L'ultima festa

Filippo De Bellis
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L'ultima festa

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 1:29

-Affascine ca vaie pe’ la via, dallu Professori non ci ire, che è bono nato, battezzato! A nome de Die e de la Santissima Trinitate!-
La vecchia avvicinò con mano tremante il bacile al falò. Attese che qualche scintilla vi schizzasse dentro. Zi’ Rosario le porse la saliera. Lei ci infilò pollice, indice e medio, prese un pizzico di sale e lo gettò nel bacile. Poi cominciò a fare dei passi verso il professore, agitando il recipiente all’altezza della fronte. Il professore la vedeva apparire al chiarore del fuoco e l’attimo dopo scomparire.
Quando si chinò su di lui, il professore vide per la prima volta da così vicino le mille rughe che il tempo aveva percorso sul suo viso. Mille storie del paese, mille crateri di luna.
-Affascine ca vaie pe’ la via, dallu Professori non ci ire, che è bono nato, battezzato! A nome de Die e de la Santissima Trinitate!-
Mentre pronunciava la formula, intinse il pollice nel bacile e poi lo passò sulla fronte del professore come per disegnare una croce.
Il professore rimase per tutto il tempo seduto, con le mani sulle cosce, come gli era stato detto. Guardò la vecchia spargere il contenuto del bacile intorno alla sedia, segnarsi tre volte e poi allontanarsi nel buio.
-Adesso professore non c’è Laùro che ti può infastidire!
Era la voce di Gazzetta.
-Gazzè, se lo dici tu, io mi fido… Mi posso alzare?
-E come no, adesso vi dovete bere il vino! Sennò la formula non funziona!
-E certo Gazzè, qua senza vino non funziona niente!
La tavolata era stata preparata accanto al falò. Era lunga quanto la muraglia cinese. I paesani avevano appeso le lanterne agli oliveti.
-Professore alla salute, bevi con noi!-, -Bell u’ professore!-
Da qualche parte si sentiva suonare la fisarmonica di Zi’ Tindaro.
-Dove sta Rosa, Gazzè?
-Sta di qua, vieni, sta seduta coi cugini.
Il professore la vide da lontano. Anche lei lo aveva visto, ma faceva finta di parlare coi cugini. Per la prima volta in tre anni si era messa un vestito diverso dal nero.
-Rosa! Mi posso sedere accanto a te?
Rosa nella foga di alzarsi fece cadere la sedia.
-Quindi è tutto pronto?
-Sì cara Rosa. Domani alle otto passa l’asino di Zi’ ‘Ntonio e mi porta alla stazione.
-E voi siete contento?
-Diciamo che… Sono contento di tornare nella mia città.
Con la coda dell’occhio la vedeva annuire.
-Ma senza la tua pasta al forno la domenica non saprò come fare.
Rosa gli prese le mani, come sempre con la paura di stringere troppo.
-Ci torni a trovare un giorno.

Restò a guardare il ballo sfrenato attorno al falò. Ormai conosceva ogni volto meglio delle sue tasche. Ecco Gennaro, che per la prima volta gli aveva fatto vedere il profilo del drago nella collina di San Giorgio. Zì Gerardo, che medicava tutti i tipi di malattie con le piante. Zi’ ‘Ntonio che si era sposato all’asina.
-Allora, professore! Non pensavo che anche lei si sarebbe fatto ammaliare dall’affascino! Cos’è, ha paura del Lauro anche lei?
Don Fiorenzo gli si era seduto accanto: -Lo capisco, li ha voluti tenere contenti. Dopo tutto lo meritavano…
-Non credo, padre, non è questo…
-Non mi dica che quando tornerà a Torino racconterà nei circoli che si è fatto fare l’affascino!
-Lei non potrebbe ammetterlo, perché lei è uomo di fede!
-Ammettere cosa?
-Che se vivi cinque anni in questo posto, alla fine il Lauro esiste…

Si allontanò dalla musica e dai balli a notte fonda. Oltrepassò le tende di casa sua. Entrò nella fissità che in quelle case regnava da secoli. Si sdraiò sul letto e fissò il lampadario. Era un miracolo che non si fosse ancora abbattuto sul pavimento, piegato dal peso dei padri, dei nonni, dei padri dei nonni. La vita di ognuno di loro restava nelle cassettiere, sui centro tavola merlati. Nessun gesto nuovo si poteva fare.

All’alba uscì. Trovò Gazzetta ad aspettarlo sull’uscio.
-Professò, allora…
-Allora, caro Gazzetta, è arrivato il momento...
-Voi dite, dite, ma non tornerete! Questo non è posto per uno come voi, no?
-Invece ti sbagli, tornerò. Tornerò a vedere se hai mantenuto la parola: se quando torno l’albero di fichi nel cortile non lo trovo rigoglioso, sai con chi me la prendo…
-Vi ho dato la parola, professò, qua la parola è sacra!
Si diedero la mano. Il professore salì sull’asino di Zi ‘Ntonio. Gazzetta lo salutò col cappello finché non scomparve oltre la collina.



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antico
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Re: L'ultima festa

Messaggio#2 » martedì 16 marzo 2021, 1:32

Ciao Filippo e bentornato! Malus minimo per il tempo per te, buona SARA SIMONI EDITION!

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Michael Dag
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Re: L'ultima festa

Messaggio#3 » mercoledì 17 marzo 2021, 12:05

Ottavo posto
L’ultima festa, di Filippo De Bellis
Molto narratore onnisciente che è una cosa che personalmente non apprezzo
Rosa gli prese le mani, come sempre con la paura di stringere troppo.
Il professore rimase per tutto il tempo seduto, con le mani sulle cosce, come gli era stato detto

Mi pare che tutto vada di corsa, forse hai inserito troppi elementi e personaggi. La parlata in dialetto ci sta bene, ma avresti almeno dovuto spiegare cos'è il lauro (immagino una specie di spirito del malocchio…)
non so dirti cose precise… non mi ha preso. Mi dispiace.

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Pretorian
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Re: L'ultima festa

Messaggio#4 » venerdì 19 marzo 2021, 19:53

Ciao FIlippo e piacere di leggerti. Dal punto di vista dello stile, il racconto non si presenta male, anche se necessita di una abbondante ripulitura dai tanti, piccoli, elementi di narrato. ti segnalo due cose in particolare che potresti migliorare: la consecuzione delle azioni usando termini come "quando, dopo, poi, ecc..." e le descrizioni delle percezioni della voce narrante. Per quanto riguarda i primi, è una questione di avvicinare quanto più la tua narrativa a un rapporto con la realtà: se tu dici "prima fa questo, poi quello", stai descrivendo una vicenda, mentre se tu ti limiti a descrivere gli eventi, lasciando intendere dalla loro susseguenza e dalla logica interna degli avvenimenti cosa accada prima, dopo e in contemporanea, tu stai portando letteralmente la vicenda nel tuo racconto. Prova e dimmi se il racconto non diventa molto meno "raccontato2 e molto più simile alla vera esperienza sensoriale. Stessa cosa per le percezioni: se dici che il protagonista "vede" qualcosa stai implicitamente ammettendo che sai narrando, mentre se tu ti limiti a descrivere l'azione stai realmente riportando l'esperienza sensoriale del personaggio. Sono suggerimenti in apparenza piccoli, ma che fanno tanto per migliorare la scrittura.
Per quanto riguarda la trama, invece, ho qualche dubbio. La vicenda in sé è interessante, ma ho come l'impressione che sia incompiuta. è come se tu avessi preso un paio di estratto di un romanzo e ne avessi fatto un racconto più o meno omogeneo, senza curarti di tutte le informazioni e il background che vengono inevitabilmente persi nel taglio.
Alla prossima1!

Filippo De Bellis
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Re: L'ultima festa

Messaggio#5 » sabato 20 marzo 2021, 0:54

Michael Dag Scattina ha scritto:Ottavo posto
L’ultima festa, di Filippo De Bellis
Molto narratore onnisciente che è una cosa che personalmente non apprezzo
Rosa gli prese le mani, come sempre con la paura di stringere troppo.
Il professore rimase per tutto il tempo seduto, con le mani sulle cosce, come gli era stato detto

Mi pare che tutto vada di corsa, forse hai inserito troppi elementi e personaggi. La parlata in dialetto ci sta bene, ma avresti almeno dovuto spiegare cos'è il lauro (immagino una specie di spirito del malocchio…)
non so dirti cose precise… non mi ha preso. Mi dispiace.


Ti ringrazio per il commento. Vero il senso della corsa, verosimilmente è dato dal fatto che è scritto un po' all'ultimo momento. La scelta di non spiegare troppo sul Laùro è invece una scelta voluta. Anche sui troppi personaggi ti do ragione, troppo poco spazio per un racconto con scampoli di coralità. Non demonizzerei l'autore onnisciente, che a volte serve: ma qui poteva scomparire meglio. Dunque nessun dispiacere, direi, ogni commento è utile.

Filippo De Bellis
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Re: L'ultima festa

Messaggio#6 » sabato 20 marzo 2021, 1:00

Pretorian ha scritto:Ciao FIlippo e piacere di leggerti. Dal punto di vista dello stile, il racconto non si presenta male, anche se necessita di una abbondante ripulitura dai tanti, piccoli, elementi di narrato. ti segnalo due cose in particolare che potresti migliorare: la consecuzione delle azioni usando termini come "quando, dopo, poi, ecc..." e le descrizioni delle percezioni della voce narrante. Per quanto riguarda i primi, è una questione di avvicinare quanto più la tua narrativa a un rapporto con la realtà: se tu dici "prima fa questo, poi quello", stai descrivendo una vicenda, mentre se tu ti limiti a descrivere gli eventi, lasciando intendere dalla loro susseguenza e dalla logica interna degli avvenimenti cosa accada prima, dopo e in contemporanea, tu stai portando letteralmente la vicenda nel tuo racconto. Prova e dimmi se il racconto non diventa molto meno "raccontato2 e molto più simile alla vera esperienza sensoriale. Stessa cosa per le percezioni: se dici che il protagonista "vede" qualcosa stai implicitamente ammettendo che sai narrando, mentre se tu ti limiti a descrivere l'azione stai realmente riportando l'esperienza sensoriale del personaggio. Sono suggerimenti in apparenza piccoli, ma che fanno tanto per migliorare la scrittura.
Per quanto riguarda la trama, invece, ho qualche dubbio. La vicenda in sé è interessante, ma ho come l'impressione che sia incompiuta. è come se tu avessi preso un paio di estratto di un romanzo e ne avessi fatto un racconto più o meno omogeneo, senza curarti di tutte le informazioni e il background che vengono inevitabilmente persi nel taglio.
Alla prossima1!


Commento prezioso, ti ringrazio molto. Ti cito due brevi pezzetti per chiederti se ho capito bene: invece di "Poi cominciò a fare dei passi...", meglio direttamente "cominciò a fare dei passi", senza "poi"? Ancora: invece che "guardò la vecchia spargere...", meglio dire direttamente che "la vecchia sparse..."? Solo due esempi lineari per vedere se ho capito. Grazie mille per i suggerimenti e la pazienza del commento.

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StefanoPais
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Re: L'ultima festa

Messaggio#7 » sabato 20 marzo 2021, 15:06

Ciao Filippo,
Come per tutti gli altri ti avviso che mi sono concentrato sul film mentale prodotto dalla storia.
Non avrei iniziziato con una battuta e avrei aggiunto alcuni dettagi in più per caratterizzare il luogo ma il film mentale parte abbastanza chiaramente.
Peccato per il raccontato che rovina l'immersione e fa sembrare di assitere da fuori a quello che succede al professore.
La storia è interessante ma i molti stacchi fanno sembrare la notte infinita.
Mi è piaciuta anche la scelta del dialetto semplificato.

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AndreaDeAgnoi
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Re: L'ultima festa

Messaggio#8 » sabato 20 marzo 2021, 16:42

Sinceramente ho capito ben poco di quale fosse il nocciolo del racconto. Capisco sia la storia di questo professore che dice addio ad una comunità che l’ha accolto, ma non sento alcun conflitto netto trasparire dalla storia. Il professore è evidentemente dispiaciuto di abbandonare tutti e tornare nella sua città, ma non ci sono ostacoli vero, o ripensamenti di abbandonare tutto per rimanere. Non ho nemmeno chiaro perché debba tornare. La storia vuole fare leva sui sentimenti, ma manca qualcosa perché faccia presa sul lettore.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: L'ultima festa

Messaggio#9 » domenica 21 marzo 2021, 0:28

Ciao Filippo.
Parto subito segnalando un elemento che non inficia il godimento del racconto, ma che – mi raccomando! – provvedi a correggere nei tuoi futuri scritti. Mi riferisco all’uso del trattino lungo per i dialoghi, nel tuo caso del tutto sbagliato. Innanzitutto, quello da te usato è il trattino breve (shame!) e non il trattino medio o lungo, gli unici accettati per introdurre un dialogo. In secondo luogo, dopo il trattino occorre lo spazio (doppio shame!). A tal proposito, ho notato che il tuo racconto è di esattamente 4242 caratteri. Mi auguro vivamente che il tuo sia stato un errore dettato dalla mancata conoscenza delle regole grafiche della narrativa e non un trucchetto per risparmiare caratteri. ;) Terza cosa: perché le parti in dialetto sono chiuse da un secondo trattino (triple shame!)?

(se non si fosse capito, sono abbastanza spaccaminchia, ma spero mi perdonerai avendo lavorato per anni come grafico e impaginatore)

Detto questo, passiamo al commento vero e proprio.
In generale ho apprezzato molto lo scorcio da te descritto. È vero, non c’è una vera e propria trama (e quindi un conflitto), ma in questo caso le pennellate informative scelte (sei stato bravo a lanciare tanti indizi sulle relazioni tra protagonista e comprimari senza mai cadere nell’infodump) e la naturalezza dei dialoghi non fanno minimamente pesare la cosa e, anzi, aiuta a veicolare il messaggio da te scelto.
Certo, lo stile è un po’ da limare e ripulire (ottimo il commento di Pretoria a tal proposito), ma nulla che non si possa fare in fase di revisione. Aggiungo solo che a mio avviso dovresti anche ridurre i punti esclamativi, spesso utilizzati anche quando non necessari, vedi ad esempio il seguente passaggio:
-Non mi dica che quando tornerà a Torino racconterà nei circoli che si è fatto fare l’affascino!
-Lei non potrebbe ammetterlo, perché lei è uomo di fede!


Altra cosa: attenzione a non cadere nelle frasi fatte tipo “Ormai conosceva ogni volto meglio delle sue tasche”.

Ah, tornando alla scena col prete, qui di seguito hai sbagliato ad andare a capo, in quanto a parlare, mi pare di capire, è sempre lo stesso personaggio.
-Allora, professore! Non pensavo che anche lei si sarebbe fatto ammaliare dall’affascino! Cos’è, ha paura del Lauro anche lei?
Don Fiorenzo gli si era seduto accanto: -Lo capisco, li ha voluti tenere contenti. Dopo tutto lo meritavano…

Certo, se non fossi andato a capo avresti sforato il numero massimo di caratteri, ma non voglio essere maligno :P

Scherzi a parte, spero che questi spunti possano tornarti utili per il futuro. Alla prossima.
lupus in fabula

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Re: L'ultima festa

Messaggio#10 » domenica 21 marzo 2021, 8:12

Ciao Filippo.
Mi dispiace, ma non mi è piaciuto. Lo stile non mi ha convinto perché è tutto un racconto di un narratore esterno, i dialoghi sono scontati e i personaggi sono molti e per nulla caratterizzati.
Sinceramente faccio anche fatica nel vedere il tema perché non hai praticamente detto nulla di questo Lauro o del rituale. Una specie di riassunto di un testo molto più lungo.

Filippo De Bellis
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Re: L'ultima festa

Messaggio#11 » domenica 21 marzo 2021, 10:13

StefanoPais ha scritto:Ciao Filippo,
Come per tutti gli altri ti avviso che mi sono concentrato sul film mentale prodotto dalla storia.
Non avrei iniziziato con una battuta e avrei aggiunto alcuni dettagi in più per caratterizzare il luogo ma il film mentale parte abbastanza chiaramente.
Peccato per il raccontato che rovina l'immersione e fa sembrare di assitere da fuori a quello che succede al professore.
La storia è interessante ma i molti stacchi fanno sembrare la notte infinita.
Mi è piaciuta anche la scelta del dialetto semplificato.


Grazie mille per il commento e per l'accento sull'immersività, cui cercherò di prestare più attenzione!

Filippo De Bellis
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Re: L'ultima festa

Messaggio#12 » domenica 21 marzo 2021, 10:18

AndreaDeAgnoi ha scritto:Sinceramente ho capito ben poco di quale fosse il nocciolo del racconto. Capisco sia la storia di questo professore che dice addio ad una comunità che l’ha accolto, ma non sento alcun conflitto netto trasparire dalla storia. Il professore è evidentemente dispiaciuto di abbandonare tutti e tornare nella sua città, ma non ci sono ostacoli vero, o ripensamenti di abbandonare tutto per rimanere. Non ho nemmeno chiaro perché debba tornare. La storia vuole fare leva sui sentimenti, ma manca qualcosa perché faccia presa sul lettore.


Andrea grazie mille per la pazienza della lettura e per il commento. Ci sono delle regole che, a più riprese, sono state codificate. Io le apparendo soprattutto su questo forum, e per me sono spunti preziosi: scrittura immersiva, divieto di infodumping, tutte cose che magari potevo avere in mente in nuce, ma che sono venute alla luce con chiarezza grazie ai vostri consigli. L'unico caposaldo che faccio ancora fatica a digerire è quello del conflitto a tutti i costi. È vero, la letteratura ha un tempo diverso dalla realtà, ma, secondo me, dalla realtà non deve prescindere, deve in ogni caso tentare di leggerla. E la realtà non è fatta solo di grandi conflitti interiori o esteriori, di scontri generazionali o ideologici. È fatta anche di piccoli turbamenti, sentimenti leggeri, che per me non hanno meno diritto di esistenza dei grandi conflitti. Comunque ancora grazie infinite per i suggerimenti!

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Re: L'ultima festa

Messaggio#13 » domenica 21 marzo 2021, 10:29

JohnDoe ha scritto:Ciao Filippo.
Parto subito segnalando un elemento che non inficia il godimento del racconto, ma che – mi raccomando! – provvedi a correggere nei tuoi futuri scritti. Mi riferisco all’uso del trattino lungo per i dialoghi, nel tuo caso del tutto sbagliato. Innanzitutto, quello da te usato è il trattino breve (shame!) e non il trattino medio o lungo, gli unici accettati per introdurre un dialogo. In secondo luogo, dopo il trattino occorre lo spazio (doppio shame!). A tal proposito, ho notato che il tuo racconto è di esattamente 4242 caratteri. Mi auguro vivamente che il tuo sia stato un errore dettato dalla mancata conoscenza delle regole grafiche della narrativa e non un trucchetto per risparmiare caratteri. ;) Terza cosa: perché le parti in dialetto sono chiuse da un secondo trattino (triple shame!)?

(se non si fosse capito, sono abbastanza spaccaminchia, ma spero mi perdonerai avendo lavorato per anni come grafico e impaginatore)

Detto questo, passiamo al commento vero e proprio.
In generale ho apprezzato molto lo scorcio da te descritto. È vero, non c’è una vera e propria trama (e quindi un conflitto), ma in questo caso le pennellate informative scelte (sei stato bravo a lanciare tanti indizi sulle relazioni tra protagonista e comprimari senza mai cadere nell’infodump) e la naturalezza dei dialoghi non fanno minimamente pesare la cosa e, anzi, aiuta a veicolare il messaggio da te scelto.
Certo, lo stile è un po’ da limare e ripulire (ottimo il commento di Pretoria a tal proposito), ma nulla che non si possa fare in fase di revisione. Aggiungo solo che a mio avviso dovresti anche ridurre i punti esclamativi, spesso utilizzati anche quando non necessari, vedi ad esempio il seguente passaggio:
-Non mi dica che quando tornerà a Torino racconterà nei circoli che si è fatto fare l’affascino!
-Lei non potrebbe ammetterlo, perché lei è uomo di fede!


Altra cosa: attenzione a non cadere nelle frasi fatte tipo “Ormai conosceva ogni volto meglio delle sue tasche”.

Ah, tornando alla scena col prete, qui di seguito hai sbagliato ad andare a capo, in quanto a parlare, mi pare di capire, è sempre lo stesso personaggio.
-Allora, professore! Non pensavo che anche lei si sarebbe fatto ammaliare dall’affascino! Cos’è, ha paura del Lauro anche lei?
Don Fiorenzo gli si era seduto accanto: -Lo capisco, li ha voluti tenere contenti. Dopo tutto lo meritavano…

Certo, se non fossi andato a capo avresti sforato il numero massimo di caratteri, ma non voglio essere maligno :P

Scherzi a parte, spero che questi spunti possano tornarti utili per il futuro. Alla prossima.


Eheh grazie infinite Jhon per il commento, questi commenti più articolati e ricchi di informazioni sono i più preziosi per me. È vero sono uno sciattone con la punteggiatura (super Shame!!), sono pigro e, alternando le caporali alle lineette spesso mi confondo le regole. Soprattutto in questo caso, sono stato costretto a scrivere in poco tempo e la rilettura è stata frettolosa. Confesso invece che non sapevo del trattino corto (super mega iper Shame).
Tutto il racconto tradisce un po' di fretta. La stessa con cui sono stato costretto a tirare via frasi per rientrare nel numero di caratteri. Ed appena ho visto che il numero magico era rispettato, mi sono fermato nel taglia e cuci. La corrispondenza col numero di caratteri massimo è una pura coincidenza. Sono sciatto con la punteggiatura, ma non sono solito ricorrere a trucchetti per aggirare i divieti, questi non mi appartiene. Però, ovviamente, mi rimetto poi al giudizio dell'antico, nel senso che "ignorantia legis non excusat", per cui se sono incappato in qualche violazione, pur senza volerlo, accetterei senza problemi la cassazione e starei attento per la prossima volta.
Ancora grazie per il commento prezioso!

Filippo De Bellis
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Re: L'ultima festa

Messaggio#14 » domenica 21 marzo 2021, 10:33

ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Filippo.
Mi dispiace, ma non mi è piaciuto. Lo stile non mi ha convinto perché è tutto un racconto di un narratore esterno, i dialoghi sono scontati e i personaggi sono molti e per nulla caratterizzati.
Sinceramente faccio anche fatica nel vedere il tema perché non hai praticamente detto nulla di questo Lauro o del rituale. Una specie di riassunto di un testo molto più lungo.


Grazie per la pazienza della lettura e del commento. Come già detto, il Lauro non è stato spiegato apposta, per lasciare intravedere invece che fornire noiosi chiarimenti. Mi pareva che il contesto bastasse a far intuire il tutto. Sui troppi personaggi, i dialoghi un po' manieristi ti do ragione. E, direi, nessun "dispiacere", non è stato commesso un delitto! Grazie ancora per il commento.

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Re: L'ultima festa

Messaggio#15 » domenica 21 marzo 2021, 16:01

Filippo De Bellis ha scritto:
ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Filippo.
Mi dispiace, ma non mi è piaciuto. Lo stile non mi ha convinto perché è tutto un racconto di un narratore esterno, i dialoghi sono scontati e i personaggi sono molti e per nulla caratterizzati.
Sinceramente faccio anche fatica nel vedere il tema perché non hai praticamente detto nulla di questo Lauro o del rituale. Una specie di riassunto di un testo molto più lungo.


Grazie per la pazienza della lettura e del commento. Come già detto, il Lauro non è stato spiegato apposta, per lasciare intravedere invece che fornire noiosi chiarimenti. Mi pareva che il contesto bastasse a far intuire il tutto. Sui troppi personaggi, i dialoghi un po' manieristi ti do ragione. E, direi, nessun "dispiacere", non è stato commesso un delitto! Grazie ancora per il commento.


Beh ci mettiamo comunque tutti impegno nello scrivere queste righe e, come è normale che sia, un giudizio non positivo lascia l'amaro in bocca. Buona scrittura

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Re: L'ultima festa

Messaggio#16 » lunedì 22 marzo 2021, 0:06

Ciao Filippo,
Ho apprezzato l'atmosfera che hai saputo creare in questo racconto "rurale". Buona l'ambientazione, il dialetto, alcuni dialoghi e scene che ho trovato molto vivide. Da qui il tema centrato, per aver caratterizzato un posto con radici ben piantate nel terreno e nella società del posto. Meno buono l'intreccio che a mio avviso è inconcludente: perché il protagonista è oggetto di una formula magica? Che cos'è questo "Lauro"? Servono per rendere l'idea generale oltre a far capire il contesto? Il conflitto che muove la storia è solo il senso di abbandono del protagonista che torna a Torino dopo tanti anni? Secondo me hai anche introdotto troppi personaggi che vengono nominati ma non fanno nulla per fare avanzare la storia.

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Re: L'ultima festa

Messaggio#17 » lunedì 22 marzo 2021, 9:56

Filippo De Bellis ha scritto:Andrea grazie mille per la pazienza della lettura e per il commento. Ci sono delle regole che, a più riprese, sono state codificate. Io le apparendo soprattutto su questo forum, e per me sono spunti preziosi: scrittura immersiva, divieto di infodumping, tutte cose che magari potevo avere in mente in nuce, ma che sono venute alla luce con chiarezza grazie ai vostri consigli. L'unico caposaldo che faccio ancora fatica a digerire è quello del conflitto a tutti i costi. È vero, la letteratura ha un tempo diverso dalla realtà, ma, secondo me, dalla realtà non deve prescindere, deve in ogni caso tentare di leggerla. E la realtà non è fatta solo di grandi conflitti interiori o esteriori, di scontri generazionali o ideologici. È fatta anche di piccoli turbamenti, sentimenti leggeri, che per me non hanno meno diritto di esistenza dei grandi conflitti. Comunque ancora grazie infinite per i suggerimenti!

Certo, ci mancherebbe! Il problema che ho incontrato io nella lettura però è proprio che non ho capito quale fosse il conflitto interiore del personaggio. Non trovo che sia una cattiva prosa, solo che come racconto a se stante non lo vedo funzionare troppo bene - inserito come scena di addio all'interno di un romanzo o di un racconto più lungo lo avrei apprezzato sicuramente di più! Insomma, in questa forma trovo solo che perda un po' d'efficacia, mettiamola così.

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Re: L'ultima festa

Messaggio#18 » martedì 23 marzo 2021, 15:40

Ciao Filippo, piacere di leggerti.
Questo racconto mi lascia un senso di incompleto, incompiuto, come se la trama stentasse a decollare. Probabilmente è una pecca mia perché mentre leggevo avevo enormi aspettative create proprio da un incipit che, a mio avviso, stava funzionando alla grande. Purtroppo non sono riuscito ad apprezzarlo totalmente. Ma veniamo alle cose positive: lo stile mi piace, ed è quello che mi ha fregato perché mi aspettavo una trama degna di uno stile così attento. Ed è vero che è narrato e non mostrato ma a me non vengono le convulsioni se non c’è il mostrato. A volte è bello anche osservare una storia dall’esterno. Hai padronanza con la scrittura e credo che anche con uno stile più immersivo tu sappia il fatto tuo, quindi sono curioso di leggerti nelle prossime edition. Purtroppo, ripeto, la trama mi ha lasciato l’amaro in bocca, nonostante alcune trovate azzeccate, vedi la frase in dialetto ripetuta.
A rileggerci presto!
Davide Mannucci

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Re: L'ultima festa

Messaggio#19 » mercoledì 24 marzo 2021, 16:09

Sulla questione caratteri: sono rispettati e tanto basta. Sulla buonafede, nessuno deve giustificarsi perché non verrà mai messa in dubbio. :)

Piccolo aneddoto: nella storia di MC, alcuni pionieri (tra cui una versione giovanile del sottoscritto) sono anche arrivati a utilizzare il titolo (non utilizzato per il conteggio caratteri) a fini narrativi :D Chiaramente il rovescio della medaglia era che poi il racconto risultava poco fruibile al di fuori del contest...

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Re: L'ultima festa

Messaggio#20 » venerdì 2 aprile 2021, 18:22

Un racconto che sa dove vuole arrivare, ma che lo fa in modo un pelo confuso con la principale aggravante di presentarsi come testo corale che, però, non riesce a colorare i propri personaggi che tendono a rimanere dei nomi con poca vita infusa nelle parole che usi per tratteggiarli, e questo è assolutamente un problema. Per il resto, lavori discretamente sul tema e porti a casa il compito rendendo comunque gradevole la lettura, ma siamo dalle parti di un pollice tendente verso il positivo (come la maggioranza in querto gruppo), ma in questo caso un po' al pelo.

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