Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 20 aprile 2021, 2:02

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BENVENUTI ALLA ORIANA RAMUNNO EDITION, L'OTTAVA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 152° ALL TIME!

Questo è il gruppo MURAGLIA della ORIANA RAMUNNO EDITION con ORIANA RAMUNNO come guest star.

Gli autori del gruppo MURAGLIA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo BERLINO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo BARRIERA.


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da ORIANA RAMUNNO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo MURAGLIA:

Fuori è peggio, di Luca Fagiolo, ore 00.30, 4120 caratteri
L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto, ore 00.56, 4237 caratteri
Bang sonico, di Davide Mannucci, ore 00.21, 4193 caratteri
Il ruggito dell’Orda, di Francesco Battaglia, ore 00.31, 4076 caratteri
Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fischer, ore 22.49, 4035 caratteri
Prova di coraggio, di Andrea Partiti, ore 22.57, 4240 caratteri
Questione di geni, di Viviana Tenga, ore 23.47, 3578 caratteri
Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari, ore 00.30, 4225 caratteri
Ometto, di Luca Spalletti, ore 00.58, 3134 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 29 APRILE per commentare i racconti del gruppo BERLINO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 30 APRILE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo BERLINO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo BERLINO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA ORIANA RAMUNNO EDITION A TUTTI!



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Massimo Tivoli
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 20 aprile 2021, 14:24

Di seguito la mia classifica e i miei commenti.
Nessun dubbio sui primi due classificati che si distinguono dagli altri per tutta una serie di aspetti, tecnici ed emotivi. Per il resto, credo che sarebbe stato meglio un grande ex-aequo, ma non si può fare.
Buona Edition a tutti!

CLASSIFICA
1. Il ruggito dell'Orda, di Francesco Battaglia
2. Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari
3. Bang sonico, di Davide Mannucci
4. L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
5. Prova di coraggio, di Andrea Partiti
6. Questione di geni, di Viviana Tenga
7. Fuori è peggio, di Luca Fagiolo
8. Ometto, di Luca Spalletti
9. Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fisher

COMMENTI
Fuori è peggio, di Luca Fagiolo
Ciao Luca. L’inizio non mi convince: credo sia difficile far crollare una persona a terra con un manrovescio. Se aggiungevi uno spintone sul petto, magari avrebbe fatto un altro effetto. Ma, tutto sommato, è un dettaglio minimo rispetto a tutto il resto del racconto, che si legge molto bene. Anche tu, come me, sei andato per l’interpretazione del tema con chiave razzista. E, mi sembra, che anche tu come me, a questo giro, hai tirato fuori un racconto con una debolezza nella resa del conflitto: succede tutto troppo liscio, la tensione non si crea.
L’idea è bella e il gesto di Isaia richiama di certo tenerezza, ma, forse, si poteva fare di più.
Mi dispiace commentarti in questo modo perchè, tutto sommato, è lo stesso errore che ho commesso io, e quindi mi sento un po' indegno... ma un conto è vedere il racconto con i propri occhi, un conto è vederlo con quelli di un altro.
Buona Edition!

L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
Ciao Stefano. Mi è piaciuto il tuo racconto: semplice ma, a suo modo, anche efficace. Non ho molto da dire. Fai leva su un’emozione universale, rafforzata bene sul finale dal rapporto che il protagonista ha con una donna gatto. Certo, anche nel tuo caso, non c’è conflitto, non c’è una “missione” (in senso lato), non c’è un’evoluzione. Diciamo che questo aspetto di trama è tenuto dietro le quinte, nel retroscena e in quello che il protagonista ci lascia intendere vorrà fare una volta impiegato nell’hangar. Forse questo può rappresentare una debolezza del racconto che, comunque, lo ribadisco, ha la sua ragione di essere e riesce tuttavia a smuovere qualche emozione.
Piccolo refuso: le rimpiazzano -> li rimpiazzano.
Buona Edition!

Bang sonico, di Davide Mannucci
Ciao Davide. Anche il tuo racconto non è male. Mi è piaciuta l’idea, il modo originale e poco ovvio in cui hai interpretato il tema. Mi è piaciuto anche il fondamento del “bang sonico”. Poi magari potrebbe esserci chi ti dirà che in quella situazione è difficile che ti metti a pensare alle lezioni di fisica, ma, per me, quello del rievocare il “bang sonico” è un aspetto funzionale del racconto e quindi ci sta tutto: caratterizza il protagonista, dando anche carattere al racconto e originalità. Unico piccolo neo è il colpo di scena finale, che non arriva con chissà quale intensità. Sebbene il riferimento pregresso a Marco ci sia, credo che quel tipo di sorpresa sul finale avrebbe necessitato di una semina un pochino più rafforzata sul fatto che c’era la possibilità che Marco potesse recarsi in quella casa… ovviamente andava fatto giocando con la tensione e facendo di continuo dubitare il lettore sull’arrivo di Marco, pur contemplandone la possibilità. Facile a dirsi per chi sta seduto a leggerti, tutta altra storia se mi fossi trovato nei tuoi panni ;-)
Piccolo dettaglio: Non è un errore, ma "Anche lei” riferito alla frusta non mi suona gran che, ho pensato a una persona.
Buona Edition!

Il ruggito dell'Orda, di Francesco Battaglia
Ciao Francesco. Il tuo racconto è un ottimo racconto. Sei riuscito a emozionarmi non poco e questo, alla fin fine, resta l’aspetto più importante di un testo di narrativa, almeno per me. Ingredienti universali i tuoi, forse un po' inflazionati nel genere del racconto (il che non è sempre un male…), ma veicolati da un buono stile e un’ottima scrittura. La minaccia ignota, terrificante, la distruzione del male dietro le mura. Dall’altro lato, il vecchio e la bimba, il passato e il futuro, il coraggio e la speranza. Un testo breve, ma denso di emozioni e pertanto molto efficace. Buona la struttura, buona la resa, scrittura di pregio, considerate le modalità in cui uno si trova a dover scrivere la sera dell’Edition. Complimenti e buona Edition!
Insignificante refuso: Elyne -> Evelyne.

Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fisher
Ciao Alexandra. Intuisco che dietro il racconto ci sia un world building complesso e articolato, forse troppo per 4242 battute al massimo. Mi è piaciuta molto l’idea di fondo: il deserto che avanza, la scarsità di risorse, e una società distopica in cui si punisce fin troppo severamente chi “spreca”/“ruba” risorse agli altri, bimbo o adulto che sia. Tuttavia, ho fatto fatica a capire il racconto che, credo, di non aver ancora compreso a pieno, per i riferimenti ad altri personaggi che hanno compiuto azioni significative per la vicenda che metti in scena, ma sfuggenti al lettore o, almeno, a me come lettore. La tua scrittura è sempre buona, questo lo sai. Non ne faccio quindi una questione di scrittura che è di livello, si vede, ne faccio più una questione di poca chiarezza. È un difetto che qui, su MC, soffro parecchio anche io, quindi posso comprendere… magari un’idea più semplice, meno articolata, credo che avrebbe giovato.
Ti auguro una buona Edition!

Prova di coraggio, di Andrea Partiti
Ciao Andrea. Mi sa che a questo giro la modalità MC ha messo un po’ tutti a dura prova. Il racconto è scritto molto bene (che te lo dico a fare), si legge bene e fila liscio. Mi piace l’idea attorno al personaggio del vecchio Anselmi, un personaggio che ispira tenerezza e la proverbiale saggezza dei vecchi. Il muro nasconde l’ignoto, spesso caricato di paure e preconcetti nefasti da chi si trova dall’altra parte. E invece… Apprezzabile anche il fatto che i bimbi non vadano a spifferarsi tra loro la verità, chissà se per rispetto al vecchio Anselmi che li risparmia oppure per continuare a proporre la loro “prova di coraggio” ai nuovi compagni. In ogni caso, è l’aspetto più apprezzabile e interessante del racconto. D’altro canto, il tenore del racconto è piuttosto monotono. Anche nel tuo caso avviene tutto in modo troppo liscio, c’è poca tensione e, di conseguenza, le emozioni arrivano attutite. Anche per te, mi sento di specificare il mio disagio nel commentare in questo modo, considerato che anche io, a ‘sto giro, ho prodotto un racconto piatto. Ma il gioco ci richiede di commentare, e noi commentiamo.
Buona Edition!

Questione di geni, di Viviana Tenga
Ciao Viviana. Anche il tuo racconto è scritto bene, si legge altrettanto bene ed è strutturato in modo chiaro tra retroscena e azioni presenti. Mi è piaciuta l’idea alla base, che poi rimanda anche al problema più attuale dell’eccessivo controllo sui propri figli, il danno che aspettative “patologiche” da parte dei genitori possono causare. Tuttavia, anche nel tuo caso, non ho trovato elementi che mi emozionassero più di tanto, che mi sorprendessero. Un racconto discreto, senza particolari pregi e particolari difetti, come quasi tutti in questo gruppo, e non credo solo in questo gruppo: il mio, per es., è uno di questi, anzi forse il mio esibisce più difetti che pregi. ;-) Però, come già detto ad altri, da partecipante, mi tocca comunque commentare.
Buona Edition!

Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari
Ciao Stefano. Il tuo racconto mi è piaciuto parecchio. Uno dei migliori del gruppo, senza dubbio. Il colpo di scena è stato seminato bene, con me ha funzionato. Avevo intuito che ci sarebbe stata una rivelazione "ribaltante" sull’identità della voce narrante, ma non immaginavo il finale. Quindi, per me, ben fatto. Tecnicamente, con l’assenza dei dialoghi, hai reso molto bene il fatto che tutti comunichino con una sorta di codice Morse, suonato contro le mura. Bella idea. Mi piace lo stile, crudo, senza fronzoli e, proprio per questo, efficace. Ti faccio i miei complimenti e ti auguro una strepitosa Edition.
Refuso: poterle stare più starle vicina.

Ometto, di Luca Spalletti
Ciao Luca. Metti in scena una delle tante tragedie familiari, una lite per tradimento esplosa in follia omicida e suicida. Lo fai da un punto di vista inconsapevole e incredulo, quello del bimbo figlio della coppia. Strategicamente tutte scelte azzeccate. Peccato che l’incredulità del bimbo non sia sfruttata in modo efficace. Già da prima di metà racconto, più o meno, si prevede il tragico epilogo. Anche l’ultimo pezzo, quello dopo lo stacco delimitato dagli asterischi, se ci pensi non aggiunge nulla a quello che il lettore già sa.
Buona Edition!

JoMess
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 22 aprile 2021, 22:22

Ecco la mia classifica con i commenti.

1) Ometto di Luca Spalletti
2) L’hangar dei mostri di Stefano Moretto
3) Fuori è peggio di Luca Fagiolo
4) Prova di coraggio di Andrea Partiti
5) Il ruggito dell’Orda di Francesco Battaglia
6) Bang sonico di Davide Mannucci
7) Un'altra ultima notte di Stefano Floccari
8) Questione di geni di Viviana Tenga
9) Un sentiero da riprendere di Alexandra Fisher


Ometto di Luca Spalletti
Ciao Luca,
ti faccio i miei complimenti. Questo racconto mi è piaciuto tantissimo, mi ha emozionato. Avevo i brividi. Mi sentivo proprio assieme al protagonista. Bravo. Anche lo stile di scrittura è davvero buono. Mi permetto di fare solo alcuni appunti sullo stile, ma prendili con le pinze.
“finché il petto non gli fece male”: “finché” si può togliere, è un’indicazione temporale inutile. Es. Il petto doleva.
“Alla fine fu costretto ad allentare la presa”: altra indicazione temporale inutile. Es. Allentò la presa.
“Sentì le lacrime pungergli di nuovo gli occhi”: verbo di percezione inutile. Es. Le lacrime pungevano gli occhi.
“Ormai aveva otto anni, era un ometto”: sembra un commento da narratore onnisciente. Non importa sapere l’età esatta, dal contesto si capisce molto bene che è un bambino. Es. Non era più un bambino, ormai era grande. Ancora meglio con un pensiero diretto. Anche la dicitura “ometto” è un appellativo che può dire un adulto e siccome siamo nel punto di vista del bambino non mi sembra molto adatto da usare nella prosa. Invece va benissimo nel titolo.
“Oltre il muro qualcosa cadde, infrangendosi sul pavimento. Sentì voci concitate, passi affrettati, mobili trascinati”: altro verbo percettivo. Non importa dire che un suono si sente, è meglio descrivere direttamente il suono. Anche “qualcosa accadde” è inutile. Es. Oltre il muro, qualcosa si infranse sul pavimento. Le voci di mamma e papà erano ancora più concitate. Passi si affrettavano e mobili venivano trascinati sul pavimento. Proprio un esempio al volo.
“sentì la voce di suo padre”: verbo di percezione. es. Suo padre sussurrò qualcosa di incomprensibile.
Alla prossima!


L’hangar dei mostri di Stefano Moretto
Ciao Stefano,
ottima scrittura, ero completamente immerso nella storia. Bella anche l’idea delle chimere.
Inizialmente mi ha fatto un po’ storcere il naso il riferimento ai muri dei cubi perché sembra che sia solo questo il riferimento al tema della serata. Invece solo alla fine si scopre che il nesso ruota attorno alla presunta inferiorità della razza delle chimere e che il protagonista voglia battersi per i loro diritti.
Bravo! Alla prossima!


Fuori è peggio di Luca Fagiolo
Ciao Luca,
usare l’argomento razzismo è un’idea molto calzante per il tema dato. Volendo non importava nemmeno inserire il muro che il protagonista deve saltare per la libertà.
Non mi è piaciuto l’inizio, l’ho dovuto rileggere due volte per capire a chi appartenesse il figlio e questo ha spezzato molto il flusso di lettura. Forse il figlio del padrone poteva entrare e basta, presentandolo proprio come il figlio del bianco e avrei capito subito. Poi mi sembra strano che il padrone si redìma così, in mezzo secondo. Era meglio se il figlio faceva scappare lo schiavo e poi si prendeva le mazzate al posto suo.
Comunque bravo!
Faccio un appunto su questa frase iniziale: “Cerco di rimettermi in ginocchio, ma le mani legate dietro la schiena mi rendono goffo. Tiro la corda, è fissata all'anello piantato nella parete.”
“Cerco di rimettermi in ginocchio”: non è molto evocativo, cosa fa di preciso il protagonista?
“mi rendono goffo”: non riesco a immaginare niente. Cosa lo rende goffo?
“Tiro la corda, è fissata all'anello piantato nella parete”: A cosa serve questa corda? Non viene spiegato per bene, il protagonista è legato?
Alla prossima!


Prova di coraggio di Andrea Partiti
Ciao Andrea,
il racconto mi è piaciuto, semplice e simpatico. La scrittura non è un granché, è molto raccontato, non c’è del mostrato con dettagli che possono far vivere la storia ed emozionare di più. Tuttavia, questo tipo di scrittura potrebbe anche starci perché la storia è molto fiabesca, quindi una scrittura adatta ai più piccoli. Non so se era voluto, ma a me è piaciuto.
Alla prossima!


Il ruggito dell’Orda di Francesco Battaglia
Ciao Francesco,
buona scrittura, c’è un buon flusso di eventi, ma la trama mi sembra un po’ forzata, mi ricorda molto il Signore degli anelli, quando Pipino canta e c’è la scena della battaglia. Molto emozionante, ma ci sono alcune cose che mi hanno fatto storcere il naso. La prima: sembra che i protagonisti siano stati posizionati dietro al portone solo per far veder al lettore che c’è un muro, ma in realtà cosa ci fanno lì? Dovrebbero essere al riparo. La seconda: all’inizio, il chierico ha un fagotto piagnucolante in braccio, quindi un neonato, ma poi si scopre che ha cinque anni, ma allora cosa lo tiene a fare in braccio? Io ho una figlia di tre anni che pesa 15 kg e, se posso, evito di tenerla in braccio, la faccio camminare, a cinque anni poi sono in grado di correre anche molto veloci. La terza: il chierico nasconde la bimba in una nicchia segreta e poi le dice di cantare ad alta voce? È vero che forse morirà lo stesso, ma se fossi stato il chierico le avrei detto di fare silenzio a qualsiasi costo. La scena è molto cinematografica, ma molto poco realistica.
Alla prossima!


Bang sonico di Davide Mannucci
Ciao Davide,
usare l’argomento omofobia è un’idea molto calzante per il tema dato. Mischiato al muro del suono della frusta, ci sono tutti gli ingredienti per un buon racconto. Tuttavia, una persona può davvero avere tutti quei pensieri mentre viene frustato? Non lo so, non mi è mai successo per fortuna, ma ho grossi dubbi. Anche il finale non è un gran colpo di scena, è un deus ex machina che salva la situazione. Forse si poteva fare di meglio, architettando diversamente la scena.
Alla prossima!


Un'altra ultima notte di Stefano Floccari
Ciao Stefano,
usare l’argomento dei condannati a morte è un’idea molto calzante per il tema dato. Tuttavia, ho avuto molta difficoltà a seguire il racconto. Il motivo principale è che fino all’ultima riga non si capisce chi sia il punto di vista. Ad un certo punto credevo fosse tipo un fantasma. In più c’è anche un salto temporale nel finale, quindi non sono sicuro che i due punti di vista siano identici, anche se immagino di sì.
Alla prossima!


Questione di geni di Viviana Tenga
Ciao Viviana,
carina l’idea di prendere la storia di Siddharta e trasporla ai giorni nostri. Però non si può dire che sia proprio un’idea originale. È più un remake e la storia è così complicata che non è possibile esporla in soli 4242 caratteri. Infatti tutta la scrittura non è buona, non si può nemmeno parlare di raccontato o mostrato, sembra più un riassunto del raccontato, un plot, un concept per presentare una storia per un romanzo o forse anche meglio per una sceneggiatura di un film.
Alla prossima!


Un sentiero da riprendere di Alexandra Fisher
Ciao Alexandra,
purtroppo io non ho capito molto in questo racconto e ne sono dispiaciuto. La colpa è sicuramente mia. Mi sembra molto confuso. C’è tanta carne al fuoco, si fa fatica a capire di cosa stia parlando la protagonista. Molti nomi difficili da memorizzare. Il tema del muro c’è, come richiesto, ma non ho capito a cosa serva questo labirinto e questo mi crea frustrazione, perché mi piace che ci sia un labirinto e vorrei sapere la sua funzione. Il testo spesso cade nell’infodump, credo per spiegare al lettore la complessità del mondo che c’è dietro a questa storia, ma forse troppo complesso per soli 4242 caratteri.
Alla prossima!

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maurizio.ferrero
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » sabato 24 aprile 2021, 18:45

Fuori è peggio
Mi spiace dirti che secondo me con questo racconto hai un po' toppato. Provo a spiegarti che ne penso, fermo restando che rimane un mio parere personale.
Il mostrato è come al solito al top. Gestisci bene le informazioni sensoriali, eviti i verbi percettivi e gli avverbi, le tempistiche sono giuste. Su questo penso proprio di non avere più niente da dirti, ormai sei perfettamente in grado di utilizzare gli strumenti.
Il problema mi sorge con due elementi narrativi del racconto.
- Il bambino: il "pecché" mi dà l'idea che il bambino possa essere di età molto ridotta, diciamo dai tre ai cinque anni. Peccato che non mantiene questo suo modo sgangherato di parlare per tutto il dialogo (pronuncia altre parole con la R normalmente) e ha anche battute di dialogo troppo brillanti per un bambino così piccolo. Ma va bene, serviva ai fini della storia. Forse l'avrei fatto di qualche anno in più, ma è un problema che si può sistemare.
- Il finale: qui secondo me c'è il problema più grosso. Abbiamo assistito finora a un padrone che ha insultato e picchiato il suo schiavo senza mai mostrare un briciolo di compassione. Lo schiavo stesso dice di essere al suo servizio da vent'anni. Nel finale compare il bambino con la faccia sporca (gran bella idea) e suo padre ha un improvviso risveglio. Qual è il problema? Che è troppo repentino e troppo esagerato. Se si fosse limitato a smettere di picchiare lo schiavo il finale sarebbe stato al top. Il padre vede il figlio, si muove a compassione e mostra un briciolo di umanità. Invece, qui, lo libera. La sospensione dell'incredulità mi è crollata addosso. Un padrone che ha malmenato e sfruttato i suoi schiavi per oltre vent'anni passa dall'altro lato della barricata di punto in bianco.
Insomma, per me c'è qualcosa che non funziona.
Scusa se sono stato così duro, ma ho notato che molto spesso i tuoi lavori sono fantastici da un punto di vista tecnico, ma risultano sempre troppo o troppo poco d'impatto nelle reazioni dei personaggi, come se non riuscissi a trovare la giusta misura.

L'hangar dei mostri
Vedo che hai ripreso il tema del laboratorio in cui si costruiscono chimere! Questa nuova incarnazione mi è piaciuta decisamente più della precedente, gli ibridi uomo-animale fanno tanto Isola del dottor Moreau e spingono all'empatia molto più dei loro predecessori animaleschi.
Bella l'intuizione sugli uomini formica, mi è piaciuta.
Il finale con la ragazza-gatto, il rapporto con il protagonista e la vera natura della sua missione chiude il racconto in maniera giusta, senza sbavature. Buon lavoro!
Una sola frase mi scatena un dubbio: il "non sono esseri viventi" detto dal direttore, riferito alle chimere.
Ecco, non mi è chiara. Anche mettendo caso che siano cloni creati in laboratorio dovrebbero essere viventi, no? Respirano, mangiano... Almeno credo. Forse ci sarebbe stata meglio una frase diversa, qualcosa tipo "non sono esseri umani", oppure "non hanno anima".
Avrebbe dato comunque l'idea della disumanità del personaggio senza fargli dire una castroneria.
In ogni caso mi è piaciuto molto.

Bang sonico
Allora, il tuo racconto mi è in buona sostanza piaciuto. Il messaggio arriva chiaro e forte, specialmente in un periodo storico come questo. Buono il modo in cui hai affrontato il problema dell'omofobia.
La struttura e il modo in cui lo narri, a mio parere, non sono al top. Mi spiego meglio: si intuisce abbastanza in fretta dove il racconto andrà a parare, ma prima che si arrivi al punto fatidico ci vuole veramente troppo. Pensaci: quello che descrivi è un evento della durata di pochi secondi, un minuto al massimo. L'intero racconto è molto più lungo, rispetto a quanto succede ha dei tempi molto dilatati.
In buona sostanza: annoia prima che si arrivi al dunque. Questo rimane un mio parere ovviamente.
Un altro problema per quanto mi riguarda è rappresentato dal padre adottivo del protagonista: la sua cattiveria totale, priva della benché minima sfumatura di grigio, lo trasforma in un personaggio difficilmente credibile. Capisco la volontà di trasmettere un preciso messaggio e lo scarso spazio, ma dargli un minimo di rotondità in più oltre al cliché dell'omofobo violento avrebbe giovato.
Buona la declinazione del tema, era venuto anche a me in mente il muro del suono ma tu sei riuscito a metterlo in tavola in modo decisamente più originale.

Il ruggito dell'Orda
Che dire? Sei migliorato e si vede. Questo racconto è davvero una bomba.
Sei riuscito a giocare con un classico cliché del fantasy (i mostri che assaltano il castello, un tempio di questo caso), mettendo però in scena una storia carica di emozione e, sul finale, anche di epicità. Quando il chierico si è messo a sfolgorare di luce divina mi sono galvanizzato.
Il girotondo cantato della bambina ha anche l'importante compito di piazzare un timer che decreta la fine della storia.
Il fatto che non descrivi i mostri crea anche un'ottima atmosfera di orrore proveniente dall'ignoto.
Che dire? Davvero un ottimo lavoro!
Non ho particolari note da farti, a parte il refuso già segnalato da Massimo.

Un sentiero da riprendere
Abbi pazienza, ma non c'ho capito (quasi) niente. Ho intuito a grandi linee la storia (un ragazzo sorpreso a rubare viene mandato in questo labirinto per punizione, la figlia della presidentessa lo tira fuori), ma l'ambientazione che hai sfruttato, ricca di dettagli che vengono appena accennati e mai spiegati, è veramente troppo complessa per essere sviluppata in queste poche righe.
La scrittura è buona, il tema è centrato, ma l'idea visionaria di fondo, per quanto mi piacerebbe vederla esplorata in qualcosa di più lungo, non è per nulla chiara.
Amerei anche io mettere in gioco costruzioni allucinanti, ma lo spazio di caratteri non lo permette, quindi spesso mi affido a ambientazioni più semplici, già presenti nell'immaginario collettivo. In questi casi è la soluzione migliore.

Prova di coraggio
Molto buona l'atmosfera bucolica, di campagna assolata e passato superato, che riesci a trasmettere con questo racconto. L'idea di un gruppo di ragazzi con la prova da superare e del vecchio orso geloso delle proprie cose sono dei classici, ma sei riuscito a metterli in scena molto bene.
L'atmosfera e la descrizione della tenuta sono ciò che la fa da padrone, sei riuscito a creare delle immagini molto vivide nella mia mente.
D'altro canto, mi associo al commento di Massimo quando ti dice che nella storia fila tutto troppo liscio. Il gruppo di ragazzi che non confessa l'un l'altro il segreto e continua a mandare i nuovi ad affrontare una prova tutto sommato inutile mi ha convinto un po' meno.
Non è un grave problema, la storia si lascia leggere con molto piacere anche solo per godersi l'atmosfera. A conti fatti, sono soddisfatto.

Questione di geni
Racconto interessante, che si legge bene ma sì dimentica altrettanto rapidamente. Non è scritto male, ma mi è sembrato tutto fin troppo asettico, e non mi ha suscitato nessuna emozione particolare.
Certo che il grande imprenditore non mi sembra molto furbo: tenere bloccato il figlio in casa per non mandarlo a contatto con il "mondo vero" non ha mai funzionato dai tempi delle principesse Disney.
Il finale, nonostante sia rivolto a un futuro che ancora non si è verificato e risulti fuori dal focus sul padre che hai mantenuto fino a quel momento, è ben piazzata e funziona. Fa molto saga familiare, cosa che tutto sommato questo piccolo racconto è.
Il tema è ovviamente centrato.

Un'altra ultima notte
Davvero un bel racconto. Giochi bene con il lettore e la rivelazione finale mi ha colto di sorpresa, nonostante l'inganno iniziale che, a lettura ultimata, mi ha un po' stonato: parlo del momento in cui il protagonista si siede a terra con una coperta tarlata sulle spalle. Un movimento e un oggetto che fanno immediatamente pensare a un prigioniero, e a conti fatti risulta poco realistico vederli su di un militare.
Se da un lato questo dettaglio serve a creare il colpo di scena finale, dall'altro inganna il lettore, che potrebbe risentirsene.
Il resto mi sembra tutto molto ben gestito, anche a livello tecnico. Giochi bene con immagini e odori, soprattutto nella parte finale. Il racconto trasmette emozione, e la psicologia del protagonista è molto ben tenuta.

Ometto
Il tuo è un racconto solido, che prende il punto di vista di un bambino vittima di una tragedia famigliare. Nonostante il finale prevedibile sei riuscito a giostrare bene le emozioni e le sensazioni provate dal bambino. La sua "immobilità", invece di essere un ostacolo alla storia, permette di gestire al meglio il tema del contest.
La forma in terza persona e il mostrato sono buoni, non sempre al top: ti segnalo la presenza di troppi avverbi che finiscono in -mente (ce ne sono due nelle prima parte, rallentano la frase e nel 99% dei casi la frase funziona anche senza di loro) e verbi sensoriali (sentire, in particolare), anche questi per quanto possibile andrebbero evitati perché rallentano la frase.
In ogni caso mi sembra un lavoro molto buono.


CLASSIFICA
1. Il ruggito dell'Orda di Francesco Battaglia
2. Un'altra ultima notte di Stefano Floccari
3. L'hangar dei mostri di Stefano Moretto
4. Ometto di Luca Spalletti
5. Prova di coraggio di Andrea Partiti
6. Bang sonico di Davide Mannucci
7. Fuori è peggio di Luca Fagiolo
8. Questione di geni di Viviana Tenga
9. Un sentiero da riprendere di Alexandra Fischer

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Emiliano Maramonte
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » domenica 25 aprile 2021, 18:45

Consegno la classifica e i commenti.
Nessun dubbio sul podio. Avrei messo un bell'ex-aequo al quarto posto per tutti gli altri, malgrado io abbia segnalato degli inconvenienti; tuttavia i racconti dal 4 posto in giù mi hanno colpito per qualche elemento di assoluto interesse, per qualche ottima intuizione, per la narrazione, per l'impatto emotivo. Ho dovuto fare delle scelte, purtroppo, come richiesto dal meccanismo infernale di MC.

Buona Edition a tutti!


CLASSIFICA

1, Il ruggito dell'Orda di Francesco Battaglia
2. Un'altra ultima notte di Stefano Floccari
3. Ometto di Luca Spalletti
4. Bang sonico di Davide Mannucci
5. Un sentiero da riprendere di Alexandra Fischer
6) Fuori è peggio di Luca Fagiolo
7) L'hangar dei mostri di Stefano Moretto
8) Prova di coraggio di Andrea Partiti
9) Questione di geni di Viviana Tenga


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COMMENTI


Fuori è peggio di Luca Fagiolo
Parto dai due elementi molto positivi: 1) l'interpretazione del tema dalla prospettiva dello schiavismo e del razzismo; si tratta di questioni universali che hanno sempre un loro peso emotivo, in qualsiasi storia le si incorpori. 2) il tenero gesto di solidarietà da parte del bambino.
Altra nota positiva è la narrazione la quale, seppur con qualche incertezza qua e là, scorre abbastanza bene ed è precisa al punto giusto.
Purtroppo mi hanno lasciato molto perplessi alcuni aspetti, primo fra tutti il finale. Ma ci arriverò fra poco, anche perché bisogna fare un paio di precisazioni. Innanzitutto, mi sarebbe piaciuto inquadrare meglio l'età del figlio del padrone; secondo me è molto importante perché se è un bambino che parla con qualche difficoltà linguistica, non può avere più di 5/6/7 anni. I bambini, anche a quell'età, fanno domande esistenziali o pongono quesiti spiazzanti, ma nel caso del tuo racconto Isaia mostra troppo interesse e troppa curiosità verso il "negro", in altre parole, fa domande troppo "elevate" per gli standard della sua presumibile età. Lo dico anche perché, per quel poco che so di schiavismo in America (e non solo...), di solito le famiglie sviluppavano in toto l'odio razziale e i genitori facevano di tutto per trasmettere tale odio anche ai figli, quindi mi sarei aspettato un atteggiamento ostile anche da parte del figlio. Ecco, questo aspetto mi è risultato fuori contesto. Capisco che era necessario per giungere a un determinato risultato narrativo, ma se un'intera cultura è imbevuta di quell'atteggiamento intollerante, chiunque dovrebbe mostrarlo. Ovviamente questa non è una legge universale, però, ribadisco, mi è sembrato un elemento stridente.
Dicevo il finale. Stante la tenerezza del gesto di Isaia, mi è risultata incomprensibile la scelta del padrone di liberare lo schiavo. Un padrone così malvagio, che arriva a pestare selvaggiamente un uomo, lo apostrofa con disprezzo, lo tiene in schiavitù da 20 anni, lo irride, non mostra la minima scintilla umana, poi vede il figlio sporco di fango (ci sta il gesto, ma non la conseguenza) e in un minuscolo istante si ravvede totalmente e dona allo schiavo quella libertà che bramava da una vita! Mi pare davvero poco credibile. Mi permetto di ipotizzare uno sviluppo narrativo, senza pretesa di sminuire quello che hai scritto tu. Il padrone guarda il figlio, lo guarda incredulo, ci ride su, momento di sospensione, il negro ha il fiato sospeso perché spera in uno sviluppo a lui favorevole, ma il padrone torna nella sua bolla di malvagità, allontana il figlio e bastona ancora lo schiavo. Secondo me, sarebbe stato il trionfo della simbologia della malvagità umana, avresti rappresentato crudamente la cattiveria dell'uomo e posto davanti agli occhi del lettore la condanna contro queste tipologie di crudeltà.
Nel complesso ho ancora sensazioni contrastanti sul tuo testo, per cui, prendendo in prestito le valutazioni dell'Antico, per me un pollice su ma in maniera poco brillante.

L’hangar dei mostri di Stefano Moretto
In generale il racconto è stato di mio gradimento. Mi è piaciuta molto l'intuizione di base: questo commercio di esseri chimerici, trattati oltretutto come prodotti qualsiasi, mi ha proprio convinto. Mentre leggevo mi sono venuti in mente quei megamagazzini di Amazon dove le merci sono tutte accatastate e dove c'è un gran viavai di tecnici, operai e inservienti. Nella tua storia, in realtà, ci sono cubicolo ordinatamente disposti nell'hangar (occhio che l'hangar è un enorme capannone adibito a rimessa per areoplani e dirigibili, quindi in questo caso il termine è usato impropriamente...), ma la sostanza non cambia, sempre di merce si tratta.
Mi è piaciuto come hai condotto l'"esplorazione" del mondo da te immaginato, facendomi vivere le sensazioni e i contrasti interiori del protagonista. Anche il piccolo colpo di scena finale non è malaccio e questo accentua il conflitto interiore del personaggio.
Il racconto, tuttavia, pecca proprio laddove avrebbe dovuto avere maggior peso: il protagonista, addirittura, diventa all'improvviso un paladino della giustizia delle chimere. Le motivazioni di questo potrebbero derivare proprio da ciò che egli ha visto nell'hangar ma mi sono parse debolucce e la conclusione affrettata. Non che sia grave, intendiamoci, ma mi ha lasciato perplesso.
Qualche ripetizione di troppo nella prima parte ("cubo/cubi", hangar/hangar), un paio di espressioni da rivedere ("Il terrore mi asserraglia lo stomaco", "Emettere le fusa"), una frase da riformulare ("Mi ero immaginato un certo schifo, il fatto di non sapere se questo sia meglio o peggio mi fa sentire sporco." non mi è molto chiara), però nell'insieme un racconto non troppo complesso che ha una sua logica e arriva dove deve arrivare, senza troppe pretese.

Bang sonico di Davide Mannucci
Vengo subito ai lati positivi.
Ho notato che prediligi temi forti e controversi e li affronti di petto, in maniera cruda, diretta. Questo è un bene perché crei subito forti impatti emotivi e sbatti in faccia al lettore tematiche e implicazioni. Ecco perché nell'insieme il racconto mi ha colpito, va dritto al punto, senza mezzi termini. Il colpo di scena mi è piaciuto; ammetto che un po' me l'aspettavo, ma è stato uno sviluppo che desideravo, in quanto consolatorio, mi ha dato sollievo. Il bastardo ha avuto ciò che si meritava. Magari manca un po' di tensione un più per la preparazione del climax (come suggerito da Massimo), però non è un inconveniente penalizzante. Ho apprezzato soprattutto la seconda parte, nella quale la narrazione è condotta con mano ispirata e felice, e se la prima parte l'avessi scritta con quello stile e quel registro, avresti spaccato!

Aspetti che non mi hanno convito.
L'esordio è confuso, pesante, e questo non è un bene. Fino a: "[...] come se avesse fretta di tormentarmi ovunque." ci sono troppe informazioni e i periodi sono lunghi. Negli anni ho imparato a semplificare fino al limite massimo consentito dalla comprensione del mio lettore ideale. Anche a costo di scrivere periodi brevissimi, stile poesia. Ad esempio: "Il primo colpo arriva quasi trasportato dal suono di quel terribile schiocco che ormai da un anno è diventato il mio incubo." Incipit molto fastidioso, anche per la presenza di quel "quasi" (ormai ho imparato a non usarlo più...). Avrei riformulato così: "Il terribile schiocco arriva inesorabile. Da un anno è il mio incubo". Tra l'altro, tutta la prima parte è pienotta di intrusioni dell'autore e poca focalizzazione (ma non volermene, non sono un integralista dell'immersività a tutti i costi...).
Rileggendo il racconto, mi è venuto in mente che la storia poteva iniziare da: "Di nuovo quello schiocco, stavolta è da brividi. Mi tornano in mente le parole del prof di fisica. «Lo sapete ragazzi perché la frusta fa quel suono secco?». Un dolore terribile sulla prima ferita mi procura un paio di conati in successione. Questa volta vuole uccidermi, lo so." Bellissimo, così. Avresti accalappiato alla grande il lettore, aprendoti poi mille possibilità di imboccargli riga dopo riga tutti i flashback che volevi.
Ultimo rilevo tecnico: bada sempre ai possessivi, alla lunga diventano antipatici ("La mia bocca si spalanca", può anche diventare "spalanco la bocca", tanto, alla fine, il protagonista parla di sé stesso e si sa che la bocca è sua...).
Perdona tutte queste pignolerie, ma mi permetto di dare qualche piccolo consiglio da amico, relativo ad astuzie che mi vengono dall'esperienza.
L'aderenza al tema non è proprio perfetta, ma il racconto è stato di mio gradimento.

Il ruggito dell’Orda di Francesco Battaglia
Il miglior racconto che ho letto sinora. Applausi. Vincente sotto tutti i profili. Narrato al top, pulito nella scrittura, emozionante, incalzante, lineare ma profondo, con un'ottima dose di orrore solo suggerito, eppure presente, terribile.
Commovente il rapporto tra il chierico e la bambina. Mi sono chiesto per tutto il racconto il perché egli la proteggesse, chi fossero i mostri dell'Orda, se ci fossero dei retroscena esoterici, ma le risposte non mi importavano più di tanto perché il focus della tua storia è perfetto. Non ho altro da aggiungere se non un paio di pignolerie:
- Ho notato che usi troppi segni di interpunzione, e in particolare la sequenza ; : oppure : ; . Troppi "spezzatini" di questo tipo danno un po' fastidio e abbassano la qualità della tensione narrativa.
- “Dèi, datemi la forza”, tossì il chierico. - Qui "tossì" secondo me non va bene. Come fa a parlare e tossire allo stesso tempo? Capisco che piovono calcinacci e polvere, ma io avrei messo, chessò, "invocò" o qualcosa di simile.

In ogni caso, testo di assoluto pregio, sicuramente sul mio podio personale. Complimenti.

Un sentiero da riprendere di Alexandra Fischer
Ho letto due volte il tuo racconto per mettere bene a fuoco tutti i dettagli del mondo che hai proposto ai lettori di MC. Ho apprezzato tantissimo le intuizioni che stanno alla base della tua visione: si tratta di un futuro distopico in cui il collasso climatico ha generato una specie di tirannia per il controllo delle risorse, e nel quadro di tale tirannia si muovono due personaggi di estrazione sociale completamente diversa ma, in qualche modo, accomunati. Bello il confronto e l'interazione tra la ragazza e il ladruncolo, bello anche il contrasto: lui condannato a una vita difficile per sopravvivere, lei misericordiosa ma appartenente all'elite e, addirittura, figlia della presidentessa, quindi intoccabile. Il tema è stato centrato e la scrittura mi è risultata abbastanza scorrevole e pulita.
A parte questo, ho sofferto i disagi degli altri commentatori che mi hanno preceduto. La vicenda ha contorni molto sfumati e a tratti confusi, quindi, soprattutto verso la fine, la trama si perde e non si afferra appieno tutta l'efficacia della tua visione. Anche il finale è un po' così.
Il risultato finale è gradevole ma migliorabile.

Prova di coraggio di Andrea Partiti
La storia ha un indubbio valore "didattico": ci insegna l'importanza di apprezzare la semplicità e di apprezzare la vita come viene. Non so se ho detto una fesseria, ma ho percepito questi messaggi. La narrazione scorre liscia e quieta fino alla fine, senza particolari scossoni emotivi e narrativi. Questo è un punto debole. Magari ragiono da autore di thriller, ma mi aspettavo che il vecchio facesse qualcosa di cattivo per togliersi di torno i fastidiosi ragazzacci che gli rovinavano gli alberi. Ho immaginato, ad esempio, che avrebbe avvelenato Tommaso con una fetta di cachi, oppure avrebbe provato a dargli una lezione, in qualche modo; invece cerca di dargli un piccolo insegnamento, la cui efficacia mi ha lasciato perplesso.
Altro motivo di perplessità, il cappello introduttivo al presente con una forte componente raccontata. Ho pensato che avresti proseguito in questo modo (non sarebbe stato male leggere un racconto scritto alla "vecchia maniera"... a me sarebbe piaciuto molto), invece hai cambiato completamente stile e questo mi ha indispettito, tanto che, dopo aver riletto il racconto considero quell'incipit inutile. Iniziando dall'esordio con Tommaso, avresti guadagnato qualche carattere in più con la possibilità di seminare altri input per arricchire il background.
Nell'insieme il testo non mi ha deluso ma neanche mi ha entusiasmato. Tema centrato.

Questione di geni di Viviana Tenga
Menomale che ho aperto lo spoiler dopo aver letto il racconto! Lo spunto di ispirazione era importantissimo, ma per fortuna non mi ha condizionato troppo nella valutazione.
Ho pensato subito a mille obiezioni, ad esempio alla validità scientifica di un siffatto sistema di condizionamento sia genetico che ambientale; all'efficacia educativa di un isolamento così prolungato, e così via. Forse ho affrontato la lettura in maniera troppo cerebrale, non so, ma è stato un atteggiamento istintivo. Nell'insieme, non ho ricavato sensazioni entusiasmanti ma neanche deludenti. Ho provato interesse, ma nulla più. Carino il colpo di scena (che forse non lo è neanche...) che stravolge tutto il determinismo fortemente voluto dai genitori del ragazzo.
Scritto discretamente bene (seppure con qualche legnosità nel dialogo/flashback del dottor Bama...) e tema centrato.

Un’altra ultima notte di Stefano Floccari
Devo dire che il racconto ha acquistato sapore con l'avanzamento della lettura. All'inizio ho fatto fatica a ingranare: nonostante la scrittura sia ben condotta, sorvegliata e ispirata, sono entrato a fatica del mood della trama. Poi, pian piano, ho capito la tua visione e l'ho assaporata un po' alla volta. Con il paragrafo finale, poi, dopo l'iniziale sconcerto (proprio non capivo perché il punto di vista poi fosse stato spostato al di là del muro...) ho afferrato l'intelligente colpo di scena, lasciandomi un senso di soddisfazione per la lettura.
Anch'io, come qualcuno prima di me, ho pensato tu fossi al limite per quanto riguarda la semina preparatoria al colpo di scena, ma sono cose perdonabili se il finale ha un peso coerente e incisivo rispetto a tutta la narrazione. Faccio sempre l'esempio di Psyco di Hitchcock: sappiamo tutti come finisce, e il geniale regista era consapevole di aver barato con la finta voce fuori campo della mamma (morta) di Norma Bates, ma nei decenni la critica e gli spettatori hanno perdonato al buon Hitch questa furbata, proprio perché il film è stato chiuso con un'intelligente stravolgimento.
In generale, racconto che ho gradito molto, sicuramente sul mio podio personale e tema centrato.
In bocca al lupo!

Ometto di Luca Spalletti
Il racconto mi è piaciuto per un paio di aspetti: il carico emotivo e il finale.
Sei stato bravo a farmi seguire la vicenda con crescente apprensione, come se fossi stato accanto ad Andrea, e sei stato abile a costruire il meccanismo per cui non vedo cosa succede in un'altra stanza o in un altro ambiente, ma mi fai capire tutto, per aumentare il senso di angoscia e inquietudine.
Benché la storia crei un forte impatto emotivo, ha una certa piattezza nel flusso narrativo: si arriva alla conclusione con un costante atteggiamento verso il testo, senza un vero scossone finale. Per esempio, invece che far accadere il suicidio, avessi consumato qualche riga in più, avresti potuto generare una maggiore enfasi, ad esempio mettendo a confronto Andrea col padre, stravolto e sporco di sangue, il quale magari si sarebbe potuto sparare davanti al figlio (uno dei tanti possibili sviluppi alternativi che mi sono venuti in mente...); io come lettore avrei avuto paura per il bambino e avrei fatto un salto sulla sedia per il colpo di pistola...
Però il finale, anche così, non è male (te l'ho accennato all'inizio). A me, immaginare che il bambino andrà nell'altra stanza per scoprire cosa è successo ai genitori, ha messo addosso una tristezza e mi ha provocato un piccolo groppo in gola, e proprio per questo, secondo me, hai centrato il bersaglio.
Dicevo: avrei voluto leggere qualcosina in più; mi sarebbe piaciuto uno sviluppo finale più incisivo, ma alla fin fine va bene così, anche perché hai centrato appieno il tema.
Al netto delle indicazioni tecniche date da altri, però valuto positivamente la tua prova.

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antico
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 26 aprile 2021, 14:31

Avete ricevuto quattro classifiche e sono tutte regolari, ve ne mancano ancora altre quattro.

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Michael Dag
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 26 aprile 2021, 16:35

1- Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari,
Pesante.
davvero.
Atmosfera opprimente resa alla perfezione, empatia con la ragazza costruita benissimo, finale da groppo in gola. Bravo.
Mi sono intrigato un po' nella lettura quando elencavi i suoni del codice, ma non è un problema. Mi è piaciuto anche rileggerlo con la consapevolezza del pov.


2- L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
bello, mi è piaciuto. Mostri bene il disagio del protagonista nel trovarsi in quella situazione. Mi sono chiesto fino in fondo "ma perché lo fa, allora?" e il finale mi ha soddisfatto. In poco spazio hai tratteggiate bene tutti i personaggi, usando i giusti stereotipi senza essere banale (cosa assai difficile in un racconto così breve).
l'appunto che ti facci, i dialoghi. Non per come sono scritti, ma -non si capisce che è un dialogo.
ti consigluio virgolette, caporali o altro



3- Bang sonico, di Davide Mannucci,
Che dire, angosciante e opprimente, un buon lavoro. L'empatia col protagonista è chiara fin da subito. L'interpretazione del tema è strana, ma l'ho trovata molto originale e azzeccata. Ho trovato qualche ripetizioni sparse qua e là, ma nulla di grave.
il finale è un po' scontato a dire il vero, ma era giusto che finisse così.


4-Questione di geni, di Viviana Tenga,
l'idea è bella, e anche il flusso di sviluppo è fatto bene.
però ho trovato degli spiegoni che mi hanno fatto storcere il naso.
perché la madre spiega al bimbo cos'è un teatro interattivo? Dovrebbe saperlo.
"L’avevano fatto per Dan e per il suo orgoglio." Si capiva benissimo, non serve dirlo.
a volte saltelli tra mostrato e narrato.
comunque sia, un buon racconto che se limato bene, sarebbe ottimo

5- Prova di coraggio, di Andrea Partiti
La storia in se non ha nulla di sbagliato, ma l'ho trovata… noiosa. Non mi ha trasmesso granché. Non ho sentito la paura del ragazzino, sembra appena preoccupato o incuriosito, addirittura. Se, alla vista del vecchio, si fosse preso un colpo stravolgendo immediatamente la sensibilità del lettore, per poi accorgersi che Anselmi non è così mostruoso come dicono, sarebbe stato molto meglio.
ottimi i dialoghi, quelli dono davvero ben fatti

6 -Ometto, di Luca Spalletti,
anche se le emozioni sono trasmesse bene, non c'è un vero sviluppo della cosa. Il bimbo sente i genitori litigare e poi succede il fattaccio. Molto stringato, peccato perché è una scena sulla quale potresti scrivere di più ottenendo un risultato decisamente migliore.
la scrittura in se è buona, non ho trovato grossi problemi. Il rapporto con l'orsetto però fa tenerezza. Consiglio mio? Lavoraci su e postalo in laboratorio.



7 -Fuori è peggio, di Luca Fagiolo,
Ti sei bruciato nel finale. Mi è parso innaturale e "buonista" (odio questa parola, ma a volte torna utile, messa tra virgolette).
un riccone dell '800 che massacra i suoi schiavi a bastonate, si fa impietosire dalla scenetta del figlio? Avrei visto molto meglio se dava un ceffone a figlio sbraitando "sei contento adesso?".
peccato perché lo stile è molto buono.
purtroppo non ho appunti oggettivi da farti, solo, non ci siamo incontrati.
alla prossima




8 -Il ruggito dell’Orda, di Francesco Battaglia,
Ho trovato il racconto parecchio banale e stereotipato. Purtroppo l'anziano guerriero che si sacrifica per salvare la giovane è una scena abusata troppe volte ormai. Ma considera che, nel fantasy, sono davvero poche le cose che riescono ancora a stupirmi.
peccato, perché il timer della filastrocca mi è piaciuto davvero tanto.
La scrittura in se non è male, tutto narrato, ma per niente spiacevole. Alla prossima.



9-Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fischer,

Mi rincresce mette all'ultimo posto una sfornatrice di ottimi pezzi come te ma…
non ho capito.
cioè, lui è nel labirinto, giusto? E lei, come ci arriva? Lo tira fuori…come? O è lei che va da lui? Forse hai azzardato un worldbuilding troppo ambizioso per 4200 caratteri. La scena di lui che ha perso gli occhi ma guadagnato la veggenza mi è piaciuta, ma è l'unica che ho capito con charezza.
stile ottimo, nulla da dire.
mi dispiace!

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antico
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 28 aprile 2021, 17:31

Quando manca un solo giorno dovete ancora ricevere tre classifiche.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 28 aprile 2021, 22:42

Ed ecco la mia classifica con relativi commenti:

1) Un'altra ultima notte
2) Prova di coraggio
3) Il ruggito dell'Orda
4) Ometto
5) Bang Sonico
6) Questione di geni
7) L'hangar dei mostri
8) Fuori è peggio
9) Un sentiero da riprendere


Fuori è peggio

Ciao Luca, piacere di trovarti.
Partiamo dallo stile. Sicuramente ottimo e frutto d'esperienza. Solo la parte iniziale mi è parsa troppo trasparente nelle tue intenzioni, nel senso che leggendola ho ben percepito come le frasi fossero messe lì più per descrivere l'ambiente che per altro, camuffandole in azioni un po' fini a sé stesse. Secondo me poteva essere gestita meglio la partenza.
Venendo al resto, penso che la debolezza del racconto sia su due fronti. Uno è quello dei dialoghi e l'altro è quello della conclusione.
In merito ai dialoghi, hanno molti elementi artificiosi.
Nello specifico:

- il piccolo non usa la R in alcune parole mentre in altre sì e questo disorienta. Ha un'ingenuità comprensibile, ma è incomprensibile come metta facilmente in dubbio le intenzioni del padre. Un bambino a quell'età pende tantissimo dalle labbra del genitore e se il padre mette in guardia contro un pericolo il piccolo tende a credergli, per quanto possa non capire. Quindi, in sostanza, quanti anni ha questo bambino?

- lo schiavo ha un linguaggio molto forbito per essere un nero di quel periodo. L'unica spiegazione è che nei suoi vent'anni di servizio sia stato istruito. Però, perché lo hanno fatto? Quali erano le sue mansioni? Inoltre il fatto che aveva servito da vent'anni la famiglia viene detto solo verso la fine e per tutto il racconto il lettore rimane con questa sensazione di disagio che rovina la sospensione dell'incredulità. Altra cosa, davvero i neri, all'epoca, avevano a cuore le questioni di uguaglianza? Mi spiego meglio. Oggi, con la nostra cultura e il nostro retaggio, comprendiamo l'importanza della parità dei diritti e che nessuna razza deve primeggiare su un'altra. Ma all'epoca, di fronte ai soprusi dei bianchi, il massimo che poteva scatenarsi era altrettanto odio razziale da parte dei neri. L'alternativa era adeguarsi e sottomettersi. Il discorso dello schiavo mi trasmette l'impressione di essere fuori contesto.

- il padrone è disegnato un po' troppo a macchietta. Non spiega il motivo delle fustigazioni. Non viene detto se lo fustiga da sempre o se è solo quell'occasione e il suo cambiamento è troppo radicale e repentino (e qui tocchiamo anche il punto due).

In conclusione, per quanto l'idea è molto buona e ben scritta, inciampa su questi passaggi che rendono la realizzazione un po' goffa. Peccato. Di certo il numero limitato dei caratteri non aiuta in questi casi. A rileggerci.

L'hangar dei mostri
Ciao Stefano. Piacere di leggerti.
Ammetto che all'inizio ho fatto un po' fatica a disegnare nella mia mente l'ambientazione. Avevo un po' la sensazione che perdessi pezzi per strada e forse era solamente la mia attenzione che non riusciva a trovare l'interesse necessario nel dedalo di parole. Poi però, una volta capito meglio cosa fossero le chimere, ho ritrovato la giusta scia. Forse sarebbe stato meglio renderlo più chiaro in anticipo, almeno per me.
Interessante lo sviluppo, seppur il finale tronco, secondo me, nuoce molto al testo. Un racconto, per quanto corto, deve avere una partenza, uno sviluppo e un punto di arrivo e quest'ultimo ho faticato a trovarlo.
Non mi è stato chiaro se l'uomo si sia recato all'hangar già con le intenzioni di scoprire cosa vi accadesse o se vi fosse andato ingenuamente per il nuovo lavoro scoprendolo solo in seguito.
Anche la fidanzata-gatto che lo spinge a continuare nel suo lavoro è qualcosa di confuso. A una prima lettura non si comprende se lei lo inciti a lavorarci lo stesso per necessità economiche o se lo incoraggi a far emergere la verità. Questo è dovuto anche al fatto che lui le svela si tratti di un mattatoio come se lei prima non lo sapesse.
Inoltre, il cattivo di turno che parla degli animali come di oggetti anzichè esseri viventi mi è parso troppo macchietta, ma forse stasera sono troppo severo su questo punto, dato che lo sono stato anche con Fagiolo. Pongo il racconto, comunque, davanti al suo, perché le motivazioni dei protagonisti mi sono parse più solide.
A rileggerci! Buona edition!

Bang sonico
Ciao Davide, piacere di leggerti.
Molto interessante lo sviluppo della traccia e anche il modo in cui hai voluto dipingere la scena.
Mi è piaciuto il climax che sei riuscito a creare e su questo ho poco da dire.
Il finale mi è parso un po' troppo banale rispetto a tutto quello che era stato costruito prima. Un po' telefonato ma soprattutto abusato qui nell'arena. Di violentatori/ricattatori/stupratori/torturatori che vengono uccisi sul finale con la liberazione del protagonista ne ho letti troppi e questo ha fatto perdere un po' di punti al racconto.
Per il resto tutto ok e visto che l'ho fatto notare anche a Fagiolo e a Stefano, non posso trattenermi dal citare il cattivo-macchietta presente anche in questo racconto.
Magari è un aspetto su cui possiamo lavorare un po' tutti quanti.
Metto il tuo racconto davanti al loro, comunque, per il mood in cui sei riuscito a immergermi nel mood (si dice così tra i giovani?). A rileggerci!

Il ruggito dell'Orda
Ciao Francesco. Piacere di leggerti.
Un buon racconto che raggiunge il suo scopo, ossia quello di raccontarci il legame tra la bambina e l'omone e di dare il colpo allo stomaco per via della sua dipartita.
Direi che ottieni quello che vuoi e quindi, avendo fatto centro, non posso che farti i complimenti.
Certo, non uno svolgimento dei più originali, ma, come detto, buono.
L'unico appunto che posso farti è l'uso di quel "fagotto" che lascia un po' interdetti all'inizio sull'età della bambina.
A rileggerti. Buona edition!

Un sentiero da riprendere
Ciao Alexandra.
Non mi dilungo su quanto già detto da altri in merito all'ambientazione complessa.
Ci tengo però a dirti che ho notato come in questo caso tu sia riuscita a essere un po' più solida nella trama e ad avere un punto di arrivo, cosa che in precedenti edizioni, nonostante l'ottima scrittura, faticavi a raggiungere. Quindi, da questo punto di vista, ottimo.
Il problema credo si presenti nella parte centrale. Il dialogo che la protagonista ha con il ragazzo è molto artefatto e trasuda infodump da tutti i pori, confondendo molto il lettore. Mi ha lasciato molto perplesso e sono riuscito a comprendere la trama solo grazie al fatto che sul finale hai semplificato parecchio, riuscendo a riagganciarmi nell'essenziale.
Anche la struttura stessa del labirinto non mi si è disegnata molto bene nella testa.
Con un buon lavoro di restauro può uscirne una bella chicca.
A rileggerci.

Prova di coraggio
Ciao Andrea.
In questo caso non condivido i commenti che mi hanno preceduto. Personalmente non mi sono affatto annoiato. Trovo che il racconto sia scritto ottimamente e i personaggi molto ben caratterizzati. Ho seguito con passione lo svolgimento e in genere, anche io, tendo a non soffrire troppo i racconti senza twist. Nel tuo caso non è stato così e questo significa che, seppur lineare, hai saputo rendere il tutto interessante.
Forse il finale rimane un po' monco, come se fosse un tassello di una storia più grande. Poteva chiudersi il cerchio in molti altri modi, magari facendo in modo che il frutto acerbo rendesse meno appetibile l'albero agli amici così da non infastidire più il vecchio o... qui ci dilunghiamo troppo su come "avrei fatto" e non mi sembra giusto. Lascio a te lo spunto su come poter chiudere diversamente quello che comunque rimane una bella storia.
A rileggerci!

Questione di geni
Ciao Viviana. Piacere di ritrovarti.
Il racconto è molto interessante e lo è anche l'idea da cui è nato. Sinceramente non l'ho colta, non conoscendola, e mi sono lasciato distrarre dal fatto che il protagonista di un mio romanzo si chiama Sid (portandomi a non collegarlo a Siddharta).
Forse la storia a cui si ispira il tuo racconto è stato sia il suo carburante che la sua condanna. Mi è parso che per ripercorrere le orme della storia già esistente tu abbia dovuto correre, riassumendo la trama per farci entrare tutto, scivolando un po' nell'enciclopedico e dimenticandoti di immergere il lettore emozionandolo. Questo porta a scorrere le righe come si farebbe con una pagina di Wikipedia ed è un peccato. Probabilmente, cambiando il POV e limitare l'azione temporale a un dato momento, avrebbe potuto giovare al racconto, forse concentrandosi su Sid e sulla sua fuga.
A rileggerci!

Un'altra ultima notte
Ciao Stefano. Mi accodo ai complimenti.
Davvero un bel racconto e un plot twist che mi ha colto impreparato e che ti fa guadagnare parecchi punti (io li adoro).
Trovo che l'idea sia ottima, una di quelle che mi pento di non averla avuta io, quindi applausi anche per questo.
Se devo trovare una piccola nota dolente, credo che stia nel ricercare immagini complesse per voler rendere la scrittura più pomposa, a volte ottenendo il risultato di zoppicare. Ti faccio un esempio banale:

"Fuori è notte, una di quelle notti buie come l’oceano quando le nuvole coprono la luna."

La notte è buia perché le nuvole coprono la luna. La similitudine con l'oceano quando le nuvole coprono la luna risulta quindi troppo ovvia e ridondante. Sarebbe come dire "c'era un caldo assurdo, come quando il sole fa alzare tantissimo la temperatura", non so se mi spiego.
Credo che l'intento fosse quello di dare austerità al racconto o alla tua penna ma sono convinto non ce ne fosse bisogno.
Prova a semplificarti la vita su questo fronte e vedrai che riuscirai a mantenere la stessa intensità divenendo però anche più fluido.
A rileggerci!

Ometto
Ciao Luca.
Racconto interessante, che si legge bene, scorre e sa emozionare tenendo vivo il punto di vista del bambino.
La trama non è originalissima (mi ha anche ricordato il background di Soyer in Lost) ma hai comunque saputo tenere bene le redini della storia e arrivare dove volevi arrivare. Quindi, tutto sommato, hai saputo gestire al meglio i pochi caratteri a disposizione. Ho letto che hai scritto che hai voluto sperimentare, ma io credo, invece, che hai giocato, al contrario, un po' facile, utilizzano quegli elementi che bastavano per farti fare goal. :)
Sono convinto tu possa "osare" di più, sfruttando la tua ottima penna con trame più articolare.
Spero di rileggerti in futuro.

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Andrea76
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 29 aprile 2021, 11:48

Ecco la mia classifica con relativi commenti:

1) L’HANGAR DEI MOSTRI, di Stefano Moretto
Ciao Stefano, e piacere di leggerti.
In questo racconto hai trattato un tema molto attuale che è quello del consumismo relazionale. Almeno io l’ho interpretato così. Egoismo, cinismo e narcisismo si sono inseriti in maniera subdola nei rapporti tra le persone e, in diversi modi, sono riusciti a cambiare le relazioni e a modificare, almeno in parte, la nostra capacità di avere un contatto con gli altri che sia basato puramente sui sentimenti e non su bisogni egoistici.
Direi che il tuo racconto fa il suo dovere e ha il suo peso in questo senso. Il linguaggio semplice e chiaro e l’ambientazione funzionale al messaggio che volevi comunicare rendono la lettura gradevole e non priva di spunti di riflessione anche amara.
Il protagonista è un anti-eroe (anche lui si è servito di uno dei prodotti dell’hangar) che alla fine si riscatta agli occhi del lettore perché prova affetto per la donna-gatto e da prodotto la eleva ad essere vivente da amare e proteggere.
Dietro al muro dell’indifferenza e dell’individualismo, se si ha il coraggio di scavalcarlo, c’è esattamente questo: l’amore.
Complimenti, e a rileggerti.

2) PROVA DI CORAGGIO
Ciao Andrea, è un piacere leggerti.
Ho trovato nel tuo racconto un’ottima gestione del narratore onnisciente. Non sono un fanatico dello show don’tell, allo stesso tempo provo un certo fastidio quando la scrittura di un autore risulti così esterna da far emergere l’ingombrante presenza dello stesso. Non è questo il caso perché la tua storia mi ha coinvolto e mi ha tenuto gli occhi incollati alla pagina. Ritengo che questo sia stato dovuto dal fatto che mentre Tommaso percorre la tenuta di Anselmo si ha la sensazione che possa accadere qualcosa di spaventoso. Il fatto che alla fine non accada non è per forza un fallimento. Anzi, ti do merito di avermi trasmesso una tensione emotiva nonostante non succeda nulla di significativo. Un po’ come accade nei racconti di Carver, ad esempio, e il paragone per me è lusinghiero.
A rileggerti.

3) IL RUGGITO DELL’ORDA, di Francesco Battaglia
Ciao Francesco, piacere di commentarti.
Il tuo è un racconto che ho apprezzato nonostante non sia un amante del genere. Lo stile è buono e altamente immersivo. Anche la costruzione drammaturgica è semplice ma senza sbavature, con un certo equilibrio nello sviluppo dei tre atti (la minaccia al di là del muro, la ricerca di salvezza all’interno del tempio, l’apertura della cripta segreta). Funzionali alla storia i dialoghi, belle le descrizioni dei dettagli della chiesa, coerente fino alla fine il filtro del pdv. Il protagonista per alcuni tratti l’ho trovato ambivalente (ho temuto che potesse fare del male alla bambina), e questo è un altro punto di forza del racconto. A mio avviso il finale che poteva essere scontato viene valorizzato dall’uso della cantilena della bambina come countdown che accompagna il lettore verso l’inevitabile conclusione della storia. Bravo.

4) UN’ALTRA ULTIMA NOTTE, di Stefano Floccari
Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Il tuo racconto si regge per buona parte sul monologo interiore del protagonista. In genere è una tecnica narrativa che non apprezzo nei racconti brevi dove preferisco che l’interiorità del personaggio mi venga presentata attraverso atti e comportamenti dello stesso. È un mio gusto personale, naturalmente. Ciò nonostante la lettura non mi ha annoiato perché la tua scrittura è stata densa, sentita, profonda, e come tale mi ha catturato. Concordo con chi ha trovato qualche ridondanza nel testo e anche con l’osservazione che la coperta tarlata sulle spalle del pdv inganna il lettore sull’effettiva identità del protagonista.
In ogni caso il ribaltamento che ha luogo nella scena finale è forse la parte più riuscita del racconto e senza dubbio mi fa dire che il tuo è stato un buon lavoro.
A rileggerti.

5) BANG SONICO, di Davide Mannucci
Ciao Davide, e piacere di commentarti.
Il tuo racconto mi richiama a quello di Luca: entrambi si riferiscono al tema delle presunte diversità e alla violenza sociale che scaturisce dall’infinito dibattito su questa questione. A mio avviso i vostri due racconti hanno punti di forza differenti: quello di Luca si fa preferire per lo stile immersivo, il tuo ha una costruzione drammaturgica più efficace. Faccio questo confronto per motivare la mia scelta in classifica: alla fine tra contenuto e stile, se mi puntano un fucile contro scelgo il primo.
Il quid in più alla tua storia è dato da come hai affrontato il tema: il muro, in questo caso quello dell’omertà, è solamente evocato, e questo a mio avviso fa arrivare in maniera più efficace il messaggio che sta alla base del testo (vincere la paura), oltre che dare valore sostanziale e formale all’intervento finale di Marco che salva la vita del protagonista.
Lo stile del tuo racconto però non è abbastanza fluido, a mio avviso. C’è più tell che show e questo non giova all’identificazione con il pdv, e anche le informazioni relative alla dinamica della scena sono troppe e smorzano quella tensione che invece la situazione descritta avrebbe dovuto generare.
In generale ritengo che il tuo racconto, con le giuste limature, potrebbe diventare eccellente.
A rileggerti.

6) FUORI È PEGGIO, di Luca Fagiolo
Ciao Luca, sono lieto di commentarti.
Il tuo racconto è scritto molto bene ed è certamente un pezzo da manuale se ci riferiamo ai capisaldi della scrittura immersiva. Collochi al posto giusto i dettagli essenziali (non uno di più) per visualizzare la scena che vuoi descrivere al lettore, con il risultato che noi che leggiamo siamo lì nella stalla e sentiamo le pene e le fatiche del prigioniero. Ho trovato davvero poche sbavature in questo senso, non una sola ridondanza che svii dal punto di vista del protagonista (l’unico appunto forse sta nella frase “Il sangue a terra non sembra spaventarlo, ma il colore della mia pelle sì” dove non avrei inserito la seconda informazione in quanto già chiara al lettore come fonte di conflitto). Ben caratterizzato anche l’antagonista, l’uomo bianco, credibile nella sua spietata cattiveria. Molto riuscito anche il dialogo tra il prigioniero e il bambino che mi ha ricordato le claustrofobiche atmosfere di Io non ho paura di Ammanniti.
Il racconto però un problema ce l’ha, secondo me. E cioè l’aderenza con il tema è stiracchiata se non impalpabile. In questo senso prendo spunto da una delle ultime frasi: “con la testa indica oltre il muro, verso la libertà” che stona davvero rispetto al grande equilibrio tra contenuto e stile che hai dimostrato nel resto del testo. Si percepisce che è una frase inserita a forza, a mio avviso, proprio per far quadrare il tema. Paradossalmente se il muro tu avessi scelto di non inserirlo affatto (tra l’altro la stalla io me la immagino fatta di legno, quindi anche visivamente non visualizzo un muro presente all’interno della scena) secondo me la cosa avrebbe funzionato meglio. L’idea di un muro, quello delle diversità che sta alla base di questo racconto, lo avresti semplicemente evocato con un impatto emotivo sul lettore più significativo.
Parere mio, naturalmente.
A rileggerti.

7) OMETTO, di Luca Spalletti
Ciao Luca, lieto di leggerti e commentarti.
Il tuo racconto sviluppa un tema molto dibattuto ma lo fa in modo originale, cioè dal punto di vista di un terzo apparentemente esterno alla dinamica del conflitto. E il fatto che questo sia un bambino, la cui fragilità è intrinseca nella sua stessa natura, aumenta le potenzialità emozionali del testo.
Personalmente trovo che l’idea poteva essere sfruttata meglio amputando l’incipit così come lo hai concepito. Ovvero, non caricando da subito il pdv di patos e angoscia ma lasciando che fossero le parole e i rumori prodotti dai genitori al di là del muro a fare questo lavoro in lui e di conseguenza nel lettore. Invece hai aggiunto ansia ad ansia e questo ha avuto su di me l’effetto opposto che volevi raggiungere: ha stemperato il disagio che questa scena avrebbe dovuto trasmettermi. Le successive azioni compiute dal bambino (la ricerca di conforto nell’orsacchiotto Teddy e l’incapacità di trattenere la pipì) sono invece funzionali.
A rileggerti.

8) UN SENTIERO DA RIPRENDERE, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, è un piacere commentarti.
“Un sentiero da riprendere” ha spunti interessanti, frutti del tuo talento visionario. Il conflitto è presente, con questo spirito imprigionato nel labirinto e una ragazza che prova a liberarlo. Funzionano i dettagli sensoriali che fornisci perché aiutano il lettore a calarsi nell’habitat (il vetro appannato, i fili cosparsi di punte acuminate, la mano ghiacciata di Fuhelo). Riuscito il finale, con l’investitura di Veresya come futura presidentessa, cosa che fa ben sperare in una liberazione dello spirito.
Il testo però risente, a mio avviso, della presenza ingombrante di una voce narrante che rende il resoconto dei fatti troppo esterno rispetto alla psicologia dei personaggi. Affatica la lettura anche la sovrabbondanza di informazioni date al lettore senza il filtro del pdv, il che fa perdere al racconto un po’ di mordente. Ho avuto la sensazione di trovarmi non in una short-story ma nel bel mezzo di un romanzo, e ciò dipende dalla scelta che hai fatto di focalizzare l’attenzione su troppi dettagli, con il rischio purtroppo di incidere sulla chiarezza del testo.
La tua storia secondo me ha bisogno di molto più spazio per essere raccontata.
A rileggerti.

9) QUESTIONE DI GENI, di Viviana Tenga
Ciao Viviana, piacere di leggerti.
Mi è piaciuta l’idea di usare un’immaginaria macchina del tempo per trasportare Siddharta nel 2200. Ci sono dei concetti del tuo racconto che mi hanno colpito, tra tutti il fatto che un mistico sia considerato un essere improduttivo nella società moderna ma che, sotto sotto, la sua presenza risulti preziosa nel rendere quantomeno vivibile la società stessa. E il fatto che il Sid del ventitreesimo sia figlio di due seguaci del conformismo, ne aumenta il fascino e il conflitto che lo caratterizza.
Lo stile che hai scelto però per la tua storia a mio avviso svaluta questa idea e ne riduce la potenzialità emozionale. La voce esterna che riassume la crescita e lo sviluppo della consapevolezza di Sid non produce un attrito emotivo nel lettore, non lo induce all’immedesimazione nello stesso, non lo porta a soffrire e poi a sperare e a poi a godere della sua scelta finale. Come qualcuno ti ha già scritto, il tuo è stato un telling troppo asettico ed esterno rispetto alla psicologia del personaggio e questo ha ridimensionato l’oggettivo peso che il tuo racconto aveva nelle sue intenzioni. È un plot quello a cui hai pensato che ha bisogno di un romanzo e non di un racconto, e ti direi di pensarci perché le basi per una grande storia ci sono tutte.
A rileggerti.

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antico
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 29 aprile 2021, 19:44

Poche ore alla scadenza e dovete ancora ricevere una sola classifica.

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jimjams
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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 29 aprile 2021, 21:58

La mia classifica:

1. Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari
2. Il ruggito dell’Orda, di Francesco Battaglia
3. Prova di coraggio, di Andrea Partiti
4. L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
5. Bang sonico, di Davide Mannucci
6. Questione di geni, di Viviana Tenga
7. Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fischer
8. Fuori è peggio, di Luca Fagiolo
9. Ometto, di Luca Spalletti

una volta messi in fila i racconti mi rendo conto che persino quello che alla fine ho messo in fondo mi piace. Questo girone aveva secondo me una qualità molto alta.


1. Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari
Ciao, Stefano. Il tuo racconto mi incasina un po' le cose perché è il penultimo che leggo e avevo in testa una graduatoria che ora mi salta. In sintesi mi è piaciuto parecchio. L'idea non solo è molto buona, ma centra il tema in maniera secondo me formidabile. Il muro non è solo fisico, è un ventaglio di muri. Anche l'esecuzione mi è parecchio piaciuta, al netto di piccole cosine che si rivelano in seconda lettura (perché alla prima ci son passato sopra preso dal racconto). Sei riuscito a creare un buon ritmo, una progressione che coinvolge e un'attesa in chi legge e non vede l'ora di arrivare alla rivelazione. Perché è chiaro che ci sarà una rivelazione, ma saperlo non disturba, anzi è un motore che spinge a leggere. Bravo, complimenti.

2. Il ruggito dell’Orda, di Francesco Battaglia
Ciao Francesco. Che dire, adorabile racconto. Ho apprezzato un po' tutto, scrittura, ritmo, storia, epilogo aperto, idea. Le emozioni passano, ci si immerge in progressione nella storia e si prova subito un'istintiva simpatia per la piccola Evelyne e il suo protettore. Qualche piccola cosa la rivedrei, come la definizione/descrizione iniziale di fagotto che fa pensare a una neonata. Sul finale concedo il beneficio del dubbio, perché se seguendo alcune linee immaginative non ha molto senso rinchiudere in una nicchia la bambina, in altre, dove alla fine della filastrocca accada qualcosa di speciale, potrebbe avere la sua ragione. Giudizio complessivo molto buono da parte mia.

3. Prova di coraggio, di Andrea Partiti
Carissimo Andrea, questo racconto mi è piaciuto assai, davvero. Molto delicato, poetico, quasi una di quelle storie che i nonni raccontano ai bambini con il doppio scopo di intrattenerli e insegnare loro qualcosa di importante. Ti consiglio vivamente di rivederlo e ampliarlo per dargli maggior respiro e sistemare meglio alcune cose. Mi piacerebbe che diventasse poetico in tutto il suo respiro. Cura le parole, il ritmo, completa qualche piccola incongruenza. Butto lì qualche appunto: "almeno quasi" stride; padronale invece di patronale; "più triste di più" ha un di più di troppo; le radici sembravano; ti manderanno di nuovo... Vedi tu di limarlo, lo sai fare meglio di me. Che altro? Fai promettere al ragazzo di non rivelare nulla in cambio del frutto, o qualche altra scusa magari magica per far sì che sia credibile il silenzio dello stesso. Un po' di spavento non può fargli male :-) Ancora... Non so, forse potresti provare a vedere come viene a scriverlo come una vecchia fiaba, c'era una volta un albero di cachi in un gran giardino custodito da un vecchio contadino.... ;-)

4. L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
Ciao, Stefano. Prima di tutto le impressioni a caldo. Il racconto mi è piaciuto, l'idea è affascinante, la scrittura piacevole e coinvolgente. La storia mi pare funzionare. Posso immaginare facilmente avvenimenti prima e dopo, lui che ordina una chimera, perché gli pare un giocattolo divertente, ma poi se ne innamora etc etc. Insomma si entra facilmente nella storia, nel mondo che hai creato. Un pochino rigida alla fine l'interazione tra il protagonista e la sua innamorata, ma niente di grave. Giudizio complessivo sicuramente positivo.

5. Bang sonico, di Davide Mannucci
Ciao, Davide. Che ti devo dire questo racconto mi ha dato un certo godimento, una soddisfazione barbarica, ecco. Credo che nel bene e nel male tu sia riuscito a raccontare un pezzetto di vita e farmi partecipare, immerso in quel momento. Questo è buono, vuol dire che hai centrato l'obiettivo principale di uno scrittore: coinvolgere il lettore, far provare sentimenti. Detto questo, che come puoi capire in sintesi significa un giudizio generale positivo, aggiungo però che devi lavorare un po' su alcuni punti dove la lettura si inceppa (ovvero mi son dovuto fermare per capire cosa volevi dire). Per esempio: "Ho deciso di non denunciarlo, l’ho fatto per la mamma e Marco, mio dolce e leale amore, non ha insistito." Qui sembra che lui non lo abbia denunciato per mamma e Marco. Lo so che è scritto "bene", ma quella piccola aggiunta (mio dolce e leale amore) tra virgole fa da spartiacque e crea un attimo di confusione. Minuzie, ma siamo qui per limare, no? Piccole cose comunque. Un altro aspetto è quello del bang sonico. Hai il protagonista che racconta quello che gli sta accadendo; poi hai gli inserti di pensiero sull'amante, Marco; infine inserisci gli inserti di pensiero sul bang, il professore... Non so se ha un senso, un'utilità nella storia. Comunque un buon racconto.

6. Questione di geni, di Viviana Tenga
Ciao, Viviana. Idea interessante, fisicamente in tema (ma non solo). Direi impeccabile la scrittura, considerando i tempi e lo spazio consentito. Finale ok anche se forse si può, senza cambiarne il senso, trovare un modo più efficace di trasmetterlo. Nonostante tutte le cose positive che trovo nel racconto devo però dire di non esserne stato coinvolto più di tanto. Ci ho riflettuto qualche minuto e secondo me manca qualcuno con cui immedesimarsi. Dovrebbe essere il ragazzo, ma la storia non lo vede abbastanza centrale, si sentono poco i suoi sentimenti. Mi rendo però conto che andava tagliato qualche angolo per spiegare cosa stava succedendo. Non so, forse partendo dal ragazzo, insistendo sul suo punto di vista e inserendo il resto come inserti... In realtà lo hai fatto, ma mi pare poco efficace, almeno su di me, non so gli altri commentatori, non leggo mai i commenti degli altri prima di fare il mio. Fai media :-) In definitiva mi piace l'idea, mi piace lo stile, mi piace la storia ma mi sento poco coinvolto.

7. Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fischer
Ciao, Alexandra. Questo racconto, nonostante affronti temi e ambientazioni del tutto diverse dalle mie, mi ricorda tanto me. Ora magari sbaglio ma mentre leggevo ho immaginato che tu abbia, nella testa o su carta non importa, centinaia di pagine che descrivono questo mondo e questi personaggi. Io sui miei ci rimugino spesso la notte e credo che tu faccia lo stesso. Ma veniamo al racconto. Si intravedono una quantità di cose enorme. Un mondo, una società, una storia, difficoltà, tecnologie, un'evoluzione mentale speciale che prende forma nel ragazzo, moltissime cose appena accennate che ne fanno immaginare altre. Di per sé l'incontro, il racconto del piccolo episodio, può avere una sua vita, un suo sento anche se raccontato da solo. Certo non soddisfa, perché questa trasmissione di informazioni, quel lasciare intravedere così tante cose può risultare fastidioso per un lettore curioso. La scrittura è buona, non ho particolari indicazioni da segnalare. C'è una cosa che non mi piace, la chiusura, le due tre battute finali, o forse solo l'ultima. Non hanno nella mia mente molto senso, ovvero non mi appaiono naturali. Credo che il senso sia racchiuso in quelle pagine non scritte, ma io non riesco a raggiungerlo. Immagino che sia uno scambio che definisce i due personaggi, ma in questo contesto breve forse potevi chiudere in altro modo, per esempio a me sarebbe risultato più naturale se l'ultima frase della ragazza fosse stata solo pensata e di conseguenza sarebbe stata omessa quella finale della madre rendendo il tutto forse un po' intrigante.

8. Fuori è peggio, di Luca Fagiolo
Ciao, Luca. Ho letto il tuo racconto con interesse. Mi piaceva molto l'intenzione, l'idea del confronto. C'è un po' di rigidità nei dialoghi che risultano un po' artefatti, ma capisco che per rendere la cosa più naturale sarebbe servita una storia di ben più ampio respiro, quindi su questo non ho troppo da lamentarmi. Mi piace l'idea di fondo che si intravede, senza essere spiegata, di un dentro e un fuori. Confesso che la mia mente perversa è partita a immaginare distopici futuri con negrieri che si sono rintanati in rifugi sotterranei o al di là di barriere di qualche tipo. Che non si veda ma si intraveda mi piace, lascia libertà di immaginare. Non mi convince troppo il lieto fine, con il repentino e poco credibile (per me) cambio di rotta del terribile padrone. Ci ho ragionato un po' e forse la storia poteva prendere altre vie, certo meno rosee ma più intriganti. Dove ti piazzerò in classifica dipende molto dagli altri.

9. Ometto, di Luca Spalletti
Ciao, Luca. Racconto emotivamente coinvolgente, ben scritto. Non ci sono sorprese o colpi di scena, ma a me questo non importa niente. Riesci abbastanza bene a trasmettere emozioni, abbastanza bene ma non quanto si dovrebbe con un tema del genere. La mia idea è che quando devi affrontare un tema pesante come questo, con uno stile che è quello di raccontare un frammento di vita particolarmente importante e significativo, hai la possibilità di farlo crudamente (e crudelmente), sbattendo in faccia al lettore la realtà nella sua faccia più terribile, oppure puoi seguire la strada poetica, rendere tutto più smorzato ma al tempo stesso incisivo. Trovo che questo secondo approccio sia a volte più forte come effetto del primo, perché di fronte all'eccesso il lettore tende a chiudere il rubinetto emotivo, per difendersi, mentre con uno stile più graduale e velato ci lascia la possibilità di arrivare fino in fondo e colpire. Mi pare che tu abbia optato per questo secondo approccio, riuscendo abbastanza ma forse non completamente. Non è detto che la mia visione sia quella giusta. Il racconto è buono, piacerebbe molto a un paio di scrittori miei amici ;-)

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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 29 aprile 2021, 22:19

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriveranno anche i miei commenti e classifica.

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Re: Gruppo MURAGLIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » sabato 1 maggio 2021, 20:44

Ecco a voi i miei commenti e classifica per il vostro gruppo:

1) Ometto, di Luca Spalletti
Mi è piaciuto molto. Il racconto breve può avere un grande plus ed è quello di potere trattare argomenti attuali da determinati punti di vista parlando all'emotività dei lettori. Sono convinto che il testo arrivi esattamente dove voleva arrivare e una frase su tutte può lasciare il segno, soprattutto nei giovani genitori: "Tranquillo Teddy, ci sono qui io con te. Fra poco finisce tutto. Ti porto con me sul divano grande e guardiamo i cartoni con Mamma e Papà." Il tema c'è tutto e può essere visto anche su un livello diverso rispetto al muro divisorio dei due ambienti. Ci sono alcune cosette che andrebbero revisionate, forse, e per questo non arrivo al pollice su chiedendo però all'autore di procedere nel Laboratorio (in caso di mancato passaggio in finale) in modo poi da poterlo portare in Vetrina. Pollice quasi su e primo posto nel raggruppamento, per me.
2) Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari
Un racconto più che buono, a mio parere il più completo del gruppo. Gestisci bene il tutto e il finale mi ha trovato davvero impreparato, mai avrei pensato fosse lui. Forse ci starebbe più semina sul protagonista, tanto da infittire ancora di più per poi completare meglio la sua figura al momento della risoluzione. Occhio a diversi refusetti, a volte sembra che tu corregga dimenticandoti di cancellare.. Tema ottimamente declinato. Per me un pollice quasi su dove il quasi è giustificato dai refusi decisamente fastidiosi alla lettura.
3) Il ruggito dell’Orda, di Francesco Battaglia
Un altro racconto bello solido e mi sembra che tu stia migliorando di mese in mese, leggerlo è stato un gran piacere. Occhio però a una problematica che andrebbe risolta perché leggendo le tue risposte ai commenti ho percepito una logica intorno al canto della filostrocca in rapporto all'Orda che non mi sembra ben rappresentato: molti lettori, come il sottoscritto, hanno pensato a un finale tragico anche per la bambina, ma, se non ho capito male, il tuo intento era di salvarla proprio attraverso il canto in quanto l'Orda sarebbe andata oltre nel caso non avesse percepito paura nell'ambiente. Ecco, quel finale andrebbe rimodulato per renderlo più vicino alle tue intenzioni ed è il motivo per cui non arrivo al pollice quasi su, ma mi fermo al tendente verso il positivo in modo brillante preferendo il tuo testo al parivalutato di Mannucci per una sensazione di mancanza di difetti evidenti (che poi mi si sono palesati leggendo i tuo commenti). Sulla questione FAGOTTO, ho pensato subito che fosse un energumeno, ma post, ovvero dopo che mi hai svelato l'età della bambina, cosa che mi ha portato a risettarmi perché in prima battuta me l'ero immaginata neonata.
4) Bang sonico, di Davide Mannucci
Un racconto molto forte a livello emotivo, in piena linea con i lavori cui ci hai abituato. Ci porti bene dentro la situazione, forse dilatandola un pelo, ma sottolinei più volte come prima del colpo l'aguzzino faccia schioccare la frusta e questo raddoppia i tempi, senza considerare che quando si è in pericolo la percezione del tempo si dilata e questo mi sembra ben rappresentato. Ti consiglierei di evitare smancerie tipo MIO LEALE AMORE (o simile) che appesantiscono solo e sono anche poco funzionali perché il lettore sa che lui è gay e che c'è un Marco (che alla fine lo salva), ci sono già tutti gli elementi per definire il rapporto tra i due senza eccedere. Sul finale, mi ha un pelo confuso che tu avessi citato anche la madre, infatti sulle prime ho pensato che fosse stata lei, di sicuro va chiarificato il tutto e resi più efficace perché ho notato che tante problematiche ti sono state segnalate proprio in quel punto. Il tema lo affronti con originalità per quanto riguarda il bang sonico e in modo classico per quanto riguarda le incomprensioni insormontabili. Direi un pollice tendete verso l'alto in modo brillante. Per arrivare al quasi su o su sarebbe da rendere più fluido il tutto partendo proprio dalla questione "finale".
5) Fuori è peggio, di Luca Fagiolo
Vero, il tuo racconto ha molto in comune con quello di Massimo Tivoli: grande tecnica per entrambi e grande problematica finale simile con un personaggio che cambia il proprio atteggiamento senza una costruzione coerente a motivarne la svolta. Condivido anche le critica riguardante le parlate del bambino (e ha ragione anche Maramonte nel sostenere che all'epoca istruivano all'odio già dalle fasce e qui non si percepisce, tanto più che sembra vedere un nero per la prima volta) e dello schiavo (troppo organizzato e forbito). Ti rispondo sui tuoi punti di svolta per quanto riguarda le motivazioni dei personaggi e la difficoltà nell'affrontarli (che in questo racconto hai avuto in modo più evidente che in altri): non credo che il problema stia nello spazio quanto proprio nel fatto che, a volte, non semini il personaggio fin dall'inizio riservandoti poi di farlo cambiare in modo radicale quando è necessario. Devi creare delle microcrepe fin dall'inizio, mostrare delle debolezze, dei punti in cui si possa insinuare il dubbio o nei quali sia possibile l'originarsi di un cambiamento proprio perché, magari a livello inconscio, lo stesso è già in atto. Detto questo, piccolo problemino meno rilevante sul dettaglio della porta che si riapre un poco dopo che il padrone è uscito: non mi sembra girare al meglio perché anch'io ho dovuto rileggere per capire da dove arrivasse Isaia e che non fosse stato lui ad aprirla (non si capisce neanche bene che sia il bambino che il padre siano in voce fuori campo). Tema presente e ben declinato. In ogni caso, il racconto si legge bene e ha anche un messaggio positivo, cosa mai da sottovalutare. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante.
6) Prova di coraggio, di Andrea Partiti
Un racconto strano che non mi ha convinto, ma che non escludo di non essere stato in grado di capire. Il ragazzino che si trovo in mezzo alle viti, il bassotto addestrato per portarlo proprio dove lui sarebbe comunque andato, questo rito perpetrato senza raccontarsi, al di fuori del muro, di quello che accade dentro... Sono tutti elementi che mi hanno un po' cozzato con la logica e che, ben sapendo che tu sei solitamente molto attento a questi aspetti, potrebbero avere un significato che mi è purtroppo sfuggito. C'è da dire anche, però, che ci sono tutta una serie di formulazioni che non ti sono solite (te le ha ben segnalate tutte Pacchiarotti) che non mi aspetto dai tuoi testi. Insomma, devo giudicare quello che mi è arrivato e il testo è piacevole da leggere e ti porta a chiederti dove volesse andare a parare, questo è di sicuro un plus. Il tema c'è anche se non mi sembra, anche questo, trattato nel modo brillante che mi aspetto normalmente da te. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante che vado a piazzare tra i parivalutati racconti di Fagiolo e Moretto.
7) L’hangar dei mostri, di Stefano Moretto
Riprendi le chimere e la cosa mi fa piacere perché vuol dire che stai delineando un mondo da utilizzare in qualcosa di più lungo, ottimo. Mi pare, però, che ci sia meno attenzione del solito, soprattutto nella prima parte con alcune ripetizioni (hangar/hangar, blocca/blocca) che non mi sembrano appartenere al tuo standard pulito e attento. Mi sembra mancare un lavoro sul protagonista: le sue motivazioni alla fine si rendono ben chiare, ma avresti potuto fare di più con il senso di colpa (la chimera che lo attende a casa potrebbe essere un "prodotto" da lui stesso acquistato e chissà che non lo stia manipolando, del resto lui era "dall'altra parte del muro"). Insomma, presti molta attenzione nel worldbuiding lasciando un po' in secondo piano il tuo protagonista e questa è una caratteristica che si percepisce per tutta la durata del racconto. Per me la valutazione è un pollice su piuttosto solido, ma non brillante e ti piazzo dietro al parivalutato racconto di Fagiolo perché nel suo lavoro c'è un'attenzione maggiore sul contrasto e sul mostrare azioni (del resto lui partiva con il vantaggio di un worldbuilding già ben settato nelle teste dei lettori).
8) Questione di geni, di Viviana Tenga
Dopo così tanto tempo, credo che tu abbia pagato l'attenzione alle logiche della storia che volevi raccontare in rapporto ai limiti imposti e che questo ti abbia limitata allontanandoti dai tuoi personaggi e un po' anche dal lettore. Il racconto funziona e si legge bene, ma è manca qualcosa. Difficile cogliere il rimando al mito, in quello direi che l'esperimento non è riuscito. Più interessante, invece, vederlo dal punto di vista della socializzazione vs geni già presenti, ma non essendo il tuo obbiettivo non lo approfondisci e si rimane un po' a bocca asciutta. Il tema, ovviamente, c'è. Direi un pollice tendente verso il positivo, ma un po' al pelo, questa volta.
9) Un sentiero da riprendere, di Alexandra Fischer
Un'ambientazione molto bella e un contesto ricco e sfaccettato. A mio parere il racconto diventa problematico nel momento in cui la protagonista s'incontra con Fuhelo: 1) non si capisce quale sia il potere che le permette di raggiungerlo così facilmente, ma questo è un problema minore, 2) non si riesce a empatizzare con Fuhelo e a capire cosa dica e il perché della sua decisione di partire subito. In pratica, il testo funziona fino a quando c'è lei sola in scena e crolla con l'entrata in scena di Fuhelo. Il tema c'è anche se, mio parere, non è così fondante il racconto stesso. Questa volta direi un pollice ni tendente verso il positivo, ma più per tue scelte strategiche interne al racconto perché è evidente che sia molto più organizzato rispetto a quelli di qualche mese fa, devo dire che quest'ora in più che ti stai prendendo per postare sta dando i suoi frutti. Questo mese hai solo sbagliato nel mettere in scena troppi elementi.

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