni del protagonista servono a spiegare la storia, potevi farlo risvegliare da solo, di fronte al locale fatiscente, lasciando lui e noi lettori nel dubbio. E, eventualmente, far raccontare dal vecchio Ernesto nel finale qualche cosa della tipa strangolata.
Però queste sono solo mie profane opinioni! E ribadisco che la lettura mi ha divertito

Filippo

Andrea J. Leonardi
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#12 » giovedì 29 ottobre 2020, 10:49

Ciao! I miei commenti arrivano in ritardo e magari ho poco da aggiungere, ma cerco di giustificare quella che sarà poi la mia classifica.

Tema. Il “vai all’inferno” qui è una richiesta esplicita. Per quanto si riferisca al nome del locale, potrebbe anche riferirsi all’inferno che le vittime del killer hanno provato

Trama. L’idea di base è molto accattivante. Ho trovato un po’ confusionaria la scena centrale, con il vecchietto/fantasma/scheletro: chi è? Che ruolo ha? Perché gira in quelle zone un essere soprannaturale? Mi sembra di capire che, nel finale, la ragazza con il foulard rosso non sia il fantasma, ma un’altra vittima del killer.

Stile. Anche qui non entro molto nei dettagli, da bravo ultimo commentatore. Mi limito ad un “c’è troppo raccontato in questo racconto”, che rallenta la narrazione proprio lì dove necessita di sprint. Consiglio di usare delle brevi azioni per spezzare i dialoghi, e di rimuovere i “quanto”, i “mentre” e i discorsi indiretti. Ho trovato fastidioso anche il continuo andare a capo per
separare ogni periodo.

In generale, mi è piaciuto parecchio come racconto, mi ha trascinato fino alla fine.

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antico
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Re: Ultima corsa - Filippo Santaniello

Messaggio#13 » venerdì 30 ottobre 2020, 14:44

Molto bello con due problematiche da risolvere per portarlo al pollice su: 1) determinare meglio la figura del vecchio perché sembra essere in vita, ma il fatto che si materializzi dentro la macchina fa pensare al contrario (comprese le "dita schelettriche") e 2) il finale proprio non va perche fa pensare a un qualcosa che si ripete spesso mentre invece dovrebbe essere solo una tantum altrimenti sarebbe già una storiella conosciuta dai tassisti. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo assolutamente brillante.

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