La galerie des glaces

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Debora D
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La galerie des glaces

Messaggio#1 » martedì 19 gennaio 2021, 0:20

La galerie des glaces
di Debora Dolci

I giardini di Versailles sono oltre le finestre ad arco, sembrano interessanti, c’è anche un trenino. Ma noi siamo nella galleria piena di gente che fotografa i lampadari di cristallo.
«Che meraviglia!» Mamma si fa largo fra una coppia di asiatici e una di anziani col cappello. «Luigi XIV fece costruire la galleria degli specchi al posto di una grande terrazza.» Ruota verso di noi e la sua gonna la segue allargandosi.
Sorride, è il segnale per una lunga spiegazione. «Era il Re Sole e voleva che questo luogo fosse un monumento alla luce.»
«Doveva essere proprio uno simpatico.» Schivo un tizio a naso in su che cerca di riprendere con il telefono i dipinti: un puzzle di figure volanti che ci fissano dall’alto.
Papà ridacchia e mi strizza la spalla. «Avanti Michy, vedrai che ti piacerà, ma attento a non sparire.»
Sospiro, ci staremo tantissimo. Mamma prende papà sotto braccio e mi tende la mano. «Vieni a vedere.»
Mi arrendo e la seguo fino alla parete opposta al giardino. Ancora cristalli, stavolta sono in cima a un piedistallo retto da tre bambinetti grassi e dorati.
Gli specchi ci sono davvero, quadrati di vetro che riempiono tutti gli archi. E riflettono noi tre insieme, con i bermuda e le maniche corte, fra i gruppetti di persone. Dietro i giardini sembrano vicinissimi. «Forte» mormoro.
Mamma allarga le braccia. «La galleria è lunga più di settanta metri e comunica con l’appartamento del re, anche allora ci passava moltissima gente.» Solleva una mano verso l’alto. «Lassù sono raffigurate le vittorie di Luigi XIV…»
Papà la tiene ancora per mano e sono spalla a spalla. Stanno così in pace che io potrei anche sparire un attimo.
Faccio due boccacce a me stesso e mostro la lingua. Scivolo di lato e sfuggo alla voce della mamma. Supero un’anfora rossa e il busto di un qualche romano. Ancora un poco e sarò scampato alla lezione di storia dell’arte.

La galleria è lunghissima: specchi e colonne rosse e statue moltiplicati due volte. Procedo a passi laterali come i gamberi, attraverso il riflesso ammicco a un signore in pantaloncini rosso pomodoro. Ridicolo!
Ancora un passo, il rumore diminuisce un po’. Dagli specchi spariscono le persone, resta solo il giardino. Qui è più fresco e i lampadari brillano per le candele. Saranno migliaia e oscillano ripetute sulle superfici. «Forte.»
Mi trovo davanti un ragazzino. Ha una giacchetta azzurra con un grosso spillone d’argento e un ridicolo colletto di pizzo. Sorride solo con le labbra, tiene in mano un frustino.
Mette un dito davanti alla bocca e io chiudo la mia.
È in piedi accanto al mio riflesso, vicinissimo. Le candele oscillano e anche i lampadari, la penombra si fa più spessa. Ora è freddo. Boccheggio.
Il cuore mi salta nelle orecchie e contro i polsi, sono immobile. È lì, è reale e fa ancora cenno con la mano.
Si mette una mano sul petto e punta il dito contro di me.
«Vuoi… vuoi che venga lì?»
Un altro movimento con il mento.
«Ma posso farlo?» Ho sempre freddo. È buio e ci sono solo le candele. Perché è buio? C’era il sole e faceva caldo…
Scuoto la testa. «Non posso venire nello specchio, io non posso.» Stringo i pugni. C’è un brusio alle mie spalle, ma sono bloccato.
Il bambino vibra il frustino verso la sua sinistra. C’è una porta alta e sottile, scura. Deglutisco.
Potremmo correre tra gli specchi. Sempre…

Mia madre compare nello specchio. «Michelangelo!»
Mi giro e strizzo gli occhi. Papà sta facendo una foto a una famiglia, mamma ha le braccia conserte. «Michy, sai che non ti devi allontanare! Mi hai fatto spaventare!»
Il bambino è svanito. Sono sudato, la luce del sole allaga la galleria. «Le candele… sui lampadari non ci sono più...»
«Quali candele?»
Papà ci raggiunge, la famigliola lo saluta con dei “grazie” dall’accento tedesco. Lo abbraccio e schiaccio il naso contro la sua pancia.
«Tesoro, che succede?» Mamma mi prende per le spalle, mi passa una mano sul viso.
«Non voglio sparire, mamma!»
Lei mi stringe e mi dà un bacio sulla testa. «Va bene, sei perdonato!»
Papà mi dà un colpetto sulla spalla. «Andiamo, ci sono ancora i giardini da vedere!»
Annuisco, mi metto fra di loro. Attraversiamo un’anticamera. Da un quadro un bambino con una giacchetta azzurra e un frustino sotto braccio ci spia.
«Mi dispiace» sussurro ed esco nel sole.



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antico
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#2 » martedì 19 gennaio 2021, 0:24

Ciao Debora! Caratteri e tempo ok, buona Specularia Edition!

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Sirimedho
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#3 » martedì 19 gennaio 2021, 18:59

Buonasera Debora,

un bambino incontra un bambino fantasmatico al di là dello specchio. Un po’ è tentato di seguire il suo invito ad entrare nell’al di là, ma poi si spaventa e ritorna in sé alla presenza dei genitori.

Ho apprezzato il cambio di tono, da quello gaio della visita dei genitori a quello silenzioso e più oscuro del contatto del bambino con il bambino al di là. Mi è anche piaciuta la chiusa in cui il bambino si dispiace di averlo lasciato solo. Il testo in corsivo "Potremmo correre tra gli specchi. Sempre…” immagino sia del bambino oscuro, forse inviata telepaticamente o forse solo intuita dal nostro eroe - così però rimane un po’ appesa.

In generale il racconto non mi ha preso molto, il tema del mondo al di là dello specchio è ben noto e in questo caso non mi ha trascinato. Forse è troppo breve l’episodio del contatto e troppo forte il senso finale di rimpianto (che mi sembra un punto forte del racconto) rispetto al brevissimo episodio.

Non mi torna che la madre viene descritta prima con una gonna e poi con i bermuda, ma è cosa da poco.

Mi piacerebbe rileggerlo con maggiore spazio a questa relazione tra bambini.

Buon contest!

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filippo.mammoli
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#4 » giovedì 21 gennaio 2021, 14:04

Ciao Debora,
wow che racconto!
Complimenti davvero! Hai preparato l'atmpsfera in modo molto nitido e realistico, nei dialoghi e nei pensieri del bambino, per poi piazzare una svolta inaspettata e bellissima a metà del racconto.
Anche il finale ha dell'originalità: avresti potuto far sparire il bambino o giocarti tutto con un plot twist ad effetto, visto che te lo eri preparato alla grande, Invece no, cambi ancora, fai leva sull apaura molto realistica di un bambino e fai ancora centro.
Mi piace il linguaggio e la semplicità delle descrizioni, funzionali e mai prolisse.
Il freddo improvviso del bambino e il buio davanti allì'altro bambino dello specchio li ho sentiti addosso e ho provato un brivido.
L'intromissione di un elemento a metà tra il fantastico e l'horror è stata dolce ma vibrante, senza rotture e sembra tutto molto naturale.
Il tema è trattato con specchi fisici ma anche metaforici.
Non ho appunti da farti, solo da dirti brava!

alexandra.fischer
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#5 » giovedì 21 gennaio 2021, 20:11

LA GALERIE DES GLACES di Debora Dolci Tema centrato. I punti di forza sono la descrizione della Galleria degli Specchi di Versailles. Perché è sempre bello divertire il lettore istruendolo e tu ci sei riuscita bene. Sembrava di essere lì, a rimirarli, e vedere il riflesso dei giardini e gli affreschi con il Re Sole che ha il volto del Dio Apollo. Anche le descrizioni degli oggetti d’arte sono indovinate (i putti sul piedistallo, le l’anfora rossa, le statue che riempiono il luogo) ed è un colpo da maestro aver mostrato il tutto attraverso le spiegazioni della madre al piccolo Michy: vero il fatto che il Re Sole avesse scelto tutti quegli specchi per fare entrare più luce e ribadire il proprio splendore di sovrano, vista anche la vicinanza ai suoi alloggi. Intrigante anche l’incontro con un bambino del passato (dall’abbigliamento, giacchetta azzurra, cravatta di pizzo con spillone d’argento e frustino, pare associato all’epoca del Re Sole. E si sente solo, poverino, tanto da invitare Michy a giocare con lui attraverso lo specchio). Molto umana la reazione del piccolo Michy, lui preferisce restare con i genitori. E godersi lo spettacolo di turisti di tutte le età (incluso il buffo tipo in pantaloni color pomodoro). Bella la sorpresa del quadro: il piccolo nello specchio è forse il fantasma di un nobile morto bambino. Trovata astuta per rendere aperto il finale e far continuare la storia.
Difetti: nessuno.

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GiulianoCannoletta
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#6 » venerdì 22 gennaio 2021, 16:20

Ciao Debora, piacere di averti letto.
Il punto di forza di questo racconto a mio parere sta nell'atmosfera che crei, e soprattutto nel cambio di atmosfera a secondo della scena. Una prima parte più spensierata, una seconda più culpa e una sorta di risveglio nel finale.
La vicenda in sé, però, non mi ha coinvolto molto, e mi ha lasciato un po' un senso di incompletezza.
Tema decisamente centrato.
A rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Debora D
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#7 » sabato 23 gennaio 2021, 10:26

GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Debora, piacere di averti letto.
Il punto di forza di questo racconto a mio parere sta nell'atmosfera che crei, e soprattutto nel cambio di atmosfera a secondo della scena.
Giuliano


Sirimedho ha scritto:Buonasera Debora,
Non mi torna che la madre viene descritta prima con una gonna e poi con i bermuda, ma è cosa da poco.


Grazie del commento a entrambi e della segnalazione (riformulerò la frase). Sono comunque soddisfatta che abbiate colto l'atmosfera e il tema. A presto.

filippo.mammoli ha scritto:Ciao Debora,
Hai preparato l'atmpsfera in modo molto nitido e realistico, nei dialoghi e nei pensieri del bambino, per poi piazzare una svolta inaspettata e bellissima a metà del racconto.
...
Il freddo improvviso del bambino e il buio davanti allì'altro bambino dello specchio li ho sentiti addosso e ho provato un brivido!


wow che commento, grazie Filippo!
Sono contenta che la costruzione dell'atmosfera sia stata efficace e anche che ti sia piaciuto il finale, l'ho riscritto tre volte. Averti regalato un brivido è una grande soddisfazione. :)

alexandra.fischer ha scritto: Sembrava di essere lì, a rimirarli, e vedere il riflesso dei giardini e gli affreschi con il Re Sole che ha il volto del Dio Apollo. Anche le descrizioni degli oggetti d’arte sono indovinate...

Grazie mille, Alexandra per essere passata! La cosa che mi fa piacere è essere riuscita a portarti nella Galleria insieme ai personaggi! Quando l'ho visitata, mi sentivo come la mamma di Michy ed è subito comparsa nella mia mente appena letto il tema. Piccola curiosità: il quadro esiste veramente e si trova proprio a Versailles anche se in una stanza diversa, così come tutti gli elementi che ho citato. :)
buona Specularia edition!

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Gennibo
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#8 » sabato 23 gennaio 2021, 11:52

Ciao Debora e piacere di leggere un altro tuo racconto, ho apprezzato il modo in cui hai gestito le descrizioni, mi sono vista vagare tra i corridoi di Versailles, e ho trovato affascinante questo fantasma che a un certo punto crea un’atmosfera gotica.
Bello: un puzzle di figure volanti che ci fissano dall’alto.
Ti faccio notare un paio di cose, ma sono dettagli minimi, tipo:
Ma noi siamo nella galleria piena di gente…
Quel “noi siamo” mi ha rallentato la lettura e non sono riuscita a figurarmi quanti e chi fossero quel “noi”
Che ne dici di sostituire “gente” con “turisti”?
Farei parlare una guida turistica, qualcosa che dia l’impressione di un sottofondo cattedratico, e la mamma potrebbe seguire questa guida affascinata, così si capirebbe che è stata lei a trascinare lì la famiglia.
Domanda: perché il papà dice al ragazzino attento a non sparire? (so che lo hai messo per giustificare quello che fa il ragazzino dopo, ma sembra messa in funzione della tua idea, invece che in funzione della storia; per dire, sarebbe bastato un: cerca di non sparire come il tuo solito.
C’è l’assonanza voleva e doveva. E poi mi chiedo se il rosso è un caso o ci hai pensato. Anfora rossa, colonne rosse, pantaloni rossi. Se è il primo stai attenta, se è il secondo ok.
Comunque a parte qualche dettaglio del genere direi molto bene.
Alla prossima e buona Edition!

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Debora D
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#9 » sabato 23 gennaio 2021, 12:35

Gennibo ha scritto:Ciao Debora e piacere di leggere un altro tuo racconto, ho apprezzato il modo in cui hai gestito le descrizioni, mi sono vista vagare tra i corridoi di Versailles, e ho trovato affascinante questo fantasma che a un certo punto crea un’atmosfera gotica.
Bello: un puzzle di figure volanti che ci fissano dall’alto.

Ciao, Isabella, mi fa piacere di averti portato a Versailles per un po'.

Ti faccio notare un paio di cose, ma sono dettagli minimi, tipo:
Ma noi siamo nella galleria piena di gente…
Quel “noi siamo” mi ha rallentato la lettura e non sono riuscita a figurarmi quanti e chi fossero quel “noi”
Che ne dici di sostituire “gente” con “turisti”?

Sì, hai ragione, sarebbe più efficace.
Farei parlare una guida turistica, qualcosa che dia l’impressione di un sottofondo cattedratico, e la mamma potrebbe seguire questa guida affascinata, così si capirebbe che è stata lei a trascinare lì la famiglia.


Qui volevo dare l'impressione della mamma fissata con la storia dell'arte e una guida toglierebbe a lei la caratterizzazione che volevo darla, ma sarebbe buono farne passare una con un gruppetto di turisti e cogliere qualche parola.

Domanda: perché il papà dice al ragazzino attento a non sparire? (so che lo hai messo per giustificare quello che fa il ragazzino dopo, ma sembra messa in funzione della tua idea, invece che in funzione della storia; per dire, sarebbe bastato un: cerca di non sparire come il tuo solito.

Ho immaginato la classica raccomandazione: non allontanarti da noi e non perderti con una scelta lessicale che poi fosse ripresa dal bambino alla fine. Con più caratteri aggiungerei qualche parole per renderlo meno finto.

C’è l’assonanza voleva e doveva. E poi mi chiedo se il rosso è un caso o ci hai pensato. Anfora rossa, colonne rosse, pantaloni rossi. Se è il primo stai attenta, se è il secondo ok.

Tutto voluto: gli arredi sono quelli che trovi davvero nella Galleria. Luigi XIV scelse i colori caldi perché voleva un tripudio di luce quindi oltre a specchi e affreschi, si trovano moltissimi elementi in oro e marmo rosso. I pantaloni pomodoro volevo fossero un elemento comico proprio in mezzo a colori tanto simili.[/quote]

Grazie del tuo commento e delle indicazioni sempre puntuali!
Alla prossima edizione

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Gabriele Dolzadelli
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#10 » domenica 24 gennaio 2021, 0:00

Ciao Debora, piacere di leggerti.
Il tuo è un racconto dalle sfumature horror ma dal tocco delicato. Mi è piaciuta quella sensazione di ambiguità, in cui non si capisce se il bambino sia un fantasma o se lo specchio sia una sorta di portale verso il passato. Almeno, io ho trovato possibili entrambe le interpretazioni. Direi che tutto è reso molto bene e il tema è preso in pieno, con il bambino riflesso più vicino di quello che sembra.
Poche note stonate. Una, che ti hanno fatto già notare, il particolare della gonna della mamma che diventa bermuda poco più avanti. L'altro è l'età indefinita del protagonista. Molte cose lasciano intendere sia un bambino ma attraverso i dialoghi iniziali io lo immaginavo adolescente. Sono state due cose che stridevano un po' l'una con l'altra.
Per il resto, ottima prova. A rileggerci!

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Mauro Lenzi
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#11 » mercoledì 27 gennaio 2021, 17:41

Nota per tutti i membri del gruppo T-REX.
Con l’eccezione di un esordio (meritevole di grande rispetto), le vostre opere sono tutte di buon livello. Per cui troverete pochi complimenti; spero non me ne vogliate, ma ho pensato che vi sarebbero più utili le osservazioni. Queste, in buona parte, le ho interpretate come suggerimenti per un’ipotetica seconda stesura.
Ho scritto i miei commenti a caldo durante e subito dopo la lettura, e poi ho guardato la parte dei commenti successivi ed eventualmente aggiunto qualcosa.
Visto l’alto livello del vostro gruppo, in classifica le posizioni dalla prima alla penultima rappresentano comunque una valutazione positiva dell’opera.


Ciao Debora,

Ti dico subito che il racconto mi è piaciuto come storia, stile a adesione al tema.
So che tu sei molto attenta ai dettagli per cui molte cose che ti segnalerò saranno finezze che valuterai tu come inutili pignolerie o spunti utili in ottica di miglioramento costante.
Questo perché mi rendo conto che ora sembra che arriverà un’infilata di critiche come a dire che il racconto è fatto male, e no, non è quello che penso. È solo questione di dove puntiamo la lente d’ingrandimento. Dove spero sia utile per te.

“Ma noi siamo nella galleria piena di gente che fotografa i lampadari di cristallo.”
Questa è una frase che mi sembra un po’ troppo ingenua nel suo compito di voler far capire ai lettori dove sono i protagonisti.

Nella battute iniziali non sempre mi è chiaro chi parla. Qualche dubbio alla prima battuta della mamma, e dopo sue varie frasi spezzate dalle azioni, la battuta del protagonista mi giunge inaspettata e non evidente.

Battute della mamma troppo didascaliche, da guida turistica. Mancano di spontaneità. Non lo considero un errore perché i rendo però conto che potrebbe essere proprio così come personalità e che il pdv non abbia la maturità per notarlo. Tuttavia te lo indico come riferimento tuo.

Il papà invece sembra avere un rapporto feticista con le spalle. Strizza la spalla a Michelangelo per poi toccargliela sul finale (dove la mamma lo aveva preso poco prima), nel mezzo sta spalla a spalla con la mamma.

Mi trovo davanti un ragazzino… è un piedi accanto al mio riflesso vicinissimo.
É davanti a lui, oppure lo vede riflesso? Opto per la seconda, ma quel “mi trovo davanti” mi ha fatto pensare che ce l’avesse davanti al naso. In più “mi trovo davanti” non mi dà idea di come lo abbia visto arrivare: è comparso? È entrato nel suo campo visivo dal lato, come se giungesse camminando?

Poche finezze: “È lì, è reale e fa ancora cenno con la mano. Si mette una mano sul petto e punta il dito contro di me.” Ometterei il vago cenno della mano, guadagni in chiarezza ed eviti la ripetizione.
Altra ripetizione di “mi dà” sul finale.
Lei mi stringe e mi dà un bacio sulla testa. «Va bene, sei perdonato!»
Papà mi dà un colpetto sulla spalla. «Andiamo, ci sono ancora i giardini da vedere!»

«Mi dispiace» sussurro ed esco nel sole.

Questa frase mi ha lasciato dubbioso e forse senza motivo. La costruzione funziona nel trasmettere quel che succede con immediatezza, al tempo stesso devo dire che non mi piace. Con parole meno eleganti è come dire: “Mi dispiace” dico e cammino fuori. Sarà quel “dico e…” cui preferirei costruzioni più eleganti.


Il bambino vibra il frustino verso la sua sinistra. C’è una porta alta e sottile, scura. Deglutisco.

Premetto che tra ragazzino e bambino immagino una differenza di età, per cui non sono riuscito a inquadrarlo bene. Forse col fatto che non sono certo del riflesso, ho avuto il dubbio se la porta fosse nello specchio o no. Immagino la prima. Ma in una superficie così limitata ho pensato fosse improbabile che il protagonista non l’avesse vista, per cui ho avuto l’impressione che la porta “apparisse”, come se prima non ci fosse.

Cosa mi è piaciuto di più: l’ambientazione e la tentazione sia paura che giocosa del mondo al di là dello specchio. Ma soprattutto il finale: ormai mi aspettavo ormai una conclusione tragica. Invece nel ritorno alla normalità sei riuscita a stupirmi.

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Debora D
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#12 » mercoledì 27 gennaio 2021, 17:58

Mauro Lenzi ha scritto:Nota per tutti i membri del gruppo T-REX.
Ciao Debora,

Ti dico subito che il racconto mi è piaciuto come storia, stile a adesione al tema.
So che tu sei molto attenta ai dettagli per cui molte cose che ti segnalerò saranno finezze che valuterai tu come inutili pignolerie o spunti utili in ottica di miglioramento costante.
Questo perché mi rendo conto che ora sembra che arriverà un’infilata di critiche come a dire che il racconto è fatto male, e no, non è quello che penso. È solo questione di dove puntiamo la lente d’ingrandimento. Dove spero sia utile per te.


Ciao Mauro e grazie dell'analisi, sì, mi hai inquadrato bene: sono puntigliosa e mi fa piacere che tu lo sia con me! Mi hai aiutato a cogliere aspetti che mi erano sfuggiti. Sul feticismo per le spalle mi hai fatto anche ridere, però hai ragione.
In questo momento, cercando una scrittura trasparente e dei beat utili sono monotona con la gestualità. Quindi troppe spalle, troppe mani e troppe volte il verbo dare. Grazie, ci farò caso!

Mi trovo davanti un ragazzino… è un piedi accanto al mio riflesso vicinissimo.
É davanti a lui, oppure lo vede riflesso? Opto per la seconda, ma quel “mi trovo davanti” mi ha fatto pensare che ce l’avesse davanti al naso. In più “mi trovo davanti” non mi dà idea di come lo abbia visto arrivare: è comparso? È entrato nel suo campo visivo dal lato, come se giungesse camminando?

Sì, come hai intuito lo vede riflesso. lui sta camminando lungo la parete degli specchi e attraverso di essa guarda la gente e i giardini. Ma in uno specchio in fondo si ritrova davanti il ragazzino.


«Mi dispiace» sussurro ed esco nel sole.

Questa frase mi ha lasciato dubbioso e forse senza motivo. La costruzione funziona nel trasmettere quel che succede con immediatezza, al tempo stesso devo dire che non mi piace. Con parole meno eleganti è come dire: “Mi dispiace” dico e cammino fuori. Sarà quel “dico e…” cui preferirei costruzioni più eleganti.

Capisco quello che intendi. Avevo bisogno più dell'efficacia che dell'eleganza, ma ci rifletterò su!

Cosa mi è piaciuto di più: l’ambientazione e la tentazione sia paura che giocosa del mondo al di là dello specchio. Ma soprattutto il finale: ormai mi aspettavo ormai una conclusione tragica. Invece nel ritorno alla normalità sei riuscita a stupirmi.


Grazie del commento, sono contenta che il finale abbia funzionato. Ho provato a far salire la tensione per infrangerla poi come vetro con la ricomparsa dei genitori.
alla prossima edizione,
non farti remore a usare lo stesso metodo anche la prossima volta!

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antico
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Re: La galerie des glaces

Messaggio#13 » domenica 31 gennaio 2021, 18:42

Un gran bel racconto in cui però, più volte, ho percepito come un senso di pesantezza, quasi che si potesse fare un maggior lavoro di asciugatura del testo in un'operazione tesa all'alleggerimento. Intendiamoci, mi è piaciuto, ma ho faticato a entrare sia nel primo paragrafo che nel secondo, in particolar modo non ho visto come naturale il passeggiare lateralmente come i gamberi, non me lo sono proprio visualizzato. Per il resto, ottima costruzione e messa in scena con una costante attenzione al mantenimento del conflitto in ogni sua parte (tranne forse nell'ultima e questo potrebbe essere un altro problemuccio), molto buona anche la declinazione del tema. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo positivo che va a posizionarsi davanti al parivalutato racconto di Mantoani per una maggiore difficoltà, superata, nell'imbastimento della scena.

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