Macerie

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Filippo Santaniello
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Macerie

Messaggio#1 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:48

Lunedì mattina.
Con una tazza di tè in mano Francesca si avvicina alla finestra del soggiorno.
Affinché nessun imprevisto possa impedirle di assistere all’evento delle 9:57, ha preso anche un giorno di ferie.
Niente e nessuno le impediranno di essere lì con gli occhi e con l’anima.
È una bella giornata.
La visuale limpida, l’orizzonte pulito.
Francesca guarda l’ora.
Le 9:55.
Mancano due minuti.
Apre la finestra. L’aria dolce smuove le tende.
Francesca respira, soffia sulla tazza di tè, se la porta alle labbra tenendola con entrambe le mani, beve un sorso, abbassa la tazza all’altezza del cuore.
Guarda dritta davanti a sé.

Due anni fa non avrebbe visto a cento metri di distanza, tanta la pioggia che avvolgeva Genova come una membrana.
Francesca si era organizzata con sua figlia Laura per vedersi, stare un po’ insieme nonostante la brutta giornata.
Un caffè al bar. Un giro per negozi.
Laura di solito spaccava il minuto. Quel giorno invece era in ritardo. Pioveva sempre più forte, molto più di un acquazzone estivo. Francesca, preoccupata, scrisse alla figlia un messaggio chiedendole dove fosse. Laura rispose istantaneamente, una mano sul volante, nell’altra il cellulare.
“Sono sul ponte, arrivo.”
Il rumore che seguì ossessionerà Francesca finché vive.
Un boato di qualcosa di enorme che collassa. Un orribile suono di catastrofe, piloni di cemento che cedono, cavi d’acciaio tranciati, qualcosa d’irreversibile che non si sarebbe verificato se chi di dovere avesse eseguito i giusti controlli.
A Francesca mancò il fiato. Si sporse dalla finestra del soggiorno e sforzando la vista per penetrare quella fitta cortina di pioggia, vide che del ponte Morandi erano rimasti solo due tronconi amputati.
Oltre a sua figlia ne morirono altri quarantadue.

Oggi, alle 9:57 del 22 giungo 2020, Francesca vede la macchina scintillare in lontananza piccola come una moneta.
Sa di che macchina si tratta. L’hanno detto al TG. È l’auto dell’amministratore delegato di Webuild, il primo mezzo civile a percorrere il nuovo ponte.
Procede piano, da destra verso sinistra, come se avesse timore che l’infrastruttura non regga. Ma non è per cautela che avanza lentamente. Si tratta di riverenza. Rispetto per le vittime. O forse una passerella per le troupe televisive?
Francesca non sa che pensare. Sa solo che osservare la macchina percorrere l’asfalto fresco di gettata, le fa male al cuore. Quando però la vede arrivare in fondo al viadotto ricostruito, sente che il dolore è meno intenso. Dentro di sé qualcosa è cambiato. La ferita è guarita. Si è chiusa. Al suo posto una cicatrice più dura del cemento, uno sfregio indelebile con cui provare a vivere di nuovo.



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antico
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Re: Macerie

Messaggio#2 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:51

Ciao Filippo, bello vederti partecipare con costanza, l'Era ha guadagnato una penna di assoluto valore! Caratteri e tempo ok, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!!

Red Robin
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Re: Macerie

Messaggio#3 » martedì 22 dicembre 2020, 16:39

Innanzitutto, Filippo, ti pongo i miei più sinceri complimenti. Hai scelto di parlare di una situazione molto particolare nella sua tragicità e di dare un taglio realistico che non sfocia mai nel patetico, e questo ti fa assolutamente onore. Se non ti dispiace e te la senti di rispondere, vorrei sapere (so che è una domanda molto personale, quindi non me la prenderò se la ignorerai, tranquillo) se l'idea della storia ti è venuta dal tuo vissuto personale o da un senso di vicinanza a questo dramma accompagnato da una successiva documentazione (a proposito, visto che non sono molto informato al riguardo, mi puoi anche dire se la protagonista esiste realmente?). Per il resto, ritornando al racconto in maniera più oggettiva: tema ben centrato, stile che si adegua perfettamente alla narrazione e rende il testo scorrevole, lettura in sé molto coinvolgente. Eliminerei soltanto qualche piccolo dettaglio all'inizio, per evitare che ci si focalizzi troppo sulla scena iniziale, ma forse ciò era nelle tue intenzioni e magari stride semplicemente con il modo in cui io mi sono approcciato al brano.

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Fagiolo17
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Re: Macerie

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 18:20

Ciao Filippo.
Il tema che hai scelto è molto profondo e rievoca un’immagine forte. Purtroppo rivivendolo come un ricordo, come un racconto da parte della protagonista risulta smorzato e non ci getta dentro alla narrazione.
È un tema pesante e delicato, ma se lo avessi descritto con il punto di vista della persona alla guida dell’auto sul ponte nel momento del disastro sarebbe stato ancora più incisivo e toccante.
Ti segnalo solo un piccolo refuso che mi è balzato agli occhi:
“Affinché nessun imprevisto possa impedirle di assistere all’evento delle 9:57, ha preso anche un giorno di ferie.
Niente e nessuno le impediranno di essere lì con gli occhi e con l’anima.”
Occhio alla ripetizione di IMPEDIRE in pochissime righe.
In bocca al lupo per la tua Davide Del Popolo Riolo Edition.

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Debora D
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Re: Macerie

Messaggio#5 » sabato 26 dicembre 2020, 15:18

Ciao Filippo, piacere di leggerti.
Il tuo racconto tocca un argomento di attualità ancora forte, ci vuole coraggio ad affrontarlo. Alla fine lascia un po' di amarezza come è giusto che sia, eppure mi dà anche l'idea che potrebbe essere ancora più potente con qualche accorgimento.

Riesco a cogliere il tema della sfida con difficoltà. Il cambiamento sta nella ricostruzione del ponte e la verità nel fatto che una volta ricostruito non si cancella comunque il passato? Di difficile interpretazione.

Il testo è abbastanza pulito, ma voglio soffermarmi su una scelta stilistica.
Il contenuto è molto toccante, ancora carne viva per molti. Il narratore onnisciente ti distacca dal dolore e dalle persone, non so se lo hai scelto proprio per restare esterno, infatti sprofondare con una focalizzazione interna lo avrebbe reso più d’impatto ma molto più difficile con i rischio di essere un po' melensi.
Allo stesso tempo un punto di vista immersivo darebbe tutto un altro aspetto a tutto il racconto.

Ti metto di seguito i punti che rafforzano la focalizzazione esterna e su cui io vedrei bene una revisione con un punto di vista più netto.
Affinché nessun imprevisto possa impedirle di assistere all’evento delle 9:57 → Questa finale con affinché suona tanto da testo argomentativo, è fredda.
Francesca, preoccupata, scrisse → l’aggettivo è descrizione di un’emozione, potrebbe essere sostituito o accompagnato da un gesto. Tipo controllare ossessivamente l’ora.
 non si sarebbe verificato se chi di dovere avesse eseguito i giusti controlli. → un pensiero del genere, mentre crolla il ponte, è per forza filtrato dal ricordo, è un giudizio a posteriori. Di fatto un evento del genere non dovrebbe accadere, dovrebbe essere impossibile, quindi mentre accade la mente cercherebbe di rifiutarlo. (Faccio un esempio dalla mia esperienza personale, nel 2016 lavoravo a Norcia, quando il 31 ottobre è crollata la Basilica insieme a mezza città, guardavo le immagini e il mio cervello aveva difficoltà a realizzarle. Dovevo in un certo senso spiegarle a me stessa, perché lì c'erano persone con cui stavo ogni giorno anzi ci ero stata da pochissimo.).

Francesca non sa che pensare. Sa solo che osservare la macchina → sapere e pensare visto che sono verbi percettivi sono caratteristici della focalizzazione esterna

Due anni fa non avrebbe visto a cento metri di distanza, tanta la pioggia che avvolgeva Genova come una membrana.
Se ti va un consiglio, prova a spostare questa frase alla fine della prima scena e a ricostruire la scena centrale come se accadesse qui e ora. Così per vedere se diventa più coinvolgente.

Nessun brutto errore, tranne una stonatura sintattica qui.
Il rumore che seguì ossessionerà Francesca finché vive. → il rumore… avrebbe ossessionato

Dettaglio grafico. Le frasi una sopra all’altra così danno l’idea di un elenco puntato. È molto freddo. Però potrebbe essere un effetto voluto.
È una bella giornata.
La visuale limpida, l’orizzonte pulito.
Francesca guarda l’ora.
Le 9:55.
Mancano due minuti.


Conclusione: racconto lineare e scorrevole, il collegamento con il tema è difficoltoso ma con un po’ di ragionamento si può trovare. Punto di forza il rapporto stretto fra presente e passato che io rafforzerei con un punto di vista interno e eliminando il distacco del narratore esterno.
Buona edizione e buon divertimento, alla prossima

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Emiliano Maramonte
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Re: Macerie

Messaggio#6 » sabato 26 dicembre 2020, 18:24

Ciao Filippo, bentrovato.
Nella scorsa Edizione, si è polemizzato, alla maniera di Minuti Contati, su un racconto che era sostanzialmente un flusso di coscienza di un soccorritore durante la pandemia del Covid-19. Era un bel pezzo di vita vissuta, molto intenso e sentito (probabilmente per esperienza diretta) ma dissi anche io, come altri commentatori, che non era un racconto e che era giocato prevalentemente sull'impatto emotivo di una vicenda che ci ha scosso (e ci sta scuotendo) tutti.
Questo preambolo per dire che mi trovo in una situazione simile col tuo racconto. In realtà, nel tuo caso, una sia pur minima struttura narrativa c'è, ma provo il medesimo imbarazzo.
Intendiamoci: sinora il tuo testo è il migliore tra quelli letti sinora, anche perché si fregia di un prosa elegante e ben condotta, al servizio delle emozioni che vuoi suscitare, e ci riesci bene. Riesci anche a focalizzare il giusto sguardo su un evento che ha segnato la nostra nazione e continuerà a farlo, nel bene o nel male.
Il punto è che un racconto costruito come un "fotogramma" di un avvenimento che conosciamo sin troppo bene, che è attualità, che ha segnato la nostra emotività oltre ogni possibilità di renderlo letteratura, mi lascia sempre un po' insensibile. E' un po' come toccare una ferita fresca: dopo averla toccata decine di volte, poi il dolore lo senti sempre meno, ci si abitua e si diventa (quasi) insensibili. Succede, ad esempio, con film, reportage e scritti sul Vietnam o sull'11 Settembre, o sulla caduta del Muro di Berlino, o ancora sulla tragedia di Hiroshima, e potrei continuare. Si è detto e scritto così tanto che assorbirne altre informazioni è un po' come sfogliare un libro di storia in maniera distaccata e con un coinvolgimento emotivo affievolito. Spero che non te la prenderai per questa mia interpretazione, ma, devo essere sincero, pur apprezzando la tua bravura, l'emotività strettamente legata alla tragedia del Ponte Morandi, qui non l'ho provata; le parole mi hanno veicolato poco, proprio per le motivazioni che ho sopra espresso.
Ribadisco: la mia critica fa salvi i meriti tecnici e narrativi, sui cui poco mi sento di aggiungere. La storia si fa leggere, è gradevole e ha un suo perché.
Sul fronte del tema, mi accodo a chi ha detto che ha difficoltà a rinvenirlo per intero. Il cambiamento potrebbe essere la ricostruzione del ponte, che conduce a una nuova e più duratura consapevolezza, però, non so... bisognerebbe rifletterci su un po' meglio...

In bocca al lupo!
Emiliano.

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filippo.mammoli
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Re: Macerie

Messaggio#7 » domenica 27 dicembre 2020, 13:53

Ciao Filippo,
Ben trovato nell'arena, c'è sempre bisogno di qualche Filippo in più! ;)
Il tuo testo è molto intenso e la scrittura è ottima e del registro adatto al tema che hai scelto.
I periodi brevi e molto puliti, fanno da ponte (tanto per restare in tema) diretto con lo stato d'animo della protagonista.
Ti è stato detto che più che un racconto sembra un flusso di coscienza o un fotogramma centrato su un momento e una situazione. Ecco, questo per me non è un punto a sfavore, perché non credo che ci debba essere sempre un certo tipo di svolgimento, un'azione che va da A a B seguendo un determinato percorso e un dipanarsi tra dialoghi ed eventi che si susseguono secondo precise relazioni di causa ed effetto.
Se l'effetto non è statico, noioso e comunica emozioni allora ci può stare.
Quindi per me è un racconto valido e capisco benissimo anche come hai inserito il tema del cambiamento.
L'unica cosa che trovo un po' forzata, ma è un punto di vista, è il fatto che la madre possa sentirsi sollevata nel suo dolore incancellabile al solo vedere che la vita va avanti.
Complimenti.

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Giorgia D'Aversa
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Re: Macerie

Messaggio#8 » mercoledì 30 dicembre 2020, 21:56

Ciao Filippo, piacere di (ri)leggerti!
Dunque, devo ammettere che questo tuo racconto non mi ha colpito come altre tue prove. Per quel che riguarda la mia opinioni, ci sono due problemi principali, direttamente collegati tra loro:
1. L'argomento scelto
2. Il distacco emotivo

Per quel che mi riguarda, non ho fastidio a leggere un racconto che riguarda una ferita (ancora) aperta del nostro Stato. Quello che non riesco ad apprezzare della tua prova è il distaccamento totale che si prova rispetto alla vicenda narrata, che invece si presta a un alto coinvolgimento emotivo: il narratore onnisciente, qui, sembra una voce fuori campo che ci racconta la tragedia di Francesca, come al telegiornale.
Frasi come "Il rumore che seguì ossessionerà Francesca finché vive." mi hanno dato una spinta verso l'esterno del racconto, non l'ho vissuto in maniera coinvolgente. Mi sono sentita distaccata e questa mancanza di empatia mi ha lasciato una buona dose di indifferenza piuttosto surreale verso degli eventi che invece hanno il potenziale di generare emozioni forti, belle o brutte che siano. Una narrazione più immersiva avrebbe sicuramente aiutato.

In bocca al lupo per la sfida!

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Mauro Lenzi
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Re: Macerie

Messaggio#9 » mercoledì 30 dicembre 2020, 22:19

Ciao Filippo

Uno spaccato ricondotto a un livello umano di una tragedia reale; di cui apprezzo come sai toccare con sensibilità il dolore e la dignità delle persone, senza scivolare nella commiserazione o nel patetico.
Ho riflettuto sull’adesione al tema: l’accettazione della verità, che richiede il suo tempo, porta al cambiamento e alla guarigione dal dolore. Forse però non ho capito bene io, perché in questo caso più che di verità dovrei pensare alla realtà: non ci sono state illusioni o menzogne, prima.
Però, altro non mi è venuto in mente.
Inoltre non ho compreso il nesso tra la scena finale e la guarigione dal dolore.
Mi unisco a chi, prima di me, ti ha consigliato uno stile immersivo; l’impatto emotivo ne guadagnerebbe.

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antico
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Re: Macerie

Messaggio#10 » domenica 3 gennaio 2021, 20:24

Ho percepito anch'io un certo distacco emotivo dal racconto ed è un peccato perché il quadro che evochi è efficace e pieno di potenzialità. Il tema è percepibile, ma, anche qui, è come se lo sfiorassi limitandodi a evocarlo senza lavorarci a fondo. Del resto, non si può parlare di problemi di spazio perché ti rimanevano 1600 caratteri. Di contro, hai consegnato relativamente presto e questo fa propendere per una scelta consapevole, una decisione dell'autore. E qui arriviamo al punto perché non sono abituato a leggerti su un tono simile e credo tu abbia approfittato per sperimentare. Cosa ne è uscito? Un testo solido perché la tua penna è plus ultra (sì, sto guardando MY HERO ACADEMIA), ma con meno cuore di quello che avrebbe dovuto avere. Pollice tendente verso l'alto in modo solido e stessa votazione del racconto di Langellotti cui finisci, però, dietro perché, pur avendo problematiche importanti entrambi e sotto certi aspetti anche simili, paradossalmente l'immagine evocatami dal racconto di Agostino mi è rimasta maggiormente impressa in testa.

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