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Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 16 marzo 2021, 2:34
da antico
BENVENUTI ALLA SARA SIMONI EDITION, LA SETTIMA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 151° ALL TIME!Questo è il gruppo ESPLORATORI della SARA SIMONI EDITION con SARA SIMONI come guest star. Gli autori del gruppo ESPLORATORI dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo PRINCIPESSA.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo TERRA. Questo è un gruppo da DIECI racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da SARA SIMONI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo ESPLORATORI:Semi per il futuro, di Agostino Langellotti, ore 00.27, 4238 caratteri
Benigno, di Davide Mannucci, ore 00.54, 4227 caratteri (28)
I semi di Canrath, di Alessandro Canella, ore 00.48, 4212 caratteri
Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi, ore 23.22, 4235 caratteri
Figli miei, di Morena Bergamaschi, ore 21.52, 2612 caratteri
Flussi, di Andrea Furlan,
ore 01.21, 4188 caratteri
MALUS 5 PUNTIUn pacco per lei, di Alberto Favaro, ore 22.13, 4219 caratteri
Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina, ore 23.38, 4189 caratteri
Post hoc, di Stefano Pais, ore 00.38, 4220 caratteri
Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi, ore 00.50, 4205 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 MARZO per commentare i racconti del gruppo PRINCIPESSA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 MARZO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo PRINCIPESSA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo PRINCIPESSA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA SARA SIMONI EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 17 marzo 2021, 20:04
da Sherwood
A parte il primo racconto, per gli altri non è stato per niente semplice decidere una collocazione. Ho riletto alcuni racconti e il mio giudizio è cambiato, spesso in positivo. Per questo forse, i commenti non rispecchiano la classifica, di questo mi scuso con gli autori.
1) Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
2) Un pacco per lei, Alberto Favaro
3) Flussi, di Andrea Furlan
4) Figli miei, di Morena Bergamaschi
5) Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina
6) I semi di Canrath, di Alessandro Canella,
7) Benigno, di Davide Mannucci
8) Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
9) Post hoc, di Stefano Pais
10) Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea De Agnoi
Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino,
ho commentato un tuo lavoro anche la volta scorsa, e ti ritrovo con piacere con un altro bel racconto che mi è piaciuto davvero tanto. Ti segnalo solo un paio di ripetizioni prima che me ne dimentichi: decontaminazione/anticontaminazione, ultimi prodotti/ultima confezione. Altra cosa: non parli mai di cosa è successo, accenni solo a un "prima della crisi", mi è sembrato un termine riduttivo rispetto alle condizioni in cui si trovano. Magari un accenno alla guerra, a un errore umano...
Per il resto apprezzo molto il tuo stile che mostra ogni azione senza fare uso di aggettivi, è tutto molto scorrevole e visivo. La trama è lineare, ci mostra una zona che risente ancora delle radiazioni (post nucleare, immagino), e la difficoltà oggettiva di procurarsi del cibo. Il vecchio è un personaggio di "statura", uno che sa come procurarsi il cibo e non si risparmia fino al finale niente affatto scontato e molto coinvolgente. Con il tema ci siamo, anzi, sei riuscito a declinarlo in modo originale. Questo è il primo racconto del vostro gruppo che leggo, quindi non posso sibilanciarmi, ma per me è una prova ottima. Bravissimo.
Un pacco per lei, Alberto Favaro
Ciao Alberto,
il tuo è un ottimo racconto, anche grazie a uno stile asciutto che rende la narrazione molto scorrevole. Il protagonista decide di porre fine alla sua vita e inizia a prendere alcune pastiglie di sonnifero, ma, prima di prendere la dose letale, riceve un messaggio. Il passato bussa alla sua porta proprio nel momento di maggior bisogno e lo strappa a una fine ingiusta. Perché lui è una brava persona e proprio per questo la vita gli offre una seconda occasione. La trama mi piace davvero molto, l'unico appunto che ti faccio è quello che riguarda i periodi, spesso troppo brevi. Te ne mostro alcuni, dove, a mio avviso, ci sono troppi punti.
"Prese le scatole e tornò in cucina. Estrasse tutte le pastiglie. Aprì lo sportello del frigorifero. C’era solo una bottiglia di birra. Italiana. Comprata appositamente per quell’occasione." Il lettore è costretto a soste continue, ma effettivamente questa è l'unica pecca di un racconto che ha tantissimi pregi e veicola un messaggio positivo di speranza e riscatto. Bravo, e grazie per averlo scritto.
Figli miei, di Morena Bergamaschi
Ciao Morena,
il tuo racconto personalmente mi è piaciuto molto, perché io ho la passione innata per gli alberi, quindi non posso che apprezzarlo, anche per il messaggio finale che è di rinascita, di speranza: la vita che rinasce dalla morte. Detto questo, ci sono alcune cose che devo segnalarti, per esempio l'uso eccessivo di aggettivi (uno tra i tanti: piccolo accogliente nido), oltre a varie ripetizioni di piccolo/piccoli. Per quanto riguarda il tema è centrato al 100% e la trama è semplice e lineare. Un albero poco può contro gli uomini che abbattono le foreste senza scrupoli. Qui ci vedo anche una legittima denuncia per la deforestazione, che in qualche modo ha favorito il diffondersi dell'epidemia. Un racconto che andrebbe limato, ma che ha un grande messaggio sociale e se vogliamo anche poetico.
Flussi, di Andrea Furlan
ciao Andrea,
questo è il secondo racconto del vostro girone che utilizza gli alberi (e le radici) per declinare il tema. Personalmente è una scelta che mi piace molto, adoro gli alberi, quindi è come sfondare una porta aperta. A parte queste divagazioni, ho trovato il tuo racconto davvero affascianante. Ottimo incipit che introduce subito il lettore nella storia. Il fulcro del racconto è la teoria di Suzanne, secondo la quale le piante non sono organismi a se stanti, ma comunicano tra loro attraverso le radici, le micorrize (ammetto di aver dovuto cercare questo termine), quindi formano una specie di rete. Teoria affascinante che però il protagonista fatica a dimostrare. Quando ormai non ci sperava più e già pensava di andare a vivere altrove, ecco il miracolo... Hai uno stile che mi piace molto, senza fronzoli, un bel ritmo, le giuste pause. Ti ho letto con piacere e ti faccio i miei complimenti.
Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina
Ciao Michael,
il tuo è un racconto storico che narra le vicende dei soldati in Terrasanta. Nel testo ci sono molto riflessioni importanti: perché il Signore chiede tributi di sangue? In realtà sappiamo bene che le crociate sono frutto della scelta di uomini che hanno deciso le sorti di altri uomini. Comunque, il tragitto attraverso il deserto da parte di un soldato che ha abbandonato la battaglia, porta a una chiesa dove c'è una donna (scambiata per la Madonna) che accoglie i superstiti. E non fa distinzioni di razza. Questo è il messaggio principale del testo che ho molto apprezzato. Per quanto riguarda lo stile, l'ho trovato asciutto, forse anche troppo. Soprattutto nella prima parte, la narrazione è schematica, sembra quasi un elenco. Ti cito la prima frase: terra/acqua/cibo/sole/caldo/morte. Precisazione a parte, mi è piaciuto molto questo testo. Forse il tema non è centrato al 100%, ma è comunque racconto interessante.
I semi di Canrath, di Alessandro Canella,
Ciao Alessandro,
un racconto davvero particolare il tuo, che ho letto con attenzione, anche perché ci sono termini nuovi che dovevo assimilare. Non sono sicura di aver inquadrato bene il genere, comunque, c'è questa ragazza che vorrebbe diventare cittadina di Canrath per sottrarsi ai pericoli. Quello che non sa e tutto sommato sembra non gli importi, è che pagherà un prezzo alto per questa scelta. Fino a qui il testo è lineare e mi complimento con te per i dialoghi che ho trovato coerenti e ben strutturati. Il problema di questo racconto è nel finale. La chiusura in particolare, rispetto al costrutto precedente, l'ho trovata semplicistica. Per esempio mi è piaciuta molto la parte in cui descrivi le balene e il potere distruttivo delle armi, però, nella chiusura, mi aspettavo qualcosa di più incisivo rispetto a un germoglio. Comunque, il racconto ha rispettato il tema e ha brillato per buona parte della narrazione.
Un appunto: - erano a decine (erano decine").
Benigno, di Davide Mannucci
Ciao Davide,
ammetto di essermi confusa nella parte iniziale del racconto. Non mi era chiaro chi stesse parlando, sono andata per ipotesi, la più accreditata era che il protagonista avesse uno sdoppiamento di personalità. Più avanti ho capito che il "malato" era il Sarcoma, perché non riusciva più a svolgere bene il suo lavoro, cominciava a interessarsi delle persone che aggrediva e provava persino rimorso. A mio avviso hai ripetuto troppe volte la parola "radici", e proprio perché è il tema di questa edizione, suona come se tu volessi convincere il lettore che il tema c'è. Effettivamente è così, perché il tumore non riesce a mettere queste famose radici, si è trasformato in un tumore meno aggressivo. Però penso che con qualche taglio in più e qualche precisazione di meno, il testo ne avrebbe giovato. L'idea è buona e originale: uno psicoterapeuta per tumori che non fanno il proprio dovere.
Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
Ciao Andrea,
il tuo è un fantasy interessante e ho intuito fin dalle prime righe che la protagonista possiede qualche potere particolare. Ti segnalo un refuso prima che mi dimentico: aura d'orata (forse volevi scrivere dorata?)
Parto dal finale: la contessa è in pericolo e Tillandsia la salva, ma poi è costretta a lasciare il villaggio. Il resto della narrazione però, l'ho trovato troppo veloce. Succedono diverse cose e tutte sono affrontate in accelerazione, senza pause. Bisogna anche dire che il testo richiede una certe velocità di movimento, ma in alcune parti, a mio avviso serviva un tocco in più, magari per aggiungere un dettaglio, una descrizione che desse il tempo al lettore di calarsi nell'atmosfera. Il tema non mi sembra centrato al 100%, ma c'è. Come mai i dialoghi sono in maiuscolo?
Post hoc, di Stefano Pais
Ciao Stefano,
il tuo è un racconto interessante che ho letto avidamente, perché misterioso. Il protagonista ha una missione da compiere, deve ritrovare un piatto cerimoniale che gli è necessario per consacrare il bosco. Nella testa i rimbrotti di Cosmo che lo spingono ad andare a vanti e a non mollare. Ho dimenticato di dire che il tizio in questione ha corna e zoccoli, quindi è un demone. Fino a qui il racconto scorre molto bene, poi arriviamo al finale. Il famoso piatto (diventato da portata) è a un tiro di schioppo. Il demone a questo punto sgozza il ladro e fugge, però, secondo me, manca una vera chiusura. Non dico un finale ad effetto, tutto sommato a me piacciono i finali aperti, ma ho avuto l'impressione che mancasse qualcosa. Anche il tema non è al 100%. A parte ciò, mi piace il tuo stile e alcune descrizioni mi sono rimaste in mente. Te ne cito un paio: Un lampo di luce definisce ogni ombra lungo la strada. /La pioggia torna a pesarmi sulle spalle. Ti auguro una buona Sara Simoni edition :)
Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
Ciao Andrea,
in genere non leggo i commenti precedenti, questa volta l'ho fatto perché non ho ben compreso alcuni passaggi della storia. Dalla tua risposta ho altri elementi che mi permettono di mettere insieme i pezzi del puzzle. Il problema è che un racconto dovrebbe essere chiaro, nel momento in cui si formano dubbi nella mente del lettore, c'è qualcosa da sistemare, da spiegare. A me piacciono i racconti parnormal e i gialli in particolare, ma hai ragione quando dici che questo testo soffre per la carenza di caratteri a disposizione, perché effettivamente avendo qualche pagina in più, avresti potuto introdurre i personaggi e la storia. L'incipit mi era piaciuto molto, giocoso, diverente, ma poi tutto si fa confuso. Ti segnalo un refuso: Calo parte a gambe levate (Carlo). Mi spiace non poter dare un giudizio positivo, ma considera che una delle funzioni migliori di MC è proprio questa: dare un imput all'autore. Spero di rileggerti, se mi capiterà di tornare da queste parti. In bocca al lupo per questa edizione.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 19 marzo 2021, 0:11
da Andrea Lauro
Ah, eccoci alla classifica. Un grazie a tutti per le letture!
1. I semi di Canrath, di Alessandro Canella
2. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
3. Benigno, di Davide Mannucci
4. Flussi, di Andrea Furlan
5. Figli miei, di Morena Bergamaschi
6. Radici in terra, alberi in paradiso, di Michael Dog Scattina
7. Post hoc, di Stefano Pais
8. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
9. Un pacco per lei, di Alberto Favaro
10. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
1. I semi di Canrath, di Alessandro Canella► Mostra testo
Ciao Alessandro, mi è piaciuto molto. Un worldbuilding complesso (storia, leggi e costumi) e gestito senza colpo ferire all’interno dei dialoghi. Non ho notato forzature, tracce di infodump, nulla. Bravo. bravo.
Pelo nell’uovo? Sì dai, giusto per rompere i maroni. “Dall’interno prese un bisturi e una fiala con apposta sopra un’etichetta, contenente un seme grande poco più di un’unghia”. Il pdv sa bene di cosa si tratta, il dettaglio di quanto grande è il seme è a uso e consumo del lettore.
2. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti► Mostra testo
Ciao Agostino, il testo scorre bene e si segue senza inciampi. Giusto a livello strutturale, lo scambio “- Pochi mesi, forse un anno, ma non di più. / L’uomo si alza in piedi. / - Per questo devi pensare al futuro. Dovrai badare agli altri a quando non ci sarò più.” , che poi è detto sempre dall’uomo, l’avrei tenuto appunto sulla stessa riga.
C’è però un problema logico nel racconto, e da quando ci ho pensato non me lo sono più tolto. Forse è inconsistente, ma la lettura ne ha inficiato. Il riso ha bisogno di acqua, tanta acqua per crescere. Il mondo all’esterno del portellone non è descritto, ma (giustamente) solo suggerito da una serie di elementi da fine del mondo. E quindi me lo immagino senz’acqua, questo mondo, o con risorse idriche limitatissime e inquinate. E la terra è “più sterile di un mattone”. Capisci? Mi sono chiesto se il vecchio lo sappia, che è tutta una fregnaccia, e faccia finta di niente per dare una speranza alla donna che non ne sa. Quindi un risvolto molto ironico. Poi però si esprime nel discorso finale, e lì mi sono perso. “Ma allora ci crede pure lui”, mi son detto.
Una buona prova, solo con questo grosso punto interrogativo.
3. Benigno, di Davide Mannucci► Mostra testo
Ciao Davide, sono molto combattuto nel leggere il tuo racconto. Ci ho trovato tracce di humour nero ed è per questo secondo me che l’antropomorfismo ha funzionato. Quando ci sono vena comica e simbolismo spiccio l’effetto riesce. L’unico problema è che ho fatto fatica a convincermi che stavo leggendo nella giusta prospettiva. Mi sono incaponito a pensare, “ah no aspetta questo è un umano VERO che si è convinto di”, salvo poi ricredermi e dire “ah no, è proprio come l’avevo capita all’inizio”. Rileggendolo invece acquista il giusto senso.
Hai fatto bene a sperimentare, MC è il posto giusto: in testi come questo il rischio di perdere l’adesione del lettore (anche momentanea) è possibile.
Direi un posto tra il secondo e il terzo, non mi ha convinto appieno ma comunque è scritto bene.
4. Flussi, di Andrea Furlan► Mostra testo
Ciao Andrea, una buona prova che soffre di un problema di interpretazione. Lieve lieve, per carità, ma te lo faccio notare così hai modo di riflettere su quali punti potevano essere meglio esposti.
Discorso teche seppellite: lui è un ricercatore universitario. Il suo capo Dipartimento (senza “di”) gli boccia la ricerca definendola assurda ed ESOTERICA. Lui ha perso una certa Vanessa. Va nel bosco con piccone e vanga e disseppellisce una teca in plexiglass. → mi stavo immaginando un racconto horror. Intendiamoci: sto parlando di quello che si aspetta il lettore. Se un racconto parte come fiction e sul finale diventa horror è inaspettato e c’è un climax. A volte ci si riesce, a volte no. Ma se il lettore parte pensando che sia horror, e poi non lo è, allora l’aspettativa disattesa lavora al contrario, smorza più di quanto non dovrebbe.
“Qualche giorno prima.” Finezza: lo metterei come titolo di paragrafo, non come prosa. Oppure cambia la frase.
Nomi: Quando arrivo a Starlet, hai già citato 4 nomi diversi: Giorgio, Vanessa, Anna e Starlet. E tutti una volta. Il lettore non se li ricorda oppure li confonde tutti. Domanda: servivano tutti e quattro? E poi sotto compare anche Suzanne. Sono troppi, e ti posso dire: Starlet e Suzanne non servono. Vanessa va da subito spiegato chi è.
Un buon racconto che si piazza direi in quarta- sesta posizione.
5. Figli miei, di Morena Bergamaschi► Mostra testo
Ciao Morena, limite mio: da lettore non riesco a empatizzare con il personaggio di un albero. Ancora ancora con una creatura fantastica che abita il bosco, un Ent ad esempio, qualcuno con due gambe e due braccia che so avere un minimo lato umano. Un albero purtroppo no, non riesco a figurarlo se non come essere umano travestito da albero. Mi è successa la stessa cosa con un altro racconto, un paio di edizioni fa, che trattava della vita di una quercia. Non riesco a legare col protagonista, non mi sento (purtroppo) dentro al racconto.
Lo stile mi piace; pongo il tuo racconto subito sotto quello di Furlan.
6. Radici in terra, alberi in paradiso, di Michael Dog Scattina► Mostra testo
Ciao Michael, un racconto semplice ed efficace che non mi è affatto dispiaciuto. Gli elementi ci sono e rendono. Dopo una partenza un po’ incerta (“solo sole” e gli anelli della cotta che si stendono -nel senso che si è sdraiato o che l’ha lanciata?) le immagini diventano vivide, empatizzi col personaggio e il deserto diventa un nemico tangibile. E stacca bene la seconda parte, l’ombra e la frescura ti arrivano subito, ed è un sollievo. Qualcosa poteva essere aggiustato nel dialogo finale, che risulta un po’ ingessato, ma nel complesso l’impressione è buona. Posiziono il tuo racconto sopra quelli di Pais e De Agnoi.
7. Post hoc, di Stefano Pais► Mostra testo
Ciao Stefano, una bella cornice fantasy ma temo ci siano troppi elementi che gridano vendetta per non essere stati sviluppati. Faccio degli esempi.
Lo spiegotto: “devo recuperare il piatto cerimoniale di Dagda, altrimenti non potremo consacrare un nuovo bosco sacro”. Essendo uno spiegotto poteva essere evitato, a maggior ragione perché poi lo ripeti nella parte del dialogo mentale con Cosmo. Ma sembra messo lì come riempitivo, per dare una cornice fantastica, non è realmente funzionale alla trama. Sono simboli di radici comuni, ok, ma potevano essere oggetti differenti. Una corona, un pezzo di legno. Voglio dire, il fatto che ci sia un bosco sacro che non verrà battezzato non è preso in considerazione dal cattivone di turno. Non è che lui l’abbia rubato perché il bosco gli fa schifo, lavora per una compagnia petrolifera e il giacimento sta proprio lì, o anche solo gli si dia il tempo di spiegarsi. è lasciato a sé stesso, te l’ho rubato e punto.
Poi: il fatto che lui sia un thiefling o creatura similare: ok, introduce un elemento esotico, ma anche qui non c’è funzionalità. Prendi tutta la parte iniziale: lui che non vuole farsi scoprire, che trova della stoffa per non fare sentire gli zoccoli, ok ora è bardato per entrare di soppiatto… BAM! sfonda la porta, butta giù una guardia e fa un casino che ne bastava la metà. E non è che cambia piano perché in lui c’è stata una trasformazione interiore, non ha avuto un’illuminazione dopo il dialogo con Cosmo. Lo pensa pure: “manca poco al tramonto, non ho il tempo per fare piani elaborati”. E questo lo poteva sapere già da subito, senza che ci fosse la comunicazione telepatica col fratello!
Infine, la parte del dialogo mentale col fratello: mi è sembrato che la gestione del botta e risposta ti sia scappata di mano, e sia diventata caotica (neutrale).
Insomma, ci sono troppi tasselli che potevano trovare una loro giusta collocazione in una cornice, ripeto, ricca e promettente.
8. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi► Mostra testo
Ciao Andrea, la mia impressione è che questo racconto venga fuori da un contesto più complesso, da cui hai ricavato una parte. Forse un tuo lavoro più grande. Il finale, con quel “Il mio nome è Tillandsia”, immagino dovrebbe farmi suonare qualcosa, ma davvero non ho colto.
C’è molto fantasy classico, c’è molta azione, mi sarebbe piaciuta un po’ più di introspezione psicologica.
Mi sono abituato a leggere i racconti di MC senza badare troppo a imperfezioni nel testo. So che il tempo è poco e quindi sorvolo quando vedo delle sbavature. Tuttavia nel tuo caso ci sono davvero troppi errori, e la fruibilità dell’esperienza ne ha risentito. Ci sono svariate ripetizioni e assonanze (aura / aria; si scontra contro; davvero ora; ruotando in verticale / uno squarcio verticale) e errori grammaticali (d’orata; UN ULTIMA)
Insomma, bisogna starci un po’ attenti. Non dico in modo maniacale, giusto un poco per non far perdere il filo al lettore. Per tutta questa serie di problematiche, posizionerei il tuo testo subito sotto quello di Stefano Pais, che ha trattato temi simili ma con una forma più curata e un approfondimento maggiore dei personaggi.
9. Un pacco per lei, di Alberto Favaro► Mostra testo
Ciao Alberto e benvenuto, si prospetta per te un radioso percorso di crescita nello studio della scrittura. Grida “banzai alla vita!” perché qui si comincia a fare sul serio, e un momento così capita poche volte.
Ti do una serie di elementi su cui riflettere, parole chiave da cercare in rete così ti documenti e ci lavori. Vado? Vado.
“Sì”, pensò tra sé “è la cosa migliore da fare.” → Sì, era la cosa migliore da fare.
“Sono come il mio povero papà” pensò tra sé “anche lui aveva mantenuto sempre la stessa corporatura”. → Era come il suo povero papà. Anche lui aveva mantenuto ecc.
“Chi può essere?” pensò tra sé. → Chi poteva essere?
“Non si può neanche morire in pace” pensò tra sé prima di alzarsi e andare ad aprire. → Non si poteva neanche morire in pace ecc.
“Improvvisamente gli venne un pensiero”: CLICHÉ LETTERARIO. Inoltre: ti è mai venuto un pensiero in modo premeditato? L’avverbio non serve, anzi fa danni.
Comprata appositamente per quell’occasione. Ti faccio una domanda: poteva essere comprata per sbaglio per quell’occasione? L’avverbio non ti serve e fa danni (e due).
AS YOU KNOW BOB: “Ti ricordi la vecchia masseria del nonno? Quella dove venivi a passare le estati? Ricordi quanto ti piaceva vedere che facevamo l’olio? Beh, ecco. Dopo tanti anni, abbiamo deciso di ricominciare a farlo.”
10. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi► Mostra testo
Ciao Andrea e benvenuto nell’Arena. Ho l’impressione che ci sia troppo non detto per capire il racconto: abbiamo una detective del paranormale, se non ho capito male. Carlo la aiuta in un’indagine perché ha un passato con il luogo del delitto. E poi Carlo scopriamo essere il padre. E qui tutto diventa più confuso: Questo disvelamento (che Carlo sia il padre) non sembra aver ragione d’essere. Non aiuta l’avanzamento della trama più di quanto non potesse farlo il chiamarlo già “papi” (come sul finale). Rischia solo di confondere. Così come confondono i tre bambini all’inizio: hanno un ruolo nell’indagine?
Sul finale si intuisce che lui abbia capito qualcosa, che il padre faccia parte dell’ingranaggio quanto il protagonista stesso. Ma purtroppo non sono arrivato alla soluzione, anche rileggendo più volte. Non ho proprio capito, mi dispiace.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: sabato 20 marzo 2021, 11:59
da Giovanni Attanasio
Ecco la mia classifica.
Questa edizione è stata un tormento, ve lo giuro. Non so se è stato il tema o le sciii chimiki, ma a parte i primi quattro racconti fare la classifica è stato doloroso perché, secondo me, avevano tutti un qualche tipo di debolezza, a volte anche molto evidente, e ho dovuto guardare nel dettaglissimo per metterli in ordine.
Nota sui primi quattro. Quelli con la prosa migliore, a mio occhio, quelli con una struttura quantomeno visibile e ben pianificata. Salvo alcuni racconti, ho voluto premiare la forma sul contenuto questo giro, visto che il contenuto era spesso più debole.
Nell'assegnare la 3° e 4° posizione sono impazzito. Mi sveglierò in futuro coi dubbi su quale dei due ho messo dove, mi sentirò in colpa. Maledetti.
Sto entrando nell'ottica del forum, finalmente, e mi rendo conto che nel tenermi dentro i giudizi e dicendo "sì, ok, racconto bellino e blabla" non aiuto nessuno. Parafrasando una delle migliori battute dei racconti in classifica: "È proprio lì che mette radici la buona scrittura: nel fango, nella merda e nel sangue."
1. Figli miei
2. Semi per il futuro
3. Benigno
4. I semi di Canrath
5. Post hoc
6. Un pacco per lei
7. Radici in terra, alberi in paradiso
8. Flussi
9. Caso 21/123, Autogrill KM120
10. Il cavaliere errante
Di seguito i commenti:
Semi per il futuro di Agostino Langellotti
Parliamo dalla fine, ha senso? Per me sì. La fine è poetica. Con la frase finale del vecchio raccogli i frutti maturi dai semini sparsi lungo il racconto.
Ora torniamo all’inizio. Ci si rende subito conto dell’ambiente e del setting, ci si rende conto delle condizioni precarie del vecchio e della importante differenza di età. L’incipit funzionicchia, ma quello che fa accelerare la storia è la presenza dei semi di riso, il miraggio di un futuro. Mi piace lo scambio del “si mangiano?”, ottimo stratagemma per far capire che la ragazza è inesperta (o esperta quanto una persona giovane in centro città odierno che non sa che farsene di un paio di semi).
Il racconto scorre, la narrazione è allo stretto necessario, forse troppo? Forse no. Un buon racconto, senza dubbio.
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Benigno di Davide Mannucci
Ho davvero opinioni contrastanti su questa storia.
Già dalle prime righe mi sono sentito in “Osmosis Jones”, un vecchio cartone con setting nel corpo umano.
È chiaro il conflitto interno del personaggio, ma questo suo conflitto non è riuscito a prendermi. Forse la colpa è mia che non ho “calcolato” cosa significasse realmente quel “dopo Gloria tutto si era fermato”. Non ci sono arrivato sino alla fine, alla rivelazione di chi questa Gloria fosse. Il modo in cui ci viene detto che è una bambina non riesce a farmi empatizzare: mi sento distante dalla storia. Sarebbe bastato fermarsi alla bara col palloncino.
Ripeto che il conflitto c’è, il personaggio ha dei dubbi e delle paure, si muove nella storia ma a mio parere, resta un racconto “seduta da uno psicologo” con setting alternativo.
Alla prossima!
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I semi di Canrath di Alessandro Canella
A prima lettura non ho capito nulla. È un problema? No. Ti dico quello che capito a prima lettura e poi quello che ho interpretato dopo.
Siamo in una sorta di mondo alternativo non meglio definito, si parla di città-stato quindi il range di “ere” è molto ampio. Poi c’è quello che sembra un dottore, i bisturi e le granata fungine. Abbiamo a che fare coi funghi e ho pensato a delle granate che fanno crescere funghi sulla pelle, qualcosa che la ragazza vorrebbe estirpare da sé. Canrath è una sorta di città meglio organizzata delle altre, più forte e dunque sicura. E poi arriva il seme sul finale. Un seme. Ho cercato di capire a cosa potesse servire prima di andare avanti, per fare un po’ il detective. “Il tuo nuovo padrone” e poi l’impiantamento di un seme sottopelle e poi il germoglio. La piantina guaritrice dovrebbe combattere i funghi che io immagino addosso alla ragazza? Non ci sono funghi sulla ragazza? La piantina è una metafora del fatto che adesso la ragazza appartiene a Canrath (e forse una nuova specie)? C’è pure il sospetto che non stiamo parlando di umani, ma forse di umanoidi con elementi da pianta. Questo spiegherebbe tante cose.
A seconda lettura tante cose hanno più senso. La ragazza è infetta, ma non mostra ancora sintomi. L’idea del seme sottopelle ha un doppia valenza, come guarigione e come “nuovo padrone” che io interpreto come simbolo di appartenenza a Canrath. Però, prima era stato detto che non sarà una vera cittadina, quindi non so.
A livello di stile. L’incipit è strano, la pappardella del dottore è decisamente troppo lunga. La prima riga comunica incertezza e urgenza, però, quindi ci siamo. Anzi, sai cosa ti dico? L’intera storia è un incipit. È chiaro che deve continuare, ma non può farlo. Non germoglia.
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Il cavaliere errante di Andrea Leonardi
In una seconda lettura ho notato che la scena del sacco che perde grano dovrebbe servire a farci capire che lei è una sorta di maga. Sbaglio? Sarebbe stato piacevole ricevere qualche dettaglio più “magico” sin da subito.
Un evento inaspettato porta la protagonista a mostrarsi per chi è, correndo per salvare la situazione. Ma poi?
C’è la sequenza di uno scontro contro un nemico di cui non sappiamo nulla e non basta che sia un demone a farmi provare qualcosa; che sia paura, interesse, niente.
Non ho percepito neppure il tema dell’edizione, a essere onesto.
Un consiglio, adesso. Pensa a come sarebbe stato usare la contessa come protagonista e narrare dal suo punto di vista. Avrebbe trasmesso più urgenza? Più conflitto? Pensaci, così per allenamento.
Alla prossima!
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Figli miei di Morena Bergamaschi
Non ho tempo per pensare ad altro se non al messaggio. A metà storia capisco che stiamo parlando di un albero e tutto assume un significato diverso, ed è già doloroso ancor prima di arrivare al finale. Del resto, da umano, non ho bisogno di usare molto la fantasia per immaginare cosa accadrà al povero albero. E poi accade e fa male. So benissimo che la speranza dell’albero è vana: non bastano i loro sforzi a ripopolare le foreste che stiamo distruggendo, siamo noi a doverli aiutare.
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Flussi di Andrea Furlan
Ho riletto più volte: non riesco a capire chi è Starlet. Ho pensato a un cane o simile. Non è così importante.
La storia non è male, anche se ci sono alcuni elementi che mi hanno parecchio confuso, tra cui “ha terminato il nostro sogno in poche righe”: mi suona strano, forse lo proverei a riformulare.
L’andamento della storia è lento, sa troppo di un uomo che riflette e ripensa al passato; la trama non mi ha preso, anche se ero curioso di scoprire se, magari nel prossimo paragrafo, accadesse qualcosa di “forte”. Radici bianche, direi.
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Un pacco per lei di Alberto Favaro
Mi ha incuriosito il tema della “distanza”, visto che anche io, come il protagonista, vivo ormai lontano dalla terra natale e ricevo “pacchi” dello stesso tipo.
Per il resto, purtroppo, non sono riuscito a entrare in sintonia col personaggio, o non del tutto. L’incipit non è male. Credo che il problema sia nella persona usata. Abbiamo un solo personaggio e una manciata di “pensò” e altri elementi simili; come pensi che avrebbe reso scritto direttamente in prima persona? Secondo me meglio.
Il tema volendo c’è.
Un altro suggerimento: come sarebbe stato far iniziare la storia con la lettera e la scena di tentato suicidio, e poi camminare a ritroso per mostrare le ragioni che hanno portato a quella scena?
Un buon racconto, danneggiato secondo me dalla struttura e dalla scelta delle scene (e un po’ dalla voce narrante).
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Radici in terra, alberi in paradiso di Michael Dag Scattina
Appena ho letto Terra Santa ho pensato: “Daje, cazzo, un racconto coi crociati! Speriamo sia buono.”
Ed eccoci qui. Ci sono vari punti su cui ho dei dubbi, alcuni di carattere storici altri di tecnica.
L’elsa di legno mi ha subito colpito. Anche se parliamo di un pugnale, per quanto ne so io e ho letto in giro, tutte le impugnature delle spade o pugnali erano ricoperte di pelle di squalo o altri tipi di tessuto per favorire la presa. Non riesco proprio a immaginare un pugnale con l’impugnatura di legno soprattutto se in mano a un crociato.
Non ti nascondo che il finale mi ha deluso molto. Visto il setup e l’incipit mi aspettavo uno scontro col saraceno che invece sembra essere solo un miraggio, ho capito bene?
Non c’è un vero conflitto e la promessa di un conflitto è disattesa nello svenire del protagonista e affidarsi alla Vergine Maria. Sarebbe stato fighissimo se dopo il “Adesso lo vedremo cos'è che Dio vuole” cominciavano a volare mazzate. Non sarebbe stato neppure strano, visto che siamo in presenza di quella che sembra una focalizzazione interna sul protagonista, che odia i saraceni ed è lì per la crociata.
Il tema è sfiorato appena. Come sarebbe stato il racconto con uno scontro effettivo? Come sarebbe stato se, mantenendo fede al titolo, il crociato fosse morto come seme sulla terra per rinascere come albero al fianco di Dio?
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Post hoc di Stefano Pais
Dall’incipit mi aspettavo un cavallo, ma poi dal mantello in poi realizzo che si tratta di un’altra creatura. Demone? Fauno? Non si sa e non è così importante.
La storia tutto sommato non è male, anche se ci sono un paio di ripetizioni di concetti. Il modo in cui viene introdotta l’urgenza poteva essere reso meglio. Buoni i dialoghi immersi nel testo, così da farci capire del parlato telepatico, o così ho inteso io.
In generale un buon racconto che fa venir voglia di scoprire cosa accadrà. Finale un po’ frettoloso?
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Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea DeAgnoi
Siamo in presenza di una donna e il papà, lei investigatrice del sovrannaturale forse? Si tratta di una lenta camminata dietro a questo Carlo, per seguirlo verso una sorta di rivelazione che però non riesce a far presa.
Come sarebbe stata la storia limando un po’ le descrizioni e bilanciando la sequenza dei fatti? Magari dando qualche indizio sulla ragione per cui il padre è con la protagonista, così da preparare al finale improvviso?
Almeno per me, la voglia di scoprire cosa sta accadendo non è abbastanza forte e il finale non riesce a colpire, mancando l’empatia con uno qualsiasi dei personaggi.
Buona edizione a tutti.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 21 marzo 2021, 18:19
da Emiliano Maramonte
Eccomi qui con la classifica e i commenti.
Grazie per le interessanti letture e per il confronto!
Buona edizione!
CLASSIFICA
1. I semi di Canrath di Alessandro Canella
2. Semi per il futuro di Agostino Langellotti
3. Figli miei di Morena Bergamaschi
4. Benigno di Davide Mannucci
5. Radici in terra, alberi in paradiso di Michael Dag Scattina
6. Flussi di Andrea Furlan
7. Post hoc di Stefano Pais
8. Il cavaliere errante di Andrea Leonardi
9. Un pacco per lei di Alberto Favaro
10. Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea De Agnoi
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COMMENTI
Semi per il futuro di Agostino Langellotti
L'impressione complessiva, dopo la lettura, è stata quella di un testo incolore. Certo, scorre abbastanza bene ma, devo essere sincero, non mi ha trasmesso la scintilla di entusiasmo che mi fa dire: "Ma che bel racconto!". Non voglio fare la solita tiritera (che può diventare antipatica) del "ehhhh, mi sa di già visto" oppure: "di storie del dopobomba ne sono state scritte a bizzeffe!"... preciso solo che è un dato di fatto che tu abbia utilizzato un'ambientazione e un cliché che sono ormai stabilmente presenti nel nostro immaginario collettivo di autori. Ciò che manca davvero, secondo me, è un elemento perturbante davvero incisivo, un qualche tipo di imprevisto che stravolga con forza la triste quotidianità distopica.
I personaggi non mi sono dispiaciuti: ho apprezzato la placida saggezza di Bernardo che fa da contraltare a una malinconica rassegnazione, che, però, cela una potente speranza per il futuro, di cui lui, col suo corpo, può essere artefice. Anche Mara, tutto sommato, è funzionale alla storia che hai raccontato.
Il tema mi sembra abbastanza ben incorporato nella trama, anche se in apparenza potrebbe sfuggire, ma c'è, indubbiamente.
Un paio di annotazioni.
1) Avrei lavorato ancora un po' sulla sbozzatura del testo. Ti faccio un esempio (ma magari sono pignolerie...): "Bernardo chiude il portellone alle sue spalle." Io avrei scritto: "Bernardo si chiude il portellone alle spalle". O ancora: "- Spiegagli che non esiste sacrificio troppo grande se è fatto per il bene di tutti E che è proprio lì che mette radici la speranza: nel fango, nella merda e nel sangue." La chiusura doveva essere più snella e solenne. Secondo me meglio: "Di' loro che il più grande sacrificio è quello per il bene di tutti. Di' loro che è lì che germoglia la speranza, nel fango e nel sangue [eviterei "merda", distrugge la liricità del momento].
2) Quando Bernardo sputa sangue in faccia a Mara, ho avuto la sensazione che non le abbia fatto né caldo né freddo. Avrei messo mezza riga per mostrare al lettore un minimo di reazione della ragazza. Altra pignoleria?
Racconto che, per me, rasenta la sufficienza.
Benigno di Davide Mannucci
Bentrovato. Come vedi, i tuoi gufi hanno funzionato... ed eccomi qui!
Il tuo racconto mi ha spiazzato tantissimo. E' costruito su un'idea originalissima e particolare, che si fa apprezzare proprio perché spezza ogni tipo di punto di vista (umano) noto e lo trasferisce su... una cosa molto brutta.
Ecco il punto focale di tutto: affronti un tema delicatissimo che per molti (purtroppo anche per me) va a toccare nervi scoperti dolorosissimi relativi a patologie vissute in prima persona o vissuti da parenti prossimi. Con questo non voglio dire che boccio l'idea, ma mi ha dato fastidio solo snocciolare nella mia mente parole quali "tumore", "sarcoma", "cellule tumorali"... Viene automatico associare tali concetti a esperienze vissute direttamente. A ciò si aggiunge la difficoltà ad apprezzare appieno il vero registro della storia: indubbiamente hai voluto conferire alla trama un certo humor nero (e ci può stare), poi al contempo si fa riferimento a tragedie famigliari provocate proprio dal cancro, e si scivola nel drammatico e nel realistico. E ancora adesso non riesco a decidere se la commistione sia riuscita oppure no.
Sotto il profilo tecnico, un bel po' di confusione nell'incipit, che mi ha costretto a ritornare più volte sulle frasi. Ho fatto fatica a individuare il protagonista in cui immedesimarmi, poi ho capito, ma dopo diverse righe, e questo non è un bene.
Mi accodo a chi ha ravvisato nella ripetizione della parola "radici" un voler segnalare a tutti i costi l'aderenza al tema, ma, nonostante ciò, non hai scantonato.
Ho gradito il finale: una buona chiusura che risolleva le sorti discendenti della narrazione.
Prova interessante, con un'intuizione originale ma con uno sviluppo pieno di perplessità (per quanto mi riguarda...).
I semi di Canrath di Alessandro Canella
All'inizio il racconto è decollato a fatica. Incipit pieno di imprecisioni e poca fluidità, ma poi la trama mi si è spalancata davanti in tutta la sua inventiva. La forza di questo racconto è proprio il mondo che ci hai illustrato, o quantomeno un suo scorcio. Città-stato, aeromobili, bombe vegetali, armi misteriose e incredibili e, non ultima, una strana metamorfosi biologica per diventare cittadino di un'altra comunità. Mi sono venute in mente alcune ardite vette creative di Jack Vance o alcuni pittoreschi cicli dell'Età dell'Oro della fantascienza e del fantasy.
Molto buono anche il personaggio della ragazza, pronta a tutto per fuggire da un dramma bellico (un chiaro riferimento alla realtà di oggi?).
Ti ho accennato a problemi dell'incipit. Se tu, ad esempio, fossi partito da: "La ragazza appoggiò la penna sulla scrivania: «Farà male?»", sarebbe stato subito un bello schiaffo in faccia al lettore. Io mi sarei chiesto, con maggior forza: in che senso? Che diavolo sta succedendo? Chi è la ragazza? Chi le farà male?
Poi, le ripetizioni di alcune parole danno veramente fastidio: ragazza, penna, fai, farai... Insomma, andrebbe risistemato.
Mi è piaciuto come hai implementato il tema, addirittura su due livelli: la ragazza che cerca di mettere radici in un'altra comunità e le radici del seme impiantato nella carne. Peccato la carenza di qualche informazione aggiuntiva sul motivo del bizzarro impianto vegetale.
Nel complesso una prova più che sufficiente.
Il cavaliere errante di Andrea Leonardi
Non amo il genere fantasy; in tanti anni di letture, non sono mai riuscito a farmelo piacere. Nonostante questo, ho cercato di valutare il tuo racconto obiettivamente. In sostanza, è una storia carina ma nulla di più. Abbiamo una supereroina ante-litteram (o praeter litteram, non so come dire!) che sconfigge un demone piuttosto fracassone e sprovveduto e alla fine si scopre che il demone cercava proprio lei, per non si sa quale motivo, e l'eroina poi decide di andare via, non si capisce perché. E quando finalmente il lettore trepidante si aspetta di avere un minimo di risposta, la contessa rovina tutto con la sua richiesta del nome. A completare la confusione finale è il vero nome di Tilla. Sospettando un qualche tipo di riferimento esterno non specificato nel racconto, ho fatto una ricerca: la Tillandsia è una pianta che vive senza terriccio. Mi sono dunque chiesto: quindi Tilla è una pianta umana? Allora come può mettere radici? E se non è una pianta, quale sarebbe l'efficacia del colpo di scena? Ed è un vero colpo di scena?
Troppi dubbi, troppi punti oscuri che penalizzano la comprensione generale della vicenda e, quindi, la valutazione finale.
Il tema apparentemente è preso, ma nutro forti dubbi in proposito.
Qualche annotazione tecnica:
- "Appoggiabraccio": forse è ignoranza mia, e magari i braccioli dei troni si chiamano proprio così, ma è un termine che stona tantissimo nel flusso della narrazione. Da sostituire, secondo me.
- "Mi dispiace che siete stata messa in pericolo a causa mia". Frase brutta davvero. Da riformulare. Ma questa contessa non ha un appellativo con cui i suoi sudditi le si rivolgono? Chessò: Sua Signoria, Madame... Queste due sembrano amiche che si incontrano al pub al sabato e chiacchierano di parrucchieri e unghie spezzate.
- Il maiuscolo nei dialoghi del demone è voluto per rappresentare il vocione orrido? In ogni caso, se si può evitare, è meglio: disturba la lettura.
Figli miei di Morena Bergamaschi
Non sempre la brevità è sinonimo di scarsa qualità. Spesso a Minuti Contati ho trovato racconti molto brevi che però erano assai intensi e, soprattutto, densi di significati e di emotività. Certo, una dozzina di righe in più avrebbe regalato alla storia maggior pathos e più ricchezza di dettagli, ma forse questa storia doveva esaurirsi in una dimensione simile.
Tutto è già scritto sin dall'inizio: non ci vuole molto a capire che il punto di vista è quello dell'albero, però ciò non sminuisce la validità della narrazione. Anche il punto di arrivo è facilmente individuabile e prevedibile, però funziona perché è la simbologia universale per rappresentare la speranza, nonostante drammi e periodi bui.
Qualche aggettivo di troppo qua e là, ma lo stile non è male.
Il tema è centrato.
Flussi di Andrea Furlan
Ho apprezzato il tentativo di costruire uno scenario organico (non nel senso di biologico, ma inteso come affresco generale ben chiaro nella tua mente), e, nelle sue linee essenziali è interessante, tuttavia lo sviluppo è alquanto confuso.
In alcuni manuali di scrittura (che non sono testi sacri o bibbie, per carità, però indicano delle regole da tener presente), si parla di "promessa iniziale" al lettore: nelle prime righe di qualsiasi scritto l'autore promette qualcosa: emozioni, avventure, viaggi fantastici, stupore, brividi... etc etc etc. Nel tuo caso, purtroppo la promessa non è chiara, non dà la giusta rotta, e io per primo sono rimasto disorientato. Successivamente, le vicende mi sono parse slegate. Sono comparsi diversi personaggi che sembravano fuori contesto o messi lì un po' a casaccio (Starlet, Suzanne...) e tutta una serie di dettagli mi è risultata nebulosa. Ad esempio, la colorazione rossa delle radici cosa vorrebbe significare?
Se la teoria era quella di una sorta di "Gaia" vegetale, di una sorta di comunità biologica globale, avrei preferito vederne gli effetti, con un personaggio che comunica con gli alberi o, ad esempio, un fenomeno di feedback biologico a distanza o collettivo... insomma, spero di essermi spiegato.
Il racconto non è scritto malaccio, anche se un po' scolastico in alcuni passaggi, ma è carente sotto il profilo della progettazione e dello sviluppo complessivo.
Tema tutto sommato centrato.
Un pacco per lei di Alberto Favaro
Non ricordo se è la prima o la seconda volta che ci incrociamo nell'infernale Arena, ma va bene lo stesso, mi ha fatto piacere leggerti.
Il tuo è un racconto del tipo: "Vedi a volte la vita!" Proprio ieri sera ho avuto modo di vedere un film thriller a tinte horror dove il protagonista inviava una cartolina con cui avvisava la sorella dell'arrivo di una banda di criminali e la cartolina veniva recapitata solo alla fine del film. Qui, addirittura, arriva una lettera con l'annuncio di una svolta esistenziale per il protagonista che decide di farla finita visto che la sua vita va a rotoli. Considerato nelle sue linee essenziali, il testo è gradevole. Ho apprezzato soprattutto l'incipit dove succede praticamente di tutto; è scritto con un certo brio e un certo gusto per l'ironia. Lo sviluppo successivo ristagna un bel po' e si perde nella lunga e diluita preparazione al suicidio fino all'arrivo della lettera.
Lo stile è alquanto (perdona se lo dico) scolastico, e ci devi lavorare ancora. Giusto un esempio di miglioramento:
«Il riflesso del suo volto sul vetro gli restituì l’immagine di un uomo stanco. Un uomo che non aveva più la forza di provare a reagire.»
Si potrebbe risistemare così: Il riflesso sul vetro gli restituì un'immagine stanca: un uomo che non aveva più voglia di reagire.
Senza contare che ci sono troppe ripetizioni (andò, andò - pensò, pensò...) e quell'orrenda espressione "pensò tra sé" che è un vero dito nelle pupille del lettore. Espressioni "tell" di questo tipo andrebbero assolutamente evitate o ridotte al minimo sindacale. Secondo i nuovi orientamenti narratologici, tali espressioni, per quanto in un certo senso "invisibili" al lettore, sono sintomo di intrusione dell'autore, quindi, al massimo, i pensieri del protagonista si potrebbero rendere col corsivo o col semplice "si disse" o "pensò".
Insomma, rileggi molto e prova ogni volta a capire quale espressione è messa sulla pagina con l'uso di troppe parole e in quel caso cassane qualcuna o riformula la frase che ti suona male o non ti convince. Vedrai che più ti abitui alla "musicalità" del testo, più il testo risulta snello e leggibile.
Non sono così sicuro che tu sia rientrato nel tema, se non per dei richiami forzati alla fine (nella lettera dello zio...).
Radici in terra, alberi in paradiso di Michael Dag Scattina
Entro subito nel vivo: nel complesso non mi hai convinto. Prime due righe dell'incipit, zac!, via! Non conducono il lettore in media res, non ti sbattono in faccia un conflitto, sono solo un inutile cappello introduttivo che rallenta e disorienta. E poi: a chi appartengono le riflessioni? O sono considerazioni generali dell'autore? No, non vanno affatto bene. Proviamo a ripartire da: "Gli anelli della cotta si stesero sulla sabbia infernale." Io l'ho fatto e l'apertura ha acquistato tutto un altro sapore, molto più suggestivo.
Lo sviluppo è interessante, come interessante è anche un po' tutto il succo della storia: il sacrificio, l'abnegazione, il miraggio della terra promessa... Insomma un po' tutto il coacervo di motivazioni che animavano i crociati mandati a morire in Terra Santa. Carino il conflitto centrale col "miraggio" ma inconcludente la chiusura in stile gag alla "Io no spik inglish". Avrei preferito un clima drammatico, emotivamente forte. Invece, così com'è, appare una sorta di angelica crocerossina che spiega al protagonista carenze nell'organizzazione sanitaria... Fine. Da un punto di vista dell'architettura narrativa, è un fallimento.
Tema forse preso di striscio (e molto!).
In sostanza: buona scrittura, soprattutto sotto il profilo delle suggestioni evocate nel deserto e della rievocazione storica, ma insufficiente per quanto riguarda la costruzione della trama e del risultato finale.
Post hoc di Stefano Pais
Parto dall'aspetto che mi ha convinto: lo stile. Tutto sommato non scrivi male, anche se qualche legnosità qua e là va limata.
Per quanto riguarda il resto, be', c'è molto da risistemare. Ho letto che hai avuto un problema di abbondanza di caratteri non da poco, quindi proprio questo ti ha penalizzato, tuttavia almeno in ciò che hai scelto di lasciarci in lettura, la confusione ha regnato sovrana. Ho davvero faticato tantissimo a capire i contorni della vicenda. All'inizio avevo pensato a un cavaliere nella tempesta che si preparasse ad affrontare un nemico implacabile, poi è venuto fuori una specie di demone/satiro pronto a tutto per recuperare un oggetto cerimoniale per consacrare un bosco. Poi c'è una ridda di altre informazioni: contatti telepatici, fratelli/entità esoteriche, clan malefici e un'ambientazione di contorno sospesa in qualcosa di simile a un medioevo fantasy...
A questo coacervo di vicende si aggiunge la nebulosa conduzione dei dialoghi mentali, senza uno stacco minimo, senza distinzioni. E' buffo che io te lo dica, visto che in questa stessa Edition ho adottato per il mio racconto una tecnica simile. Però devo dire che forse nel tuo caso, ci sarebbe stato bisogno di una evidenziazione, magari col corsivo, delle parti "telepatiche".
Per quanto riguarda il tema, non ho una percezione certa che sia centrato e tuttora non riesco a capire i riferimenti per affermarlo.
Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea De Agnoi
Inizio col dire che Minuti Contati è un tritacarne e, soprattutto per chi vi si affaccia per la prima volta, tirare fuori un testo buono non è facile laddove deve ancora familiarizzare con la distanza brevissima e, soprattutto, con lo scorrere inesorabile del tempo! Evidentemente, tutto questo ha giocato a tuo sfavore. Nei miei tre anni di frequentazione di questa infernale Arena, mi è capitato una manciata di volte di avere difficoltà a comprendere il senso di un racconto e, purtroppo, nel tuo caso mi è capitato ancora. Mi è sembrato di intuire che si tratta di una specie di indagine soprannaturale che culmina con la cessazione di un evento paranormale collegato a un parente (defunto) della protagonista (la cui identità femminile ho afferrato solo verso la metà della storia... e questo è indice di scarsa chiarezza narrativa). Poi è calata la nebbia e mi sono perso. E - non volermene se lo dico - ho provato più e più volte a riannodare i fili della trama, ma poi ho rinunciato.
Il punto è: quando si scrivono pezzi così brevi, bisogna avere le idee molto molto chiare sull'architettura che si vuole esprimere sul foglio, altrimenti si va a tentoni e il lettore esce dalla lettura "con le ossa rotte", cosa che, ovviamente, nessuno scrittore vorrebbe. Quindi ti invito, per le prossime Edizioni, a meditare sulla direzione da dare al plot, ponendoti delle domande: cosa voglio comunicare al lettore? Come posso farlo nel migliore dei modi? La trama è chiara? Mi sono perso in passaggi inutili? E queste domande sono ancora più importanti dopo la prima stesura.
Hai molto da lavorare anche sullo stile, ma questo riguarda chiunque decida di buttarsi nel mondo della scrittura: non si finisce mai di imparare.
Per quanto mi riguarda, prova insufficiente ma salvando il buon proposito dell'idea che sta alla base del racconto.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 23 marzo 2021, 11:47
da Alessio
- Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
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- Flussi, di Andrea Furlan
- Un pacco per lei, di Alberto Favaro
Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
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La tua storia non mi dispiace, mi è sembrata adeguatamente immersiva e focalizzata sul pov. Da assiduo fruitore di storie sovrannaturali, non ho avuto grossi problemi a identificare le parti mancanti: le manifestazioni spettrali legate a qualche forte emozione sono un classico, sebbene di solito siano prodotte dai morti e non dai vivi. Un po' di confusione su Carlo/papi effettivamente c'è. È vero che il filtro del personaggio ti impone di trattare il padre come farebbe lei, però devi anche trovare il modo di farci arrivare le informazioni quando servono, perché il lettore entra nel personaggio nel momento in cui inizia la storia, quindi non sa tutto quello che c'era prima.
Post hoc, di Stefano Pais
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Da quello che capisco, tempo prima dello svolgimento dei fatti, una colonia di umani si è insediata in un bosco (forse abbattendolo) abitato da una sorta di fauni o satiri e impossessandosi di un oggetto sacro che serve a questi esseri per consacrare il luogo in cui vivono. Il protagonista vuole recuperare questo oggetto che è il simbolo di una specie di religione dei fauni, che dalle parole di Cosmo sembra più una superstizione.
Le informazioni direi che mi arrivano tutte, la narrazione mi sembra ben condotta, anche se forse un po' troppo lineare: il protagonista sembra superare un po' troppo agevolmente gli ostacoli che ha davanti.
L'ambientazione è tratteggiata bene: dai quelle poche pennellate che servono a farci capire il contesto, senza esagerare con informazioni inutili.
È forse un po' debole il modo in cui ci fai arrivare le informazioni. Ci dici "devo recuperare il piatto cerimoniale di Dagda, altrimenti non potremo consacrare un nuovo bosco sacro", che è un pensiero messo lì solo per il lettore e non serve, perché la stessa cosa ce la dici nel dialogo mentale successivo.
Il dialogo mentale è forse la parte più debole: a parte che avrei preferito che la voce di Cosmo fosse distinta graficamente per rendere più chiaro di chi sono i pensieri, non si capisce perché avrebbero dovuto avere quella discussione in quel momento lì: al pov era stato ordinato di non prendere la reliquia, quindi aveva già manifestato il desiderio di recuperarla, quindi mi aspetto che il dialogo col fratello sarebbe già dovuto avvenire. Questo fa sì che il dialogo sappia un po' di infodump per spiegare al lettore cosa ci fa lì il pov.
Infine, il mio latino è piuttosto arrugginito, ma non ho colto l'attinenza del titolo.
Nel complesso, comunque, un lavoro abbastanza buono, anche se viziato dal dialogo poco elegante.
Radici in terra, alberi in paradiso, di Michael Dag Scattina
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Ci proponi una riflessione sul senso delle azioni che compiamo in nome di qualcosa in cui crediamo. La prosa mi pare pulita, ed efficace, evochi bene il senso di oppressione della calura e il sollievo successivo.
Ho trovato un po' confusa la scena nel deserto. Ok, Dietrich è stordito dal caldo e dalla disidratazione, ha le allucinazioni e scambia l'inglese per un saraceno. Però io non riesco a collocare il saraceno nella scena: all'inizio sembra che ce l'abbia davanti, poi si volta e ce l'ha lì a un passo, ma in realtà è un'allucinazione. Bene, ma allora perché si volta? Questo passaggio mi ha confuso.
Il tema è preso per i capelli nell'ultima frase, avrei preferito che fosse un po' più presente
Nel complesso, comunque, un racconto abbastanza buono.
Un pacco per lei, di Alberto Favaro
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mi piace la declinazione del tema: Pietro avrebbe voluto mettere radici con Ann, ma fallisce e gli viene offerta una seconda possibilità nell'invito a tornare al suo paese natale.
Ci sono diversi spunti di miglioramento.
La prosa mi sembra un po' legnosetta, il narratore che ci racconta gli eventi passati dà un po' fastidio, usi diversi avverbi superflui.
A livello di trama, ci sono due cose in particolare che fanno scricchiolare l'impalcatura:
Convenientemente, appena ingoia le pillole arriva il pacco. Le coincidenze nella vita succedono, in narrativa è meglio evitarle.
Perché lo zio gli scrive per comunicargli questa cosa invece di telefonargli?
Insomma, un racconto che mi sembra denoti una certa buona predisposizione all'introspezione, ma con una prosa che probabilmente ha bisogno di essere un po' ripulita.
Flussi, di Andrea Furlan
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interessante l'idea, tuttavia non sono troppo convinto dalla tua storia.
La parte centrale, secondo me, avrebbe reso meglio sotto forma di flashback, anziché di racconto del protagonista, perché così ho avvertito un certo distacco da quello che mi stava raccontando. Inoltre sa troppo di infodump.
Quando Anna ha preso il tracciante e specifichi che è radioattivo, mi aspettavo che si sarebbe ammalata come Vanessa, invece no. Allora perché dire che è radioattivo? Se è per giustificare l'urgenza e la preoccupazione del padre che Anna potesse ingoiarlo, non serve: direi che si può tranquillamente assumere che un *tracciante* non sia una cosa bella da scolarsi.
Poi non ho capito se il fatto che Anna ha buttato tutto il tracciante nella fossa sia il motivo per cui poi il pdv trova le radici rosse. Se è così, mi manca un link un po' più solido tra le due cose. Se invece non sono collegate, allora mi sfugge il senso di tutta la scena.
Le parti "qui e ora" invece scorrono decisamente meglio.
Insomma, un lavoro che per me è riuscito a metà.
Figli miei, di Morena Bergamaschi
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ci proponi le ultime ore di vita di un albero che sta per essere abbattuto e spende le sue ultime energie per far maturare i suoi frutti. Una declinazione ecologista che sicuramente il tema favorisce.
Mi piace il messaggio che vuoi passare e apprezzo il tentativo di mettersi nel punto di vista di un essere inanimato.
La prosa scorre abbastanza bene, anche se qualche volta viene rallentata da aggettivi che potevano essere omessi. Ho notato anche due o tre termini forse poco adeguati al contesto e qualche cliché letterario.
L'esternazione esplicita del tema è bruttarella, ti consiglio di evitarla in generale.
Al netto di qualche difetto, mi sembra un lavoro abbastanza buono.
Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
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Nomen omen per la tua protagonista che, come la pianta omonima, non riesce a mettere radici. Però soffre un po' il fatto che non tutti conoscono la pianta, me compreso, e quindi il senso della cosa sfugge un po'.
La storia scorre liscia ma il finale manca un po' di mordente. La contessa sembra accettare piuttosto passivamente ciò che le accade intorno.
Un demone mi ha appena attaccato e l'assistente del mugnaio si rivela un potente guerriero? Ah, ok.
Il refuso dell'aura d'orata mi ha fatto ridere. Dopo la protagonista si chiede "Odore di zolfo? No, è qualcosa di diverso…", eh sarà il pesce… :-D Abbi pazienza, sono un burlone.
Dal punto di vista stilistico non ho particolari rilievi se non alcune ripetizioni che ti sono già state fatte notare.
La scena iniziale in cui lei ripara magicamente il sacco non è chiarissima. Non sapendo ancora che tipo di racconto sarebbe stato, ho pensato che avesse agilmente annodato i fili del sacco con le dita.
Secondo me una prova abbastanza buona che soffre un po' per un finale deboluccio.
I semi di Canrath, di Alessandro Canella
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I padroni di Canrath sono quindi le piante che crescono nelle persone? "Ospite" inteso quindi come "host" e non come "guest".
A me sembra che la tua storia funzioni, i dettagli di ambientazione arrivano e non ci sono informazioni inutili. Forse avrei enfatizzato un po' la disperazione della ragazza. Isaac è fatto bene, alla fine è uno che fa il suo lavoro magari da anni ed è distaccato e indifferente alla sorte degli ennemila immigrati che vede continuamente. Il piccolo buco che rilevo è che su Isaac non ci mostri traccia del nuovo "padrone": immagino che a suo tempo avrà subito anche lui la stessa sorte.
La sua risposta al "farà male" è un po' sbrodolata. Forse ti serviva per rendere Isaac antipatico, e ci riesce, ma andrebbe ridimensionata.
Prosa come sempre pulita e funzionale quasi ovunque.
In definitiva l'ho trovato un buon racconto.
Benigno, di Davide Mannucci
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La storia è particolare, as you know Dave.
Il tono ironico e leggero che dai al testo lo rende gradevole ed evita eccessivi appesantimenti legati poi al tipo di conflitto che sta vivendo il protagonista. Tuttavia, proprio la profondità e intensità dei suoi dubbi e della sua storia forse tendono a stridere un pochino col tono. Ho trovato i pensieri relativi al suo cambiamento dopo e a causa di Gloria troppo seri per il contesto.
Mi rendo conto che, essendo una vicenda dolorosa e personale, sia difficile alleggerire, però il risultato così com'è mi sembra manchi un po' di amalgama.
Penso che possano apprezzarlo di più quelli che hanno seguito altri tuoi scritti qui su MC, ma alcuni punti potrebbero risultare oscuri per chi ti legge per la prima volta. Ti invito a prestare più attenzione a questo aspetto, perché ho notato già in almeno un'altra occasione che fai un po' troppo affidamento sulle conoscenze pregresse del lettore con riferimenti più o meno impliciti a tue opere precedenti.
Dal punto di vista dello stile, in generale non ho grossi appunti, rendi bene il fraseggio interiore del protagonista e i pochi tocchi di ambientazioni che ci dai fanno il loro dovere.
In definitiva per me è un buon lavoro.
Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
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è già la seconda volta (almeno che io sappia) che capita che abbiamo idee simili: una terra sterile e qualcuno che vuole farci crescere dei semi. Vuol dire che c'è speranza anche per me!
Ovviamente, l'idea è bellissima, stupenda! :-D
La storia fila liscia e senza intoppi, mi arrivano la rassegnazione di Bernardo al suo destino e lo sconcerto di Mara che non sa come farà la comunità senza di lui. I pochi elementi di ambientazione sono più che sufficienti a farci intuire il contesto in cui si svolge la storia.
Stilisticamente ottimo come al solito, se non per le solite imprecisioni da MC.
Secondo me una prova molto buona.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 24 marzo 2021, 14:00
da FilippoR
La classifica e i commenti sono stati impegnativi ma col tempo vedrò di migliorare.
Vi ringrazio per le letture e per le varie atmosfere che ci avete presentato.
CLASSIFICA:1. I semi di Canrath, di Alessandro Canella
2. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
3. Benigno, di Davide Mannucci
4. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
5. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
6. Flussi, di Andrea Furlan
7. Radici in terra, alberi in paradiso
8. Figli miei, di Morena Bergamaschi
9. Un pacco per lei, di Alberto Favaro
10. Post hoc, di Stefano Pais
COMMENTI:1. I semi di Canrath, di Alessandro Canella► Mostra testo
Ciao Alessandro, il worldbuilding mi è piaciuto e mi è sembrato verosimile.
Unico appunto rispetto a quanto indicato dagli altri mi è sembrata strana la frase "La carne prese a richiudersi all’istante." perché non ne vedo il motivo, era l'effetto del seme o la protagonista ha qualche potere?
Il finale mi ha sorpreso (in senso positivo), perché effettivamente non mi immaginavo il seme per quanto sia coerente con l'ambientazione. Il racconto mi è piaciuto.
2. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti► Mostra testo
Ciao Agostino, il racconto è scorrevole, mi è piaciuta anche l'ambientazione chiara e mi sono arrivate le emozioni dei protagonisti, però la scena del fiotto di sangue mi è sembrata strana, c'è stato il fiotto di sangue ma hanno continuato a parlare per un po' prima che Bernarndo pulisca il volto di Mara, forse era troppo sconvolta?
Nel complesso mi è piaciuto il tuo racconto.
3. Benigno, di Davide Mannucci► Mostra testo
Ciao Davide, ho letto il tuo racconto e mi ha spiazzato, inizialmente non mi era ben chiaro il punto di vista ma andando avanti, quando si è chiarito, ha aumentando ancora di più lo spiazzamento. Racconto molto particolare, con scene molto vivide (ad esempio quella del palloncino) e ben scritto, il finale mi è piaciuto particolarmente.
4. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi► Mostra testo
Ciao Andrea, ho avuto difficoltà a capire che il punto di vista, inizialmente pensavo fosse un collega, solo successivamente ho capito che era la figlia (da quando l'ha chiamato papi).
Non mi ha convinto molto la processione che mi è sembrata fuori luogo / non riuscivo a immaginarmela.
"Sorrisi sornioni che vanno da orecchio a orecchio" mi aveva fatto pensare inizialmente ad altro, come a dei mostri per quanto invece fossero degli spettri (come anche detto prima nel testo).
Ho dovuto rileggere qualche passaggio nuovamente per capire alcune cose ma nonostante queste "critiche" il racconto globalmente mi è piaciuto (anche per la tematica soprannaturale).
5. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi► Mostra testo
Ciao Andrea, il racconto mi è piaciuto anche per l'ambientazione, inizialmente non ho capito in che modo il tuo racconto si collegasse al tema ma il finale mi ha messo una pulce nell'orecchio ed ho cercato il nome così evidenziato ma di cui non conoscevo il significato, anche la scena di combattimento mi è piaciuta (al netto che alcuni termini mi hanno un po' confuso).
6. Flussi, di Andrea Furlan► Mostra testo
Ciao Andrea, il racconto è stato scorrevole, gli unici appunti che ho sono sul gran numero di nomi (ma come hanno anche già detto gli altri), probabilmente alcuni sono di troppo e non tutti chiari, inoltre anche io mi sono preoccupato per il discorso del tracciante preso da Anna che poi non si è rivelato pericoloso.
7. Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina► Mostra testo
Ciao Michael, non ho molto da aggiungere rispetto a quanto riportato negli altri commenti, mi è piaciuta la diversa parlata (almeno come intenzione) e non vedo l'ora di rileggere il tuo racconto rimaneggiato e con la sua giusta lunghezza.
Avrei spostato la frase "Non sono la Sacra Vergine" nella frase precedente, mi sembra strano come non l'abbia corretto subito.
8. Figli miei, di Morena Bergamaschi► Mostra testo
Ciao Morena, ci ho messo un po' a capire che il punto di vista fosse dell'albero, inizialmente non capivo, ho frainteso la frase "Io e i miei compagni restiamo qui a coprire la fuga dei nostri amici" Per cui ho pensato che non fosse un albero normale ma magari un Ent o simili, ma poi successivamente non ho trovato ulteriori riferimenti che potessero indicarmi che fosse un albero "magico".
Al netto di qualche aggettivo di troppo (ma che hai già spiegato in altri commenti il motivo) la scrittura mi è piaciuta, la storia in sè un po' meno ma a causa dei mei gusti.
9. Un pacco per lei, di Alberto Favaro► Mostra testo
Ciao Alberto, il racconto è scorrevole (ma togliendo qualche avverbio lo sarebbe stato ancora di più). Nella lettera purtroppo vi ho visto troppo infodump. Il finale inoltre non mi ha convinto perché mi sarei aspettato facesse qualcosa di più immediato per le pastiglie. Comunque anche il tuo racconto mi è piaciuto e mi è stato difficile dargli una collocazione nella claffisifica.
10. Post hoc, di Stefano Pais► Mostra testo
Ciao Stefano, il dialogo mentale mi ha confuso un po' nella realizzazione.
Ho trovato anche io il finale affrettato ma giustificato dal grosso taglio che hai dovuto fare per rimanere nel limite dei caratteri. La storia è stata interessante e coinvolgente, peccato per il limite dei caratteri che non le ha dato il giusto respiro.
Nota minore, manca il "di" in questa frase "Quattro guardie armate spade entrano alle mie spalle."
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 24 marzo 2021, 20:04
da antico
Dovete ancora ricevere quattro classifiche. Quelle già postate sono tutte regolari.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 24 marzo 2021, 23:36
da Damjen
1. Un pacco per lei, di Alberto Favaro
2. Figli miei, di Morena Bergamaschi
3. I semi di Canrath, di Alessandro Canella
4. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
5. Flussi, di Andrea Furlan
6. Radici in terra, alberi in paradiso
7. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
8. Benigno, di Davide Mannucci
9. Post hoc, di Stefano Pais
10. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
Benigno di Davide Mannucci
► Mostra testo
Data l’originalità della situazione (che è cosa positiva), nel tuo racconto ci sono entrata con un po’ di difficoltà, tanto che ho dovuto rileggere l’inizio per essere sicura di aver capito. Ho avuto lo stesso problema anche in altri punti, a racconto inoltrato, ma forse perché non riuscivo ad ancorarmi al pov.
A prescindere da questo, trovo che il problema di mettere come protagonista un soggetto antipatico, o perfino unanimemente detestato, sia che leggendo si fa fatica a empatizzare coi suoi tormenti. In fondo è come se fosse meglio se lui è in difficoltà.
Ciò che però ho pensato davanti a termini anche tecnici, è che tu stessi parlando di qualcosa che per qualche motivo hai purtroppo dovuto conoscere, e questo sì che mi ha creato una partecipazione emotiva.
Alla fine della lettura, ho trovato il tuo racconto effettivamente originale e perfino coraggioso. Dunque penso che tu possa essere sulla buona strada per creare qualcosa che forse nessuno ha mai detto.
I semi di Canrath di Alessandro Canella
► Mostra testo
Il tuo racconto ha mostrato un pezzetto di un mondo che adorerei conoscere. Ho immaginato uno scenario simile a “Il castello errante di Howl” di Miyazaki, in una guerra tra enormi macchine organico-meccaniche e esseri ibridati. Molto invitante. Con una serie di termini mai sentiti, hai saputo stuzzicare la mia curiosità, per non parlare del germoglio finale. In pratica, l’unico problema è stata la brevità che mi ha lasciata affamata. Per me, ottima prova.
Il cavaliere errante di Andrea J. Leonardi
► Mostra testo
Il tuo racconto mi è piaciuto per la velocità e per la descrizione del duello, che sono riuscita a visualizzare piuttosto bene. Però ci sono cose che non ho capito, come ad esempio la motivazione alla base del conflitto. In più non riesco a individuare il tema. Forse sta nel fatto che la protagonista dovrà ripartire?
In conclusione, al netto di alcuni refusi, ho avuto la sensazione che questo racconto fosse parte di una storia più ampia che mi avrebbe permesso di capire di più, come per esempio perché il nome della protagonista sembri avere un’importanza che non ho saputo cogliere.
Figli miei di Morena Bergamaschi
► Mostra testo
Il tuo racconto fa ciò che, secondo il mio gusto personale, una storia dovrebbe sempre fare, e cioè far provare emozioni. Quindi intanto grazie perché, per quanto mi riguarda, ci sei riuscita.
E poi il significato importantissimo, e la tenerezza con cui lo mostri. Immaginare i semi come figli, e lei che, come madre, gli spinge dentro tutta la vita che può, ancora adesso mi commuove.
Secondo me, con una limata a certe ripetizioni e un po’ più di spazio, questo racconto sarà una bomba.
Flussi di Andrea Furlan
► Mostra testo
Quando ho cominciato il tuo racconto mi sono immediatamente sentita emotivamente coinvolta. Una mail sarcastica, un sogno infranto. Terribile.
Forse per questo il tuo racconto mi è sembrato perdere d’intensità, piuttosto che aumentarla. Anche la teca nel terreno, visivamente fighissima per il connubio tra natura e tecnologia, mi ha come fatto la bocca a qualcosa di più forte, tipo un risvolto sovrannaturale o fantascientifico. E perfino la bambina, inseguita da qualcosa che forse nemmeno c’è (“nessuno che la seguiva”) mi ha fatto immaginare qualcosa di horror. Colpa dei miei gusti che mi portano a leggere un sacco di storie forti, lo capisco.
Eppure la tua storia è effettivamente forte, ma in un modo più profondo. Per questo a una seconda lettura ho potuto concentrarmi di più sulla forma e apprezzare la tua scrittura che, al netto di un uso forse un po’ eccessivo di nomi tutti femminili che mi hanno un po’ confusa, ho trovato molto naturale.
Semi per il futuro di Agostino Langellotti
► Mostra testo
Il tuo racconto è di ambientazione post-cataclismatica, genere che adoro. È un racconto semplice che si capisce già alla prima lettura. Per quanto mi riguarda, la comprensione della storia è filata senza intoppi fino a poche righe dalla fine.
Ho apprezzato lo stile snello e la capacità di delineare il contesto in cinque parole, ma questa asciuttezza è stata anche un limite, a mio gusto.
Quel “ronzio del sistema di decontaminazione” mi ha subito esaltata, ma entro la fine del racconto ho incontrato pochi altri accenni a richiamare il contesto. Purtroppo lo spazio a disposizione era poco e tu tra l’altro l’hai saputo sfruttare quasi interamente.
Io sto ancora studiando ma, da amante di questo genere devo confessare che adoro di aver soddisfatta almeno una tra due specifiche: intuire cosa abbia causato la fase “post”, oppure almeno sapere in cosa essa consista. Inoltre l’aspetto visuale è per me fondamentale in questo genere, e invece nel tuo racconto non ho trovato un orientamento per nessuno dei sensi (perfino lo sputo mi è sembrato intangibile nella mancata reazione).
Dal racconto so che ci sono delle radiazioni e delle “aree non del tutto devastate”, ma è come se non avessi potuto “seguirti” in una situazione sensorialmente vivida. Per certi versi ho trovato il tuo scritto come un resoconto di un dialogo un po’ statico. Anche i beat non mi hanno restituito una naturalezza, un po’ per via della velocità di alcuni stati d’animo, un po’ per l’uso di formule cristallizzate, quali “stringe i pugni”, “la domanda le si strozza in gola”, “alza le spalle”, “digrigna i denti”, “i pugni serrati”.
Per questi motivi il tuo racconto, un po’ da amante del genere, un po’ da studente, mi è sembrato certamente ben scritto ma poco appagante.
Molto interessante la visione escatologica dell’uomo come concime, ma a differenza dell’ultimo “merda”, che è quasi poetico nella consapevolezza di chi vi finirà, quel primo “merda” mi è sembrato prima di tutto smorzare l’effetto del successivo. Inoltre, a un’analisi più emozionale, mi è anche parso un po’ forte poiché se Mara è comprensibilmente sconvolta alla notizia che l’amico presto morirà, qualsiasi altra informazione aggiuntiva non sembra poterne essere un’aggravante. Lui ormai muore e lei s’incaponisce sulle modalità di tumulazione? A mio personale gusto un solo “merda”, quello finale, avrebbe dato più naturalezza e maggior forza alla chiusa.
Un pacco per lei di Andrea Favaro
► Mostra testo
Io voglio bene al tuo protagonista, te lo dico. Una persona così di cuore da aggrapparsi alle piccole cose, come domandarsi tra sé “chi può essere?” quando suonano al campanello, e lui in fondo è già morto. Perché quando FAI qualcosa per ucciderti, e sei da solo (per cui non vuoi mica che qualcuno ti salvi), allora in fondo sei già morto.
Nella mia testa Pietro è ancora seduto davanti a questo pane tostato inzuppato d’olio, in cerca di qualsiasi cosa, seppur semplice, seppur solitaria, possa tenerlo in vita.
A fronte di questo, ogni altra disamina mi suona poco importante.
Radici in terra, alberi in paradiso di Michael Dag Scattina
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Ho trovato il tuo stile elegante ed evocativo. Al netto della storia, che non ho capito a una prima lettura, mi piace la tua scrittura perché la trovo corposa, sostanziosa. In questo senso, però, ho il dubbio di non aver saputo cogliere ogni aspetto. Richiami concetti potenti e visioni complesse, mobilitando vari sensi, e questo è tanta roba. Non sono però sicura di aver compreso, anche alla seconda lettura, in che modo tu abbia inserito il tema. Una lettura comunque molto interessante, che mi affascina come un bel quadro di cui, però, ho paura di non essere riuscita a cogliere la totalità.
Post hoc di Stafano Pais
► Mostra testo
Ho trovato il tuo racconto interessante e attinente al tema, ma un po’ sbilanciato, data la complessità della premessa del conflitto del personaggio, unita ai tanti ingredienti, forse troppi, con la conseguente necessità di inquadrare velocemente molti elementi. Questo è avvenuto attraverso tanti piccoli accenni, purtroppo non “approfondibili” dato l’esiguo spazio, e soprattutto attraverso un dialogo forse un po’ telefonato, che mi ha sospinta fuori dal film mentale.
È come se il tuo racconto avesse molte componenti, alcune anche di pregio, ma sempre appena abbozzate
.
Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea De Agnoi
► Mostra testo
Ci sono aspetti del tuo racconto che mi sono piaciuti molto, altri che ho trovato un po’ “fuori tempistica”. Ciò che più mi è piaciuta è l’atmosfera, ma solo quando ho cominciato a capire. Cosa che, purtroppo non è avvenuta subito.
Giustamente hai tratteggiato la situazione mostrandola per come apparirebbe a chi se l’aspetta (“l’apparizione della giostra… non si è fatta attendere”), ma forse anticipare la posizione di questa frase mi avrebbe aiutata a trovare i tre allegri bambini più… agghiaccianti, da subito.
A mio parere, un altro piccolo errore di progettazione è stato mettere troppo tardi un aggettivo di genere femminile, cosa che mi ha fatto comprendere solo molto in là che il pov era femmina.
Una volta capito il contesto, la scena all’interno dell’autogrill è davvero molto ben fatta, così ordinaria e disturbante insieme.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 25 marzo 2021, 17:35
da antico
Dovete ancora ricevere tre classifiche.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 25 marzo 2021, 21:31
da Mario Mazzafoglie
Ecco la mia classifica.
1) Benigno
2) Semi per il futuro
3) Figli miei
4) Flussi
5) I semi di Canrath
6) Un pacco per lei
7) Il cavaliere errante
8) Radici in terra, alberi in paradiso
9) Post hoc
10) Caso 21/123 Autogrill km120
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1) Benigno:
Ciao Davide, un piacere leggerti.
Al contrario di qualcuno, io il tuo racconto l'ho inteso dalle prime righe e mi si sono immerso immediatamente.
Ho capito subito chi era il protagonista e cosa impersonava e mi è subito balzato agli occhi il suo malessere derivato dal suo passato. Durante il racconto mi chiedevo se c'era qualche evento in particolare che lo avesse turbato, e hai anche risolto il mio quesito lungo il testo.
Il tema è centratisssimo e soprattutto originale, cosa che cerco sempre di premiare quando possibile.
Per me ottimo racconto. Anzi, il migliore.
2)Semi per il futuro
Ciao Agostino.
Un piacere leggerti. Vorrei partire dal tema, a mio avviso assolutamente centrato e anche con una certa originalità.
Ho apprezzato molto, in particolare, il collegamento tra "seme" e "nuova vita".
Le altre note positive sono l'ambientazione che risulta vivida nei suoi dettagli e il personaggio di Bernardo che con la sua saggia rassegnazione cerca di lasciarci un messaggio di speranza per il futuro.
Per me un ottimo racconto.
A rileggerci.
3) Figli miei
Ciao Morena, un piacere leggerti.
Innanzitutto complimenti per lo stile di scrittura: immersivo e fluido.
Parto dal tema, centratissimo e affrontato in maniera originale, che è sempre qualcosa che apprezzo molto.
Qualche piccolo consiglio mi sento di darlo, anche perchè è ""facile" intervenire su un testo che è già scritto molto bene.
Nella prima frase, che concludi con "nostri corpi", se avessi messo un elemento più visibile dell'ambientazione sarebbe risultato più immediato il luogo in cui si era. Vero che poi "foresta" la inserisci subito dopo, ma forse farlo in maniera mostrata già nella prima frase avrebbe aiutato ancor di più.
Anche io ho notato la ripetizione di "suolo" nel finale, ma è una banalità a cui non conferisco alcun peso.
Qualcosina forse avresti potuto far meglio in alcuni tratti dove sembri uscire dal PDV ed è un peccato perchè si vede che la padroneggi bene quella tecnica.
Detto questo, a me è piaciuto molto il tuo racconto.
A rileggerci.
4) Flussi
Ciao Andrea, un piacere leggerti.
Parto con il modo con cui hai affrontato il tema: molto originale secondo me.
La nota più positiva è sicuramente lo stile di scrittura che mi è piaciuto molto e che presenta pochissime correzioni da fare. Per di più trattasi di dettagli anche trascurabili.
La nota dolente, a mio modesto parere, è un po' di caos tra avvenimenti e personaggi, soprattutto per quanto riguarda questi ultimi. Un piccolo consiglio è quello di differenziare i nomi dei protagonisti più nettamente (Scarlett, Suzanne) per enderli più riconoscibili al lettore. Tu che scrivi le hai bene in mente come immagini. I lettori invece no, e questo è un problema.
Per il resto a me il racconto è piaciuto.
A rileggerci.
5) I semi di Canrath
Ciao Alessandro, un piacere leggerti.
Il racconto scorre bene e stilisticamente mi sembra di vedere pochissime cose da sistemare.
Ho apprezzato molto l'originalità nel trattare il tema che in altri racconti ho trovato banale e scontato. Qui non lo è affatto.
Per quanto riguarda il significato/messaggio finale, però, qualche problema viene a galla. Personalmente ho cercato di dare una mia interpretazione, poi l'ho confrontata con quella degli altri utenti.
Non si sta a sindacare quale sia l'interpretazione giusta, ma il fatto che più utenti si confrontino sul "secondo me significa che..." vuol dire che qualcosa nel racconto non ha funzionato a dovere.
Potrebbe risultare carino in un testo con più chiavi di lettura, ma non credo che fosse il tuo intento.
Detto questo, a me è piaciuto. ù
A rileggerci.
6) Un pacco per lei
Ciao Alberto, un piacere leggerti.
Partiamo dal tema, che a mio modestissimo parere non è centratissimo ma preso soltanto lateralmente.
Per quanto riguarda il contenuto, riesco a dirlo solo con due parole: mi dispiace!
Mi dispiace perchè l'idea di fondo è davvero buona e originale, cosa che io apprezzo sempre e che comunque cercherò di premiare in fase di classifica. Dicevo, l'idea è buona, ma secondo me sviluppata maluccio. Stai parlando di una persona che sta cercando di uccidersi e non si legge un minimo di disperazione nelle sue parole. Ho capito il tuo intento di dare un'alleggerita alla situazione, ma avresti potuto gestirla meglio magari calcando la mano in alcuni punti che necessitavano di drammaticità e poi sbollendo in altri. Invece scorre un po' tutto uguale e non ci fa capire davvero i motivi del malessere.
Piccolo dettaglio simpatico fuori dal giudizio del racconto, che in quanto terrone non mi sento di tralasciare: far fare il testimone di nozze a una persona è una cosa seria e non si annuncia così, e soprattutto non si chiamaerebbe mai a testimoniare una persona che non si sente da anni. :)
Detto questo, bel racconto.
A rileggerci.
7) Il cavaliere errante
Ciao Andrea, un piacere leggerti.
Parto dal tema, che secondo me non è centrato al 100% ma c'è.
Per quanto riguarda il contenuto, anche io come qualche altro utente ho provato un sensazione di spaesamento, soprattutto all'inizio in cui ancora non è chiaro dove ci si trovi e cosa si sta facendo. Ho fatto fatica ad immaginare la scena iniziale e dopo essere andato avanti sono dovuto tornare indietro a rileggere per immergermi ulteriormente.
Mi è piaciuta molto l'originalità con cui hai affrontato il tema.
E, per stemperare, è piaciuta anche a me l'aura d'orata. Sarà che mi piace mangiare il pesce!
Con simpatia, a rileggerci.
8) Radici in terra, alberi in paradiso
Ciao Michele, un piacere leggerti.
Parto dalla nota dolente che, a mio parere, riguarda il tema. mi sembra un po' forzato e inserito a fatica all'interno del racconto.
Un peccato, perchè si vede che hai dei punti di forza notevoli. Mi piace infatti sottolineare la qualità con cui stacchi le tre miniscene, cosa assolutamente non semplice da fare e che molti di noi sbagliamo a fare.
Per quanto riguarda lo stile di scrittura, mi è sembrato molto buono, forse con qualche gestione dell'andare a capo fatta in maniera migliorabile.
Mi ha intrigato l'ambientazione del racconto e anche la sterzata finale, per niente scontata.
Buona prova, ma non convincente al punto giusto.
A rileggerci.
9) Post hoc
Ciao Stefano, un piacere leggerti.
Partiamo dal tema che secondo me è centrato al contrario di quanto dicono altri. Sicuramente è anche un racconto originale, cosa che personalmente apprezzo molto.
Detto questo, capisco la difficoltà nel descrivere un essere non umano, ma tutto il testo, soprattutto la parte inziale, mi sembra un unico infodump dove i penseri del PDV non sono lì perchè reali, ma più perchè deve spiegarci a noi lettori cosa sta facendo e perchè vuole raggiungere il suo obiettivo. Forse avresti potuto spezzare il racconto con una miniscena iniziale per spiegarci i motivi della sua missione mentre parla con un altro personaggio.
Personalmente non avrei messo i suoi pensieri all'interno delle caporali. Sei in prima persona, non c'è bisogno.
Peccato, perchè l'idea si prestava molto bene e avresti potuto svilupparla meglio.
A rileggerci.
10) Caso 21/123 Autogrill km120
Ciao Andrea e benvenuto.
Partiamo dal tema, che secondo me hai affrontato in maniera egregia ed efficace.
Per quanto riguarda lo sviluppo della storia, a dir la verità, non sono rimasto molto convinto. Ho cercato anche di leggere i commenti e la tua spiegazione e non è che abbia trovato grandi cose. Questo mi fa pensare che purtroppo il racconto non abbia funzionato. Dico questo perchè se più lettori hanno diverse interpretazioni e l'autore deve star lì a spiegare cosa intendeva dire, forse c'è qualcosa che non va.
Anche io sono alle prime esperienze qui e sono sicuro che col tempo e gli accorgimenti che qualcuno più bravo di me ti ha suggerito riuscirai a fare buone cose.
A rileggerci.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 25 marzo 2021, 23:18
da Gennibo
Ecco la mia sofferta classifica:
1. I semi di Canrath, di Alessandro Canella
2. Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
3. Benigno, di Davide Mannucci
4. Figli miei, di Morena Bergamaschi
5. Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
6. Radici in terra, alberi in paradiso, di Michael Dog Scattina
7. Un pacco per lei, di Alberto Favaro
8. Flussi, di Andrea Furlan
9. Post hoc, di Stefano Pais
10. Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino e piacere di rileggerti, ho trovato il tuo racconto gestito bene, e che arriva dritto dove deve, forse un po’ troppo essenziale. All’inizio si crea un po’ poca empatia con i due personaggi, soprattutto con lei, ma poi il finale ripaga, magari ti sei affezionato anche tu alla storia con l’andare avanti delle battute e lo hai trasmesso anche attraverso le parole, nel complesso mi è piaciuto.
Per me un buon lavoro.
Benigno, di Davide Mannucci
Ciao Davide, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Originale l’idea di mettersi nei panni di un sarcoma, un personaggio naturalmente considerato “il nemico”. Però secondo me qualcosa non quadra del tutto. La figura del dottore mi ha confuso, penso che ci volesse più focalizzazione fissa sul sarcoma, i suoi problemi, le sue motivazioni, i suoi problemi relazionali, in fondo lui si sente uno diverso, venuto male, e giustamente deve andare in analisi dallo, chessò, quello che vuoi, tipo, uno strizzacellule, quest’ultimo dovrebbe essere un nome che lo distingua dai medici che cercano di estirparlo.
Comunque un’idea molto interessante.
I semi di Canrath, di Alessandro Canella
Ciao Alessandro, la storia mi è piaciuta, secondo me l'hai portata avanti bene, si capisce che la protagonista è fuggita da un posto che riteneva ormai invivibile e che è disposta a tutto pur di emigrare in quel luogo, di cui però non si sa bene quale prezzo dovrà pagare in termini di dolore.
Il finale invece mi ha lasciato perplessa, non ho capito bene quali fossero le implicazioni, magari potevi "mostrare" che l'impiegato era avvolto da una peluria verde, o da un rampicante, senza arrivare a essere un albero ma una via di mezzo.
Comunque apprezzo l'inventiva.
Alla prossima e buona Edition!
Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
Ciao Andrea, l'idea mi è piaciuta molto, io ho trovato carine le fiamme verdi per mostrare che quell'incendio aveva qualcosa di strano, avrei preferito qualcosa di più caratteristico di una semplice spada da usare contro il demone, che parlando in maiuscolo mi ha ricordato Morte di Pratchett. Il ritmo della lotta secondo me funziona, anche se è vero che come ti hanno già fatto notare ci sono un po' troppi refusi, che comunque ci stanno con la lotta contro il tempo che facciamo qui su MC.
Il punto più critico per me è il finale, dove Tilla che era stata inseguita dal demone per non si sa quale ragione, dice alla contessa (la quale non fa praticamente una piega per essere stata messa in pericolo dalla protagonista) scusa, me ne vado, e in risposta la contessa cosa vuole? Sapere il suo nome e basta. Comunque, una prova interessante.
Alla prossima e buona Edition!
Figli miei, di Morena Bergamaschi
Ciao Morena, del tuo racconto ho apprezzato maggiormente lo sforzo per creare uno stile che si lascia leggere, chiaro, anche se in qualche punto sbava un po'. Mi è piaciuto immaginare gli alberi che vengono attaccati dagli umani e la fauna che deve trovare una altro posto dove stare. Il tema c'è.
Nonostante ciò la storia non mi ha entusiasmato più che tanto, forse proprio a causa di queste sbavature che ci distolgono dalla storia.
Tipo: qualcosa dentro di me si spezza con un tonfo sordo.
Questa descrizione sembra quella di qualcuno che sta guardando dall'esterno. Mi chiedo: ma se hanno appena spezzato l'albero, e già prima aveva provato dolore, adesso cosa sente?
Comunque una buona prova.
Flussi, di Andrea Furlan
Ciao Andrea, il tuo racconto mi ha lasciata perplessa. Ci sono diverse criticità nel testo, una è la debolezza dell'idea e poi c'è la quantità delle informazioni e la loro gestione. Credo che potrebbe migliorare partendo con il protagonista che manda la mail al capo dicendogli la frase chiave, cioè che: le piante non sono solo individui singoli che competono per l’acqua e la luce. Invece comunicano fra loro attraverso il suolo, le radici, le micorrize, creano comunità, come un grande super organismo. Così anche noi lettori capiamo subito di cosa si sta parlando e facciamo il tifo per il protagonista. (che però andrebbe chiarito come mai un super organismo dovrebbe migliorare in qualche modo il mondo) A quel punto lui va a installare altre teche con Anna e riceve il messaggio dal capo con la risposta negativa, lui si distrae, e si deprime, (e ci distraiamo anche noi lettori, cosa buona perché ci mette in sintonia con il protagonista) Quando si riprende ha perso di vista Anna, va a cercarla, lei ha fatto un pasticcio che però sarà ciò che innescherà il processo che lui si aspettava.
Non ho capito cosa c'entra l'esoterismo e Starlet, e neppure perché se stavano bene in America tra le sequoie, la moglie avrebbe voluto che la figlia crescesse in Cadore.
Un pacco per lei, Alberto Favaro
Ciao Alberto, un racconto che nonostante tutte le criticità che ti hanno fatto notare mi è piaciuto.
Aggiungo un'altra idea più che osservazione, quando dici del papà "anche lui aveva mantenuto sempre la stessa corporatura" potrebbe diventare: "anche lui si era fatto seppellire con lo stesso abito del matrimonio"
E anche a me è parso strano che invece di mettersi due dita in bocca per evitare che i sonniferi facessero il voluto effetto letale, si mette a mangiare senza che neppure gli venga sonno.
Comunque, per me un lavoro sufficiente e facilmente migliorabile.
Alla prossima e buona Edition!
Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina
Ciao Michael e piacere di leggerti, ho trovato interessante il tuo racconto anche se ho faticato a seguire il flusso di informazioni e a decifrarle nel contesto. Mi piace la scrittura, ma avrei preferito più collegamenti che mostrassero un migliore intreccio, non che non ci sia, ma in certi punti ho trovato che ci fosse una lista di cose e che mi mancasse il nesso da seguire.
Il finale che chiarisce che non è la Vergine, quella che lui vede, mi è piaciuto. Visti tutti i riferimenti alla religione e alle crociate e visto che il tipo sembra credente, userei più riferimenti, tipo che si fa il segno della croce o che dice una preghiera alla madonna e cose del genere.
Alla prossima!
Post hoc, di Stefano Pais
Ciao Stefano, direi che il tuo racconto è interessante, mi è piaciuta l'ambientazione fantasy, anche se non ho trovato chiaro lo svolgimento della storia e quando ho letto zoccoli ho pensato a un cavallo, o comunque a quattro zampe, dopo diverse riletture mi è venuto il dubbio e ho capito che era qualcosa di simile a un satiro. Mi sono piaciute le scene d'azione, invece ho faticato a raccapezzarmi con il pensato del protagonista e quello che diceva Cosmo, e il tema mi sfugge.
Una storia da sistemare ma che ha delle buone potenzialità.
Alla prossima e buona Edition!
Caso 21/123, Autogrill KM120 di Andrea De Agnoi
Ciao Andrea, vorrei evitare di ripetere le cose che ti hanno già detto, ma che condivido, così provo a darti un suggerimento. Prova a iniziare la storia da un punto dove dai informazioni e allo stesso tempo crei l'atmosfera, tipo:
L’interno dell’autogrill è gelido, nonostante la giornata calda. I banconi sono vuoti: il ristorante è stato evacuato qualche giorno prima, dopo il suicidio plateale di un cameriere.
A metà racconto mi sembrava tutto così irreale, non sono riuscita a trovare qualcosa a cui aggrapparmi per entrare nel racconto, tanto che ho pensato che alla fine la protagonista si sarebbe svegliata da un incubo (cosa che sarebbe stata una soluzione troppo facile e che per fortuna non hai fatto).
Nonostante ciò ho apprezzato la ricerca di uno stile e penso che lavorandoci su possa uscirne qualcosa di buono.
Alla prossima e buona Edition!
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 26 marzo 2021, 9:11
da Andrea Partiti
Ho mancato la scadenza per mia ingenuità, ero convintissimo di avere ancora un giorno, avevo già letto i racconti e pensavo di finire oggi con tutto comodo.
Mi spiace.
I semi di Canrath, di Alessandro Canella
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Ho poche critiche da farti, il racconto mi è piaciuto molto e hai avuto un tempismo ottimo nello svelare la tua ambientazione durante il dialogo, attraverso dubbi e botte e risposta.
Penso che il dialogo si possa ancora migliorare e rendere un pelo più fluido, ma sono inezie rispetto all'effetto del racconto.
Il tema arriva nel finale e forse è un po' appiccicato lì, perché penso che il sacrificio richiesto potesse essere a quel punto qualsiasi cosa e l'avrei accettato, però l'aver scelto delle armi di natura biologica in qualche modo ci prepara a quel tipo di tecnologia.
Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
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Ah, il mondo salvato dal compostaggio!
Mi piace il taglio che hai dato alla storia e quel fumoso passato nucleare che riempiamo facilmente con una catastrofe generica senza bisogno di aggiungere altro.
> Bernardo chiude il portellone alle sue spalle. Nella camera si diffonde il ronzio del sistema di decontaminazione.
e l'ambientazione è completa in una sola riga, diretto, efficace.
Quello che poi va storto, secondo me, è l'andare così nel dettaglio in una conversazione che tu stesso dici essere stata fatta più di una volta, il vecchio ha già proposto prima di seminare, di pianificare per il futuro. Devono aver discusso dei problemi che ci sarebbero e di come vanno risolti. Ripartire da capo con domande e risposte per esteso mi sembra una grossa forzatura che da lettore mi lascia un po' perplesso, soprattutto quando atterri sul finale epico.
Flussi, di Andrea Furlan
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L'idea è bella e perfettamente in tema, ma la struttura mi sembra molto precaria. Penso che per funzionare dovresti ristrutturare completamente le scene che scegli in modo da renderle efficaci, così trasmetti immagini e idee in contrasto tra loro, passi dalle ricerche internazionali a un omino che scava in mezzo agli alberi con la figlia (figlia?) che gli gioca attorno e fa cose con il suo materiale. Non è credibile, non ci vedo una persona "di scienza" con un approccio così sciatto e approssimativo. Sì, il consiglio ha ragione a chiamarlo assurdo ed esoterico se il suo metodo è questo. In che modo dovrei empatizzare con lui e con la sua ricerca stroncata?
Figli miei, di Morena Bergamaschi
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Il racconto funziona bene, ed ha un unico grosso difetto: il messaggio è enorme, opprimente e sento tutta la tua opinione di scrittrice che viene infilata a forza nel racconto e premuta nella mia testa mentre leggo. Un approccio lievemente più distaccato ti permetterebbe di trasmettere quello stesso messaggio in maniera meno diretta, più implicita, ma allo stesso tempo più efficace perché passerebbe da quel che racconti anziché da te che racconti.
Pensi che l'esperienza dell'albero brutalizzato e abbattuto, raccontata in maniera neutrale, non sarebbe sufficiente a farci schierare insieme a lui, a farci soffrire? Io penso di sì, penso che non serva umanizzarlo eccessivamente, fino quasi alla parodia di "Maledetti umani non capite quanto ci fate soffrire? La mia scorza è dura, ma non resisterò a lungo."
Benigno, di Davide Mannucci
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Il racconto funziona e l'idea la trovo originale e ben strutturata (o forse ci hanno pensato in tanti ma si sono detti "ma sai cosa? No."), ma ho qualche dubbio sul modo in cui "arriva", questo personificare i tumori in maniera così leggera per me dovrebbe essere giustificato da un fine specifico che hai in mente e che in qualche modo arriva al lettore da in mezzo alle righe. C'è un fattore disturbo/shock non indifferente, soprattutto per chi è stato toccato personalmente o da vicino da uno dei tanti tumori che snoccioli come ambientazione, che deve essere giustificato in qualche modo. In casi del genere che toccano personalmente il lettore, a volte la forma non è tutto quello a cui deve badare chi scrive.
Radici in terra, alberi in paradiso, di Machael Dag Scattina
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Ho trovato il racconto troppo anticlimatico per il linguaggio e il ritmo che hai stabilito all'inizio.
Tutta quella tensione e quella fatica attraverso coi ci trascini non si concretizzano mani. A volte ci può stare uno scioglimento positivo, un'assenza di scontro che risolve la tensione, ma va preparato in qualche maniera prima, altrimenti lascia solo un senso di insoddisfazione. L'interazione tra i due personaggi è quasi caricaturale e con un'amichevolezza non completamente giustificata viste le premesse.
Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
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La scena è ben presentata, riesci a delineare discretamente l'ambientazione e le dinamiche in gioco, ma non posso fare a meno di pensare "perché?" alla fine del racconto. Perché ci hai raccontato questa scena specifica e cosa dovrei pensarne. Demoni che cercano la protagonista, torturano la contessa per farsi dire dov'è, la salva, ok grazie ma ora vattene, se ne va. C'è un messaggio dietro? Non voglio che ci sia necessariamente, ma con una dinamica così poco conflittuale in cui un protagonista sembra prima molto coinvolto e poi molto distaccato, mi aspetto che la sua motivazione salti fuori in qualche maniera, che quel nome, quella battuta finale, siano una chiave di lettura.
Post hoc, di Stefano Pais
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Anche io sono partito con l'idea garrula di "Oh, il protagonista è un cavallo! Che cosa interessante, chissà cos'ha in mente" per poi venir riportato alla non-realtà della creatura fantastica. Forse sceglierei un elemento meno caratterizzante e legato a un animale specifico nell'immaginario, per iniziare la descrizione, spostando gli zoccoli in un altro punto.
Ho la sensazione che tu abbia avuto paura che non passassero abbastanza informazioni dal racconto, che non fosse abbastanza chiaro chi era il protagonista, quale era la sua missione. Ma ci importano davvero questi dettagli? A chi è devoto, cosa cerca, per fare cosa?
Sappiamo che vuole recuperare un oggetto, ci sono i suoi nemici, come si sente.
Penso che sia sufficiente e che lasciare un minimo di libertà in più possa sì far perdere di colore alla tua ambientazione, ma permette al lettore di montarci su tutti i dettagli che desidera al posto, pescando da ciò che è famigliare a lui.
Caso 21/123, Autogrill KM120, di Andrea De Agnoi
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Purtroppo c'è un misto di cose dette che non dovevano essere dette e cose non dette che servivano per seguire la storia. Il risultato non funziona.
Ti faccio l'esempio che più salta all'occhio e stride a inizio racconto, ma ritrovi il problema più volte.
> È una manifestazione sovrannaturale, come quelle con cui hai a che fare ogni volta.
Ok, proviamo con altre professioni.
> È una bistecca in cottura, come quelle con cui hai a che fare ogni volta.
> È un muro da imbiancare, come quelli con cui hai a che fare ogni volta.
> È un'auto da multare, come quelle con cui hai a che fare ogni volta.
Se hai bisogno di dirlo in questo modo, forse ha più senso farci un cappello introduttivo come nei romanzi dell'800 e dirci "Il protagonista della nostra storia è un investigatore del sovrannaturale blah", almeno rispetti il lettore.
Un pacco per lei, di Alberto Favaro
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Ok il tema, però il cliché dell'Italia è meglio perché c'è il sole e l'olio buono messo come tema portante di un racconto è davvero terribile e mi fa più sorridere che commuovere, soprattutto se infilato sopra a una storia dai toni tragici. Ci mancava un accenno al mare nella lettera dello zio per completare la quadratura del cerchio.
Purtroppo mi fa troppo effetto "status di facebook con un panorama di accompagnamento" per riuscire a vederlo oggettivamente.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 26 marzo 2021, 14:55
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, tranne quella di Partiti che, però, ha comunque postato i suoi commenti. Nei prossimi giorni riceverete la mia con relativi commenti.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 1 aprile 2021, 17:47
da antico
Eccomi qua. Spero porterete pazienza verso dei commenti che non mi hanno soddisfatto come al solito, la mia mente (quasi) post covid sta faticando a stringere i concetti e a metterli per iscritto, ma posso assicurarvi che la classifica è assolutamente quella che avrei espresso anche in condizioni normali.
1) Semi per il futuro, di Agostino Langellotti
Un racconto pulito che sa dove vuole andare e che lo fa senza troppi problemi, al netto di alcuni passaggi forse poco dosati, soprattutto nelle relazioni tra i due protagonisti. Mara lo chiama "Barba bianca" lasciando intendere che il vecchio sia conosciuto così dai bambini e questo fa pensare che sia passato molto tempo dall'apocalisse, ma mancano informazioni per determinarcelo, cosa che mi ha creato un minimo di indeterminazione non giustificata. Molto buono il messaggio finale che passa con la giusta, di nuovo, pulizia. Ecco, forse il difetto maggiore, qui, sta proprio nell'eccessiva "pulizia", nel non avere osato nell'introdurre una maggiore contestualizzazione che avrebbe potuto rovinare gli equilibri, ma che di sicuro lo avrebbe arricchito. Molto bene il tema. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.
2) I semi di Canrath, di Alessandro Canella
Un racconto dal gran potenziale immaginifico e riesci a metterlo bene in scena. Contestualizzi bene e lo fai portando avanti una dialettica velatamente conflittuale, anche qui ottimo. Unico problema: il finale che rimane con più non detto di quanto si vorrebbe, anche in rapporto al livello di contestualizzazione da te usato fino a quel punto. Vero, i tuoi finali raramente arrivano a "stringere", ma hai delle costruzioni così belle che, alla fine, ne vieni penalizzato meno di quanto ne avresti potuto. Il tema c'è, ma, anche qui, avresto potuto fare qualcosa di più. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, ma finisci dietro al racconto di Langellotti che, invece, ho trovato più equilibrato.
3) Figli miei, di Morena Bergamaschi
Ci sono molti refusi e questo è un problemone per un racconto così breve che è stato consegnato tanto in fretta, t'invito a una rilettura più attenta in futuro perché sarebbe davvero un peccato giocarti delle chance per errori così banali. Detto questo, il racconto sa esattamente quello che vuole essere e ci riesce anche emozionando, trasmettendo la sua energia e questo è un grandissimo plus. Il tema è ovviamente rispettato e il mio giudizio va su un pollice tendente verso l'alto in modo brillante con il malus dei refusi.
4) Benigno, di Davide Mannucci
Un racconto strano in cui ho fatto fatica ad addentrarmi. Tutta la prima parte dilunga forse eccessivamente il momento in cui si chiarifica il setting e questo porta a giocarti spazio che poteva essere più funzionale per aumentare l'empatia con il protagonista, un tumore che comincia a rendersi conto di cosa voglia dire esserlo. Credo anche che tu abbia sprecato l'occasione di allargare il cerchio e di portarlo a un livello più elevato perché noi stessi esseri umani siamo tumori e non è detto che riusciamo a capirlo nel corso delle nostre esistenze andando a rendere più consapevoli i nostri comportamenti. Ed è questo che manca qui, a mio modo di vedere, perché tu ti spingi a una sorta di epifania religiosa, ma questa giunge un pelo a random anche se in seguito a un'immane tragedia: ma cos'è che lo fa veramente scattare? Insomma, parti lento e chiarifichi strada facendo, ma senza arrivare a un quid che avrei trovato davvero convincente. Ottimo il tentativo, sia chiaro. Inoltre la tua pulizia formale ti permette di dare sempre un tocco in più e il racconto è buono, solo non ottimo, per me. Direi un pollice tendente verso l'alto, ma non in modo brillante.
5) Un pacco per lei, di Alberto Favaro
Un racconto con diverse criticità che ti sono state bene esposte. Di contro, presenta un'idea semplice esposta in modo onesto e che, pertanto, riesce a cogliere nel segno. Nulla di eccezionale, ma fa il suo. Il tema c'è, molto cartolina italiana, ma c'è. Direi un pollice tendente verso il positivo senza infamia e senza lode.
6) Il cavaliere errante, di Andrea Leonardi
Questa volta hai svolto il compitino: un racconto senza infamia e neppure lode, scritto benino e che si fa leggere, ma che nulla lascia se non un intrattenimento, anche gradito, che però dovrebbere lasciarci di più, con quel nome suggerito alla fine, che non lascia. Il tema c'è, ma, di nuovo, manca un quid che dia il là al tutto. Sostanzialmente, un piatto ben presentato, ma con poco condimento. Per me un pollice tendente verso l'alto, ma al pelo.
7) Radici in terra, alberi in paradiso, di Michael Dag Scattina
Mi sfugge un po' il quid del racconto. Alcuni punti di svolta si comprendono poco, tipo l'errata valutazione del saraceno/inglese o anche il come siano potuti arrivare a quella chiesa e persino il finale con la madre superiora che suggerisce che loro due abbiano intenzione di aiutare quando nulla trapela dal racconto. Credo tu non sia riuscito ad affondare il colpo in modo efficace facendo di tutto un po', tipo il racconto di Furlan, le sensazioni che mi avete evocato sono le stesse anche se qui sembri fare più attenzione, pur in un'assenza del tema che ho percepito più marcata. Poco focalizzato, insomma. Probabilmente avresti ottenuto un risultato migliore nell'incentrare da subito il tutto sulla dialettica con il falso saraceno, ma anche lì sarebbe dipeso da come avresti deciso di giostrartela. Per me un pollice tendente verso il positivo, ma al pelo.
8) Flussi, di Andrea Furlan
Un racconto che rimane molto superficiale rispetto a quello che avrebbe potuto essere. Starlet sembra una presenza importante, quasi un'emanazione dello spirito delle piante, ma non lo sviluppi e alla fine diventa inutile. La stessa storia personale del protagonista non riesce a incidere nel racconto e il finale appare forzato e anche poco chiarificatore. Ma la cosa che colpisce è che, di base, hai delle belle doti comunicative, solo che non sembrano messe a frutto con una strategia funzionale e così rimane tutto all'acqua di rose nonostante si percepisca che ci sarebbe spazio per un racconto tripla A. Tema appena toccato nonostante tutto. Per me questo è un pollice tendente verso il positivo, ma al pelo. Grandissimi margini di miglioramento.
9) Post hoc, di Stefano Pais
Pessima la parte del dialogo mentale perché in assenza di una distinzione del tratto si fa fatica a seguire e si perde il contatto con il racconto. Non funzionale anche il concentrare tutta la prima parte sulla necessità di confondersi per poi mandare tutto in malore nel finale. In se il tratto non è male, ma vine affondato da tutta una serie di problematiche che non gli permettono di emergere, storia compresa. Ma il problema più grande e fondamentale è il fatto che tu abbia dovuto tagliare perché equivale praticamente sempre a prova fallita: lo scrivere in una determinata cornice di caratteri deve essere tale anche nell'ideazione della storia che a quella cornice deve adattarsi in pieno in tal modo permettendoci di adattare la nostra scrittura insegnandoci a gestire le nostre trame. Scrivere un 6000 quando la richiesta è di 4000, inevitabilmente, porta a tutta una serie di scompensi che molto raramente possono essere recuperati con i tagli. Concludendo, per me questo è un pollice tendente al positivo perché la mano si vede che c'è, ma al pelo.
10) Caso 21/123, AUTOGRIL KM120, di Andrea De Agnoi
Molto confuso, estremamente lineare, troppo simbolico. Un consiglio: rallenta, pianifica, semplifica. Mettiti nella parte del lettore e prova a capire se gli stai dando tutto per comprendere, ma senza esagerare. E non temere mai di non fare abbastanza perché qui ho percepito la tua urgenza di pluralità di eventi, eccessiva. Prenditi il tempo che serve, serve. Il tema c'è, anche forzatamente. Come valutazione qui siamo sul pollice ni, c'è da lavorare, ma c'è anche una mano che percepisco possa farlo bene. Alle prossime edizioni.
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 1 aprile 2021, 17:52
da Davide_Mannucci
Però Diego Mannucci non mi dispiace.....sa molto di scrittore oriundo:)
Bentornato Antico:)
Re: Gruppo ESPLORATORI: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 13 aprile 2021, 15:11
da antico
Un po' in ritardo, ma corretto! :D