LA FINALE: Commenti e classifica di Maurizio Bertino

Avatar utente
antico
Messaggi: 7161

LA FINALE: Commenti e classifica di Maurizio Bertino

Messaggio#1 » lunedì 8 marzo 2021, 13:49

Ecco a voi la mia classifica per i finalisti de LA CENTOCINQUANTESIMA EDITION. Normalmente non mi esprimo in pollici quando non valuto come ANTICO, ma visto che ho comunque fatto i commenti per ogni racconto della fase di qualificazione ho pensato che era inutile stare a riscriverli. Complimenti a tutti!

1) La domanda, di Debora Dolci
Tema fondante il racconto stesso in un modo più soft di quanto possa apparire, testo impregnato di attualità che riesce a parlare del tutto eterno, scivola che è un piacere. A fine lettura mi sono commosso e asciugato qualche lacrima, non ricordo quando mi fosse successo l'ultima volta per un brevissimo. Pollice su con lode. Bravissima.
2) L’ultimo raccolto, di Emiliano Maramonte
Un racconto che raggiunge esattamente il risultato che, immagino, tu volessi fargli raggiungere senza perdersi in fronzoli e senza evidenti punti deboli. Ho molto apprezzato l'asciuttezza del tutto e questo finale così scarno e crudo. E ottimo anche per la mancanza di dettagli che avrebbero allontanato l'immersività, questo a tutto vantaggio di un contesto che crea molta curiosità nel lettore. Sei anche riuscito a dare un senso di urgenza. Per me un pollice su.
3) L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta
Vero, Lord Magnus non si può proprio sentire... :D Per il resto, poco da segnalare perché mi sembra che tu sia stato estremamente efficace nel mettere su carta (digitale) il racconto che avevi in mente. Non ci sono punti deboli evidenti se non una certa difficoltà a entrare nei due flashback per capire chi stessi parlando e quando, ma nulla di grave. Il tema c'è tutto. Per me un pollice su.
4) La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani
Un racconto molto particolare che posso definire riuscito al netto di qualche ripetizione e del passaggio da vecchio a panzone che non mi è sembrato così diretto, tanto da farmi pensare di essermi perso un personaggio per strada. Mi è piaciuto come hai messo in scena la diversità razziale, amo quando su MC vengono affrontati temi di attualità. Il tema c'è e ne è intriso il racconto stesso perché, non smetterò mai di ripeterlo, se è ALL'ULTIMO MINUTO non devono per forza di cosa essere presenti quelle esatte parola, ma anche il loro senso e dunque quello di urgenza, di fretta, di cavarsela all'ultimo, e qui c'è. Per me un pollice quasi su.
5) Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli
Un racconto davvero buono che non mi ha convinto in pieno solo sull'aspetto delle motivazioni perché immaginavo che, alla fine, si sarebbe buttato (ottimo il fatto che ti sia fermato lì senza fare capire l'epilogo), ma non mi è arrivato il cosa lo abbia davvero convinto perché la figlia sembra già grandicella e non ci porti appieno all'interno delle sue frustrazioni e della sua voglia di dimostrare qualcosa per giustificarmi la sua decisione finale. Credo, insomma, che un maggiore contrasto interiore sarebbe stato più funzionale perché il lettore non è mai realmente in dubbio su quello che succederà. Detto questo, ottima declinazione del tema e per me il giudizio sta su un pollice quasi su con quel quasi giustificato dall'appunto che ti ho mosso.
6) Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
Un racconto molto efficace e ben condotto. Due criticità: 1) sostieni che Padre Livio non avesse una funzione specifica, ma anche da una certa soddisfazione dell'Inquisitore mi sembrava chiaro che fosse stato utilizzato per carpire una confessione (o un abbozzo di confessione) a Padre Luca e il capire che non era intenzionale mi ha un pelo smontato, 2) il finale è a effetto, ma ne potevi trovare di migliori e visto che il tutto è imperniato sulla distruzione dell'uomo potevi farlo impazzire facendogli invocare un diavolo che non arrivava (perché non esiste) mentre, in lontananza, si udivano le urla dell'amata bruciata. Insomma, per me un pollice quasi su più che altro per la tua bravura nel rendere efficace il tutto anche se non concordo su alcune tue scelte.
7) Come un rifiuto, di Luca Fagiolo
Dunque, è vero che hai pestato parecchio su alcuni punti di svolta fondamentali però volevi mostrare il marcio e mi sembra tu abbia coscientemente optato per questa soluzione decidendo di correre i tuoi rischi: il risultato ti premia nonostante poi, dovendo inserire in una classifica, la problematica si faccia sentire in rapporti ad altri testi di pari valore. Punterei il mio faretto, piuttosto, su un altro aspetto e, nello specifico, sulle linee di dialogo finali, quando entra in scena la coppietta: non mi hanno convinto, le ho trovate forzate e non mi sembrava di sentire parlare il pdv, qualcosa mi è sembrato non funzionare (forse sembrava addirittura troppo lucida, probabilmente non avresti proprio dovuto farla parlare e lasciare spazio al dialogo dei due "bastardini"). Nota di demerito anche sul tema che è solo introdotto proprio in quel punto problematico, quasi a forza: sicuramente presente, ma no caratterizzante il racconto dalle sue fondamenta. Per tutto quanto detto, per me la valutazione è un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, al pelo con lo step successivo.
8) Femme Fatale, di Maurizio Ferrero
Qualche refusetto in più del solito, da te stupisce. Lettura molto buona, ho un unico appunto e riguarda la svolta interiore di Lara che rimane troppo fuori dal racconto. Anche il tono del suo pensiero è molto diverso tra la prima e la seconda parte, più crudo mentre ce la fai conoscere estremamente insicura. Manca proprio qualcosa su Lara. Tema presente in più parti, ma forse non fondante il racconto stesso. Direi un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, al pelo dal livello successivo.
9) A domani amore mio, di Davide Mannucci
Racconto decisamente valido, ma per me ha la pecca di girarsi troppo intorno. Ci fornisci alcuni indizi che non approfondisci (il matrimonio mai fatto e, di conseguenza, la loro storia più in generale) e ti soffermi a lungo su questa donna in impassa di fronte al (probabile) cadavere del compagno. Tutto bello, ma davvero il testo sembra impaludarsi prima della chiusa e questo è un problema che non può non incidere sulla valutazione finale. Il tema c'è tutto ed è quell'ultimo minuto infinito che si vorrebbe prolungare in eterno. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo brillante.
10) La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
Il racconto mi è arrivato chiaro però alcuni passaggi potrebbero essere, a mio avviso, migliorati. Mi riferisco in particolar modo all'intro, un pelo arzigogolata, soprattutto non avendo ancora ben chiari i protagonisti e i rapporti tra gli stessi: ci ho messo un po' a capire che il protagonista non fosse una donna e che si stesse rivolgendo a un combattente perché ho trovato confuso il riferimento alle sue ferite in rapporto all'atto del bendaggio. Rotto il ghiaccio, il tutto si scioglie e prosegue meglio. Poco pathos, forse, sul combattimento e il senso di urgenza e di ultimo minuto mi è arrivato poco. Detto questo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.
11) Martirio, di Agostino Langellotti
Un racconto più che buono cui, a mio avviso, gioverebbe un po' più di caratterizzazione del protagonista che, nonostante sia il pdv del tutto, rimane distante concedendo ben poco di se stesso al lettore. Raymond è un personaggio già molto più riuscito, ma della voce narrante ci arriva proprio poco. Qualche refusetto che stona ("Gli sposto il cappuccio del saio di Berengario") e un alzatina di sopracciglia sulla risoluzione perché una volta ottenuta la confessione sembra letteralmente che debbano fare pochi passi per raggiungere il luogo del misfatto (tra l'altro all'interno di un edificio bello grosso). Sul tema: presente anche se poco fondante il racconto nel suo complesso. Considerando tutto, per me un pollice tendente verso l'alto in modo anche brillante per un certo livello di coesione interna che riesci a fare mantenere al racconto.
12) Vino profumato, di Eugene Fitzherbert
Il finale è ottimo con quel suo andare a dormire e lo svegliarsi in un mondo nuovo, quasi fiabesco per quelli che erano i suoi desideri. La Tofana la conoscevo e pertanto non ho faticato a unire i puntini. Detto questo, non mi è piaciuto l'inizio perché porta a una scoperta casuale dell'acconito e l'avrei visto meglio come una macchinazione della protagonista (si fa punire volontariamente e dà il via al suo piano). Pessime vibrazioni anche dalla scena della porta, davvero complicata nella sua successione di cause ed effetti. Il tema c'è, ma in gran parte perché si sapeva quale fosse: non mi sembra, per questo tipo di costruzione che hai dato al tutto, il fulcro del tutto. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo brillante anche se quel finale gli fornisce davvero una marcetta in più.

Maurizio Bertino



Torna a “150° Edizione - LA CENTOCINQUANTESIMA - la Sesta dell'Ottava Era (Febbraio 2021)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite