L’indovinello della sfinge.

Red Robin
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L’indovinello della sfinge.

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 0:33

25 settembre 2169
Gli uomini di oggi si sono persi. Hanno costruito macchine in grado di volare, scoperto forme di vita intelligenti al di fuori del proprio pianeta, realizzato dispositivi che permettono loro di oltrepassare le barriere spazio-temporali, ma hanno fallito, non comprendendo il meccanismo che da sempre guida la realtà. Come se non bastasse, stanno tentando di sopprimerlo, compiendo la maggiore delle empietà. Spero di riuscire a scuoterli dal loro torpore.
Firmato: Rubeus Aveloch III


«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
«Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».
L’altro uomo si voltò. Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo; i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi. Il primo istinto di molti sarebbe stato quello di considerarlo un disadattato; pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.
«Le do due secondi, Cristopher!», replicò Albert, impietositosi per lo sguardo disperato del suo interlocutore, che continuava a scartabellare frustrato ogni singolo foglio contenuto nella sua cartellina.
«Ci sono riuscito! Ho trovato la chiave e decifrato il messaggio di mio zio!», spiegò il giovane al culmine dell’entusiasmo.
«Suo zio è morto! Ora devo occuparmi di una gigantesca sfinge meccanica stazionata a cinque metri dalla centrale.»
«Va bene, ma mi dia seriamente retta per un attimo: Rubeus Aveloch è stato uno dei maggiori studiosi di questo secolo. I farmaci per l’autoguarigione rapida, i generatori di campi magnetici per il trasporto ad ampia distanza e le mille invenzioni che ha donato al mondo…»
«Per favore, vada via, o finirà nella zona di tiro del bestione!», esclamò il polizotto esasperato, indicando la creatura interamente rivestita di lastre metalliche dorate che rivolgeva gli occhi inceneritori in ogni direzione.
Cristopher provò a obiettare, ma diversi getti infuocati e una breve scossa sismica compromisero la sua attenzione. Il capitano si era già allontanato ed aveva iniziato a discutere animatamente con alcuni agenti che avevano lasciato passare dei curiosi intenzionati a risolvere l’enigma.
«No, no, e no!», ululava lui con le vene che gli pulsavano sulle tempie.
«Ma, signore, nessun’arma sembra aver effetto e il panico sta già dilagando in città…provare non costava niente!», rispose indifferente uno dei sottoposti.
Nessuno si era reso conto che il giovane Vale, superato ogni sbarramento, era giunto di fronte alla zampa della sfinge. «Credo di sapere già la risposta.», disse, «Mio zio ne parlava sempre, d’altronde…però può pormi l’indovinello, per sicurezza?».
«Certamente», sibilò l’essere. «Sono l’unica verità che ha accompagnato la storia degli esseri umani; molti concetti hanno finto di possedere la mia unicità, rivelandosi, presto o tardi, dei bugiardi. La società attuale si sta dimenticando della mia esistenza e ciò la intrappolerà in una peritura parvenza. Deve sommare due parole chi conoscermi vuole: una è lo spigolo del capo, l’altra è l’innesco del ricominciare daccapo». Chiusi gli inquietanti occhi robotici, il mostro rimase quindi in attesa di una risposta.
«È il cambiamento. Il codice di mio zio lo conferma: ogni lettera proviene da un alfabeto diverso e indica la continua evoluzione che hanno subito i segni. In più, lui mi ha sempre detto che temeva la stagnazione cui stava andando incontro la società in tutti i campi: le cure contro l’invecchiamento, i meccanismi di ripetizione della storia…sosteneva che stessimo sopprimendo l’aspetto fondamentale della vita umana, l’unica costante che ci ha sempre accompagnati e ha portato al progresso: il cambiamento stesso.»
Mentre Cristopher, terminata la sua argomentazione, tentava di riprendere fiato, la sua sfidante si limitò a ribattere: «Esatto. Spero che a tutti voi sarà utile questa lezione!», prima di svanire nel nulla, sotto gli occhi allibiti di ciascuno dei presenti.


Valerio Covaia



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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#2 » martedì 22 dicembre 2020, 0:38

Ciao Red Robin! Benvenuto/a nell'Arena, ma ti ricordo che dovresti presentarti: se non vuoi che il tuo nome si sappia, scrivimelo anche solo in privato dicendomi di mantenere il tuo nick e basta per il pubblico. Mi trovi anche su fb come Maurizio Bertino. Ti consiglio anche di cercare il gruppo di Minuti Contati su FB (non la pagina, ma proprio il gruppo che trovi cercando www.minuticontati.com).

Tornando all'edizione: caratteri e tempo ok, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!

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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#3 » martedì 22 dicembre 2020, 15:26

Ciao Valerio. Piacere di leggerti. Ecco il mio modesto commento al tuo pezzo.

Prime impressioni: Ci sono diversi punti di miglioramento, sia nell’idea di base che nel modo in cui l’hai sviluppata.

Aderenza al Tema: Il cambia-mento c’è. Mancherebbe a mio avviso la seconda parte del tema, quella sulla verità duratura. Comunque c’è elasticità in quest’edizione di MC riguardo l’interpretazione del tema, quindi no problem.

Punti di Miglioramento: I dialoghi peccano di As you know Bob e sinceramente sono un pochino scontati, i personaggi sono dei cliché (il poliziotto e il sapientone puzzone), anche l’indovinello della sfinge, con l’indicazione di come si scrive la parola cambiamento non mi convince granché. Con il primo trafiletto in corsivo descrivi un mondo futuristico che però non trova espressione nel tuo racconto, e si perde purtroppo nel nulla.
Il tuo stile mi pare anche un pochino acerbo, secondo me hai dei margini di miglioramento, a iniziare dalla costruzione delle scene, dal movimento dei personaggi (all’inizio il personaggio sbatte la porta, ma non si capisce se per entrare o uscire da una stanza), dalla coerenza delle loro azioni (c’è una sfinge robot che minaccia una città e i poliziotti hanno reazioni indifferenti). Cercherei di snellire gli avverbi in –ente, i gerundi, e cambiare il tipo di narratore (chi mi conosce sa che sono un pedante detrattore del narratore onnisciente).

Punti di Forza: L’idea di una Sfinge che incombe su una città futuristica a imporre il proprio enigma è a mio avviso una buona intuizione, anche l’indovinello (a parte l’inciampo sull’ortografia della risposta) ha un che di poetico. Anche il cliché del ragazzo che scava negli appunti del nonno (o zio) inventore a riesumare verità dimenticate potrebbe essere rilanciato in maniera positiva, se ben giocato.

Conclusioni: Sei sulla strada giusta, ti invito a partecipare ancora alle gare di MC e raccogliere più pareri che puoi, penso che confrontandoti con più persone riuscirai velocemente ad affilare le tue lame e avere molte soddisfazioni. Spero di rileggerti ancora! Alla prossima!

Red Robin
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 15:57

Se non ti disturba, segnalami l'errore di ortografia, grazie.

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MatteoMantoani
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#5 » martedì 22 dicembre 2020, 16:00

Red Robin ha scritto:Se non ti disturba, segnalami l'errore di ortografia, grazie.

Uhm: devo essermi espresso male. Intendevo che non mi piaceva molto che la Sfinge suggerisse la risposta dando l'indizio del "mento" e del "cambia". Parere personale, bada bene ;)

Red Robin
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#6 » martedì 22 dicembre 2020, 16:12

Ah, va bene, avevo pensato l'"inciampo" come un vero e proprio refuso. Grazie mille per il chiarimento.

alexandra.fischer
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#7 » martedì 22 dicembre 2020, 16:12

Tema centrato. Il vero cambiamento è la scomparsa della sfinge che si volta in tutte le direzioni con occhi pronti a incenerire chi fallisce il suo indovinello (figura a metà fra quella di Edipo e le Sfingi de “La Storia Infinita” di Michael Ende). Dalla citazione iniziale, intuisco (almeno credo, correggimi se sbaglio) che il costruttore della Sfinge è lo stesso zio del protagonista, accorso nella stazione di polizia perché conosce la soluzione all’enigma. Punti di forza: mi è piaciuto il sottoposto, che in poche parole riassume tutta la situazione, la Sfinge causa scosse sismiche e incenerisce chi non indovina. Lo zio di Christopher l’ha lasciata in eredità al mondo per sbloccarne la stasi (dopo i viaggi interplanetari, il torpore, per non parlare delle cure che hanno rallentato l’invecchiamento e i meccanismi sempre uguali della storia).
Punti deboli: non chiamerei “bestione” la Sfinge, bensì “belva indomabile”, “creatura spaventosa”. (Questo perché l’automa possiede una sua autorevolezza)
riscriverei così la frase:
molti concetti hanno finto di possedere la mia unicità, rivelandosi, presto o tardi, bugiardi. (dei bugiardi suona male riferito ai concetti).

Red Robin
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#8 » martedì 22 dicembre 2020, 16:30

Ciao Alexandra, sì, hai compreso pienamente ogni passaggio. La sfinge è stata infatti prodotta dallo zio del protagonista. Per quanto riguarda i due consigli lessicali, li accetto di buon grado e penso che li darei anch'io in situazioni simili, se non considerassi il contesto. Bugiardi mi serviva per far rimare il verso dell'indovinello e quindi quel "concetti" risulta quasi personificato; concordo con te sul non privare la sfinge di autorevolezza, però considera anche il termine "bestione" in relazione all'immediatezza del parlato ed al personaggio che lo pronuncia, un uomo di impronta prevalentemente pragmatica (il fatto che poi si dimostri un incompetente è un altro conto) e che deve prendere decisioni e impartire alla svelta ordini ed indicazioni. Non credo quindi sia impossibile che il capitano abbia scelto un termine più colloquiale per rivolgersi alla creatura. Spero di averti anche solo minimamente convinta o di aver almeno giustificato le mie scelte (non sono, come vedi, mancanze nella cura del testo, ma passaggi ben studiati). Grazie però di tutto il commento, che alla fine mi sembra essere piuttosto positivo!

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Giacomo Puca
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#9 » giovedì 24 dicembre 2020, 1:23

Ciao Red Robin, eccomi a leggerti e commentarti.

Tema.
Il tema è centrato, il cambiamento viene presentato come l'unica verità (nell'accezione di "fatto vero") che può mandare avanti il progresso. Il punto di vista è anche abbastanza interessante, tuttavia è inserito nel racconto in modo un po' goffo (più che una storia che parli di questo, c'è una storia con dei pezzetti specifici in cui ci viene spiegato in modo estremamente didascalico il concetto).

Stile.
Ci sono parecchi elementi da limare.
Faccio una piccola analisi più approfondita del primo passaggio, giusto per darti qualche spunto più specifico:
    «Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
    «Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».
    L’altro uomo si voltò. Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo; i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi. Il primo istinto di molti sarebbe stato quello di considerarlo un disadattato; pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.


«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
Il tag "sbraitò" ci può anche stare, ma il tono si capisce anche senza specificare che sbraita, visto l'uso di un punto esclamativo e del fatto che sbatte la porta. L'avverbio in mente si può togliere senza problemi per alleggerire la frase. A livello temporale è montata al contrario, visto che prima ci dici la battuta, e poi ci spieghi che viene detta dopo che sbatte la porta, cosa che però viene mostrata dopo.→
Albert Patrick sbatté/scaraventò la porta a vetri della centrale. «Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!»

«Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».
Non sappiamo chi parla e non sappiamo dove siamo rispetto alla porta. Possiamo solo supporre che questo "capitano" e Albert Patrick siano la stessa persona. Quindi potremmo introdurre un tag o un movimento per specificare chi pronuncia la battuta e lo stato d'animo con cui parla.→
«Mi ascolti capitano!» Il ragazzo si scostò i capelli dal viso «soltanto per un secondo.»

L’altro uomo si voltò.
L'altro uomo chi? Poche righe e già è impossibile orientarsi nella scena.

Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo; i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi.
Che il ragazzo è impacciato o si mostra o si elimina. Certo, potrebbe essere anche il modo in cui un personaggio percepisce un altro personaggio, ma nel tuo caso non c'è una storia filtrata da un punto di vista, quindi si può togliere senza remore.
dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo è un pezzo di descrizione debole e vaga.
→ Di fronte aveva un ragazzo. I ricci untuosi gli scendevano sul viso e la montatura degli occhiali incideva due solchi tra naso e zigomi.

pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.
Ok, narratore onnisciente. Non è una scelta che mi faccia impazzire. Non so se sia considerabile un errore o se sia semplicemente uno stile ormai poco usato. Ciò che è certo è che avere la libertà di "andarsene in giro" nelle scene e di poter inserire i propri pensieri (dell'autore intendo), rende l'apprendimento della buona scrittura molto più difficile. Magari come mero esercizio, riscrivi questa storia più volte ma ogni volta battezza un personaggio che sia portatore del punto di vista e mantienilo da inizio a fine. Se anche volessi continuare a scrivere con il narratore onnisciente in futuro, un esercizio simile sarebbe utilissimo per capire in che modo i vari personaggi vivono la storia dalla loro prospettiva limitata.

    «Va bene, ma mi dia seriamente retta per un attimo: Rubeus Aveloch è stato uno dei maggiori studiosi di questo secolo. I farmaci per l’autoguarigione rapida, i generatori di campi magnetici per il trasporto ad ampia distanza e le mille invenzioni che ha donato al mondo…»

Questo dialogo, se fossi poco avvezzo alla terminologia, si definisce un "as you know bob". In pratica è un dialogo finto che serve solo a dire qualcosa ai lettori. E salvo lettori particolarmente sprovveduti, fa un effetto pessimo. È un po' come se io ti incontrassi per strada e ti dicessi: "Ma certo Einstein, il grande fisico teorico che ha contribuito alla nostra conoscenza del mondo con la relatività generale e la relatività ristretta e..." Ora, o il tuo scenziato è famoso "come un Einstein" e allora non ha senso fare la lista delle scoperte, oppure è poco famoso e allora ci può stare che il ragazzo provi a spiegare perché sia stato così importante.

Trama
Se ho ben capito, Rubeus, una genio assoluto, dopo aver donato al mondo una marea di invenzioni si è reso conto che presto avrebbero potuto sopprimere il cambiamento che guida il progresso. Allora inventa una sfinge meccanica con un enigma e la manda a distruggere la città.
Per prima cosa non mi è chiaro quanto tempo passi tra il 25 settembre 2169 e il tempo della storia.
Seconda cosa, quale sarebbe il piano dell zio? Nel senso, per ricordare all'umanità l'importanza del cambiamento... costruisce una sfinge robot con un indovinello? Una volta indovinata la soluzione, perché dovrebbe cambiare qualcosa nel mondo? Una società così sviluppata da superare i limiti dello spazio-tempo può farsi impensierire da un grosso robot? Nel 2169 saremo capaci di viaggiare nello spazio tempo, ci saranno altre forme di vita conosciute, ma avremmo ancora i distretti di polizia e le porte a vetro?

Valutazione finale.
La tematica è molto interessante, ma temo sia troppo complessa per rientrare in così pochi caratteri. Probabilmente un racconto lungo sarebbe un giaciglio più adeguato. La trama è un po' scricchiolante, lo stile da rivedere. Punto di forza è la profondità potenziale che sta nel punto di vista che hai espresso sul tema. Ho apprezzato anche le atmosfere da "fantascienza classica". Non so quanto volutamente, ma il tuo 2169 sembra più che altro un 2000 immaginato dalle persone degli anni '50.

Per qualsiasi cosa scrivi pure.
Alla prossima!
Giacomo
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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maurizio.ferrero
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#10 » giovedì 24 dicembre 2020, 8:22

Ciao Valerio, piacere di leggerti

Il tuo racconto non mi ha convinto del tutto. L'idea è interessante, le versioni futuristiche dei miti antichi mi hanno sempre affascinato (adoro Stargate), ma il modo in cui l'hai impostato fa sorgere più di una problema.
C'è tanto da dire, e lo spazio è poco. Ciò fa saltare all'occhio la criticità principale, ovvero che il dialogo tra lo scienziato e il poliziotto risulta troppo impostato e colmo di informazioni che escono fuori in maniera forzata, essendo rivolte più che altro al lettore.
Mi è piaciuto l'indovinello della sfinge, si rifà al mito e sta bene nel contesto, ma credo che l'essere fornisca troppe informazioni per trovare la risposta. "L'angolo della testa" è molto rivelatorio, e trovo tanto difficile da credere che il protagonista sia stato l'unico in grado di risolverlo.
Il tema è centrato.

A presto!

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GiulianoCannoletta
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#11 » giovedì 24 dicembre 2020, 8:44

Ciao Valerio, piacere di averti letto.
L'ambientazione è il punto forte del tuo racconto, con questa sfinge meccanica che evoca un po' la contraddizione antico/moderno. Purtroppo, anche a causa del poco spazio, alcuni aspetti chiave della tua ambientazione (la stagnazione sociale e scientifica) vengono relegati alla spiegazione finale. Di questo ne risente un po' tutto il racconto.
I personaggi non mi hanno convinto fino in fondo, come anche la risoluzione finale che pare troppo frettolosa. Leggendo il tuo scritto si ha l'impressione che possa essere la scena apicale di un racconto più lungo, in cui le contraddizioni del futuro e le motivazioni di Rubeus possano essere approfondite in maniera meno didascalica.
Complimenti, spero di rileggerti presto!
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Sirimedho
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#12 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:51

Buonasera Valerio.
Un genio che dopo aver fatto il bene dell’umanità la pungola in modo disastroso per cambiare. Il tema è interessante, ma credo di non poterlo credere davvero: aver messo in piedi macchine distruttive estremamente complicate che verranno fermate da una singola persona che risponde all’indovinello: e dov’è il cambio dell’umanità? In che modo rispondere così sarebbe trasformativo?
Il racconto in sé è movimentato, c’è azione. C’è forse un po’ troppo spinta da parte dell’autore, con il nipote così agitato (ma se questa cosa sta andando avanti da tempo, che fretta ha?), la sfinge meccanica che dà molte indicazioni, per poi scomparire, inspiegabilmente, nel nulla.
L’impressione è che come la sfinge ponga indovinelli, così vada letto questo racconto, come un indovinello. Lo vedo bene come il seme di un racconto di molto più lungo in cui raccontare la storia di questo decadimento e motivare meglio perché le sfingi e che azioni vanno ad eseguire.
Il tema è senz’altro ben centrato.

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Andrea Lauro
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#13 » lunedì 28 dicembre 2020, 10:05

Ciao Valerio. L’incipit iniziale mi ha ricordato molti sci-fi della golden age. Un tocco retrò che secondo me non guasta. Il problema è gestire la prosa con cui hai sviluppato il resto del racconto. Mi fermo a farti un po’ di line editing, così ti porto al centro del problema e trai le tue considerazioni. Se cominci con l’adottare questi piccoli accorgimenti, la tua prosa subirà un miglioramento immediato.

«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.

Il dialogue tag “sbraitò” può essere eliminato, la porta “chiusa violentemente” è sbattuta. Una rimodulazione del periodo potrebbe essere:
«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!» Albert Patrick sbattè la porta dell’ufficio.
«Mi ascolti [soltanto] per un secondo soltanto, capitano!».

L’altro uomo si voltò. Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo;
“diverse mancanze nella cura del corpo” è un riferimento pigro, servono dettagli che mostrino la sua trascuratezza.
i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo
orribilmente? prova a togliere l’avverbio e vedrai come suona più incisiva. gli avverbi in -mente tolgono immediatezza e forza alla frase. provare per credere.
e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi:
questo lo noti solo se gli occhiali se li toglie, corretto?
Il primo istinto di molti sarebbe stato quello di considerarlo un disadattato; pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.

qui entra a gamba tesa il narratore onnisciente. spezza l’immersione, dai al lettore un giudizio che potrebbe desumere dall’andamento del racconto. mettiamola così: se il lettore non è in grado di capirlo senza questa tua voce fuori campo, allora hai sbagliato qualcosa. A meno che tu non stia scrivendo un racconto umoristico, evita come la peste i giudizi esterni. Giudizi esterni = brutti e cattivi, senza appello.

a presto!
andrea

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giulio.palmieri
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#14 » lunedì 28 dicembre 2020, 18:55

Ciao Valerio, piacere di leggerti.
Allora, il racconto ha un centro molto interessante, e il climax finale dell'indovinello alla sfinge robotica è valido. In più, l'ambientazione costruita aiuta. Però, lo stile va ripulito delle informazioni in eccesso, e bisognerebbe creare un crescendo verso quel climax che faccia un po' tremare il lettore, dandogli un finale non immediato. Nei dialoghi, dovresti proprio limitarti all'essenziale. Faccio un esempio (sempre a titolo personale):

«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
«Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».

Potrebbe diventare:

«Signor Vale, sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick.
«Mi ascolti, capitano».

Poi, occhio ai particolari: se nell'incipit Albert Patrick sbatte la porta, non sappiamo se il ragazzo (che viene introdotto dopo) resta nel suo ufficio o rimane fuori.
Il mio consiglio è di mantenere il centro della narrazione e di riscrivere il racconto limandolo all'essenziale.
Buona edition e a rileggerci!

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Davide Di Tullio
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#15 » martedì 29 dicembre 2020, 22:02

Ciao Valerio
Devo ammettere che la tua storia non mi ha colpito particolarmente. La narrazione si ispira alla sfinge di Edipo, in una sorta di versione moderna. Credo che il limite più rilevante sia uno stile un po' viscoso, fatto di lunghi periodi, subordinate e un uso importante di aggettivi e avverbi. Evidente è anche l'abuso dell'infodump

A rileggerci

Red Robin
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#16 » sabato 2 gennaio 2021, 21:33

Giacomo Puca ha scritto:Ciao Red Robin, eccomi a leggerti e commentarti.

Tema.
Il tema è centrato, il cambiamento viene presentato come l'unica verità (nell'accezione di "fatto vero") che può mandare avanti il progresso. Il punto di vista è anche abbastanza interessante, tuttavia è inserito nel racconto in modo un po' goffo (più che una storia che parli di questo, c'è una storia con dei pezzetti specifici in cui ci viene spiegato in modo estremamente didascalico il concetto).

Stile.
Ci sono parecchi elementi da limare.
Faccio una piccola analisi più approfondita del primo passaggio, giusto per darti qualche spunto più specifico:
    «Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
    «Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».
    L’altro uomo si voltò. Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo; i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi. Il primo istinto di molti sarebbe stato quello di considerarlo un disadattato; pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.


«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
Il tag "sbraitò" ci può anche stare, ma il tono si capisce anche senza specificare che sbraita, visto l'uso di un punto esclamativo e del fatto che sbatte la porta. L'avverbio in mente si può togliere senza problemi per alleggerire la frase. A livello temporale è montata al contrario, visto che prima ci dici la battuta, e poi ci spieghi che viene detta dopo che sbatte la porta, cosa che però viene mostrata dopo.→
Albert Patrick sbatté/scaraventò la porta a vetri della centrale. «Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!»

«Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».
Non sappiamo chi parla e non sappiamo dove siamo rispetto alla porta. Possiamo solo supporre che questo "capitano" e Albert Patrick siano la stessa persona. Quindi potremmo introdurre un tag o un movimento per specificare chi pronuncia la battuta e lo stato d'animo con cui parla.→
«Mi ascolti capitano!» Il ragazzo si scostò i capelli dal viso «soltanto per un secondo.»

L’altro uomo si voltò.
L'altro uomo chi? Poche righe e già è impossibile orientarsi nella scena.

Di fronte a sé aveva un ragazzo impacciato, dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo; i capelli castani si contorcevano orribilmente sul capo e i grossi occhiali lasciavano due profondi solchi tra il naso e gli zigomi.
Che il ragazzo è impacciato o si mostra o si elimina. Certo, potrebbe essere anche il modo in cui un personaggio percepisce un altro personaggio, ma nel tuo caso non c'è una storia filtrata da un punto di vista, quindi si può togliere senza remore.
dai vestiti consunti e diverse mancanze nella cura del corpo è un pezzo di descrizione debole e vaga.
→ Di fronte aveva un ragazzo. I ricci untuosi gli scendevano sul viso e la montatura degli occhiali incideva due solchi tra naso e zigomi.

pochi avrebbero poi pensato che fosse un genio.
Ok, narratore onnisciente. Non è una scelta che mi faccia impazzire. Non so se sia considerabile un errore o se sia semplicemente uno stile ormai poco usato. Ciò che è certo è che avere la libertà di "andarsene in giro" nelle scene e di poter inserire i propri pensieri (dell'autore intendo), rende l'apprendimento della buona scrittura molto più difficile. Magari come mero esercizio, riscrivi questa storia più volte ma ogni volta battezza un personaggio che sia portatore del punto di vista e mantienilo da inizio a fine. Se anche volessi continuare a scrivere con il narratore onnisciente in futuro, un esercizio simile sarebbe utilissimo per capire in che modo i vari personaggi vivono la storia dalla loro prospettiva limitata.

    «Va bene, ma mi dia seriamente retta per un attimo: Rubeus Aveloch è stato uno dei maggiori studiosi di questo secolo. I farmaci per l’autoguarigione rapida, i generatori di campi magnetici per il trasporto ad ampia distanza e le mille invenzioni che ha donato al mondo…»

Questo dialogo, se fossi poco avvezzo alla terminologia, si definisce un "as you know bob". In pratica è un dialogo finto che serve solo a dire qualcosa ai lettori. E salvo lettori particolarmente sprovveduti, fa un effetto pessimo. È un po' come se io ti incontrassi per strada e ti dicessi: "Ma certo Einstein, il grande fisico teorico che ha contribuito alla nostra conoscenza del mondo con la relatività generale e la relatività ristretta e..." Ora, o il tuo scenziato è famoso "come un Einstein" e allora non ha senso fare la lista delle scoperte, oppure è poco famoso e allora ci può stare che il ragazzo provi a spiegare perché sia stato così importante.

Trama
Se ho ben capito, Rubeus, una genio assoluto, dopo aver donato al mondo una marea di invenzioni si è reso conto che presto avrebbero potuto sopprimere il cambiamento che guida il progresso. Allora inventa una sfinge meccanica con un enigma e la manda a distruggere la città.
Per prima cosa non mi è chiaro quanto tempo passi tra il 25 settembre 2169 e il tempo della storia.
Seconda cosa, quale sarebbe il piano dell zio? Nel senso, per ricordare all'umanità l'importanza del cambiamento... costruisce una sfinge robot con un indovinello? Una volta indovinata la soluzione, perché dovrebbe cambiare qualcosa nel mondo? Una società così sviluppata da superare i limiti dello spazio-tempo può farsi impensierire da un grosso robot? Nel 2169 saremo capaci di viaggiare nello spazio tempo, ci saranno altre forme di vita conosciute, ma avremmo ancora i distretti di polizia e le porte a vetro?

Valutazione finale.
La tematica è molto interessante, ma temo sia troppo complessa per rientrare in così pochi caratteri. Probabilmente un racconto lungo sarebbe un giaciglio più adeguato. La trama è un po' scricchiolante, lo stile da rivedere. Punto di forza è la profondità potenziale che sta nel punto di vista che hai espresso sul tema. Ho apprezzato anche le atmosfere da "fantascienza classica". Non so quanto volutamente, ma il tuo 2169 sembra più che altro un 2000 immaginato dalle persone degli anni '50.

Per qualsiasi cosa scrivi pure.
Alla prossima!
Giacomo




Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutti quanti, soprattutto quelli che hanno scritto commenti particolarmente esaustivi e dettagliati. Un po' per il tempo limitato, un po' per la mia preparazione ancora un po' lacunosa sullo stile e la narrativa che vengono apprezzati oggi, il testo presenta varie problematiche. Approfitto della pazienza di Giacomo (scusami tantissimo) per un chiarimento su uno dei suoi consigli (sugli altri non ho niente da ridire, anzi, grazie per avermi aiutato a capire che è il momento di darci un taglio col narratore onnisciente). Riguardo le frasi montati al contrario, pensi che possano essere un problema? Nel senso, senza dubbio il lettore deve compiere un piccolo salto mentale, ma credi che crei molti problemi o sia particolarmente antipatico? Sto correggendo parecchi viziacci, se questo rientra nella categoria, preferisco iniziare a farmene una ragione ora ed eliminarlo subito.
Grazie in anticipo.

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Giacomo Puca
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#17 » lunedì 4 gennaio 2021, 17:51

Red Robin ha scritto: Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutti quanti, soprattutto quelli che hanno scritto commenti particolarmente esaustivi e dettagliati. Un po' per il tempo limitato, un po' per la mia preparazione ancora un po' lacunosa sullo stile e la narrativa che vengono apprezzati oggi, il testo presenta varie problematiche. Approfitto della pazienza di Giacomo (scusami tantissimo) per un chiarimento su uno dei suoi consigli (sugli altri non ho niente da ridire, anzi, grazie per avermi aiutato a capire che è il momento di darci un taglio col narratore onnisciente). Riguardo le frasi montati al contrario, pensi che possano essere un problema? Nel senso, senza dubbio il lettore deve compiere un piccolo salto mentale, ma credi che crei molti problemi o sia particolarmente antipatico? Sto correggendo parecchi viziacci, se questo rientra nella categoria, preferisco iniziare a farmene una ragione ora ed eliminarlo subito.
Grazie in anticipo.


Trovo che invertire l'ordine della frase sia un problema perché obbliga il lettore a uno sforzo maggiore ma non dona alcun beneficio in cambio di questo sforzo.
    «Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.

Prendiamo la tua frase, il fatto che tu abbia montato "a ritroso" la scena dà qualche vantaggio che la giustifichi?
Esiste tuttavia un caso in cui mi viene in mente un possibile vantaggio.

Nella corrente stilistica del minimalismo, la storia viene raccontata a posteriori, da qualcuno che vi abbia assistito. Inoltre si cerca di raccontarla non con un linguaggio asettico "da libro", ma come se fosse un racconto orale, pieno di difetti, salti logici, ripetizioni, strutture sintattiche imprecise... tutto per rendere più realistica la narrazione.
In tal caso, potresti simulare l'eccitazione del narratore: egli è così preso dal raccontarci la battuta - magari perché particolarmente rilevante - che si ricorda solo dopo di specificare che quella battuta è stata detta dopo aver sbattuto la porta.

ES
    [...] allora Patrick gli urla "Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!" Questo nemmeno un secondo dopo aver tirato un calcione alla porta per chiuderla.

Si tratta comunque di un caso piuttosto "avanzato" e specifico, in generale non è una buona idea.

A presto!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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antico
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Re: L’indovinello della sfinge.

Messaggio#18 » giovedì 7 gennaio 2021, 15:08

L'impressione che ho tratto dalla lettura è di una certa ingenuità di fondo (lo dico con accezione positiva, sia chiaro). Il messaggio di cui vuole essere portatrice la Sfinge è banalotto e la risoluzione dell'enigma è gratuita, nel senso che non è affrontata dal testo in quanto si parte che già ce l'ha e l'unico movimento è rappresentato da una difficoltà di interazione che non aggiunge nulla al tema e che sembra raccontata solo per macinare caratteri. Bella l'idea della Sfinge, ma, di nuovo, non è che fosse poi sto gran genio a pensare che bastasse risolvere un banale enigma per poi sparire con la certezza di avere salvato il mondo. Per me un pollice ni.

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