AETERNAM di Luca Fagiolo

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo dicembre sveleremo il tema deciso da Flavia Imperi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Fagiolo17
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AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#1 » venerdì 11 dicembre 2020, 21:41

AETERNAM
di Luca Fagiolo


Trascini il corpo di Zac oltre il portello. Il cuore ti batte all’impazzata. Sta perdendo troppo sangue. Troppo sangue. Sul pavimento metallico si è formata una scia rossa. Non puoi mollare proprio ora. Ti infili sotto al suo braccio e lo sollevi. Zac grida. Batte le palpebre, fatica a tenerle aperte. «Cos’è successo?»
«Zac, mi dispiace così tanto. È tutta colpa mia.»
Perde i sensi.
Riesci a sistemarlo sul lettino della sala medica.
“Si prega di allontanarsi.” La voce metallica del sistema di diagnostica ti fa sobbalzare. Appoggi la schiena alla paratia e ti lasci cadere a terra. Le lacrime ti bagnano le guance.
Che cosa hai fatto?



Spengo la sveglia sfiorando lo schermo del pad. A tentoni cerco l’interruttore sul muro, lo pigio e la serranda si alza. La luce dei soli gemelli mi acceca, mi proteggo gli occhi con la mano.
Alzo il colletto della maglietta e ci infilo il naso: che puzza! La stanza è fresca, ma sono tutto sudato. Odio essere adolescente.
«Zac!» Dal piano terra mamma mi chiama. «La colazione è pronta.»
«Un minuto!»
Che scocciatura. Mi butto sotto la doccia e i getti multidirezionali mi solleticano la pelle. Indosso una felpa e un paio di jeans e scendo in cucina. Prendo posto sullo sgabello e attacco la fetta di torta. Cioccolato e… mandorle forse?
Mamma riempie le tazze col caffè, soffia via un ricciolo che le è caduto sulla fronte. «Hanno preso una decisione, caro?»
Papà è chino sul suo pad. Sistema gli occhiali sul naso, con la forchetta taglia e infilza un boccone di torta. «Sto leggendo la notizia, non interrompermi.» Si mordicchia un’unghia. «Merda!» La posata col pezzo di torta rotola sul pavimento. «Ha vinto il no. Il Consiglio ha respinto la mia mozione.»
Mamma gli accarezza la schiena. «Mi dispiace tanto.»
Alzo le spalle. «Avrei votato no anch’io.»
«Zaccaria!» Mamma strabuzza gli occhi. «Ma cosa diamine vai dicendo?»
Papà mi fissa da dietro le lenti. «Noemi, ha tutto il diritto di avere un’opinione a riguardo.» Si pulisce gli angoli della bocca nel tovagliolo immacolato e sbircia l’orologio al polso. «È ora che tu vada a scuola, ragazzo, altrimenti farai tardi.»
«Ancora con questa storia del ragazzo? Quando la smetterete?»
«Che impertinente.» Mamma impila i piatti della colazione. «Chi ti ha insegnato a rispondere così?»
Papà si alza dallo sgabello, mi preparo allo scontro. Non può pensare sempre e solo al lavoro.
Sistema il nodo alla cravatta e schiocca un bacio sulla guancia di mamma. «Buona giornata, amore mio.» Esce di casa senza degnarmi di uno sguardo.
Mi cadono le spalle.
«Dovresti trattarlo meglio, Zac. È molto stressato in questo periodo, la storia della razionalizzazione non gli dà pace. Almeno a casa facciamolo sentire sereno.»
«Io dovrei farlo sentire sereno? Ma se a lui non frega un cazzo di me! E neppure di te!»
«Modera il linguaggio. Sai che a tuo padre non piacciono certi termini.»
«Non fai che difenderlo.»
«È mio marito, cos’altro dovrebbe fare una brava moglie?»
Scuoto la testa, è inutile battibeccare con lei. «Meglio se vado a scuola. Ci vediamo stasera.» Raccolgo lo zaino e lo metto in spalla, finisco l’ultima sorsata di caffè.
Mamma appoggia i piatti nel lavello. «Pensavo di preparare qualcosa di speciale per cena. Ti va di invitare la tua ragazza?»
«Tea non è la mia ragazza. Siamo solo amici.»
«Certo, come no.» Ridacchia. «Vieni a darmi un bacio, brontolone.»
Ma figurati! Abbasso la maniglia della porta di casa. «Magari la invito lo stesso. Anche due amici possono cenare assieme, no?»
«Certamente.»
Mamma mi vuole bene, ma è troppo apprensiva. Ormai sono grande abbastanza per badare a me stesso. Anche la faccenda della scuola comincia a diventare ridicola. Per quanto ancora dovrò frequentare gli stessi corsi? Il pad trilla, le lezioni stanno per cominciare e sono ancora nel vialetto di casa. Meglio darsi una mossa.

Sistemo la bici nella rastrelliera e riprendo fiato. Mi levo il sudore dalla fronte e appoggio il pollice sul lettore. Riconosce l’impronta e il portone si apre. Seguo la scia di neon verdi fino alla classe di matematica. L’auditorium è affollato, le luci soffuse. Il professor Moretti sta scrivendo alcune formule alla lavagna virtuale. Questa lezione l’ho già sentita almeno cinque volte. Cerco un posto nelle file più in alto, Tea si sbraccia e indica il sedile accanto a sé.
Salgo i gradini e prendo posto. Cos’ha sul viso? Le labbra sembrano troppo carnose e per niente naturali.
«Buongiorno anche a te, Zac.»
«Scusami Tea, stavo cercando di capire…»
«Ho messo il rossetto di mia madre. E anche un po’ di matita agli occhi. Che ne pensi?» Sbatte le ciglia.
«Sembri più matura.»
«Mia madre dice che solo le poco di buono vanno a scuola truccate. Odia l’idea che io cresca e non riesce a capire quanto mi stia stretta questa età. Aeternam è il pianeta giusto per lei, ma non per me.»
«Credo che non invecchiare piaccia a tutti. Perlomeno agli adulti.»
«Non proprio a tutti.» Si guarda i lacci colorati delle sneakers. «Ho sentito che hanno respinto la mozione di tuo padre.»
Tiro fuori dallo zaino il PC. «Era furioso a colazione.» Me lo sistemo in grembo.
Tea digita qualcosa sul tab. «Ecaterina oggi non viene a scuola. La notizia deve averla distrutta.»
Ecaterina? Oh no. «Suo fratello quanti anni ha?»
«Età reale dodici, età biologica sette.»
«Merda. Quindi dovranno…»
«Razionalizzarlo, sì.»
Perdere un fratello deve lasciarti un buco enorme dentro, ma sapere che sarà ucciso per un’ordinanza del Consiglio dev’essere tremendo. Povera Ecaterina.
Dorotea calcia il sedile davanti. «Non invecchiare è una maledizione e fanculo a chi dice il contrario!»
Lucrezio si volta verso di noi col ciuffo azzurro ingellato dietro l’orecchio, si accorge delle lacrime sulle guance di Tea e torna a seguire la lezione.
Tea nasconde il viso tra le mani. Singhiozza. Vorrei sfiorarla, darle conforto, stringerla tra le mie braccia, ma cosa penserebbe? Non è quello che si aspetta da un amico. Le poso una mano sulla spalla. «Volevo chiederti…» Non è il momento giusto. Non è per niente il momento giusto. Deglutisco. «Stasera, per caso…» Se glielo chiedo adesso mi dirà senza dubbio di no, ma se non lo faccio dopo me ne pentirò. «Ti andrebbe di…»
Dorotea alza lo sguardo, gli occhi arrossati. «Ci facciamo una birra giù al fiume?»
«Certo!»
Il professore si schiarisce la voce. «La smettiamo di chiacchierare lì in fondo?»

Il ruscellare del fiume riempie il silenzio della notte. Dorotea guarda in lontananza malinconica, tamburella le dita sulla bottiglia. Ne stappo una anche per me, bevo un sorso e giocherello con l’angolo dell’etichetta staccata.
«Stai ancora pensando a Ecaterina e a suo fratello?»
«Non riesco a togliermeli dalla testa.» Sospira. «Sono così delusa. Mi dispiace per Cate, certo, ma penso anche a noi. Tre anni fa hanno razionalizzato gli anziani, ora i bambini. Quale sarà il prossimo passo?»
Dorotea ha ragione. Per gli adulti questo pianeta è il giardino dell’Eden, una vita eterna nel fiore degli anni. Ma noi a cosa siamo costretti? Passare l’esistenza nel corpo di ragazzini, con un’unica alternativa: la morte. Papà ha sempre avuto le idee chiare a riguardo. Da quando siamo atterrati su questo pianeta ha lottato per garantire a tutti un futuro. Ho sempre pensato che il Consiglio prendesse certe decisioni per il nostro bene, ma non ne sono più così sicuro.
«Sai,» Tea ingolla un sorso di birra, «mi piacerebbe scappare da qui e viaggiare tra le stelle come facevano i nostri genitori.»
«Ma non puoi andartene!»
«Lo so, stupido. Non posso salire su un’astronave e volare via»
«Io intendevo…»
«Che cosa?»
«Che se te ne andassi… ecco, io mi sentirei perso senza di te.» Le guance mi vanno a fuoco. Ma cosa mi esce dalla bocca? Tutta colpa della birra.
«Sei il mio migliore amico, Zac. Anche tu mi mancheresti.» Amico, certo. Solo amico.
Mi alzo in piedi, pulisco il retro dei pantaloni e le offro la mano. «Vieni, facciamo due passi.»
Il fiume ci scorre accanto in un gorgoglio sommesso. Il riflesso degli anelli orbitali irradia di fosforescenze verdi e giallo limone l’argine. La brezza notturna increspa i capelli scuri di Tea. Ha le labbra serrate, sta ancora rimuginando. Non l’ho mai vista così giù. Vorrei farla stare meglio. Sfilo la mano dalla tasca e cerco la sua. Intreccio le dita.
Tea si ferma. «Zac…» Si volta verso di me. Prende le mie mani e se le porta al petto. I peli sul collo mi si rizzano. «Fuggiamo da questa palla di merda!»
«Cosa?»
«Andiamo via! Rubiamo un’astronave e scappiamo. Io voglio viverla, la mia vita!»
«Io e te da soli?»
Tea pianta i suoi occhi meravigliosi nei miei.
«Ma non l’hai ancora capito che mi piaci?»
Il cuore mi finisce dritto in gola.
«Vieni qui, scemo.»
Mi accarezza la nuca e mi tira a sé. Le punte dei nasi si sfiorano, la mia bocca incontra la sua. Chiudo gli occhi e tutto sparisce, rimaniamo solo io e Tea.


Imposti le coordinate. Il computer di bordo conferma il percorso e con un frastuono i motori si attivano. Trovi la cambusa, ti levi i vestiti insanguinati e infili una tuta arancione. Ritorni alla sala medica, il metallo del corridoio ti gela le piante dei piedi. Le porte scorrono con un bip di conferma. Zac è steso sul lettino, immobilizzato. Le lacrime ti riempiono gli occhi. Se non fosse stato per il tuo stupido sogno ora non sarebbe in fin di vita.


Riempio il vassoio con il pasto del giorno. Il robot schizza metà della porzione fuori dal piatto. Dove si sarà cacciata Tea? Al nostro solito tavolo sono seduti Lucrezio e i suoi amici secchioni. Si tirano pacche sulle spalle e se la ridono. Chissà cosa c’è di tanto divertente.
«Cerchi qualcuno?»
Mi volto e Tea mi stampa un bacio sulla guancia. A momenti lascio cadere il vassoio.
«Sei diventato tutto rosso.»
«Non è vero!»
«Sì invece. Ma è una cosa dolce.»
Ecco, ora sì che mi si sono infiammate le guance.
Mi prende sotto braccio. «In sala mensa non c’era posto, mi sono seduta fuori sul prato. Mi fai compagnia?»
«Volentieri, ho anche qualcosa da farti vedere.»
Stendiamo una coperta sull’erba e appoggio il mio vassoio. Dorotea estrae dallo zaino un sacchetto di carta con il pranzo.
«Sicura che non ci fosse posto dentro?»
«Avevo voglia di fare un picnic, che male c’è?» Tea morde il panino, si pulisce il mento da una goccia di maionese. «Vuoi assaggiare?»
«No, ti ringrazio.»
Le invio alcune foto sul pad. «Guarda queste.»
«Cosa sono?»
«La soluzione a tutti i nostri problemi.»
Le siedo accanto e apriamo le immagini. «Questo è il nuovo spazioporto che stanno finendo di costruire nell’ansa del fiume.» L’ho fotografato da varie angolazioni. «Questa invece,» ingrandisco, «è un’astronave coloniale!»
Tea mi fissa. «Scusa Zac, ma non capisco.»
«È la nostra possibilità per andarcene!»
Il viso di Dorotea si fa dubbioso, aggrotta le sopracciglia. «Vuoi dire che...» Spalanca la bocca. «Lo faresti davvero? Scapperesti con me?»
«Ci ho pensato tutta la notte, anche io voglio un futuro con te. Voglio costruire una famiglia, avere dei figli!»
Tea mi salta al collo. «Ti adoro!» Mi riempie di baci le guance e la fronte. «Fino a ieri mi sembrava una follia anche solo parlarne. Oggi invece… non sono mai stata così felice!»
«Sì, ma abbassa la voce.» Giro la testa, nessuno dei ragazzi in cortile sembra prestarci attenzione. «Non dobbiamo farci scoprire, altrimenti siamo fregati. Non so per quanto tempo l’astronave rimarrà incustodita allo spazioporto: dobbiamo fare in fretta.»
«Ok, dammi un paio di giorni e sarò pronta.»


Bevi un sorso di tè, il calore della tazza ti riscalda le mani intirizzite. I bracci chirurgici ronzano sull’addome di Zac. Disinfettano, tagliano, cuciono. Il respiratore gli copre naso e bocca. Vorresti accarezzargli la guancia, baciargli la fronte imperlata di sudore. Sul monitor lampeggiano temperatura, pressione e altri valori che non sai leggere. Del sangue gocciola sul pavimento. Si è formata una piccola pozza.
Esci dalla sala medica, ancora un istante e potresti metterti a gridare.



Sul soffitto della camera le luci danzano al ritmo della musica nelle mie cuffie. Onde e spirali colorate che esplodono in ologrammi a tre dimensioni.
Le immagini si bloccano di colpo. Prendo il pad, Dorotea mi sta chiamando. Striscio la cornetta verde e sullo schermo appare il suo viso rigato dalle lacrime. Singhiozza. «Che succede?» Mi alzo dal letto di scatto.
«Ecaterina…»
«Ecaterina cosa?»
«Si è tolta la vita.»
Oh no. Raccolgo la giacca da terra e infilo la manica. «Dimmi dove sei, ti raggiungo.»
«Sto andando allo spazioporto. Voglio andarmene.»
«Vuoi partire ora?!»
«Non rimarrò un minuto di più su questo pianeta senza futuro!» Riattacca.
Riavvio la chiamata. “L’utente non è raggiungibile.” «Merda!»
Allungo la mano sotto al letto e agguanto lo zaino. Scendo le scale filato verso la porta di casa.
«Dove credi di andare, Zaccaria?» Mamma sorseggia un calice di vino. «È quasi pronta la cena.»
«Devo…» E ora che mi invento? «Ho dimenticato una cosa da un amico. Vado e torno.»
Papà sfila gli occhiali. «Non uscirai di casa a quest’ora, ragazzo.» La camicia slacciata sul collo, la cravatta allentata, deve essere appena rientrato.
«Non è il momento.» Apro l’uscio.
«Ragazzo!» Papà alza la voce. «Non puoi fare sempre quello che ti pare.» Si solleva dalla poltrona, si mette tra me e l’uscita e richiude la porta. «Ti ho detto di no.»
«Papà, ti prego! È Dorotea, ha bisogno di me.»
I lineamenti del viso si ammorbidiscono. «Ti porto io. Prendo le chiavi dell’auto.»
«È una cosa che devo fare da solo.»
«Ha a che fare con lo spazioporto?»
«Come fai a… Mi controllate il pad? Come vi siete permessi?» Mamma è impassibile. «Fate schifo!»
«Bada a come parli!» Mi intima papà con l’indice puntato davanti al naso. «Siamo i tuoi genitori, non possiamo tollerare un comportamento del genere.»
«Avrei vent’anni se solo potessi crescere. Lasciatemi in pace!»
Afferro la maniglia, ma papà mi schiaffeggia la mano. «Non costringermi a—»
La spalla, il braccio, la mano si muovono da soli. Lo colpisco con un pugno sul naso. Crack!
Papà si copre il viso e si regge alla parete.
«Francesco!» Il bicchiere di mamma impatta sul pavimento e si frantuma.
Apro la porta, esco nel buio.
«Zac, non fare sciocchezze!» Grida mio padre.
Inforco la bici, devo raggiungere Tea. Ho paura possa fare qualche stupidaggine se non vado subito da lei.

Lo spazioporto è deserto. Il sistema di vigilanza sembra spento. Scavalco la cancellata e incasso la testa nelle spalle, pronto al grido delle sirene. Silenzio. «Tea! Sei qui?» Almeno rispondesse al pad.
Un rumore metallico. Mi schiaccio contro il muro perimetrale, fermo immobile. Da dove proviene? È insistente e furioso. Supero un container. Dorotea sta colpendo con un tubo il portello dell’astronave. «Apriti, cazzo, apriti!»
«Tea!»
«Zac,» il tubo cade a terra con un clangore, «finalmente sei qui.»
Mi corre incontro e mi salta al collo. Il corpo è percorso da tremiti. Singhiozza. Preme il viso sulla mia felpa sudata.
«Andrà tutto bene, vedrai.»
«Ecaterina si è uccisa...» Si pulisce il naso col braccio. «Non poteva sopportare che—»
«Calmati. Adesso ce ne andiamo.»
«Voi due non andrete da nessuna parte!» Mamma avanza verso di noi. Ha una pistola in mano, i capelli scarmigliati. Papà è più indietro, con il fazzoletto premuto sul naso e la camicia macchiata di sangue.
«Mamma, non ce lo puoi impedire!»
«Non lo capisci che così morirai?»
«Almeno sarò libero di vivere la mia vita, non questa vostra eterna bugia.»
Dorotea mi si aggrappa al braccio. Averla accanto mi dà la forza di affrontare i miei genitori.
Mamma ride. «È una pazzia. Diglielo anche tu, Francesco.»
Papà non apre bocca.
«Francesco?»
Abbassa il fazzoletto dal naso gonfio. «Ti capisco, Zac.»
«Ma cosa stai dicendo? Sei impazzito anche tu?» Mamma scuote la testa. «Non ve lo lascerò fare.» Alza il braccio e ci punta contro la pistola.
Papà si avvicina con le mani protese. «Metti via quell’arma, Noemi.»
«Se rimane qui con noi Zaccaria non invecchierà mai!»
«Ma non sarà felice.»
«E alla mia felicità non ci pensi?» Ha gli occhi stralunati. «Cosa ne sarà di me se non potrò più essere una madre?»
«I figli crescono e bisogna lasciarli liberi. Se questo è quello che desidera Zac non posso che augurargli il meglio.»
Tea congiunge le mani. «Signora Adelmi, la prego.»
Mamma sembra accorgersi di lei solo ora. «È tutta colpa tua. Guarda cos’hai fatto al mio piccolo!»
«Non ho fatto niente. Vogliamo solo avere una famiglia...»
«Distruggendo la mia? Non posso permetterlo.» La mano le trema.
«Mamma, no!» Nascondo Dorotea dietro di me. Un boato mi buca i timpani.
Papà spinge la mamma a terra e le strappa l’arma dalle mani.
Le gambe non mi reggono. Il dolore si irradia dal ventre. Sono pieno di sangue.
Dorotea grida.
Papà corre verso di me e mi adagia a terra. «Zac! Guardami. Guardami, ti ho detto!» Sbatto gli occhi, non riesco a metterlo a fuoco. Anche Dorotea si è inginocchiata. Vorrei dirle di non piangere, che andrà tutto bene, ma sono così debole.
Papà tira fuori un badge dalla tasca e lo dà a Tea. «Questo aprirà il portello dell’astronave e la metterà in funzione. Porta Zac nella sala medica. L’I.A. integrata si occuperà della ferita. Andatevene da questo pianeta maledetto.»
Papà mi stringe. «Ti voglio bene, ragazzo mio.»
«Grazie papà,» sussurro, «anche io ti...»


Il trillo insistente ti sveglia. Viene dalla sala medica. Cosa succede? Oddio, Zac!
Non perdi tempo, percorri i corridoi ormai familiari. Con il fiato corto entri nella stanza. I parametri vitali sul monitor sembrano a posto. Ti avvicini al lettino, un passo alla volta. Hai una bruttissima sensazione, ti sporgi.
Zac sbatte le palpebre. «Tea, sei tu?» Cerca di sollevare il braccio.
«Aspetta, ti aiuto io.»
Gli accompagni le dita sul tuo viso, ti accarezza. «Ce l’abbiamo fatta?»
«Guarda tu stesso.»
Prendi uno specchietto e glielo metti davanti. Zac spalanca la bocca, si passa le dita tra i peli della barba ispida. «È… è incredibile!»
Scosta lo specchio e ti si butta al collo.
«Fa’ piano, altrimenti si riaprirà la ferita.»
Ti bacia. Le labbra sono screpolate, la stretta è debole, ma il suo sapore è inconfondibile.
«Pungi!» È il primo sorriso che ti sfiora le labbra dopo lunghi mesi.
La stanza ha uno scossone.
«Dove siamo?» Zac si guarda intorno spaesato. «Sull’astronave?»
Digiti un codice sul tastierino di controllo ambientale, la paratia intorno a voi scompare. Siete immersi in un nero punteggiato di stelle talmente luminose da accecare, nebulose dalle tinte sgargianti, piccoli soli, pianeti, lune e satelliti. Lo spazio profondo si dipana davanti ai vostri occhi, una miriade di colori e luci, una miriade di possibilità.
«Dove siamo diretti, Tea?» Non c’è timore nella sua voce.
«Non lo so,» gli baci la fronte, «ma non ha importanza finché sarai al mio fianco.»



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Fagiolo17
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#2 » venerdì 11 dicembre 2020, 21:50

TEMA: Nulla è come sembra: Un pianeta dove non si invecchia può sembrare un paradiso, invece...

Bonus 1: Protagonisti adolescenti (Young Adult) -3: Zac e Tea sono entrambi adolescenti.

Bonus 2: Almeno una scena che generi “sense of wonder” -2: Il racconto dovrebbe generare meraviglia nella sua interezza, ma la scena che genera più sense of wonder è quella finale dove i protagonisti si trovano "immersi" nello spazio.

Bonus 3: Uso di flashback e/o flashfoward -2: Le parti in corsivo sono tutte flasfoward.

Bonus 4: Uno specchio deve essere importante nella trama -2: Lo specchio rivela a Zac che ce l'hanno fatta, sono riusciti ad andare via da Aeternam e hanno cominciato ad invecchiare.

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Spartaco
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#3 » lunedì 21 dicembre 2020, 22:21

A TUTTI I PARTECIPANTI:
Se volete che La Sfida diventi qualcosa di più di un esercizio di scrittura sta a voi impegnarvi. Anche nella fase dei commenti cercate di superare i vostri limiti. Fate critiche costruttive, cercate le lacune dei racconti che dovete leggere e non fatevi problemi nell’esprimere il vostro pensiero in maniera onesta.
La perfezione non passa da queste parti ma insieme potete aiutarvi a migliorare.
Ultima nota, affinché la comunità cresca, se non l’avete fatto vi consiglio di iscrivervi al gruppo Facebook de La Sfida a…
https://www.facebook.com/groups/215238252346692

Red Robin
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 2:04

Complimenti, Luca
Innanzitutto, confermo la presenza di tutti e quattro i bonus e l'aderenza al tema. Molto interessante l'elemento originale che distingue il tuo testo dall'ambientazione fantascientifica di fondo, ovvero l'impossibilità di invecchiare. Nel complesso, il racconto risulta scorrevole e solo a tratti qualche battuta, soprattutto nei dialoghi tra Tea e Zac, mi ha dato l'impressione di essere un po' forzata. Questa però è una critica che dipende prevalentemente dal gusto personale, soggettiva, è più un qualcosa che ho sentito a pelle, così come la scelta della narrazione in prima persona, che stride con la mia idea di modalità in cui narrare le vicende. Mi è piaciuto molto invece il modo in cui hai gestito i flashforward, sempre puntuali e in grado di creare sia suspense che organicità con il resto del testo.
Ultima modifica di Red Robin il martedì 22 dicembre 2020, 3:03, modificato 1 volta in totale.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#5 » martedì 22 dicembre 2020, 2:28

Ciao Luca.
Sul tuo racconto ci sarebbe tanto da scrivere, ma mi limiterò a quelle che a mio avviso sono le lacune maggiori, per poi esprimere un giudizio più generale nell’ultima parte. Tieni presente che non mi soffermerò sullo stile (che ho trovato buono, in alcuni passaggi persino molto buono), quanto su quello che ritengo il problema principale: il world building. Iniziamo…

“Mamma mi vuole bene, ma è troppo apprensiva. […] Il pad trilla, le lezioni stanno per cominciare e sono ancora nel vialetto di casa.”
Passaggio problematico. Da una parte scrivi che la madre del protagonista è apprensiva, poi, poche righe dopo, si scopre che il protagonista è in terribile ritardo, ritardo che però non sembra essere stato minimamente notato dalla madre, la quale anzi tenta di fargli perdere ulteriore tempo chiedendo un bacio.

“Sistemo la bici nella rastrelliera e riprendo fiato. Mi levo il sudore dalla fronte e appoggio il pollice sul lettore. Riconosce l’impronta e il portone si apre.”
Qui invece ho avuto un problema a visualizzare la scena. Dici che la bici è stata appena sistemata nella rastrelliera (il che fa pensare che il protagonista sia nel parcheggio della scuola), ma nella frase subito dopo questi si è teletrasportato davanti all’ingresso, senza nessuna azione di movimento nel mezzo. Ora, è vero che non è sempre necessario descrivere tutte le azioni dei personaggi, ma qui il passaggio è troppo brusco. Oltretutto il “riprendere fiato” e il “levarsi il sudore dalla fronte” sembrano azioni consecutive, quando invece nel mezzo ci deve essere stato per forza lo spostamento del personaggio.

“Era furioso a colazione.”
Ehm, veramente no. Nella scena che descrivi all’inizio il padre è di una calma quasi serafica. Non basta una parolaccia o una risposta brusca alla moglie per rendere qualcuno “furioso”. Servono anche e soprattutto azioni che ne mostrino lo stato d’alterazione. Invece nel tuo racconto il padre non se la prende nemmeno col figlio quando questi gli confessa che avrebbe votato no pure lui. Tu stesso dici che non lo degna di uno sguardo nell’uscire dalla stanza, il che non è propriamente una reazione da persona “furiosa”. Eventualmente avresti potuto scrivere che era sì furioso, ma che cercava di non darlo a vedere. PS: se vuoi ti presento mia madre se hai bisogno d’ispirazione su cosa significhi essere una persona furiosa. :D

COMMENTO FINALE
Mi spiace, ma per quanto il racconto sia scritto in maniera apprezzabile, il world building da te creato è del tutto lacunoso e contraddittorio, rendendo impossibile la sospensione d’incredulità. Partiamo dall’idea di base: su questo pianeta non si invecchia. Ok, perfetto, ma se la gente continua ad arrivarci nonostante il governo uccida vecchi e bambini significa che la cosa non crea così grossi problemi. Oltretutto, dov’è la sovrappopolazione a cui accenni? L’immaginario creato sembra quello della periferia USA fatta di villette, cortili e grandi vialoni, non di megalopoli sull’orlo del collasso energetico/alimentare. Ma poi: stanno costruendo uno spazioporto nuovo. Sorvoliamo pure sul fatto che nessuno stia sorvegliando un posto dove si trovano astronavi costosissime; resta il fatto che la costruzione di un NUOVO spazioporto comporta due possibilità: o il governo vuole che arrivi nuova gente (ma non avrebbe senso visto che sono già sovrappopolati) oppure è possibile andarsene dal pianeta senza problemi (ma pure questo non avrebbe senso, perché non spiegherebbe la necessità di ammazzare vecchi e bambini). Insomma, per farla breve, hai creato una premessa potenzialmente interessante a base di politica e demografia, ma non la sfrutti minimamente, contraddicendo anzi in più occasioni quelle che sono le premesse iniziali. Mi spiace, ma temo che questo racconto necessiti di una profonda revisione del suo world building se vuoi rendere credibile la trama.
Ah, un’ultima cosa: ma com’è che NESSUNO insegue i due protagonisti una volta fuggiti dal pianeta? Oh, saranno pure sovrappopolati, ma io qualche annuncio di “cercasi vigilante” lo metterei…
PS: dimenticavo: ma perché i protagonisti devono seguire sempre le stesse lezioni? Anche qui, non ha senso, visto che potrebbero comunque vivere una vita da adulti a dispetto dell’aspetto esteriore.
lupus in fabula

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Fagiolo17
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#6 » martedì 22 dicembre 2020, 20:24

Ciao Alessandro, grazie del commento approfondito e della possibilità di confronto che ne deriva.

Andiamo con ordine.

“Mamma mi vuole bene, ma è troppo apprensiva. […] Il pad trilla, le lezioni stanno per cominciare e sono ancora nel vialetto di casa.”
Il fatto che la madre rallenti Zac per chiedergli un bacio non mi sembrava così in disaccordo col ritardo a scuola e con la sua apprensione. Inoltre Zac non sa è che quello che lui reputa apprensione non è che il timore della madre di perdere il figlio, che è quello che la definisce a livello sociale (quando nel finale dice: "«Cosa ne sarà di me se non potrò più essere una madre?»")

“Sistemo la bici nella rastrelliera e riprendo fiato. Mi levo il sudore dalla fronte e appoggio il pollice sul lettore. Riconosce l’impronta e il portone si apre.”
In questo passaggio non devo aver reso bene l'immagine. Di norma le rastrelliere nelle scuole sono nelle immediate vicinanze delle entrate, a pochissimi passi. Per questo ho evitato di dire che si avvicinava alla porta. Nel tempo in cui prende fiato e si leva il sudore dalla fronte arriva davanti al portone e appoggia il dito.

“Era furioso a colazione.”
Ehm, veramente sì. Se Zac che conosce bene suo padre dice con Tea che il padre era furioso significa che quello è l'atteggiamento del padre furioso. Non tutte le persone incazzate sbraitano o tirano gli oggetti per casa. Ci sono persone che nascondono dietro un silenzio forzato la loro arrabbiatura. Avevo anche seminato dettagli su quanto il padre sia puntiglioso: "«Modera il linguaggio. Sai che a tuo padre non piacciono certi termini.»". Per una persona del genere già dire "merda" è una manifestazione di forte disappunto. Inoltre Zac potrebbe voler ingigantire la cosa con Tea. Siamo dentro la sua testa, quindi non abbiamo una verità assoluta ma la verità di Zac.

COMMENTO FINALE
Mi spiace, ma per quanto il racconto sia scritto in maniera apprezzabile, il world building da te creato è del tutto lacunoso e contraddittorio, rendendo impossibile la sospensione d’incredulità. Partiamo dall’idea di base: su questo pianeta non si invecchia. Ok, perfetto, ma se la gente continua ad arrivarci nonostante il governo uccida vecchi e bambini significa che la cosa non crea così grossi problemi.

Cominciamo da qui. Io non ho mai detto che atterri altra gente. Sono arrivati sul pianeta da 5 anni (si capisce da questo passaggio: "«Età reale dodici, età biologica sette.»" e si intuisce da questo: "«Avrei vent’anni se solo potessi crescere. Lasciatemi in pace!»") e nessun'altro è mai arrivato sul pianeta. La faccenda non crea problemi agli adulti che vivono in un eden, mentre ne crea a una parte di popolazione che ha fatto una mozione per impedire la Razionalizzazione dei bambini più piccoli. La situazione è in divenire e tutt'altro che ben definita.

Oltretutto, dov’è la sovrappopolazione a cui accenni? L’immaginario creato sembra quello della periferia USA fatta di villette, cortili e grandi vialoni, non di megalopoli sull’orlo del collasso energetico/alimentare.
Non è un problema di sovrappopolazione, quanto di utilità sociale. I vecchi a cosa servono? Sopra ad una certa età non possono più lavorare ed è quasi una condanna far vivere in eterno un ottantenne magari malato di demenza senile. Per questo il Consiglio ha deciso di razionalizzarli. Passati pochi anni decidono che anche i bambini piccoli sarebbero costretti ad una vita indegna (immaginati nel corpo di un bambino di 5 anni per l'eternità, non deve essere un granché) e decidono di ammazzare anche quelli. Questo però crea più sconcerto. Degli anziani non interessa mai niente a nessuno, un altro paio di maniche quando si va a parlare di bambini.

Ma poi: stanno costruendo uno spazioporto nuovo. Sorvoliamo pure sul fatto che nessuno stia sorvegliando un posto dove si trovano astronavi costosissime; resta il fatto che la costruzione di un NUOVO spazioporto comporta due possibilità: o il governo vuole che arrivi nuova gente (ma non avrebbe senso visto che sono già sovrappopolati) oppure è possibile andarsene dal pianeta senza problemi (ma pure questo non avrebbe senso, perché non spiegherebbe la necessità di ammazzare vecchi e bambini).
Come sopra, sono sul pianeta solo da 5 anni. Stanno costruendo un ulteriore spazioporto per sbocchi commerciali con gli altri pianeti (ad esempio). Chi vorrebbe andarsene da un pianeta dove puoi vivere in eterno? Con molta probabilità non accetterebbero popolazione ulteriore, ma è un'altra storia, che non interessa a Zac e a Tea.
Il fatto che nessuno lo stia sorvegliando è una stortura evidente, inserita solo ai fini della trama, hai ragione.

Insomma, per farla breve, hai creato una premessa potenzialmente interessante a base di politica e demografia, ma non la sfrutti minimamente, contraddicendo anzi in più occasioni quelle che sono le premesse iniziali. Mi spiace, ma temo che questo racconto necessiti di una profonda revisione del suo world building se vuoi rendere credibile la trama.
Suppongo questo sia un tuo parere soggettivo e lo accetto come tale. Il world building non è stato esplicitato al 100% per evitare infodump o dialoghi alla as you know, Bob, ma mi sembrava di aver dato sufficienti elementi per apprezzare la trama.
Mi dispiace che non ti sia piaciuto e non abbia riscontrato il tuo gusto.

Ah, un’ultima cosa: ma com’è che NESSUNO insegue i due protagonisti una volta fuggiti dal pianeta? Oh, saranno pure sovrappopolati, ma io qualche annuncio di “cercasi vigilante” lo metterei…
Chissà se nessuno li ha seguiti. O se il padre glielo ha impedito. O se sul pianeta è in atto una ribellione dopo l'approvazione della razionalizzazione dei bambini. O se al Consiglio la fuga di due ragazzi non interessa e nonostante le richieste incessanti dei genitori di Tea hanno comunque deciso di non sprecare una navicella per cercare due adolescenti in fuga perché lo reputano uno spreco di tempo e risorse.

PS: dimenticavo: ma perché i protagonisti devono seguire sempre le stesse lezioni? Anche qui, non ha senso, visto che potrebbero comunque vivere una vita da adulti a dispetto dell’aspetto esteriore.
Esiste una fascia di popolazione che lavora nel settore dell'insegnamento. In caso non ci fossero più alunni come verrebbero impiegati? Ma il problema è il medesimo per qualsiasi altro lavoro che si rivolga ad una specifica fascia di età.
Si tratta di una società ancora molto ingessata, con alle spalle pochissimi anni di assestamento sul pianeta dove hanno scoperto di essere diventati immortali.
Ci sono dilemmi che ancora non hanno risolto.
E infatti Zac se ne lamenta, perché si ritrova immobilizzato in una società che non muta e dove non vede possibilità per il suo futuro. Questo lo spinge a seguire Tea e fuggire dal pianeta.
Il tema del racconto è la crescita e la libertà individuale, ed è di questi concetti che ho cercato di permeare tutta la narrazione.

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Giovanni Attanasio
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#7 » mercoledì 30 dicembre 2020, 15:07

Ciao!

L'incipit è ottimo e genera molta curiosità. Il resto della storia è godibile, ma ho trovato il testo, a livello narrativo e di punteggiatura, molto ritmico; penso sia una faccendo di gusto personale. Un altro consiglio potrebbe essere quello di limitare le descrizioni dei gesti dei personaggi e integrare le loro azioni ai dialoghi o, alternativamente, di far notare al lettore le loro azioni solo quando hanno un impatto vero.
Per il resto è ok. La trama non è male, ma non mi ha particolarmente emozionato.

Alla prossima lettura, ciao!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Stefano.Moretto
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#8 » domenica 3 gennaio 2021, 20:10

Ciao Luca
Prima di tutto voglio dirti che ho apprezzato molto la sperimentazione della seconda persona. Devo però farti un appunto a riguardo: a livello di immersione la seconda persona è più o meno forte quanto la prima, se non addirittura più forte, ma hai scelto di usarla per un inizio in medias res, lasciando supporre che il protagonista abbia commesso un'azione infausta, ma senza specificare quale. Già di norma questo va fatto con cautela, usando uno stile che punta a portare il lettore dentro la storia ancora di più: io mi sono ritrovato un po' spaesato nella prima parte.

Ho avuto un po' di problemi anche con la distribuzione delle informazioni:
Odio essere adolescente.

Leggendo questo l'avevo collegato alla frase precedente sul sudore e non capivo. L'ho classificata come normale lamentela adolescenziale per cui non ti va mai bene l'età che hai.
«Credo che non invecchiare piaccia a tutti. Perlomeno agli adulti.»

Letto questo, che è il punto in cui viene rivelata un'informazione molto grossa (e a seguire altre molto grosse sul worlbuilding), ho iniziato a mettere insieme i pezzi. Però c'è un problema: il punto di vista qui è Zac, quindi lui capisce esattamente quello che sta succedendo, ma al lettore mancano molte informazioni per capire. Ad esempio: perché il fatto che il fratello di Ecaterina abbia 12 anni reali e 7 biologici lo condanna a morte? Per lui è chiaro, ma per me no. Vedo che nei commenti l'hai esplicitato, ma leggendo io non capivo perché c'era questa sequenza di condanne a morte e l'avevo associata alla discrepanza di età visto che parlavano di quello (e la cosa mi faceva molto strano visto che la logica base del pianeta è che non invecchi).

Alcuni appunti sullo stile.

Le descrizioni sensoriali dovrebbe essere più definite, ad esempio:
Alzo il colletto della maglietta e ci infilo il naso: che puzza! La stanza è fresca, ma sono tutto sudato.

Qui non sappiamo ancora niente del personaggio, solo che si è svegliato a casa sua. Non abbiamo idea del perché potrebbe puzzare e di cosa (magari la sera prima si è rovesciato addosso dell'alcool, o dopo una festa si è vomitato addosso?), l'informazione ci arriva solo alla frase dopo, in cui implicitamente fai capire che la puzza è il suo sudore.
Un altro esempio:
Le invio alcune foto sul pad.

In quel momento sono seduti a terra con i vassoi del cibo: cosa ha usato per inviare le foto? Non si "vede" nulla e questo è un problema che ho riscontrato in molti punti del racconto, ci sono tante cose lasciate palesemente all'immaginazione del lettore.

Dorotea calcia il sedile davanti.

Qui è la prima volta che la chiami con questo nome, io avevo capito che era un nuovo personaggio e non capivo il nesso con quanto stava succedendo fino a quel punto. Ho dovuto rileggere tutto il pezzo due volte per capire cosa stava succedendo. Fai attenzione a cambiare in corsa i nomi dei personaggi: il fatto che Zac sia Zaccaria era reso palese dal fatto che nella stanza erano in 3 e la madre poteva stare parlando solo con lui, ma in una classe piena zeppa di persone non è automatico.

Per quanto riguarda il worldbuilding sono in parte d'accordo con quanto ti è già stato detto da Alessandro, ci sono delle lacune che rendono difficile entrare davvero in questo mondo. In un racconto più breve si sarebbe potuto eclissare, ma qui hai messo tanta carne al fuoco. Il problema maggiore per quanto riguarda me è la discrepanza tecnologica che ci stai mostrando: abbiamo un pianeta che non fa invecchiare (non è chiaro se per qualche sorta di magia del pianeta o se per della tecnologia usata solo lì), astronavi che viaggiano tra i pianeti senza problemi, robot che ti curano una ferita d'arma da fuoco in mezzo al petto come fosse un graffietto, però per altri aspetti sembra di stare ai giorni nostri, o anche un po' più indietro, ad esempio la madre che mette le stoviglie nel lavello, come se non esistesse la lavastoviglie (e lei vuole essere la moglie-madre-donna di casa perfetta, come rivela lei stessa, quindi perché dovrebbe parcheggiarli nel lavello se c'è la lavastoviglie?). So che è un dettaglio stupido, ma son queste piccole cose che mi hanno confuso la lettura.

Per quanto riguarda il livello di scrittura penso che sia in generale molto buono. Mi piace come scrivi e ci sono dei passaggi scritti davvero bene, si vede che ti sei calato nei personaggi e sei stato capace di evocare le giuste emozioni durante la lettura. Come ti ho detto sopra potresti migliorarti dando un po' più di dettagli (soprattutto visivi).
Ho apprezzato anche la storia, il voler scappare dalla "prigione della vita eterna", molto interessante come spunto e sarei curioso di vedere come potrebbe venire qualcosa di più lungo scritto con queste premesse, soprattutto per vedere meglio l'evoluzione psicologica dei personaggi.

In generale il pezzo mi è piaciuto molto, ti invito solo a riguardare i punti che ti ho segnalato come problematici qui sopra.

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Fagiolo17
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#9 » lunedì 4 gennaio 2021, 14:17

Ciao Stefano e grazie mille del commento e delle tue annotazioni! Ti rispondo per quanto mi è possibile:

Ho avuto un po' di problemi anche con la distribuzione delle informazioni:
Odio essere adolescente.

Leggendo questo l'avevo collegato alla frase precedente sul sudore e non capivo. L'ho classificata come normale lamentela adolescenziale per cui non ti va mai bene l'età che hai.


Questa voleva essere solo una semina che a una prima lettura non destasse sospetti, ma che mettesse la pulce nell'orecchio.

«Credo che non invecchiare piaccia a tutti. Perlomeno agli adulti.»

Letto questo, che è il punto in cui viene rivelata un'informazione molto grossa (e a seguire altre molto grosse sul worlbuilding), ho iniziato a mettere insieme i pezzi. Però c'è un problema: il punto di vista qui è Zac, quindi lui capisce esattamente quello che sta succedendo, ma al lettore mancano molte informazioni per capire. Ad esempio: perché il fatto che il fratello di Ecaterina abbia 12 anni reali e 7 biologici lo condanna a morte? Per lui è chiaro, ma per me no. Vedo che nei commenti l'hai esplicitato, ma leggendo io non capivo perché c'era questa sequenza di condanne a morte e l'avevo associata alla discrepanza di età visto che parlavano di quello (e la cosa mi faceva molto strano visto che la logica base del pianeta è che non invecchi).


Ho avuto grandi difficoltà a passare l'informazione dell'età apparente, rispetto all'età vissuta e in qualche modo dovevo fare capire che erano da pochissimo tempo su questo pianeta senza sciorinare spiegoni schifosi. Avevo provato con anni reali e anni biologici ma non è stato sufficientemente chiaro, mi dispiace.

Le descrizioni sensoriali dovrebbe essere più definite, ad esempio:
Alzo il colletto della maglietta e ci infilo il naso: che puzza! La stanza è fresca, ma sono tutto sudato.

Qui non sappiamo ancora niente del personaggio, solo che si è svegliato a casa sua. Non abbiamo idea del perché potrebbe puzzare e di cosa (magari la sera prima si è rovesciato addosso dell'alcool, o dopo una festa si è vomitato addosso?), l'informazione ci arriva solo alla frase dopo, in cui implicitamente fai capire che la puzza è il suo sudore.


Qui avevo dicendo subito dopo che era tutto sudato fosse chiaro il motivo della puzza. Dovevo invertire le frasi.

Le invio alcune foto sul pad.

In quel momento sono seduti a terra con i vassoi del cibo: cosa ha usato per inviare le foto? Non si "vede" nulla e questo è un problema che ho riscontrato in molti punti del racconto, ci sono tante cose lasciate palesemente all'immaginazione del lettore.


Questo invece lo avevo dato per sottinteso. Parlano di pad da inizio racconto (una specie di smart phone più evoluto) e dicendo "Invia delle foto sul pad" mi sembrava chiaro che lo facesse con il suo pad senza dover scrivere che lo tirava fuori dalla tasca. Lo sistemerò.

Dorotea calcia il sedile davanti.

Qui è la prima volta che la chiami con questo nome, io avevo capito che era un nuovo personaggio e non capivo il nesso con quanto stava succedendo fino a quel punto. Ho dovuto rileggere tutto il pezzo due volte per capire cosa stava succedendo. Fai attenzione a cambiare in corsa i nomi dei personaggi: il fatto che Zac sia Zaccaria era reso palese dal fatto che nella stanza erano in 3 e la madre poteva stare parlando solo con lui, ma in una classe piena zeppa di persone non è automatico.


Mea culpa. Avrei dovuto evitare i soprannomi e i nomi completi. Un unico nome sarebbe stato più univoco.

Per quanto riguarda il worldbuilding sono in parte d'accordo con quanto ti è già stato detto da Alessandro, ci sono delle lacune che rendono difficile entrare davvero in questo mondo. In un racconto più breve si sarebbe potuto eclissare, ma qui hai messo tanta carne al fuoco. Il problema maggiore per quanto riguarda me è la discrepanza tecnologica che ci stai mostrando: abbiamo un pianeta che non fa invecchiare (non è chiaro se per qualche sorta di magia del pianeta o se per della tecnologia usata solo lì), astronavi che viaggiano tra i pianeti senza problemi, robot che ti curano una ferita d'arma da fuoco in mezzo al petto come fosse un graffietto, però per altri aspetti sembra di stare ai giorni nostri, o anche un po' più indietro, ad esempio la madre che mette le stoviglie nel lavello, come se non esistesse la lavastoviglie (e lei vuole essere la moglie-madre-donna di casa perfetta, come rivela lei stessa, quindi perché dovrebbe parcheggiarli nel lavello se c'è la lavastoviglie?). So che è un dettaglio stupido, ma son queste piccole cose che mi hanno confuso la lettura.


Voleva essere una ambientazione retro-futuristica, con la donna desiderosa di essere Madre Perfetta come spesso succedeva negli anni 50 (soprattutto in America). Il livello tecnologico non doveva creare discrepanze nel mio intento.
Non so se sei un amante dei videogiochi, ma BioShock è un grande esempio di retrofuturismo e funziona a meraviglia. Ma se ti ha fatto storcere il naso me lo segno e ci lavoro sopra! Grazie mille.

Grazie di tutto gli appunti/spunti per rendere migliore questo racconto, grazie davvero!

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Artemis Entreri
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#10 » sabato 9 gennaio 2021, 19:35

Ciao Luca.
Anzitutto complimenti per la storia, l'idea è molto interessante. Io amo sia la fantascienza che le distopie, quindi il racconto perfetto per me. Peccato che tante cose essenziali per inquadrare bene l'ambientazione siano soltanto accennate, senza entrare nel merito spiegando cosa comportino. Per esempio la 'razionalizzazione'.
La situazione politica è appena appena delineata, si sa solo che c'è un fantomatico 'consiglio' che decide, di cui il padre del protagonista fa parte, mentre invece sarebbe stato bello saperne di più. Ci fai annusare odore di ribellione e poi tutto si riduce alla fuga dei due adolescenti, è un peccato. Anche l'accenno alla presenza di uno spazio-porto solleva molte domande: a che serve se vogliono rimanere isolati? Che se ne fanno? Gli mancano risorse che devono procurarsi altrove?
Un'altra cosa che non si capisce bene da dove derivi è la sovrappopolazione. È chiaro che, se devono uccidere parte della popolazione per assicurare la sopravvivenza alla maggioranza, la ragione più probabile sia la sovrappopolazione. Non può però essere colpa della natalità: se il tuo corpo è fermo nel tempo non puoi nemmeno concepire figli, quindi ci deve essere una causa esterna. L'incongruenza più grossa, se è così, è che il pianeta non sia ancora stato invaso. Pensaci un attimo: un mondo in cui nessuno invecchia. Chi non vorrebbe viverci? Qualcuno sa dov'è, se ci sono persone che ci arrivano e chiedono di rimanerci. È molto strano che li lascino liberi e belli a decidere da soli chi va, chi viene, chi resta e chi muore.
Un discorso a parte va fatto per il comportamento della madre. Sarebbe perfetto se ben giustificato, visto così resti scioccato dall'estremo egoismo che dimostra. Ci starebbe molto bene che sia vittima di una psicosi, che la vita ripetitiva su quel pianeta l'abbia alla fine fatta 'fondere' con la routine e il suo ruolo in quella società. Però questa teoria andrebbe supportata un po' meglio.
Il finale è un po' precipitoso, il padre ci mette troppo poco a consegnare la chiave della nave. Come mai lo aveva lui, poi? Chi altri aveva accesso alle navi? Tutti i membri del consiglio? Tutti gli adulti? In quel caso, perché?
Nonostante tutti i punti oscuri, ho apprezzato la lettura e il tema. È bella l'ingenuità dei protagonisti che essendo ragazzini vorrebbero solo crescere e non si rendono conto che, una volta adulti, anche loro non avrebbero voluto più invecchiare.
Non ho gradito per niente, invece, il passaggio alla seconda persona per i flash forward. Dà l'idea del libro game, in cui il lettore interagisce con la storia e di solito si evita di mescolare tipi di narrazione differenti. Questo però dipende dalla mia sensibilità di lettore, cui non piace la narrazione in prima e seconda persona.
Per quanto riguarda i bonus, l'unico che mi sembra un poco debole è il ruolo dello specchio, ma non sta a me giudicare quello.
Ti segnalo qualche punto che andrebbe rivisto e un paio di errori di punteggiatura, sperando di essere stata d'aiuto (sono pigra e non uso l'HTML per citare, abbi pazienza).

"Odio essere adolescente": considerazione che un adolescente non farebbe. Trovandolo dopo la descrizione della sudata si ha l'impressione che ci sia il collegamento adolescenza/sudore/puzza, che ti fa chiedere se gli adolescenti sudino di più.
"e attacco la fetta di torta": questa espressione è dialettale, ha senso in un dialogo non nella prosa del racconto. Gli preferirei 'addento'.
"nel tovagliolo": non ti pulisci dentro il tovagliolo, ti pulisci 'con il tovagliolo', specialmente se il soggetto sono gli angoli della bocca.
“Ecaterina? Oh no.” La virgola dopo l'esclamazione: Oh, no.
“Oh no. Raccolgo la giacca” Di nuovo, la virgola dopo l'esclamazione: Oh, no.

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Fagiolo17
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#11 » sabato 9 gennaio 2021, 20:34

Ciao Artemia e grazie del commento.

Purtroppo ho voluto condensare un worldbuilding complesso in un racconto da 20.000 battute.

Solo per chiarire il tuo dubbio. Nessuno arriva e nessuno parte (almeno finché il nuovo spazioporto non sarà pronto). Non è quindi un problema di sovrappopolazione quanto di fascia d'età inutile.

Sono partito da una dichiarazione recente fatta da un politico in tema covid per immaginare questa società in cui uccidono i vecchi semplicemente perché li reputano inutili. E poi decidono che anche i bambini piccoli sono inutili per la loro società quindi vogliono farli fuori. Io non ho mai parlato di sovrappopolazione. È venuto fuori da un commento ma non era nelle mie intenzioni trattarlo come tema.

Grazie mille del tuo commento e del tuo prezioso parere.

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Mauro Lenzi
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Re: AETERNAM di Luca Fagiolo

Messaggio#12 » lunedì 11 gennaio 2021, 0:03

Ciao Luca.

Molto bella la tematica dove la vita eterna, normalmente assunta come una cosa positiva, è in realtà congelata e quindi è bella solo per chi sta bene.
In più, mentre ora è normale che uno nostro figlio debba farsi la sua vita, qui diventa ciò che distrugge la nostra vita perfetta.

Credo che l’idea della razionalizzazione dovuta alla scarsità di risorse sia nata spontanea perché risulta più intuitivo che si faccia per necessità, mors tua vita mea, prima le fasce d’età “produttive”.
Qui invece, se ho capito bene, si sono razionalizzati prima i vecchi - anche quelli che stavano bene - poi i bambini, perché sì, perché non è umano che non possano morire o crescere, e quindi ammazziamoli tutti. Ho banalizzato, però se questo è il pensiero, capisco che sia più difficile da afferrare.

Di difficile giustificazione anche che i ragazzi debbano andare sempre a scuola per “giustificare il ruolo degli insegnanti”, però mi suona convincente la tua risposta che è dovuta al fatto che la società sta ancora valutando come modificarsi.
È una cosa talmente ottusa da sembrare inverosimile, ma nella mia esperienza ho visto che un’organizzazione può anche continuare a fare cose stupide finché non trova un altro riassetto, e se chi decide sta tutto sommato bene, non ha troppa fretta di cambiare le cose.

Da un what if molto semplice si sarebbero generate tante variabili, e chiaramente in questo tipo di prova non potevi abbracciarle tutte. Ti risparmierò quindi i “eh però sarebbe stato bello anche parlare di…” quando è chiaro che per farlo avresti dovuto togliere grossi tasselli a questa storia, rovinando tutto.

Quindi al netto delle critiche e delle risposte, non trovo qualcosa di palesemente impossibile. Può essere più o meno sensato. Ad esempio anche io ho trovato improbabile la loro fuga, però posso dire: è impossibile? No. In un romanzo ci sarebbe stato respiro per un inseguimento, ma qui la storia aveva concluso il suo arco.
Non ho trovato chiarp quanto sia durata la loro fuga. L’accenno ai “mesi” da cui Tea non sorride è un indicatore? In questo caso, ad esempio, mi sembra improbabile che Zac sia stato in convalescenza così a lungo, in una situazione di tecnologia così avanzata. Ma se tu mi rispondessi che è stato in coma in effetti non potrei dirti che non è possibile.
Ma quindi, con la barba ispida che gli è cresciuta, devo dedurre che una volta nello spazio invecchiano più velocemente (cosa che nella realtà comunque avviene, ma in senso di deperimento fisico, non di maturazione); ma è un quesito che mi sono posto.

Penso di potermi dire consapevole che quando scrivi in mostrato immersivo molte cose le devi lasciare all’intuizione di chi leggi, soprattutto quando hai limiti di caratteri.

Particolare l’uso degli stacchi in seconda persona di un altro pdv. Non l’ho percepito come un particolare plus, ma l’importante è che non abbiamo rovinato la mia immersione e apprezzo il coraggio di sperimentare.

Un racconto che lascia potenzialità inespresse; che però secondo me non lo squalificano. Semplicemente non sono sviluppate perché nella storia non c’era spazio per esse. Leggendo le perplessità dei commentatori e le tue risposte, non vedo un automatismo “non è spiegato quindi il worldbuilding è fatto male”. Ciò non toglie che alcuni dubbi permangono e quando il lettore i perché se li deve ipotizzare senza esserne certo, è meno soddisfatto di quando li riceve. È qualcosa che ho capito anch’io come scrittore.

In definitiva se vorrai rimettere mano a questa storia, cercherei di dare una risposta ai dubbi più comuni dei tuoi commentatori, probabilmente sfruttando la figura del padre di Zac.

Beh Luca, che dire.
Carino eh ma da te mi aspettavo di meglio!
Ah no, tu sei l'altro Luca, non Nesler. Scusa, come non detto.

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