Click

Dario17
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Click

Messaggio#1 » martedì 16 febbraio 2021, 0:47

Click.
La sensazione di qualcosa di solido sotto la suola dura solo un attimo ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte.
Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo.
Gli occhi si riempiono di lacrime; il cimitero di lamiere ai bordi della strada per Mosul, davanti a me, si dilata e si contorce.
“Fai solo un giro di ricognizione appena sorge il sole, poi torna.” Fanculo.
“La zona è pulita per oltre sei miglia, vai tranquilla, sergente!” Fanculo.
Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura a serrare la mandibola, forse l’addestramento fatto in accademia funziona meglio di quello che pensavo.
Sfilo l’M16 con il caricatore ancora intonso e lo getto a terra.
La sabbia lo accoglie senza un rumore.
Trovo stupido imprecare qualsiasi divinità, non mi vengono le parole.
Ora comprendo, in un guizzo di intuito acuminato, quanto anche il non fare qualcosa sia davvero fare qualcosa.
Un crampo, un improvviso cedimento della gamba e calerà il sipario.
Mi verranno a cercare? Certo.
Ma tra non meno di sei ore e un commando delle OLP può passare per la strada da un momento all’altro, scorgermi e porre fine a questa sala d’attesa presso lo studio del Dottor Morte che da queste parti chiamano Saddam Hussein.
Mi guardo indietro, alla ricerca di quella vita prima della mina antiuomo che ora mi sembra così piena di cose belle.
Ne afferro un lembo, ben attenta a non muorere un muscolo.
Da quando non sono così tesa e in piedi, col cuore che mi tartassa la giugulare?
Cindy, amore, rilassati. Se sei così tesa non ci riesco.
Oh, certo.
Riconosco la voce che è riuscita a superare il baratro sempre più dilatato tra “vita prima” e “vita dopo”.
Mark Petrovskij, ballo di fine anno, bagno dei ragazzi, 1977.
Smetto di essere il sergente Cheney e torno ad essere Cindy detta “Chevry” perché, a detta di tutta la scuola, il mio culo è grande come il bagagliaio di una Chevrolet.
Sono sulle uniche scarpe col tacco indossate in vita mia, la gonna alzata fin sopra la vita, il fiato di Mark sul collo dal vago sapore di gin e sigaretta.
Cindy, il tuo sedere non è poi così grosso. Sussurra al mio orecchio.
È la stessa magica frase con cui mi ha persuasa ad accettare il suo invito al ballo: l’unico che il mio armadietto scolastico con dentro il poster degli Eagles abbia mai visto in tre anni di liceo.
La finestrella sopra di noi da sulla palestra, le prime note del nuovo pezzo arrivano chiare.
Mark! Hotel California!
Il mio cavaliere trova infine l’accesso, mi esce un gridolino. Scrostiamo via la nostra verginità strusciandoci come ballerini impediti.
Cindy, oh Cindy…
Schiaccio i palmi sulla parete fredda, il suo coso dentro di me scotta come il tè della nonna.
Mark, all’ultimo minuto di questa…canzone c’è un fantastico…assolo di chitarra! Finiamo con quello…
Lui mi fa contenta.
Una ventata mediorientale mi tira uno schiaffo.
La vita prima della mina antiuomo si congeda per sempre.
La pressione sotto il mio piede si fa sentire.
Sfilo il giubbotto antiproiettile e infilo la mano nella tasca interna.
L’esercito americano e il buon senso vietano di ascoltare musica durante una pattuglia o un rastrellamento, eppure il walkman c’è e risponde al mio tocco.
Plastica liscia, granelli di sabbia sui tasti come medaglie al valore.
Calzo l’archetto color acciaio sull’elmetto, l’imbottitura degli auricolari mi fa il solletico alle orecchie.
Una jeep palestinese sbuca all’orizzonte, schiaccia le lunghe ombre sull’asfalto una dopo l’altra.
Datemi il tempo di mandare avanti almeno, figli di puttana!
Con l’indice dilaniato dai brividi, clicco FW.
Il rumore del deserto viene schiacciato dal nastro della cassetta che corre a velocità doppia.
La jeep inchioda, sono a mezzo miglio scarso da me.
PLAY.
Le lacrime vengono giù come bombe, ormai.
“On a dark desert highway, cool wind in my hair
Warm smell of colitas, rising up through the air…”

Non c’è Mark Petrovskij dietro di me, solo il vento. In America sarà mezzanotte passata, starà dormendo col naso tra i seni di sua moglie.
Un palestinese, sceso dal posto di guida, mi indica da lontano.
Alzerò il piede all’ultimo minuto della canzone, non appena Joe Walsh partirà con il suo meraviglioso assolo.
Ultima modifica di Dario17 il martedì 16 febbraio 2021, 0:52, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Click

Messaggio#2 » martedì 16 febbraio 2021, 0:51

Ciao Dario! Caratteri e tempo rispettati, divertiti in questa 150° EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Click

Messaggio#3 » mercoledì 17 febbraio 2021, 16:33

CLICK Di Dario Cinti Tema centrato. E in modo drammatico. Il punto di forza decisivo è quello del personaggio del sergente con il piede sulla mina antiuomo e il suo modo semplice di rassegnarsi alla fine imminente (non c’è salvezza, è sola e in balia del pericolo di finire prigioniera di Saddam Hussein, nel caso in cui la mina non dovesse funzionare prima, e poi c’è l’arrivo inquietante della jeep palestinese). E allora, ricorda il ballo della scuola, la scoperta dell’amore e sì, vuole il suo ultimo minuto di musica (il lato trasgressivo del walkman portato in missione malgrado il divieto la rende ancora più umana, toccante, come il suo complesso di avere il sedere troppo grosso, ma non per il suo Mark, che ha visto la dolce Cindy oltre alla “Chevry” dei crudeli compagni di scuola, e non importa se ora è sposato e al sicuro in USA).
Punto debole.
Ti riscrivo la frase corretta: Ne afferro un lembo, ben attenta a non muovere un muscolo.

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Fagiolo17
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Re: Click

Messaggio#4 » giovedì 18 febbraio 2021, 18:59

Ciao Dario.
Un bel racconto e una bella declinazione del tema. La parte del ballo scolastico e della prima esperienza sessuale mi è piaciuto molto, è resa bene.
L’unico appunto che posso farti è sul finale.

Alzerò il piede all’ultimo minuto della canzone, non appena Joe Walsh partirà con il suo meraviglioso assolo.


Invece che usare il futuro e dirci cosa farà, glielo avrei fatto fare.
Inizia l’assolo, lei alza il piede, fine del racconto. Capiamo cosa succede e ci lascia più sbalorditi, perché sta succedendo proprio in quell’istante (questo ovviamente è il mio parere, sia chiaro).

Da quando non sono così tesa e in piedi, col cuore che mi tartassa la giugulare?


Questa frase mi ha un po’ confuso, l’ho dovuta rileggere più volte. Potresti riformularla per renderla più chiara.
Il racconto mi è piaciuto, bravo Dario.
In bocca al lupo per la tua 150esima Edition!

Giulio_Marchese
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Re: Click

Messaggio#5 » sabato 20 febbraio 2021, 12:17

Ciao Dario,
un bel flusso di coscienza concretizza il modo di dire "vedersi passare tutta la vita davanti" all'ultimo istante. Tema preso in pieno, per me.

Punti di forza: Declinazione del tema interessante e una prosa precisa e mai banale ci accompagnano dall'inizio alla fine. Ottimo lavoro.

Punti deboli: Inizialmente il discorso "prima e dopo" mi ha un po' disorientato: pensavo la mina fosse già esplosa e stesse ragionando ex post, poi si capisce ma inizialmente è stato straniante. Forse anziché porre il passato come un ricordo all'interno del flusso di coscienza avresti potuto usare il flashback per rendere più dinamica la narrazione.

Come lo migliorerei: probabilmente con una variazione ritmica dal momento in cui si rende conto di aver messo il piede su una mina e quando si rende conto di star per morire. Capisco la fredda accettazione, è corretta e ci sta, ma creare un oscillazione climatica avrebbe reso la lettura più veloce e partecipata.

In conclusione il racconto mi è piaciuto: funziona, non c'è altro da dire.
Complimenti e a rileggerci!

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Debora D
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Re: Click

Messaggio#6 » sabato 20 febbraio 2021, 14:53

Ciao Dario, piacere di leggerti.
Affronti il tema con un contenuto molto forte, ci fai vivere il minuto prima della morte, proprio dal punto di vista di una protagonista consapevole di quello che sta per accadere.
Bella l’idea, però non sono riuscita a entrare dentro la vicenda, distratta da alcuni elementi soprattutto stilistici.
Mi aspettavo un momento concitato, una rocambolesca risoluzione, invece tutto rallenta. Non è un male, che il mondo intorno si faccia più lento in una circostanza del genere è del tutto plausibile, solo che ho trovato poco coinvolgente il ricordo della sua prima volta. Il mio interesse è calato quando da thriller il testo è diventato un aneddoto adolescenziale, non mi è rimasta la tensione. Ma ho apprezzato il collegamento musicale con la conclusione che ha ridato significato anche alla parte centrale più lenta.

La tua prosa è molto ricca. Riesci anche in alcuni passaggi a essere davvero pittorico, se mi passi il termine, altri mi sono suonati retorici e mi hanno convinto meno.
Faccio esempi su entrambi i casi per farmi capire meglio.

Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo. → Questa frase mi sembra una spiegazione vera e propria, lenta, meticolosa, tanto razionale da suonare molto a posteriori.
La mina è il fulcro, si potrebbero invertire gli elementi nella frase: la mina per prima e poi il pensiero sulla vita divisa in due.
La vita prima della mina antiuomo si congeda per sempre.
oppure
Ora comprendo, in un guizzo di intuito acuminato, quanto anche il non fare qualcosa sia davvero fare qualcosa.→ mi porta fuori, si nota la ricerca della bellezza che però per me va a discapito del coinvolgimento, mi accorgo della voce dell’autore e mi godo meno la vicenda, attenta più alla scrittura.

Una ventata mediorientale mi tira uno schiaffo -> l’ho apprezzata, funziona, l'elemento dello schiaffo del vento è così concreto che rende quasi un di più la frase successiva.
Un’altra che ho trovato efficace -> Scrostiamo via la nostra verginità strusciandoci come ballerini impediti.
Un misto di sporco e tenerezza che rende più nitido il ricordo.

Qualche refuso:
morere → muovere
da sulla palestra → dà sulla palestra
questa…canzone → mancano gli spazi

Conclusione: il tema è centrato appieno, la storia scelta è forte e di sicuro impatto. Lo stile molto ricco mi comunica una crescita, una sperimentazione e un’oscillazione fra prosa classica e prosa moderna che mi dice che voglio leggere altro e vedere dove ti porterà il tuo percorso.

Buona 150° edition!
Alla prossima lettura

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Alvin Miller
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Re: Click

Messaggio#7 » domenica 21 febbraio 2021, 12:17

Ciao Dario. Dunque, dalla prima lettura del tuo racconto mi era sembrato che il tema fosse stato un po' tradito, perché è il viaggio nei ricordi del tuo PDV poco prima di morire. Ma in realtà si mostra tutto nell'urgenza del finale, quindi ci siamo!

Ho notato un po' d'incertezza stilistica nella prima metà del racconto, con i principali problemi concentrati tutti lì, e migliorando sensibilmente a partire dai flashback.

Vediamoli insieme:

La sensazione di qualcosa di solido sotto la suola dura solo un attimo ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte.

Qui tu usi il verbo "durare" relativo alla sensazione sotto la suola. Il fatto è che sembra che tu stia descrivendo la suola della scarpa. "sotto la suola dura", la vicinanza di queste due parole crea l'equivoco. Potevi sistemarla così:
"Click.
La sensazione di qualcosa di duro sotto la suola, dura dura solo un attimo, ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte."

Così risolvi anche il problema di punteggiatura.

Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo.

Qui la protagonista ha scavalcato tutte le fasi di elaborazione del lutto ed è passata direttamente all'accettazione. Non è realistico che la prima reazione di qualcuno che sta per esplodere sia la rassegnazione. Potevi evitare questo commento e, con qualche modifica, agganciarti direttamente alle frasi sotto:
"Ho messo il piede su una mina antiuomo. Merda!
Gli occhi si riempiono di lacrime; il cimitero di lamiere ai bordi della strada per Mosul, davanti a me, si dilata e si contorce."


Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura a serrare la mandibola, forse l’addestramento fatto in accademia funziona meglio di quello che pensavo.

Modificherei questa frase per farla suonare un po' meglio:
"Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura, o forse l'addestramento in accademia funziona meglio di quanto pensassi"

Mi verranno a cercare? Certo.
Ma tra non meno di sei ore e un commando delle OLP può passare per la strada da un momento all’altro, scorgermi e porre fine a questa sala d’attesa presso lo studio del Dottor Morte che da queste parti chiamano Saddam Hussein

Anche qui:
"Mi verranno a cercare? Certo, tra non meno di sei ore. Nel frattempo un commando delle OLP può passare per la strada, scorgermi e porre fine alla mia vita".
In condizioni di tensione la mente formula pensieri rapidi e secchi, non si perde in figure retoriche e metafore.

Ne afferro un lembo, ben attenta a non muorere un muscolo.

Typo a parte, questa la toglierei proprio. Leghi nella stessa frase un'allegoria (afferrare il lembo) con un'azione reale che la protagonista cerca di non fare (muovere un muscolo). Non ha senso.

Arrivati a questo punto della storia, ci sta che la protagonista si rassegni, e infatti il flashback non presenta problemi particolari. Lo stacco con lo schiaffo del vento è un beat evocativo e concreto e mi piace il crescere della tensione che porta alla risoluzione.
Spero che le mie correzioni ti siano chiare. In bocca al lupo per la gara!
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

mezzomatto
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Re: Click

Messaggio#8 » domenica 21 febbraio 2021, 19:27

Dario Cinti
Click

Non sono riuscito a sospendere completamente l’incredulità. Un sergente mandato solo in ricognizione? Inoltre non ho afferrato subito che la mina sarebbe esplosa togliendo il piede dal detonatore.
Poi la forza della scrittura mi ha fatto accettare la cosa. La scrittura è molto buona, le immagini sono vivide, i pensieri della protagonista limpidamente espressi, lo stacco dei tempi fra il presente narrativo e le analessi è felicemente azzeccato. Per questo le sbavature sono molto evidenti, come caricatore “intonso”, aggettivo che non mi sembra felice, e la frase “ne afferro un lembo…” come ti ha già fatto notare Alvin Miller, o “smetto di essere il segente Cheney…” che è ridondante. Bastava: “Mi chiamavano Chevry…”
Penso che la metterò ai piani alti della classifica

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Davide_Mannucci
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Re: Click

Messaggio#9 » lunedì 22 febbraio 2021, 8:23

Ciao Dario, piacere di leggerti!
Il racconto mi è piaciuto e non poco, al netto delle imperfezioni che ti hanno già fatto notare e che non sto a ripetere. Sì, è vero, il racconto poteva essere una bomba ma anche così fa la sua "porca" figura! Complimenti davvero. Mi è piaciuta molto la descrizione del flashback, l'hai resa davvero bene.
Sì, come ti ha detto Luca, il finale poteva essere ancora più forte se mostrato nel presente ma, nel complesso, una prova notevole! Bravo!
A presto
Davide Mannucci

Dario17
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Re: Click

Messaggio#10 » lunedì 22 febbraio 2021, 11:26

alexandra.fischer ha scritto:CLICK Di Dario Cinti Tema centrato. E in modo drammatico. Il punto di forza decisivo è quello del personaggio del sergente con il piede sulla mina antiuomo e il suo modo semplice di rassegnarsi alla fine imminente (non c’è salvezza, è sola e in balia del pericolo di finire prigioniera di Saddam Hussein, nel caso in cui la mina non dovesse funzionare prima, e poi c’è l’arrivo inquietante della jeep palestinese). E allora, ricorda il ballo della scuola, la scoperta dell’amore e sì, vuole il suo ultimo minuto di musica (il lato trasgressivo del walkman portato in missione malgrado il divieto la rende ancora più umana, toccante, come il suo complesso di avere il sedere troppo grosso, ma non per il suo Mark, che ha visto la dolce Cindy oltre alla “Chevry” dei crudeli compagni di scuola, e non importa se ora è sposato e al sicuro in USA).
Punto debole.
Ti riscrivo la frase corretta: Ne afferro un lembo, ben attenta a non muovere un muscolo.


Mi sono sempre piaciute le tue recensioni/sinossi dei racconti, ti permettono di scandagliare a fondo un punto di vista diverso dal proprio. Thanks!

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Dario.
Un bel racconto e una bella declinazione del tema. La parte del ballo scolastico e della prima esperienza sessuale mi è piaciuto molto, è resa bene.
L’unico appunto che posso farti è sul finale.

Alzerò il piede all’ultimo minuto della canzone, non appena Joe Walsh partirà con il suo meraviglioso assolo.


Invece che usare il futuro e dirci cosa farà, glielo avrei fatto fare.
Inizia l’assolo, lei alza il piede, fine del racconto. Capiamo cosa succede e ci lascia più sbalorditi, perché sta succedendo proprio in quell’istante (questo ovviamente è il mio parere, sia chiaro).

Da quando non sono così tesa e in piedi, col cuore che mi tartassa la giugulare?


Questa frase mi ha un po’ confuso, l’ho dovuta rileggere più volte. Potresti riformularla per renderla più chiara.
Il racconto mi è piaciuto, bravo Dario.
In bocca al lupo per la tua 150esima Edition!


Assolutamente d'accordo con te per quanto riguarda il finale, la proiezione nel futuro è trobbo sbilanciata. Thanks!

Giulio_Marchese ha scritto:Ciao Dario,
un bel flusso di coscienza concretizza il modo di dire "vedersi passare tutta la vita davanti" all'ultimo istante. Tema preso in pieno, per me.

Punti di forza: Declinazione del tema interessante e una prosa precisa e mai banale ci accompagnano dall'inizio alla fine. Ottimo lavoro.

Punti deboli: Inizialmente il discorso "prima e dopo" mi ha un po' disorientato: pensavo la mina fosse già esplosa e stesse ragionando ex post, poi si capisce ma inizialmente è stato straniante. Forse anziché porre il passato come un ricordo all'interno del flusso di coscienza avresti potuto usare il flashback per rendere più dinamica la narrazione.

Come lo migliorerei: probabilmente con una variazione ritmica dal momento in cui si rende conto di aver messo il piede su una mina e quando si rende conto di star per morire. Capisco la fredda accettazione, è corretta e ci sta, ma creare un oscillazione climatica avrebbe reso la lettura più veloce e partecipata.

In conclusione il racconto mi è piaciuto: funziona, non c'è altro da dire.
Complimenti e a rileggerci!


Il fatto del prima e dopo era per dare un effetto metafisico ai pensieri della protagonista, se avessi messo il flashback avrei perso l'effetto "flusso di coscienza" oppure mettere tutto al passato mi avrebbe stonato. Non male l'idea dell'osccillazione climatica. Thanks.

Debora D ha scritto:Ciao Dario, piacere di leggerti.
Affronti il tema con un contenuto molto forte, ci fai vivere il minuto prima della morte, proprio dal punto di vista di una protagonista consapevole di quello che sta per accadere.
Bella l’idea, però non sono riuscita a entrare dentro la vicenda, distratta da alcuni elementi soprattutto stilistici.
Mi aspettavo un momento concitato, una rocambolesca risoluzione, invece tutto rallenta. Non è un male, che il mondo intorno si faccia più lento in una circostanza del genere è del tutto plausibile, solo che ho trovato poco coinvolgente il ricordo della sua prima volta. Il mio interesse è calato quando da thriller il testo è diventato un aneddoto adolescenziale, non mi è rimasta la tensione. Ma ho apprezzato il collegamento musicale con la conclusione che ha ridato significato anche alla parte centrale più lenta.



A volte scado nel termine ricercato, è più forte di me. Nuoce alla lettura ma i vizi malevoli sono duri a passare. Dare una risoluzione più dinamica ad un pov che deve rimanere fermo immobile sarebbe stata ostica, mi sono buttato nel flusso mentale perchè lì ovviamente, complice anche la situazione, si poteva spaziare di più. Thanks.

Alvin Miller ha scritto:Ciao Dario. Dunque, dalla prima lettura del tuo racconto mi era sembrato che il tema fosse stato un po' tradito, perché è il viaggio nei ricordi del tuo PDV poco prima di morire. Ma in realtà si mostra tutto nell'urgenza del finale, quindi ci siamo!

Ho notato un po' d'incertezza stilistica nella prima metà del racconto, con i principali problemi concentrati tutti lì, e migliorando sensibilmente a partire dai flashback.

Vediamoli insieme:

La sensazione di qualcosa di solido sotto la suola dura solo un attimo ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte.

Qui tu usi il verbo "durare" relativo alla sensazione sotto la suola. Il fatto è che sembra che tu stia descrivendo la suola della scarpa. "sotto la suola dura", la vicinanza di queste due parole crea l'equivoco. Potevi sistemarla così:
"Click.
La sensazione di qualcosa di duro sotto la suola, dura dura solo un attimo, ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte."

Così risolvi anche il problema di punteggiatura.

Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo.

Qui la protagonista ha scavalcato tutte le fasi di elaborazione del lutto ed è passata direttamente all'accettazione. Non è realistico che la prima reazione di qualcuno che sta per esplodere sia la rassegnazione. Potevi evitare questo commento e, con qualche modifica, agganciarti direttamente alle frasi sotto:
"Ho messo il piede su una mina antiuomo. Merda!
Gli occhi si riempiono di lacrime; il cimitero di lamiere ai bordi della strada per Mosul, davanti a me, si dilata e si contorce."


Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura a serrare la mandibola, forse l’addestramento fatto in accademia funziona meglio di quello che pensavo.

Modificherei questa frase per farla suonare un po' meglio:
"Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura, o forse l'addestramento in accademia funziona meglio di quanto pensassi"

Mi verranno a cercare? Certo.
Ma tra non meno di sei ore e un commando delle OLP può passare per la strada da un momento all’altro, scorgermi e porre fine a questa sala d’attesa presso lo studio del Dottor Morte che da queste parti chiamano Saddam Hussein

Anche qui:
"Mi verranno a cercare? Certo, tra non meno di sei ore. Nel frattempo un commando delle OLP può passare per la strada, scorgermi e porre fine alla mia vita".
In condizioni di tensione la mente formula pensieri rapidi e secchi, non si perde in figure retoriche e metafore.

Ne afferro un lembo, ben attenta a non muorere un muscolo.

Typo a parte, questa la toglierei proprio. Leghi nella stessa frase un'allegoria (afferrare il lembo) con un'azione reale che la protagonista cerca di non fare (muovere un muscolo). Non ha senso.

Arrivati a questo punto della storia, ci sta che la protagonista si rassegni, e infatti il flashback non presenta problemi particolari. Lo stacco con lo schiaffo del vento è un beat evocativo e concreto e mi piace il crescere della tensione che porta alla risoluzione.
Spero che le mie correzioni ti siano chiare. In bocca al lupo per la gara!


Correzioni chiarissime, grazie! Una rilettura più approfondita avrebbe potuto evitarne almeno la metà.
L'allegoria legata all'azione reale era voluta, dare l'effetto quasi dell'ossimoro e del paradossale. Venuta male.
Grazie per le correzioni!

mezzomatto ha scritto:Dario Cinti
Click

Non sono riuscito a sospendere completamente l’incredulità. Un sergente mandato solo in ricognizione? Inoltre non ho afferrato subito che la mina sarebbe esplosa togliendo il piede dal detonatore.
Poi la forza della scrittura mi ha fatto accettare la cosa. La scrittura è molto buona, le immagini sono vivide, i pensieri della protagonista limpidamente espressi, lo stacco dei tempi fra il presente narrativo e le analessi è felicemente azzeccato. Per questo le sbavature sono molto evidenti, come caricatore “intonso”, aggettivo che non mi sembra felice, e la frase “ne afferro un lembo…” come ti ha già fatto notare Alvin Miller, o “smetto di essere il segente Cheney…” che è ridondante. Bastava: “Mi chiamavano Chevry…”
Penso che la metterò ai piani alti della classifica


Eh, una mina antiuomo funziona pressapoco così. :) Più che una ricognizione ho pensato un semplige giro di controllo blando del proprio perimetro, in un territorio già controllato ma che a quanto pare non era stato ben "pulito".
Grazie per il commento!

DavideMannucci ha scritto:Ciao Dario, piacere di leggerti!
Il racconto mi è piaciuto e non poco, al netto delle imperfezioni che ti hanno già fatto notare e che non sto a ripetere. Sì, è vero, il racconto poteva essere una bomba ma anche così fa la sua "porca" figura! Complimenti davvero. Mi è piaciuta molto la descrizione del flashback, l'hai resa davvero bene.
Sì, come ti ha detto Luca, il finale poteva essere ancora più forte se mostrato nel presente ma, nel complesso, una prova notevole! Bravo!
A presto


Grazie per il commento, mi rammarico per il finale, non era poi così difficile concepirlo al presente per dargli un tocco in più. Argh!

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Re: Click

Messaggio#11 » martedì 23 febbraio 2021, 11:46

Ciao Dario, gran racconto!
Hai deciso di gestire la cosa con toni drammatici ma senza scendere nel melenso eccessivo. La protagonista è ben caratterizzata, ci doni uno scorcio del suo passato che lei rivive conscia delle scarsissime probabilità di sopravvivere. Il walkman è un veicolo che esprime un tratto della sua personalità che mi è piaciuto molto. Si percepisce tutta l'angoscia del caso, si spera fino alla fine che possa accadere un miracolo che salvi la donna ma un'amara consapevolezza sappiamo già che confermerà l'esito. Il finale come ti hanno già detto è una piccolissima nota amara, fosse stato al presente avrebbe dato tutto un altro impatto, che comunque rimane notevole nella scena che hai costruito: la sua sorte è segnata irrimediabilmente, il nemico l'ha scorta e lei non vuol morire invano, il tutto con la sua canzone. Davvero bello e struggente. Il tema è più che c'entrato, prova davvero ottima, probabilmente finirà sul podio della mia classifica.

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Re: Click

Messaggio#12 » martedì 23 febbraio 2021, 23:49

Ciao Dario,
Mi accodo agli altri sul finale un po' "moscetto", mentre per quanto riguarda il flashback della prima esperienza sessuale forse sei stato leggermente ruvido. L'immagine del tè caldo mi ha un'attimo spinto via dal racconto.
Ma al netto di questi pochissimi e brevi momenti, Complimenti perché stavolta posso dire di aver apprezzato il racconto e anche la storia che c'è dentro, cosa che non posso dire mi sia successa sempre, se è chiaro quello che intendo. D'altronde non è affatto semplice in poche ore trovare una storia bella (e non solo una trama) che possa anche essere in linea con il tema.
Cindy è una donna, e devo dire che non sei stato affatto male ad entrare nella psicologia femminile, nonostante Cindy abbia delle particolarità non da poco, partendo già dal fatto che è una soldatessa!
Ho trovato interessante questo narrare la sua morte senza narrarla ma, piuttosto, narrandone la vita e quanto al tuo stile, a volte ampolloso e raffinato, per me personalmente è un punto in più! Bravo!

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roberto.masini
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Re: Click

Messaggio#13 » giovedì 25 febbraio 2021, 21:25

Ciao, Dario.
Il tema drammatico ben gestito nelle vivide immagini ha qualche difficoltà nell'esplicitare quando effettivamente la mina antiuomo è esplosa. Ho apprezzato, al contrario di altri commentatori, il tempo che rallenta sempre più e potrebbe far presagire una fine felice della storia. Certo, per un mio limite di comprensione, ho dovuto rileggere la storia prima di capire che si trattava di una soldatessa. La ritardata consapevolezza però mi ha consentito di apprezzare la trama del racconto. Prova, tutto sommato, buona.

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Re: Click

Messaggio#14 » giovedì 4 marzo 2021, 14:19

Un racconto più che buono cui muovo solamente due appunti: 1) trovo impossibile che in ricognizione non si sia portata dietro una radio per comunicare con i suoi commilitoni e questo avrebbe cambiato tutto perché la protagonista si dimostra sconfitta da subito mentre invece avrebbe avuto ancora delle chance, 2) il flashback, il sottolineare il suo aspetto fisico per caratterizzarla non fornisce informazioni utili e funzionali aggiuntive e pertanto risulta fine a se stesso, quindi sono convinto che lo spazio dedicatogli poteva essere gestito meglio e, soprattutto, più funzionalmente al racconto nel suo complesso. Detto questo, ottima declinazione del tema. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante perché la lettura è stata molto piacevole e la forma tale da non rendere così evidenti gli aspetti critici che ti ho segnalato, anche se poi, al momento di tirare le fila, fanno sentire il loro peso.

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