Kobayashi Palace

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo aprile sveleremo il tema deciso da Luca Verducchi e Danilo Bultrini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Pretorian
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Kobayashi Palace

Messaggio#1 » domenica 18 aprile 2021, 15:44

Kobayashi Palace

Le cime dei palazzi sono isole che emergono dal mare di smog. Una foschia impenetrabile, che le luci dei neon pubblicitari colorano di viola. Nakamura beve un paio di sorsi di liquore: è forte, gli scalda lo stomaco. Rovescia il resto del contenuto del bicchiere oltre il parapetto e lo osserva scomparire nel muro di nebbia. Un tributo a un’altra vita.
Passi alle sue spalle. Si volta. Nella penombra della terrazza è comparsa una donna. Lunghi capelli biondi. Labbra cremisi incastonate in un volto di porcellana. Curve piene sotto un vestito bianco, sottile come spuma marina.
- Sei in ritardo.
- Un buon lavoro richiede tempo per essere portato a termine.
Nakamura annuisce.
- Sono morti tutti?
Lei fa un passo avanti. Sorride.
- Hanno sofferto?
La donna fa cenno di sì con la testa.
- E il vecchio Kobayashi?
- Lui più di tutti.
Nakamura si avvicina al tavolino. Vi lascia sopra il bicchiere.
- Raccontami tutto.

Su una delle poltrone della hall è seduto un giovane vestito di gessato scuro. Si alza e la raggiunge.
- Buonasera, Vanessa. Le foto dell’agenzia non ti rendono giustizia: dal vivo sei ancora più bella.
- Lei mi lusinga, signor Nakatomi.
L’uomo comincia a toccarla. Le sfiora le cosce, la schiena e il collo, poi le palpa i seni.
- Si, il signor Kobayashi sarà contento della mia scelta…
- Farò del mio meglio per compiacerlo. In fondo, non si fanno ottant’anni tutti i giorni.
Nakatomi scoppia a ridere.
- Hai ragione: meglio far sparare al vecchio le sue ultime cartucce, finché ne ha la possibilità!
Le cinge il collo con un braccio e la conduce verso una porta metallica. È un ascensore panoramico: attraverso le pareti trasparenti si intravede tutta la parte occidentale della città, dalle strade asfiatte dai palazzi alla cappa di smog che oscura il cielo. Nakatomi digita alcuni comandi sulla tastiera e l’apparecchio comincia a salire. L’uomo le si avvicina e appoggia la testa sulle sue spalle.
- Ti piace il panorama?
- Non molto: da questa angolazione si vedono solo i sobborghi e l’area industriale.
- È proprio questo il bello: da qui ci si può rendere conto della distanza che separa quelli come noi dai disgraziati che strisciano lì sotto.
Le si stringe ancora di più. Ricomincia a toccarla. Le sue mani tremano di desiderio. Vanessa lo lascia fare.
- È da molto tempo che non scende ai livelli inferiori, signor Nakatomi?
- Almeno dieci anni: se ne ho bisogno, c’è qualcuno che può farlo al posto mio –indica il cielo coperto. – Quando sarò arrivato lì sopra, potrò dimenticarmi di tutto questo lerciume e fare la vita che merito.
Torna a infilarle entrambe le mani sotto il vestito. Il tocco si fa rude e la sua erezione comincia a premere contro la schiena di Vanessa.
- Un tassello alla volta e mi guadagnerò il mio posto al sole… potrei anche portarti con me, se fai la brava…
Si allontana da lei e preme un comando sulla tastiera. L’ascensore si blocca. Vanessa si volta.
- Cosa sta facendo, signor Nakatomi?
L’uomo torna da lei. La spinge contro il vetro.
- La festa è appena all’inizio, abbiamo tempo.
- Pensavo di essere destinata al signor Kobayashi
– Ho pagato per un’intera notte di servizi e scommetto che il vecchio non sarà in grado di andare oltre una ventina di minuti - Nakatomi tenta di liberare l’erezione dai pantaloni stretti. Le mani sudate scivolano sulla zip. - Direi che c’è spazio per farmi dare un assaggio…
Vanessa sorride e lo abbraccia.
- E se fossi io ad assaggiarti?
Lo bacia. L’uomo risponde infilandole la lingua in bocca fin quasi alla gola. Lei serra le fauci e gliela stacca con un morso.
Nakatomi si fa indietro. Sputa fiotti di sangue. Strabuzza gli occhi. Infila una mano sotto la giacca. Vanessa gliela blocca prima che possa estrarre la pistola e gli punta l’indice della sinistra contro il volto. L’artiglio scatta fuori dal dito, spappola l’occhio dell’uomo e gli affonda fin dentro il cervello.
Nakatomi ha uno spasmo e scivola a terra.
Vanessa gli sputa in faccia la sua lingua.
- Fai persino più schifo di quanto mi aspettassi.
Digita un comando sulla tastiera e l’ascensore ricomincia a risalire.

- Pagherei per poter vedere l’espressione che Nakatomi ha fatto quando gli hai infilato l’artiglio in quella testa di cazzo. Sarà stata simile a quella che facevo io quando lo vedevo arrivare con gli altri picchiatori della Kobayashi ai tempi della gang del Loto Rosso…
Nakamra si volta verso il baratro. Stringe il parapetto finché il braccio non comincia a tremare.
Vanessa si avvicina a lui. Comincia a sbottonargli la camicia nera. L’uomo le accarezza il volto.
- Cosa ne hai fatto del corpo?
- Dopo essere uscita dall’ascensore l’ho spedito nei livelli inferiori. Ho pensato che, dopo tanti anni, un giro da quelle parti gli avrebbe fatto bene.
Nakamura sorride. La donna gli ha aperto la camicia e gli sta accarezzando il torace muscoloso. Gli bacia un capezzolo, strappandogli un gemito. Lui sospira, abbassa la testa e chiude gli occhi.
- Continua. Voglio sentire il resto.

Vanessa spalanca la porta. La stanza è piena di persone che ballano al ritmo di un electriclwave sparato a volume altissimo. A tempo con la musica, alcuni fari illuminano il buio con fasci di luce blu e scarlatta. I danzatori si dimenano nell’estasi, nudi o vestiti con abiti di latex semitrasparente. Vanessa individua i dirigenti della Kobayashi: anche se non ne avesse memorizzato i volti, le sarebbe bastato notare le persone più anziane e con i corpi segnati dagli innesti meccanici più costosi. Uno di loro, al centro della pista, succhia lo champagne che viene versato sui seni di una ragazza calva. La responsabile della cassa parallela è sdraiata sulle ginocchia di tre giovani che non devono avere più della metà dei suoi anni. Baciano e massaggiano il suo corpo secco e rugoso.
Un terzo dirigente, invece, si cimenta in una sfida a braccio di ferro contro un accompagnatore muscoloso come un atleta. Una competizione facile per qualcuno dotato di un arto meccanico di ultima generazione.
Takeda Kobayashi è dall’altro lato della stanza, seduto su un enorme seggio di metallo rosso, più simile al trono di un signore feudale che a una poltrona presidenziale. Ha la testa reclinata su uno dei pugni e osserva l’orgia davanti a lui con espressione assente.
Accanto a lui, le sue guardie del corpo: due giovani donne muscolose ma dalle forme armoniche, entrambe poco vestite e armate di lunghi spadoni.
Vanessa sorride: i vertici della Kobayashi sono tutti in quella stanza e l’unica via di fuga visibile è quella che sta chiudendo alle sue spalle.
Il primo bersaglio la raggiunge di sua spontanea volontà. Le si avvicina con passo malfermo e le offre un bicchiere di champagne. Lei accetta e lo sorseggia.
- Sei… sei bellissima, sai? – L’uomo le si avvicina, comincia a giocherellare con la spallina del suo vestito. Il suo alito puzza di alcol. – Come mai non ti sei ancora spogliata? Vuoi… vuoi che lo faccia io?
Lo tira a sé: lui cerca di palparla, lei gli appoggia la mano sul collo e fa scattare gli artigli. Recide di netto carotide e giugulare: il gorgoglio strozzato dell’uomo si perde nella musica ad alto volume e il caos dell’orgia fa sì che nessuno faccia caso al modo in cui si abbandona su di lei. Vanessa appoggia il cadavere in un angolo e prosegue.
Horie Mika, la donna sdraiata sui tre giovani escort, non le presta attenzione, impegnata com’è a godersi le loro cure. Vanessa la sovrasta e porta la destra all’altezza del torace della dirigente. Gli accompagnatori parlottano tra loro. Uno le strizza l’occhio, forse pensando a qualche strano gioco. Li spalanca entrambi nel comento in cui Vanessa sfonda lo sterno di Mika con un pugno. I tre giovani scattano in piedi e fuggono, lasciando cadere a terra il corpo dell’anziana.
La musica si spegne. Le luci vengono accese. Ospiti ed escort cominciano a scappare in ogni direzione.
Vanessa raggiunge un altro dirigente. L’uomo afferra un giovane seminudo che stava scappando e tenta di nascondersi dietro di lui. Lei calcia la caviglia del ragazzo e lo obbliga a piegarsi: la testa del dirigente si scopre e lei lo colpisce alla base del cranio, tagliandogli la gola.
Ishimoto, il vecchio con il braccio sintetico, prova a colpirla con il suo pugno d’acciaio. Vanessa scarta di lato. L’uomo la insulta e gira per colpirla con un manrovescio. Vanessa si abbassa e gli recide i tendini di una gamba. Ishimoto urla, perde l’equilibrio e porta le mani in avanti per non finire a terra. Vanessa gli recide i tendini dell’altra gamba e gli sale sulla schiena.
Lui si volta. Le sputa contro.
Vanessa affonda il piede nel cranio, spappolandogli il cervello sul pavimento. Restituisce lo sputo al cadavere e si guarda attorno.
L’ultima dirigente è a pochi metri da lei. È in ginocchio, probabilmente spinta a terra dal flusso di ospiti in fuga che stanno lasciando la stanza. Chiede aiuto, ma nessuno si ferma.
Vanessa si scrolla la materia cerebrale dai piedi e la raggiunge.
La donna si volta verso di lei. Cerca di farsi indietro.
- Ti… ti prego non farlo – Lacrime cominciano a rigarle il volto paffuto. – Ti pagherò qualunque cifra… farò tutto quello che vuoi!
Vanessa fa scattare di nuovo gli artigli. La dirigente striscia ancora più indietro.
- Signor Kobayashi, mi aiuti!
Vanessa si volta. L’anziano li sta osservando. Sposta lo sguardo da un cadavere all’altro. La sua espressione non è più assente, ma esprime più curiosità che rabbia. Anche le due guardie del corpo non si sono mosse.
- La prego, faccia qualcosa! – urla ancora la dirigente. – Non mi lasci da sola!
Kobayashi alza le spalle.
- Se tu fossi davvero utile all’azienda, non avrei bisogno di aiutarti.
La donna resta a bocca aperta. Guarda Kobayashi. Guarda Vanessa. Guarda di nuovo l’uomo.
- Figlio di puttana…
Prova ad alzarsi, ma Vanessa l’afferra per i capelli e la tira indietro. Affonda gli artigli nel suo collo scoperto e la lascia cadere a terra a soffocare nel suo sangue.
Nella stanza cala il silenzio. Gli ospiti sono scappati, i dirigenti sono morti. Vanessa si volta. Kobayashi si è irrigidito sulla schiena e ha appoggiato entrambe le mani sui braccioli del trono.
- Chi sei?
- Cosa te ne importa? Tu sei già morto.
Il vecchio alza il braccio e punta l’indice contro di lei.
- Sonja, Taarna: uccidete quella puttana.

Ad ogni uccisione che Vanessa gli sussurra, Nakamura stringe la presa della mano con cui le sta accarezzando i capelli.
- Horie Mika… Ishimoto Sabo… Jun Sakai… Hirota Akio… schifosi parassiti!
Vanessa gli ha apre la patta dei pantaloni e massaggia l’erezione che ne sta venendo fuori. Nakamura la obbliga a guardarlo negli occhi.
- Noi delle gang eravamo la prima linea della Kobayashi giù nelle strade, ma quei bastardi ci hanno sempre considerato pedine sacrificabili.
Digrigna i denti. Deglutisce. Continua ad accarezzare i capelli di Vanessa, ma il suo sguardo è altrove. Scruta ancora la coltre di smog che si estende oltre il parapetto.
- Si tenevano tutti i guadagni e se qualcuno provava a fare il furbo, mandavano Nakatomi o qualche altro leccalulo dei piani intermedi con una squadra di picchiatori a liquidarlo.
Vanessa continua a stimolare la sua virilità. Bacia il pollice della mano che le sta stringendo la testa.
- È per questo che hai lasciato la Kobayashi e ti sei messo in proprio?
- No: ho deciso di farlo quando mi sono reso conto quanto incompetenti fossero i dirigenti. Non potevo sopportare che simili idioti stessero così in alto mentre io crepavo in quelle strade di merda – Muove il pollice avanti e indietro nella bocca di lei. - Non mi stupisce che Kobayashi non abbia mosso un dito per loro.
Vanessa libera la virilità di Nakamura dagli ultimi vestiti. Ne massaggia la punta grossa e rossa.
- E del vecchio cosa mi dici? Anche lui era un inetto?
- No, Kobayashi è sempre stato un astuto figlio di puttana. L’unico che abbia mai considerato davvero alla mia altezza…
Si toglie i pantaloni, afferra le mani di Vanessa e le appoggia sul pene scoperto.
- Raccontami come l’hai ucciso.

Sonja ha una lunga treccia di capelli rossi ed è vestita con un corpetto metallico. Vanessa evita la lama della sua spada scartando di lato. Taarna, invece, ha i capelli bianchi e indossa un bikini nero e una spalliera rossa. Vanessa le si fa sotto prima che possa scaricare il tondo che stava per tirare. Le blocca la mano della spada colpendole il polso con l’avambraccio sinistro e cerca di artigliarle il volto. Taarna arretra coprendosi la parte sinistra della faccia con una mano. Le sorride.
- Dovrai fare di meglio, sorella.
Abbassa la mano: il colpo subito le ha strappato la pelle attorno all’occhio sinistro, rivelando un teschio metallico.
Le due guardie urlano all’unisono e la attaccano dai lati. Sono perfettamente coordinate e Vanessa è costretta a restare fuori misura per evitare le loro spade. Con la coda dell’occhio vede a terra il corpo di Ishimoto. Si abbassa sulle ginocchia. Attira a sé un fendete di Sonja e lo evita saltando a destra. La lama della guardia affonda nella schiena dell’uomo. Si incastra nelle ossa e negli strati di grasso. Vanessa approfitta dell’attimo in cui la sua avversaria è rallentata per saltarle addosso e colpirla al gomito. Gli artigli riescono a squarciare le giunture dell’avambraccio, separandolo dal resto del corpo. Sonja perde la spada. Arretra. Il suo movimento ostacola quello di Taarna.. Vanessa ne approfitta per afferrare la spada di Sonja.
Si alza in piedi. Si fa indietro. le due guardie tornano a minacciarla dai lati. Lei si volta verso Kobayashi. Solleva la spada al di sopra della spalla. Il vecchio spalanca gli occhi. Lei scaglia l’arma in direzione del suo petto. Taarna salta verso sinistra e la intercetta con il suo corpo. La lama la colpisce alla base del collo, quasi staccandolo dal busto. La guardia crolla a terra: i cavi elettrici tranciati sprizzano scintille bluastre e il suo corpo si agita in movimenti scoordinati.
Kobayashi stringe i braccioli del trono.
- Cosa stai aspettando, Sonja? Uccidila!!
La guardia superstite ringhia e si avventa su Vanessa. La donna la attende a piè fermo. Schiva un calcio alto diretto al volto e le colpisce la gamba d’appoggio. L’androide cade a terra. Prova a rotolare su un fianco per rimettersi in piedi, ma Vanessa le salta addosso e le blocca il torace con le gambe. Le stringe la testa e le infila i pollici artigliati negli occhi. Le dita schiacciano i bulbi sintetici. Spezzano cavi e circuiti. Affondano finché le punte non toccano l’altro lato del cranio metallico.
Sonja non si muove più. Vanessa lascia cadere la testa e si rialza.
Kobayashi è ancora seduto sul suo trono. Gli trema il mento e gli occhi sono iniettati di sangue.
- Ho già dato l’allarme: le guardie di sicurezza arriveranno a momenti – Il suo tono di voce è fermo, ma l’arroganza con cui le aveva parlato in precedenza sembra essersi dissolta. – Se ti arrendi adesso, gli ordinerò di risparmiarti la vita.
Vanessa sorride.
- Il posto di controllo più vicino è quaranta livelli più in basso e dubito che tu ti sia dato pena di chiedere aiuto finché le tue guardaspalle erano ancora in piedi – Avanza verso il trono a passi lenti. – Per come la vedo io, ho tutto il tempo che mi serve per portare a termine questo lavoro.
Kobayashi deglutisce. Si alza in piedi. Muovendo di scatto le pieghe del kimono dorato che indossa, rivela una katana infilata in una guaina nera incrostata di madreperla. La sguaina.
- Allora vieni a prendermi, puttana.
Vanessa scatta in avanti. In due falcate gli è addosso. Sferra un’artigliata in direzione del suo sterno. Kobayashi la colpisce con uno sgualembro al collo. La pelle di Vanessa si indurisce e arresta il taglio della katana senza nemmeno scalfirsi. I suoi artigli squarciano il kimono del vecchio, sfondano la gabbia toracica e affondano dentro di lui fino a spappolargli il cuore.
Kobayashi urla. L’arma gli scivola dalle mani. Vanessa lo stringe con l’altro braccio e lo fa piegare all’indietro fino a farlo sedere sul trono. Avvicina la bocca al suo orecchio.
- Nakamura Osazu ti manda i suoi auguri di buon compleanno.

Nakamura eiacula nello stesso istante in cui Vanessa termina il suo racconto. Sparge il suo seme a terra, mancando di poco l’abito della donna. Comincia a ridere. Si asciuga il sudore dal volto. La giovane si alza in piedi.
- Ti è piaciuto?
- Più di qualsiasi altra cosa – Si appoggia con la schiena alla balaustra. – E poi, ho aspettato per anni di provare un piacere simile.
Reindossa le mutande e chiude i pantaloni. Si volta verso il panorama di guglie e nebbia urbana.
- Morto il vecchio, la sua compagnia andrà in malora in men che non si dica e la mia organizzazione la divorerà– Vanessa lo abbraccia da dietro, lui le accarezza le mani. – Grazie a te, potrò finalmente occupare il posto che merito.
La donna lo stringe.
- Devo ancora finire la mia storia.
Nakamura alza le spalle.
- Kobayashi è morto: cosa potrebbe esserci ancora di così interessante da raccontare?
- Come sono morta io.

Kobayshi sorride.
- Dev’essergli costato molto questo regalo: i tuoi innesti genetici sono roba di prima qualità.
Vanessa sobbalza. Cerca di farsi indietro, ma la mano resta bloccata nel corpo del vecchio. Lo squarcio aperto nel petto si è richiuso e la donna può sentire la pressione della carne bloccarle le falangi. Kobayshi le accarezza il braccio immobilizzato.
- Artigli retrattili; pelle in grado di generare uno strato bioceramico per attutire gli urti e un intenso potenziamento muscolare – Si lecca le labbra. – Ti hanno dato davvero dei bei giocattoli…
Vanessa lo colpisce con l’altra mano al volto. Gli artigli affondano nel cranio e distruggono l’occhio sinistro. L’altro bulbo ruota e la fissa.
- Nakamura ha scelto bene: devi essere uno dei migliori sicari sulla piazza, ma il mio committente ha fatto di meglio: ha chiamato il migliore.
Le ferite sul volto del vecchio si ricompongono e immobilizzano la mano di Vanessa. L’uomo la afferra con un braccio e la tira a sé. Vanessa impallidisce: il tocco è anomalo, come se non fosse un arto umano a stringerla. Le sale lungo la sua schiena, le afferra la nuca e la obbliga ad abbassarsi. Tutta la forza dei suoi muscoli potenziati non basta a impedirlo. Anche le sue gambe sono immobilizzate.
Il volto del suo interlocutore è a pochi centimetri dal suo. I lineamenti di Kobayashi sono scomparsi, come disciolti nella cera. Al loro posto, un viso scheletrico, privo di naso e con la dentatura esposta.
- Sei stata gentile a fare il nome del tuo mandante: il vero Kobayashi sarà contento. Ma sono sicuro che ci saranno tante altre cose che potrai farci scoprire.
Vanessa gli sputa in faccia.
- Non ti dirò nulla.
Un altro tentacolo le striscia addosso. Si avvolge attorno alla testa per chiuderle la bocca. La punta si ferma davanti a uno dei suoi occhi: termina con un rostro affilato, circondato da decine di filamenti carnosi simili a capelli.
- Io non ho intenzione di chiedere.

Nakamura sente i tentacoli infilarsi sotto il suo vestito. Si volta. L’abito di colui che si era spacciato per Vanessa è caduto a terra. Al posto del formoso corpo femminile, c’è una figura umanoide in costante mutamento, costellata di occhi e tentacoli. Dove dovrebbe esserci la testa, ci sono solo due fauci verticali spalancate. Nakamura urla. Prova a sferrare un calcio al torace, ma il suo piede viene risucchiato dall’ammasso di carne. I tentacoli lo immobilizzano e lo sollevano in aria.
- Il Signor Kobayashi ti ringrazia del regalo, Nakamura e ha deciso di ricambiare la gentilezza - la creatura lo solleva ancora più in alto e si fa avanti. Nakamura guarda in basso: sotto di lui si estende la distesa di smog che separa cielo e terra. – Dopo tutti questi anni, potrai finalmente raggiungere la posizione che ti spetta. Quella più adatta a te.
Nakamura urla. Guarda verso il sicario.
- Chi sei?
- Cosa te ne importa? Tu sei già morto.
I tentacoli lasciano la presa. Nakamura precipita nel vuoto. Lascia indietro gli alti livelli. Lascia indietro la coltre di smog. Sprofonda verso le luride strade dov’è nato.

di Agostino Langellotti



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Pretorian
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#2 » domenica 18 aprile 2021, 15:58

Bonus 1: le due guardie del corpo robotiche di Kobayashi hanno l'aspetto di Red Sonja, così come compare nel film del 1985 (https://www.gettyimages.ch/detail/nachr ... anguage=it) e di Taarna, uno dei personaggi principali del film "Heavy Metal" del 1981 (https://www.youtube.com/watch?v=MefanVyS_qU).

Bonus 2: direi che "qualcuno" muore e anche i abbondanza.

Bonus 3: viene ripetuta più volte la frase "Tu sei già morto", tipica di Ken il Guerriero (il manga è del 1983)

E visto che sono generoso, vi sparo anche il sottofondo con cui potete leggere il racconto:

https://www.youtube.com/watch?v=MkgR0SxmMKo

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MatteoMantoani
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#3 » lunedì 19 aprile 2021, 18:40

Prime Impressioni: Ciao Agostino! Vuoi che sia sincero? Sono molto, molto, molto contento di non essere finito nel tuo girone. Il tuo racconto mi ha incollato alla lettura riga per riga. Lo trovo scritto bene, e coinvolgente. Si vede che questo è il tuo genere e che eri particolarmente ispirato (mi hai anche dato la colonna sonora Sinthwave per leggerlo! L'ho fatto e l'accostamento era perfetto. Rilancio con questa: https://www.youtube.com/watch?v=_-TBQorQSrc)

Aderenza al tema e bonus: Tema perfettamente declinato e bonus da assegnare con lode.

Punti di Miglioramento: Non toccherei molto il tuo racconto. C'è qualche buco di trama, ma in realtà non me ne frega niente (la tizia strappa a morsi la lingua di un uomo, quindi dovrebbe praticamente dipingersi col suo sangue, ma ne esce invece pulita e profumata; il sicario/metamorfo si lascia prima massacrare di botte, per rivelare la sua identità all'ultimo secondo, così, per fare un colpo di scena; il sicario metamorfo che penetrato in casa di Nakamura, invece di ammazzarlo e basta si mette a raccontargli tutta la storia (e ci fa anche sesso); ...)
Lato stile, vedo che hai scelto di inserire elementi di tell, con però un pdv bello solido (anzi, due pdv), quindi non ho trovato la lettura pesante. C'è magari qualche battuta nelle scene d'azione in cui ho sentito un po' troppa distanza: c'è in particolare questa frase:
La guardia superstite ringhia e si avventa su Vanessa. La donna la attende a piè fermo.
"La donna" è Vanessa, che è la portatrice di pdv. Un consiglio che avevo trovato utile, era di non usare appellativi per il pdv, ma chiamarlo direttamente per nome o con il pronome personale (come fai dappertutto a parte qui). Il problema è che "Vanessa" è ripetuto moltissime volte a distanza anche ravvicinata... ma so quanto è difficile in questi casi evitare le ripetizioni del nome e, sinceramente, non me ne importa granché quando li leggo. Anche "la attende" suona un po' male, meglio forse "l'attende", per rendere il tutto più scorrevole, ma qui sono gusti.

Punti di Forza. Gore, sesso, azione... mi sembra veramente di essere dentro a un anime anni '80 (il riferimento a Ken è ottimo) e trovo anche molto dotto il riferimento a Heavy Metal. Colpi di scena su colpi di scena, cinismo e scene truculente. Insomma, uno dei tuoi pezzi che ho letto più volentieri.

Conclusioni. Se votassi in pollici, manderei il mio così in alto da spedirlo nello spazio. Curerei qualche dettaglio per rendere le scene d'azione più scorrevoli (quel piccolo appunto che ti ho fatto sopra), ma tutto sommato: complimenti! Gran bel racconto!

Dario17
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#4 » sabato 24 aprile 2021, 17:27

Con descrizioni e ambientazioni sai il fatto tuo, pregevole anche l'idea dei continui balzi tramite flashback.
L'ambientazione cyberpunk/thriller/distopico in cui ci sono i poveracci nei sobborghi e i ricconi all'ennesima potenza nei palazzoni alti e lussuosi non mi ha fatto fare capriole all'indietro, sono sincero.
Sarà perchè leggo gli Urania ogni volta che capita, compreso le Ombre di Morjegrad che hanno saziato abbastanza la mia fame di questo genere narrativo.
Il twist finale, non a caso, l'ho tanato già dalle prime righe, proprio perchè è tipico del genere: il bastardone che sembra vincente e che raggiunge l'aice della società fottendo, verrà prima o poi fottuto a sua volta. In tutti i sensi vista la tematica di esso ricorrente nel tuo pezzo.
Dialoghi standard, forse un po' triti.
Esempio: "- Ti… ti prego non farlo – Lacrime cominciano a rigarle il volto paffuto. – Ti pagherò qualunque cifra… farò tutto quello che vuoi!"
Ho sentito la mancanza di introspezione in Nakamura che, a parte godere, non ci mostra granchè altro.
Tema rispettato.

Quellon
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#5 » lunedì 26 aprile 2021, 21:57

Permettimi di aprire con questo commento: ti odio perché hai scritto il racconto cyberpunk che avrei voluto scrivere io.
Battute a parte ci sono alcune considerazioni negative da fare, ma si tratta di poca roba rispetto alla qualità del racconto.
In primis ho notato diversi errori di battitura, che se non pregiudicano la qualità del racconto sicuramente erano evitabili.
"L'uomo la insulta" secondo me è un discorso indiretto che sarebbe stato meglio evitare, rimpiazzandolo con un discorso diretto.
Ho anche notato un uso di termini tecnici riguardanti le tecniche di spada che secondo me sarebbe stato meglio evitare, perché il lettore medio uno sgualembro non sa nemmeno cosa sia e quindi non "vede" il movimento.
Detto questo è un ottimo racconto, e finora quello che mi è piaciuto di più.

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Pretorian
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#6 » lunedì 26 aprile 2021, 22:37

MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni: Ciao Agostino! Vuoi che sia sincero? Sono molto, molto, molto contento di non essere finito nel tuo girone. Il tuo racconto mi ha incollato alla lettura riga per riga. Lo trovo scritto bene, e coinvolgente. Si vede che questo è il tuo genere e che eri particolarmente ispirato (mi hai anche dato la colonna sonora Sinthwave per leggerlo! L'ho fatto e l'accostamento era perfetto. Rilancio con questa: https://www.youtube.com/watch?v=_-TBQorQSrc)

Aderenza al tema e bonus: Tema perfettamente declinato e bonus da assegnare con lode.

Punti di Miglioramento: Non toccherei molto il tuo racconto. C'è qualche buco di trama, ma in realtà non me ne frega niente (la tizia strappa a morsi la lingua di un uomo, quindi dovrebbe praticamente dipingersi col suo sangue, ma ne esce invece pulita e profumata; il sicario/metamorfo si lascia prima massacrare di botte, per rivelare la sua identità all'ultimo secondo, così, per fare un colpo di scena; il sicario metamorfo che penetrato in casa di Nakamura, invece di ammazzarlo e basta si mette a raccontargli tutta la storia (e ci fa anche sesso); ...)
Lato stile, vedo che hai scelto di inserire elementi di tell, con però un pdv bello solido (anzi, due pdv), quindi non ho trovato la lettura pesante. C'è magari qualche battuta nelle scene d'azione in cui ho sentito un po' troppa distanza: c'è in particolare questa frase:
La guardia superstite ringhia e si avventa su Vanessa. La donna la attende a piè fermo.
"La donna" è Vanessa, che è la portatrice di pdv. Un consiglio che avevo trovato utile, era di non usare appellativi per il pdv, ma chiamarlo direttamente per nome o con il pronome personale (come fai dappertutto a parte qui). Il problema è che "Vanessa" è ripetuto moltissime volte a distanza anche ravvicinata... ma so quanto è difficile in questi casi evitare le ripetizioni del nome e, sinceramente, non me ne importa granché quando li leggo. Anche "la attende" suona un po' male, meglio forse "l'attende", per rendere il tutto più scorrevole, ma qui sono gusti.

Punti di Forza. Gore, sesso, azione... mi sembra veramente di essere dentro a un anime anni '80 (il riferimento a Ken è ottimo) e trovo anche molto dotto il riferimento a Heavy Metal. Colpi di scena su colpi di scena, cinismo e scene truculente. Insomma, uno dei tuoi pezzi che ho letto più volentieri.

Conclusioni. Se votassi in pollici, manderei il mio così in alto da spedirlo nello spazio. Curerei qualche dettaglio per rendere le scene d'azione più scorrevoli (quel piccolo appunto che ti ho fatto sopra), ma tutto sommato: complimenti! Gran bel racconto!


Troppo buono, Matteo. Per quanto riguarda il sangue, ci avevo pensato anch'io: inizialmente avevo pensato di specificare che l'abito di Vanessa fosse fatto in modo da lasciar scorrere i liquidi senza macchiarsi. Poi, un po' non avevo abbastanza caratteri, un po' ho finito per dimenticarmene, quindi, mea culpa.
Per quanto riguarda gli elementi di tell (eccezion fatta per quel "la donna", che è uno svarione bello e buono), ho cercato di fornire un pdv più approfondito, da cui trasparissero elementi e considerazioni del personaggio che offre il POV, in modo da amalgamarlo alla narrazione. Cosa ne pensi? Dici che scivola troppo nel tell?

Grazie, Matteo.

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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#7 » lunedì 26 aprile 2021, 22:44

Dario17 ha scritto:Con descrizioni e ambientazioni sai il fatto tuo, pregevole anche l'idea dei continui balzi tramite flashback.
L'ambientazione cyberpunk/thriller/distopico in cui ci sono i poveracci nei sobborghi e i ricconi all'ennesima potenza nei palazzoni alti e lussuosi non mi ha fatto fare capriole all'indietro, sono sincero.
Sarà perchè leggo gli Urania ogni volta che capita, compreso le Ombre di Morjegrad che hanno saziato abbastanza la mia fame di questo genere narrativo.
Il twist finale, non a caso, l'ho tanato già dalle prime righe, proprio perchè è tipico del genere: il bastardone che sembra vincente e che raggiunge l'aice della società fottendo, verrà prima o poi fottuto a sua volta. In tutti i sensi vista la tematica di esso ricorrente nel tuo pezzo.
Dialoghi standard, forse un po' triti.
Esempio: "- Ti… ti prego non farlo – Lacrime cominciano a rigarle il volto paffuto. – Ti pagherò qualunque cifra… farò tutto quello che vuoi!"
Ho sentito la mancanza di introspezione in Nakamura che, a parte godere, non ci mostra granchè altro.
Tema rispettato.


Grazie, Dario. Ammetto di aver puntato più alla tensione adrenalinica e alla costruzione delle scene che all'originalità della trama, quindi la tua contestazione è corretta. Per quanto riguarda l'introspezione, diciamo che di Nakamura volevo far risultare il suo carattere ambizioso e rancoroso. Hai ragione: forse avrei dovuto far trasparire di più altri elementi del suo carattere.
Grazie1

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Pretorian
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#8 » lunedì 26 aprile 2021, 22:47

Quellon ha scritto:Permettimi di aprire con questo commento: ti odio perché hai scritto il racconto cyberpunk che avrei voluto scrivere io.
Battute a parte ci sono alcune considerazioni negative da fare, ma si tratta di poca roba rispetto alla qualità del racconto.
In primis ho notato diversi errori di battitura, che se non pregiudicano la qualità del racconto sicuramente erano evitabili.
"L'uomo la insulta" secondo me è un discorso indiretto che sarebbe stato meglio evitare, rimpiazzandolo con un discorso diretto.
Ho anche notato un uso di termini tecnici riguardanti le tecniche di spada che secondo me sarebbe stato meglio evitare, perché il lettore medio uno sgualembro non sa nemmeno cosa sia e quindi non "vede" il movimento.
Detto questo è un ottimo racconto, e finora quello che mi è piaciuto di più.


Grazie, Quellon: ammetto che mi è sempre piaciuto inserire terminologie schermistiche nei racconti presentanti duelli con la spada. Dici che può confondere il lettore? Il problema è che, se il colpo in diagonale non lo chiamo "sgualembro" come dovrei chiamarlo? Se dicessi "fendente" mi sentirei un cretino

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MatteoMantoani
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#9 » martedì 27 aprile 2021, 8:45

Pretorian ha scritto:Per quanto riguarda gli elementi di tell (eccezion fatta per quel "la donna", che è uno svarione bello e buono), ho cercato di fornire un pdv più approfondito, da cui trasparissero elementi e considerazioni del personaggio che offre il POV, in modo da amalgamarlo alla narrazione. Cosa ne pensi? Dici che scivola troppo nel tell?
Grazie, Matteo.

Come sai, sono sempre più incline ad accettare l'uso del tell, se non rallenta il ritmo del racconto e viene introdotto sapientemente. Nel tuo caso, ho certamente notato parti più raccontate che mostrate, ma siccome ero trascinato dalla storia, sinceramente non li ho notati molto. Ci sono comunque un paio di robette più evidenti su cui, a mio avviso, magari potremmo riflettere insieme.
A parte la scena d'azione in cui la focalizzazione viene un momento ad appannarsi a causa del "la donna", che ti ho già segnalato, la scena in cui introduci le due combattenti è lineare e semplice: spieghi subito che una ha i capelli così e l'altra colà. Di per sé va benissimo, ma una cosa che avevo pensato mentre leggevo era al passaggio del manuale del buon Palahniuk, in cui consiglia di usare al minimo i verbi "è" o "ha". Sia chiaro: io predico bene e razzolo male, certe volte è difficile non metterceli proprio, però, secondo me, nel pezzo che ti ho segnalato, in cui c'è anche una scena d'azione, e una delle guerriere ha anche una lunga treccia, perché invece non far fare qualcosa alla treccia? La guerriera fa una giravolta e la treccia di capelli "rossi" si attorciglia come una frusta? Vedi? Sforzandosi di non usare "è" o "ha", il passaggio al mostrato è naturale. (Tra parentesi, nel tuo racconto in gara su MC, c'è appunto un'ottima immagine in cui la bimba attorciglia la treccia tra le dita: queste immagini sono vivide e restano, quando invece dici semplicemente "la tizia ha la treccia rossa", me lo dimentico due righe dopo).
Altra frase che non ha incontrato molto i miei gusti (ma qui, veramente, son gusti) è il volto del suo interlocutore è a pochi centimetri dal suo. Questa frase mi sembra un po' fredda, tecnica, con anche col termine "interlocutore" che è certamente corretto, ma fa un po' verbale dei carabinieri (o dei finanzieri :P). Qua puoi anche non essere d'accordo, come dicevo sono gusti.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#10 » martedì 27 aprile 2021, 23:47

Ciao Agostino.
Bel racconto. Sì, è vero: la trama non è originalissima e il finale è un po’ chiamato per chi mastica il genere, ma in questo caso non lo considero un difetto, ma quasi un pregio. Dopotutto, in una gara a tema anni Ottanta, come si fa a non ficcare qualche bel cliché tipico proprio di quegli anni?

A proposito di anni Ottanta, secondo me hai perso un’occasione per chiamare il racconto (e il luogo delle vicende) Nakatomi Plaza in onore del primo Die Hard, anziché relegare quel nome a un personaggio secondario. Vabbè, ti perdono solo per avermi fatto scoprire il progetto Scandroid.

Ora, se proprio dovessi trovare alcuni aspetti migliorabili, direi la scena di combattimento e qualche passaggio che cade nel raccontato.

Riguardo la prima, l’ho trovata con poco ritmo. O meglio, la velocità delle azioni non corre di pari passo con la velocità di lettura. Riporto questo passaggio a mo’ di esempio:

Attira a sé un fendete di Sonja e lo evita saltando a destra. La lama della guardia affonda nella schiena dell’uomo. Si incastra nelle ossa e negli strati di grasso. Vanessa approfitta dell’attimo in cui la sua avversaria è rallentata per saltarle addosso e colpirla al gomito.

Dopo la terza frase (che tra l’altro fonderei con la seconda attraverso una virgola, così da accelerare la percezione della velocità delle azioni) per il lettore è ovvio qual era il piano di Vanessa. Ci si aspetterebbe di conseguenza l’azione immediatamente successiva a questa, quando invece la frase successiva perde tempo (e di conseguenza ritmo) con quel superfluo “Vanessa approfitta dell’attimo in cui la sua avversaria è rallentata”. È l’equivalente, in miniatura, di una scena filler piazzata nel mezzo del momento clue.

Meno grave invece il raccontato sparso qua e là. Pure qui un esempio:

Un terzo dirigente, invece, si cimenta in una sfida a braccio di ferro contro un accompagnatore muscoloso come un atleta. Una competizione facile per qualcuno dotato di un arto meccanico di ultima generazione.

Non fai vedere la scena, preferendo una formula molto meno incisiva che non ci fa davvero capire le capacità di questo braccio meccanico (dettaglio invece importante, visto che da lì a pochi attimi partirà uno scontro che coinvolgerà il tizio in questione). A proposito: secondo il POV di Vanessa, il tizio in questione all’inizio è soltanto un generico dirigente, poi però durante il combattimento, assume l’identità di Ishimoto. Non solo: è qui che scopriamo che Ishimoto è pure anziano, altro dettaglio che avrebbe ulteriormente condito la scena del braccio di ferro.

Ti lascio altri passaggi che non mi hanno convinto del tutto. Non li segnalo per fare le pulci al racconto (che rimane buono), ma soltanto per migliorarne la qualità, pur prevedendo che al secondo turno saremo proprio noi due a scontrarci. :D

Un buon lavoro richiede tempo per essere portato a termine.
Nakamura annuisce.
- Sono morti tutti?
Lei fa un passo avanti. Sorride.
- Hanno sofferto?

Dopo “annuisce” non c’è bisogno di andare a capo, in quanto quel passaggio fa da action beat.

Gli trema il mento e gli occhi sono iniettati di sangue.

È vero che all’inizio ho scritto che qualche cliché ci sta in un racconto stile anni Ottanta, ma quegli occhi iniettati di sangue mi puzza più di svista.

Il Signor Kobayashi ti ringrazia del regalo, Nakamura e ha deciso di ricambiare la gentilezza.

Manca la virgola dopo Nakamura.

In conclusione, una buona prova. La cadenza delle scene è ottima e la storia, pur nella sua semplicità, funziona. Nakamura rimane abbastanza defilato nella sua psicologia, è vero, ma alla fine, a ben vedere, un po’ tutti i personaggi altro non sono che meramente funzionali alla trama. Insomma, un po’ d’introspezione in più non farebbe male, ma, almeno in questa occasione, non la considera fondamentale. Alla prossima.
lupus in fabula

Quellon
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#11 » mercoledì 28 aprile 2021, 15:06

Pretorian ha scritto:Grazie, Quellon: ammetto che mi è sempre piaciuto inserire terminologie schermistiche nei racconti presentanti duelli con la spada. Dici che può confondere il lettore? Il problema è che, se il colpo in diagonale non lo chiamo "sgualembro" come dovrei chiamarlo? Se dicessi "fendente" mi sentirei un cretino

Hai risolto da solo: chiamalo colpo in diagonale :)
Io mi ricordavo che era un termine della scherma, ma se uno non lo sa cosa dovrebbe fare? Interrompere la lettura e aprire Google?
Se vuoi usare il termine tecnico potresti scrivere "sgualembro alla spalla destra". Meno buono, ma almeno il lettore ha una visualizzazione della spalla destra.
Ti faccio un esempio personale: vendo cartucce e toner per stampanti. Se chiedo a un cliente se la sua stampante ha una fotounità nel 90% dei casi otterrò solo uno sguardo vacuo, perché non è un termine che il cliente usa abitualmente.
Ritornando ai termini della scherma: tu scrivendo fendente avevi in mente una scena ben precisa, un colpo in verticale dall'alto verso il basso. La maggior parte della gente ti assicuro avrà in mente un "colpo generico" della spada, proprio perché la parola fendente in molta narrativa viene usata in modo generico.
Spero sia chiaro che non lo sto dicendo per polemizzare, ma perché penso davvero possa essere un problema. :)

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roberto.masini
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#12 » venerdì 30 aprile 2021, 19:20

Ciao, Pretorian.
Comincio col dire che, pur non apprezzando il cyberpunk, questo racconto ha nello stile descrittivo la sua forza. I flashback sono usati in modo estremamente sapiente ed efficace. La trama in sé invece è poca cosa: un Piccolo Cesare in salsa Urania. I bonus ci sono tutti ma a una colonna sonora del racconto non ci aveva ancora pensato nessuno. Perfetta! A rileggerci.

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Damjen
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Re: Kobayashi Palace

Messaggio#13 » venerdì 30 aprile 2021, 22:57

Ho adorato la descrizione iniziale, visivamente molto poetica. Per quanto riguarda la storia, devo confessare che sapere subito che erano tutti morti male, mi ha fatto intuire che il colpo di scena avrebbe riguardato la ragazza.
Ciò che ho maggiormente apprezzato è l’ambientazione, che però non conteneva nulla che non avessi già incontrato altrove. Cosa che, unita a qualche errore di battitura, mi ha purtroppo lasciato la sensazione di un lavoro non del tutto curato.
Per quanto riguarda il resto, devo confessare che non ho mai amato la descrizione (intesa come racconto per parole) delle scene di lotta, tanto di più nel cyberpunk (genere che spesso prevede tecniche e/o armi di combattimento che richiedono una maggior accuratezza nella descrizione di movimenti ed esiti), poiché di solito finiscono per rallentare il tempo. In pratica, a mio parere, una tale sequenza di scene di combattimento finisce per diventare un po’ troppo lenta e macchinosa.
Mi piace la nitidezza (si dice?) della tua scrittura, devo assolutamente imparare a fare lo stesso.

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