I commenti di Sara Simoni ai finalisti

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I commenti di Sara Simoni ai finalisti

Messaggio#1 » venerdì 16 aprile 2021, 20:44

I racconti che mi sono giunti in lettura sono tutti molto validi e soprattutto sono vari: difficile ordinare in una classifica testi così differenti tra loro per genere e tematiche. Perciò mi sono sforzata di mettere da parte, per quanto possibile, le mie preferenze dovute al gusto personale e di basare la valutazione sulle questioni più tecniche, in particolare la capacità di sfruttare la forma breve nel modo migliore e di gestire uno stile efficace.

Sara Simoni

I COMMENTI

Comunità
Racconto suggestivo, capace di sfruttare lo spazio a disposizione per accennare a un panorama più ampio. Molto buono anche il movimento narrativo, sostenuto da uno stile secco ed efficace; peccato solo per il finale un po’ troppo spiegato. Forse per insicurezza, l’autrice o l’autore ha cercato di esplicitare il tema e a risentirne è l’immersività: davvero la Comunità è in grado di esprimere una massima così lucida nel momento in cui si consuma tra le fiamme? Il risultato è anticlimatico. Una maggiore fiducia nella capacità del testo di far arrivare il messaggio senza raccontarlo avrebbe giovato.

Il rito indiano del tè della pace
Racconto ironico e surreale, costruito bene per il modo in cui centellina con intelligenza le informazioni e svela poco a poco i retroscena. Ottimo il ritmo dei dialoghi su cui si regge l’impianto del racconto e la gestione del narratore; se solo le voci fossero state più riconoscibili, il testo ne avrebbe guadagnato. Maya ed Ester sono abbastanza interscambiabili e questo crea delle difficoltà.

La casa del nonno
Il racconto affronta una tematica di delicata serietà che stride un po’ con il finale a suo modo comico. A parte questo, l’impianto narrativo è strutturato bene e la forma breve calza a pennello; qualche pennellata di caratterizzazione ai personaggi di Jane e Oscar avrebbe evitato l’effetto cliché che purtroppo li depotenzia.

Chi resta
Tenero e toccante, questo racconto offre un ottimo esempio di caratterizzazione dei personaggi, che balzano fuori dalla pagina in tutta la loro semplice umanità. Al netto di qualche piccola imprecisione, lo stile immerge fin da subito nell’atmosfera della casa in cui nonna Ebe e il giovane protagonista dovranno vivere insieme. Ottimo il modo in cui le informazioni vengono gestite e distribuite nel poco spazio a disposizione, giocando con le impressioni del lettore per creare un quadro che si completa solo nelle ultime righe.

I superstiti
Il modo di gestire le informazioni attraverso i dialoghi è interessante, anche se l’alternanza dei punti di vista soffre a causa dello spazio ristretto. Come risultato, alcune parti sono un po’ confuse e danno l’impressione di una storia che avrebbe avuto bisogno di più tempo e spazio per svilupparsi. La scena iniziale, in particolare, non è chiarissima, anche in relazione a quanto segue.

Radici in ombra
Questo racconto si diverte a giocare con la percezione dei lettori e gestisce molto bene l’effetto sorpresa nella parte finale. Lo stile avrebbe avuto bisogno di maggiore attenzione, soprattutto a causa di alcune ripetizioni e frasi fatte. Rispetto ad altri racconti, l’aderenza al tema mi sembra un po’ meno intrinseca.

Kartush ti ama
L’autrice o l’autore di questo racconto ha scelto un tema duro, che si disvela poco alla volta nel corso della narrazione. Seguiamo i pensieri e i passi di Kartush fino a vedere il mondo attraverso il velo distorto dei suoi occhi. L’aspetto che mi ha convinto di meno è l’oscillazione tra prima e terza persona, che crea confusione senza una reale necessità. Ottimo invece il modo in cui il tema si dipana nel racconto e si mostra in molteplici, angoscianti sfaccettature.

Sgorbio
Racconto molto tenero, capace di arrivare dritto al cuore nella sua semplicità. Lo stile pulito regge bene la prima persona e ci offre uno scorcio di caratterizzazione dell’io narrante che lo rende interessante pur senza soffermarsi troppo sul suo personaggio. Un aspetto che forse avrebbe potuto essere sviluppato meglio è l’aderenza al tema, che pure scorre sottotraccia nel rapporto tra l’umano e il gatto, entrambi sradicati, entrambi destinati a mettere radici insieme.

Dove avevo messo radici
Il racconto ha il suo punto di forza in uno stile crudo, capace allo stesso tempo di sostenere la prima persona in modo efficace. Invece è un po’ indebolito dal fatto che si intuisca quasi subito che cosa è successo e quindi la maggior parte del testo sia una angosciosa conferma più che una sorpresa; in questo caso trattenere di più la tensione e giocare con un colpo di scena finale avrebbe giovato.

Fredo, fumo e tanta miseria
Notevole la scelta linguistica, capace di immergere subito il lettore nella mente e nel mondo del protagonista senza compromettere la comprensione del testo. I personaggi sono vivi e più reali che mai, le loro voci risuonano con forza e creano immediata empatia. Con un po’ più di tempo a disposizione probabilmente avrebbe potuto essere gestito meglio anche il finale, che subito dopo la rivelazione che cambia la prospettiva di Bepi e del lettore si chiude in modo un po’ anticlimatico.

Non puoi
Il racconto affronta una tematica dura e lo fa con uno stile efficace e seducente, capace di regalare quelle piccole perle luminose che sono il punto di forza del testo. Il limite invece è lo spazio: è una storia dallo sviluppo troppo ampio per le dimensioni del testo. Sarebbero necessari due o tre passaggi in più che mostrino il cambiamento di Bly e quello di segno opposto di Loppe e rendano il finale meno affrettato.

Elia Ubertis
Molto bello il colpo di scena finale, che arriva davvero inaspettato. D’altra parte, questo racconto soffre per lo spazio ristretto che fa apparire lo stile ancora più asciutto; diversi passaggi meriterebbero un approfondimento in grado di sedurre il lettore con del sano sense of wonder. Anche il tema sarebbe difficile da ricollegare al racconto senza la citazione finale, che restituisce un senso di ironia, ma perde efficacia come avrebbe fatto qualsiasi altro messaggio affidato al paratesto.

Semi per il futuro
Racconto ben strutturato che suggerisce un worldbuilding ampio senza sforzarsi di costringerlo entro i limiti dello spazio a disposizione. Efficace anche il finale, forse il migliore tra quelli dei racconti in lettura: una battuta capace di contenere sia la crudezza di un mondo ostile, sia un afflato di speranza. Lo stile si regge sull’agilità dei dialoghi, peccato invece per il narratore fin troppo esterno e asettico.

I semi di Canrath
Molto affascinante il worldbuilding che si intuisce da questo breve testo, ma il finale lascia con più domande che risposte. Non è chiaro quale sia la posta in gioco ed è difficile immaginare che cosa succederà dopo. Lo stile è basato sul dialogo, ma la scelta di un punto di vista da seguire più da vicino avrebbe giovato e avrebbe consentito di gestire meglio le informazioni.

Figli miei
Bella l’idea di seguire il punto di vista di un albero, grazie anche a una prima persona efficace e molto immersiva. Forse un po’ di tempo a disposizione in più avrebbe permesso di limare alcune ripetizioni e piccole imprecisioni stilistiche, ma in generale è un buon racconto che sorprende grazie all’immedesimazione e all’empatia con il mondo naturale.



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