Fallo entrare, Winston

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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Andrea Lauro
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Fallo entrare, Winston

Messaggio#1 » lunedì 16 novembre 2020, 23:44

Odore di disinfettante: Winston l'ha passato sugli strumenti. Mi aspetta al tavolo operatorio, ha fiducia in me e in quello che sto per fare.
Gli sorrido. «Come va?»
«Bene, dottore. È tutto pronto.»
«Eccellente.» Annuisco. Passo una mano sul tavolo. «Per favore, spegni le altre luci. Il nostro amico non è abituato a questi ambienti, non vorrei che si spaventasse.»
«Certo, dottore.» Winston va alla parete, afferra la leva dell’interruttore e tira giù. Cade il nero, rimane la luce puntata sul tavolo.
«Bene. Ora puoi farlo entrare.»
Winston raggiunge la porta, rumore secco di maniglia e cigolio di cardini. Dallo spiraglio arriva un singhiozzo. Il poveretto entra, zoppica, con l'avambraccio si nasconde la testa. Winston chiude la porta dietro di lui.
«Non avere paura.» Gli vado incontro. «Qui sei al sicuro.»
Il poveretto si avvicina, abbassa la mano e scopre l’occhio. «Ghh.»
«Avanti, su.»
Il braccio scende, scopre il bozzo. Una deformità congenita: casca dallo zigomo fin sopra la mandibola. «Ghh...» L’intera porzione sinistra è compromessa, non riesce ad articolare le parole.
Gli tendo la mano. «Su, vieni.»
Zoppica verso di me. Saprò curarlo? Le probabilità sono scarse. Ma io devo… devo farlo. Sono la sua unica possibilità. La mia mano rimane lì, il poveretto fa un passo e la prende.
«Bravo.» Sorrido. «Ecco, sali, poggia il piede qui. Così. Winston, aiutaci per favore.»
Winston lo prende da sotto le ascelle, lo fa sdraiare.
«Non preoccuparti.» Gli accarezzo la fronte. Il gesto lo tranquillizza. «Risolverò il tuo problema.» Ancora una carezza. Faccio un passo indietro. «Prego, Winston. Anestetico.»
Winston prende la bottiglietta, armeggia con la garza, si sporge sul paziente. Uno, due. E tre. Il braccio del poveretto si allontana dal corpo e scivola giù dal tavolo.
«Bene.» Annuisco. Mi avvicino a Winston, gli sussurro all’orecchio. «C’è qualcuno che non ha pagato?»
Scuote il capo. Anche la sua voce è bassa. «Nossignore. Nessuno si azzarderebbe.»
Corruccio le labbra. «Ottimo. Accendi le luci.»
Winston si muove.
Mi volto al locale buio, schiarisco la voce. «Ho indotto nello sventurato uno stato di profonda narcosi.»
Giunge lo scatto. Compare Winston, la mano sull’interruttore. Compaiono le piastrelle alle pareti. Socchiudo gli occhi. Sugli spalti attende il mio pubblico: studenti del quinto anno, professori. Tutti per me.
Alzo le mani al soffitto. «Signori. Stimati colleghi. Oggi celebreremo l’ennesimo trionfo dell’Uomo.»
Si alza un mormorio. Aspetta, lascia che finiscano. Che assimilino il concetto. Faccio un gesto verso il tavolo operatorio. «Avete visto? Madre Natura sa essere brutale, nella sua opera di creazione. Ebbene, io vi dico: il bisturi separerà l’Uomo dal Caos. Questo disgraziato avrà finalmente una possibilità.» Chino il capo, porto le nocche alle labbra. «Non so se avrò successo, me ne rendo conto.» Un brivido alla base del collo. Ogni volta che provo il discorso, fa questo effetto.
Nessuno fiata.
Sollevo il mento. «Ma è nostro dovere tentare. E se necessario, sostituirci a Dio!»
Parte l’applauso, uno scroscio impetuoso. Formicolio su tutto il corpo. Ecco, di questo ho bisogno. Mi giro, Winston è fermo accanto al paziente. «Winston, finisci di prepararlo, arrivo subito.»
«Sì, dottore.»
L’applauso non si ferma. Faccio un inchino, due passi all’indietro e ancora uno. Che mi adorino. Gli studenti si sono alzati in piedi, sono tutti con me. Alzo le mani, ringrazio e intanto indietreggio. Raggiungo la porta, la apro e me la chiudo dietro. Lo scroscio si attenua.
Ansimo, mi asciugo il sudore sulla fronte. Mi abbraccio. Stringo, stringo forte, sfrego gli avambracci per togliere la pelle d’oca. Bene, sta passando. Mi accarezzo le spalle, il collo. Ce la farò. Ansimo e rido. Ansimo e rido.



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antico
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#2 » lunedì 16 novembre 2020, 23:47

Ciao Andrea! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 7:18

FALLO ENTRARE, WINSTON di Andrea Lauro Tema centrato. Il mostro è un essere umano, ma con una deformazione al volto tale da impedirgli di parlare. Winston è il tipico assistente del Grande Chirurgo, figura di stampo ottocentesco. L’ambientazione della storia, infatti, con il suo anfiteatro colmo di professori e studenti ad assistere all’intervento, mi fa pensare all’epoca positivista. Come pure, i dubbi del Grande Chirurgo, il quale si fa coraggio nel finale (consapevole forse di avere strumenti inferiori a quelli che servirebbero ma disposto comunque a tentare di correggere la deformità del paziente). Ottima la scrittura.

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wladimiro.borchi
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2020, 12:20

Ciao Andrea,
Tecnicamente, ancora una volta, ineccepibile, ma stavolta, davvero, non ho capito dove volevi andare a parare.
Qual è il conflitto? Quale messaggio vuoi darmi?
Il deforme si affida a uno che gli si palesa come "buono", ma in realtà il medico è solo in cerca di vana gloria?
A me è passato solo questo. E da te, ormai, mi aspetto taaaaaaanto di più.
Ma, sicuramente, è colpa mia. Di solito non sono sufficientemente sensibile per capire le sfumature.
Attendo "spiegone", prima di ragionare su valutazioni e classifiche.
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MatteoMantoani
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#5 » martedì 17 novembre 2020, 12:54

Ciao Andrea. Piacere di leggerti. Il tuo racconto è molto evocativo, giochi molto con l’effetto scenico della luce che scompare e ricompare a svelare un segreto nascosto. L’episodio mi ricorda molto l’ispezione medica dell'uomo elefante e rispettivo film in bianco e nero di Lynch (anche tu non menzioni dei colori a parte il nero, quindi il parallelismo col film di Lynch viene facile). Il colpo di scena del pubblico è ben riuscito, le descrizioni e le azioni dei personaggi sono realistiche, quindi sulla narrazione nulla da dire.
La cosa che mi ha deluso un pochino (emerso anche dal commento precedente) è come hai costruito l’interiorità del protagonista. Mi spiego: per quanto il colpo di scena della lezione con pubblico sia ben riuscito, avrei accentuato un pochino di più la doppiezza del protagonista (da buon dottore che aiuta i poveretti, a mero scienziato che agisce solo per il suo interesse e vanità). La prima parte del racconto infatti lascia intendere che il medico sia mosso da spirito compassionevole, la seconda rivela la sua vera natura… ma è una natura mostruosa? Il suo accarezzarsi alla fine e il tema della gara lasciano intendere che tu la pensi così, ma il lettore qualsiasi non ci arriva. A mio avviso dovresti calcare la mano di più e polarizzare meglio questi opposti. Il dottore potrebbe ancora di più cercare di convincere il paziente riluttante con false lusinghe, belle frasi e magari affetto e pietà, mentre nella seconda parte potresti aumentare il distacco con qualche frase di disprezzo in più o un fraseggio mentale che sottolinei le sue vere intenzioni.
C’è da dire che la natura tenebrosa del dottore è scandita dal servitore, Winston, che non viene descritto ma su cui comunque il lettore associa una figura “alla Igor”. Che dici se invece Winston fosse stata una bella studentessa di medicina? Questo avrebbe potuto aggiungere qualcosa al gioco della trasformazione interiore del dottore: la bella donna dall’aspetto angelico che convince il malato a fidarsi e che poi invece si rivela essere una arrivista che sfrutta la sua bellezza per ingraziarsi il professore (avremmo un altro mostro simbolico al pari del dottore stesso); avrebbe anche aiutato ad accentuare la vanità del dottore, con qualche frase della serie “la studentessa gnocca mi fa sempre guadagnare applausi in più”.
Nel finale non si capisce bene se il dottore si debba assentare per riprendersi dall’eccitazione o per trovare il coraggio di operare. Propendo per la prima ipotesi, perché la seconda andrebbe a snaturare il racconto. Toglierei quindi quel “ce la farò”, per evitare fraintendimenti.
Comunque bella idea, difficile da rendere in così poco spazio e questo ti dà una menzione d’onore in più.

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maurizio.ferrero
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#6 » martedì 17 novembre 2020, 18:35

Ciao Andrea, piacere di rileggerti.

A questo giro sono rimasto un po' spiazzato dal tuo racconto. Come sempre è scritto in modo evocativo e tecnicamente ottimo, un bell'affresco che però, a lettura ultimata, mi ha fatto pensare "e quindi?". Manca qualcosa, un conflitto, un colpo di scena, che imprima al lettore l'idea del racconto.
Sei riuscito a caratterizzare bene il personaggio del dottore, anche se l'ho trovato troppo teatrale per apprezzarlo del tutto. Questo però è un gusto personale.
Il tema è centrato in maniera originale.
Ho un solo dubbio su un passaggio:

«Bene.» Annuisco. Mi avvicino a Winston, gli sussurro all’orecchio. «C’è qualcuno che non ha pagato?»
Scuote il capo. Anche la sua voce è bassa. «Nossignore. Nessuno si azzarderebbe.»

Di chi stanno parlando? Del pubblico? Non sapevo che gli studenti di medicina pagassero per assistere alle operazioni.

A presto!

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Andrea Lauro
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#7 » martedì 17 novembre 2020, 20:47

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Andrea,
Tecnicamente, ancora una volta, ineccepibile, ma stavolta, davvero, non ho capito dove volevi andare a parare.
Qual è il conflitto? Quale messaggio vuoi darmi?
Il deforme si affida a uno che gli si palesa come "buono", ma in realtà il medico è solo in cerca di vana gloria?


MentisKarakorum ha scritto:La prima parte del racconto infatti lascia intendere che il medico sia mosso da spirito compassionevole, la seconda rivela la sua vera natura… ma è una natura mostruosa? Il suo accarezzarsi alla fine e il tema della gara lasciano intendere che tu la pensi così, ma il lettore qualsiasi non ci arriva. A mio avviso dovresti calcare la mano di più e polarizzare meglio questi opposti. Il dottore potrebbe ancora di più cercare di convincere il paziente riluttante con false lusinghe, belle frasi e magari affetto e pietà, mentre nella seconda parte potresti aumentare il distacco con qualche frase di disprezzo in più o un fraseggio mentale che sottolinei le sue vere intenzioni.


maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Andrea, piacere di rileggerti.
A questo giro sono rimasto un po' spiazzato dal tuo racconto. Come sempre è scritto in modo evocativo e tecnicamente ottimo, un bell'affresco che però, a lettura ultimata, mi ha fatto pensare "e quindi?". Manca qualcosa, un conflitto, un colpo di scena, che imprima al lettore l'idea del racconto.


Caspita ragazzi, nemmeno un giorno è passato e mi avete già commentato in quattro! Non vi sto dietro.
Ciao Wlad, ciao Mentis, ciao Maurizio, innanzitutto grazie per gli appunti. Li ho riuniti perché girano tutti attorno allo stesso tema.

Come ha scritto Mentis, l'idea era di proporre a metà racconto uno switch dell'idea di "chi è il mostro": l'esimio dottore narcotizza il paziente e da filantropo svela una natura tutt'altro che filantropica. In questo senso, far pagare gli spettatori, eccitarsi nella ricerca del consenso doveva fare girare la ruota del personaggio. Doveva, ma evidentemente c'è stato un problema nella resa.

Veniamo al conflitto: se in tre me lo segnalate (quattro, con Di Tullio come corrispondente estero non iscritto al sindacato) qualcosa è andato storto. Inutile negarlo. Per come l'avevo pensato, il conflitto è: "il dottore vuole affrontare un'operazione ad alto rischio...". Partendo da questo, nella prima metà la prospettiva è "...per rendere migliore la vita del paziente", salvo poi switchare in "...per acquistare fama imperitura a qualsiasi costo". Insomma, torniamo all'idea di prima, il vero mostro non è il paziente.

Che dire, abbiamo una ciambella senza il buco in mezzo. O il buco senza la ciambella, insomma avete capito. Ma grazie per i buoni commenti sullo stile! Fa sempre piacere...
a presto, ragazzi
andrea

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Andrea Lauro
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#8 » martedì 17 novembre 2020, 22:24

alexandra.fischer ha scritto:FALLO ENTRARE, WINSTON di Andrea Lauro Tema centrato. Il mostro è un essere umano, ma con una deformazione al volto tale da impedirgli di parlare. Winston è il tipico assistente del Grande Chirurgo, figura di stampo ottocentesco. L’ambientazione della storia, infatti, con il suo anfiteatro colmo di professori e studenti ad assistere all’intervento, mi fa pensare all’epoca positivista. Come pure, i dubbi del Grande Chirurgo, il quale si fa coraggio nel finale (consapevole forse di avere strumenti inferiori a quelli che servirebbero ma disposto comunque a tentare di correggere la deformità del paziente). Ottima la scrittura.

grazie Alexandra, sei sempre gentilissima.
a presto e buona Edition!
andrea

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Mauro Lenzi
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#9 » giovedì 19 novembre 2020, 11:29

Non so voi, ma quando guardo il forum dallo smartphone non vedo l'autore del topic, solo l'ultimo commento. E a fine consegna, erano praticamente tutti dell'Antico.
Mi dico: vediamo se becco quello di Lauro.
Fallo entrare, Winston. Sì, titolo un po' da film amarigano celoduro. Mi sa che è questo.
Beccato. :D


In generale sono d’accordo con le osservazioni di chi mi ha preceduto, in particolar modo Maurizio. Vediamo se so aggiungere qualcosa di utile a quanto ti hanno già detto. A livello stilistico ben poco da dire, ma ti segnalo che quel cade il nero l’ho trovato originale ma non immediatamente intuitivo. Forse poteva essere più adatto “cala”, che ricorda più un sipario; ho pensato che potesse essere la sensazione che volevi dare.

L’idea del dottore che si rivela essere il mostro va bene, ma secondo me necessitava di maggiori contrasti, soprattutto nella seconda parte. In particolare, per me l’inghippo potrebbe essere qui:
Saprò curarlo? Le probabilità sono scarse. Ma io devo… devo farlo. Sono la sua unica possibilità.
Credo che soprattutto l’ultima frase stoni: se il dottore è un mostro, suppongo che a lui importi ben poco di essere l’ultima possibilità del poveretto: eppure si evince un moto compassionevole. Probabilmente basterebbe togliere quest’ultima frase.

In una seconda stesura taglierei qualcosa della prima parte… ad esempio potresti rimuovere Winston, che non è fondamentale ai fini del racconto (introduce l’elemento “venale” del Dottore, che però secondo me è fuori contesto), e rendere più approfonditi e netti due aspetti.
Uno (in misura minore), l’aura di successo del Dottore, che così appare un po’ gratuita. Far capire come fingendosi chissà chi, riesca a turlupinare le masse. Eri sulla strada giusta, ma concordo con Maurizio quando dice che così è troppo teatrale. Forse in questo caso il suo non so se avrò successo lo trovo inadatto a un uomo così di successo. Meglio un accenno al destino, o a Dio o viceversa al diavolo, della serie: “io sono un grande luminare, se qualcosa non funziona non è colpa mia.”
Più importante, è far assaporare al lettore l’abisso di mostruosità che è la mente del Dottore, i suoi scopi (mantenendo la sua insicurezza di fondo, che non credo necessiterebbe di lunghi approfondimenti).
So che sapresti farlo senza infodump.

Spero di aver detto qualcosa di utile. ;)
Alla prossima.

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Alfabri
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#10 » giovedì 19 novembre 2020, 16:23

Ciao Andrea, piacere di leggerti e di commentarti (credo sia la prima volta).
Il racconto scivola bene per la prima metà, creando la giusta ambientazione e atmosfera. Poi qualcosa si inceppa nelle tue scelte espressive, e il filo conduttore viene un po' perso.
Dal mio punto di vista il primo punto di snodo, quando cioè il Chirurgo chiede all'assistente se tutti gli spettatori hanno pagato, è superato egregiamente (anche perchè evidenzia l'imperituro conflitto insito nel mestiere del professionista della salute tra aspetto economico e aspetto di cura). La bontà compassionevole che il chirurgo trasudava viene picconata per la prima volta.
Il problema viene dopo: "Oggi celebreremo l’ennesimo trionfo dell’Uomo." cozza troppo con "Non so se avrò successo, me ne rendo conto." se l'obiettivo era mettere in evidenza l'aberrante megalomania del chirurgo, e per contrasto generare il turning point tra l'iniziale mostruosità del paziente e la vera mostruosità del medico.
Inoltre ho intuito che volessi chiudere il cerchio carezze al presunto mostro-(auto)carezze al vero mostro con la frase finale, purtroppo anche questa non si addice affatto al chirurgo "mostruoso" che volevi tratteggiare.
Con qualche ripensamento potrebbe risultare un buon racconto, per quanto non particolarmente eclatante.
Alla prossima!

Dario17
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#11 » domenica 22 novembre 2020, 19:00

Ha ancora un senso dare un giudizio sul tuo stile di scrittura? Probabilmente no, ma lo faccio lo stesso: cinematografico, pulito, convincente. Forse nel penultimo spicchio c'è un piccolo eccesso di ritmo sincopato per una persona che si dilegua tra gli applausi di una platea, sebbene stia per essere travolto dalle emozioni ma ancora non ci è stato svelato.
"l'applauso non si ferma. Faccio un inchino, due passi all’indietro e ancora uno. Che mi adorino. Gli studenti si sono alzati in piedi, sono tutti con me. Alzo le mani, ringrazio e intanto indietreggio. Raggiungo la porta, la apro e me la chiudo dietro. Lo scroscio si attenua."
Il succo del racconto mi convince meno.
Passi la megalomania che così bene mi mostri, però la trovo un tantino fine a se stessa e sopratutto poco sfruttata nella prima parte dove a tutti gli effetti il dottore sembra proprio un professionista serio e distaccato.
Il racconto si chiude e mi rimangono troppe domande ancora aperte, un protagonista ancora non delineato, con il conflitto apparecchiato (proprio come il paziente sul tavolo e il fedele Winston a prepararlo) e abbandonato troppo precocemente.
E te lo dice uno che coi finali lascia parecchio a desiderare, tutto nero su bianco coi miei racconti presenti e passati.
Un piccolo dubbio: tra la platea e la sala operatoria non ci sono barriere, giusto? Possibile quindi che nella prima parte il dottore non senta niente provenire da essa? Nemmeno uno strusciare di tacchi sul pavimento o un colpo di tosse?
La comparsa del pubblico ti serve come piccolo colpo di scena però la cosa è un po' irrealistica, temo.
Tema al 100%.

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Andrea Lauro
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#12 » domenica 22 novembre 2020, 21:55

Mauro Lenzi ha scritto:Mi dico: vediamo se becco quello di Lauro.
Fallo entrare, Winston. Sì, titolo un po' da film amarigano celoduro. Mi sa che è questo.
Beccato. :D

ahah, pure tu me fai ammazza'

Mauro Lenzi ha scritto:In generale sono d’accordo con le osservazioni di chi mi ha preceduto, in particolar modo Maurizio. Vediamo se so aggiungere qualcosa di utile a quanto ti hanno già detto. A livello stilistico ben poco da dire, ma ti segnalo che quel cade il nero l’ho trovato originale ma non immediatamente intuitivo. Forse poteva essere più adatto “cala”, che ricorda più un sipario; ho pensato che potesse essere la sensazione che volevi dare.

L’idea del dottore che si rivela essere il mostro va bene, ma secondo me necessitava di maggiori contrasti, soprattutto nella seconda parte. In particolare, per me l’inghippo potrebbe essere qui:
Saprò curarlo? Le probabilità sono scarse. Ma io devo… devo farlo. Sono la sua unica possibilità.
Credo che soprattutto l’ultima frase stoni: se il dottore è un mostro, suppongo che a lui importi ben poco di essere l’ultima possibilità del poveretto: eppure si evince un moto compassionevole. Probabilmente basterebbe togliere quest’ultima frase.

Sì sì, concordo sul fatto che i contrasti andavano ampliati. Quella frase era volutamente ambigua, ma dovevo giocarmela meglio dopo.

Mauro Lenzi ha scritto:In una seconda stesura taglierei qualcosa della prima parte… ad esempio potresti rimuovere Winston, che non è fondamentale ai fini del racconto (introduce l’elemento “venale” del Dottore, che però secondo me è fuori contesto), e rendere più approfonditi e netti due aspetti.

vuoi ammazzarmi Winston?! cazzo sei, un mostro?!

Mauro Lenzi ha scritto:Uno (in misura minore), l’aura di successo del Dottore, che così appare un po’ gratuita. Far capire come fingendosi chissà chi, riesca a turlupinare le masse. Eri sulla strada giusta, ma concordo con Maurizio quando dice che così è troppo teatrale. Forse in questo caso il suo non so se avrò successo lo trovo inadatto a un uomo così di successo. Meglio un accenno al destino, o a Dio o viceversa al diavolo, della serie: “io sono un grande luminare, se qualcosa non funziona non è colpa mia.”
Più importante, è far assaporare al lettore l’abisso di mostruosità che è la mente del Dottore, i suoi scopi (mantenendo la sua insicurezza di fondo, che non credo necessiterebbe di lunghi approfondimenti).
So che sapresti farlo senza infodump.

sì, qualcosa andrebbe corretto: in realtà mi piaceva la teatralità che ci metteva per arringare la folla, ma qualcosa del suo lato mostruoso poteva essere meglio evidenziato. avevo paura di esagerare, tra l'altro ho tolto un "Sempre che sopravviva all'intervento" nel monologo interiore... mah..
grazie caro, a presto
andrea

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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2020, 22:02

Alfabri ha scritto:Ciao Andrea, piacere di leggerti e di commentarti (credo sia la prima volta).
Il racconto scivola bene per la prima metà, creando la giusta ambientazione e atmosfera. Poi qualcosa si inceppa nelle tue scelte espressive, e il filo conduttore viene un po' perso.
Dal mio punto di vista il primo punto di snodo, quando cioè il Chirurgo chiede all'assistente se tutti gli spettatori hanno pagato, è superato egregiamente (anche perchè evidenzia l'imperituro conflitto insito nel mestiere del professionista della salute tra aspetto economico e aspetto di cura). La bontà compassionevole che il chirurgo trasudava viene picconata per la prima volta.
Il problema viene dopo: "Oggi celebreremo l’ennesimo trionfo dell’Uomo." cozza troppo con "Non so se avrò successo, me ne rendo conto." se l'obiettivo era mettere in evidenza l'aberrante megalomania del chirurgo, e per contrasto generare il turning point tra l'iniziale mostruosità del paziente e la vera mostruosità del medico.
Inoltre ho intuito che volessi chiudere il cerchio carezze al presunto mostro-(auto)carezze al vero mostro con la frase finale, purtroppo anche questa non si addice affatto al chirurgo "mostruoso" che volevi tratteggiare.
Con qualche ripensamento potrebbe risultare un buon racconto, per quanto non particolarmente eclatante.

grazie mille Fabrizio, sono contento che tu abbia apprezzato la scena del "controllo riscossione" dell'allegro chirurgo.
mi sembra di capire che è nella seconda parte che avete trovato dei problemi, avrei dovuto gestire meglio quel passaggio, senza dubbio.
grazie ancora del commento!
buona edition!
andrea

SaraPerrone91
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#14 » domenica 22 novembre 2020, 22:12

Ciao, Andrea!
Il tema mi sembra centrato: il mostro c’è, così come la carezza. E ti dirò, all’inizio avevo pensato che il mostro fosse il paziente, poi ho capito che in realtà era il chirurgo.
Il tuo racconto mi è piaciuto e si svela piano piano; ad esempio, mai mi sarei aspettata che l’operazione si svolgesse davanti ad un pubblico. Il colpo di scena inserito a metà funziona, così come lo stile. Apprezzo molto l’uso che fai della paratassi.
Per quanto riguarda i personaggi, un po’ ho empatizzato con il paziente, all’inizio. Il chirurgo non l’ho inquadrato del tutto: mi è parso si capire che sia un megalomane, che operi non per fare del bene, ma soltanto per soddisfare le proprie mani di grandezza e godere degli applausi del pubblico. Il momento di incertezza (quel “Ce la farò”, unito all’agitazione) quindi non l’ho ben capito. Nulla da dire su Winston, ben tratteggiato nel suo ruolo di assistente.
A presto!
Sara

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Andrea Lauro
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#15 » domenica 22 novembre 2020, 22:15

Dario17 ha scritto:Ha ancora un senso dare un giudizio sul tuo stile di scrittura? Probabilmente no, ma lo faccio lo stesso: cinematografico, pulito, convincente. Forse nel penultimo spicchio c'è un piccolo eccesso di ritmo sincopato per una persona che si dilegua tra gli applausi di una platea, sebbene stia per essere travolto dalle emozioni ma ancora non ci è stato svelato.
"l'applauso non si ferma. Faccio un inchino, due passi all’indietro e ancora uno. Che mi adorino. Gli studenti si sono alzati in piedi, sono tutti con me. Alzo le mani, ringrazio e intanto indietreggio. Raggiungo la porta, la apro e me la chiudo dietro. Lo scroscio si attenua."

ciao Dario, grazie mille. eh, purtroppo la cena non viene sempre come la volevi, allora in quei casi speri che almeno la tavola sia ben apparecchiata, di aver tirato fuori il servizio buono :D
quindi grazie, fa sempre piacere

Dario17 ha scritto:Il succo del racconto mi convince meno.
Passi la megalomania che così bene mi mostri, però la trovo un tantino fine a se stessa e sopratutto poco sfruttata nella prima parte dove a tutti gli effetti il dottore sembra proprio un professionista serio e distaccato.
Il racconto si chiude e mi rimangono troppe domande ancora aperte, un protagonista ancora non delineato, con il conflitto apparecchiato (proprio come il paziente sul tavolo e il fedele Winston a prepararlo) e abbandonato troppo precocemente.
E te lo dice uno che coi finali lascia parecchio a desiderare, tutto nero su bianco coi miei racconti presenti e passati.
Un piccolo dubbio: tra la platea e la sala operatoria non ci sono barriere, giusto? Possibile quindi che nella prima parte il dottore non senta niente provenire da essa? Nemmeno uno strusciare di tacchi sul pavimento o un colpo di tosse?
La comparsa del pubblico ti serve come piccolo colpo di scena però la cosa è un po' irrealistica, temo.
Tema al 100%.

eh sì, qualcosa è andato storto. capisco il tuo dubbio: nella progettazione iniziale doveva esserci una visiva che separava il pubblico dalla sala. poi però mi son detto, qualcuno potrebbe farmi notare che il sussurro a winston non serva, che tanto non si sente niente. quindi ho tirato via la visiva. a pensarci ora, avrei potuto tirar fuori un "mi raccomando, silenzio" all'inizio, una frase del genere, seminata che all'inizio non si capisce e poi si-scopre-che. ma forse sarebbe stato più un rattoppo... insomma, la cena era quel che era, mi fa piacere che tu abbia notato bicchieri e posate, per restare nell'analogia...
grazie ancora
andrea

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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#16 » domenica 22 novembre 2020, 22:17

SaraPerrone91 ha scritto:Ciao, Andrea!
Il tema mi sembra centrato: il mostro c’è, così come la carezza. E ti dirò, all’inizio avevo pensato che il mostro fosse il paziente, poi ho capito che in realtà era il chirurgo.
Il tuo racconto mi è piaciuto e si svela piano piano; ad esempio, mai mi sarei aspettata che l’operazione si svolgesse davanti ad un pubblico. Il colpo di scena inserito a metà funziona, così come lo stile. Apprezzo molto l’uso che fai della paratassi.
Per quanto riguarda i personaggi, un po’ ho empatizzato con il paziente, all’inizio. Il chirurgo non l’ho inquadrato del tutto: mi è parso si capire che sia un megalomane, che operi non per fare del bene, ma soltanto per soddisfare le proprie mani di grandezza e godere degli applausi del pubblico. Il momento di incertezza (quel “Ce la farò”, unito all’agitazione) quindi non l’ho ben capito. Nulla da dire su Winston, ben tratteggiato nel suo ruolo di assistente.
A presto!
Sara

grazie mille, Sara, mi fa molto piacere che tu abbia colto tutti i riferimenti, hai inteso giusto!
grazie ancora e buona edition
andrea

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RobertMass
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#17 » lunedì 23 novembre 2020, 22:04

Ciao, Andrea.
L'ennesimo bel racconto con un tema centratissimo. L'atmosfera inquietante determinata dall'alternanza di buio e di luce sembra accentrarsi sulla mostruosa creatura da guarire da parte del buon dottore il quale però non è così buono. Il coup de theatre finale ci rivela chi è il vero mostro. L'assistente Winston è funzionale alla descrizione dell'animo del medico e quindi mi sembra azzeccato. Nonostante sia chiaro che il dottore si assenti perché la vanità lo sconvolge un poco, anch'io toglierei la frase: "Ce la farò". Stile apprezzabile.

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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#18 » lunedì 23 novembre 2020, 23:29

grazie mille del commento, Roberto. buona edition!
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Re: Fallo entrare, Winston

Messaggio#19 » mercoledì 2 dicembre 2020, 15:26

Un racconto che ti è rimasto in canna. Intendiamoci, lettura piacevole e valutazione da pollice tendente verso l'alto, ma senza brillare perché ci sono davvero troppi MA. Partiamo dal titolo con Winston centrale quando poi tale non si rivela, passiamo al dottore e a questo tuo voler nascondere il pubblico pagante, con lui che si accerta che sia davvero pagante andando così a riempire un calderone informe fatto di attenzione per il paziente, senso della sfida, voglia di emergere, cinismo e chi più ne ha più ne metta che davvero va a caratterizzare male il protagonista. Infine, questa chiusa con lui che esce da una porta che, praticamente, appare dal nulla. La mia impressione? Che tu ti sia adagiato su alcuni aspetti pensando che il lettore avrebbe riempito, ma così facendo hai esagerato nel buttare dentro roba e ne è uscito un testo poco focalizzato. Capita anche al Lauro ;)

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