Il telefono

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Andrea76
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Il telefono

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2020, 0:23

L’altra notte mi sveglia lo squillo del telefono. Doveva essere molto tardi, dalla finestra gli altri palazzi avevano tutti le luci spente. Insomma lo prendo e dico: “Pronto?”
All’altro capo una donna grida: Vai all’Inferno, Nic!
Mi schiarisco la voce. “Ehi, chi è che parla?”
Vai all’Inferno, Nic!
“Chi sei, brutta stronza?”
Vai all’Inferno, Nic!
È un messaggio di quelli preregistrati. Inutile protestare.
La mattina sul presto decido di andare al Centro Assistenza. Ci arrivo a piedi, è distante un isolato e mezzo. Ad accogliermi c’è un commesso con i capelli impomatati. Gli spiego il problema, che è così assurdo che infatti lui non ci crede.
“Mi sembra strano, signore. Forse è un’interferenza. Sua moglie tiene il telefono acceso durante la notte?”
Lo guardo serio. “Io non ho più una moglie.”
“Capisco.”
“Mi ha lasciato.”
“Mi spiace.”
“Due anni fa è scappata con un tester di coupon.”
“Mi faccia dare un’occhiata.” Prende un cacciavite e svita il coperchio. Dopo un po’mi fa: “C’è un’incrostazione sul citoplasma, guardi.” Mi mostra una specie di membrana gelatinosa che avvolge in una bolla tutte le componenti elettriche. “Ci penso io, signore.” Prende un batuffolo di ovatta e con gesti lenti comincia a pulire la pellicola. Alla fine dice: “Ora è tutto a posto, stia sereno”. Richiude il telefono e me lo riconsegna.


Non è ancora mezzanotte, e quel bastardo ricomincia a suonare.
Vai all’Inferno, Nic!
Lo smorzo con il tasto OFF. Così non mi disturberà più. Perché non ci ho pensato prima?
Il telefono squilla di nuovo.
Vai all’Inferno, Nic!
Ho bisogno di qualcuno che mi faccia da testimone. Io non sono pazzo. Me lo porto dietro, esco, scendo di un piano e suono a Dario.
“La porta è aperta!” spingo il battente ed entro. In salotto c’è il mio amico davanti alla TV che guarda un monologo teatrale di Belén. “Nic, che ci fai qui a quest’ora?”
“Una cosa grave, Dario.”
“Vieni, siediti. Non lì, quella poltrona ha la molla rotta. Su quell’altra… Allora, che succede?”
“Succede che questo telefono ce l’ha con me.” Lo tendo verso di lui. “Non mi fa dormire. O meglio, suona appena sto per riuscirci.”
“Chi è che ti chiama?”
“Nessuno. È il gestore telefonico…”
“Hai pensato di chiamarli per protestare?”
“Non credo di riuscirci. Di reclamare loro qualcosa, intendo. Oggi ho fatto fatica ad entrare in un bar e ad ordinare un caffè.”
“Che hai, amico? È da quando Miriam ti ha lasciato che non sei più lo stesso.” Si alza dal divano e mi viene incontro. Mi alzo pure io. “Dobbiamo berci su, soltanto che io ho finito le riserve”.
“Tranquillo, ho una bottiglia di Klevelich sigillata a casa.” Guardo il telefono che brilla nella mia mano. “Posso lasciartelo mentre sono su?”
“Certo.”
Esco dal suo appartamento, salgo, entro in casa, prendo la vodka dal frigo e torno giù. Dario è sulla porta, con un viso bianco quanto la pagina word di uno scrittore in crisi.
“Che c’è?”
Mi piazza il cellulare sul palmo. “C’è che appena sei salito io mi sono appisolato sul divano, e questo diavolo di telefono si è messo a squillare. Ho risposto e c’era una donna che diceva che dovevo lasciarti stare, se no sarebbero stati guai per me e per la mia famiglia”. È tutto sudato mentre parla. “Mi ha fatto paura, cazzo… Vattene, Nic, non voglio più vederti,” fa un balzo all’indietro e mi chiude la porta in faccia.


Torno su. È notte fonda. Adesso siamo di nuovo solo noi due, io e il telefono.
Eccolo che risuona.
Amore, sei andato all’Inferno?
Riaggancio, ma squilla di nuovo.
Ci sei andato o no?
Riattacco e mi butto sul letto. Vorrei che tutto fosse diverso. Sì, se tornassi indietro sarebbe tutto diverso.
Rieccolo che squilla. Mi metto seduto e rispondo.
All’inferno. Devi andare all’Inferno, Nic!
Mi alzo in piedi e scaravento il cellulare sul muro. Si rompe in mille pezzi.
“Io ci sono già all’Inferno!” urlo. “E mi ci hai mandato tu, Miriam!” vado alla finestra. È aperta, come al solito. Mi sporgo di fuori: “Adesso andateci voi, brutti figli di puttana!” la mia voce rimbomba all’esterno e rimbalza tra le sagome scure dei palazzi circostanti. In quello di fronte si accendono le luci. Qualcuno bestemmia. Da un balcone si affaccia un pelato che mi guarda.
Lo guardo anch’io. Poi alzo le mani in segno di scusa.
Devo essere pazzo, pazzo sul serio.



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antico
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Re: Il telefono

Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2020, 0:28

Ciao Andrea! Caratteri e tempo ok, buona LIVIO GAMBARINI EDITION!

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Proelium
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Re: Il telefono

Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2020, 16:59

Ciao Andrea,
piacere di leggerti. Il leitmotiv del tuo racconto è semplice ma geniale, mi ha divertito molto e in effetti si presta egregiamente al tema del contest. Dei tre tempi del racconto trovo che il primo sia il più incisivo: lì la minaccia si sente davvero tanto. Del secondo è buona l’idea, ma perde mordente nel dialogo troppo lungo e a tratti dispersivo con Dario, che può essere sveltito e reso più essenziale. Il terzo tempo, che dovrebbe chiudere col botto, lascia tutti a bocca asciutta: perché in fin dei conti non aggiunge nulla che il lettore non sapesse già.

alexandra.fischer
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Re: Il telefono

Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2020, 19:49

IL TELEFONO di Andrea Spinelli Tema centrato. Originale l’idea della ex Miriam che manda all’inferno Nic di notte, e questo malgrado lui faccia riparare il cellulare da cui è partita la telefonata (bella la parte rassicurante del tecnico che gli parla in gergo degli esperti per farlo calmare). Inquietante l’amico Dario che prima è disponibile, ma subito dopo aver udito la telefonata si eclissa. Perché Miriam è contagiosa e distrugge anche le amicizie (persino quelle alcoliche, basate sulla vodka). Bello il paragone pallore-pagina word di uno scrittore in crisi.

Attento:
Ti segno la frase da correggere.
L’altra notte ha suonato.

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Davide Di Tullio
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Re: Il telefono

Messaggio#5 » giovedì 22 ottobre 2020, 22:44

Andrea76 ha scritto:L’altra notte mi sveglia lo squillo del telefono. Doveva essere molto tardi, dalla finestra gli altri palazzi avevano tutti le luci spente. Insomma lo prendo e dico: “Pronto?”
All’altro capo una donna grida: Vai all’Inferno, Nic!
Mi schiarisco la voce. “Ehi, chi è che parla?”
Vai all’Inferno, Nic!
“Chi sei, brutta stronza?”
Vai all’Inferno, Nic!
È un messaggio di quelli preregistrati. Inutile protestare.
La mattina sul presto decido di andare al Centro Assistenza. Ci arrivo a piedi, è distante un isolato e mezzo. Ad accogliermi c’è un commesso con i capelli impomatati. Gli spiego il problema, che è così assurdo che infatti lui non ci crede.
“Mi sembra strano, signore. Forse è un’interferenza. Sua moglie tiene il telefono acceso durante la notte?”
Lo guardo serio. “Io non ho più una moglie.”
“Capisco.”
“Mi ha lasciato.”
“Mi spiace.”
“Due anni fa è scappata con un tester di coupon.”
“Mi faccia dare un’occhiata.” Prende un cacciavite e svita il coperchio. Dopo un po’mi fa: “C’è un’incrostazione sul citoplasma, guardi.” Mi mostra una specie di membrana gelatinosa che avvolge in una bolla tutte le componenti elettriche. “Ci penso io, signore.” Prende un batuffolo di ovatta e con gesti lenti comincia a pulire la pellicola. Alla fine dice: “Ora è tutto a posto, stia sereno”. Richiude il telefono e me lo riconsegna.


Non è ancora mezzanotte, e quel bastardo ricomincia a suonare.
Vai all’Inferno, Nic!
Lo smorzo con il tasto OFF. Così non mi disturberà più. Perché non ci ho pensato prima?
Il telefono squilla di nuovo.
Vai all’Inferno, Nic!
Ho bisogno di qualcuno che mi faccia da testimone. Io non sono pazzo. Me lo porto dietro, esco, scendo di un piano e suono a Dario.
“La porta è aperta!” spingo il battente ed entro. In salotto c’è il mio amico davanti alla TV che guarda un monologo teatrale di Belén. “Nic, che ci fai qui a quest’ora?”
“Una cosa grave, Dario.”
“Vieni, siediti. Non lì, quella poltrona ha la molla rotta. Su quell’altra… Allora, che succede?”
“Succede che questo telefono ce l’ha con me.” Lo tendo verso di lui. “Non mi fa dormire. O meglio, suona appena sto per riuscirci.”
“Chi è che ti chiama?”
“Nessuno. È il gestore telefonico…”
“Hai pensato di chiamarli per protestare?”
“Non credo di riuscirci. Di reclamare loro qualcosa, intendo. Oggi ho fatto fatica ad entrare in un bar e ad ordinare un caffè.”
“Che hai, amico? È da quando Miriam ti ha lasciato che non sei più lo stesso.” Si alza dal divano e mi viene incontro. Mi alzo pure io. “Dobbiamo berci su, soltanto che io ho finito le riserve”.
“Tranquillo, ho una bottiglia di Klevelich sigillata a casa.” Guardo il telefono che brilla nella mia mano. “Posso lasciartelo mentre sono su?”
“Certo.”
Esco dal suo appartamento, salgo, entro in casa, prendo la vodka dal frigo e torno giù. Dario è sulla porta, con un viso bianco quanto la pagina word di uno scrittore in crisi.
“Che c’è?”
Mi piazza il cellulare sul palmo. “C’è che appena sei salito io mi sono appisolato sul divano, e questo diavolo di telefono si è messo a squillare. Ho risposto e c’era una donna che diceva che dovevo lasciarti stare, se no sarebbero stati guai per me e per la mia famiglia”. È tutto sudato mentre parla. “Mi ha fatto paura, cazzo… Vattene, Nic, non voglio più vederti,” fa un balzo all’indietro e mi chiude la porta in faccia.


Torno su. È notte fonda. Adesso siamo di nuovo solo noi due, io e il telefono.
Eccolo che risuona.
Amore, sei andato all’Inferno?
Riaggancio, ma squilla di nuovo.
Ci sei andato o no?
Riattacco e mi butto sul letto. Vorrei che tutto fosse diverso. Sì, se tornassi indietro sarebbe tutto diverso.
Rieccolo che squilla. Mi metto seduto e rispondo.
All’inferno. Devi andare all’Inferno, Nic!
Mi alzo in piedi e scaravento il cellulare sul muro. Si rompe in mille pezzi.
“Io ci sono già all’Inferno!” urlo. “E mi ci hai mandato tu, Miriam!” vado alla finestra. È aperta, come al solito. Mi sporgo di fuori: “Adesso andateci voi, brutti figli di puttana!” la mia voce rimbomba all’esterno e rimbalza tra le sagome scure dei palazzi circostanti. In quello di fronte si accendono le luci. Qualcuno bestemmia. Da un balcone si affaccia un pelato che mi guarda.
Lo guardo anch’io. Poi alzo le mani in segno di scusa.
Devo essere pazzo, pazzo sul serio.


Ciao Andrea

mi pare una buona prova la tua. Stilisticamente non ho nulla da eccepire. Qualche sbavatura qua e la, ma nulla di rilevante. Raccontato praticamente assente. Il racconto fila liscio senza particolari sussulti, tuttavia si fa leggere bene, con una buona dose di appeal che a vedere cosa accade dopo. Non un racconto memorabile, ma direi una buona prova.

a rieggerci!

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Pretorian
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Re: Il telefono

Messaggio#6 » venerdì 23 ottobre 2020, 0:21

Ciao Andrea e piaxcere di leggerti. Il racconto è scritto bene e, stilisticamente non trovo niente di significativo da contestare. La trama, invece, mi lascia qualche perplessità. Perché Miriam dovrebbe perseguitare in questo modo il protagonista, se è stata lei a lasciarlo? Se è una cosa reale, ha poco senso, se si tratta di una "trasfigurazione" del disagio che l'essere stato lasciato suscita in Nick, allora com'è possibile che anche il suo amico (che, tra l'altro, ha una reazione che mi sembra esagerata) la senta? Anche la scena iniziale, con Nick che sostanzialmente racconta la storia della sua vita al commesso, è un po' fine a sé stessa e funge, neanche troppo velatamente, a darci il contesto della vicenda. Probabilmente avresti potuto ottenere questo scopo con una scena moto più significativa.
Il testo resta comunque valido, ma non si possono ignorare questi difetti che lo allontanano dalla vetta. Alla prossima!

Dario17
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Re: Il telefono

Messaggio#7 » venerdì 23 ottobre 2020, 17:18

L'incipit proprio non mi convince.
È un raccontato della notte scorsa, poi quel "insomma lo prendo e dico..." è troppo goffo.
Perchè non partire con lo squillo del telefono e con il tempo presente che poi utilizzi per l'intero racconto? Sarebbe stato meglio e non avresti creato degli inutili sbalzi temporali.
La scrittura è chiara, ti affidi per gran parte ai dialoghi e gli scambi di battute sono buoni e mostrano la situazione del protagonista molto chiaramente.
Climax ben gestito.
La battuta finale di Dario “Mi ha fatto paura, cazzo… Vattene, Nic, non voglio più vederti,” fa troppo Via col Vento ed è irrealistica da parte di un amico/vicino di casa.
E qui arriviamo alla debolezza principale del racconto: vi è troppa illogicità e incoerenza nelle azioni dei personaggi.
Questo pezzo fa molto il verso a Poe o a King, dove il quotidiano via via assume forme allucinanti che infuenzano i protagonisti (e in teoria farcela fare sotto a noi lettori).
Però i personaggi stessi dicono e fanno cose "sbagliate".
Se il problema è una voce registrata, che tra l'altro il protagonista non riconosce quindi non è quella di sua moglie, perchè al centro assistenza gli aprono il dispositivo e glielo puliscono dicendo che così avrebbe risolto il problema?
Interferenze in un dispositivo moderno?
Nic è un uomo che non ha problemi ad ammettere che pure pigliare un caffè al bar è un problema, però è andato quello stesso giorno in un centro assistenza a farsi sistemare un problema ben più pressante.
Come scritto in precedenza, l'amico Dario lo sbatte fuori con troppa facilità.
E se la voce al cellulare anzichè minacce random gli avesse parlato di alcuni peccatucci che solo lui dovrebbe sapere e che quindi per quello desiste nel dare una mano a Nic? Sarebbe stato più elegante ma questo è un mio parere, prendilo come tale.
Nel finale, spunta la voce di Miriam poi c'è lo sclero sulla finestra. È un finale piuttosto aperto e vago.
Se Nic è partito di testa, deve fare ben di meglio e devi mostrarcelo per bene.

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Filippo Santaniello
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Re: Il telefono

Messaggio#8 » sabato 24 ottobre 2020, 11:50

Ciao Andrea,
complimenti sia per l'idea che per come l'hai sviluppata.
E' molto visiva. Sembra quasi un cortometraggio.
Però la tensione delle tre parti è come se fosse invertita. Parti col botto e poi ti sgonfi.
La prima parte è perfetta. La seconda perde mordente. La terza, che dovrebbe colpire il lettore magari con un colpo di scena a effetto, non aggiunge nulla di emozionante.
Resta il fatto che il racconto ha un ritmo incalzante ed è molto scorrevole, il che lo rende uno dei migliori del gruppo.

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Ilariya_
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Re: Il telefono

Messaggio#9 » sabato 24 ottobre 2020, 15:16

Ciao Andrea

e piacere di leggerti.

Il tuo racconto mi è piaciuto, scorrevole, chiaro e ben strutturato. Una buona prova.
L'unico problema, come già detto, sono i comportamenti un po' illogici dei protagonisti: la ex che lascia Nic, ma poi lo perseguita telefonicamente, il vicino con il quale pare Nic abbia molta confidenza che risponde ad una telefonata e non vuole più vederlo, Nic stesso che apre la finestra pensando di essere pazzo (perché? le telefonate sono immaginarie? perché ha lasciato Miriam?). Ad ogni modo, il racconto ha già dell'assurdo di per sé, quindi non è un aspetto che influenza particolarmente la lettura.

Giulio_Marchese
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Re: Il telefono

Messaggio#10 » martedì 27 ottobre 2020, 22:52

Ciao Andrea,
il tuo racconto non mi ha entusiasmato. Sicuramente sono scemo io, però non l'ho capito. La prosa è buona, non parlo di chiarezza espressiva quanto di "tono". Fin dall'inizio avevo pensato a un racconto comico, l'incipit andava in quella direzione e in più punti ci sono frasi da commedia dell'assurdo. Però forse il pezzo voleva essere drammatico, si parla di pazzia o forse di messaggi dall'aldilà, non è chiaro ma mi va bene. Solo che il tono non è appropriato, non fa ridere perché non è questo l'intento ma no trasporta nelle vicende del personaggio perché ha uno stile fin troppo ironico. Anche i dialoghi mi danno un senso di commedia, sono legnosi e fin troppo didascalici, ad esempio:

“Mi sembra strano, signore. Forse è un’interferenza. Sua moglie tiene il telefono acceso durante la notte?”
Lo guardo serio. “Io non ho più una moglie.”
“Capisco.”
“Mi ha lasciato.”
“Mi spiace.”
“Due anni fa è scappata con un tester di coupon.”
“Mi faccia dare un’occhiata.”


Questo sembra un infodump e sinceramente non mi sembra per niente credibile, perché dovrebbe confidarsi con il tecnico? Anche la storia del vicino mi è persa poco convincente, era veramente necessaria?
Insomma, non mi ha preso, mi dispiace ;(
A rileggerci!

Charlesdexter
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Re: Il telefono

Messaggio#11 » mercoledì 28 ottobre 2020, 23:40

Ciao Andrea, di questo racconto mi piacciono il ritmo, l’ambientazione, la frenesia pasticciona del protagonista e del suo amico, che in modo improvviso gli si rivolta contro, con una motivazione improvvisa ma sensata. La conclusione è un po’ stentata, devo dire che avrebbe potuto aggiungere una marcia in più al racconto. La base per migliorarlo è buona.

“Po’mi fa” va inserito uno spazio dopo “po’”.
Alla prossima!

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antico
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Re: Il telefono

Messaggio#12 » sabato 31 ottobre 2020, 21:07

L'idea è molto buona, ma la realizzazione (a livello proprio strategico) mi sembra problematica in più punti: la reazione del commesso e il pulire il citoplasma, il fatto che lui non riconosca la moglie, il fatto che ci dica che ha problemi a uscire quando non se n'è fatti ad andare a fare vedere il telefono, il dialogo con l'amico, la reazione dell'amico, il suo urlo dalla finestra. Inoltre la tensione è a scendere con una prima parte incisiva, una seconda troppo diluita e una terza accessoria che non aggiunge e neppure chiude. Insomma: decisamente affascinante, ma con parecchie problematiche logiche che mi hanno infastidito come lettore. Direi un pollice tendente verso l'alto al pelo che posiziono davanti al racconto di Fitzherbert (valutato con lo stesso giudizio) perché meno, nonostante le problematiche esposte, oscuro.

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