Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

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Ivan
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Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2020, 0:27

Un urlo mi strappa dall’oblio.
Apro gli occhi. A chi sarà toccato stavolta?
Mi metto a sedere fissando la porta della cella. Un debole alone arancione filtra da sotto lo stipite.
Passi pesanti si avvicinano.
Si fermano davanti alla mia porta.
Merda.
I cardini cigolano e tre ceffi da galera fanno capolino.
“Arduino! Vieni, che ci divertiamo un po’.”
Sento l’odore di alcool fin da qui.
“Come volete, signori. Adoro bere in compagnia.”
Sorrido, ma in realtà me la sto facendo sotto.
Mentre mi conducono lungo il corridoio, saluto mentalmente gli ospiti delle altre celle. Ottone, Berengario, Martino…peccato non aver conosciuto anche te, ospite della cella numero 1.
Al refettorio, tavoli e sedie sono a semicerchio attorno al focolare. I soldati sono già ubriachi.
In un tintinnio di catene, davanti al focolare si erge un colosso.
Figli di puttana!
Il sergente Lothar è lì seduto su uno sgabello e mi sorride.
“Che c’è, Arduino? Hai perso la lingua?”
Faccia di merda.
Il sergente fa cenno di avvicinarmi.
“Stasera puoi fare una buona azione, Arduino.” Mi cinge le spalle. “Qui tutti scommettono che l’Orso ti farà a pezzi in meno di un giro di clessidra.” Indica il gigante davanti al fuoco.
“E?” Guardo la clessidra appoggiata sul tavolaccio. È davvero piccola.
“Io ho scommesso che ne durerai almeno due.” Mi porge il suo boccale, facendomi l’occhiolino. “Vedi di non deludermi!”
Prendo una bella sorsata. Idromele, di quello buono. Chissà a quale povero bastardo lo hanno fottuto, stavolta.
Orso è lì che mi sta fissando. Non l’ho mai sentito parlare. So solo che è grosso e che è meglio non rompergli i coglioni.
I soldati mi spintonano al centro dell’arena.
“Orso! Orso! Orso!”
Butto giù l’idromele con due sorsate. Forse il boccale può tornarmi utile.
Orso non si muove. Sta guardando alle mie spalle.
Faccio due passi di lato. Con la coda dell’occhio vedo che i soldati barcollano per tenersi in piedi. Il loro tifo è diventato una cacofonia farfugliante.
Il pugno mi colpisce al ventre, sollevandomi da terra. Cado di schiena e il boccale si infrange sul pavimento. Un’esplosione di dolore nella schiena mi toglie il fiato.
“Orso! Orso! Orso!”
Tento di rialzarmi, ma l’Orso è già su di me. Mi solleva all’altezza del viso.
C’è una scintilla nei suoi occhi.
“Cella numero uno” Bisbiglia.
Prima che possa chiedere spiegazioni, mi scaglia tra le panche.
Picchio ancora la schiena e vedo le stelle. Per lo meno ho travolto qualche soldato.
Uno di questi stronzi ha lasciato la spada appoggiata alla panca, a meno di un braccio da dove sono ora.
Con passi lenti, Orso si avvicina a un tavolo e lo solleva come niente.
I soldati esultano. “Uccidi questo figlio di puttana!”
L’energumeno si ferma di fronte a me. Flette i muscoli e con un grugnito scaglia il tavolo in mezzo ai soldati, centrando in faccia il sergente Lothar.
Mi spingo con i piedi da terra e afferro la spada. La lama è subito fuori e la pianto nel collo al soldato più vicino.
“Vai all’inferno, stronzo!”
Gli altri due attorno a me crollano con la testa fracassata. Il mazzafrusto di Orso fischia come un gatto rabbioso.
“Numero uno!” Mi lancia un mazzo di chiavi, che afferro al volo.
Salto oltre il tavolo, mentre tutto attorno esplodono urla.
Un soldato mi taglia la strada. Schivo il suo fendente e lo infilzo sotto l’ascella senza smettere di correre.
Presto arriveranno le guardie da sopra.
La cella numero 1, di sicuro nasconde un passaggio verso l’esterno. Non c’è altra spiegazione.
Infilo la prima chiave che mi capita nella serratura e giro. La la porta si apre.
Un’altra cella buia, con al centro una ragazza dai vestiti laceri.
Cado in ginocchio sulla soglia.
Tutto questo per una ragazza?
“Liberala, straniero!” Orso è a cinque metri da me, circondato. Nelle sue mani il mazzafrusto sibila in una danza di morte.
Gli occhi azzurri della giovane si fissano nei miei e qualcosa mi fa muovere nella sua direzione.
Mi porge le mani. Senza sapere bene il perché, sblocco le sue manette.
Sono scure, di un materiale pesantissimo. Il loro tonfo sul terreno è come un tuono.
Mi sorride e mi lascia lì a fissare il muro.
Alle mie spalle, il buio delle celle s’illumina a giorno, mentre le urla dei soldati vengono coperte da un ruggito infernale.
Cosa cazzo ho appena liberato?
Ultima modifica di Ivan il martedì 20 ottobre 2020, 0:36, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2020, 0:35

Ciao Ivan e benvenuto nell'Arena! Tempo e caratteri ok, buona LIVIO GAMBARINI EDITION! Ps: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati ;)

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maurizio.ferrero
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2020, 11:20

Ciao Ivan e benvenuto!

Il tuo racconto mi è piaciuto. L'ambientazione della prigione in cui i galeotti vengono fatti combattere tra loro dalle guardie è un classico che dà sempre soddisfazioni. La scena d'azione è ben descritta e chiara, anche se mancano dei dettagli (ad esempio, quando parli per la prima volta del mazzafrusto dell'orso, non si capisce da dove l'abbia tirato fuori).
Il punto debole del tuo racconto è, purtroppo, il finale. La liberazione della "ragazza" dalla prigione dà inizio a una serie di fatti che purtroppo non vedremo mai. Si tratta a tutti gli effetti di un buon incipit, che mi sarebbe piaciuto vedere sviluppato ulteriormente ma che all'interno di un contest per racconti di piccolo formato ti penalizza.
Tema preso molto di striscio, ma c'è. La prigione è un inferno, e la creatura liberata potrebbe essere un'entità demoniaca... Ma non lo sapremo mai.

A presto!

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Sirimedho
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#4 » mercoledì 21 ottobre 2020, 12:18

Mi sembra che all’Inferno i personaggi tutti ci siano già, anche senza la forza oscura del finale. Il tema però è rispettato solo in parte, perché l’esortazione ad andare all’Inferno non la trovo.
La storia si dipana in modo quasi obbligato, il combattimento è ben raccontato anche se non so quanto realistico: dopo essere stato picchiato così duramente, il protagonista ed una la spada con una efficacia dubbia contro soldati sicuramente più in forma di lui dopo una prigionia.
Il finale arriva troppo presto. C’è una giovane che sorride e un attimo dopo un ruggito infernale: cosa è successo alla ragazza? In che si è trasformata?
Mi rimane anche il dubbio su questi soldati. Cosa fanno, perché sapevano non solo cosa fosse la ragazza ma anche il modo per bloccarla? In tutto il racconto sembrano soldatacci crudeli e basta, ma alla fine rimane il dubbio che fossero qualcosa di diverso. I dialoghi sul resistere un minuto o due mi sembrano un po’ troppo stereotipati, così come la reazione troppo blanda del protagonista (dopo aver sentito cosa doveva fare, non li manda nemmeno a quel paese? Nessuna reazione?).
Mi sembra che la tecnica ci sia, ma il racconto non mi convince fino in fondo.

Daniel Travis
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#5 » mercoledì 21 ottobre 2020, 18:01

Avrei preferito che qualcuno andasse all'Inferno - o ci dovesse andare -, invece è stato l'Inferno a raggiungere gli uomini. Poco male, le due cose non saranno vicine di casa, ma vivono nello stesso quartiere.
La prosa stretta mi lascia un'impressione di contemporaneità che l'ambientazione contraddice, ma questo non è necessariamente un difetto. Il racconto funziona: ha un buon ritmo, è molto visivo - approccio che, volente o nolente, condivido - e dinamico, sa di popcorn davanti a un blockbuster divertente. L'Inferno, forse, arriva troppo tardi. Costruire, discretamente, verso la rivelazione le avrebbe datto tutto un altro valore - di rivelazione, appunto, non di cosaimpossibilechesuccedeall'improvviso.
Bella prova, però.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Ivan
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2020, 22:56

maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Ivan e benvenuto!

La scena d'azione è ben descritta e chiara, anche se mancano dei dettagli (ad esempio, quando parli per la prima volta del mazzafrusto dell'orso, non si capisce da dove l'abbia tirato fuori).
Il punto debole del tuo racconto è, purtroppo, il finale. La liberazione della "ragazza" dalla prigione dà inizio a una serie di fatti che purtroppo non vedremo mai. Si tratta a tutti gli effetti di un buon incipit, che mi sarebbe piaciuto vedere sviluppato ulteriormente ma che all'interno di un contest per racconti di piccolo formato ti penalizza.


Ciao Maurizio, grazie per il benvenuto e il commento. Rileggendo a mente fredda il racconto condivido su tutti i punti. Purtroppo, quando ho messo giù la scaletta degli eventi, ho sottostimato lo spazio che avrebbero occupato.
Sono arrivato alla scena di Orso che scaglia il tavolo che ero oltre le 4700 battute: da lì ho dovuto tagliare, tagliare e tagliare, che di per sé non sarebbe male, finché si taglia solo il superfluo. Purtroppo, quando sono arrivato ad avere abbastanza spazio per il finale, non era comunque abbastanza per riuscire costruire un finale completo.

Se dovessi riscriverlo oggi, partirei dal protagonista che viene condotto nell'arena improvvisata. Che ne pensi?

Sirimedho ha scritto:Mi sembra che all’Inferno i personaggi tutti ci siano già, anche senza la forza oscura del finale. Il tema però è rispettato solo in parte, perché l’esortazione ad andare all’Inferno non la trovo.
La storia si dipana in modo quasi obbligato, il combattimento è ben raccontato anche se non so quanto realistico: dopo essere stato picchiato così duramente, il protagonista ed una la spada con una efficacia dubbia contro soldati sicuramente più in forma di lui dopo una prigionia.
Il finale arriva troppo presto. C’è una giovane che sorride e un attimo dopo un ruggito infernale: cosa è successo alla ragazza? In che si è trasformata?
Mi rimane anche il dubbio su questi soldati. Cosa fanno, perché sapevano non solo cosa fosse la ragazza ma anche il modo per bloccarla? In tutto il racconto sembrano soldatacci crudeli e basta, ma alla fine rimane il dubbio che fossero qualcosa di diverso. I dialoghi sul resistere un minuto o due mi sembrano un po’ troppo stereotipati, così come la reazione troppo blanda del protagonista (dopo aver sentito cosa doveva fare, non li manda nemmeno a quel paese? Nessuna reazione?).
Mi sembra che la tecnica ci sia, ma il racconto non mi convince fino in fondo.


Ciao Sirimedho, grazie per il commento. In realtà l'esortazione c'è: è quel "vai all'inferno, stronzo" con cui Arduino si sfoga dopo aver ucciso la prima guardia.

Convengo con te quando dici che avrei dovuto mostrare un protagonista più debilitato, a maggior ragione perché nella stesura iniziale doveva avere anche la schiena rovinata dalle frustate: parte tagliata per avere spazio per il finale. Detto ciò, una parziale giustificazione alla mollezza delle guardie deriva dal fatto che erano pesantemente ubriache.

Sul finale non ho scuse. Ho progettato un racconto più lungo dello spazio a disposizione, e questo è il risultato. Riscrivendolo oggi, lo farei ripartire da quando Arduino viene condotto dal Sergente.
La parte su quanto sapessero i soldati o su chi fosse la ragazza è volutamente misteriosa. Se avessi avuto 10 mila caratteri al posto che 4.2 li avrei sfruttati per sviluppare più eventi (la rivolta dentro la prigione, l'evasione di massa e la fuga - o il massacro, chiudendo idealmente con un breve dialogo tra la ragazza e Arduino).

Per il resto, faccio tesoro delle tue critiche! :)

Daniel Travis ha scritto:Avrei preferito che qualcuno andasse all'Inferno - o ci dovesse andare -, invece è stato l'Inferno a raggiungere gli uomini. Poco male, le due cose non saranno vicine di casa, ma vivono nello stesso quartiere.
La prosa stretta mi lascia un'impressione di contemporaneità che l'ambientazione contraddice, ma questo non è necessariamente un difetto. Il racconto funziona: ha un buon ritmo, è molto visivo - approccio che, volente o nolente, condivido - e dinamico, sa di popcorn davanti a un blockbuster divertente. L'Inferno, forse, arriva troppo tardi. Costruire, discretamente, verso la rivelazione le avrebbe datto tutto un altro valore - di rivelazione, appunto, non di cosaimpossibilechesuccedeall'improvviso.
Bella prova, però.


Ciao Daniel, grazie per il commento. Il tema mi ha dato un'ispirazione molto alla action movie anni '80, ed ho cercato di costruire il racconto su quello stile. Il gergo volgare deriva un po' da quello, un po' dal fatto che doveva emergere che il protagonista era un famoso brigante e una bella fetta dal fatto che adoro le parolacce!
Ho dovuto tagliare la parte del brigante per poter chiudere nei limiti, e alla fine questo è stato un bene perché il passato del protagonista non avrebbe aggiunto molto valore in una storia così breve.
Probabilmente, tagliando qualche scena dalla parte iniziale sarei riuscito a costruire un finale più equilibrato. Chissà!
Lo vedremo alla prossima Arena! :)

alexandra.fischer
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#7 » sabato 24 ottobre 2020, 20:36

Tema centrato. Il racconto è ambientato in un contesto medievale (un fantasy alla Terry Brooks), lo si capisce dai nomi (Lothar, Berengario, Arduino, Orso) e dalle armi (mazzafrusto, spade), nonché dalla clessidra e dall’idromele. Bella la scena di lotta fra Arduino e Orso, prima fra loro e poi contro Lothar e la soldataglia. Mi piace molto la trasformazione di Orso, da gigante cattivo ad alleato di Arduino. C’è una fuga da compiere, ma prima, tappa alla famosa cella numero uno per liberare una ragazza dai poteri magici (vedi la luce nel finale). La ragazza è il punto debole della storia, perché compare solo alla fine (non sarebbe stato male far sussurrare a Orso qualcosa tipo: cella uno…lei è lì, almeno in seconda battuta e mostrare la reazione incuriosita di Arduino, con un pensiero tipo: Questo mi pesta e parla della cella uno?
Attento, ti segnalo le parti da correggere:
alone arancio
cella numero uno.
I pensieri vanno sempre scritti in corsivo

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Debora D
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#8 » lunedì 26 ottobre 2020, 14:25

Ciao Ivan, piacere di leggerti.
Come già detto da altri, questo racconto sembra un incipit con idee interessanti.
Il duello, una fortezza chissà dove e un personaggio abbastanza astuto e opportunista da essere interessante sono i punti di forza. Avrei voluto saperne di più soprattutto della ragazza.
Invece Orso è poco caratterizzato. Non si capisce se sia una guardia o un altro prigioniero. Dopo aver riletto due volte non ho trovato indicazioni al riguardo.
Alle mie spalle, il buio delle celle s’illumina a giorno, mentre le urla dei soldati vengono coperte da un ruggito infernale.
Bello questo passaggio alla fine. Lui è di spalle e vede solo la luce che si riflette sulla pietra. Senza il mentre sarebbe stato ancora meglio. Prova a leggerla cancellandolo, la posizione sulla linea temporale della storia non cambia ed elimini il fastidioso movimento mentale del lettore che deve tornare indietro nel proprio "film" per rivedere la scena in contemporanea.

Mi sembra che tu stia cercando di applicare il mostrato in prima persona. Arduino è il punto di vista e riesci a rimanere ancorato a lui in generale.
Ti segnalo però due errori che se vuoi seguire questo stile dovresti evitare.
 fissando la porta della cella e  
Guardo la clessidra appoggiata sul tavolaccio.

I verbi di percezione (Guardo, vedo, sento, fisso) ci fanno uscire dal punto di vista. Se Arduino è il pdv e lui guarda, allora ci basta sapere direttamente ciò che vede.
Ad es. La clessidra appoggiata sul tavolaccio è proprio piccola.

Mentre mi conducono lungo il corridoio, saluto mentalmente gli ospiti delle altre celle. Ottone, Berengario, Martino…peccato non aver conosciuto anche te, ospite della cella numero 1.
Questo passaggio è un po' goffo. Sia chiaro, capisco, perché la vivo come te la, difficoltà di scrivere di sera con poco tempo e pochi caratteri, quindi spero tu prenda la mia pignoleria come un'occasione per riflettere.
La costruzione con mentre come dicevo prima, incrina il filtro del personaggio. In generale è sconsigliato usare poi, mentre, quando se si sceglie uno stile immersivo.
Altri elementi da notare nella stessa frase sono:
    mentalmente, avverbio in mente, che non è il massimo dell’eleganza, si può sostituire cambiando un po’ la frase;
    Ottone, Berengario e Martino sono tre nomi che mi hanno fatto pensare a un’ambientazione da Alto Medioevo perché sia Arduino che Berengario sono stati signori dell’epoca. Però l’elenco di nomi serve a introdurre la cella numero uno e come soluzione non è elegante. Mentre lui passa con la guardia, può dire una cosa del tipo “oltre la porta rinforzata della cella numero uno, solo silenzio” o simili.
.

Queste sono frasi fatte che sanno di già visto:
vedo le stelle. una danza di morte.

Un'ultima nota sul pensiero diretto. I pensieri del personaggio che esprimi senza corsivo vanno bene per molti editor e insegnanti, fra cui il nostro Gambarini guest star. Soprattutto se si mantiene un filtro profondo, non c'è soluzione fra narrazione e pensiero. L'uso del corsivo non è una regola, ma un consiglio dato da altri editor e insegnanti come ad es. Marco Carrara.

Buona scrittura, vedo in questo testo un bel potenziale; mi hai incuriosita sui personaggi, gli obiettivi e le ragioni della loro presenza lì.
Alla prossima.

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Ivan
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#9 » lunedì 26 ottobre 2020, 20:11

Ciao Debora, grazie per il commento e soprattutto per le critiche, anche perché mi hai segnalato alcune mancanze che non avevo notato nella rilettura "a freddo".

Orso: ci doveva essere di più, ma ho dovuto tagliare. Ho avuto molti problemi a causa di una cattiva valutazione dello spazio che avrebbero richiesto gli eventi immaginati. Per la prossima volta mi imporrò di strutturare una vicenda più breve


"Guardo la clessidra appoggiata sul tavolaccio."
Mentre rileggevo il testo, mi sono bloccato davanti a quella maledetta clessidra per almeno dieci minuti. Nessuna delle soluzioni alternative che mi sono venute in mente mi convinceva, così ho optato a malincuore per il verbo di percezione, pur sapendo di commettere un errore. Devo proprio esercitarmi di più!

Elenco di nomi e relativa scena: ci hai preso, sto proprio leggendo testi sull'Alto medioevo. Effettivamente ero stato tentato dall'idea dei detenuti che facevano casino mentre Arduino veniva condotto all'arena dalle guardie. Poi non l'ho sviluppata perché la presenza di feritoie nelle porte delle celle mi avrebbe creato problemi con l'"illuminazione" della cella di Arduino mostrata all'inizio. Tagliando quella parte, che tutto sommato non aggiunge moltissimo alla storia, avrei potuto far iniziare il racconto con il protagonista che cammina nel corridoio incitato dagli altri detenuti, inserendo poi un aggancio alla cella numero 1 come quello suggerito da te. Peccato!

Alla prossima!

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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#10 » mercoledì 28 ottobre 2020, 22:08

Ciao Ivan,
il tuo inferno è un carcere medievali in cui si praticano combattimenti tra i detenuti con scommesse dei soldati.
I punti di forza per me sono :
- l’azione ben mostrata con un linguaggio adeguato
- il finale aperto che pur concludendo l’arco narrativo lascia al lettore un sapore di mistero
Non mi sono piaciuti invece:
- il titolo, non rappresenta il racconto ed è già sentito mille volte
- la mancanza di dettagli che aiutino il lettore ad ambientarsi meglio nell’Universo che costruisci (ad esempio su quale base nasce l’alleanza tra Orso e Arduino? La frase che pronuncia il primo mi sembra non sufficiente)
A rileggerti.

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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#11 » giovedì 29 ottobre 2020, 0:23

Ciao, Ivan.
Di questo racconto mi piace l'idea, lo svolgimento (con qualche dubbio sul combattimento, ma ci sta che sia un filo surreale, nella mia testa la scena vedeva Bud Spencer come Orso e Terence Hill come Arduin, perciò...). Mi piace anche l'idea di finale, ma mi piace meno il fatto che la nostra ragazza sia appena delineata e quindi troppo sbiadita per soddisfare un lettore. Mancanza di spazio? A volte si deve sacrificare qualche dettaglio in questo contest... Insomma una bella prova. Giudizio positivo.

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Puch89
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#12 » giovedì 29 ottobre 2020, 16:17

Ciao Ivan.
Il genere che hai voluto dare al racconto mi va a toccare corde sensibili, quindi per me parte già con una nota di vantaggio.
Il contesto è forse sfruttato un po troppo, ma tu hai saputo dargli un certo tono quindi scorre, il che non è roba da poco, fa sempre piacere immaginarsi certe scene, specie quando ben costruite. Ecco, sul combattimento forse hai tentennato un po, ma la pecca più grande, come già ti è stato detto, penso sia stato più un'ingenuità in buona fede che realmente intenzionale, e cioè la leggerezza con cui hai trattato la ragazza, che sotto sotto è il perno del racconto. Purtroppo è sempre difficile capire in fase di stesura a cosa è meglio rinunciare e cosa tenere, i caratteri sono pochi e le sfumature tante, selezionare quelle giuste e intrecciarle a modo richiede un duro lavoro di discernimento e tanta palestra, e questo è il luogo giusto. Il finale mi è piaciuto.
Tema centrato, una buona prova. Alla prossima.

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antico
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Re: Una tranquilla serata d'inferno - Ivan Cominelli

Messaggio#13 » domenica 1 novembre 2020, 20:52

C'è un bel ritmo, ma mancano elementi che aiutino a contestualizzare e a chiudere nel modo più funzionale. La ribellione di Orso rimane un mistero come l'identità della ragazza liberata e del perché proprio con il protagonista. Ho letto che hai dovuto combattere con i caratteri e tutto torna, quindi ho poco altro da aggiungere. Un pollice tendente verso il positivo perché si legge bene e ha una direzione, però non molto brillante per quanto già esposto. In classifica finisci dietro ai pari votati racconti di Lenzi e di Leonardi proprio a causa di questa sensazione di mancanza.

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