Il ciclo delle stagioni

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Davide Di Tullio
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Il ciclo delle stagioni

Messaggio#1 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:28

Fausto ingranò la quarta e pigiò sull’acceleratore. Al tornante trasalì. Non gli parve vero di aver sfiorato gli ottanta. Non ci stava con la testa. Abbassò il finestrino, e annusò l’aria carica di ozono. Il picchetto era andato male. Le braccia gli dolevano, e doveva avere un occhio gonfio.
«Tesoro sistemeremo tutto...», mormorava tra sé. Questa volta Aurora non gli avrebbe creduto, gli avrebbe dato del perdente. Avrebbe preso i loro bambini e sarebbe andata da sua madre. Lo avrebbe chiamato fallito e lui non avrebbe avuto nulla da recriminare.
La tenue luminescenza dell’alba si rifletteva sulla nebbia che dai declivi calvi di Montaperti scivolava sulla striscia di asfalto umida. Superò la cunetta e scalò in terza.
Sulla carreggiata, una sagoma incappucciata barcollava poggiata su un bastone da pastore.
«Oggi è un giorno speciale.» Lampeggiò e accostò.
Un uomo canuto avvicinò il viso al finestrino. Gli sorrise e Fausto ricambiò.
Fausto abassò il finestrino. «Ma lo sa che è pericoloso?»
L’uomo si strinse nelle spalle «Ho percorso queste strade per una vita»
«Dove sta andando?»
«Ho smarrito il mio gregge.»
Doveva essere un pazzo. Ma l’idea di lasciare il vecchio sul ciglio della strada gli pareva un crimine.
«Salti su.»
L’uomo abbassò il cappuccio e si infilò nell’abitacolo. «Lo faccio solo perchè ne ha bisogno.»
Sì, era davvero pazzo. «Dove l’accompagno?»
«Segua la strada fino al terzo cipresso», ed infilò il bastone tra i sedili. «Giornataccia, vero?»
Un groppo grande come una noce salì su per il gargarozzo di Fausto.
Il vecchio esalava un profumo di erba tagliata.
«Lei non è di qui, vero?»
«Cagliari. È da lì che vengono le mie gregge»
Fausto sorrise. «Un pastore!»
«Il mio mondo ha pareti tinte di verde e azzurro, e il mio gregge biancheggia sui colli della Maremma.»
«Ma è un poeta!». Fausto rallentò per evitare una buca.
L’uomo annuì. «I pastori sono anche un po’ poeti»
«Mestiere affascinante, ma forse un po’ monotono.»
Il vecchio sgranò gli occhi. «Nelle mie passeggiate, tutto muta, fino al più minuto filo d’erba. E quando il sole sorge, le stelle sfumano in un riverbero che sembra quello di un maroso in una sera d’estate. Non troverai mai un maroso uguale ad un altro.»
Fausto sospirò. Il groppo non voleva proprio sciogliersi. «Anche il mio mondo cambierà»
«Hai paura?»
«Solo per i miei figli.»
«Loro crescono floridi e profumati perchè seguono il ciclo delle stagioni.»
«Non ci ho mai pensato.» ll terzo cipresso si stagliava nel cielo terso.
«Ecco, ci siamo»
Fausto accostò sotto la grande chioma smeraldo.
«Grazie. Ora va a casa a riposare.» L’uomo saltò dal veicolo e sparì dietro un cespuglio.

Fausto si sfilò le scarpe ed entrò in casa a passi leggeri.
In cucina il lampadario illuminava il tavolo e una caffetteria borbottava.
Si accostò all’ingresso della stanza.
Aurora riempiva le tazzine e il profumo di caffè si spandeva nell’aria.
«Che ci fai già sveglia?»
La moglie gli porse la tazzina e gli sorrise. «Ben tornato, amore mio.»
Fausto sospirò. «Non c’è più niente da fare, tesoro.»
Aurora scosse il capo e mormorò: «Sistemeremo tutto.»
Fausto portò la tazza alle labbra e fece scivolare la bevanda in gola. Si sporse dalla finestra e poggiò i gomiti sul davanzale. Il sole frizzante di maggio illuminava i campi verdi.
«Quello del pastore, amore... deve essere un mestiere meraviglioso.»
«Ti senti bene, tesoro?» Aurora cinse la vita di Fausto. «La bella stagione sta arrivando».
«Sì, pare proprio di sì.»
Ultima modifica di Davide Di Tullio il martedì 22 dicembre 2020, 0:46, modificato 7 volte in totale.



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antico
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#2 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:32

Ciao Davide! Rieccoti dopo un mese di assenza! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#3 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:27

Ciao Davide. Piacere di leggerti.
Il tuo è un buon stile, anche se pecca di diversi refusi che si potevano risolvere con qualche rilettura in più. "Perché" vanno scritti con la é e non con la è, come accade in tutto il testo.
"Un uomo canuto avvicinò il viso al finestrino. Gli sorrise e Fausto ricambiò.
Fausto abassò il finestrino. «Ma lo sa che è pericoloso?»" Qui manca una B ad abbassò e c'è la ripetizione della parola "finestra".
Sono comunque solo delle piccole cose, anche se accorgendosene in tempo si rende da subito fluida la lettura.
Passando all'aspetto della trama, credo tu abbia avuto delle ottime intenzioni, ma allo stesso tempo delle difficoltà nel concretizzarle. L'idea di un uomo che riesce ad affrontare il cambiamento grazie ai consigli di un pastore è davvero bella. Però, in questo poco spazio, mancano degli elementi fondamentali.
In primo luogo: qual è il reale problema del protagonista? Tu parli all'inizio di un picchetto andato male. Che intendi? Forse sono ignorante io, ma non so cosa sia un picchetto. Non è gergo militare? Che gli è accaduto? Una rissa? Perché ha il viso gonfio? Perché è preoccupato per i figli? Mi sembra tutto molto nebuloso. Così come ho trovato troppo indefiniti i consigli del pastore. Tutto si concentra sulla frase: "Loro crescono floridi e profumati perchè seguono il ciclo delle stagioni."
Questa frase è una frase chiave, perché è ciò che rasserena il protagonista e lo porta a cambiare prospettiva della sua situazione. Ma in sostanza, che vuol dire? Che i figli vengono su lo stesso nonostante i problemi? Che il mondo va avanti anche se siamo schiacciati dalle difficoltà? Non lo so. Mi è parso davvero scarno di sostanza. Probabilmente volevi trasmettere qualcosa di più profondo e incisivo, ma ammetto che non mi è arrivato. Peccato. A rileggerci.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#4 » venerdì 25 dicembre 2020, 23:51

Ciao Davide.
In buona sostanza il mio giudizio ricalca quello di Gabriele. Aggiungo a quanto da lui già scritto la presenza di alcuni passaggi decisamente stereotipati nel loro raccontare, anziché mostrare. Prendiamo l’introduzione:

Fausto ingranò la quarta e pigiò sull’acceleratore. Al tornante trasalì. Non gli parve vero di aver sfiorato gli ottanta. Non ci stava con la testa.

Ora estremizzerò, ma solo per rendere chiaro quanto sto per scrivere: il verbo trasalire andrebbe bandito dal dizionario italiano. Con quel “al tornante trasalì” fai intuire al lettore che la curva sia stata presa con troppa “allegria”, che l’auto abbia magari perso aderenza, che le ruote abbiano sibilato sull’asfalto, che magari il protagonista abbia persino perso per un attimo il controllo della vettura ritrovandosi costretto a correggere la manovra. Era questo che volevi dire? Magari non esattamente, ma a livello generale sono abbastanza sicuro che sia così. Peccato che tutto ciò il lettore sia costretto a immaginarlo da solo, senza appigli da parte dell’autore, in quanto quest’ultimo ha preferito usare un termine pigro quale “trasalire”.
Ecco, è questo il problema principale di questo racconto. Come faceva notare anche Gabriele, il testo è – cito – scarno di sostanza. Appunto: pigrizia. Involontaria, ne sono certa, e forse anche figlia dello spazio ristretto tipico di Minuti Contati, ma pur sempre di pigrizia si tratta.
Perdona la schiettezza. Il mio non vuole essere un attacco nei tuoi confronti, ma un modo – brusco, te lo concedo – per sottolineare quello che a mio avviso è il fulcro del problema.
Alla prossima.
lupus in fabula

Edoardo Foresti
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#5 » domenica 27 dicembre 2020, 22:04

Ciao Davide! Credo sia la prima volta che ti leggo.
Hai scritto un racconto che trovo potenzialmente interessante e in grado di colpire il cuore del lettore, ma che non ci riesce fino in fondo all'atto pratico. Lo stile è buono, c'è qualche refuso e ripetizione, ma il tempo in questi casi stringe e non bado troppo a questi dettagli. La parte più problematica, come segnalato da chi ha commentato prima di me, riguarda l'esecuzione dell'idea e la chiarezza.
Prima di tutto, temo di non aver compreso appieno il racconto: il pdv è preoccupato, ha commesso un errore e pure bello grosso, questa volta sua moglie potrebbe lasciarlo e andarsene coi figli. Questo funziona, abbiamo subito un conflitto forte è chiaro. Qui però sorge un dubbio: come elemento che dà contesto c'è solo quel picchetto e l'errore madornale commesso non mi è risultato chiaro. A fine lettura non avevo ancora capito cosa fosse andato storto.
La parte centrale è la più riuscita: il dialogo con una persona semplice e, al tempo stesso, con una saggezza maturata con l'età è riuscito a convincermi e creare una buona empatia.
Sul finale torna il problema iniziale: il contesto non si è palesato, la moglie perdona il pdv ma non sappiamo bene per cosa. Ho invece trovato toccante come aprirsi al prossimo e il momento di riflessione abbiano portato il pdv a ritrovare la retta via.
Come mio solito, non ho il dono della sintesi. Ricapitolando: il racconto è potenzialmente toccante e mi ha colpito nella parte centrale, ma mi è risultato complessivamente poco chiaro e questo va a minare l'esperienza generale.
Trovo anche che il tema non sia molto chiaro, come già esposto da Gabriele: si può fare qualche ipotesi ma rimangono speculazioni del lettore.
Lo stile invece è buono, una prosa che sfrutta dettagli concreti e non si perde in orpelli, per arrivare dritta al punto e risultare chiara.
A rileggerci!

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wladimiro.borchi
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#6 » lunedì 28 dicembre 2020, 10:05

Ciao Davide,
è la prima volta che ti leggo, mi pare. Se non è così ti chiedo scusa è solo colpa del mio rincoglionimento.
Il racconto non è malaccio. Ho apprezzato molto lo stile asciutto e l'idea di fondo.
Purtroppo il problema insormontabile di Fausto non arriva in maniera adeguata e non ci è dato capire fino in fondo perché la moglie, che secondo il pensiero (a dire il vero un po' tell) del protagonista doveva abbandonarlo portandosi via le figlie, reagisca in maniera così affettuosa e possibilista al suo rientro e alla notizia che le cose non sono affatto andate come si sperava.
Questo, secondo me, lascia un po' spaesati alla fine del racconto e non lo fa godere a pieno.
Mi permetto di evidenziare una cosetta che magari ti può essere utile in futuro.
Quando sei focalizzato su un PDV, nel tuo caso Fausto, non è necessario ripeterne il nome troppe volte. Spesso te la puoi cavare con un soggetto sottinteso, per eliminare, appunto, le ripetizioni oppure puoi legare assieme le frasi.
Spiego meglio.

La frase che segue.
Un uomo canuto avvicinò il viso al finestrino. Gli sorrise e Fausto ricambiò.
Fausto abassò il finestrino. «Ma lo sa che è pericoloso?»

Può diventare agilmente...
Un uomo canuto si avvicinò col viso al finestrino e gli sorrise. Fausto ricambiò e lo abbassò. «Ma lo sa che è pericoloso?»

Concludendo, ancora un posto sotto nella mia classifica, rispetto al precedente. Ma solo per le piccole imprecisioni che ti ho segnalato.
A rileggerci presto.
W

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Davide_Mannucci
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#7 » martedì 29 dicembre 2020, 22:23

Ciao Davide, piacere di leggerti.
Il racconto ha un potenziale enorme, l'idea è davvero buona ma presenta lacune che ne sviliscono un po' un risultato comunque positivo.
Sono d'accordo con chi ha parlato di trama a tratti nebulosa, anche se, nonostante alcune parti di raccontato, lo stile è buono, scorrevole e favorisce abbastanza l'immersione nella storia.
Le ripetizioni non aiutano a stare ben radicati nella storia ma è pure vero che i pochi caratteri e il tempo che corre non semre riescono a conciliare la scrittura con la revisione.
Una priva discreta che resta indietro rispetto ad altri racconti ma neanche più di tanto.
A presto!
Davide Mannucci

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Gennibo
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#8 » martedì 29 dicembre 2020, 23:41

Ciao Davide, questo racconto mi sembra scritto un po’ di fretta, so che puoi fare molto meglio.
Capisco, perché succede anche a me, non tutti i racconti riescono come vorremmo, come li abbiamo in testa. Ad esempio, non si capisce se al tornante l’auto sta salendo o scendendo, cosa intendi con “il picchetto”? E anche la frase: “Oggi è un giorno speciale”, perché? Pensavo lo dicesse a qualcuno, ma se ho inteso bene Fausto è da solo in auto, e non è contento di come stanno andando le cose, forse è una battuta ironica? Non credo, non mi è sembrato lo stile del racconto. (sto facendo delle ipotesi)
Andando avanti ho cercato di trovare un senso al racconto ma non ci sono riuscita. Nonostante queste criticità la scrittura mi sembra buona, a tratti virtuosa, in stile poetico di prima metà del novecento, come quando dici: “La tenue luminescenza dell’alba si rifletteva sulla nebbia che dai declivi calvi di Montaperti scivolava sulla striscia di asfalto umida. Superò la cunetta e scalò in terza.”
Alla prossima e buona Edition!

PhilStones
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#9 » venerdì 1 gennaio 2021, 15:22

Ciao Davide,
di solito non leggo mai i commenti di altri prima di scrivere il mio.. ma qua ho sentito il bisogno di farlo. Perché dopo aver letto due volte non avevo ancora capito alcuni passaggi e speravo che nelle loro indicazioni ci fosse qualcosa di utile.
Mi trovo ad essere d'accordo su quanto già scritto, in particolare sui due elementi che più mi avevano lasciato sospettoso:
- non sappiamo cosa abbia fatto di così grave per rischiare la famiglia
- non capisco il perdono elargito con tanta facilità dalla moglie.

Non ho avuto problemi con lo stile di scrittura. Anzi, è scorrevole e di certe ripetizioni non me n'ero nemmeno accorto.
Come nota di colore segnalo che in passato ho avuto modo di parlare con dei pastori... E il loro linguaggio era al limite del comprensibile e non odoravano di erba tagliata! Per questo, quando ho letto il diaologo forbito sono rimasto spiazzato...
Tra l'altro se un pastore perde il gregge... è una cosa grave... non è che se ne sta tranquillo e filosofeggiante. Il che mi ha portato a pensare che la figura del pastore non fosse altro che un allucinazione, un delirio mistico che rivela la verità a Fausto... Ma il racconto non è strutturato in modo da supportare al pieno questa ipotesi.

Buona sfida

Filippo

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Andrea76
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#10 » venerdì 1 gennaio 2021, 18:49

IL CICLO DELLE STAGIONI, di Davide Di Tullio
Racconto dal notevole potenziale che difetta però del giusto flusso di informazioni. Manca soprattutto la caratterizzazione del conflitto in quanto non viene chiarito ciò che tormenta i pensieri di Fausto (una citazione di Ghoete?) e qual è l’errore che ha commesso e che lo fa dubitare della clemenza della moglie. La figura del pastore-guru è affascinante anche se il suo spessore è in parte ridimensionato dal dialogo piuttosto didascalico tra lui e il protagonista. L’idea che la stessa realtà possa cambiare anche solo in virtù della visione che abbiamo di essa, è un concetto da condividere che però non ha un suo mordente nel racconto. Non lo ha perché, come detto, non si conoscono le ragioni che hanno determinato l’incidente scatenante che fa dubitare Fausto del suo futuro. Viceversa, il discorso motivazionale del guru e la reazione amorevole della moglie al suo ritorno a casa, avrebbero avuto un efficace rapporto di causa-effetto qualora i timori di Fausto fossero stati inizialmente esplicitati.

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roberto.masini
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#11 » sabato 2 gennaio 2021, 13:40

Ciao, Davide.
Il tema dell'arcadico pastore mal si concilia con i problemi coniugali che, peraltro sono imprecisati. Sembrerebbero così gravi da meritare più che un accenno. O forse non sono affatto gravi; sono quisquilie e perciò la moglie lo perdona subito. La mia personale incomprensione del testo mi porta a un giudizio non completamente positivo che non è mitigato dall'apprezzamento per lo stile scarno ma efficace.
A rileggerci!

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antico
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#12 » martedì 5 gennaio 2021, 18:25

Un racconto che, questa volta, non ti è riuscito bene, capita. Rimangono fumose le informazioni sul contesto, non si capisce perché sia pericoloso percorrere quella strada, il personaggio del pastore ha atteggiamenti da mistico non motivati e Aurora lo accoglie in modo troppo positivo per come ce l'avevi presentata. Manca della ciccia per motivare le tue scelte. Per me siamo su un pollice ni con un bel punto di domanda in testa.

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Davide Di Tullio
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Re: Il ciclo delle stagioni

Messaggio#13 » giovedì 7 gennaio 2021, 15:51

antico ha scritto:Un racconto che, questa volta, non ti è riuscito bene, capita. Rimangono fumose le informazioni sul contesto, non si capisce perché sia pericoloso percorrere quella strada, il personaggio del pastore ha atteggiamenti da mistico non motivati e Aurora lo accoglie in modo troppo positivo per come ce l'avevi presentata. Manca della ciccia per motivare le tue scelte. Per me siamo su un pollice ni con un bel punto di domanda in testa.


roberto.masini ha scritto:Ciao, Davide.
Il tema dell'arcadico pastore mal si concilia con i problemi coniugali che, peraltro sono imprecisati. Sembrerebbero così gravi da meritare più che un accenno. O forse non sono affatto gravi; sono quisquilie e perciò la moglie lo perdona subito. La mia personale incomprensione del testo mi porta a un giudizio non completamente positivo che non è mitigato dall'apprezzamento per lo stile scarno ma efficace.
A rileggerci!


Andrea76 ha scritto:IL CICLO DELLE STAGIONI, di Davide Di Tullio
Racconto dal notevole potenziale che difetta però del giusto flusso di informazioni. Manca soprattutto la caratterizzazione del conflitto in quanto non viene chiarito ciò che tormenta i pensieri di Fausto (una citazione di Ghoete?) e qual è l’errore che ha commesso e che lo fa dubitare della clemenza della moglie. La figura del pastore-guru è affascinante anche se il suo spessore è in parte ridimensionato dal dialogo piuttosto didascalico tra lui e il protagonista. L’idea che la stessa realtà possa cambiare anche solo in virtù della visione che abbiamo di essa, è un concetto da condividere che però non ha un suo mordente nel racconto. Non lo ha perché, come detto, non si conoscono le ragioni che hanno determinato l’incidente scatenante che fa dubitare Fausto del suo futuro. Viceversa, il discorso motivazionale del guru e la reazione amorevole della moglie al suo ritorno a casa, avrebbero avuto un efficace rapporto di causa-effetto qualora i timori di Fausto fossero stati inizialmente esplicitati.


PhilStones ha scritto:Ciao Davide,
di solito non leggo mai i commenti di altri prima di scrivere il mio.. ma qua ho sentito il bisogno di farlo. Perché dopo aver letto due volte non avevo ancora capito alcuni passaggi e speravo che nelle loro indicazioni ci fosse qualcosa di utile.
Mi trovo ad essere d'accordo su quanto già scritto, in particolare sui due elementi che più mi avevano lasciato sospettoso:
- non sappiamo cosa abbia fatto di così grave per rischiare la famiglia
- non capisco il perdono elargito con tanta facilità dalla moglie.

Non ho avuto problemi con lo stile di scrittura. Anzi, è scorrevole e di certe ripetizioni non me n'ero nemmeno accorto.
Come nota di colore segnalo che in passato ho avuto modo di parlare con dei pastori... E il loro linguaggio era al limite del comprensibile e non odoravano di erba tagliata! Per questo, quando ho letto il diaologo forbito sono rimasto spiazzato...
Tra l'altro se un pastore perde il gregge... è una cosa grave... non è che se ne sta tranquillo e filosofeggiante. Il che mi ha portato a pensare che la figura del pastore non fosse altro che un allucinazione, un delirio mistico che rivela la verità a Fausto... Ma il racconto non è strutturato in modo da supportare al pieno questa ipotesi.

Buona sfida


Gennibo ha scritto:Ciao Davide, questo racconto mi sembra scritto un po’ di fretta, so che puoi fare molto meglio.
Capisco, perché succede anche a me, non tutti i racconti riescono come vorremmo, come li abbiamo in testa. Ad esempio, non si capisce se al tornante l’auto sta salendo o scendendo, cosa intendi con “il picchetto”? E anche la frase: “Oggi è un giorno speciale”, perché? Pensavo lo dicesse a qualcuno, ma se ho inteso bene Fausto è da solo in auto, e non è contento di come stanno andando le cose, forse è una battuta ironica? Non credo, non mi è sembrato lo stile del racconto. (sto facendo delle ipotesi)
Andando avanti ho cercato di trovare un senso al racconto ma non ci sono riuscita. Nonostante queste criticità la scrittura mi sembra buona, a tratti virtuosa, in stile poetico di prima metà del novecento, come quando dici: “La tenue luminescenza dell’alba si rifletteva sulla nebbia che dai declivi calvi di Montaperti scivolava sulla striscia di asfalto umida. Superò la cunetta e scalò in terza.”
Alla prossima e buona Edition!


wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Davide,
è la prima volta che ti leggo, mi pare. Se non è così ti chiedo scusa è solo colpa del mio rincoglionimento.
Il racconto non è malaccio. Ho apprezzato molto lo stile asciutto e l'idea di fondo.
Purtroppo il problema insormontabile di Fausto non arriva in maniera adeguata e non ci è dato capire fino in fondo perché la moglie, che secondo il pensiero (a dire il vero un po' tell) del protagonista doveva abbandonarlo portandosi via le figlie, reagisca in maniera così affettuosa e possibilista al suo rientro e alla notizia che le cose non sono affatto andate come si sperava.
Questo, secondo me, lascia un po' spaesati alla fine del racconto e non lo fa godere a pieno.
Mi permetto di evidenziare una cosetta che magari ti può essere utile in futuro.
Quando sei focalizzato su un PDV, nel tuo caso Fausto, non è necessario ripeterne il nome troppe volte. Spesso te la puoi cavare con un soggetto sottinteso, per eliminare, appunto, le ripetizioni oppure puoi legare assieme le frasi.
Spiego meglio.

La frase che segue.
Un uomo canuto avvicinò il viso al finestrino. Gli sorrise e Fausto ricambiò.
Fausto abassò il finestrino. «Ma lo sa che è pericoloso?»

Può diventare agilmente...
Un uomo canuto si avvicinò col viso al finestrino e gli sorrise. Fausto ricambiò e lo abbassò. «Ma lo sa che è pericoloso?»

Concludendo, ancora un posto sotto nella mia classifica, rispetto al precedente. Ma solo per le piccole imprecisioni che ti ho segnalato.
A rileggerci presto.
W


Edoardo Foresti ha scritto:Ciao Davide! Credo sia la prima volta che ti leggo.
Hai scritto un racconto che trovo potenzialmente interessante e in grado di colpire il cuore del lettore, ma che non ci riesce fino in fondo all'atto pratico. Lo stile è buono, c'è qualche refuso e ripetizione, ma il tempo in questi casi stringe e non bado troppo a questi dettagli. La parte più problematica, come segnalato da chi ha commentato prima di me, riguarda l'esecuzione dell'idea e la chiarezza.
Prima di tutto, temo di non aver compreso appieno il racconto: il pdv è preoccupato, ha commesso un errore e pure bello grosso, questa volta sua moglie potrebbe lasciarlo e andarsene coi figli. Questo funziona, abbiamo subito un conflitto forte è chiaro. Qui però sorge un dubbio: come elemento che dà contesto c'è solo quel picchetto e l'errore madornale commesso non mi è risultato chiaro. A fine lettura non avevo ancora capito cosa fosse andato storto.
La parte centrale è la più riuscita: il dialogo con una persona semplice e, al tempo stesso, con una saggezza maturata con l'età è riuscito a convincermi e creare una buona empatia.
Sul finale torna il problema iniziale: il contesto non si è palesato, la moglie perdona il pdv ma non sappiamo bene per cosa. Ho invece trovato toccante come aprirsi al prossimo e il momento di riflessione abbiano portato il pdv a ritrovare la retta via.
Come mio solito, non ho il dono della sintesi. Ricapitolando: il racconto è potenzialmente toccante e mi ha colpito nella parte centrale, ma mi è risultato complessivamente poco chiaro e questo va a minare l'esperienza generale.
Trovo anche che il tema non sia molto chiaro, come già esposto da Gabriele: si può fare qualche ipotesi ma rimangono speculazioni del lettore.
Lo stile invece è buono, una prosa che sfrutta dettagli concreti e non si perde in orpelli, per arrivare dritta al punto e risultare chiara.
A rileggerci!


JohnDoe ha scritto:Ciao Davide.
In buona sostanza il mio giudizio ricalca quello di Gabriele. Aggiungo a quanto da lui già scritto la presenza di alcuni passaggi decisamente stereotipati nel loro raccontare, anziché mostrare. Prendiamo l’introduzione:

Fausto ingranò la quarta e pigiò sull’acceleratore. Al tornante trasalì. Non gli parve vero di aver sfiorato gli ottanta. Non ci stava con la testa.

Ora estremizzerò, ma solo per rendere chiaro quanto sto per scrivere: il verbo trasalire andrebbe bandito dal dizionario italiano. Con quel “al tornante trasalì” fai intuire al lettore che la curva sia stata presa con troppa “allegria”, che l’auto abbia magari perso aderenza, che le ruote abbiano sibilato sull’asfalto, che magari il protagonista abbia persino perso per un attimo il controllo della vettura ritrovandosi costretto a correggere la manovra. Era questo che volevi dire? Magari non esattamente, ma a livello generale sono abbastanza sicuro che sia così. Peccato che tutto ciò il lettore sia costretto a immaginarlo da solo, senza appigli da parte dell’autore, in quanto quest’ultimo ha preferito usare un termine pigro quale “trasalire”.
Ecco, è questo il problema principale di questo racconto. Come faceva notare anche Gabriele, il testo è – cito – scarno di sostanza. Appunto: pigrizia. Involontaria, ne sono certa, e forse anche figlia dello spazio ristretto tipico di Minuti Contati, ma pur sempre di pigrizia si tratta.
Perdona la schiettezza. Il mio non vuole essere un attacco nei tuoi confronti, ma un modo – brusco, te lo concedo – per sottolineare quello che a mio avviso è il fulcro del problema.
Alla prossima.


Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Davide. Piacere di leggerti.
Il tuo è un buon stile, anche se pecca di diversi refusi che si potevano risolvere con qualche rilettura in più. "Perché" vanno scritti con la é e non con la è, come accade in tutto il testo.
"Un uomo canuto avvicinò il viso al finestrino. Gli sorrise e Fausto ricambiò.
Fausto abassò il finestrino. «Ma lo sa che è pericoloso?»" Qui manca una B ad abbassò e c'è la ripetizione della parola "finestra".
Sono comunque solo delle piccole cose, anche se accorgendosene in tempo si rende da subito fluida la lettura.
Passando all'aspetto della trama, credo tu abbia avuto delle ottime intenzioni, ma allo stesso tempo delle difficoltà nel concretizzarle. L'idea di un uomo che riesce ad affrontare il cambiamento grazie ai consigli di un pastore è davvero bella. Però, in questo poco spazio, mancano degli elementi fondamentali.
In primo luogo: qual è il reale problema del protagonista? Tu parli all'inizio di un picchetto andato male. Che intendi? Forse sono ignorante io, ma non so cosa sia un picchetto. Non è gergo militare? Che gli è accaduto? Una rissa? Perché ha il viso gonfio? Perché è preoccupato per i figli? Mi sembra tutto molto nebuloso. Così come ho trovato troppo indefiniti i consigli del pastore. Tutto si concentra sulla frase: "Loro crescono floridi e profumati perchè seguono il ciclo delle stagioni."
Questa frase è una frase chiave, perché è ciò che rasserena il protagonista e lo porta a cambiare prospettiva della sua situazione. Ma in sostanza, che vuol dire? Che i figli vengono su lo stesso nonostante i problemi? Che il mondo va avanti anche se siamo schiacciati dalle difficoltà? Non lo so. Mi è parso davvero scarno di sostanza. Probabilmente volevi trasmettere qualcosa di più profondo e incisivo, ma ammetto che non mi è arrivato. Peccato. A rileggerci.


Grazie a tutti per la pazienza nella lettura e grazie per i vostri commenti. Decisamente una ciambella uscita senza il buco questo racconto :-)

alla prossima!

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