Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 2:03

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BENVENUTI ALLA DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION, LA QUARTA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 148° ALL TIME!

Questo è il gruppo UBERMENSCH della DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION con DAVIDE DEL POPOLO RIOLO nelle vesti di Guest Star.

Gli autori del gruppo UBERMENSCH dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo IL PUGNO DELL'UOMO.


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da DAVIDE DEL POPOLO RIOLO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo UBERMENSCH:

Cambio al vertice, di Luca Fagiolo, ore 00.28, 4200 caratteri
Era, sarà, di Giorgia D’Aversa, ore 00.41, 4144 caratteri
Morte aguzza, di Emiliano Maramonte, ore 00.11, 4189 caratteri
Warpedia, di Mauro Lenzi, ore 00.59, 4218 caratteri
L’indagine, di Andrea Leonardi, ore 00.30, 4160 caratteri
Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci, ore 01.00, 4231 caratteri
Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli, ore 23.34, 4207 caratteri
L’indovinello della sfinge, di Valerio Covaia, ore 00.33, 4106 caratteri

Considerato il periodo, avrete più tempo del solito, quindi fino alle 23.59 di sabato 2 GENNAIO per commentare i racconti del gruppo NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 3 GENNAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DODICI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DODICI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION A TUTTI!



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GiulianoCannoletta
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:41

Ecco la mia classifica con commenti:

1) Era, sarà
2) Come la scena priva di sostanza
3) Cambio al vertice
4) Morte aguzza
5) Warpedia
6) Il Gattopardo 2.0
7) L'indagine
8) L'indovinello della sfinge

Era, sarà
Ciao Giorgia, piacere di averti letto.
Comincio dicendoti che il tuo racconto è fra quelli che mi hanno colpito di più. Perfettamente calzante e per nulla banale la tua interpretazione di un tema tutt'altro che facile.
Fra i punti di forza senza dubbio la scena iniziale, vivida e coinvolgente, e l'atmosfera complessiva che riesci a creare.
Ho notato anch'io delle dinamiche delineate forse in modo troppo semplicistico (difficile pensare che si possa scegliere completamente la vita successiva, forse era meglio evocare un meccanismo più complesso). Se non ho frainteso volevi richiamare l'eterno dibattito tra determinismo e libero arbitrio (e in questa starebbe anche la frase finale della bambina).
Bravissima, a rileggerci presto!

Come la scena priva di sostanza
Ciao Debora, piacere di averti letto.
Il tuo è un racconto non facile ma che si legge tutto d'un fiato. È vero, lo spazio era poco e la scena iniziale rischiava di apparire confusa, ma mi pare che i dubbi si sciolgano bene procedendo con la lettura. Tema declinato con originalità, nella “finzione” del teatro l'unica verità è davvero il cambiamento di costumi, personaggi e personalità. Ma le molte maschere diventano anche il rifugio del protagonista, un personaggio davvero ben delineato, soprattutto nello scambio di battute finale, quasi ossessivo.
Bravissima davvero, a rileggerci presto!

Cambio al vertice
Ciao Luca, piacere di averti letto.
Un racconto ben scritto che si legge tutto d'un fiato. Pare ricalcare una scena abbastanza stereotipata già vista molte volte, ma il finale assolutamente inaspettato determina a mio avviso il salto di qualità.
Tra i punti di debolezza mi sento di ripeterne uno che ti è già stato fatto notare, cioè il cambiamento troppo repentino del protagonista dall'atteggiamento spaccone e di sfida iniziale alla paura e sottomissione.
Bravo, spero di rileggerti presto.

Morte aguzza
Ciao Emiliano, piacere di averti letto.
Un racconto truce fin dalle prime battute, che ci guida verso un finale forse un po' prevedibile, ma comunque ben costruito. O per dirla meglio, mi aspettavo la reazione della ragazza, sicuramente quella che hai ideato ha un forte impatto.
Mi pare che il modo con cui ci guidi verso questo finale sia un po' soffocato dai troppi discorsi del padre. Alcuni paiono un po' superflui, altri quasi uno spiegone. Il fatto che siano un monologo invece che un botta e risposta li appesantisce ulteriormente.
Mi è piaciuta le declinazione del tema cambiamento come mutazione/adattamento, anche io avevo inizialmente pensato a qualcosa del genere senza riuscire a concretizzarlo.
Complimenti, spero di rileggerti presto.

Warpedia
Ciao Mauro, piacere di averti letto.
Il racconto è scorrevole e ben scritto. Lo stile che usi ci permette di immergerci in questa distopia che pare caratterizzata da una guerra permanente. Tuttavia sono arrivato in fondo abbastanza insoddisfatto. Mi sono chiesto se fossi stato io a non cogliere alcuni dettagli fondamentali per la comprensione. Leggendo i tuoi commenti, invece, mi sono reso conto che molti aspetti della tua ambientazione sono stati taciuti.
Sono d'accordo con te, i racconti fantastici, specie quelli così brevi, devono dare delle pennellate di ambientazione, quelle necessarie alla scena, e lasciare che il lettore immagini il resto. Altrimenti si trasformano in saggi brevi di fanta-geografia. Tuttavia mi pare che nel tuo racconto manchi troppo.
È vero, bisogna fornire il tutto senza eccedere negli infodump, negli eccessivi flussi di coscienza o negli spiegoni di vario tipo, soprattutto con uno stile immersivo come il tuo; ma per permettere al lettore di godersi al meglio la scena a mio parere, alcune informazioni in più andavano date.
Bravissimo, spero di rileggerti presto.

Il Gattopardo 2.0
Ciao Filippo, piacere di averti letto.
Con questo racconto ci trasporti in una distopia ben costruita, che appunto estremizza alcuni caratteri e problematiche a noi tragicamente familiari. Lo stile scelto è principalmente il flusso di pensieri del narratore che ci racconta la quotidianità in questo futuro prossimo. Da questo punto di vista, forse, stridono un po' le prime due frasi, che sembrano più un narratore esterno, quasi un incipit, rispetto al resto del testo che mi è parso stilisticamente più omogeneo.
Un punto debole del tuo racconto, a mio avviso, è l'assenza di un colpo di scena o tracollo nel finale. Mi spiego meglio: mentre mi descrivi un futuro così asfissiante, mi aspetto una sorta di climax, un crescendo verso una batosta nelle ultime righe, mentre la rivelazione della giornata lavorativa da 12 ore, rispetto alle altre caratteristiche descritte, mi è parsa assolutamente nella media. Mi è rimasto quindi un senso di attesa, di sospensione alla fine del racconto. Spero di essermi fatto capire.
Complimenti, spero di rileggerti presto.

L'indagine
Ciao Andrea, piacere di averti letto.
Il tuo racconto è ben scritto e l'interpretazione del tema come un giallo è senza dubbio originale.
Il racconto paga lo scotto di dover costruire in poche righe un background che dia senso alla scena finale. Il riassunto dei furti precedenti mi pare appesantire tutta la prima parte della narrazione.
Anche il finale risulta un po' frettoloso e prevedibile. La sensazione è che il racconto avesse bisogno di molto più spazio in cui diluire gli indizi e le ipotesi, di modo che il finale fosse davvero un colpo di scena. Invece, concentrato in così poche battute, lascia un senso di insoddisfazione.
Complimenti, spero di rileggerti presto.

L'indovinello della sfinge
Ciao Valerio, piacere di averti letto.
L'ambientazione è il punto forte del tuo racconto, con questa sfinge meccanica che evoca un po' la contraddizione antico/moderno. Purtroppo, anche a causa del poco spazio, alcuni aspetti chiave della tua ambientazione (la stagnazione sociale e scientifica) vengono relegati alla spiegazione finale. Di questo ne risente un po' tutto il racconto.
I personaggi non mi hanno convinto fino in fondo, come anche la risoluzione finale che pare troppo frettolosa. Leggendo il tuo scritto si ha l'impressione che possa essere la scena apicale di un racconto più lungo, in cui le contraddizioni del futuro e le motivazioni di Rubeus possano essere approfondite in maniera meno didascalica.
Complimenti, spero di rileggerti presto!
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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MatteoMantoani
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » domenica 27 dicembre 2020, 17:25

Ecco la mia classifica. Ho molto sofferto per i primi posti, ero molto indeciso.

1) Cambio al Vertice. Di Luca Fagiolo.
2) Come la scena priva di sostanza. Di Debora Dolci.
3) Era, Sarà. Di Giorgia D’Aversa.
4) Warpedia. Di Mauro Lenzi.
5) Il Gattopardo 2.0. Di Filippo Mammoli.
6) Morte Aguzza. Di Emiliano Maramonte.
7) L’Indagine. Di Andrea J. Leonardi.
8) L’indovinello della Sfinge. Di Valerio Covaia.

Ecco i commenti (già postati altrove)

Cambio al Vertice. Di Luca Fagiolo.
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Era, Sarà. Di Giorgia D’Aversa.
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Morte Aguzza. Di Emiliano Maramonte.
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Warpedia. Di Mauro Lenzi.
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L’Indagine. Di Andrea J. Leonardi.
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Come la scena priva di sostanza. Di Debora Dolci.
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Il Gattopardo 2.0. Di Filippo Mammoli.
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L’indovinello della Sfinge. Di Valerio Covaia.
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antico
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » lunedì 28 dicembre 2020, 12:05

Due classifiche postate, ne dovete ricevere ancora sei.

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Sirimedho
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 28 dicembre 2020, 15:10

Classifica

1. Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci
2. Warpedia, di Mauro Lenzi
3. Era, sarà, di Giorgia D’Aversa
5. Cambio al vertice, di Luca Fagiolo
6. Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli
7. L’indovinello della sfinge, di Valerio Covaia
8. L’indagine, di Andrea Leonardi
9. Morte aguzza, di Emiliano Maramonte


Commenti

Cambio al vertice, di Luca Fagiolo

Il passaggio generazionale è uno dei problemi delle aziende italiane, ma forse per questa “azienda” porterà maggiore ottimizzazione. L’impressione da lettore che ho avuta è quella di trovarmi in una scena di un serial tipo “Suburra”, con un esito tendente al disgustoso.
La sensazione è che sia troppo sbilanciato: all’inizio Corto si presenta in modo molto spavaldo, come se fosse senz’altro più capace e importante del figlio del capo. Non si spaventa nemmeno quando la guardia del corpo prende in mano la pistola. Invece capitola all’istante quando il figlio del capo gli dice che vuole ammazzarlo. Il cambiamento mi sembra troppo repentino, forse bisogna costruirlo più lentamente perché così rimane troppo appeso. Anche alla fine, il comportamento (“striscio sul pavimento fino alla porta”) è veramente troppo lontano dall’arrogante che è entrato nella stanza. Forse i personaggi sono un po’ troppo stereotipati per essere davvero coinvolgenti.
Mi sembra poco credibile che lo spacciatore si vanti di “rubare” la droga al capo.
Rispetto al tema, mi sembra che ci sia quello del cambiamento, ma non vedo la parte della “verità duratura”.
Per renderlo migliore, cercherei di rallentare il cambiamento di Corto. Forse cambierei alcune frasi come “Sei un poppante” che mi riesce difficile in bocca ad un delinquente, o “Capirai che non posso permettere insubordinazioni”, che mi sembra più da manager aziendale che da un giovane delinquente appena assurto al comando.
In compenso, si fa leggere bene, mi piace molto l’alternarsi dei dialoghi tra personaggi con quello interiore.
In conclusione, racconto che non mi fa impazzire, scritto tecnicamente bene con la necessità di rallentarlo per far meglio apprezzare il cambio psicologico.


Era, sarà, di Giorgia D’Aversa

Le Parche incontrano la reincarnazione. Alla lettura, sia la prima che la seconda, ho fatto fatica ad andare oltre l’inizio con questa lunga sequenza di fotografie, racconto quasi di telecronaca sportiva. A spezzare la lettura, ci sono diversi aspetti, come la metafora dell’aggrapparsi come un rapace (forse bastava l’immagine di una persona che stava affogando per far intuire la forze dell’aggrappo - così c’è un’altra immagine, quella del rapace, non funzionale, che si intromette), o stranezze come citare un coltello nel corpo dopo che si fatto capire che il personaggio si era suicidato impiccandosi.
Se è vero che ricorda di essersi ucciso, l’accettazione subitanea della situazione davvero strana sembra un po’ troppo veloce. Anche le considerazioni nel testo come “l’uomo è condannato a soffrire sempre” sembrano un po’ troppo filosofiche e un po’ troppo ampollose, col risultato che non fanno empatizzare con il personaggio. Un po’ lo stesso problema anche con la chiusa tra domanda di senso della vita e risposta della bambina, che risponde indicando la libera scelta quando forse la domanda era (sembra) più complessa; ad esempio, mi verrebbe in mente che chi domanda possa sentire la vita mortale come inutile rispetto a quella divina. Così come non si sa come il personaggio sappia che bevendo la scodella si dimenticherà la vita precedente.
Come sensazioni, passato l’inizio, il racconto l’ho trovato interessante come idea, ma troppo a scatti per apprezzarlo davvero. Ad esempio, è un peccato non sapere quale sarà la prossima vita del nostro personaggio. Mi ha trasmesso un senso di angoscia per questa rinascita senza un miglioramento (com’è ad esempio nella religione induista), ma questo credo che fosse voluto e lo vedo come un pregio.

Il tema è senz’altro del tutto centrato.

Mi piacerebbe rileggere il racconto togliendo molte delle cose iniziali, tutto sommato non così importanti per quello che segue, e facendo diventare esperienza viva raccontata la parte che ora è intellettuale. Senz’altro il racconto ha un bel potenziale. Ho sempre apprezzato i tuoi racconti, questo mi ha preso un po’ meno.


Morte aguzza, di Emiliano Maramonte

Veramente molto, molto splatter. Mi sembra che il gusto del sangue, del gore, abbia preso il sopravvento, fagocitando tutto il resto.
Il racconto è la scena finale di una lunga storia di cui apprendiamo qualcosa (la ragazza che si trasforma, la madre che va via), ma non sappiamo nulla del come sia avvenuta questa trasformazione. Sembrerebbe una famiglia molto religiosa, condizionata da temi come il diavolo, ma anche per persone così è difficile pensare che una figlia che comincia a mutare sia vista come “seme maledetto” e non una malattia, a meno che, ma questo la storia non ce lo dice, ci sia un’epidemia di queste trasformazioni, che sarebbero ben note. Senza questo background sembra veramente troppo folle.
Le frasi sembrano troppo strane. “Accetta il tuo destino” o “La tua morte sarà la purificazione finale” mi sembrano così improbabile per un padre che sta torturando e uccidendo la figlia. Altri elementi mi rendono la sospensione dell’incredulità difficile, come il fatto che la ragazza alla fine rompa le catene ma prima non lo aveva fatto per scappare, o che si stacchi con facilità un corno che, se fosse simile a quello degli animali, sarebbe tutt’uno con il cranio.
Ridurrei al minimo aggettivi come “strumento digrignante” (come fa uno strumento a digrignare?) o “rastrello avido e affilato”.

Non saprei dire se il tema è rispettato. C’è un cambiamento, ma mi manca la “verità duratura”.

Temo che per me, che non sono appassionato di splatter, lo sia un po’ troppo.

Warpedia, di Mauro Lenzi

Idea interessante, ma non ti nascondo che mi sono perso.
All’inizio c’è una scena interessante di guerriglia. Dopo capiamo che Alexander e Sophia si amano. L’attacco al carro armato non ho capito come funziona, ma poco male, è solo un passaggio per creare l’incidente che porta al punto critico: l’accesso al manuale, che con la piastra rotta non sa di quale fazione fornire i contenuti. Un po’ misterioso perché ci debba essere un manuale con entrambe le versioni, mi dà la sensazione di gioco di ruolo, che si amplifica quando Sophia torna dalla morte. Qui ho pensato che siano personaggi di un gioco, di una simulazione, delle intelligenze artificiali coscienti non umane, altrimenti non capisco come possa succedere che una persona con la testa esplosa possa tornare con un nuovo taglio ai capelli!
La sensazione di straniamento c’è anche quando Sophia fa riferimento ai nazisti che mangiano le persone, non credo che sia mai girata e sembra distopica. Ma lo è molto di più questa frase:
Mauro Lenzi ha scritto:Scorro immagini di uomini e donne assurdi, con la pelle bianchissima o giallastra, capelli lisci, talvolta gialli o rossi.
Per perseguire il loro scopo di miscelare le razze in una unica, i comunisti hanno attuato deportazioni di massa...

Allora Alexander e Sophia sono fatti diversi?
Difficile credere che Alexander cambi fazione così facilmente, a meno che non sia un gioco, ma in un gioco vero normalmente non si muore e sicuramente non ci si uccide con carri armati e aerei.
Il racconto mi è piaciuto, ma mi piacerebbe avere qualche risposta in più a queste domande.
Direi che il tema è centrato, visto che rimane immutato il gioco/guerra pur cambiando i personaggi di esso.


L’indagine, di Andrea Leonardi

Giallo con personaggio doppio. Racconto che si legge bene, ma che non riesce a esplorare tutto il suo potenziale. Poco dopo l’inizio ho capito come sarebbe andato a finire e questo me lo ha reso meno intrigante.
I dialoghi sono talvolta strani. “Non mi dica che l’ha notato ora?” sembra un po’ incongruo rispetto alle affermazioni precedenti, e lo è ancora di più come continua, sembra come se la frase fosse rimasta là da una versione precedente. La parte sul termine ricorrente (ma quale sarebbe?), con la risposta che non c’è e la contro risposta “Esattamente!” mi ha mandato in tilt - probabilmente intendeva dire che non c’era nulla in comune, ma sembra strano dirlo partendo dal fatto che c’è un “termine” ricorrente.
La conclusione sembra debole, con la giustificazione che serve più che altro a dirci che ha una personalità sdoppiata. Non ho capito perché De Rosi ringrazi l’ispettore quando gli dice che è un pazzo.
Il tema non mi sembra esserci.
Credo che con un buon editing e ampliando i dialoghi finali potrebbe uscire un racconto piacevole.


Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci

Il racconto mi è piaciuto molto. Mi piace questo intreccio tra l’arte e la vita, fino a non sapere più quale sia la verità, dove si stiano basando i personaggi.
Ci sono un paio di cose che mi piacciono meno. Specie all’inizio, le frasi al presente così spezzate, senza una legatura tra loro, mi rende difficile la lettura, mi fa un po’ l’effetto di una telecronaca. Ad esempio, la frase “Una mano mi tocca il braccio, sussulto“ la sento fredda, non riesce davvero a passarmi un’emozione, sembra quasi un ricordo di chi la sta pensando. Quella successiva, “Mi spezza il fiato, sta rovinando il momento e il calore della rabbia mi raggiunge il collo e le orecchie.”, funziona di più, ma visto che è il punto di vista dell’attore, questa visione dall’esterno del calore della rabbia non mi convince molto, forse potrebbe essere più efficace qualcosa come “sta rovinando il momento, mi tremano le mani, ho voglia di cacciarla” (tanto per fare un esempio).
Alla fine ho molto apprezzato lo stacco di Cecilia, con il suo prosaico “io non ce la faccio più”. Mi sarebbe piaciuto che fosse evidenziato di più, il desiderio concreto di Cecilia contro l’assoluta indisponibilità a legarsi (questa molto ben chiarita) di Amedeo.
Tema assolutamente centrato.
Lavorandoci un poco secondo me è veramente un racconto eccellente, grazie!


Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli

Racconto scritto bene, ma sembra quasi un documentario del tempo che verrà. Il protagonista racconta un po’ lo stato del mondo, con qualche leggera punta personale, come il fatto che gli piacerebbe andare a mare, ma senza che farmi riuscire a empatizzare con il personaggio e la sua situazione, che poi non è molto diversa da quella di molti di noi.
Ci sono alcuni punti che credo interrompano la sospensione dell’incredulità. Uno è questo: “Come poteva suo padre non apprezzare il fatto che il traffico fosse quasi azzerato”. Difficile che si possa fare un paragone del genere da parte di chi non lo ha vissuto. Dall’altro lato abbiamo questo spezzone:
filippo.mammoli ha scritto:«Chi non ha visto e vissuto il mondo prima del 2020 non saprà mai davvero cos'è la libertà.»
Ma che diavolo aveva voluto dire con quella frase che non si stancava mai di ripetere?
E soprattutto, cosa poteva desiderare di diverso Sandro da quello che la vita gli offriva ogni giorno?

Possibile che il padre non gli abbia mai dato una spiegazione, un racconto di com’era? Evidentemente sono mutuamente escludentesi: o il padre ha raccontato o no, ma sembra strano che non abbia raccontato nulla al figlio.
Penso che possa migliorare molto scendendo più nell’intimo del personaggio.
Tema centrato per la parte del cambiamento, meno per quello della verità.


L’indovinello della sfinge, di Valerio Covaia

Un genio che dopo aver fatto il bene dell’umanità la pungola in modo disastroso per cambiare. Il tema è interessante, ma credo di non poterlo credere davvero: aver messo in piedi macchine distruttive estremamente complicate che verranno fermate da una singola persona che risponde all’indovinello: e dov’è il cambio dell’umanità? In che modo rispondere così sarebbe trasformativo?
Il racconto in sé è movimentato, c’è azione. C’è forse un po’ troppo spinta da parte dell’autore, con il nipote così agitato (ma se questa cosa sta andando avanti da tempo, che fretta ha?), la sfinge meccanica che dà molte indicazioni, per poi scomparire, inspiegabilmente, nel nulla.
L’impressione è che come la sfinge pone indovinelli, così vada letto questo racconto, come un indovinello. Lo vedo bene come il seme di un racconto di molto più lungo in cui raccontare la storia di questo decadimento e motivare meglio perché le sfingi e che azioni vanno ad eseguire.
Il tema è senz’altro ben centrato.

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giulio.palmieri
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 28 dicembre 2020, 20:42

Salve a tutti. Ecco i miei commenti e la classifica finale:

1. Morte aguzza (Emiliano Maramonte)
2. Il gattopardo 2.0 (Filippo Mammoli)
3. Era, sarà (Giorgia Aversa)
4. Come la scena priva di sostanza (Debora Dolci)
5. Warpedia (Mauro Lenzi)
6. Cambio al vertice (Luca fagiolo)
7. L’indovinello della Sfinge (Valerio Covaia)
8. L’indagine (Andrea Leonardi)

Ho fatto le seguenti considerazioni: tutti i racconti hanno delle qualità distintive (chi la vicenda, chi lo stile, chi il nocciolo narrativo). Ho però privilegiato le vicende complete (in cui vedo l'arco di trasformazione del personaggio), e le scene in cui, seppur staticamente, viene reso il sentire dei personaggi.


Cambio al vertice (Luca fagiolo)
Allora: il racconto secondo me presenta una grossa pecca di fondo.
Non vedo l'arco di trasformazione del personaggio. Vedo il protagonista entrare sicuro di sé nell'ufficio di Tiberio, in cui da lettore apprendo che è molto rispettato e temuto dagli altri della banda. Poi però, viene semplicemente atterrato dal "gorilla" e costretto alla sottomissione finale, senza alcuna reazione. Reazione che ci si aspetta, data la semina iniziale.
Semina iniziale, che ci dà anche un'altra informazione: il protagonista non teme di essere sentito dal nuovo capo, Tiberio, che considera un "poppante". Insomma, ci leggo un'incoerenza di fondo, che mi dà l'impressione di una serie di azioni calate dall'alto e non vissute dall'interno.
Attenzione anche al passaggio: «Come ti permet–». Che sappia, al posto del trattino ci vogliono i puntini di sospensione.
Il racconto è molto interessante, ma a mio avviso necessiterebbe di più spazio e maggiore coerenza.

Era, sarà (Giorgia Aversa)
Il racconto è molto profondo. Ho apprezzato molto l'ambientazione mitologica nell'antro delle parche. Il filo narrativo funziona: un uomo, morto in maniera violenta, si risveglia nell'antro antico in cui tre divinità primordiali tessono i destini degli uomini, e i suoi interrogativi, il suo spaesamento, l'incontro con le divinità costituiscono la vicenda.
Il finale si presta a significati vari; mi piacciono le battute finali, il contrasto che creano tra il compito delle divinità e la scelta (sempre libera) del protagonista.
Occhio solo a chiudere tutte le domande che emergono dalla narrazione: ad esempio non è chiarissimo perché le tre donne siano una anziana, una ragazza e una bimba. Attenzione anche alla punteggiatura, come in: «Un’altra vita?! Me ne è bastata una». Complessivamente una prova molto buona, che spinge alla riflessione (e non è poco).

Morte aguzza (Emiliano Maramonte)
Il mio parere: la vicenda c'è, e secondo me funziona. Ho letto sino alla fine aspettandomi il solito finale, in cui qualcuno salva la ragazza-mostro, oppure il padre si uccide lasciando la ragazza al suo destino. Invece, mi ha sorpreso la chiusura proposta: il completamento della metamorfosi della ragazza, che uccide il suo torturatore, e prende coscienza di un nuovo inizio della sua vita.
Un paio di punti a cui fare attenzione:
- il pdv. All'inizio siamo immersi nel pdv della ragazza, poi mi sembra che il racconto vada più su un narratore esterno. Narratore esterno che funziona alla grande quando descrivi il momento di sospensione tra i due nel finale. Però, ecco, una maggiore uniformità faciliterebbe la lettura.
- gli aggettivi
Il tema secondo me è centrato: la metamorfosi si compie (e così l'arco di trasformazione del personaggio), e la natura della ragazza emerge in tutto e per tutto: quella è la sua verità.

Warpedia (Mauro Lenzi)
Devo dirti che il tuo racconto mi ha spiazzato: una distopia (si fa per dire) in cui le due opposte fazioni della seconda guerra mondiale si combattono per difendere il popolo. Non è chiarissimo chi sia il nemico: se i fascisti, gli "unificatori" delle razze e fautori del pensiero unico, o i comunisti, fautori delle deportazioni di massa (che ricordano da vicino le attuali politiche di immigrazione di massa). Molto importanti i significati legati alla ricerca da parte del protagonista delle informazioni storiche.
Non è spiegato perché Sophia ricompaia con la svastica, né perché il protagonista abbia necessità di recuperare la propria storia. Quindi ecco, i vari fili narrativi andrebbero dipanati e chiusi del tutto. Il mio invito: focalizzarsi su un centro ben definito (la ricostruzione della Storia da parte del protagonista? la risoluzione del conflitto tra comunisti e nazisti?) e allargare la descrizione del mondo distopico che racchiude quel centro. Gli accenni storici inseriti risultano originali (e attuali).

L’indagine (Andrea Leonardi)
Allora, il racconto si legge dall'inizio alla fine, e la curiosità mi ha spinto sino in fondo, il che non è scontato. La semina iniziale, forse da restringere agli elementi essenziali, porta in effetti all'unica soluzione possibile: il De Rosi come autore dei furti.
Però, bisogna limare bene i dettagli della semina e costruire dall'inizio il movente.
Ad esempio: «Una domestica ha visto un maggiordomo non identificato uscire dalla stanza del vaso. Nessuno è entrato dopo di lui, eccetto che per il De Rosi che ha scoperto il furto. Deve essere lui il ladro.» non mi sembra molto credibile, perché in un ambiente ristretto o l'autore dell'episodio viene identificato oppure vengono interrogati tutti i "maggiordomi" del caso.
Anche il dettaglio: «Ben due uomini scelti dal Signor De Rosi in persona. Ma non hanno visto niente, dicono di essere stati distratti entrambi da un rumore proveniente dal balcone esterno» mi sembra debole (due guardiani che si distraggono? allora erano d'accordo con De Rosi?).
Il movente finale mi pare un po' affrettato. Interessante però che il colpevole abbia costruito tutto per essere fermato da Caserti, come se non potesse fermarsi da solo, ma avesse bisogno di qualcuno per farlo (quindi, ci leggo un principio di schizofrenia nel protagonista, di sdoppiamento della personalità). Il racconto andrebbe sviluppato e i personaggi mostrati a tutto tondo per mostrare tutta la forza dell'idea alla base del racconto.

Come la scena priva di sostanza (Debora Dolci)
Ciao Debora, premetto che il tuo racconto mi è piaciuto. Si respira l'atmosfera del teatro, del sogno, e della realtà dopo lo spettacolo. All'inizio la scena dovrebbe essere maggiormente focalizzata: il lettore è colpito da una serie di sensazioni (ad es. i tonfi, la musica, l'abito argentato di Ariel) che inebriano senza lasciar capire chi siamo e dove ci troviamo.
Poi il tutto procede in maniera abbastanza scorrevole. Nel finale, però, il messaggio è più raccontato che vissuto. Amedeo dovrebbe essere mostrato in scene apposite per far vivere al lettore la sua verità di trovarsi sempre dentro a uno spettacolo. E lo stesso per Cecilia. Quindi credo che il tuo racconto meriti maggiore spazio per mostrare i personaggi e la loro filosofia di vita.
Mi piace comunque l'ambientazione: si vede che hai ambientato il racconto in uno spazio che ti appartiene.

Il gattopardo 2.0 (Filippo Mammoli)
A parte l'inquietudine nel leggere il racconto, molto ben scritto; a parte le immagini che si riallacciano al presente, e che fanno capire quanto la narrazione distopica (sempre per modo di dire) sia un modo per rappresentare la realtà; a parte le riflessioni sull'evoluzione, a me sembra che il pezzo sia l'inizio di un racconto. Uno di quegli inizi in cui il personaggio protagonista, rassegnato, attende un evento che funga da innesco del dramma. Fa anche riflettere che tu leghi quel minimo conflitto del protagonista al concetto di libertà personale. Forse, sarebbe bastato un gesto, un lampo d'azione per dare il conflitto. Anche considerando il pezzo come una trama non classica manca quell'elemento irrazionale e inusuale nel contesto, che faccia propendere verso quel tipo di narrazione. Quindi, secondo me, non ti resta che scrivere il racconto intero :) e in bocca al lupo. A rileggerci.

Aggiungo che ad ogni modo lo stile è impeccabile e nella narrativa breve può starci anche solo dare uno "spaccato" di un mondo, lasciando trasparire inquietudine o suggestioni "sottili" da parte dei personaggi.

L’indovinello della Sfinge (Valerio Covaia)
Allora, il racconto ha un centro molto interessante, e il climax finale dell'indovinello alla sfinge robotica è valido. In più, l'ambientazione costruita aiuta. Però, lo stile va ripulito delle informazioni in eccesso, e bisognerebbe creare un crescendo verso quel climax che faccia un po' tremare il lettore, dandogli un finale non immediato. Nei dialoghi, dovresti proprio limitarti all'essenziale. Faccio un esempio (sempre a titolo personale):

«Signor Vale, le ho già detto che sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick, una volta chiusa violentemente dietro di sé la porta a vetri della centrale di polizia.
«Mi ascolti soltanto per un secondo soltanto, capitano!».

Potrebbe diventare:

«Signor Vale, sono molto impegnato!», sbraitò Albert Patrick.
«Mi ascolti, capitano».

Poi, occhio ai particolari: se nell'incipit Albert Patrick sbatte la porta, non sappiamo se il ragazzo (che viene introdotto dopo) resta nel suo ufficio o rimane fuori.
Il mio consiglio è di mantenere il centro della narrazione e di riscrivere il racconto limandolo all'essenziale.

Spero di aver dato qualche consiglio utile, e vi ringrazio per i vostri racconti.
Ultima modifica di giulio.palmieri il mercoledì 30 dicembre 2020, 14:12, modificato 1 volta in totale.

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maurizio.ferrero
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » martedì 29 dicembre 2020, 20:35

Cambio al vertice
Il tuo è un buon racconto, scritto con grande capacità, che ha però il problema di non spiccare per originalità fino al finale. La disgustosa chiusura è efficace ed è una variante molto Pulp al classico "ammazziamolo di botte per dargli una lezione". L'ho apprezzata.
I personaggi purtroppo non si discostano molto dallo stereotipo del "criminale medio". Data la storia molto classica avresti potuto giocare sull'inserire personaggi un po' meno comuni, con qualche guizzo di particolarità. Ma capisco e so perfettamente che tempo e caratteri siano tiranni.
Il tema è centrato: il "cambiare tutto per non cambiare niente" tipico del mondo della criminalità si sente bene.
Un trip mio che non c'entra nulla con il commento: il nome Tiberio, poco comune, mi ha fatto saltare in mente un'ucronia tipo "Camorra nell'antica Roma". Secondo me è da tenere a mente!

Era, sarà
Tra tutti i racconti del girone credo che il tuo sia quello che meglio aderisce al difficile tema proposto.
Si lascia leggere con piacere, come da tua tradizione si rifà a una versione modernizzata del mito greco e la domanda finale della bambina crea un finale aperto che lascia il lettore con un piacevole senso di dubbio. Molto ben giocato!
Le sensazioni sono ben descritte nel pdv del protagonista. Se proprio volessi andare a cercare il pelo nell'uovo ti direi che avrei voluto sapere qualcosa di più sulla vita del protagonista, ma alla fine non è nemmeno così importante e gli indizi che hai seminato sono più che sufficienti.
Non so ancora bene come piazzarti, ma credo che il tuo sia uno dei migliori (se non il migliore) del girone.

Morte aguzza
Ormai ci leggiamo a vicenda da parecchio, quindi lasciatelo dire: con tutti questi aggettivi mi hai ammazzato!
"umide e maleodoranti", "avido e affilato", "storpia e atrofizzata", "ruvido e nauseabondo", solo per citarne alcuni. Rallentano la narrazione e poco aggiungono alla storia. Una volta in un manuale di scrittura lessi che per descrivere qualcosa è sufficiente un aggettivo, per permetterti di metterne due devi essere un maestro. Ora, questo non è sempre vero e ci sono casi in cui due aggettivi stanno benissimo, ma in una narrazione improntata sulla violenza credo che le frasi debbano essere brevi, concise, una sorta di martello pneumatico che scava nella testa del lettore.
Non voglio però massacrarti, quindi passiamo ai lati positivi: la scena funziona, amo le storie violente e il genere body horror, quindi l'idea su di me ha fatto colpo. Mi piace la metamorfosi subita dalla ragazza torturata, il richiamo sessuale finale in cui è lei a penetrare il suo torturatore. Buona idea, a cui però mancano un po' di informazioni di base: non sappiamo se le credenze di sue padre, sul sangue "maledetto", siano vere o se Clarissa si stia trasformando per qualche altro motivo. Mi sembra un buon inizio per un bel B-movie horror, ma appunto è un inizio. Manca qualcosa, e si vede.
Per quanto riguarda l'aderenza al tema, è parziale: c'è il cambiamento, ma perché dovrebbe essere l'unica verità duratura? Forse perché non è chiaro cosa l'abbia innescato, e le credenze sulla metamorfosi diabolica siano, appunto, credenze? Ci potremmo essere, ma è proprio sfiorato.

Warpedia
Il tuo racconto è scorrevole e si legge bene, ma, come tu stesso hai confermato, mancano delle spiegazioni che facciano comprendere del tutto la trama.
Non fraintendetemi, è un bell'affresco di un mondo distopico in cui la guerra tra due fazioni opposte viene regolata fornendo loro informazioni contraddittorie tramite questa Warpedia (e fin qui è tutto chiaro), ma il vero fulcro della vicenda, ovvero il ritorno di Sophia dopo la sua uccisione, non viene minimamente spiegato.
L'unica spiegazione che ho saputo darmi senza andare a leggere tutte le tue precisazioni (che sono un "più" che non deve influenzare il giudizio del racconto in sé) è che l'ambientazione che proponi sia una sorta di grande videogioco in cui, chi muore, "respawna" nella fazione opposta (meccanica tipica dei Battle royale).
Ambientazione a parte, la scrittura è solida, si lascia leggere con piacere e il pdv è ben mantenuto.
L'idea della Warpedia è azzeccata e ben condotta.
Tema centrato, e direi anche in maniera eccellente.

Un'indagine
Ho avuto l'impressione che al tuo racconto mancassero dei pezzi. È evidente che tu abbia dovuto accorciarlo di molto per farlo rientrare nei termini del contest, con l'effetto che l'intera trama risulta risicata, in particolare nella seconda parte.
A proposito della trama, ho avuto difficoltà a capirne il senso, tanto che ho dovuto leggerla tre volte per essere sicuro di non essermi perso niente. Alla fine mi rimangono comunque parecchi interrogativi. Il signor De Rosi compie i furti da solo e poi tenta di uccidere suo figlio... Il punto è: perché? Le due cose non sono minimamente collegate e viene fornita una motivazione solo alla seconda delle due, tanto che non capisco come il commissario abbia potuto collegare i fatti e trovare la soluzione.
Nella seconda parte non ho capito che il detective era nascosto nell'armadio finché non è uscito, e visto che il pdv è il suo non è una buona cosa.
Insomma, ho in generale fatto molta fatica a orientarmi e anche alla fine non riesco a trovare un grande senso nella vicenda...
Tra i lati positivi ti posso dire che la scrittura è buona, il pdv è generalmente ben mantenuto (tranne quel dettaglio sull'armadio della seconda parte), ma gli evidenti tagli non hanno giocato a favore della storia.
C'è il cambiamento, che si rivela anche essere la soluzione del caso, quindi direi che il tema è centrato

Come la scena priva di sostanza
Ho trovato il tuo racconto di difficile lettura (ma non è necessariamente un difetto) e piuttosto confusionario nella prima parte. Ho capito quasi subito che si parlava di teatro, ma ho faticato molto a capire dove si trovassero i protagonisti fino a che, alla fine, non dici chiaramente che vanno in scena.
L'incipit "la penombra è satura di respiri, ecc." non contiene descrizioni concrete e non aiuta per niente a capire dove si stia svolgendo la scena e chi sia presente, particolari che vengono svelati man mano ma che rendono difficile immaginarsi coerentemente la situazione.
Nella seconda parte il testo migliora, diventando molto più concreto e semplice da figurare. Anche se alcune figure che proponi mi hanno fatto salire dei dubbi ("facchini fantasma" in primis) mi sembra decisamente meglio descritto.
Ti suggerirei di cercare più concretezza in quello che descrivi, la narrazione ne gioverà.
Il tema è centrato in maniera interessante. La mutabilità dei personaggi del teatro si focalizza bene in Amedeo, tanto preso dai suoi molti ruoli da iniziare a perdere sé stesso.

Il Gattopardo 2.0
Sinceramente parlando: giocare sui temi d'attualità per imbastire una storia lo trovo sempre un metodo un po' pigro per approcciarsi al contest, tento sempre di evitarlo. Ma capisco anche che si tratti di un mio gusto personale, per cui non inficierà il giudizio nei confronti del tuo racconto.
L'ambientazione distopica che ci descrivi è tratteggiata con maestria. Le misure di contenimento messe in atto sono perfettamente coerenti con uno sviluppo estremo di quelle che stiamo vivendo, da questo punto di vista ti faccio i complimenti per l'organicità della tua visione.
Purtroppo, causa spazio e necessità di dilungarsi con i dettagli, il racconto si ferma lì. È una storia non-storia, che gioca sulla presenza di un protagonista anonimo per dare informazioni sul mondo che lo circonda, senza che ci sia alcuna concretezza nella vicenda.
È quello che volevi fare e l'hai saputo fare bene. Però trovo che manchi un quid, un qualcosa che mi faccia prendere bene alla vicenda.
Ti segnalo un errore di PdV: hai mantenuto quello di Sandro per tutto il racconto, sebbene limitato al suo pensiero, ma sei scivolato sul narratore esterno in questa frase: "E soprattutto, cosa poteva desiderare di diverso Sandro da quello che la vita gli offriva ogni giorno?".
Fosse stata pensata da Sandro, in prima persona, sarebbe risultata più efficace.
Il tema è centrato.

L'indovinello della Sfinge
Il tuo racconto non mi ha convinto del tutto. L'idea è interessante, le versioni futuristiche dei miti antichi mi hanno sempre affascinato (adoro Stargate), ma il modo in cui l'hai impostato fa sorgere più di una problema.
C'è tanto da dire, e lo spazio è poco. Ciò fa saltare all'occhio la criticità principale, ovvero che il dialogo tra lo scienziato e il poliziotto risulta troppo impostato e colmo di informazioni che escono fuori in maniera forzata, essendo rivolte più che altro al lettore.
Mi è piaciuto l'indovinello della sfinge, si rifà al mito e sta bene nel contesto, ma credo che l'essere fornisca troppe informazioni per trovare la risposta. "L'angolo della testa" è molto rivelatorio, e trovo tanto difficile da credere che il protagonista sia stato l'unico in grado di risolverlo.
Il tema è centrato.

CLASSIFICA
1. Era, sarà di Giorgia D'Aversa
2. Il Gattopardo 2.0 di Filippo Mammoli
3. Cambio al vertice di Luca Fagiolo
4. Come la scena priva di sostanza di Debora Dolci
5. Warpedia di Mauro Lenzi
6. Morte aguzza di Emiliano Maramonte
7. L'indovinello della Sfinge di Valerio Covaia
8. L'indagine di Andrea Leonardi

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Davide Di Tullio
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » giovedì 31 dicembre 2020, 9:48

Buongiorno a tutti

ecco la mia classifica:

1) Cambio al vertice

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2) Come la scena priva di sostanza

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3) Era, sarà

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4) Morte aguzza

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5) Warpedia

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6) L'indagine

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7) L'indovinello della sfinge

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8) Il Gattopardo 2.0

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Andrea Lauro
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » giovedì 31 dicembre 2020, 10:11

CLASSIFICA:
1. Cambio al vertice, di Luca Fagiolo
2. Warpedia, di Mauro Lenzi
3. Era, sarà, di Giorgia D’Aversa
4. Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci
5. Morte aguzza, di Emiliano Maramonte
6. Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli
7. L'indagine, di Andrea Leonardi
8. L’indovinello della sfinge, di Valerio Covaia

Cambio al vertice, di Luca Fagiolo
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Warpedia, di Mauro Lenzi
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Era, sarà, di Giorgia D’Aversa
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Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci
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Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli
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L’indovinello della sfinge, di Valerio Covaia
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L'indagine, di Andrea Leonardi
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antico
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 31 dicembre 2020, 17:25

Avete già ricevuto sette classifiche, ve ne manca soltanto una.

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Giacomo Puca
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » sabato 2 gennaio 2021, 18:22

La mia classifica:

1. Era, sarà
2. Cambio al vertice
3. Come la scena priva di sostanza
4. Warpedia
5. Morte aguzza
6. L'indagine
7. L’indovinello della sfinge
8. Il Gattopardo 2.0

I Commenti:
1. Era, sarà
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2. Cambio al vertice
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3. Come la scena priva di sostanza
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4. Warpedia
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5. Morte aguzza
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6. L'indagine
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7. L’indovinello della sfinge
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8. Il Gattopardo 2.0
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In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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antico
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » sabato 2 gennaio 2021, 18:32

Avete ricevuto tutte le classifiche.

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antico
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Re: Gruppo UBERMENSCH: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 7 gennaio 2021, 15:11

Ecco a voi i miei commenti e classifiche:

1) Era, sarà, di Giorgia D’Aversa
La chiusa è una gemma con questa piccola Moira che soffia nelle orecchie del protagonista quelle ultime parole. Ho trovato un solo problema evidente ed è l'accenno al coltello, mi sfugge il significato. Il tema è molto bene affrontato. Forse l'intro potrebbe scorrere meglio, ho faticato a immergermi. Pollice quasi su per me.
2) Come la scena priva di sostanza, di Debora Dolci
Un racconto che mi è piaciuto molto e per un attimo sono stato incerto sul pollice su, abbagliato dalle sue potenzialità. Appunto, potenzialità. Premetto che il mio giudizio rimane un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, ma due criticità vanno sistemate: 1) tutta la parte iniziale va resa più semplice, soprattutto nell'accogliere il lettore e 2) il finale con lui che si chiede chi sarà domani mi è parso strano perché uno spettacolo viene portato in scena per settimane e non si cambia da un giorno all'altro, soprattutto se non lo fai per gioco, ma per mestiere come il protagonista. Infine una nota proprio su Amedeo che, mio parere, andrebbe approfondito maggiormente perché la sua caratterizzazione tende a impaludarsi sulla sua eccentricità senza andare a fondo scavando nel suo profondo. Insomma, bello, ma potrebbe essere bellissimo.
3) Cambio al vertice, di Luca Fagiolo
Parto dalle criticità: 1) una partenza lenta con il protagonista che scopre che il capo è stato arrestato con una battuta leggera leggera tipo "Era buona la pastasciutta in mensa" in più con l'aggravante che, pur essendo uno degli uomi di fiducia, non avesse ancora sentito nulla in giro e 2) ce lo presenti arrogante e sicuro di se stesso, ce lo sviluppi arrogante al punto da alzare le mani su Tiberio e poi ce lo trasformi in un agnellino come se niente fosse. Sembrano due problemi distinti, ma in verità ci vedo una costante ed è una tua propensione, in questo racconto (ma che in certa parte può essere ritrovata anche in altri tuoi lavori), a non dare il giusto peso a certi momenti importanti, non li carichi abbastanza dando per scontata la loro rilevanza. Detto questo, il racconto mi è piaciuto e si legge bene. Il tema lo si ritrova e la scena è bella forte. Direi un pollice tendente verso l'alto in modo convinto, ma non brillante.
4) Il Gattopardo 2.0, di Filippo Mammoli
Paghi il fio, sostanzialmente, di un lungo spiegone sul macrocontesto e per questo avrei potuto penalizzarti parecchio però ho rinvenuto il quid del discorso sulla libertà e di come questa umanità non ne senta più il bisogno,elemento che fornisce una bella ragione d'essere al tutto. Detto questo, andrebbe lavorato ancora di più, magari inserendo una chiamata esterna e quindi un dialogo che aiuti a sviluppare movimento al tempo stesso fornendo ulteriori sviluppi sulla problematica. Per me, allo stato attuale, questo è un pollice su bello solido che piazzo dietro al pari valutato racconto di Fagiolo proprio per una sua maggiore, intriseca, staticità.
5) Morte aguzza, di Emiliano Maramonte
Ho apprezzato molto il fatto che tu abbia mantenuto lo stesso registro per tutto il racconto e se non fosse per la quasi certezza che tu abbia cominciato a scrivere un po' a braccio senza un piano preciso in mente sono convinto che stavi per fare il botto, in positivo. Invece parti dandoci l'idea che la tortura si prolunghi da tempo e che proprio quella sera il padre abbia deciso di farla finita (perché?) e non utilizzi adeguatamente lo strumento del dialogo per sviluppare una dialettica che ti avrebbe permesso di seminare adeguatamente tutte le informazioni per il contesto allo stesso tempo lavorando sui caratteri. Insomma, per me hai parecchio talento per il registro "duro", ma qui, forse, non ci hai creduto troppo neppure tu lasciandoti andare a briglie troppo sciolte. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo non brillante che si piazza davanti al racconto di Lenzi per una maggiore compattezza interna.
6) Warpedia, di Mauro Lenzi
Per me un testo dev'essere primariamente funzionale in ogni sua parte rispetto al suo complesso e qui, al netto delle tue intenzioni iniziali, lo scatafasci con quel finale pregno di potenzialità, ma buttato lì a macerarsi e macerare l'ottima costruzione che avevi imbastito fino a quel punto. Non c'è semina che lo prepari e non ci sono indicazioni per integrarlo nel tutto. Anche tutto il discorso sul fumo non arriva al lettore per come erano le tue intenzioni e questo è un vero peccato. Pollice quasi su per tre quarti, pollice giù sul finale per un overall di pollice tendente verso l'alto in modo non brillante.
7) L’indagine, di Andrea Leonardi
Sì, Andrea, l'obbiettivo è proprio quello di imparare a scrivere nei limiti proponendo un racconto nato per quei limiti e quindi fai bene a tentare di modificare il tuo approccio, come hai sottolineato nella tua risposta. Qui è più evidente di altre volte perché tutta la seconda parte appare raffazzonata con quel pdv problematico (e se ha dato fastidio a me che, di solito, tendo a non essere pignolo allora vuol dire che è proprio pesante), quel bambino di cui non si è mai percepita la presenza, neppure nella prima parte, e quella risoluzione del caso un po' troppo accelerata con il lettore che non capisce come il protagonista l'abbia intuito e il De Rosi che fa una confessione ai limiti dell'assurdo. Per me stiamo su un pollice ni tendente verso il positivo.
8) L’indovinello della Sfinge, di Valerio Covaia
L'impressione che ho tratto dalla lettura è di una certa ingenuità di fondo (lo dico con accezione positiva, sia chiaro). Il messaggio di cui vuole essere portatrice la Sfinge è banalotto e la risoluzione dell'enigma è gratuita, nel senso che non è affrontata dal testo in quanto si parte che già ce l'ha e l'unico movimento è rappresentato da una difficoltà di interazione che non aggiunge nulla al tema e che sembra raccontata solo per macinare caratteri. Bella l'idea della Sfinge, ma, di nuovo, non è che fosse poi sto gran genio a pensare che bastasse risolvere un banale enigma per poi sparire con la certezza di avere salvato il mondo. Per me un pollice ni.

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