Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 20 ottobre 2020, 2:44

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BENVENUTI ALLA LIVIO GAMBARINI EDITION, LA SECONDA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 146° ALL TIME!

Questo è il gruppo OTTONE VISCONTI della LIVIO GAMBARINI EDITION con LIVIO GAMBARINI nelle vesti di Guest Star.

Gli autori del gruppo OTTONE VISCONTI dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo ESERCITI DEI SANTI.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo INFERNO.


Questo è un gruppo da DIECI racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da LIVIO GAMBARINI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK DELLA SETTIMA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e della SETTIMA sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo OTTONE VISCONTI:

Come sopra così sotto, di Giacomo Puca, ore 00.58, 4185 caratteri
Abitudini, di Gabriele Dolzadelli, ore 22.27, 4193 caratteri
Le fiamme dell’Inferno, di Emiliano Maramonte, ore 00.59, 4235 caratteri
Sottosopra, di Pietro D’Addabbo, ore 00.55, 4173 caratteri
Loop, di Laura Cazzari, ore 22.32, 4099 caratteri
Cimelio Odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert, ore 00.58, 4202 caratteri
OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci, ore 23.38, 3539 caratteri
Il telefono, di Andrea Spinelli, ore 00.23, 4203 caratteri
Le carte non mentono, di Edoardo Foresti, ore 00.46, 4115 caratteri
L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo, ore 00.59, 3941 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 29 OTTOBRE per commentare i racconti del gruppo ESERCITI DEI SANTI. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 30 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo ESERCITI DEI SANTI e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo ESERCITI DEI SANTI.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA LIVIO GAMBARINI EDITION A TUTTI!



alexandra.fischer
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 20 ottobre 2020, 20:21

Buonasera, ecco i miei commenti e relativa classifica:
COME SOPRA COSI’ SOTTO Di Giacomo Puca Tema centrato e trama insolita. Hai capito i tizi in carrozza? Credevano di assistere a una punizione infernale in piena regola, invece eccoti il plot-twist. I dannati sono proprio gli spettatori (lei ultima ruota del carro in un negozio cinese e lui Kebabbaro). Mi piace come hai reso il trucco dell’anima novella che arriva con tutto da apprendere. Anche la falsità delle punizioni (il dannato frustato visto come manichino, proprio come quelli che verranno). Insomma, questo inferno visto come catarsi. In vista di quello terreno, con la Guerra contro il Calendario. Molto efficace la scena della frusta.

ABITUDINI Di Gabriele Dolzadelli Le abitudini di Cesare lo portano all’Inferno. Tema centrato. Lui si è già abituato a vivere ai limiti della mendicità (vedi lo sciacquone non tirato, la coperta del cane riciclata e la cena a base di scatoletta di carne e carota; il suo ultimo stipendio, ormai gli serve per appagare il demone del gioco e poco gli importa delle sorti della bicicletta, per la quale, di certo non vuole spendere il denaro per catena e lucchetto. Lui crede al Demone del Gioco e ai suoi falsi doni). Ottimo racconto.

LE FIAMME DELL’INFERNO Di Emiliano Maramonte Tema centrato. Qui si va dall’infanzia di Giosuè tormentato dal padre dispotico fin dall’infanzia (vedi l’ora di dottrina saltata per giocare al pallone con l’amico Marco, fino ad arrivare all’episodio della masturbazione con i primi turbamenti per la compagna di chiesa). Posso solo immaginare la severità del padre e il suo marchio nel nome di un puritanesimo fin troppo stretto. E capisco, a questo punto, il peso della punizione finale inflitta a questo padre fanatico, disumanizzato da un fanatismo troppo severo. Antipatica la spia Vanessa. Molto bello il personaggio della madre, dapprima vittima come lui delle violenze e poi complice.

SOTTOSOPRA Di Pietro d’ADDABBO Tema centrato. Einar il minatore vuole vincere la sua battaglia contro la miniera (lo strato più difficile da aprire). Pertanto, è disposto a rimandare il ritorno in famiglia (vedi la telefonata alla moglie) e a restare lì, con i compagni sempre più sfiduciati; lui, però, non lo è. Rimane fino alla fine e per me la lei che lo tradisce, alla fine è la miniera stessa. Però c’è da chiedersi quale possa essere l’inferno di un uomo così fedele al suo pericoloso lavoro e al capo (vedi la massima di Knut). Io lo trovo comunque un racconto interessante e scritto bene.

LOOP Di Laura Cazzari Che dire, questo giro della morte indica che il Tema è centrato in pieno. Il marito fanatico della squadra di calcio e violento con la moglie (oltre che a essere alcolizzato, malgrado la falsa innocuità della birra) viene giustiziato dal colpo di pistola di lei (stufa di sbronze e angherie, oltre che, di certo, delle continue notizie di rissa del marito. Io la trovo una prova cruda, ma ben scritta. Anche per la psicologia del marito, non del tutto malvagio: da una parte ama la moglie Lidia, dall’altra, il suo sentimento è malato (la considera una sua proprietà).

CIMELIO ODONTOIATRICI Di Eugene Fitzherbert Tema centrato. L’inferno di Vera è quello del fidanzato fedifrago che uccide tutte le amanti di turno. L’unica a essersi salvata è Clotilde, la sorella del protagonista, le altre, invece, sono nomi scritti sui denti di lei, e il dentista che glieli estrae senza anestesia, almeno così mi pare di capire, è il Dentista Caronte, che esaudisce il desiderio di lei non restare più in vita per non vedere altri filmati di incidenti nei quali il fidanzato si libera delle prede dopo l’uso. E Piero è morto, l’aspetta all’Inferno.
Attento:
Io dopo al che: «Che fine hai fatto?» aggiungerei: mi chiese Jan.
Sotto ti mostro le parti da correggere.
«Lascia perdere, Clotide.»
«Cosa?»
Singhiozzo.

OREFIC UL COMPANY Ltd di Nicola Lupinacci Tema centrato. Il signor Steve è un uomo che vuole arrivare in alto, ma la riuscita nel mondo esige il patto con Lucifero. Lui lo firma senza alcun sentimento. Vuole essere anche lui nel novero del gruppo degli eleganti, pur privi di anima e non esita. La trama è lineare, priva di sbavature, pur se freddina, ma il racconto regge ed è ben scritto nel miglior stile di : “Weird Tales”. L’educazione di Lucifero, affarista dai modi di gentiluomo, mi ha fatta pensare anche ad “Angel Heart, Ascensore per l’Inferno”.

IL TELEFONO di Andrea Spinelli Tema centrato. Originale l’idea della ex Miriam che manda all’inferno Nic di notte, e questo malgrado lui faccia riparare il cellulare da cui è partita la telefonata (bella la parte rassicurante del tecnico che gli parla in gergo degli esperti per farlo calmare). Inquietante l’amico Dario che prima è disponibile, ma subito dopo aver udito la telefonata si eclissa. Perché Miriam è contagiosa e distrugge anche le amicizie (persino quelle alcoliche, basate sulla vodka). Bello il paragone pallore-pagina word di uno scrittore in crisi.

Attento:
Ti segno la frase da correggere.
L’altra notte ha suonato.

LE CARTE NON MENTONO Di Edoardo Foresti Tema centrato. Vacanza romagnola finita all’inferno per il fedifrago Matteo (ha barattato Marina per Serena e ora è solo). L’amico Luca lo ha condotto per scherzo da una cartomante che tanto truffatrice non è: le carte ci sono e non sono delle migliori (l’Appeso, la Morte, il Diavolo) perché indicano per lui un periodo di crescita complessa. La cartomante mi pare un’emissaria del destino che lo attende (non per forza uno deve sciogliere i nodi su questa Terra, questo mi è parso il messaggio della storia, dopo aver letto dell’immagine di lui appeso a testa in giù fra le fiamme).

Attento:
«Prego, signori.»

L’ILLUMINAZIONE Di Alfabri Tema centrato e il racconto è scorrevole. Tuttavia, riferendomi a Daniel, lo vedrei più come un autore televisivo in crisi piuttosto come uno scrittore (difatti lavora nel reality show dove il pubblico deve decidere su chi scacciare dal Paradiso per mandarlo all’Inferno e lui il Paradiso lo ha conosciuto). Interessante che la scossa gliela dia l’infedele moglie Lilith (un nome, un programma) per dare una nuova scossa al programma.

Attento:
“Amore, sono a casa”.
Ci sono troppi punti esclamativi.
Toglili da:
“Finalmente ti ho beccato, troia. Era da una vita che aspettavo questo momento”.
“…Lo spirito è forte ma la carne è debole”.
“E grazie anche a te, mia cara Lilith, mi hai salvato. Avrai comunque notizie dal mio avvocato, non temere.”



La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:
ABITUDINI Di Gabriele Dolzadelli

LOOP Di Laura Cazzari

IL TELEFONO di Andrea Spinelli

LE FIAMME DELL’INFERNO Di Emiliano Maramonte

SOTTOSOPRA Di Pietro d’ADDABBO

LE CARTE NON MENTONO Di Edoardo Foresti

COME SOPRA COSI’ SOTTO Di Giacomo Puca

OREFIC UL COMPANY Ltd di Nicola Lupinacci

L’ILLUMINAZIONE Di Alfabri

CIMELIO ODONTOIATRICI Di Eugene Fitzherbert

Charlesdexter
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » mercoledì 21 ottobre 2020, 23:13

Buonasera, i racconti mi sono piaciuti tutti per vari spunti creativi, alcuni per un motivo, alcuni per altri.
Di seguito la classifica, in ordine dal primo all'ultimo e i commenti:

Loop, di Laura Cazzari
Sottosopra, di Pietro D’Addabbo
Abitudini, di Gabriele Dolzadelli
Le fiamme dell'Inferno, di Emiliano Maramonte
“Le carte non mentono”, di Edoardo Foresti
Il telefono, di Andrea Spinelli
L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo
Cimeli Odontoiatrici, Di Eugene Fitzherbert
Come sopra così sotto, di Giacomo Puca
OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci

Loop, di Laura Cazzari

Il racconto mi è piaciuto per la sobrietà dello stile. Il tema, attualmente molto in auge, è stato sviluppato efficacemente, in modo originale e senza scadere nei cliché. In particolare l’idea d’inserire il ricordo sfocato che improvvisamente rivela l’orrore l’ho trovata una mossa vincente, capace di sorprendere. Il finale è un pizzico telecomandato ma comunque coerente.

Dopo “mal di testa” inserirei una virgola.
“Ho le occhiaie sotto gli occhi”, è un po’ ripetitivo. “Ho le occhiaie” potrebbe bastare.
Dopo “ieri notte” inserirei una virgola.

Sottosopra, di Pietro D’Addabbo

Il racconto è scritto in uno stile elegante, le massime utilizzate dal protagonista sono calzanti, la vicenda interiore è sviluppata bene. Il senso di solitudine mistica di chi discende negli abissi è reso bene, così come il disadattamento che segue il ritorno in superficie.

“Intorno la roccia”: inserirei una virgola dopo “intorno”.
Dopo “afflitto” andrebbero usati i due punti, obbligatori quando s’introduce un discorso diretto.
“Vai.”, qui non ci andrebbe alcun punto o alcuna virgola (in questo caso la parola successiva andrebbe scritta con l’iniziale maiuscola).
Inserirei una virgola dopo “bellezza”.
“Stato io.”: qui niente punto o maiuscola.
“Nè” va scritto con l’accento acuto.
“Tutto intorno”, “intorno” è una ripetizione, da eliminare.

Abitudini, di Gabriele Dolzadelli

Bel ritmo, lo squallore della condizione di Cesare è azzeccato, rendendo il senso della ludopatia che si divora la vita del protagonista, tuttavia è trattato con un linguaggio fresco e canzonatorio, senza mai scadere nel melodramma. Il mantra “vai all’inferno” è anche interessante e rende bene l’idea dell’ossessione. Forse il nome del casino è un po’ ovvio, ma si sa che in quattro ore è difficile far tutto bene.

Le fiamme dell'Inferno, di Emiliano Maramonte

Il racconto tratteggia molto bene il rapporto tra il padre, padrone e fanatico religioso e il figlio, in piena fase di esplosione ormonale. Defilata la madre, succube ma non troppo. Mi piacciono il tono drammatico e lo stile della vicenda. Ciò su cui lavorerei è l’unione tra le varie parti del racconto, la sensazione che ho avuto è stata che non riuscissero pienamente ad amalgamarsi: la catarsi alla quale giungono madre e figlio nel finale, è giusta ma non costruita appieno nelle sue tappe cronologiche.

“Le carte non mentono”, di Edoardo Foresti

Mi piace come scorre questo racconto: il tono, ironico, con cui viene descritto il rapporto cameratesco tra i due amici, che sono il fulcro della vicenda e dall’altra parte lo sviluppo dell’incontro con la cartomante, che trattata da ciarlatana e derisa si rivela invece temibile fattucchiera, prendendosi una bella rivalsa.

Il telefono, di Andrea Spinelli

Di questo racconto mi piacciono il ritmo, l’ambientazione, la frenesia pasticciona del protagonista e del suo amico, che in modo improvviso gli si rivolta contro, con una motivazione sensata. La conclusione è un po’ stentata, devo dire che avrebbe potuto aggiungere una marcia in più al racconto. La base per migliorarlo è buona.

“Po’mi fa” va inserito uno spazio dopo “po’”.

L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo

Il racconto nasce da un’idea brillante, quello di ambientare uno show televisivo nell’aldilà. Mi piace il tono ironico e la trovata di far passare la dannazione di Lilith per il televoto.

“tra sè”, dovrebbe essere scritto “sé”.
Ci sono “casa” e “casa”, ripetizioni.
“Spiegare”, metterei una virgola dopo.
Rete da solo è scritto minuscolo, lo scriverei sempre così per coerenza editoriale.

Cimeli Odontoiatrici, Di Eugene Fitzherbert

Mi è piaciuto lo stile del racconto, ben dosato, con descrizioni efficaci e alcuni spunti creativi coraggiosi, come il tema del traghettatore delle anime che colleziona denti per un fine superiore. La cosa che non vedo riuscita è l’amalgama tra i vari elementi: Jan, la donna, il cimelio, tanta carne al fuoco e poco tempo per stufarla. La base per lavorare è comunque ricca.

Inserire “il” prima di “guardrail”
È scritto “di sta” che andrebbe corretto in “ti sta”.

Come sopra così sotto, di Giacomo Puca

Idea originale e simpatica, questa discesa nel finto inferno per spettatori che vengono da lì è interessante. La realizzazione è abbastanza riuscita, allegra, forse il meccanismo di sconto sul purgatorio è un attimo macchinoso, ma niente di grave.

“Vederli”: “vedergli”.
“Demone da”: “dà”.
“Loro vengo”: “vengono”.

OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci


Mi piace come è affrontato il tema del patto col diavolo. D’accordo, è un argomento molto gettonato e trattato in modo ricorrente e se vogliamo, in questo racconto, non ci sono sconvolgimenti di sorta, o trovate originali nell'affrontarlo. Tuttavia la trama è sviluppata in modo coerente, l’ambientazione è ben caratterizzata e le tappe della vicenda sono scandite correttamente.
Ultima modifica di Charlesdexter il venerdì 23 ottobre 2020, 19:41, modificato 1 volta in totale.

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Pretorian
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 23 ottobre 2020, 0:55

Buonasera a tutti.

Ecco commenti e classifica.

1)Abitudini, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele e piacere di leggerti.
Il colpo di scena finale fa capovolgere l'intero racconto e dona un tono realistico e, allo stesso tempo, ancora più terrificante. Devo darti atto che sei riuscito a tenere fino all'ultimo la sospensione di cosa stesse per accadere e della reale condizione del protagonista: fino a quando non estrae il denaro, il lettore pensa che sia semplicemente povero e quando fai entrare in scena la busta con il denaro, può anche pensare a qualche lavoro illecito. Il fatto che nelle poche battute finali fai scoprire che ha uno stipendio e una grave ludopatia colpisce d'improvviso e con forza. L'unica pecca che posso rilevare nel tuo racconto è, a mio parere, la forma narrativa che hai scelto. La quantità di informazioni che ci fornisci, che spesso virano totalmente sul narrato più che sul mostrato, avrebbero visto meglio una prima persona, in modo che fosse il protagonista stesso a "raccontarci" questi dettagli. Mantenuto così penso che, in certi punti, il racconto rischi di diventare poco scorrevole. Almeno, questa è la mia opinione.

Alla prossima!

2) Il telefono, di Andrea Spinelli
Ciao Andrea e piaxcere di leggerti. Il racconto è scritto bene e, stilisticamente non trovo niente di significativo da contestare. La trama, invece, mi lascia qualche perplessità. Perché Miriam dovrebbe perseguitare in questo modo il protagonista, se è stata lei a lasciarlo? Se è una cosa reale, ha poco senso, se si tratta di una "trasfigurazione" del disagio che l'essere stato lasciato suscita in Nick, allora com'è possibile che anche il suo amico (che, tra l'altro, ha una reazione che mi sembra esagerata) la senta? Anche la scena iniziale, con Nick che sostanzialmente racconta la storia della sua vita al commesso, è un po' fine a sé stessa e funge, neanche troppo velatamente, a darci il contesto della vicenda. Probabilmente avresti potuto ottenere questo scopo con una scena moto più significativa.
Il testo resta comunque valido, ma non si possono ignorare questi difetti che lo allontanano dalla vetta. Alla prossima!

3) Cimelio Odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert
Ciao Eugene. Da quanto tempo non ci si sente, eh?
Questo racconto ha i suoi maggiori punti di forza in una scrittura molto pulita e molto raffinata e in una cura per le singole scene davvero eccellente: l'estrazione del molare, il video della morte, la comparsa dei tentacoli orali... sono tutte scene estremamente efficaci e ben costruite. Purtroppo, questo punto di forza rappresenta anche la principale debolezza del racconto: le scene in sé sono ben costruite, ma il collegamento tra di loro è molto sottile, nel senso che il passaggio da una scena all'altro è faticoso. Insomma, perché la creatura prende i denti? Perché fa vedere il video? Clotilde è morta o no?
Tutto questo senza contare che si tratta di scene con un notevole impatto che vengono messe una in fila all0altra, con il risultato che si finisce per gustare poco il valore del singolo pezzo. è come se a una cena ti offrissero tutte le portate, dall'antipasto al dolce, in un unico piatto. Magari presi singolarmente sono anche buoni, ma, messe tutte assieme fai fatica a gustarle.

Capito? Insomma, tieni separato la cicoria dalla delizia al limone e vedrai che andrà tutto bene.

Alla prossima!

4) Le carte non mentono, di Edoardo Foresti
Ciao Edoardo e piacere di leggerti.

Dunque, da giocatore di Sine Requie, ho sempre adorato storie e racconti in cui saltano fuori le carte dei tarocchi (ne ho postato uno anch'io mesi fa). Il tuo è sostanzialmente un buon tentativo, con uno stile semplice, ma narrativamente efficace e una trama che, per due terzi del racconto tiene abbastanza bene. L'ultimo terzo, invece, è in caduta libera, nel senso che si ricollega poco con tutto il resto. Di solito, quando si usano le carte dei tarocchi o comunque strimenti di previsione del futuro, si presenta una profezia che poi tende ad avverarsi (soprattutto se il personaggio è scettico) qui, invece, lo sviluppo è totalmente opposto a quello che emerge dalla lettura delle carte, al punto di arrivare sostanzialmente a contraddirlo. Doveva esserci il superamento della sofferenza amorosa con i piaceri della carne e invece c'è... Drag me to hell?? Tra l'altro, non si capisce se fosse tutto già scritto o sia stata la cartomante a far accadere tutto. In quest'ultimo caso, sarebbe di una permalosità da redord. Peccato, Edoardo: ho provato a leggere il racconto più volte per provare a comprendere bene il finale, ma continua a sembrarmi molto poco funzionale.

Alla prossima!!

5) Le fiamme dell’Inferno, di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano e piacere di leggerti. Il racconto è interessante e presenta parecchi buoni spunti. Presenta, però, alcune debolezze che ne ostacolano il pieno godimento, ossia il narratore e il tell eccessivo. Per quanto riguarda il primo, ottima la scelta della terza persona focalizzata sul bambino (tranne nell'ultima parte, in cui il focus si sposta sul padre) ma inserisci troppi elementi "interiori", che non dovrebbero emergere in un narratore esterno o, comunque, che dovrebbero emergere in modo diverso. Il fatto , ad esempio, che il padre e la madre siano chiamati "mamma" e "Papà" non combacia con un narratore esterno, poiché sono termini troppo intimi, che avrebbero senso se a narrare la storia fosse il protagonista (come in un racconto in prima persona). Questo problema si ricollega facilmente a quello del tell eccessivo: specificare le emozioni del protagonista(l'odio verso il padre o le sensazioni che prova nel masturbarsi) sarà facile, ma fa perdere alla narrazione le sue potenzialità e in questo racconto lo hai fatto abbastanza spesso.
Peccato.

Alla prossima!

6) Loop, di Laura Cazzari
Ciao, Laura. Il tuo racconto mi ha ricordato un episodio di "Love, Death ad Robots", in cui un uomo e una donna si inseguivano in un loop temporale che terminava, ogni volta, con uno dei due che uccideva l'altro. La prima parte del racconto è anche apprezzabile, anche se la descrizione del duro risveglio del narratore scivola più volte sul tell, quando ti sarebbe bastato poco per avere uno show puro e soddisfacente. Un plauso alla descrizione di Lidia ferita, molto cruda e ben fatta.
La secondo parte, invece, partire dal flashback, presenta maggiori problematiche. In primis, in situazioni simili, con personaggi smemorati, di solito c'è un evento scatenante per il ricordo, qualcosa che giustifichi il fatto che il protagonista riporti alla mente cose che ha dimenticato. In assenza di una vera causa scatenante, la scena funziona poco: insomma, perché ha ricordato solo in quel momento, e non appena sveglio? Anche la conclusione in loop è poco funzionale: di solito questo tipo di storie (come quella di cui ho fatto cenno prima) "preparano" al loop inserendo elementi che, visti in un secondo momento, davano già segnali di quello che sarebbe avvenuto. In questo caso, non c'è niente di tutto questo, al punto che il racconto avrebbe potuto tranquillamente concludersi con la morte del protagonista senza cambiare la storia quasi di nulla.
Peccato.

7) Sottosopra, di Pietro D’Addabbo
Ciao, Pietro e piacere di leggerti.
Dunque, il racconto è scritto bene, ma presenta qualche problema non di poco conto. Il primo è l'attinenza al tema: a parte la frase finale, non vedo come ti possa ricollegare alla specifica dell'inferno. Anche se il protagonista ha rischiato di essere seppellito, hai impiegato tutta la prima parte per evidenziare come fosse a suo agio nelle profondità, anzi che le ricercasse per trovare la pace. Dove sarebbe l'inferno? Certo, sarebbe stato diverso se tu avessi mostrato un protagonista spaventato dalla sua situazione, magari persino propenso a non tornare più sottoterra, ma tutto questo manca. Anche se è sepolto da un terremoto il protagonista non mostra alcuna paura, nè preoccupazione e alterna battute di spirito a citazioni al Manuale del Guerriero della Luce (ho colto bene?). Insomma, non proprio quello che farebbe una persona sprofondata all'inferno. Insomma, se posso darti un consiglio, ripensa l'approccio del protagonista al crollo: in questo modo otterrai non solo di rendere più sensato il finale, ma otterrai un gradevole effetto di contrasto con la prima parte.
Alla prossima!

8) Come sopra così sotto, di Giacomo Puca
Ciao, Giacomo e piacere di leggerti. Dunque, il racconto vanta sicuramente un'idea originale e una prima parte sicuramente molto divertente dal punto di vista visivo (l'idea delle montagne russe infernali mi ha ricordato il video di "Hey, Stoopid" di Alice Cooper). Allo stesso tempo, però, presenta due difetti abbastanza marcati. Il primo è proprio l'idea di base, tanto originale quanto fragile, per così dire: in pratica, le anime del Purgatorio inscenano un teatrino che serve a rendere meno miserabili le anime dei dannati... il cui inferno, però, consiste nel nostro mondo. E il tutto è fatto al solo scopo di trollare il povero Lucifero? Insomma, come detto, è un'idea carina di primo impatto, ma diventa sempre più insensato più ci si pensa. Il secondo problema è nella forma narrativa: il passaggio da prima persona a terza è efficace a sottolineare una cesura tra le due parti, ma la seconda parte mantiene reminescenze del narratore in prima persona. Una tra tutte è la "voce tipo Tiburtina", che è un tell palese e che sarebbe stato più adatto in prima persona.
Peccato.

Alla prossima!!

9) L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo
Ciao, Fabrizio e piacere di leggerti.
Ti dirò la verità: il tuo racconto mi ha convinto molto poco. Narrativamente parlando, è lento, macchinoso (l'inizio con "aveva ancora i peli rizzati"senza introdurre nessun soggetto, è il modo migliore per cominciare con la massima confusione)e a tratti troppo prono verso il raccontato, che verso il mostrato. A sua volta, la trama è confusa e si basa su un background troppo vago: come ti ha già fatto notare qualcuno, Daniel ha ben poco dello scrittore, ma si muove in un mondo che non ha praticamente nulla del paradiso, in qualsiasi forma lo si voglia declinare. La scena della scoperta dell'adulterio è probabilmente il picco massimo della confusione e ho dovuto rileggerla più volte anche solo per riuscire a capire davvero chi stesse facendo cosa. L'ultima parte, invece, vede pochissima azione e concentra tutte le sue carte nella descrizione del nuovo show che, certo, suscita un sorriso per la satira che fa del mondo dei reality show, ma finisce per drenare troppi dei caratteri a disposizione, che potevano essere meglio investiti.
Quindi, direi che questo lavoro non sia riuscito proprio benissimo. Sarà per la prossima volta.

10) OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci
Ciao Nicola e piacere di leggerti.
Dal punto di vista narrativo, il tuo racconto soffre di una decisa dendenza a narrare emozioni e percezioni, piuttosto che descriverle. Una tendenza che, capirai bene, non viola tanto una regola formale (il famoso "show don't tell") ma finisce con il privare il testo di una parte importante della sua immersività, cosa che diventa tanto più grave quando si sceglie di utilizzare il narratore in prima persona, che è il pov immersivo per eccellenza. D'altra parte, la storia in sé manca di una vera e propria conclusione. SI capisce abbastanza presto che sta per esserci la vendita di un'anima, ma, se non ci spieghi perché o a che prezzo, finiscono per sfuggire tutte le motivazioni del protagonista e qualsiasi possibilità di pensare a una qualche carica drammatica o empatica. Peggio ancora, l'assenza totale di un approfondimento rende inutile tutta la tiritera portata avanti da Lucifero, che sembra buttata lì solo per cercare di farlo sembrare come un personaggio astuto e complesso.
Insomma, non proprio un buon risultato, ma sono sicuro che andrà meglio la prossima volta.

Dario17
Messaggi: 417

Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » venerdì 23 ottobre 2020, 17:11

CLASSIFICA

1) Le carte non mentono
2) Le fiamme dell'Inferno
3) Abitudini
4) Cimelio Odontoiatrici
5) Il telefono
6) Loop
7) OREFIC UL Company Ltd
8) Sottosopra
9) come sopra così sotto
10)L'illuminazione




L'illuminazione


È stato veramente faticoso venir fuori dal primo paragrafo e capire chi fosse chi e dicesse cosa. Parti con un pov onnisciente e con molto raccontanto e poco mostrato.
Ho avuto bisogno di tre letture e non sono ancora sicuro di aver capito: Lilith è la moglie del protagonista beccata con un altro?
Non è chiaro.
La seconda e ultima parte va già meglio perchè più lineare.
Per un immersione migliore sarebbe meglio eliminare tutti gli avverbi in -mente che usi parecchio, limare i vari "come" sparsi per il brano e lavorare di più sul punto di vista di Daniel così da farci capire cosa prova e non solo quando subodora le corna che si sta pigliando grazie ad una "sorta di sesto senso". Anche perchè è puro sesto senso quello, non "una sorta".
Non ho niente contro le parolacce in un dialogo, però ne hai abusato un po'.
L'ambientazione ha un suo perchè, ma è parecchio vuota. Vanno bene i nomi pittoreschi che richiamano il paradiso tipo Rete Heaven, la moglie Lilith, Althea Parisi o il fatto che la gente abbia le ali, però per me manca ancora qualcosa per caratterizzare un aldilà così simile alla nostra realtà.
Una trama c'è e si sviluppa discretamente, benino la rivelazione finale anche se già a metà si capisce che l'idea sarà per un reality show.


Le carte non mentono

Lo stile di scrittura è fresco e fluido, con un'ottima immersione nel protagonista. Vi sono parecchi particolari che delineano l'ambiente ed i dialoghi sono ben alternati con il pensiero diretto.
I toni sono scanzonati e quindi adatti a due personaggi che paiono adolescenti o poco più, è resa bene anche la diffidenza verso il contesto "chiromantesco" che per forza di cose ricalca a pieno lo stereotipo.
Ecco, qualche particolare meno classico e più fantasioso (ma sempre coerente) l oavrei gradito molto; se si percorrono strade già arate da secoli sarebbe bene arricchirle con qualche chicca personale per arricchire senza strafare; un monitor appeso nella tenda che mostra le carte, un bello smartphone con casse stereo incorporate che sparano musica da meditazione, così avresti potuto slegarti dai classici anelli, candele, smalti neri (Matteo avrebbe potuto pensare: ah però, se questa ha tutta sta tecnologia ce ne sono di scemi che si fanno fare le carte...)
L'unica pecca di questo pezzo è il finale.
Avevi apparecchiato un così bell'impianto di conflitto con la situazione Marina ma alla fine il protagonista viene succhiato da una crepa perchè la chiromante si è offesa?
Troppo fiacca e sbrigativa come risoluzione.
La caduta all'inferno, se proprio volevi metterla, doveva essere collegata con la situazione che avevi mostrato all'inizio per fare al tutto una degna chiusura circolare.
Marina aveva venduto la sua anima al diavolo per punire Daniele?
La chiromante è l'incarnazione dell'infedeltà di Daniele?
Ho buttato giù due idee a caso solo per farti capire meglio il mio punto di vista.
Tema centrato in pieno.

Il telefono

L'incipit proprio non mi convince.
È un raccontato della notte scorsa, poi quel "insomma lo prendo e dico..." è troppo goffo.
Perchè non partire con lo squillo del telefono e con il tempo presente che poi utilizzi per l'intero racconto? Sarebbe stato meglio e non avresti creato degli inutili sbalzi temporali.
La scrittura è chiara, ti affidi per gran parte ai dialoghi e gli scambi di battute sono buoni e mostrano la situazione del protagonista molto chiaramente.
Climax ben gestito.
La battuta finale di Dario “Mi ha fatto paura, cazzo… Vattene, Nic, non voglio più vederti,” fa troppo Via col Vento ed è irrealistica da parte di un amico/vicino di casa.
E qui arriviamo alla debolezza principale del racconto: vi è troppa illogicità e incoerenza nelle azioni dei personaggi.
Questo pezzo fa molto il verso a Poe o a King, dove il quotidiano via via assume forme allucinanti che infuenzano i protagonisti (e in teoria farcela fare sotto a noi lettori).
Però i personaggi stessi dicono e fanno cose "sbagliate".
Se il problema è una voce registrata, che tra l'altro il protagonista non riconosce quindi non è quella di sua moglie, perchè al centro assistenza gli aprono il dispositivo e glielo puliscono dicendo che così avrebbe risolto il problema?
Interferenze in un dispositivo moderno?
Nic è un uomo che non ha problemi ad ammettere che pure pigliare un caffè al bar è un problema, però è andato quello stesso giorno in un centro assistenza a farsi sistemare un problema ben più pressante.
Come scritto in precedenza, l'amico Dario lo sbatte fuori con troppa facilità.
E se la voce al cellulare anzichè minacce random gli avesse parlato di alcuni peccatucci che solo lui dovrebbe sapere e che quindi per quello desiste nel dare una mano a Nic? Sarebbe stato più elegante ma questo è un mio parere, prendilo come tale.
Nel finale, spunta la voce di Miriam poi c'è lo sclero sulla finestra. È un finale piuttosto aperto e vago.
Se Nic è partito di testa, deve fare ben di meglio e devi mostrarcelo per bene.

OREFIC UL Company Ltd

La prima parte funziona bene.
Siamo nel protagonista e l'ambiente attorno a lui è vivido e ben descritto.
"E fu così che ad ogni piano che scompariva dal display luminoso, milioni di domande apparivano, quasi una ad ogni livello..."
E fu così fa troppo favola davanti al caminetto, lo toglierei insieme a quei due avverbi in -mente (minuziosamente,rimbombante) che utilizzi subito dopo.
Una frase che non sono riuscito ancora a decriptare è questa:
"Non feci neanche in tempo a capire cosa stesse succedendo che mi ritrovai a girare l'enorme maniglia di fronte all'ennesima porta di fronte a me, questa volta l'ultima."
La mancanza di sequenzalità delle azioni mi confonde.
Apre la porta e ne trova un'altra davanti? Oppure una serie di porte? Oppure le ha già aperte ed è di fronte all'ultima? Faccio molta fatica.
La seconda parte è tutta dialogata e ci sta.
Qui è il tema il vero scoglio: troppo banalotto.
Satana in completo che propone benefici in cambio della propria anima è già un concept trito e ritrito, visto in film come Jesus o L'avvocato del diavolo.
Il tuo racconto non è un unicum del gruppo sotto questo punto di vita e quindi ripeto anche a te che qualche particolare o sfaccettatura più originale avrebbe giovato non poco a tutta la trama.
Due punti mi hanno dato da pensare dopo la rilettura:
"Tutti mi dicevano che arrivare a bussare a quell'ufficio era una cosa facile da fare, il difficile era tornare indietro"
Perchè? nel caso si voglia effettivamente firmare quel contratto non c'è volontà di tornare indietro e se non si fosse voluto avere niente aa che fare bastava non bussare la prima volta. Intendevi forse era difficile rifiutare quando si era faccia a faccia col boss?
"So benissimo chi è Lei e Lei sa benissimo chi sono io e perché sono qui!"
Quel lei maiuscolo fa accapponare la pelle, però mi sembra una frase piuttosto aggressiva, considerando la presenza del punto esclamativo, da parte di un tizio che ha sudato e faticato fino ad un'istante prima per combattere l'ansia e i ripensamenti.
Il finale è canonico e non desta sorpresa nel lettore: era già stato tutto capito molte righe prima.
Il tema più o meno ci sta.

Cimeli Odontoiatrici


L'incipit ti lascia stordito già dopo le prime otto/dieci righe perchè abbiamo a che fare subito con quattro personaggi: il pov di cui capiamo solo il sesso per l'allusione al profumo dei suoi organi genitali, un secondo che è presente ma da un'altra parte e con solo un nome ambiguo a referto (Jan), una coppia di tizi su schermo che viaggiano in auto.
Non sono troppi? A quanto pare no, perchè poi arriva anche Clotilde, la sorella.
La sequenza dell'incidente è serrata al punto giusto e ha un bel "mordente" (battutona...) anche se la dinamica non è realistica e fa molto film americano in cui ci si getta dalla macchina come se non ci fosse un domani.
Ritorniamo dai due protagonisti.
Il filmato era reale? Si, l'incidente è quello. No non lo era, Vera non si getta fuori. O forse si?
Un what if? Un delirio per la sbornia? No, perchè le evapora durante la visione.
Le domande rimangono sospese e comincia la seconda parte.
Le azioni sono descritte in maniera impeccabile con il giusto mix di gesti e percezioni sensoriali. Il senso di sofferenza cresce con il continuo nella storia, abbiamo un climax che porta alla mutazione di Jan e alla rivelazione della sua matura mostruosa.
Occhio ad una doppia coppia di ripetizioni gengive-faccia.
Ora Vera deve morire. No, è già morta. O forse è morta in senso figurato? E chi è Jan?
Fine.
E via che si rilegge il racconto da capo per paura di esserti perso qualcosa.
Ok la scrittura è dalla tua parte, ma questo spalancare di continuo porte e interrogativi e quel tono di delirio da irrealtà Lovecraftiana "sborniano" il lettore.
Hai dalla tua che una EVENTUALE seconda o terza lettura non peserebbe al lettore perchè il ritmo è buono, ma vale il detto "il troppo stroppia" anche per la narrativa scritta bene.
Il tema è preso alla lettera.

Loop

La scrittura è pulita e ci introduci nel personaggio man mano che lui si sveglia e percepisce sempre meglio tramite i cinque sensi il luogo in cui si trova. Ci sono abbondanti ripetizioni per tutto il racconto (occhi, pesante, vomito, ecc...) che presumo siano refusi non corretti, ma ci sono anche ripetizioni messe ad arte per dare un colpo ad effetto come nella quadruplicazione del "vedo" e del "sento" che a me hanno solo appesantito la lettura.
Per quanto i pezzi descrittivi siano buoni anche se alcuni forse poco probabili (trovarsi circondato dal proprio vomito tutto intorno a sè stessi credo richieda almeno litri e litri di sbrocco, oppure avere l'occasione di rinchiudere il proprio marito violento in bagno per agevolare una fuga già difficile per le fratture varie riportate), nei dialoghi c'è poca vitalità e poca originalità.
Sono frasi preconfezionate, già sentite e risentite ed anche molto prevedibili.
Non credo sia per colpa di una pochezza di scrittura ma perchè il soggetto stesso del racconto è banalotto; persino qui su MC è stato trattato a più riprese.
Eterno onore a chi porta a galla certi temi perchè ve n'è un gran bisogno, ma ficcarlo in questo contest solo per far dire alla coprotagonista un "vai all'Inferno" è opinabile.
Il finale richiama il titolo: loop. Però siamo sicuri che ci sia? E dove trovo tracce di questo loop durante il racconto? Viene tirata fuori una pistola ma non si capisce se effettivamente spari o no. È la storia di un uomo condannato da una pena da girone dantesco a rivivere la propria morte violenta di continuo? Non lo sappiamo.
A me piacciono i finali circolari però quì c'è solo la parola loop a farmlo pensare e non basta.
Il tema è rispettato, senza infamia e senza lode.

Sottosopra


Ho fatto fatica ad arrivare fino alla fine. Di certo non per la qualità della scrittura che è più che degna anche se a volte scade nella metafora più lussuriosa, ma per il fatto che sia un brano interamente raccontato da una prima persona come se fosse lontana e distante, anche nelle scene più concitate in cui il narratore/protagonista rischia la pellaccia.
Sfiora la poesia in pezzi come questo:
"La calma del luogo è contagiosa, entra nell’anima e placa ogni livore, ottunde ogni spigolo, scioglie ogni raptus"
Il narratore è un po' troppo smanioso di commentare.
C'è della proprietà di linguaggio nella tua penna ma non è sfruttata bene. Da una persona in una miniera che alla fine crolla mi aspetto di essere bombardato da percezioni sensoriali del pov, invece è come se lui fosse impermeabile.
È un bel monologo, ma poco incisivo e mi lascia con poche cose alla fine della lettura.
Il tema non è centrato, d'accordo che lui autodefinisca Inferno la vita fuori dalla pace e dalla solitudine, ma nessuno gli intima di farlo in maniera imperativa come la frase "vai all'Inferno!" suggerisce.

Le fiamme dell'Inferno

La crudezza e i dettagli espliciti di questo racconto danno quella forza e genuinità al tutto senza l'uso di termini troppo pomposi o forzati. Si legge tutto d'un fiato ed è davvero efficace anche se l'ambiente attorno ai tre personaggi è praticamente vuoto se non per la presenza di un bicchiere, un tavolo, un corridoio...
"Giosuè ingoiò gli spaghetti e, a capo chino, lanciò rapide occhiate a mamma, che rimestava l’insalata in silenzio."
Questa frase, così piena di interruzione, andrebbe riscritta o resa più fluida proprio presente nell'incipit.
Il salto di pov nell'epilogo ti fa andare un po' fuori strada visto che a quel punto ci si è abituati ad essere nel ragazzino, ma è solo un'incertezza non troppo grave.
Il bastone chi colpisce, però? il ragazzino o il padre?
Il puritano somiglia maledettamente alla madre di Carrie di King, le punizioni corporali sono pressochè le stesse.
Ecco, i personaggi.
In tutto il racconto madre e figlio sono succubi, vittime inermi e mai viene accennato un piccolo indizio che possa portare ad un voltafaccia così drastico.
Non è nemmeno un evento risolutorio compiuto ad un'arma da fuoco che è capace di annullare ogni inferiorità fisica. Un bastone, la vittoria in un confronto fisico, una spietatezza e una lucidità nel bruciare vivo un marito ed un padre che sbuca fuori dal terreno senza un come.
Addirittura il gesto del passaggio del fiammifero.
Un bambino o poco più che temeva di essere beccato a smanettarsi addirittura capace di tanto?
Non funziona, o meglio sarebbe dovuto essere preparato meglio questo finale.
Rispetto del tema didascalico e preciso.

Abitudini

Come scorrevolezza questo pezzo è uno dei migliori del gruppo. Ci si arriva alla fine senza senza troppi problemi. C'è un però: ti piacciono troppo le virgole.
"Non si era potuto permettere un lucchetto, così, come ogni giorno, la sollevò e la trascinò su per le scale, per cinque piani, fino al tetto a terrazza. Si fidava abbastanza dei suoi vicini, anche perché nessuno di loro si sarebbe preso la briga di portarla di nuovo giù, per quel che valeva."
Sette virgole ed un punto in sole tre righe inceppano un po' l'incipit.
Alla fine vi è lo stesso identico problema, in forma ancora fiù goffa:
"Alzò, però, le spalle".
All'inizio ho pensato ad un ragazzino per il fatto della bicicletta, ma potrei essere io il rimba che non si accorge che si stava proponendo un personaggio adulto.
Si sente la mancanza di empatia col pov data l'assenza di pensieri diretti.
Con un paio di letture ho notato che effettivamente non succeda granchè per gran parte del racconto se non un mostrato (puntellato ogni tanto da qualche stilla di raccontato come l'autocomprensione che il "va' all'inferno Cesare" sia un mantra) di una vita miserabile ma quotidiana. La domanda aleggia: perchè ripete quella frase?
E poi piazzi il microcolpo di scena giocando sul fatto che l'Inferno sia una sala slot.
Ho letto parecchi racconti che sfruttano un locale col nome Inferno, quindi l'idea è di fatto non originalissima.
Ma in generale il racconto funziona e non è mai scontato.
Traccia rispettata letteralmente.


Come sopra così sotto


Lo spunto è davvero interessante e accattivante, un adattamento moderno dei gironi danteschi. Ce ne sarebbe da scrivere ma purtroppo tu eri confinato come noi tutti dai santissimi 4242 caratteri. Ne è uscito un pezzo bucherellato da una scrittura incerta e traballante e che mi ha lasciato con un senso di confusione.
Ho sbirciato i commenti già postati e mi trovo, più o meno, in linea coi pareri già sviscerati da Davide sui punti più deboli.
Inutile che te li riappiccichi qui, preferisco sfruttare i caratteri con cose mie.
farei un lavoro di fino sulle metafore troppo esplicite che metti per descrivere l'ambiente o i personaggi(Chernobyl, rugbista...) e butterei un occhio (non come fa il manichino,mi raccomando) su alcune ripetizioni inutili.
Per quanto riguarda la trama, pesa parecchio l'assenza di un definito conflitto che accenda le attenzioni del lettore.
I due ragazzi morti "sono all'inferno ma non lo sanno e pensano di visitare l'inferno ed il tutto è per far pesar loro meno la loro condanna all'Inferno" .
Ho capito bene?
Beh, forse l'hai fatta un po' troppo complicata per un contest così stretto. L'idea c'era e avresti ottenuto un racconto migliore sbozzando un po' più la tua idea dandole un conflitto
e limando i caratteri descrittivi della prima parte mettendo caratteri extra in saccoccia.
Un peccato, davvero. Perdona il gioco di parole.
La traccia è rispettata al 100%.

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Davide Di Tullio
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » sabato 24 ottobre 2020, 9:46

Di seguito la mia classifica:

1. Il telefono

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2. Abitudini

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3. Le carte non mentono

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4.Cimelio Odontoiatrici

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5. Le fiamme dell' inferno

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6. Sottosopra

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7. Loop

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8. Come sopra cosi sotto

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9. OREFIC UL Company Ltd

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10. L'illuminazione

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Filippo Santaniello
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » sabato 24 ottobre 2020, 13:17

Ecco la mia classifica:

1) Abitudini

Bello bello!
Bravo Gabriele!
Mi è piaciuto dall'inizio alla fine.
Sei uno dei pochi che non ha utilizzato elementi sovrannaturali per raccontare una storia nuda e cruda che rispetta il tema in pieno.
Utilizzi molto bene l'ironia con quel: "Va' all'Inferno, Cesare" che diventa il leitmotiv della storia scandendone il ritmo.
Lui all'inferno c'è già.
Ne è consapevole e dovrà penare parecchio per uscirne. Ma forse non ne uscirà mai e quando andrà davvero all'inferno forse sarà un sollievo visto com'è ridotta la sua vita.
La vita...
L'hai narrata molto bene. Mi sono piaciute davvero molto le descrizioni della squallida esistenza quotidiana del protagonista. E' quello l'inferno. La banalità di una vita alla deriva, resa ancora più miserabile dal vizio del gioco.

2) Loop

Ciao Laura,
il tuo racconto mi è piaciuto subito.
Ha mordente. La scrittura è chiara, asciutta, scorrevole. Ci sono delle belle immagini che rafforzano le emozioni del protagonista.
L'inferno si respira riga dopo riga fino al torbido finale.
L'impianto narrativo è costruito bene.
Il personaggio è finito all'inferno e la sua punizione è rivivere per l'eternità gli attimi che hanno preceduto la sua morte.
Inoltre attraverso una storia horror tocchi un tema attuale quale quello della violenza domestica.
Non aggiungo altro. Per me hai fatto centro.

3) Come sopra così sotto

Ciao Giacomo,
complimenti per l'idea alla base della tua storia, molto simpatica e divertente!
Mi sono divertito a leggere il racconto.
Se avessi curato un po' di più la scrittura ne sarebbe venuto fuori un piccolo gioiello. Ci sono dei passaggi che ho fatto fatica a digerire. Non mi metto a elencarli. In generale il racconto avrebbe bisogno di una seconda passata per eliminare scorie e imperfezioni.

4) Il telefono

Ciao Andrea,
complimenti sia per l'idea che per come l'hai sviluppata.
E' molto visiva. Sembra quasi un cortometraggio.
Però la tensione delle tre parti è come se fosse invertita. Parti col botto e poi ti sgonfi.
La prima parte è perfetta. La seconda perde mordente. La terza, che dovrebbe colpire il lettore magari con un colpo di scena a effetto, non aggiunge nulla di emozionante.
Resta il fatto che il racconto ha un ritmo incalzante ed è molto scorrevole, il che lo rende uno dei migliori del gruppo.

5) Le fiamme dell’inferno

Ciao Emiliano,
è la prima volta che leggo qualcosa di tuo, devo dire che la scrittura è precisa e chiara senza alcuna sbavatura e il tema è centrato grazie alla descrizione di una famiglia nella quale un padre/padrone in pieno dispotismo mistico rende un inferno la vita dei suoi cari. Forse il problema principale sta proprio nella scelta del soggetto. Non mi è sembrata una storia originalissima. Bello invece il finale! Hai gestito bene il ribaltamento anche se quel cerino inserito senza prima introdurre una spruzzata di benzina sul corpo del padre mi ha colto in contropiede. Come fanno a incendiarlo con un semplice cerino?

6) Le carte non mentono

Ciao Edoardo,
ho letto il tuo racconto di filato senza alcun problema di comprensione del testo, il che è già tanto!
Arrivato alla fine però ho avuto la sensazione che la storia si sgonfiasse di colpo. Tutto quello che avevi preparato all'inizio è come se non venisse rispettato. C'è un crescendo molto buono che si stempera in questa scena sovrannaturale di trascinamento negli inferi che non mi ha emozionato particolarmente. Il problema potrebbe essere che ti era rimasto poco spazio a disposizione e ti sei dovuto affrettare a raggiungere una conclusione, oppure non avevi le idee chiare su dove andare a parare - e ci sta in storie a tempo di questo tipo - perciò bisognerebbe impostare tutto un altro finale. In ogni caso ti faccio i complimenti per la scrittura scorrevole e lineare. Spero di rileggere nuovamente qualcosa di tuo!

7) Sottosopra

Ciao Pietro,
leggerti è stato come scavare la roccia, difficoltoso ma corroborante.
Più che scrivere muovi sassi.
Si sente un po' la fatica della scrittura, come se non avessi scritto di getto ma ponderando parola per parola, il che ha reso la lettura non scorrevolissima.
E' un racconto ambivalente. Da un lato respinge, dall'altro vuoi immergerti sempre di più nelle sue profondità.
Diciamo che non mi ha fatto impazzire però c'è qualcosa nella tua scrittura di davvero potente. Preferisci concentrarti sulle sensazioni del protagonista rispetto a ciò che vediamo intorno a lui. E' una storia interiore. Io invece prediligo l'esteriorizzazione dei sentimenti raccontati attraverso immagini e accadimenti. Qui il problema è accade molto poco. Quasi nulla. Si resta imprigionati in una frana di parole. Se ne esce storditi.

8) Cimelio Odontoiatrici

Hey Fitz,
non t'arrabbiare se ti dico che ho dovuto rileggere il tuo incipit 4/5 volte prima d'andare avanti nella lettura.
Ho fatto fatica a capire chi stava parlando e con chi, il sesso dei personaggi, insomma non ho mai provato un vero senso d'immersione nella lettura. Detto ciò aggiungo che si percepisce che hai una fantasia sfrenata che però devi riuscire a tenere a bada se non vuoi che il lettore si perda nella tua prosa delirante. In sostanza puoi delirare quanto vuoi, ma con criterio.

9) OREFIC UL Company Ltd

Ciao Nicola,
è stato un piacere leggerti, ti faccio i complimenti per la capacità di trasportare il lettore nel mondo del tuo personaggio ma ho storto un po' il naso per la trama scontatuccia del racconto. Diciamo che si capisce troppo presto dove stiamo andando a parare. Inoltre il dialogo tra il protagonista e Lucifero non mi sembra molto riuscito. Il protagonista entra nell'ufficio in maniera troppo aggressiva. Si rivolge all'interlocutore con una strana arroganza di cui non ho capito il motivo. Secondo me per far funzionare il dialogo, che è la parte calda del racconto tralasciando il colpo di scena finale, avresti dovuto ammorbidire un po' i toni, farci vivere di più il senso di disagio del protagonista al cospetto del boss infernale. Per quanto riguarda il colpo di scena, sì, dà una piccola scossa, ma come ho detto non brilla d'originalità.

10) L’illuminazione

Ciao carissimo,
devo dire che il tuo racconto mi ha lasciato un po' perplesso. Ho avuto difficoltà a scardinarlo e immergermi nella lettura perciò non ho afferrato fino in fondo il senso della trama. Credo che la confusione nasca già dall'inizio quando non è chiaro il punto di vista dell'azione. Non riporto punto per punto i passaggi che non mi hanno convinto. Sarebbe inutile. Sto parlando in generale. Forse avresti dovuto rileggerlo un paio di volte in più, e immedesimarti nel lettore per capire quanto avrebbe dovuto sforzarsi per entrare nella tua storia. In generale credo che il lettore non debba sforzarsi mai. Al contrario, è lo scrittore che deve fare lo sforzo per fare in modo che ciò non accada.

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Ilariya_
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » sabato 24 ottobre 2020, 18:20

Ciao a tutti,

ecco la mia classifica:


1 - Abitudini, di Gabriele Dolzadelli

2 - Le carte non mentono, di Edoardo Foresti

3 - Il telefono, di Andrea Spinelli

4 - Le fiamme dell'Inferno, di Emiliano Maramonte

5 - Cimelio Odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert

6 - OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci

7 - Loop, di Laura Cazzari

8 - Come sopra così sotto, di Giacomo Puca

9 - Sottosopra, di Pietro D’Addabbo,

10 - L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo



E i commenti, in ordine sparso:

Come sopra così sotto, di Giacomo Puca

Il tema è centrato e la trama mi ha colpita, i due protagonisti che credono di assistere ad uno spettacolo infernale, mentre sono proprio loro i dannati.
La prima parte funziona grazie alle descrizioni che rendono bene l'avanzare della carrozza e lo spettacolo che i passeggeri stanno vedendo. Considerando che inizi scrivendo in prima persona, trovo però che sia dato molto spazio alla rappresentazione del luogo e poco al protagonista e alla sua compagna.

La conclusione è coerente, ma non crea l'effetto sorpresa, forse perché manca una vera suspence e far arrivare la spiegazione da un finto demone non è quello che si aspetta il lettore al termine di questa "giostra infernale".

Tutto sommato, comunque, una buona prova.


Abitudini, di Gabriele Dolzadelli

Ho trovato il racconto molto scorrevole e ben strutturato. Il tema è centrato, ottimo l'utilizzo come mantra che si ripete e collega il testo dall'inizio alla fine ("vai all'inferno").
Le abitudini, il disagio e lo stile di vita di Cesare sono descritte con chiarezza. La suspence che porta alla decisione conclusiva del protagonista regge, il finale è coerente e funziona, non sorprende, ma neppure delude.
Tutto sommato, un'ottima prova.


Le fiamme dell’Inferno, di Emiliano Maramonte

Ho trovato il racconto molto scorrevole e ben scritto, senza particolari difetti.
L'unica nota negativa è quella del tema un po' già visto, il padre padrone che reprime il figlio, la chiesa, gli artisti di strada visti come compagnia spiacevole... anche il finale risulta abbastanza scontato. Una buona prova, da migliorare la trama.


Sottosopra, di Pietro D’Addabbo

non riesco bene a giudicare il racconto. Da un lato ho apprezzato molto le descrizioni del luogo di lavoro del protagonista ed è ben resa la solitudine che lui prova. Dall'altro c'è questo dialogo interiore che lascia impliciti troppi dettagli che servirebbero al lettore per capire meglio la situazione e gli avvenimenti. Ne risulta un monologo un po' confuso.
La trama di un minatore la cui vita è minacciata da un terremoto è una buona idea, con qualche accorgimento ne potrebbe uscire una buona storia.
Non è molto chiara la frase: "Abbraccio la colonna, lei rimane fredda, incurante… eppure non siamo sposati.”


Loop, di Laura Cazzari

il racconto funziona, il tema è ben centrato, ma non mi sono sentita molto coinvolta.
Quando il protagonista si alza in bagno sembra avere perso la memoria, ma appena si guarda allo specchio improvvisamente recupera la lucidità e si sente molto (troppo) sicuro delle proprie "deduzioni". Mi spiego meglio: dalle nocche scorticate sembra essere certo di avere fatto a botte al bar, siccome ha solo graffi sul collo allora senza dubbio ha vinto lo scontro. Mi aspetterei più confusione da uno che si alza in una palude di sangue, sudore e vomito e non ricorda di avere picchiato la moglie.
Prevedibile il fatto che lei tiri fuori la pistola.
A parte questo, ho apprezzato il finale che mi ha divertita.


Cimelio Odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert

Racconto ambientato molto bene, sono riuscita a visualizzare le scene descritte e caratterizzate davvero bene.
Tuttavia, per quanto buona sia l'ambientazione, la trama non è chiara a causa della mancanza di alcuni dettagli che avrebbero fatto bene al lettore. Risolvendo questi interrogativi irrisolti, se ne otterrebbe un'ottima storia.


OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci,

La trama del racconto sicuramente rispetta il tema, ma non brilla per originalità.
Nonostante questo, il racconto scorre senza particolari intoppi e l'ambientazione è resa bene, quindi tutto sommato ho apprezzato la lettura. Il colpo di scena finale, per quanto prevedibile, dà una giusta conclusione alla storia.


Il telefono, di Andrea Spinelli

Il racconto mi è piaciuto, scorrevole, chiaro e ben strutturato. Una buona prova.
L'unico problema, come già detto, sono i comportamenti un po' illogici dei protagonisti: la ex che lascia Nic, ma poi lo perseguita telefonicamente, il vicino con il quale pare Nic abbia molta confidenza che risponde ad una telefonata e non vuole più vederlo, Nic stesso che apre la finestra pensando di essere pazzo (perché? le telefonate sono immaginarie? perché ha lasciato Miriam?). Ad ogni modo, il racconto ha già dell'assurdo di per sé, quindi non è un aspetto che influenza particolarmente la lettura.



Le carte non mentono, di Edoardo Foresti


ottima prova. Centrato il tema, lettura scorrevole e piacevole, narrazione coerente con il pensiero e l’età del protagonista.
Come è già stato detto, l’unico difetto è il finale, poco definito e un po’ scontato, che delude un po’ le aspettative che si sono create con la suspence ben sostenuta durante il corso del racconto.
Comunque, mi è piaciuto.



L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo

Sono rimasta un po' confusa dal racconto, forse perché, come è stato già detto, non sono sempre ben definiti i soggetti e il punto di vista dell'azione. La trama potrebbe anche funzionare, ma purtroppo non riesco ad ambientare tradimenti, parolacce e nemmeno un programma così malefico come "Vai all'Inferno" in paradiso. Forse sarebbe stato meglio farlo trasmettere in purgatorio?

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » domenica 25 ottobre 2020, 11:01

1) CIMELI ODONTOIATRICI
2) LE CARTE NON MENTONO
3) ABITUDINI
4) SOTTOSOPRA
5) LE FIAMME DELL’INFERNO
6) IL TELEFONO
7) OREFIC UL COMPANY
8) LOOP
9) COME SOPRA COSI’ SOTTO
10) L’ILLUMINAZIONE

Ciao Eugene,
finalmente ti ripesco nell’Arena, leggo il tuo racconto e, come al solito, mi accorgo che classificarti è un gran casino: ciò che scrivi è interessante, complicato, viscerale, divertente, caotico, imprevedibile... e mi fermo perché potrei andare avanti per altri 500 caratteri. A differenza di altri racconti che ho letto, la tua prosa è esplosiva: in uno spazio ristretto ci sono dialoghi serrati (e coloriti, al tuo solito...), un racconto nel racconto, descrizioni spietate almeno quanto il tuo umorismo, un finale in crescendo che esplode all’improvviso, inatteso e assurdo come un’allucinazione. Un caos ricchissimo, ma che leggendolo una, due, tre volte, ancora non riesco a imbrigliare come vorrei. Strutturalmente trovo che il racconto nel racconto vada reso più netto e univoco, sia a livello visivo che sintattico, per il bene del lettore. Stesso discorso per Jan, perverso e metamorfico, di cui non riesco ad afferrare l’essenza. Mi ricorda un pg con una fissazione simile, visto o letto chissà dove... mi sto spremendo le meningi ma non riesco a ricordare. Perché è fissato coi cimeli odontoiatrici e cosa sta facendo esattamente, e perché? È un diavolo, un mind flayer, la fatina dei denti o Cthulhu che attende sognando? Molto mi sfugge, ma sai che ti dico? Mi è piaciuto lo stesso.

Ciao Edoardo,
piacere di leggerti, e lo dico davvero. Il racconto va via che è un piacere, inizia scanzonato ed estivo e poi ti attorciglia lo stomaco. Idea, atmosfera e costruzione sono lineari, l’immagine della zingara coi tarocchi già vista ma ben rivisitata nel tema. Lo stile è colloquiale ma non trascurato. Non sta scritto da nessuna parte che un racconto semplice non possa essere ottimo. Finale mefistofelico che dà al lettore ciò che vuole. Ma è anche l’unico passaggio testuale che ho sentito il bisogno di rileggere per afferrarlo bene: è potente ma meno nitido del resto.

Ciao Gabriele,
finalmente ho il piacere di leggerti e commentarti nell’Arena. Ho trovato il tuo racconto ben scritto, scorrevole ed equilibrato. Stilisticamente toglierei giusto la virgola tra “scolorite” e “due candele” alla nona riga e, a meno che tu non sia un diretto concorrente di Rio Mare e Manzotin, sostituirei il marchio Simmenthal con un più generico “carne in scatola, scatoletta di carne o di tonno”. Devo dire che non sono un amante dei racconti troppo realistici, quotidiani o comunque socialmente impegnati. E in effetti, soprattutto all’inizio, ho fatto un po’ fatica a seguirti. Poi però è andata bene, e questo è positivo: vuol dire che la narrazione è valida al di là dei gusti personali. Bene la tensione che sale sempre di più nel finale, la chiusa e l’interpretazione che hai dato al tema del contest.

Ciao Pietro,
piacere di leggerti e commentarti. A proposito di scavi e miniere, trovo che il tuo racconto sia da lucidare ma prezioso. Un mix di avventura e intimità che non mi ha fatto annoiare. Ho apprezzato la storia e il ribaltamento di senso (ben telefonato nel titolo) tra inferno e paradiso. Suggestiva ed emozionante la descrizione del sottosuolo tra dannazione e beatitudine. Buona anche l’impronta che hai dato al protagonista. La moglie, invece, è sfuggente nonostante qualche cenno un po’ offuscato. Trovo si possa lavorare un po’ sulla sintassi, da alleggerire o affilare in certi punti: es. “Schiarisce la mente restare da solo, mentre si ascoltano solo gli stillicidi competere in cadenza con il pulsare del cuore ed il dilatarsi dei polmoni” è piuttosto pesante; la cit. del Guerriero della luce ce la si può risparmiare e magari sostituire con qualcosa di tuo; il finale, con quel “tranne una” che non riesco a interpretare con certezza (è la moglie? La vita? La voce della miniera che odia e ama?), di cui apprezzo la fulmineità, va però reso più univoco. Da lucidare, ma prezioso!

Ciao Emiliano,
credo sia la prima volta che ci incontriamo nell’Arena. Del tuo racconto ho apprezzato soprattutto la qualità della scrittura: i dialoghi sono espressivi, rapidi e creano molta tensione. Lessico ricco ed evocativo, costruzione lineare e prevedibile (non è un difetto, per me!). Periodare adeguato. Quanto al contenuto, devo dire, non mi ha entusiasmato quanto il tuo stile di scrittura. Sarà che il tema del patriarca bigotto, violento e dispotico, è adottato fedelmente e senza troppa fantasia. Il tutto permeato dall’ormai consumata immagine di una religiosità castrante. Luci e ombre, ma comunque scrivi bene!

Ciao Andrea,
piacere di leggerti. Il leitmotiv del tuo racconto è semplice ma geniale, mi ha divertito molto e in effetti si presta egregiamente al tema del contest. Dei tre tempi del racconto trovo che il primo sia il più incisivo: lì la minaccia si sente davvero tanto. Del secondo è buona l’idea, ma perde mordente nel dialogo troppo lungo e a tratti dispersivo con Dario, che può essere sveltito e reso più essenziale. Il terzo tempo, che dovrebbe chiudere col botto, lascia tutti a bocca asciutta: perché in fin dei conti non aggiunge nulla che il lettore non sapesse già.

Ciao Nicola,
piacere di leggerti, credo sia la prima volta. Tema del contest rispettato e prima metà del racconto molto tesa e coinvolgente: il corridoio, gli abbottonati, l’ambiente asettico che palpita minaccioso. Dopo questa prima parte molto buona ho avvertito un brusco calo sia nella gestione della trama che del discorso. Era proprio necessario chiamare il protagonista Steve e non Stefano? Indugiare sulle implicazioni del contratto, già così evidenti? La difficoltà maggiore, in questa seconda metà, l’ho sentita nella gestione dei “convenevoli”: dovevano esserci, ma non ho fiutato lo zolfo sotto la giacca che fa tremare il lettore... sono i dettagli a fare la differenza nei racconti, specie in quelli così brevi. Finale scontato, ma arrivandoci nel modo giusto sarebbe stato calzante.

Ciao Laura,
piacere di leggerti. Il racconto è scorrevole e a suo modo funziona, ma devo dire che non mi ha preso molto. Ci sono alcune imprecisioni stilistiche: la ripetizione di “occhi” proprio all’inizio; l’insistente descrizione iniziale che vorrebbe fare il botto ma è un po’ fiacca; l’anafora vedo/sento che non crea la tensione sperata... Anche il tema, benché valido, non è inossidabile: la vicenda da cronaca scabrosa e i dialoghi tra i personaggi sono corretti, ma viaggiano su binari troppo prevedibili. Ammetto di non amare la narrazione realista e di “denuncia sociale”, pur riconoscendone la nobiltà di intento. Ho detto la stessa cosa a Gabriele (cfr. Abitudini), di cui però ho apprezzato la maggiore solidità di impianto e originalità sul tema. Simpatico ma pericoloso il trick finale che dà avvio al loop. Mi ha divertito, ma attenta! Se crei un’incongruenza tra sangue e vomito il lettore non sa più che pensare.

Ciao Giacomo,
piacere di leggerti, credo sia la prima volta. Sicuramente il tema del contest è rispettato: simpatica ma non troppo sorprendente la scelta di accostare la dimensione dantesca alla quotidianità pasticciata della nostra epoca. Sicuramente la scelta più felice è l’espediente della giostra farsesca e dissacrante, tipo bolgia dei barattieri. Trovo che la prima parte del racconto sia quella meglio gestita. Dopo quella, benché ci sia lo “spiegone” tanto atteso che aiuta il lettore a capire e una chiusa “a effetto”, ritmo e tensione calano e, tutto sommato, lasciano il lettore un po’ a bocca asciutta. Scrittura corretta, benché non sia un amante dei dialoghi disimpegnati... ma non sei il solo a usarli, a quanto vedo vanno un sacco.

Ciao Fabrizio,
piacere di leggerti, credo sia la prima volta. La tua scrittura è piuttosto fluida, ma ho trovato un po’ confusionarie le escursioni lessicali: passi dal ricercato allo scurrile troppo spesso e senza un piano preciso che bisogna avere sempre. Il concept, benché curioso e originale, non mi ha convinto granché: non è un testo scritto male, ma in così poco spazio credo tu abbia riversato davvero troppe cose (voli pindarici, orge celestiali, crisi di ispirazione, scene di girato, proiezioni terra-cielo e reality show...). Ciò che bolle nel paiolo narrativo deve cuocere e amalgamarsi il più possibile, altrimenti il lettore fa fatica a digerirlo.

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » domenica 25 ottobre 2020, 17:23

Avete ricevuto otto classifiche, ve ne mancano due.

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filippo.mammoli
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » domenica 25 ottobre 2020, 17:36

Eccomi con classifica e commenti a seguire.

1. Le carte non mentono di Edoardo Foresti
2. Come sopra così sotto di Giacomo Puca
3. Abitudini di Gabriele Dolzadelli
4. Le fiamme dell'inferno di Emiliano Maramonte
5. Loop di Laura Cazzari
6. L'illuminazione di Fabrizio Sollazzi
7. Il telefono di Andrea Spinelli
8. Cimeli odontoiatrici di Eugene Fitzherbert
9. Sottosopra di Pietro D'Addabbo
10. OREFIC UL Company Ltd Di Nicola Lupinacci

Come sopra così sotto di Giacomo Puca

Ciao Giacomo,
Il tuo è un racconto che cattura subito, fin dalle prime battute. Amo la prima persona al presente perché può dare grande immersività al lettore. D'altro canto non è facilissima da gestire e si rischia di cadere nell'elenco statico di pensieri e azioni in presa diretta del protagonista.
Devo dire che l'hai gestita benissimo, come pure hai saputo dosare stile e linguaggio, diretto ed efficace per raccontare una storia originale con un contrappasso spassoso e realistico.
Un gran bel racconto.

Abitudini di Gabriele Dolzadelli

Ciao Gabriele, piacere di rileggerti.
Inizi con questo refrain del "Cesare, vai all'inferno" che incuriosisce e poi lo porti avanti fino alla fine. Nel mezzo, inserisci descrizioni accurate e ben dosate della vita grama e misera che si è ritrovato a fare il protagonista, senza spiegarci chi sia né perché si sia ridotto così.
Il tuo stile è uno di quelli che ho sempre apprezzato maggiormente nell'arena.
Il twist finale rende merito alla suspense creata e dà al tema un'interpretazione molto originale.
Bravo.

Le fiamme dell'inferno di Emiliano Maramonte

Ciao Emiliano, ben ritrovato!
Hai scelto il tema dell'inferno domestico, generato da chi crede all'inferno vero seguendo i precetti della Chiesa cattolica facendo una scelta simile alla mia.
È un ambientazione che apprezzo anche se non è delle più originali. Però hai condotto la storia con maestria, i dialoghi sono un punto di forza in questo racconto. Lo stile è molto lineare e bel calibrato sulla storia e sulla tua capacità di scrittura non ho molto da aggiungere a quanto sai già. Una storia che sembra non poter riservare soprese e che invece piazza un bel colpo con il twist finale.

Sottosopra di Pietro D'Addabbo

Ciao Pietro, ben trovato.
Il tuo inferno è quello reale e tangibile delle miniere che con i loro cunicoli scendono nelle viscere della terra. Ho trovato tutto il racconto un po' piatto e monocorde, carente di climax e sussulti. Il rischio della prima persona al presente non sei riuscito a scongiurarlo e spesso i pensieri del protagonista si spostano troppo sul raccontato rallentando la narrazione.
Il finale poi mi ha lasciato perplesso nelle ultime due frasi. Non ho capito chi o cosa non lo abbia accontentato e quale sia l'inferno a cui desidera tornare.

Loop di Laura Cazzari

Ciao Laura, piacere di ritrovarti nell'arena.
A me il tema della violenza familiare cattura e ore, sarà perché anch'io prediligo nelle mie storie il reale con la sua crudezza al fantastico e all'horror.
Tema centrato quindi. La narrazione è molto buona a parte e qualche aggettivo possessivo di troppo ed alcune ripetizioni. Forse c'è qualche frase e  immagine che scivola nel cliché sul finale e poi mi è sfuggito il senso del loop che ci fai intravedere nel finale. Nel complesso per me si tratta di un buona prova.

Cimeli odontoiatrici di Eugene Fitzherbert

Ciao Eugene piacere di leggerti.
Il tuo è un racconto che mi ha preso molto all'inizio ma che pian piano mi ha estromesso dalla storia per lasciarmi disorientato alla fine.
Parte bene coem dialoghi e ambientazione.
Poi con il racconto del "filmato" iniziano i problemi, tra visto e raccontato diventa dura districarsi. La confusione aumenta nel seguito quando la protagonista si sveglia e le viene spiegata la situazione. Non mi dispiace il tuo stile, ma il caos rende difficile districarsi e dare un senso alla storia, a cui non manca certo l'originalità. Anche il tema mi pare preso un po' di striscio. Alla prossima.

OREFIC UL Company Ltd Di Nicola Lupinacci

Ciao Nicola, piacere di trovarti nell'arena.
Iniziamo dal titolo, che già spiega dove vuoi andare a parare con un simpatico giochino di inversione. Il problema sta tutto qua, sembra di capire fin dall'inizio dove arriverai. L'ambientazione del diavolo moderno, che lavora come manager di un'azienda di successo in un lussuoso ufficio all'ultimo piano di un grattacielo. Un'ambientaziine un po' abusata, ma che potrebbe tuttavia rivelare dei colpi di scena interessanti. Purtroppo non ho trovato niente che mi facesse alzare le sopracciglia e anche la forma non mi ha convinto. Un po' troppo raccontati sui pensieri all'inizio e troppo legato, macchinoso il discorso di Lucifero.
Alla prossima

Il telefono di Andrea76

Ciao Andrea e ben trovato.
Ho riletto due volte il racconto, per capire se mi fosse sfuggito qualcosa. Credo che non mi sia sfuggito nulla, ma sono rimasto un po' interdetto alla fine. Anzitutto il citoplasma è una cosa che mi ha buttato fuori contesto
Cosa c'entra nel cellulare? Ho pensato a una scolta horror paranormale che fino a lì non si intuiva, ma ci può stare. Il seguito mi ha convinto ancora meno fino al finale che non mi ha emozionato. La tua prosa è buona e i dialoghi sono diretti e immediati, ma la storia mi è risultato un po' ostica, magari per colpa mia.
Alla prossima.

Le carte non mentono di Edoardo Foresti.

Ciao Edoardo, piacere di leggerti e dico davvero.
Parti benissimo con dialoghi realistici e ben calibrati. Porti dentro a quel quadretto che disegni così bene sulla spiaggia, con rapide pennellate molto precise.
Uno stile lineare, pulito ed efficace. Davvero una bella scrittura la tua, complimenti.
Anche la storia è accattivante da subito, con l'apice raggiunto nella scena della cartomante dove mischia tensione e ironia con sapiente abilità. Aggiungi poi la dimensione onirica mista a quella disorientata della sbornia e il piccolo capolavoro è servito. Bravissimo.

L'illuminazione di Fabrizio Sollazzo

Ciao Fabrizio, ben trovato.
Il paradiso con gli show televisivi e i tradimenti è un'idea originale, devo ammetterlo, ma non mi ha convinto del tutto. La scrittura è buona, veloce ed essenziale. Alcune esclamazioni mi sembrano fuori luogo nel paradiso canonico, ma tu nel tuo puoi decidere quello che ti pare anche se resta la sensazione di stranezza. Quello che appare un po' forzato alla luce del finale, è la scena del tradimento che appare slegata. L'ho percepita come un pretesto per arrivare al finale che avevi in mente e pare slegata dal resto anche come linguaggio.

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » lunedì 26 ottobre 2020, 18:46

Dovete ricevere solo più una classifica.

Giulio_Marchese
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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » mercoledì 28 ottobre 2020, 18:07

Pubblico classifica e commenti oggi perché domani non posso, sono comunque disponibile al confronto nei vari post.
Ogni edizione stilare una classifica diventa più arduo, noto un miglioramento esponenziale nella qualità dei racconti e faccio sempre più fatica a starvi dietro! Complimenti a tutti, a rileggerci!

1) Cimelio Odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert
► Mostra testo


2) Abitudini, di Gabriele Dolzadelli
► Mostra testo


3) Le carte non mentono, di Edoardo Foresti
► Mostra testo


4) Le fiamme dell’Inferno, di Emiliano Maramonte
► Mostra testo



5) Loop, di Laura Cazzari
► Mostra testo



6) Come sopra così sotto, di Giacomo Puca
► Mostra testo


7) OREFIC UL Company Ltd, di Nicola Lupinacci
► Mostra testo



8) Il telefono, di Andrea Spinelli
► Mostra testo


9) Sottosopra, di Pietro D’Addabbo
► Mostra testo


10) L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo
► Mostra testo

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » mercoledì 28 ottobre 2020, 18:34

Avete ricevuto tutte le classifiche, tra pochi giorni vi arriverà anche la mia.

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#15 » venerdì 30 ottobre 2020, 1:03

Tempo scaduto.
Nel vostro gruppo un autore non ha postato correttamente la sua e quindi viene squalificato: Sentenza (Nicola Lupinacci). Per conteggiare quindi la vostra classifica di gruppo il suo racconto verrà estratto da ogni classifica che avete ricevuto.

Nei prossimi giorni riceverete anche i miei commenti e classifica.

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Re: Gruppo OTTONE VISCONTI: Lista racconti e classifiche

Messaggio#16 » sabato 31 ottobre 2020, 21:11

Ecco a voi la mia classifica!

1) Abitudini, di Gabriele Dolzadelli
Davvero molto buono, anzi ottimo. Non ho rilievi particolari da fare a questo racconto. La lettura scorre e nel farlo cresce anche la curiosità sulle motivazioni del tuo protagonista. Il tema è pienamente rispettato e riesci a infilare nel racconto, come anche il mese scorso, anche una bella riflessione sulla nostra realtà. Per me un pollice su.
2) Loop, di Laura Cazzari
Mi è piaciuto molto e sulle prime sono stato incerto sul pollice su, ma poi mi sono accorto del problema principale: il titolo e la sua resa. Sai che non ho assolutamente inteso da subito che fosse all'inferno e stesse rivivendo la stessa giornata? E sai perché? Perché il loop mi sembrava quello in cui rincorreva il protagonista nel suo allontanarsi dalla violenza verso la compagna per poi ricaderci. In quest'ottica mi stonavano un pelo le ultime righe in quanto lo davo per morto, ma, forzando, poteva essere moribondo. Due opzioni, per come la vedo: 1) eliminare la questione "giornata in loop" per concentrarti maggiormente sul loop emotivo del protagonista oppure 2) rendere più chiare le tue intenzioni sulla "giornata in loop". Concludendo: un pollice quasi su.
3) Sottosopra, di Pietro D’Addabbo
Mi è piaciuto molto proprio per questo tuo stile lento, ragionato, solido, però sul finale vai troppo veloce e l'uscita dall'inferno si risolve in poche righe non permettendo al lettore di "sentire" quella parte in modo potente quanto la prima. La chiusa, poi, non funziona perché il riferimento alla moglie dovrebbe essere più chiaro e il suo sentimento contrastante nei suoi confronti più evidente ancora. O, forse, tutto il problema sta proprio nella velocità con cui lo fai salvare e avesse tribolato di più sarebbe sembrato tutto più giusto. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo convinto nonostante quel problema finale.
4) Le fiamme dell’Inferno, di Emiliano Maramonte
Le due parti principali del racconto mi sembrano un pelo sconnesse tra loro, ma soprattutto è inconcepibile che la madre, così timorosa del padre, lo trascini fuori dalla sua stanza facendolo in tal modo scoprire. Insomma, è proprio la figura della donna che non funziona nel complesso del racconto. Sul finale, l'idea può anche non essere male, ma è tutto troppo frettoloso e, di nuovo, la figura della madre non è chiara e tende a rovinare l'immagine generale. Sulla scrittura nulla da dire perché ottima e anche con dei tocchi di classe. Nel complesso un pollice tendente verso l'alto, ma non in modo brillante. A parità di valutazione con il racconto di Puca tendo a preferire il tuo per la pulizia maggiore del tutto.
5) Come sopra così sotto, di Giacomo Puca
Sai che c'è? Il tuo stile è particolare e ne risente più di altri (ma è solo una supposizione) di una mancata revisione tesa a ripulire. La sensazione, leggendolo, è proprio che manchi questa ripassata. Detto questo, un altro problema, a mio parere, sta nella divisione in due parti con la seconda deputata a "spiegare" la situazione con l'artificio di un'anima nuova che deve essere istruita: più che un'idea utile per il racconto, mi è sembrata una forzatura per fare arrivare il senso al lettore, quindi qui ci troviamo di fronte a un problema sul fronte strategico. Infine un suggerimento: lo sconto di pena nel Purgatorio sarebbe molto più giusto se fosse operato da Lucifero in persona che, irretito da quello che queste anime stanno facendo, spinge per mandarle in Paradiso il prima possibile per eliminare il problema alla radice. Sulla base di questo cambio di punto di vista potresti strutturare il racconto in modo più omogeneo facendoci rientrare anche il perché di questa crepa creatasi in Piazza San Pietro, quasi fosse un'iniziativa di poche anime del Purgatorio particolarmente fantasiose e industriose. In ogni caso, la lettura è piacevole e l'idea interessante, quindi per me siamo su un pollice tendente verso l'alto anche se non in modo brillante.
6) Le carte non mentono, di Edoardo Foresti
Ottima costruzione con finale che non riesce a capitalizzare, ma che, anzi, confonde il lettore destabilizzandolo. Sembra tutto crollare in questo finale, anche le interazioni tra i protagonisti che fino a quel momento avevi gestito in modo quasi ottimale. Davvero, c'è un'accelerazione, soprattutto nelle reazioni della chiromante, che non si spiega a livello logico ed è un gran peccato perché fino a quel punto la valutazione era decisamente alta. Rimane godibile, sia chiaro, solo che delude parecchio sul finale e questo è manifestazione di una fase di costruzione del racconto cui mancava il punto di chiusura. Pollice tendente verso l'alto non in modo brillante che però posiziono dietro ai pari votati racconti di Puca e Maramonte perché, nel loro caso, il finale era chiaro.
7) Il telefono, di Andrea Spinelli
L'idea è molto buona, ma la realizzazione (a livello proprio strategico) mi sembra problematica in più punti: la reazione del commesso e il pulire il citoplasma, il fatto che lui non riconosca la moglie, il fatto che ci dica che ha problemi a uscire quando non se n'è fatti ad andare a fare vedere il telefono, il dialogo con l'amico, la reazione dell'amico, il suo urlo dalla finestra. Inoltre la tensione è a scendere con una prima parte incisiva, una seconda troppo diluita e una terza accessoria che non aggiunge e neppure chiude. Insomma: decisamente affascinante, ma con parecchie problematiche logiche che mi hanno infastidito come lettore. Direi un pollice tendente verso l'alto al pelo che posiziono davanti al racconto di Fitzherbert (valutato con lo stesso giudizio) perché meno, nonostante le problematiche esposte, oscuro.
8) Cimeli odontoiatrici, di Eugene Fitzherbert
Ho faticato anch'io a capire il sesso della protagonista, penso andrebbe specificato prima. E ho faticato a comprendere la scena dell'incidente, dalla quale, desumo, si sarebbe dovuto capire anche il perché lei sia morta e come e perché sia "dannata". Non è per nulla chiaro, insomma. Idem, pertanto, la figura di Jan. Insomma, un grande esercizio di scrittura con dei pezzi di alto livello, ma la cui amalgama risulta poco efficace. Per me un pollice tendente verso l'alto, ma al pelo.
9) L’illuminazione, di Fabrizio Sollazzo
Devo dire che la lettura mi è stata chiara fin da subito, però manca una cura sufficiente nel momento di svolta, quello dell'epifania. Lo stacco con la seconda parte è troppo netto e, come spesso suggerisco, in un racconto breve tenderei a fondere le due fasi dando priorità a quella principale (in questo caso quella in cui sta per iniziare il programma televisivo) per fare emergere l'altra in fase di sviluppo (e qui ce n'era la possibilità perché il protagonista è corroso dai dubbi). In fase di riscrittura cercherei anche di definire meglio il contesto generale perché questo Paradiso è troppo simile, e senza averne un motivo chiaro, alla Terra. Concludendo, una valutazione simile al racconto di Lupinacci, quindi un pollice tendente verso l'alto al pelissimo, però lo posiziono davanti per una migliore gestione del finale.

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