Gruppo Unico Langellotti

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il 17 febbraio sveleremo il tema deciso da ALBERTO BÜCHI. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Spartaco
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Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#1 » giovedì 4 marzo 2021, 16:57

Visto il numero limitato di partecipanti, questo GAME non verrete divisi in gruppi quindi tutti commenteranno e classificheranno tutti. Accederanno alla semifinale i primi 4. Il primo sfiderà il quarto. Il secondo sfiderà il terzo.
Agostino Langellotti sarà il Giudice del Gruppo. La sua classifica si sommerà alla vostra e a quella dei Lettori Anonimi.

Questo è il gruppo Unico de La Sfida a L'angelo trafitto con Alberto Büchi come giudice.


Vediamo i racconti ammessi:

Apparenza, di Luca Fagiolo consegnato il 28 febbraio alle 12:09
Il cane del diavolo, di MentisKarakorum consegnato il 28 febbraio alle 15:15
Sauro sorvived, di Polly Russell consegnato il 01 marzo alle 10:32
Al numero 3 di Straight street, di El-Tom consegnato il 01 marzo alle 15:17
Devo fare pipì, di Giovanni Attanasio consegnato il 01 marzo alle 22:33
PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE, di Sara Rosini consegnato il 02 marzo alle 18:52
Wish you were here, di Alessandro Canella consegnato il 03 marzo alle 11:23



Avete tempo fino alle 23.59 di Sabato 13 marzo per commentare i racconti
Chi non postasse anche solo un commento verrà squalificato.
Chi non postasse la classifica verrà squalificato
Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul gruppo. Vi avverto che saremo fiscali e non accetteremo classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradiamo essere avvertiti, sapete come trovare i moderatori. Vi ricordiamo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.

I racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a Spartaco.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri thread.

BUONA SFIDA A TUTTI!



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Fagiolo17
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#2 » venerdì 12 marzo 2021, 12:27

I miei complimenti a tutti i partecipanti, è stata una gran bella sfida.

Una breve premessa che non ho fatto in ogni singolo commento ma che mi preme fare qui.

Un bel racconto per me deve avere un’idea di base interessante che invogli a raggiungere il finale quanto prima, ma deve essere supportata da uno stile pulito, che non respinga il lettore e non lo obblighi a interrompere la lettura per rileggere la medesima frase più volte per capire cosa sta succedendo.

Da questo punto di vista preferisco la semplicità, i dettagli concreti, le sensazioni vere. Mi allontana e stranisce leggere passaggi confusi o barocchi, che vanno a ricercare più il fantomatico “bello” piuttosto che la chiarezza. Le mie valutazioni sono frutto di queste preferenze, non sono assolute e non sono oggettive.

Sono una goccia nel mare dei possibili lettori quindi non offendetevi e non datevi per vinti se la mia classifica o i miei commenti non rendono giustizia alle vostre opere.

Ecco la tanto sudata classifica finale:

1. Wish you were here di Alessandro Canella
2. Sauro Survived di Polly Russel
3. Il cane del diavolo di MentisKarakorum
4. Devo fare pipì di Giovanni Attanasio
5. Per tutto il tempo che serve di Sara Rosini
6. Al numero 3 di Straight street di El-Tom



Wish you were here di Alessandro Canella

Ciao Alessandro e piacere di leggerti.
Di solito leggo prima tutti i racconti per farmi un'idea del girone prima di cominciare a commentare, ma col tuo racconto ho deciso di fare un'eccezione. Perché? Perché mi ha lasciato qualcosa. Una sensazione di rammarico e dispiacere. Un "no, dai, cazzo, non può finire così" che mi ha fatto venire voglia di commentare a caldo, di non riflettere troppo. Avrò tempo di aggiungere altro se mi verrà in mente.

Arriviamo alla ciccia.
Il racconto mi è piaciuto molto. Mi è piaciuto come lo hai condotto e l'uso dei dettagli che hai dato.
Nella prima scena in cui Lucio incontra Giulia non ho sentito tanta inaffidabilità. Si trova davanti quella che ai suoi occhi è una donna. Che poi per lui lo sia in senso stretto o in senso lato non conta. Se avesse commentato i tratti mascolini ci avresti comunicato che li ha notati con attenzione (che magari l'hanno pure infastidito), in questo modo invece ci comunichi che è a suo agio con quello che vede (non col fatto che sia ferita, ma col suo modo di essere donna). Si sente in colpa per quello che le hanno fatto e questo ci dice tanto di lui, soprattutto quando a fine racconto chiudiamo il cerchio.
A mio avviso va benissimo così.
Nel finale invece avrei speso due parole in più. Ma due. In quei momenti non è che stiamo lì a farci chissà che dilemmi morali. Devo farlo, no, non devo, se lo faccio sono una merda o chissà cosa. Semplicemente scatta qualcosa e si agisce.
Chiaro che dipende da persona a persona, ma ci hai mostrato un Lucio che prende una decisone senza tentennare. Se avessi speso righe e righe a descrivere il suo trip mentale avremmo avuto un altro tipo di Lucio, uno più riflessivo.

Le parole che decidiamo di usare, così come quelle che decidiamo di omettere descrivono la personalità del nostro PDV, soprattutto quando siamo così strettamente nella sua testa.

ho un dubbio su questo passaggio:

«E comunque mi chiamo Lucio, non coso.»


Perchè dice "non coso"? Hai tagliato qualcosa nel testo ed è rimasto per errore o era voluto?

Sto per uscire, che incrocio Filo in corridoio.


Su questo invece sto ancora cercando di capire se mi piace quando vengono usati volutamente certi errori o certi regionalismi o se preferisco che il racconto scorra liscio e corretto grammaticalmente e che certe cose siano presenti solo nei dialoghi.
Non mi sono ancora dato una risposta definitiva. Per ora ho l'assoluta certezza che un condizionale/congiuntivo sbagliato nel corpo del racconto mi fanno chiudere la vena! :P

Un grosso in bocca al lupo, a mio avviso il tuo racconto merita di passare!

A rileggerci presto
.

Sauro Survived di Polly Russel

Ciao Polly e piacere di rileggerti dopo lunga assenza da MC! :P

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ho notato qualche "scivolata" stilistica (se così la si può chiamare) che ti hanno fatto notare anche gli altri commentatori, ma la trama mi ha conquistato, tirandomi nella vicenda, cercando di capire perché il nostro tossico tornasse proprio in quella casa, poi rimanendo un po' sbalordito dalla morte del padrone di casa e infine facendo il tifo per la salvezza dei due ragazzi.
Bello il finale col sacrificio per liberare definitivamente la piccola Giulia.
Sapiente l'uso del flashback, che interrompe la scena riprendendo la stessa battuta. Se l'avessi messa prima della morte ci avresti fatto tifare per lui subito prima del momento in cui raggiunge la massima "antipatia" se così possiamo chiamarla.

Anche la scena con l'orso mostruoso poi ridimensionato in un cinquantenne col doppio mento e la pancia flaccida è molto ben riuscita.

Sul discorso prima o terza persona non mi esprimo. Per mio gusto personale io scrivo solo in prima (in realtà perché in terza faccio schifo) ma in linea di massima credo che la qualità dell'immersione non sia così strettamente legata dalla persona che si sceglie di usare, quanto ai dettagli e alle sensazioni mostrate.

Una gran bella prova!


Il cane del diavolo di MentisKarakorum


Ciao e bentrovato!

Allora vado dritto al punto.
Mi è piaciuto molto come hai descritto l'ambientazione coi giusti particolari e in poche righe ci hai fatto capire dove si sarebbe svolta la vicenda.
Ho trovato una prima parte convincente e ben condotta, che mi ha intrigato e incuriosito.
Mi trovo d'accordo con chi mi ha preceduto e ho visto un calo nella seconda.
L'unica cosa che non mi è piaciuta è stato il mestiere della nostra Mariella. Non la prostituta, quello precedente: la suora. Mi è sembrato un po' stonare col resto della vicenda. Oltre al fatto che se è il villaggio dove è cresciuta insieme al fratello qualcuno potrebbe ricordarsi di lei come religiosa. Non che questo avrebbe impedito a un falegname voglioso di sfogare le sue necessità, ma mi ha fatto storcere un po' il naso.

In questo tipo di narrazione storica ti vedo molto a tuo agio, è il genere in cui ti vedo più ferrato e dove mi piaci di più. Hai sempre una penna invidiabile e delle ottime trame, ma su questo genere dai il meglio.

In bocca al lupo e alla prossima lettura.


Devo fare pipì di Giovanni Attanasio

Ciao Giovanni e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, la storia si sviluppa bene e corre via veloce fino al finale.
La voce del protagonista è forte e ben caratterizzata, ci sono un paio di punti dove hai mostrato alla perfezione quello che desidera e quello che teme di fare.
L'unica cosa che non mi ha fatto impazzire (ma questo è un mio gusto) è stata la scelta di virare su una via più action e dare dei "poteri" alla ragazzina. Mi ha ricordato la figlia di Wolverine in uno degli ultimi film degli X-Men. Logan mi pare si chiami?
Mi ha un po' stranito, perché non me lo aspettavo, ma immagino che neanche il nostro protagonista se lo aspettasse, quindi dal punto di vista dell'immersione col pdv ci siamo eccome.

In bocca al lupo per il contest
.

Per tutto il tempo che serve di Sara Rosini

Ciao Sara, piacere di leggerti.
Ti faccio subito i complimenti per il tatto che usi nei commenti e per la loro profondità.
Io purtroppo non sono così bravo (non sul tatto, ma sulla profondità dei commenti).
L'idea alla base del tuo racconto mi è piaciuta, l'evoluzione del protagonista fino alla scoperta della sua omosessualità. Un bel tema, che hai declinato bene.
Il tuo stile è molto particolare, sembra un flusso di pensieri intersecato con la narrazione dei fatti. Anche le battute del dialogo sono quasi indirette.
In questo pezzo funziona, ma ho qualche dubbio che possa andare bene per qualsiasi narrazione. Da valutare di volta in volta.
Un piccolo appunto sulla scelta del pdv ballerino.
Il primo punto di vista è troppo lungo rispetto ai balzi successivi. Infatti ho fatto un po' di fatica a capire che era cambiato il portatore di punto di vista. Per comodità avresti potuto fare una parte in normale e una in corsivo, giusto per dare uno stacco anche visivo.

In bocca al lupo!


Al numero 3 di Straight street di El-Tom

Ciao e piacere di averti letto.
Una storia con immagini molto interessanti e ben descritte, anche se in alcuni punti ho notato una certa sovrabbondanza di aggettivi che mi hanno fatto storcere il naso.
Il tuo racconto è un affresco dell'incubo del nostro protagonista, una rivisitazione in chiave horror della divina commedia e del canto di natale.
Ho letto il tuo commento e gli easter egg nascosti dietro ai nomi sono davvero molto interessanti, ma non ne ho colto neanche uno. L'unica citazione che non potevo sbagliare era cerbero sul finale.

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Giovanni Attanasio
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#3 » venerdì 12 marzo 2021, 14:54

Ecco la mia classifica
Ho sofferto nello stilare questa classifca. Ho riletto i testi, ragionato e aspettato giorni. Cercherò di motivare nei commenti qui la ragione della classifica. Per i commenti integrali della mia "prima lettura", li potete trovare in coda ai vostri testi.
Voglio precisare che nel comporre la classifica non ho guardato le classifiche già postate né letto i commenti degli altri autori ai testi, ma solo quelli dell'autore del racconto commentato.
Noterete che nei commenti farò pochi appunti stilistici, o addirittura nessuno. Quel genere di faccende le ho affrontate nella prima lettura, dove ritengo che l'effetto iniziale da lettore puro sia più importante e veritiero.

1. Sauro Survived, di Polly Russell
2. Il cane del diavolo, di MentisKarakorum
3. Wish you were here, di JohnDoe
4. Per tutto il tempo che serve, di Damjen
5. Apparenza, di Fagiolo17
6. Al numero 3 di Straight Street, di el_tom

Di seguito i commenti:

Sauro Survived
Un testo che nella seconda rilettura mi ha comunicato molto di più. Il flashback è angoscioso ed è piazzato in un punto ottimo per la narrazione. La dicotomia padre/orso è molto forte e funziona benissimo nel testo. Il finale chiude bene, con quella punta di amarezza e la domanda "ma dai, e ora lo arrestano per omicidio?". Bello.
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Il cane del diavolo
A prima lettura era il testo che mi aveva preso più di tutti. Proprio come per il racconto "Sauro Survived" siamo di fronte a una situazione con una bambina messa in mezzo e anche qui le mie aspettative nel corso del ragionare si sono alzate molto. È un tema che adoro ma è un tema su cui sono molto critico. Anche qui c'è il sacrificio di un personaggio per salvare la bimba e la madre, ma il fratello è un personaggio poco esplorato e non "colpisce" abbastanza.
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Wish you were here
Nelle riletture prima di giudicare ho trovato quei piccoli indizi che a prima lettura mi erano sfuggiti. Ma non è importante, perché il testo è buono così anche senza indizi e troppi flash. Ho pensieri confusi sul flashback, non so davvero se mi è piaciuto o meno (basti dire che non ha influenzato la mia valutazione più di tanto). Il tema trattato è anche molto bello, ed è stato affrontato in modo semplice ma efficace. Cosa voglio dire con questo? È facilissimo per chi è distante (non parlo nello specifico del tuo caso visto che non lo so) dalle realtà e dal mondo lgbtq+ cadere in "strane" trappole e trattare l'argomento in modo meh. Certo, la scena degli amici gay, i dipinti e la nicchia homo passano giusto a pelo, ma ripeto che il racconto è bello e le immagini purtroppo attuali.
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Per tutto il tempo che serve
Questo racconto mi aveva dato molto pensiero in prima lettura. Scorre, certo, la prosa è buona e quella vena "stalker" è presente ma non troppo invadente. Aiutano molto i dialoghi integrati nel testo, senza simboli per delinearli; aiuta il ritmo, che seppur sia lento per tutto il racconto, trasmette quel sentimento voyeuristico che in qualche modo mi ha preso. Ho qualche dubbio sulla risoluzione finale, avrei preferito percepire con più forza questa ossessione sessuale verso il soggetto spiato sin dalle prime battute. Un bel racconto, godibile.
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Apparenza
Sicuramente un racconto piacevole da leggere. I problemi che ho riscontrato e mi hanno un po' fatto vacillare riguardano la posizione e lo scopo dei flashback e il focus della storia. Avrei preferito molto un ruolo più attivo di Omar e un focus sull'omicidio anziché sul funerale. Nemmeno la protagonista mi ha molto preso, mi è sembrata una donna vogliosa solo perché il marito è gay e allora fanno poco sesso. Non so, sono perplesso, suppongo capiti.
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Al numero 3 di Straight Street
Il racconto potrebbe pure funzionare, ma è un flusso di cose e avvenimenti e scene che non sono del tutto riuscito a godermi. Mi sono sentito di fronte a un racconto che voleva a tutti i costi comunicarmi qualcosa, ma che ha fallito.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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MatteoMantoani
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#4 » venerdì 12 marzo 2021, 20:12

Cari amici di penna, eccomi a postare la famigerata classifica, riponderata mille volte anche in funzione di quello di cui abbiamo discusso coi commenti. Non per fare la solita noiosa premessa, ma per me è stato molto difficile capire chi premiare (con le prime quattro posizioni) e chi invece bocciare. Invito gli autori a leggere questa classifica solo in funzione dei miei gusti, e non come un giudizio oggettivo di bontà.
Fattore determinante per capire chi premiare, è stato ripensare ai racconti in questi giorni e capire quale mi abbia lasciato qualcosa in più: che sia il ricordo di un'emozione, o un trip su cui investire ancora delle riflessioni. Penso che quello cui tutti noi dobbiamo puntare sia, oltre che intrattenere durante la lettura, anche permettere al lettore di portarsi via qualcosa.
Bando alle ciance!

1) Wish you were here.
Tra tutti i racconti, quello di Alessandro è quello che mi ha lasciato di più su cui riflettere a fine lettura. Il finale è forte, e pone una questione che non è facilmente risolvibile: è giusto seguire la propria natura a costo di non essere accettati dalla comunità? Questa è la domanda che rimane alla fine e, a mio parere, è una domanda che poteva benissimo essere più esplorata, anche andando a indebolire il twist. Comunque, un gran bel racconto, che porterei a una sua evoluzione andando a sacrificare certe scene richieste per questo contest (scena di sesso) in favore di una ricerca interiore del protagonista, la cui totale accettazione della propria sessualità (che lo porta addirittura a non notare "certe cosette" nella propria fidanzata) è un pochino forzata, a mio gusto.

2) Devo fare pipì
Il racconto di Giovanni è quello che, più degli altri, mi ha portato direttamente nella testa del personaggio. Ho apprezzato particolarmente come lo stile sia scarno (quasi totalità di dialoghi) ma allo stesso tempo riesca a farmi calare alla perfezione nel personaggio. Quello di cui pecca questo racconto, a mio personalissimo avviso, è di voler strafare andando a introdurre una trama con un elemento (bambina con poteri) poco approfondito e comunque non richiesto. Il racconto era già buono andando a esplorare il rapporto tra padre adottivo e figlia, col pdv che lentamente passa da infischiarsene della bambina ad amarla come fosse sua (questi sentimenti, così semplici e così forti, sono già sufficienti a lasciare qualcosa a fine lettura).

3) Sauro Survived.
Il racconto di Polly potrà magari essere rivisto per qualche sbavatura nella narrazione e per una gestione del pdv che a mio avviso può allontanare il lettore troppo pigro (solo a metà diventa coinvolgente), ma ha un'idea di base forte e ben resa: Polly ha certamente il dono di esplorare temi semplici (rapporto padre/figli, violenza domestica) con maestria, andando a creare nel lettore il bisogno di schierarsi col protagonista, pur essendo questo un drogato, un ladro, un mentecatto. Molto bella la trasformazione della realtà vista dagli occhi del cuore del pdv: il padre che diventa un mostruoso orso quando il peso dei ricordi diventa troppo pesante da portare.

4) Apparenza.
Il buon Luca Fagiolo è ormai un maestro dello stile del mostrato, e questo racconto lo conferma. La lettura del suo pezzo è facile e scorrevole ma, come ho già spiegato nel commento nel thread dedicato, ho preferito altri suoi pezzi in cui viene data veramente la possibilità di portarsi dietro qualcosa cui ripensare a fine lettura. In "Thief at Home" c'era una satira molto azzeccata della nostra società, in "L'ultima volta" c'era una trasformazione fisica originalissima nella sua esecuzione; qui, invece, manca tutto questo. Penso che il triangolo amoroso sia uno degli elementi universali che se ben usati portano il lettore a seguire una storia con vero trasporto, ma forse qui il poco spazio non ha permesso di esplorare i personaggi in modo tale da permettere al lettore di empatizzare veramente con loro (con Omar, ad esempio, vittima dal cuore puro...).

5) Per tutto il tempo che serve
Mettere questo racconto fuori dalla zona "promozione", è stata una scelta davvero difficile. Ho veramente apprezzato lo stile di Sara, che tradisce un'eccellente capacità di mostrare i sentimenti con la forza di immagini ricche e poetiche. Se quindi ho letto più che volentieri il racconto dal punto di vista della narrazione in sé, non posso dire la cosa della trama, che a mio parere risulta sottotono rispetto allo stile. Invito Sara a rileggerci qui su MC e di non perdere l'occasione di esercitare questo suo stile così ricco e particolare.

6) Al numero 3 di Straight Street.
Il racconto di Tom ha il pregio di mostrare dei dettagli ricchi di fantasia che comunque fanno il loro lavoro, ma il troppo stroppia... I così tanti dettagli grandguignoleschi, uno dopo l'altro, non sono accompagnati da un'esplorazione emotiva del protagonista, che risulta un personaggio anonimo che attraversa un proprio inferno, di cui al lettore viene spiegato solo l'aspetto esteriore, ma non quello simbolico. Comunque, Tom ha una buona capacità di figurarsi scene oniriche vivide e ripugnanti, che se declinate verso la giusta direzione (mi viene in mente un bel thriller, o un horror) potrebbero portarlo a un certo successo.

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el_tom
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#5 » sabato 13 marzo 2021, 18:01

Ta ta tatàaaahh! Eccoci giunti alla classifica.
Bando alle ciance e bando agli indugi!

1) Sauro survived di Polly Russel.
2) Wish you were here di Alessandro Canella.
3) Il cane del diavolo di MentisKarakorum.
4) Devo fare pipì di Giovanni Attanasio.
5) Apparenza di Luca Fagiolo.
6) Per tutto il tempo che serve di Sara Rossini.

Commenti.
1) Sauro survived.
Ciao Polly e ben ritrovata.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto, infatti ti sei aggiudicata il primo posto. Molto ben resa l’immagine del mostro che, nonostante Sauro non sia più un bambino, resta una “creatura” enorme fino al momento della morte dove perde le sue sembianze gigantesche, la sua aura paurosa e soprattutto il suo potere su Sauro che solo allora lo vede per quello che è. Molto toccante il tema, è stato il fattore che mi ha fatto decidere la tua posizione in classifica, mi hai dato quell’emozione in più che ha fatto propendere l’ago della bilancia.
Bonus cane preso, bonus flashback preso, sul bonus sesso violento mi affido al giudice di girone, ci sarebbe da chiarire qual è la differenza tra sesso violento e violenza sessuale, il primo dovrebbe contenere la consensualità, il secondo no.

2) Wish you were here.
Ciao Alessandro, o John.
È la prima volta che ti leggo ed è stato un piacere, anche nella critica.
Anche il tuo racconto mi è piaciuto molto, sia il tema della “pressione sociale” su Lucio che quello della discriminazione sessuale sono sicuramente temi molto forti e molto (purtroppo) attuali. Per come è stato costruito e realizzato il racconto ti saresti meritato la prima posizione, come ho scritto sopra, Polly mi ha dato quel brivido in più, è stata quindi solo una questione di gusto ed emozione personale e ci ho messo un bel po’ a decidere.
Anche qui, bonus cane e bonus flashback presi, anche qui, sul bonus sesso violento passo la palla al giudice, il sesso c’è, non ho colto la violenza.

3) Il cane del diavolo.
Ciao Mentis, anche tu mi eri sconosciuto e sei stato una piacevole scoperta.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ben resa l’ambientazione con pochi tocchi. Mi è piaciuto molto come sei riuscito a conservare l’innocenza Ada sia nella storia vera e propria sia nei suoi comportamenti da bambina. Leggendoti mi è venuta una curiosità che va aldilà del racconto e della classifica, sei friulano? O la storia è ambientata nel Friuli centro orientale?
Bonus cane abbondantemente preso, flashback presente e anche la scena di sesso violento.

4) Deva fare pipì.
Ciao Giovanni, piacere, anche tu per me sei una novità.
Anche il tuo è un racconto molto interessa con uno stile che strizza l’occhio sia al pulp che all’action, pur senza descrizioni specifiche mi sembra che la vicenda si svolga in una periferia, per non dire bassifondi, di una grande città.
Devo dire che anche a me ha richiamato un po’ le vicissitudini della coppia Logan – X23, sul finale mi aspettavo prosciutti affettati come neanche in salumeria.
Bonus sesso violento presente.

5) Apparenza.
Ciao Luca, piacere di leggerti per la prima volta.
Un racconto molto lineare, ottima la gestione dei flashback. Sinceramente il tuo racconto mi ha coinvolto meno degli altri, non tanto per l’argomento ma perché non sono riuscito ad immedesimarmi in nessun personaggio, il movente dell’omicidio dovrebbe essere la gelosia ma Pietro non prova sentimenti così forti per Matilde, potrebbe essere un maniaco del controllo e molto possessivo ma in questo caso giocherebbe con la coppia più che uccidere Omar e trovarsi in una situazione ad alto rischio.
Tutti i bonus presenti.

6) Per tutto il tempo che serve.
Ciao Sara, piacere di conoscerti e di leggerti.
La classifica è sempre una violenza, sia per chi la subisce che per chi la redige. Questo vale per tutti naturalmente ma per chi si trova in ultima posizione, a volte, un po’ di più, magari perché non ha demeritato, questo è il tuo caso.
Hai uno stile interessante, potrei aggiungere altri aggettivi ma vedi che ho imparato a non esagerare .
Il tuo racconto molta un protagonista molto introspettivo e questo lato lo rendi molto bene.
Purtroppo però è il racconto che mi è “arrivato” di meno, verso la fine ho cominciato a perdermi.
Bonus flashback preso, bonus cane e bonus sesso violenti ni e mi rimetto al giudice supremo.
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

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Damjen
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#6 » sabato 13 marzo 2021, 22:32

1. Devo fare la pipì
2. Sauro survived
3. Il cane del diavolo
4. Al numero 3 di Straight street
5. Wish you were here
6. Apparenza



Il cane del diavolo di MentisKarakorum

La mia opinione complessiva sul tuo scritto è certamente positiva. Ho compreso la storia già alla prima lettura. Le scene sono vivide e dinamiche. Il conflitto c’è, da subito (la povertà estrema). Hai perfino trovato il modo di far maturare un personaggio (il fratello), ma su questo ho una perplessità che ti esporrò più sotto.
Secondo me hai beccato tutti i bonus.
E ora mi spingo più nel dettaglio.

Ciò che mi piace
– “Tabarro”, parola che non conoscevo e dà connotazione e accuratezza.
– “Tira su col naso.” Fa perfettamente capire l’atteggiamento di una persona abituata a non occuparsi di sé.
– “Spinge il nasino sul fianco della mamma.” Molto bello per la dolcezza e molto ben fatto per suggerire l’età della bambina.
– “La sua mano si muove a estrarre un fazzoletto dalla tasca, che poi porta a coprire il naso.” In perfetto mostrato.
– “…si siede sul pavimento e nasconde il viso tra le ginocchia… un paio di pantofole di velluto viola le si avvicinano.” Perfetta la consecutio narrativa della sequenza, perché la bambina, essendo rannicchiata a terra, vedrà prima i piedi di chi si avvicina.
– “…volto dalla pelle raggrinzita come carta appallottolata stiracchiata alla bell'e meglio”, mi piace l’immagine. Anche il fatto che sia carta stiracchiata senza troppo impegno (o interesse) aggiunge un’ulteriore sfumatura.
– “Ada si appoggia alla tinozza... Il calore le accarezza la pelle”, bella la sensazione tattile.
– Tutta la scena di sesso, ricca di elementi sensoriali. E poi l’atteggiamento del boscaiolo, il suo linguaggio. Vivido e verosimile.
– Quando Ada e Mariella si ritrovano, la madre “sospira, si alza e stringe la bambina… La libera e si abbandona sul terreno umidiccio.” Mi è piaciuta la tenerezza, e soprattutto la semplicità con cui l’hai descritta, che l’ha resa particolarmente vera.
– “Le torce serali… brillano e illuminano la riva”, bell’atmosfera.

Ciò che, mentre leggo, mi fa interrompere il film mentale poiché mi richiede un piccolo ragionamento
– “Le dita contornate”, forse meglio unghie contornate…?
– “Anche oggi avrebbero saltato il pranzo.” Con una frase così raziocinante, non percepisco alcuna emozione. Non sento la fame, nemmeno un reale dispiacere. Un brontolio della pancia è una sensazione talmente leggera e indefinita, da suonarmi inattendibile. Non mi fa capire, non mi spinge a provare empatia.
– “Si trascina sul selciato.” Lì per lì, avendo capito che si trattava di una persona che faceva l’elemosina, ho pensato a una disabilità.
– “Il fiume è largo e tormentoso.” Con tormentoso intendevi davvero dire che dà tormento?
– “Era un blasone, ogni nobile ne ha uno… Lui ti condurrà dal suo padrone.” Prima ho pensato che fosse un nobile, e poi che invece era un servitore.

Ciò che non ho capito
Se il fratello è il Conte D’arcano, in pratica è un nobile al servizio di un altro nobile? E come mai, se in fondo davvero teneva alla sorella, non l’ha aiutata prima?

Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– Mentre ho trovato coerente (per la corretta consecutio narrativa) la soggettiva nell’espediente di inquadrare il vescovo a partire dalle ciabatte (data la posizione della bambina quando lo vede), così non ho trovato altrettanto coerente la medesima carrellata dal basso quando gli stivali suggeriscono che il Conte è fermo davanti alle due donne. Fino a quel punto Mariella era stata attenta, anche mentre già raccontava, a intercettare eventuali benefattori, e ciò che vedeva erano la calvizie e il colore degli occhi di un uomo, il mantello rosso di un altro. Ma poiché la carrellata dal basso è, effettivamente, un espediente visivamente elegante che rallenta efficacemente l’entrata in scena, basterebbe favorirla attraverso una consecutio narrativa che suggerisca uno sguardo basso, ad esempio con la donna che si è persa a fissare il piatto vuoto delle offerte, o la bambina che si guarda le mani con cui salverà la madre. Sono solo idee, scusa se mi sono dilungata in una cosa che era comunque corretta.
– Nella scena in cui Mariella e il fratello s’incontrano, entrambi cambiano repentinamente stati d’animo. In una sequenza narrativa in tempo reale (per via del discorso diretto), e che quindi dura piuttosto poco, entrambi passano attraverso atteggiamenti piuttosto distanti, perfino contraddittori (“non sei più mia sorella”, d’altronde in effetti gioca a carte mentre lei muore di fame insieme alla bambina, poi però “sai che sono sempre stato dalla tua parte”). E lei all’inizio ride, ma nel giro di poche battute passa dal sarcasmo alla sfida alle lacrime, per poi diventare affettuosa. Troppo veloce…?
– La punizione finale per il fratello non è resa, e questo fa sì che il suo sacrificio sembri poca cosa di fronte al fatto che lasciava sorella e nipote a sopravvivere a stento. Spingere di più sull’esito negativo del suo aiuto avrebbe reso il finale più forte, e il fatto che arrivasse così tardivamente, più comprensibile.

Formule abusate
[Mi riferisco a quelle coppie, o più, di parole (che ovviamente uso anch’io, tipo spettacolo mozzafiato, sguardo assassino, brivido alla schiena, etc) che a forza di finire insieme sono diventate quasi dei modi di dire. Ho imparato a considerarle dei piccoli atti di pigrizia, per questo cerco sempre di stanarle dai miei scritti per provare a trasformarle in qualcosa di più originale e personale.]

– Ada ha paura, per questo “si stringe nelle spalle”
– “Il sorriso della mamma le scalda il cuore.”
– “Il giovane… la fissa da capo a piedi.”
– “I suoi occhi… la fissano dall’alto al basso.”
– “Brividi di freddo le corrono…” (ho un grosso problema personale con la parola “brividi”, che sia aggettivato o spostato lungo cose)
– “Stringe i denti…”
– “Le unghie le si conficcano nei palmi.”
– “Le labbra tremano… digrigna i denti… gli trema la mascella.” Ci stanno tutti, anche perché rendono l’idea, ma al contempo sono talmente tipici da suonare un po’ fiacchi.

Come dicevo, il mio giudizio complessivo è di sicuro positivo. In particolare, percepisco una vena di dolcezza che adoro.






Al numero 3 di Straight Street di Tom

È stato piacevole e stimolante leggere il tuo racconto, soprattutto per l’atmosfera che hai saputo creare. Mi piace molto l’aspetto visivo del tuo scritto, che grazie alla sua potenza si trasforma in una sensazione plurisensoriale disturbante.
A mio parere hai rispettato il tema, beccando anche tutti i bonus.

Ciò che mi piace
– Nelle poche frasi iniziali già mostri un bel pezzo della situazione di partenza, con quelle che tipicamente si definiscono “poche pennellate ben piazzate”.
– Mi è piaciuta l’intera atmosfera del sogno, così intensa, e in particolare (di seguito)
– “…in lontananza poteva intravedere un riverbero rossastro, come se appena oltre il limite dello sguardo ci fosse un incendio”, è sia visivo che emotivo. Anche la sola idea di un incendio incombente, che opprima i bordi della visuale, è di per sé minaccioso.
– Macchine come carcasse spolpate da sciacalli, molto suggestivo.
– Piante ritorte, laghetti come bocche, foglie come mani scheletriche. Molto vivido e angosciante.
– Risa, urla, colpi, versi, musiche distorte. Efficace, straniante.
– La moglie e il migliore amico di Doug che… Ecco, al solo pensiero già mi viene male! XD Ottima “dominio” sul lettore che qui, che lo voglia o no, è costretto dal tuo coraggio e dalla tua bravura a infilarsi in testa una scena raccapricciante.
– Le pareti delle stanze nel corridoio che sembrano essersi allontanate. Una stanza senza limiti. La porta coperta di graffi come cicatrici. Straniante.
– Adorabili le torture e gli esseri torturati. Tutto molto vivido e potente.
– Stipiti organici *____*
– Una scala fatta di lapidi orizzontali conficcate nel muro. Figo.

Ciò che, mentre leggo, mi fa interrompere il film mentale poiché mi richiede un piccolo ragionamento
– “Stesosi sul suo giaciglio” è molto stringato, e giaciglio (nell’accezione di misero lettuccio come da definizione) cozza col ristorante esclusivo, la villa, i milioni di dollari.
– “Alle finestre, che Doug non riusciva a contare…” In una situazione così sfavorevole, chi si preoccuperebbe del numero di finestre?
– “Andiamo Doug… proferì giocosamente Saturday”. Il verbo proferire a qualcosa di solenne, per cui mi ha fatto riflettere per via dell’accostamento a giocosamente, ma forse era una contrapposizione voluta.
– “…corridoio planare” mi ha bloccata. Poiché significa piatto, lì per lì mi è suonato come acqua bagnata o fuoco caldo. Poi però parli della sensazione di discendere, e lì il concetto di planare (verbo) sarebbe stato interessante.
– “la scala si svolgeva a spirale”, dove svolgere vuol dire distendere ciò che era avvolto, mentre una spirale al contrario si “attorciglia”.

Ciò che non ho capito
– “Lunghe e innumerevoli schiere di gogne…” La parola schiera mi ha fatto inizialmente dubitare di conoscere il significato della parola gogna, poiché schiera mi sembra più riferibile a qualcosa di vivo, come umani o animali, mentre la gogna è un collare di ferro, giusto? Nella stessa frase però parli delle “loro” fauci, e dunque non ho capito di chi fossero queste fauci che gli umani venivano costretti da affrontare. L’intera frase mi è così scappata nel tentativo di capirla…
– “…c’erano figure che sfuggivano alla vista di Doug, non riusciva a inquadrarli, a metterli a fuoco, erano come le ombre che si vedono con la coda dell’occhio ma, quando ci si gira a guardarle, rivelano non esserci.” Ma intanto descrive molto bene cosa fanno, e infatti le vede massacrare, cucinare con carbone e spiedi, etc.

Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– L’utilizzo del termine “bizzarro”, già di per sé vago, che compare un paio di volte in poco spazio, e di altri termini poco precisi, che stonano un po’ con la forza delle descrizioni.
– I dialoghi diretti sono statici per via della mancanza di beat come movimenti, precisazioni, assestamenti (visivi o emotivi o altro).
– Quando Doug entra nella casa, ci sono due frasi che, a gusto personale, avrei interrotto col punto prima del cambio di soggetto. La stessa cosa succede in altre frasi, più avanti.
– Dopo aver visto la moglie e il miglior amico che (!!! XD), Doug ha… un fremito. Ok, è stordito, ed è un sogno, ma forse si poteva calcare di più la sua reazione. Io al suo posto prima tiravo giù la carta da parati a mozzichi e poi ritinteggiavo le pareti del colore della superba bistecca della sera prima…
– “…coraggio, dai un’occhiata”, incoraggiato dal precettore Doug aprì la porta.”
– “…li lasciava con la fame e la disperazione, ma sempre privi di speranza.” Al netto della ridondanza, secondo me è proprio la speranza la peggior tortura cui sono sottoposti.
– Davanti alla terza porta, i rumori che si sentono cominciano forse a essere un po’ ripetitivi.
– “per poter farsi strada”, forse meglio per potersi fare strada…?
– “…una voragine oscura”, e non vedo altro che uno spazio limitato e buio, mentre il concetto di caverna era potenzialmente molto forte e significativo.

Tirando le mie personalissime somme, mi è piaciuto molto tutto l’aspetto macabro del racconto, e anche la morale. La storia di per sé è semplice, ma è ricca di immagini (che ricalcano i miei gusti).





Wish you were here di Alessandro Canella

Il tuo scritto ha, a mio personalissimo gusto, davvero molti pregi rilevanti che vado subito a elencare.

Ciò che mi piace
– I dialoghi sono veloci, credibili, ben separati da beat che aggiungono movimento. Scivolano via in tempo reale, che è un piacere.
– Essendo io una persona un po’ (…introversa?), apprezzo (e invidio) chi riesce a usare i termini (in questo caso proporzionatamente forti) adatti a dare autenticità alla storia. (Io non ce l’ho fatta e ho scritto una scena di sesso che manco le fanfiction adolescenziali…) Quindi ho apprezzato tanto che tu abbia usato proprio i termini più giusti per la situazione. È una cosa talmente importante, che spero di riuscirci presto, a mia volta.
–In poche battute, il padre di Lucio è talmente verosimile da sembrare reale. Un accenno al dolcificante e già gli voglio bene.
– Alla festa, il dialogo sulla scrittura inclusiva è proprio ben proposto, in equilibrio tra slang per addetti ai lavori e parolacce. Sembra davvero ostrogoto parlato tra ostrogoti, proprio per come lo parlerebbero quando sono in relax. Molto verosimile.
–Il colpo di scena è ben preparato e l’epilogo è crudele. Dunque, direi, coraggioso.
– Potrei riassumere il tutto dicendo che ho apprezzato la tua “voce”, la sicurezza con cui la usi.

Ciò che non ho capito
(e qui darò prova di avere sprezzo del mio orgoglio…)
– “Appoggio la schiena sulla portiera dell’auto…” Confesso che alla prima lettura avevo erroneamente immaginato i protagonisti in macchina (ma invece che “sulla” avresti usato “alla”) , tanto che non avevo capito perché lui prendesse freddo al didietro… ‘Naggia a me.
– Al primo stacco, mi sono persa. I nomi erano già quattro (Masi esclusa), e non avevo ancora capito dove posizionare Laura (“Come si chiama… Laura?”, che detta così poteva pure essere che, semplicemente, non si ricordasse il nome di Giulia). In più non ho capito fino all’ultima parola (“Giulia”) se fosse già il flashback o un semplice stacco temporale.

Ciò che, mentre leggevo, mi ha richiesto di interrompere il film mentale per capire
– È una reale bazzecola ma “Dietro un cassonetto intravedo due gambe”, con la parola “dietro” mi ha creato un altro intoppo (e te pareva?), stavolta visivo. Poiché i cassonetti sono rasoterra, ho scartato il pezzo sotto e ho immaginato due gambe distese, a lato. Ma poi la persona è in posizione fetale, quindi ho dovuto ragionarci su un attimo.
– I vari riferimenti a canzoni e cantanti (alcuni a me sconosciuti) e alcune citazioni, tipo Colby, mi hanno fatta sentire un po’ smarrita, tipo che mi perdevo dei pezzi per strada. Alla seconda lettura ho fatto tutte le ricerche necessarie, senza però poter colmare tutti i buchi. Mi dispiace di non averti potuto seguire in tutto, mi dispiace sinceramente.

Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– “…la scrollo sulle spalle…” credo sia scorretto, ma forse mi sbaglio.
– “Filo parcheggia davanti un capannone…” Ho cercato l’uso di “davanti il” al posto di “davanti al” e non è sbagliato, però è sconsigliato. Ma allora è solo una questione di gusti.
– “…mi molla uno buffetto”.

Ricapitolando, ho apprezzato davvero il tuo racconto per quanto è dinamico, cioè complesso e vivido. Però altre cose mi hanno messa in difficoltà, e quindi mi è dispiaciuto di non riuscire a stare al passo. La cosa è, comunque, molto stimolante, quindi… grazie :)







Devo fare la pipì di Giovanni Attanasio

Mi butto subito sulle considerazioni, senza spoilersss.

Ciò che mi piace (scritto in tempo reale, cioè alla prima lettura)
– “Detta il numero, dai.” Questa frase ha qualcosa di… non lo so, ma quando l’ho letta era talmente perfetta che l’ho sentita in testa con un tono e un’intenzione reali. Forse è anche per lo strano incastro tra “lei” e “tu”, ma è davvero… magica.
– “Schiocco le dita e due manine mi passano carta e penna.” Sarà per l’eco della frase precedente, ma anche la successiva mi è comparsa in testa come fosse la scena di un film.
– Il protagonista è davvero ben fatto. È un burbero, si capisce dalla facilità con cui si incazza, eppure hai saputo mettere, appena sotto la posa da stronzo, la sensazione che sia una persona completamente diversa. E lo dico alla prima lettura, in tempo reale. Cioè sono all’inizio, al primo stacco per intenderci, per cui magari mi sbaglio, e nonostante questo mi sembra già chiaro. Sarà che la bambina, appena lui schiocca le dita, è già lì (per cui gli sta sempre vicina). Poi continuo a leggere e la scena di sesso è parecchio dura, e poi le botte. Eppure lui piange (ottimo mostrato). Non cambio idea, secondo me è solo un uomo ferito.
– Avrei dovuto scrivere molto altro, ma ero talmente presa dalla lettura che ho lasciato perdere le considerazioni. È questo che deve fare un buon racconto, tenerti lì e basta.

Ciò che, mentre leggo, mi fa interrompere il film mentale poiché mi richiede un piccolo ragionamento
– Quelli che credevo due refusi, nelle prime righe, mi hanno inizialmente reso difficile entrare nella storia. Solo uno, alla fine, lo era, perché poi ho scoperto che la carpetta non era una scarpetta…

Ciò che non ho capito
Forse ci sono cose che non ho capito, ma non mi importa. La storia mi prende troppo per preoccuparmene. Mi sono pure commossa (precisamente, qui: “Cosa volevi mettermi nel cuore, un pizzico di polvere di stelle e un sorriso?”)

Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
Niente di niente.

Ho finito di leggere il tuo racconto, per la prima volta, in questo momento. Bellissimo. La tua voce è incredibile.






Sauro survived di Polly Russel

Mi butto senza preamboli sulle considerazioni.

Ciò che mi piace
– Ho apprezzato tantissimo che la scena di sesso, nonostante l’orrore, non avesse nessuna descrizione voyeuristica, nessun termine inutilmente volgare, cioè proprio quelle caratteristiche che hanno reso il pov (un bambino) perfettamente credibile. Nonostante la bruttura della situazione descritta, sei riuscita a far capire tutto quasi con delicatezza.
– Una volta capito che l’orso non era un orso, ho trovato l’escamotage molto efficace. D’altronde Sauro, ancora e per sempre, non potrà che vedere pelame e bestialità in suo padre.
– “Erano fatti così i suoi incubi e avevano quell’odore: da sempre” Molto efficace, perfino da prima di capirne il perché.
– La morte del padre è molto vivida, e la sequenza narratologica è davvero credibile. Sia dal punto di vista meccanico (spasmi, fiotti di sangue, sfinteri) che visivo. Molto bella davvero.
– “Mi ringrazi tu, o inizio a farmi ringraziare anche da lei?” Trovata geniale.
– “…annaspando nel proprio buio personale,” Feroce e poetico insieme. Bellissimo.
– Naruto, che con l’opening italiana ci sta a pennello (“io credo in me…”)

Ciò che, mentre leggevo, mi ha fatto interrompere il film mentale poiché mi ha richiesto un piccolo ragionamento
– Inizialmente avevo creduto che Giulia fosse la ragazza di Sauro, e quando ho letto che “lei non era in condizione di aspettare”, ho perfino pensato che potesse essere una tossica a sua volta. In questo senso il padre che la proteggeva era quello con cui empatizzare.

Ciò che non ho capito
– Sauro finisce in prigione e, invece che proteggere la sorella accusando giustamente il padre di abusi sessuali, tace e la lascia con lui, da sola. Avrei capito se il suo scopo fosse stato aspettare di uscire dal riformatorio per uccidere il padre, tipo furia cieca che non ti fa ragionare su reali possibilità e conseguenze. Ma lui voleva solo portarla via, tra l’altro senza un piano migliore dei servizi sociali, dunque perché aspettare, rischiando solo di farle fare la sua stessa fine?
– “Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire” Giuro che finché non ho letto il commento di MentisKarakorum, non avevo capito fosse il rumore della coltellata. [Mi vergogno un po’ a confessarlo ma ho persino pensato, lì per lì, che fosse qualcosa di magico, tipo il suono di un potere che scatta col primo rumore (il tempo che si strappa come fosse di materia) e si sblocca col sangue del protagonista/mago. Guardo troppi anime…]

Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– Ci vuole molto (troppo?) tempo prima di riuscire a dare il giusto significato alle azioni di Sauro. Questo mi ha lasciato una sensazione un po’ negativa su di lui, diciamo difficile da sovrascrivere, come se il giudizio iniziale (Sauro è un poco di buono che continua maldestramente a cercare guai) fosse ormai un muro portante del personaggio, tipo bias cognitivo. Tanto che poi, alla fine, quando si scopre che la sorella si è salvata dagli abusi quasi per caso e ora finirà dai servizi sociali, mentre lui finirà in prigione, è come se quel giudizio iniziale mi avesse impedito di immedesimarmi, e dunque dispiacermi, oltre un certo livello.





Apparenza di Luca Fagiolo

Il tuo racconto mi è davvero piaciuto per molti aspetti, e l’ho letto di filato, capendo la storia già alla prima lettura. Vi ho trovato molti pregi ma, a mio gusto personale, alcuni difetti. Mi dispiace se ho dei gusti un po’ strani (che non riesco a compiacere nemmeno con la mia scrittura, sia beninteso) per cui spero, nella mia analisi, di non essere stata spiacevole o, peggio ancora, inutile e basta.

Ciò che mi piace
– “Esco dall’auto, lo sportello urta la fiancata dell’Audi. Alzo le spalle. Mi appoggio al cofano della macchina e recupero l’equilibrio. Affondo coi tacchi nella ghiaia e attraverso il parcheggio.” Ho proprio visto la scena. Perfetta.
– Apprezzo e invidio la capacità di usare tutti i termini adeguati, seppur forti (pane al pane, vino al vino) in una situazione in cui i personaggi li penserebbero proprio così. Io non ne sono ancora capace…
– I dialoghi sono fluidi e dinamici, verosimili e pieni di beat non gratuiti. Molto ben fatti.
– Matilde è una donna per certi versi molto tosta. Si prende almeno una parte di ciò che vuole. Ho anche apprezzato che, tra alcool, tradimenti senza sensi di colpa e piccola venalità, tu sia riuscito a renderla concretamente antipatica.
– “Abbracciami, ci stanno guardando.” Il finale è una degna punizione per lei.

Ciò che non ho capito
_ Matilde è tosta, ma è anche fragile. In varie situazioni si prende ciò che vuole, e lo fa fino in fondo, ed è anche razionale, un po’ fredda e calcolatrice, ma in altre è poco lucida, tanto da crearseli i guai, attraverso considerazioni illogiche e autocompiacenti. Forse è sintomo di un personaggio sfaccettato, ma nel poco spazio a disposizione forse era meglio limare un po’ gli opposti.

Formule abusate
[Mi riferisco a quelle coppie, o più, di parole (che ovviamente uso anch’io, tipo spettacolo mozzafiato, sguardo assassino, brivido alla schiena, etc) che a forza di finire insieme sono diventate quasi dei modi di dire. Ho imparato a considerarle dei piccoli atti di pigrizia, per questo cerco sempre di stanarle dai miei scritti per provare a trasformarle in qualcosa di più originale e personale.]

–“Il liquore brucia lungo la gola” ci sta più che bene, ovviamente, ma è piuttosto logoro.
– “Piccoli brividi rincorrono…” Purtroppo ho una fisima del tutto personale su tutti gli “aggettivo-brividi”
– “Le lacrime mi riempiono gli occhi…” è molto “tell”, quando invece potresti mostrarlo con qualcosa di più originale.
– “Qualcosa mi si spezza dentro. I singhiozzi mi fanno tremare il corpo. Non ce la faccio. Anche il naso comincia a gocciolare. Sussulto, mi manca l’aria. Cerco di prendere un respiro profondo, ma è diventato così complicato.” Ti prego, non mi odiare… Questa descrizione è (come altre più sotto che non specificherò oltre) ovviamente perfettamente corretta e rende bene l’idea, ma è già tutto sentito. Davvero, non te lo direi se non avessi considerato che puoi certamente potenziarla.

Ciò che potrebbe essere potenziato
– La frase “Pietro è sempre stato così assente in quei momenti, come farlo con un manichino poco dotato” è, a mio parere, un’opportunità mancata. È la prima immersione emozionale nel personaggio eppure non sembra la considerazione emotivamente focalizzata su una persona che ne abbia sofferto. Ovviamente lei sta tradendo il marito, quindi ci sta che sia “fredda”, o che comunque non si concentri su ciò che potrebbe farle provare emozioni improduttive data la circostanza ( perché giustamente “Se penso a mio marito mi si smorza tutta la voglia”), ma è proprio per questo, cioè per il fatto che lei in questa scena arriva dopo essere stata un’ubriaca e una traditrice, che ci vorrebbe una bella cazzuolata (cioè una grossa spatasciata di cazzuola) di empatia, di quella tosta. Sennò, ora della fine, non mi interesserà poi tanto se si è cacciata in tutti questi guai.
– “Una lacrima mi bagna la guancia.” Forse una descrizione più approfondita, magari perfino senza lacrima data la scorza del personaggio, avrebbe giovato all’empatizzazione. Lei in fondo non sembra una che esprime, sembra più una che ragiona e resiste. E difatti “Intercetto una lacrima nera di mascara prima che gli sgoccioli sulla camicia”, che è raziocinante oltre misura, visto che intanto singhiozza.
– L’avvocato Ponzoni conosce qualche rudimento di primo soccorso, allora però avrebbe dovuto far andare giù, distesa, Matilde.
– Nella scena in cui si fronteggiano tutti e tre a casa di Omar, Pietro è un po’ troppo caricaturale. Inizialmente è offensivo (“Che maleducazione, signor Ousmanne”), e sarcastico (“Hai buon gusto, Matilde”), poi è ragionevole (“speravo saresti stata più discreta. Un minimo di rispetto, dopo tutto quello che ho fatto per te”) poi però comincia a dare di matto con spiegazioni improbabili (la stampa che ci andrebbe avanti per mesi…), trema, poi ride in modo acuto e incontrollato (“Voi due non mi toglierete tutto”), allora diventa pericoloso, piange anzi singhiozza, passa all’autocommiserazione (“Perché devo essere l’unico a soffrire?”), infine è in verità un freddo assassino con tanto di guanti.
– “Ti fidi di me? Non ho altra scelta e per questo lo odio ancora di più. Annuisco.” Dopo tutto quello che è successo sopra, secondo me questa conclusione è poco credibile.

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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#7 » sabato 13 marzo 2021, 22:53

Classifica durissima, molto più di quella di due mesi fa. A parte l'ultima posizione (mi spiace Tom), tutti gli altri racconti sono in verità molto vicini tra loro, ognuno con i suoi punti di forza, ma anche le sue debolezze.

1. Per tutto il tempo che serve – Sara Rosini
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2. Sauro survived – Polly Russell
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3. Il cane del diavolo – MentisKarakorum
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4. Apparenza – Luca Fagiolo
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5. Devo fare pipì – Giovanni Attanasio
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6. Al numero 3 di Straight street – El-Tom
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#8 » sabato 13 marzo 2021, 23:08

Eccoci qui, ci ho messo un po', ero indecisa su diverse posizioni e se devo dirla tutta, lo sono ancora. Ho cercato di miscelare tecnica, gusto personale e stile, ma tanto non ci sono riuscita.
1)Wish you were here di Alessandro Canella
Un gran bel racconto, nessuna sbavatura, veloce, immediato. Narratore inattendibile buono (anche se non perfetto), la parte in cui Lucio restituisce il pompino è perfetta nell'ottica di questo tipo di narrazione. Complimenti. (un po' ti odio)

2) PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE di Sara Rosini
Credo tu debba lavorare un po' sulla caratterizzazione dei personaggi e, a mio avviso, asciugare un po' lo stile, ma alcuni passaggi sono incredibili e non posso proprio evitare di farmeli tornare in mente.

3)Il cane del diavolo di Mentikarakorum
Al netto delle osservazioni che ti ho fatto, la prima parte è talmente ben descritta che fa perdere d'importanza alle pecche della seconda. In fase di revisione puoi snellirla un po', alcune cose non servono, tipo il fratello può essere semplicemente un servitore e ci togliamo un sacco di dubbi e domande.

4)Apparenza di Fagiolo17
Un buon racconto, ma soprattutto con un buon margine di miglioramento in tempi brevi. Bastano poche pennellate qua e là per sistemarlo alla grande.

5) Al numero 3 di Straight street di El_Tom
Una buona idea, ho apprezzato le citazioni, i vari contrappassi, il fatto che esista la divina commedia è, per me, di nessun conto, si può divagare sul tema all'infinito. Però aggiusterei il tiro sul pdv e sulle emozioni del protagonista.

6)Devo fare pipì di Giovanni Attanasio
Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto perché credo che il tuo racconto abbia i personaggi con la migliore caratterizzazione di tutto il contest, e con una voce prepotente e bellissima. Ma davvero non riesco a superare lo scoglio di tutti i dubbi che mi hai lasciato irrisolti.
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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#9 » domenica 14 marzo 2021, 0:32

Nei prossimi giorni arriveranno le classifiche del Lettore Anonimo e di Agostino Langellotti.

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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#10 » lunedì 15 marzo 2021, 15:57

Commenti e classifica de La lettrice anonima:

Premessa: girone ottimo per tutti. Ho dovuto fare una classifica e ho spiegato le debolezze di alcuni racconti per spiegarne le posizioni, ma è probabilmente il miglior girone che mi è capitato per le mani (meno male perché ho avuto poco tempo per scrivere i commenti, se ci sono errori, SORRY!)

1) Wish you were here: per me il tu racconto è stato senza dubbio il migliore di tutti. Il punto forte del tuo racconto sono i personaggi che sono complessi, senza risultare confusi nel limite di caratteri. Sei riuscito a rendere i protagonisti delineati e i personaggi secondari sfocati al punto giusto. Personalmente aggiusterei un minimo la parte in cui Lucio è a casa con la sua famiglia, perché l’ho trovata un po’ confusa. Tutto sommato ottimo lavoro!!
P.s. punti bonus per aver scritto un personaggio che osserva una donna trans come una donna e non qualcosa che sta in mezzo, senza mostrare difficoltà nell’accettarlo. Se ne sente sempre la mancanza.
2) Sauro survived: il tuo racconto ha delle parti che mi sono piaciute molte e altre meno. La parte iniziale e il flashback ti sono venute proprio bene, con l’orrore raccontato con la giusta delicatezza. Dal mio punto di vista, cercherei di chiarire sin da subito che Giulia sia una bimba, perché per troppo tempo ho pensato ad un trio amoroso finito male ed ero chiaramente fuori strada. Il racconto però ha un ritmo perfetto e riesce a catturare la mia attenzione in maniera costante, quindi ottimo lavoro.
3) Devo fare pipì: tutto sommato è un buon lavoro, ho trovato ottimo il flusso di pensieri del protagonista, che parte giustamente irrigidito e finisce con l’affezionarsi alla ragazzina. Personalmente avrei preferito una svolta complottistica che quella soprannaturale, o in alternativa una struttura maggiore ai poteri (limiti, descrizione precisa, sono genetici o acquisiti…).
4) Apparenza: il tuo racconto non è male. In mia opinione manca però un personaggio “buono”, qualcuno per il quale tifare. Chiaramente Pietro e Camilla non rientrano nella categoria e Omar sembra quasi un oggetto di scena più che una persona (cosa che in realtà non mi dispiace, perché aiuta a rendere più chiaro il personaggio di Camilla). Il tuo stile era uno dei miei preferiti del girone, ma non sono riuscita a godermi la stria perché li volevo mandar tutti a cagare.
p.s. Omar arrossisce a un certo punto, fa un po’ sorridere 
5) Il cane del diavolo: il problema del tuo racconto è che sembra che tu abbia scritto il finale terribilmente di fretta. Il problema potrebbe essere che hai i caratteri limitati, ma così hai davvero un po’ sacrificato la storia. La parte iniziale è perfetta, il tempo del racconto le descrizioni dei personaggi e la costruzione del mondo. Il dialogo tra i fratelli è però estraniante e la conclusione affrettata. Se aggiusti questi pezzi secondo me il tuo è il racconto che potrebbe migliorare di più!
6) PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE: ho iniziato a leggere il tuo racconto ed ero ENTUSIASTA. Sono una grandissima fan della seconda persona singolare nelle storie e tu l’hai resa benissimo, nonostante non ci siano molti testi da cui aspirarsi. Mi sono quasi sentita costretta a metterti in questa posizione perché il tuo racconto è stato l’unico che non ho capito alla prima lettura (caso strano, ci sono stati gironi in cui ho dovuto rileggere tutti i racconti più volte). Il primo cambio di prospettiva non mi ha spiazzata (aiutata dal cambio di persona), ma quando gli “swich” hanno iniziato a essere molto vicini ho perso il filo del racconto. Visto lo stile sono quasi certa sia la prima volta che leggo un tuo racconto. Ne voglio ancora!!
7) Come ho scritto all’inizio i racconti mi sono piaciuti tutti, incluso il tuo. Ti ho messo in fondo per due motivi; uno dei due è interamente colpa mia. Il mio prof di italiano del liceo era inesistente, ho a mala pena letto Dante e, per quanto io abbia intuito che fosse simile, mi sono persa i parallelismi che sono sicura ci fossero, ma io non ho la cultura per cogliere (scusa). L’unico altro difetto che ho notato è la “semplicità” del protagonista: è quadi interamente definito dai suoi peccati, io genericamente sono più attirata dai personaggi moralmente complessi, ma ancora, gioca molto il gusto personale.

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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#11 » lunedì 15 marzo 2021, 22:10

Commenti e classifica di Agostino Langellotti


Apparenza di Luca Fagiolo:
Ciao Luca e piacere di leggerti. Il tuo è sicuramente un buon racconto, in cui lo stile efficace si sposa con un più che apprezzabile tentativo di elaborare la psiche di Matilda, che costituisce il pilastro su cui si poggia l’intero racconto. La trama è abbastanza lineare e ammetto di essere arrivato alla fine con quella punta di insoddisfazione di chi si aspetta un qualche guizzo in più, ma non mi sento di contestarti questo elemento come una debolezza del racconto: il tuo scopo era evidentemente quello di costruire una storia di ipocrisia familiare, senza tanti fronzoli e in questo posso dire che ci sei riuscito in pieno. Se potessi contestarti qualcosa, direi che la parte della “spiegazione” con cui Matilda si rivela a Omar risulta troppo concentrata e “massiccia”. Lo so che avevi bisogno di dare un contesto alla vicenda, ma farlo in questo modo, con un muro di testo che salta fuori quasi dal nulla rende il tutto forzato, con quel “sono più fragile di quanto sembri”, fin troppo gratuito. In un testo così breve (relativamente parlando) non hai modo di nascondere qualcosa di così vicino a un infodump, quindi la scelta migliore dovrebbe sempre essere quella di diluire quante più informazioni possibili nel testo e, soprattutto, lasciare solo quelle davvero essenziali. Per il resto, questo è un buon lavoro. Complimenti!

Il cane del diavolo di MentisKarakorum
Ciao Mentis e piacere di leggerti. Un buon racconto con tanti piccoli dettagli si cui ti converrebbe lavorare. In un paio di punti (“Vederla felice è raro, ormai: da quando sono arrivate in quella città, è taciturna e sta sempre sulle sue.” E “Là dentro, da qualche parte, suo fratello sta subendo le ire del suo padrone. Se lei e Ada possono andarsene, è solo grazie a lui.”) hai portato il filtro narrativo pericolosamente vicino al narrato, dato che esprimi un pensiero o un ricordo di un personaggio in modo diretto. Siamo giusto un passo prima del mostrato (con “il sorriso della mamma le scalda il cuore” siamo direttamente sul narrato), in un testo che riesce, nel complesso, a gestire bene la narrazione. Quando sei in dubbio, con pezzi simili, ricorda che puoi sempre esprimere certi pensieri tramite azioni o tramite dialoghi: ci vogliono più caratteri, ma è più corretto per lo stile. A parte questo, ci sono un paio di cose che non ho capito della trama: la prima è il senso della storiella del cane del diavolo. A cosa serve? Nel finale Matilda la sfrutta per far comparire il denaro datole dal fratello, ma ha un peso praticamente nullo, se non quello di tirar fuori un “cane” da sfruttare per la specifica. La seconda cosa riguarda la presenza delle protagoniste: sembra che siano in quella città da poco, ma Matilde sembra averci abitato prima della gravidanza. Quindi Matilde ha cambiato città in precedenza?
La scena del sesso violento è ben descritta, così come l’ambientazione storica, che ho trovato molto dettagliata ma mai pesante.
Alla prossima!

Sauro Survived di Polly Russel
Ciao Polly e piacere di leggerti. Il racconto ha una buona resa e devo dire di aver apprezzato lo sforzo di mostrare il protagonista come uno sbandato, legando la sua situazione di disagio agli abusi che ha subito da bambino. Anche il passaggio di suo padre da “mostro” a “uomo” è ben reso e il fatto che tu lo riproponga nel flashback rende questo espediente ancora più forte e più adeguato al significato: l’influenza che le paure e i traumi hanno sulle nostre percezioni. Pur con un impianto solido, il racconto presenta qualche vulnus, anche se non così pesante. In primis, la scena della lotta tra Sauro e suo padre è confusa. Il fatto che tu decida di inserire tutta la parte “Fa paura il buio. È pieno di mostri ecc…” spezza l’azione senza aggiungere niente di davvero utile alla vicenda: intuiamo (e tra poco sapremo) che Sauro ha dei traumi e il suo comportamento ci mostra già una situazione psicologicamente grave. Non serve esplicare ulteriormente. Oltre a questo, il finale è bello e ben costruito, ma la parte immediatamente precedente rappresenta un crollo nella tensione narrativa, soprattutto considerando che nella parte precedente abbiamo avuto l’omicidio e il flashback . Ho apprezzato il tentativo di mostrare il legame tra i fratelli, ma penso che avresti potuto fare molto meglio.
Quindi, per citare indegnamente qualcuno, direi che questo racconto è un pollice bello in alto, con giusto qualche sbavatura a tenerlo lontano dalla sua forma definitiva.
Alla prossima!

Al numero 3 di Straight street, di El-Tom
Ciao Tom e piacere di leggerti. Devo dire con dispiacere che questo è probabilmente il tuo peggior racconto da parecchio tempo a questa parte. Ho apprezzato l’inventiva e la costruzione dell’atmosfera opprimente e surreale nell’apertura delle varie porte e in quello che le porte chiuse suggeriscono, ma per il resto sento di non poter salvare niente. In primis, lo stile: lento, pesante e barocco. L’uso costante di una terminologia ricercata rende il testo ampolloso più che interessante e l’uso eccessivo di periodi coordinati lascia senza fiato (ne senso negativo) il lettore, che finisce per accelerare la lettura in cerca di un punto. Le prime sette righe di incipit sono praticamente inutili: prova a eliminarle e dimmi se il racconto non funzionerebbe perfettamente anche senza di loro, anzi, forse funzionerebbe anche meglio, poiché lascerebbe fino alla fine il dubbio su cosa stia davvero accadendo. Peggio ancora, stilisticamente sono tell puro e semplice, quindi, non solo sono inutili, ma ti fanno partire tirando addosso al lettore il peggio che una scrittura avanzata possa presentare. Il finale, o meglio, la parte finale del sogno, è abbastanza deludente: dopo tutta l’inventiva dimostrata nelle parti precedenti, il fatto che quello che dovrebbe essere il culmine della narrazione diventi un banale elenco di scalini e contratti è anticlimatico. Oltretutto, non mi sento di poterla avallare per i bonus: quelle scene NON sono flashback, sono ricordi del protagonista. Anche sul tema (“credo in te” che diventa “non credo in te”) mi trovi scettico, perché il fatto che Doug sia un truffatore compare tardi nel racconto e lo influenza davvero poco.
In conclusione, questo racconto è parecchio al di sotto delle tue capacità, ma penso ti offra parecchi spunti per migliorare la tua scrittura.
Alla prossima!!

Devo fare pipì, di Giovanni Attanasio
Ciao Giovanni e piacere di leggerti. Questo racconto è scritto davvero bene, sia dal punto di vista dello stile che della trama. Ho apprezzato particolarmente la scelta di presentare un protagonista violento e sboccato, quasi incontrollabile e apparentemente costruito proprio per suscitare la repulsione del lettore. Il suo comportamento e quello che sappiamo del suo passato rendono le sue azioni più coerenti e permettono di apprezzare al meglio il suo arco di crescita, che è costruito in modo molto efficace. Dal lato delle problematiche, ho avuto come l’impressione che mancasse qualche elemento alla storia. Il fatto che la bambina faccia spesso pipì; quello che scopre Francis durante la visita; cosa sia la bambina; chi sia Jasmine e perché protegga la bambina… sono tutti elementi che lasci in sospeso senza spiegare chiaramente. Ora, è vero che ci sono elementi del contesto delle storie che restano solo nella mente del lettore, ma in questo caso la loro assenza si sente e rende tutti gli elementi che ti ho descritto sopra (e anche altri) incompiuti. La sensazione che se ne ricava è quella di aver saltato parte del testo, oppure di star leggendo uno di quegli estratti dei romanzi che si usano nei libri di italiano del liceo, che colmano le lacune nel testo (dovute al fatto che stai leggendo solo parte della storia) con delle note a piè di pagina. Solo che qui non ci sono nemmeno le note. Oltre a questo, il fatto che tu insista tanto a usare esplicitamente la frase “fidati di lei” o altre varianti similari mi sembra eccessivo. Insomma, non fai altro che ribadire elementi già presenti nella storia e ripeterli in una frase che non significa nulla, se non che avevi bisogno di essere chiaro per restare nel tema del concorso. Una preoccupazione inutile: paradossalmente, avresti potuto dare più fiducia alla tua storia.
Alla prossima!

PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE, di Sara Rosini
Ciao, Sara e piacere di leggerti. Il tuo è un racconto intimista, in cui mi sembra di ritrovare certi elementi delle vecchie storie noir, con il flusso di coscienza dell’investigatore che osserva il mondo attorno a lui. L’esperimento è interessante e devo dire di aver apprezzato il senso generale della storia, l’incrociarsi delle solitudini dei due protagonisti. Per contro, il racconto soffre di grossi problemi che devono essere migliorati per una scrittura più efficace. In primis, posso capire il flusso di coscienza e l’intimismo, ma penso che qui tu abbia ecceduto e anche parecchio. I periodi sono lunghissimi e ricolmi di riflessioni, giudizi, pensieri e metafore. Ricontrolla: sono davvero tutti necessari? Quanti ripetono sempre lo stesso concetto? Quanti sembrano essere solo esercizi di stile, in cui la forma prevale sulla sostanza della narrazione? Per ogni singola azione, per ogni singolo avvenimento, ci sono almeno dieci pensieri e descrizioni. Anche per il racconto più intimista possibile si tratta di un rapporto sballato, che annega l’azione (che, a conti fatti, è quasi assente) in un marasma indigesto di pensieri in libertà. Il fatto che tu non abbia inserito alcun elemento per distinguere i pensieri dei due protagonisti e che, anzi, il loro modo di pensare sia praticamente identico (elemento voluto?) finisce per rendere il tutto ancora più confuso e nella parte finale ho decisamente faticato a capire chi stesse facendo/pensando cosa. Dal punto di vista della trama, ho trovato parecchio forzato il fatto che l’investigatore pensasse che la sua cliente fosse stata assassinata dal marito perché l’aveva vista con il capo nell’acqua: insomma, se aveva una visuale così pulita sul loro bagno, come ha fatto a non accorgersi che lei era viva? Dai l’impressione che lui sappia tutto del marito, che abbia una visione quasi totale della sua vita e delle sue azioni e poi non si accorge che la donna esce dalla vasca con le proprie gambe e che poi se ne sia andata? Ed arriva persino a pensare che il marito possa averla mangiata? No, Sara, per quanto si possa tollerare una forzatura funzionale alla trama, qui la sospensione dell’incredulità dovrebbe raggiungere livelli semplicemente eccessivi per i miei gusti. Per quanto riguarda i bonus, ok il cane, ok il flashback (anche se, inserito com’era nel flusso di coscienza del protagonista, ho faticato a percepire il ricordo della visita della moglie come un vero flashback) sesso violento… dov’è?
Alla prossima!

Wish you were here, di Alessandro Canella
Ciao Alessandro e piacere di leggerti. Il racconto è scritto bene e mi è piaciuto sia il twist della fiducia che Giulia ripone nel protagonista, che il fatto che Giulia si riveli essere un uomo. Devo dire che, da questo punto di vista, proprio questo twist mi ha lasciato perplesso. Insomma, per quanto dal punto di vista del protagonista, lei sia una donna/ragazza, quindi il fatto che non sia così stona. Nel senso che questo è quel tipo di situazione in cui, per raggiungere un risultato coerente, si dovrebbe puntare al massimo sull’uso di termini neutri o comunque atti a far si che non sia mai qualificato il sesso effettivo del personaggio, lasciando che il lettore ne presuma uno, in modo che, quando si scopre che non era così, possa andare indietro e scoprire che il narratore aveva giocato con le sue convinzioni e i suoi schemi mentali. Io l’ho fatto e ho trovato il racconto pieno di termini univoci della sua femminilità. Ti faccio un esempio per rendere chiaro dove sia il problema: in Ken il Guerriero (spero di non fare spoiler, salta pure se te ne sto facendo) scoprire che l’Ultimo Generale di Nanto fosse una donna (ora non ci interessa sapere chi fosse di preciso) fu un colpo inaspettato e lo fu, soprattutto, perché Buronson seppe sempre mantenere la massima ambiguità terminologica, avendo cura di far usare solo termini neutri ai personaggi che si rivolgevano a lei. I lettori, che erano abituati a vedere uomini in quel tipo di ruoli, avevano pensato che l’Ultimo Generale fosse un uomo e, sorpresi da questa scoperta e andarono a leggere indietro, pensando, poi, qualcosa del tipo “Ehi, ma qui non c’è scritto da nessuna parte che è un uomo e non si rivolgono mai all’Ultimo Generale con termini come “Signore” o “Generale”. Sono stato io a dare per scontato il suo sesso.”. Capisci ora? Tu hai tentato lo stesso colpo gobbo ma, dato che non hai avuto uguale cura nella terminologia, il risultato è stato meno efficace. Oltre a questo, pur rileggendo più volte il testo, mi chiedo a cosa serva il flashback della festa: non aggiunge alcun elemento utile alla storia e funziona poco anche a volerlo intendere come parte funzionale a mostrare la fiducia che Giulia attribuisce al protagonista.
Insomma, buona ascrittura, ma sulla trama c’è da lavorare.
Alla prossima!

Ecco la mia graduatoria. Devo dirlo: la media dei racconti era alta e, in altre circostanze, racconti che sono finiti in mezzo alla graduatoria avrebbero potuto tranquillamente combattere per i posti alti del podio. Penso che questo sia un segnale dell’alto livello di scrittura che stiamo raggiungendo grazie al continuo confronto. O forse che, a furia di leggere e commentare, sto diventando più buono di cuore nelle mie valutazioni, chissà. Comunque, la differenza tra alcune delle posizioni in graduatoria è davvero minima e si è giocata davvero sui dettagli.

1) Devo fare pipì, di Giovanni Attanasio
2) Sauro sorvived, di Polly Russell
3) Apparenza, di Luca Fagiolo
4) Wish you were here, di Alessandro Canella
5) Il cane del diavolo, di MentisKarakorum
6) PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE, di Sara Rosini
7) Al numero 3 di Straight street, di El-Tom

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Re: Gruppo Unico Langellotti

Messaggio#12 » martedì 16 marzo 2021, 9:00

Classifica finale:

1) Sauro sorvived, di Polly Russell punti 10
2) Wish you were here, di Alessandro Canella punti 15
3) Il cane del diavolo, di MentisKarakorum Punti 22
4) Devo fare pipì, di Giovanni Attanasio Punti 24

5) Apparenza, di Luca Fagiolo Punti 25
6) PER TUTTO IL TEMPO CHE SERVE, di Sara Rosini Punti 32
7) Al numero 3 di Straight street, di El-Tom Punti 44


Sauro Sorvived e Devo fare pipì verranno giudicati da Matteo Bertone

Wish you were here e Il cane del diavolo verranno giudicati da Francesco Nucera


I semifinalisti hanno tempo fino a giovedì 18 alle 23.59 per postare il racconto revisionato nella discussione della propria semifinale.

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