1) Distrazioni, di Davide Di Tullio
2) Come stai?, di Giulio Marchese
3) Voragine, di Dario Cinti
4) Cocytos, di Agostino Langellotti
5) Ultima corsa, di Filippo Santaniello
6) Perdizione, di Filippo Mammoli
7) Il pellegrino, di Francesco Battaglia
8) Purificazione, di Alexandra Fischer
9) Geremia, di Ilaria Masini
10) Memorie dal passato, di Alessandro Randone
In questa classifica non ho tenuto in considerazione i progressi degli autori. Alcuni di voi li conosco da troppo poco, altri per niente.
Ho premiato il mostrato rispetto al raccontato, cosa che intendo fare anche in futuro, per incentivare a questo stile narrativo.
Per i racconti che hanno mancato queste mie aspettative, per prima cosa ho guardato alla storia: doveva piacermi. In questi ci sono tanti parametri che concorrono. Alla fine ho bilanciato il tutto e stilato questa classifica.
Sotto un brevissimo commento generale, e nello spoil un estratto del mio commento nel topic dedicato. Poche parole per giudizi netti: per quanto ovvio che si tratti del mio parere, il mio intento è quello di fornire spunti di miglioramento più utili dei semplici incoraggiamenti.
DistrazioniBen scritto, storia senza sbavature. Sarebbe servito più approfondimento del lato umano e personale.
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Il mio personalissimo giudizio è che questo è un testo migliorabile perché di base ben fatto, e quindi ci si può lavorare. A differenza di altri che invece andrebbero riscritti completamente, pur mantenendo l’idea.
La scansione oraria è artificiosa ed estraniante: scrivi un’opera così immersiva e rovini l’effetto con questi stacchi.
L’attacco iniziale non mi fa capire dove ci troviamo. In questo il secondo paragrafo funziona meglio, per cui li integrerei.
Il capo reparto sadico l’ho trovato stereotipato, e dunque poco convincente. Risente di due problemi: offese e angherie.
Le offese di per sé ci starebbero, sono solo troppe: ricorrervi così tanto senza approfondire il resto sembrano un modo “facile” ma goffo di renderlo antipatico al lettore.
Le angherie sono eccessivamente gratuite. Credo che con una parvenza di motivazione risulterebbe ugualmente sadico, ma più odioso e realistico.
La macina ha bisogno di qualche dettaglio in più. Innanzitutto non so se il termine macina è corretto: mi ha fatto pensare a quella di un mulino, mentre qui si tratterebbe di un tritacarne.
Meriterebbe una nota il fatto che, aperto il portello, non scatta un interruttore di sicurezza che ne blocchi il movimento.
Scena finale.
Provo a immaginarmela, ma l’unica spiegazione che riesco a darmi è che ruoti su se stesso, e non mi sembra granché plausibile. Dovrebbe finirci di nuca, insomma di testa. Ma in realtà credo che non sarebbe successo neanche questo. Il protagonista ha già deciso di ucciderlo, per cui perché aspettare che si giri? Per strappargli il manicotto dalle mani, a che pro? Il momento ideale è proprio mentre armeggia con l’idropulitrice e gli dà le spalle.
È una scena molto forte, e capisco se c’è del pudore nel non voler andare nei dettagli. Però così si sorvola troppo. Mi sa che te la devi immaginare ben bene, ti tocca… e poi trasmettere alcune cose al lettore.
La battuta di Carlos mi sembra poco attinente nella drammaticità della situazione; messa per la traccia. A questo punto sarebbe stato più immediato un letterale “Va’ all’inferno!” urlato dal protagonista mentre spinge il capo.
Come stai?Buon livello di scrittura; una storia senza particolari guizzi, ma bella l’immersione nella mente malata del protagonista.
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Mostrato, immersivo. Bene!
Sul tema del va'all’inferno! ci trovo solo la seconda parte, lui c’è già. Sembra una situazione statica, mentre sarebbe stata necessaria una discesa. Ma l’inferno personale dell’ipocondriaco è un’idea che mi è piaciuta molto, solo avrei voluto che il racconto si spingesse più in profondità. Sacrificando cosa? La prima parte. È un po’ lunga, ma fa il suo nel delineare il protagonista (alla fine non ho avuto dubbi che fosse realmente ipocondriaco): avrei tagliato su qualche dettaglio meno funzionale (es. specificare che indossa la giacca). Di per sé sono piccole finezze, ma lo scopo sarebbe marcare di più le idiosincrasie.
Ho trovato un po’ di artificiosità nelle interazioni scritte e gestuali.
La dottoressa che subito sbatte i pugni sul tavolo mi è sembrata un’altra cosa eccessiva. Sbatte i pugni, e poi le nocche si sbiancano… Insomma prima si incazza poi si innervosisce poi prova a ragionarci. . A te torna? In più credo che sarebbe stato meglio far sì differenziare i due medici, bastava che uno fosse un dottore e l’altra una dottoressa, per evitare un po’ di confusione in cui sono incappato anche io. All’inizio avevo pensato: “allora c’è poi andato alla visita?” e poi era un altro medico.
Ho trovato un filo di tell in “ospedale” Cervello. Chiaro il lettore deve capire, però, cambiamo nome.
VoragineBuon livello di scrittura, con alcuni piccoli inciampi. Bella idea, buona storia che il finale non riesce a concludere adeguatamente.
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Di Voragine mi piace l'idea di base e la trama; eccezion fatta del finale, da cui mi aspettavo qualcosa di più, la risoluzione finale non mi è piaciuta molto.
Bello che non si capisca subito che il prigioniero sia un ex-Papa, anche se all'inizio qualche dettaglio è troppo vago per il lettore quando non lo sarebbe per la voce narrante. Es. per lui non è un "uomo", sa benissimo chi è.
Al posto della parte in discorso indiretto con le accuse avrei fatto uno stacco temporale, oppure i pensieri del protagonista con le accuse in sottofondo, che lui non ascolta realmente. Così invece dà l'idea dello scrittore che vuol tagliare via la scena.
Non mi è chiaro perché non gli debba parlare. In una seconda stesura sacrificherei quelle parti per un finale più corposo e significativo.
CocytosDettagli curati, buona scrittura ma con alcune scelte stilistiche che non hanno funzionato. Idea interessante ma trama incerta nella sua evoluzione.
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Brutte le parentesi nella prima parte.
Mi è piaciuta l’ambientazione, e come sono condotti i dialoghi. Per questo, anche se meno fantasiosa, ho apprezzato in particolar modo la parte centrale. Note stilistiche a parte, ma appunto quello sono già state evidenziate.
I dettagli ci sono, ben vividi, ma mi sfugge la direzione in cui va la storia. In sostanza la droga lo porta più vicino all’Inferno… possiamo dire, a una comprensione dello stesso? Però non mi sembra che questa droga, su cui è imperniata la storia, aggiunga qualitativamente qualcosa di più all’esperienza di Elliot.
In base alle premesse che si sviluppano a metà del racconto, mi aspettavo qualcosa di più… o a livello di visione, o di evento reale. Non è importante. Però questa discesa all’inferno meritava ancora qualche passo… la droga doveva stupire, ma possiamo dire che se fossi stato Elliot, avrei chiesto un rimborso…
Ultima corsaBella idea e struttura circolare, la trama non è solida in tutti i punti ma comunque buona. Il difetto principale sta nello stile che non permette un’adeguata immersione.
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a storia mi è piaciuta, dall'inizio alla fine: sia l'idea che come l'hai condotta.
Per questo cercherò di essere puntiglioso su alcuni dettagli perché penso ti permetterebbero di migliorarla.
Trovo un uso eccessivo degli a capo, che mi ha reso la lettura meno fluida di quanto sarebbe potuto essere.
Noto che negli inizi periodi tendi a mettere delle parti con un raccontato veloce. Se all'inizio lo trovo accettabile, durante la narrazione mi sospendono l'immersione. come una telecamera che si allontana e si avvicina di continuo, ricordandomi che non sono veramente dentro agli eventi. Analogamente non mi piace quando la voce narrante si rivolge a me lettore.
Come nota di trama mi sarebbe piaciuto sentire un po' più di paura sul finale del dialogo col vecchio, che invece scema senza che si palesi veramente una minaccia o senza particolari stravolgimenti. A questo punto la parte della presentazione finale stempera il tutto inutilmente, secondo me.
Finale che conclude in modo notevole una storia intrigante, con un tocco di brivido che ho apprezzato, e che anzi mi ha fatto desiderare di averne di più, a quel punto.
PerdizioneIdea che gioca facile sull’emotività, ma ha funzionato. Ci sono alcuni tentativi di dettagliare le scene, ma nel complesso troppo raccontato.
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il tuo racconto mi ha colpito, e credo che il mio commento sarà più utile se scendo in qualche dettaglio.
Hai scelto un tema "facile": una donna che viene picchiata dal marito, fino ad aver perso un figlio per le botte prese. Ok, empatia ed emozioni a carrettate. Il "lettore di cuore" che è in me lo hai catturato, non sorprendentemente, con pochi sforzi. In tutto questo, il "raccontare" la vicenda ammazza l'immersione. Naturalmente è difficile passare tante cose nelle azioni e nei pensieri della protagonista, però ritengo ne valga la pena.
Anche la mentalità della protagonista è ben delineata, però affiora solo a tratti. L'inizio è difficoltoso: in generale credo sia meglio non partire con una battuta di dialogo, perdipiù se detta da un altro personaggio che non sia il punto di vista. Dà un senso di spaesamento.
Il pellegrinoStile evocativo, ma un esercizio estetico fine a se stesso che trasmette poco al lettore; questi rimane fuori dalla storia, che infine neppure è chiara. Rispetto ad altri racconti si nota però la scelta netta dell’autore e il controllo che egli mantiene dell’opera.
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Mi è piaciuto lo stile evocativo, personale, che in generale riesci a rendere ricco anche con frasi lunghe, senza farlo risultare pesante o poco comprensibile.
Non mi è arrivato è la storia, quel che in pratica succede e perché. Sono rimasto fuori dalla storia ad ammirarne il quadro d'insieme ma senza recepirne il messaggio: e non ha contribuito il passaggio in tre punti di vista differenti, che ha un effetto estraniante che eviterei in opere così brevi.
PurificazioneLa fantasia straborda da tutte le parti, tra ambientazione e dettagli: al punto che la storia rompe le briglie e va per i fatti suoi, lasciandosi dietro i lettori e, temo, anche l’autrice. Alla fine resta un mondo ricco di luoghi e di personaggi che lo popolano, ma confuso.
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Tanti dettagli e tanta fantasia. Mi sono perso, ma piacevolmente, nei nomi (NB: una volta Holdrya è chiamata Holdyra) e negli scenari che hai evocato.
Ahimé mi sono anche perso nella storia, al punto da non aver capito bene cosa succede nel finale. Suppongo ci sia uno stravolgimento, ma aldilà che la vera Holdrya è altrove, mentre la falsa è lo spirito, non ho capito bene cosa è successo e come. Avrei preferito il punto di vista immersivo in un personaggio. Restare esterna ti permette qualche "spiegazione" al lettore che però, di mio gusto, non apprezzo. Ci sono dettagli (come i tatuaggi o quel che sono) che forse dovrebbero fornire degli indizi, ma a me hanno solo generato maggior confusione.
GeremiaUna storia che ha mancato di emozionarmi, sia nella trama che nello stile. L’idea di base è concreta, solida, reale… così come il protagonista: ma non sono stati sviluppati fino a renderli accattivanti.
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Il signor Geremia è un personaggio la cui negatività emerge man mano e questo mi piace. Con buona fede potrei dire che questa è una discesa all'inferno, più che l'evento in sè. Però il fatto che sia tutto raccontato non mi fa entrare appieno in questa sua involuzione. Avrei inoltre visto bene un maggior coinvolgimento anche sulla sfera emotiva. La storia getta i semi di qualcosa tra Geremia e Carmela, ma rimane lì. Alla fine la motivazione della -chiamiamola così- sottrazione della cameriera, non l'ho percepita come sufficientemente forte. A meno che non ci fosse stato quel coinvolgimento emotivo che non ho visto: magari non le voleva per nulla bene, ma gli piaceva che la gente pensasse che fosse la sua amante... e ora invece lo vede come un cornuto! È solo un esempio, per dire che ci sarebbe stato bene un maggior approfondimento della mente del protagonista: e come dicevo, mostrando tutto dalla sua testa, senza raccontare esternamente.
Memorie dal passatoUno stile decisamente raccontato lascia sempre fuori da una storia che alla fine non c’è, con un evento conclusivo che non lascia molto né alla protagonista né al lettore. Lodevole il tentativo di tirare fuori un senso di mistero partendo da elementi molto vicini al normale vissuto.
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Della storia ho apprezzato il tentativo di mettere insieme una trama coerente e con basi reali. Aleggia un senso di mistero che man mano si concretizza.
Manca però un vero conflitto e la tensione non si risolve ma si dissipa. Ha trovato questo cadavere però la cosa finisce lì.
L'opera è tutta raccontata senza immersione nel punto di vista del personaggio, per cui il lettore ne rimane fuori e questo lo distacca comunque dagli eventi. Nel complesso il racconto beneficerebbe nell'essere raccontato, ok in terza persona passata, ma direttamente dal punto di vista della signora Ileana.
Mi spiace se qualche frase farà male, ma una carineria detta tanto per non avere noie avrebbe fatto più danni, vedetela così.
Chi invece ha apprezzato le mie legnate e ne vuole altre con la convinzione che facciano bene, i miei complimenti, e mi contatti pure (sono nel gruppo FB di Minuti Contati).