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Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 20 aprile 2021, 2:12
da antico
BENVENUTI ALLA ORIANA RAMUNNO EDITION, L'OTTAVA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 152° ALL TIME!Questo è il gruppo VOLLEY della ORIANA RAMUNNO EDITION con ORIANA RAMUNNO come guest star. Gli autori del gruppo VOLLEY dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo BARRIERA.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo BERLINO. Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da ORIANA RAMUNNO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo VOLLEY:Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti, ore 23.18, 3911 caratteri
La Porta nel Muro, di Matteo Mantoani, ore 23.36, 4236 caratteri
Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta, ore 00.21, 3204 caratteri
Feritoia, di Riccardo Rossi, ore 23.05, 4234 caratteri
L’Onironauta, di Alvin Miller, ore 00.50, 4217 caratteri
Stage, di Andrea Furlan, ore 00.53, 4196 caratteri
Cinque amiche, di Luca Memoli, ore 23.33, 4237 caratteri
Un pessimo affare, di Filippo Rubulotta, ore 00.42, 4234 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 29 APRILE per commentare i racconti del gruppo BARRIERA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 30 APRILE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo BARRIERA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo BARRIERA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA ORIANA RAMUNNO EDITION A TUTTI![/img]
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 21 aprile 2021, 14:17
da Antonio Pilato
Ciao! Ecco di seguito la mia classifica, più complessa da creare rispetto al solito.
Un pessimo affare, di Filippo Rubolotta
La Porta nel Muro, di Matteo Mantoani
Cinque amiche, di Luca Memoli
L’Onironauta, di Alvin Miller
Stage, di Andrea Furlan
Feritoia, di Riccardo Rossi
Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta
Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
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Ciao Filippo, piacere di averti letto.
Il tuo racconto è senza dubbio quello che più mi ha lasciato qualcosa: ho letto qualche elemento alla Lovecraft e alla Ligotti, e ne sono rimasto profondamente affascinato. E' scritto molto bene, soprattutto per come hai deciso di trattare la suspense, e contiene degli elementi anche legati all'horror di tutto rispetto.
Il tema del muro è rispettato, anche se soltanto parzialmente.
Giusto la segnalazione del refuso "sinistro" anziché "sinistra" e l'ultimissima frase finale che, per quanto "cazzuta", spezza l'immensa atmosfera di mistero che aveva creato il racconto.
Ciao Matteo, piacere di averti letto.
La tua scrittura è lineare, leggera, curiosa e corretta. Devo dire che la suddivisione in più parti non mi ha infastidito, ma al contrario l'ho gradita molto. Anche a livello emotivo c'è un forte coinvolgimento, sia verso il protagonista, sia verso la bambina e la donna.
Il tema del contest risulta decisamente rispettato.
L'unica pecca secondo me è nel finale che ho trovato "tronco": mi aspettavo, alla luce del climax crescente narrato in prima persona, qualcosa di più.
Ciao Luca, piacere di averti letto.
Il tuo racconto l'ho trovato interessante principalmente per due motivazioni: la prima riguarda l'ambivalenza del titolo, la seconda verte sul finale a sorpresa. E' bella in particolar modo la reazione di stupore che il protagonista prova dinanzi ai poliziotti e ai cani che non fanno nulla, senza che questi abbia ancora capito di essere morto dissanguato. La scrittura è buona e la vicenda si legge bene.
Inoltre, il tema è rispettato.
L'unico appunto che potrei farti riguarda la troppa linearità del racconto, forse di matrice un po' troppo semplice per i miei gusti.
Ciao Alvin, piacere di averti letto.
Non sono un grande appassionato di fantascienza ma devo dire che, grazie anche ai miei studi in psicologia, sono rimasto piacevolmente colpito dal tuo racconto: semplice, scritto bene, si legge e si capisce tutto in un battibaleno. Il finale è carino, magari non eccessivamente sconvolgente, ma comunque lascia qualcosa nel lettore.
Bello anche il titolo.
Peccato per il tema che, a mio avviso, risulta rispettato soltanto in misura parziale. Probabilmente, non sono io che non l'ho colto a pieno.
Inoltre, ma questa è soltanto una constatazione, ho capito sin dalle prime righe che il protagonista avrebbe tradito l'odioso colonnello...
Ciao Andrea, piacere di averti letto.
Il tuo racconto è molto lineare e presenta la sua bellezza più che altro nel finale, il quale si inizia a evincere già nelle ultimissime righe. Il tema, seppur in maniera più concettuale che concreta secondo me, è rispettato.
Scritto bene e semplice da leggere, e la decisione di indossare un ruolo femminile è riuscita nello stile.
Una nota forse un po' negativa deriva dalla troppa semplicità della storia: un deja vù per tutti noi, anche se il "mondo è bello perché è vario".
Ciao Riccardo, piacere di averti letto.
Che dire...un brano enigmatico, sotto qualche aspetto perfino "ligottiano". Ho apprezzato molto la prima parte e, anche se in un modo che non sono riuscito ad afferrare completamente, mi sembra che il tema sia stato rispettato.
La seconda parte mi ha convinto meno. Non sono riuscito ad afferrare tutti i significati, spesso criptici, che hai voluto fornire durante la narrazione e ciò mi è dispiaciuto perché il tutto era partito bene: Giacomo è un amico immaginario per caso?
Ciao Giuliano, piacere di averti letto.
La storia coinvolge emotivamente le vicissitudini di due fratelli: uno sano, l'altro disabile, aspetto che si comprende sin dal primo paragrafo. Si empatizza bene col protagonista e con la sua storia, anche se alcuni punti non li ho trovati di così semplice comprensione.
A mio avviso, il tema non mi sembra particolarmente rispettato: se per "muro" intendi la "concettualità" dell'handicap allora la metafora potrebbe anche funzionare ma il messaggio, attraverso la scrittura, non mi è arrivato. Alla stessa maniera, non sono sicuro di aver capito di chi siano le ceneri sul finale: è la mamma che è defunta perché è trascorso molto tempo? Se così fosse, ho avuto bisogno di una rilettura per comprenderlo meglio.
Reputo, infine, abbastanza superfluo tirare fuori la fidanzata del protagonista per spiegare qualcosa che si evince benissimo fin dalle prime righe.
Ciao Agostino, piacere di averti letto.
La vicenda viene narrata in un italiano corretto e, a livello emotivo, lascia trapelare sensazioni interessanti. Il tema mi sembra rispettato.
Tuttavia, non credo di aver compreso a pieno tutta la storia, specialmente il fatto che i personaggi siano reali o di pura fantasia, e che di conseguenza contengano citazioni; inoltre, la parte del filone di trama centrale mi è risultata un po' pesante da leggere.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 22 aprile 2021, 17:28
da SalvatoreStefanelli
Eccomi qui a stilare la mia personale classifica per il Gruppo Volley. In generale ho trovato tutti i racconti potenzialmente validi, molti però sfiorano solo il tema e non lo centrano. Nessuno mi ha colpito in modo forte, qualcuno è più emozionale, altri hanno una storia più interessante, quindi non è facile fare una classifica. Quella che segue è comunque la mia e spero che non deluda nessuno.
1 – Feritoia
2 – Onironauta
3 – Machu Picchu
4 – Un pessimo affare
5 – Stage
6 – Cinque amiche
7 – La porta nel muro
8 – Piccola esploratrice
PICCOLA ESPLORATRICE
Ciao Agostino. Idea interessante e per niente scontato il finale ma... C'è un ma che non mi è ancora chiaro, però è quello che non mi ha fato apprezzare il racconto sino in fondo. A parte un paio di passaggi che mi hanno creato difficoltà nel leggere, una ripetizione o una virgola mancante, non so, ho trovato anch'io esagerata la scena finale nella reazione di Tessa; capisco la grande delusione forse dovuta alla grande curiosità che la spinge ad affrontare la prova, forse al suo coraggio che non ha avuto un senso reale, forse a quei brividi neri che non sono arrivati perché non c'era nulla che li potesse provocare; comunque sia l'ho trovata eccessiva: perdita dell'equilibrio e lacrime; ti fossi fermato a queste ultime già sarebbe andata meglio. Non mi ha deluso la scena del padre alla finestra ma credo che si potesse presentarla meglio. Il messaggio nel finale mi è piaciuto.
LA PORTA NEL MURO
Ciao Matteo. Ho trovato il tuo racconto come una buona idea espressa male, claudicante. La prima parte è di un buon livello ma, secondo me, hai usato troppi stacchi, troppe piccole scene che si legano male tra loro. Come qualcuno ha già detto, bene il personaggio di Caronte, ha una sua fisionomia, un suo carattere anche se il registro cambia tra quando lo introduci e quando ne sveli l'identità; altra cosa sono Pietro, apparso di punto in bianco, e la bambina: decisamente non sono riuscito a entrare nel loro spirito; Flora migliora di poco ma ancora non l'ho trovata coinvolgente. Il finale mi è sembrato figlio di uno spazio che è venuto a mancare troppo in fretta. Mi ripeto: idea di base buona, forse meritava uno o due personaggi in meno e una maggiore concentrazione su gli altri, sulla storia e su ciò che volevi dire.
MACHU PICCHU
Ciao Giuliano.
Una bella storia, dove le emozioni si avvertono a ogni passaggio. Anch'io ho apprezzato il "trabocchetto" iniziale dove il protagonista "sbuca per primo", rendendo il finale inaspettato (almeno per me sino al paragrafo precedente, poi mi era già chiaro che il finale sarebbe stato quello). Non ho trovato difficoltà ad accettare il passaggio con la fidanzata, ci può stare, ma è giusto anche dire che la frase sul muro non rende bene l'idea che il muro al centro della storia sia la disabilità, quantunque questa sia il centro della storia. Scusa, mi spiego meglio: la disabilità non sembra essere un muro, almeno non nelle vesti di Daniele quanto più del protagonista ma di rimando. Per concludere, la storia mi è piaciuta e raddrizzando il tiro sul tema l'avrei potuta considerare a un livello davvero alto.
FERITOIA
Ciao Riccardo.
Al primo impatto non ci avevo capito molto. Ho dovuto rileggerlo con molta più calma e attenzione per riuscirci e questo non è un bene, ma la storia è bella e interessante e ne è valsa la pena. La prima parte scivola via più facilmente, è più chiara, più visionabile interiormente. La seconda parte, che tu affermi aver studiato per bene nell'uso delle singole parole, invece è molto meno chiara, soprattutto di primo impatto e quindi anche emotivamente meno coinvolgente. Nel flashback quando dici "È corso via." non è ben chiaro di chi parli, se di Giacomo o di Marconi. Così come non si sente il peso della colpa di Sam per la situazione del suo amico, chiuso nella cella nel muro. La cosa migliore per me è il senso dell'amicizia che trapela e che si può vestire addosso come pelle. Tutto sommato una buona prova, da tenere in considerazione per la classifica.
L'ONIRONAUTA
Ciao Alvin.
Una idea carina, non proprio innovativa ma ben esposta. La storia fila via liscia e senza intoppi particolari e, come ho letto in un commento precedente, sembra l'incipit di un romanzo più che una storia autoconclusiva come dovrebbe essere quello di un racconto per MC. Il titolo è piaciuto anche a me, molto. In effetti, il muro sembra più un contorno, una parte dell'ambientazione, che non il protagonista della trama e questo è un difetto per la gara, non per la storia stessa. Il piano che rivela l'Onironauta non sembra convincente ma il tempo è poco, solo dieci minuti, ed è difficile esserlo in tale situazione. Questa frase ha per me un senso di vuoto, di mancanza, che complica l'apprezzamento del testo: "Una volta con questo potere ci aiutavo le persone, ma adesso…", mi allontana dalla scena, portandomi a cercare d'immaginare quasi un altro mondo e un altro tempo, così da creare uno stacco con l'immersione in questa scena. Una piccolezza: perché andarci giù pesante nel malmenare il fuggitivo se poi per le informazioni che si vogliono ottenere si chiama un Onironauta? Solo la durezza del regime, il fatto che chi governa questo tipo di cose è per forza crudele a prescindere? La prova è discreta, nonostante non mostri una gran forza.
STAGE
Ciao Andrea. La storia che hai raccontato è così "normale" da sembrare quasi banale, vi ho trovato troppe informazioni che, oltre sembrare un omaggio ai citati, sembrano uno sfoggio di conoscenze quasi superflue. Le si capiscono meglio nel finale, il quale da un senso alla storia stessa, per quanto poco realistico o, per lo meno, altamente improbabile. Le emozioni legati ai ricordi sfumano nella storia un po' monotona. Per il resto che dirti, scrivi bene e anche il senso dei tempi è più che buono. Il tema mi sembra preso un po' troppo di striscio, sia che valuti il muro bianco che la pandemia che isola ogni protagonista.
CINQUE AMICHE
Ciao Luca. Se non avessi letto il finale, forse avrei apprezzato di più la tua storia: l'ho trovato decisamente stonante, un cambio di registro che, seppure voglia dare una risposta a tutta la scena, ha reso stonato il senso di altre parti della stessa. Concordo anch'io con chi ha trovato inadatta quella parte poetica sulla capinera, a questo punto da considerare battute sprecate che potevano essere utilizzate meglio in modo diverso. Al contrario di John, non ho, invece, trovato forzato che il protagonista potesse sentire bene quanto detto dai poliziotti senza farsi notare. Tornando al finale, proprio le ultime frasi mi hanno fatto sorridere, tristemente sorridere.
UN PESSIMO AFFARE
Ciao Filippo. Se fosse possibile inserire un commento identico, quello di John lo ripeterei parola per parola o quasi. La storia mi stava prendendo, l'inizio mi aveva coinvolto e mi aspettavo qualcosa di molto diverso (forse è stato proprio questo il mio errore). La parte horror che trovo nella seconda parte (scusa la ripetizione) della storia mi ha fatto piacere leggerla ma, comunque, non l'ho trovata soddisfacente e messa giù nel migliore dei modi. Quello che credo è: Grove sia un diavolo e lo stesso signor Crowley un altro aspetto della sua trasformabilità, che nella stanza dove muore Martin ci sia lui e ha fame (l'invito al furto era solo una scusa per avere cibo in tutta tranquillità. A un certo punto parli di "un altro ruggito" ma il precedente dov'è? Hai una buona proprietà dei piani visivi e a me piace vedere le scene come in un film nei panni del protagonista. Il tema non mi sembra centrato ma preso molto di striscio. Concludendo. Poteva essere una ottima prova ma alla fine risulta anche meno che buona per me.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 23 aprile 2021, 14:46
da Alessandro -JohnDoe- Canella
Ed eccoci alla classifica mensile. Visto che ho incrociato parecchie facce nuove, ne approfitto per riassumere i principi alla base delle mie scelte. Tendenzialmente, sono un lettore che tende a privilegiare la forma al contenuto, in quanto dell’opinione che un bravo scrittore sia in grado di trasformare la forma in contenuto, cosa che non vale al contrario. Quindi un autore che dimostra di avere padronanza della propria penna sarà sempre più in alto di un altro che, pur proponendo un’idea magari più originale, dimostra di non sapere aggirare errori banali quali infodump, dialoghi forzati o testi inconsistenti nel passare dal mostrato al raccontato. Intendiamoci, non è una regola ferrea, ma il più delle volte queste sono le linee guida che seguo.
Detto ciò, questo mese non ho trovato nessun brano che mi abbia fatto dire “wow, questo avrei voluto scriverlo io!”, come invece capitato nelle precedenti edizioni, ma ritengo comunque i primi due classificati di un livello superiore a quelli successivi. Scegliere il primo posto è stata davvero dura e alla fine ho premiato quello dei due capace di emozionarmi maggiormente. E ora via di classifica…
PS: Ricordo che i commenti che seguono non sono un copia-incolla di quanto scritto in risposta ai singoli racconti, quanto più una motivazione sul perché del posizionamento, oltre che un compendio influenzato anche dallo scambio di battute avuto con i singoli autori.
1. Machu Picchu – Giuliano Cannoletta► Mostra testo
Come scritto nell’introduzione, questo mese ho premiato chi ha saputo far breccia nel mio cuore acidò acidà (badum tsss!). Sì, è vero, l’idea di fondo non è poi così originale, ma Giuliano è stato abile nel dare il giusto peso alle singole scene. Peccato per non aver integrato meglio la metafora del muro con l’immagine della montagna, una vera occasione sprecata che avrebbe valorizzato il brano.
2. Piccola esploratrice – Agostino Langellotti► Mostra testo
Il brano con la maggior sicurezza a livello formale. Tuttavia, ho trovato la reazione della protagonista a dir poco esagerata, facendo crollare il piacere provato nella lettura fino a quel momento. Rileggendo il racconto ho notato anche un certo disequilibrio tra prima e seconda parte. Un piccolo lavoro di cesoia nella scena con gli amici della protagonista avrebbe forse permesso di dedicare maggiore attenzione al finale, evitando lo spiattellamento della morale in maniera tanto esplicita.
3. La Porta nel Muro – Matteo Mantoani► Mostra testo
Stile più che discreto (per non dire generalmente buono fatta eccezione per alcuni passaggi poco chiari che ho scoperto solo in fase di risposta al mio commento che erano frutto di una svista dell’autore) e una prima parte dal forte impatto immaginifico. Fin qui tutto bene. Tuttavia, il numero eccessivo di scene ha portato Matteo a un disequilibrio generale e a un finale poco convincente e affrettato. Avendo avuto modo di leggere altri tuoi brani, Matteo, ti consiglio di allenarti soprattutto sulle conclusioni, finora tuo unico vero tallone d’Achille.
4. Stage – Andrea Furlan► Mostra testo
Racconto dal grande potenziale, penalizzato da una protagonista con cui non sono stato minimamente in grado d’empatizzare (anzi, trovandola parecchio irritante) e da un finale che definire forzato sarebbe un eufemismo. Insomma, la tizia in questione viene a conoscenza, leggendo un libro, di un personaggio storico a cui si sente legata per ragioni personali e – bum! – pochi giorni più tardi scopre che la vicina di casa e la figlia di quel personaggio. Il tutto in un paese straniero. Mmmh… [inserire faccina poco convinta]
5. Feritoia – Riccardo Rossi► Mostra testo
Una prima persona che in un paio di occasioni inciampa in considerazioni più da narratore onnisciente o, peggio ancora, da narratore distaccato emotivamente a quanto accade sulla scena. Trama e worldbuilding non sono nemmeno male, ma soprattutto quest’ultimo è forse legato un po’ troppo a una terminologia per nulla immediata, tale da confondere in prima lettura.
6. L’Onironauta – Alvin Miller► Mostra testo
Alvin è qui da 3 mesi e da 3 mesi mi capita di doverlo commentare. Ormai mi odierà, poverino. :D Noto però una progressiva crescita nella qualità dei suoi testi. Anche per lui la chiusura di racconto rimane il punto debole comune, qui penalizzato soprattutto da una scelta (a mio avviso poco saggia) di adottare un finale aperto che fa tanto “to be continued…”. Il mio consiglio è semplice: sforzati, almeno per il Minuti Contati, di mettere le briglie alla tua vena immaginifica e chiediti sempre “potrei raccontare la stessa storia senza tirare in ballo worldbuilding difficili da gestire in 4242 caratteri?”. A mo’ di esperimento, perché non provarci il mese prossimo? Seconda questione, quella che mi ha poi portato a piazzarlo così in basso nella classifica: l’aderenza al tema, qui decisamente esile.
7. Cinque amiche – Luca Memoli► Mostra testo
Ho trovato lo stile troppo “aulico” e legato a un certo modo di scrivere dove l’uso di certi vocaboli e/o costruzioni frasali è scelto più per il piacere sensoriale dell’autore che per un vero scopo stilistico. Inoltre, alcune cose non tornano nel brano: certi indizi fanno pensare che il protagonista sia ancora vivo nella prima parte del racconto. Ma se è così, com’è possibile che riesca a sentire perfettamente tutti i dialoghi dei poliziotti? Viene allora da pensare che il personaggio sia morto senza saperlo (anche qui c’è un indizio al riguardo nelle ultime righe), ma, a questo punto, possibile che il protagonista accolga la rivelazione della propria morte con così tanta leggerezza? Ok, è una mente malata, ma mi è davvero difficile trovare coerenza in una simile costruzione psicologica.
8. Un pessimo affare – Filippo Rubolotta► Mostra testo
Stile zoppicante (troppe frasi coordinate, a volte persino in sequenza) e trama piena di buchi e che, arrivati in fondo, non porta assolutamente a nulla. Anche l’aderenza al tema raggiunge a malapena la sufficienza, limitandosi a piazzare in maniera letterale un muro da scalare. Decisamente troppo poco.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: sabato 24 aprile 2021, 19:13
da filippo.mammoli
1. La porta nel muro, di Matteo Mantoani
2. Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
3. Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta
4. L'onironauta, di Alvin Miller
5. Cinque amiche, di Luca Memoli
6. Stage, di Andrea Furlan
7. Feritoia, di Daniel Travis
8. Un pessimo affare, di Filippo Rubolotta
Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino,
Ben ritrovato.
Ti dico subito che l'idea mi piace, è abbastanza originale, ma non troppo e lo dico in senso positivo.
Non troppo perché mi ricorda eventi della mia infanzia e adolescenza quando amici e conoscenti entravano nelle notti estive in una villa simile abbandonata dietro casa mia. I racconti e le fantasie raggiungevano livelli comici. Del tuo racconto mi piace l'ottima gestione della terza persona e la tensione che diventa palpabile tra i ragazzi. Bella anche la scena finale, l'unica cosa su cui ho esitato, è il significato ultimo dell'insegnamento paterno. Quello che mi è arrivato è che effettivamente nella villa non ci fosse nulla, ma allora perché tutto quello sconforto e delusione? Sembrerebbe nascondere uno spavento più profondo. Che però non mi pare chiaro a sufficienza.
Un ottimo racconto, in ogni caso.
La porta nel muro, di Matteo Mantoani
Ciao Matteo,
piacere di leggerti.
Inizio col dire che scrivi molto bene e questo è già un ottimo punto di partenza.
Riguardo alla storia, da amante di Dante e soprattutto dell'Inferno, devo dire che la prima parte mi ha lasciato a bocca aperta.
Bellissima. Ce la fai vivere da dentro e tratteggi tutto in modo sublime, con pochi tratti essenziali.
Qualcosa inizia a scricchiolare dal secondo capoverso, quando entra in scena Pietro (San Pietro?) senza che tu ce lo introduca ne fornisca nel seguito elementi per contestualizzare o giustificare in qualche modo la sua comparsa.
Bella anche la scena della bambina, ma più ci si avvicina al finale più ci si aspetta un senso conclusivo.
Anche con Flora accade lo stesso. Il finale poi sembra lasciare troppo in sospeso.
Non dico che ci debba essere sempre un plot twist o un finale a effetto, ma dopo ma preparazione maestosa che avevi fatto, mi aspettavo qualcosa in più.
Il tema è preso in pieno, ovviamente.
Buon racconto che poteva diventare ottimo.
Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta
Ciao Giuliano, piacere di leggerti.
Voglio fare subito un distinguo. Arrivato alla fine del tuo brano ho sentito una forte emozione, qualcosa di istintivo che ha iniziato a salire fin dalle prime righe. Quindi il racconto funziona, arriva e fa male dove lo deve fare. Non è facile soprattutto quando si affrontano certi temi. Poi ho ragionato con il cervello, con distacco e ho pensato che non è perfetto, che ci sono cose migliorabili, come già ti hanno fatto notare gli altri. Ho pensato anche che in fondo è facile emozionare andando su certi terreni.
Qui mi sono fermato e mi sono detto "che cazzo dici, FIlippo?"
No, non è così, a meno di non scadere nel trito da libro Cuore. Ma tu la difficoltà e la sofferenza ce le hai mostrate e ce le hai fatte sentire, quindi bravo. Soprattutto perché anche a me piace affrontare temi di disagio di vario tipo, per cui capisco anche la difficoltà di veicolare un messaggio in modo non banale.
Il resto sono cazzate...
Feritoia, di Daniel Travis
Ciao Daniel, ben ritrovato.
Non ci ho capito molto, voglio essere sincero. E magari è anche colpa mia, però con me non ha funzionato.
Già all'inizio ho avuto un dubbio che non sono riuscito a chiarire neppure alla fine. Giacomo è l'amico con il potere del muro invisibile o dela paura che si materializza, o è lui stesso invisibile?
Poi tra muri, paura, cibo portato al muretto e amici a cui si debe far pagare un'esclamaziine sbagliata, non ho proprio afferrato il bandolo.
Ho capito che c'è un muro, che materializza la paura e che ha bisogno del cibo e quindi il tema lo hai messo.
Per il resto ho brancolato nel buio totale.
Alla prossima.
L'onironauta, di Alvin Miller
Ciao Alvin,
Il tuo racconto mi ha incuriosito molto già dal titolo e devo dire che la curiosità è stata ampiamente ripagata.
L'unico appunto che ho da farti, e che però non è trascurabile, è che il tema entra solo di striscio. Sembra più un pretesto per inserire la tua storia, che per il resto funziona benissimo. Mi piace la caratterizzazione del luogo e l'idea del viaggiatore di sogni. Qualcosa in stile Inception, ma gestito molto bene. Bella anche l'idea della mente collettiva. Mi aspettavo forse un finale un po' più frizzante, ma hai scritto comunque un buon racconto.
Alla prossima.
Stage, di Andrea Furlan
Ciao Andrea,
Il tuo è un racconto coraggioso, da un certo punto di vista. Parlare della stretta attualità e farlo partendo da una storia verosimile e magari vissuta personalmente da te o da qualche conoscente, è per me degno di rispetto. Dico questo perché so che è più difficile e perché esiste il rischio che la storia diventi troppo vera e quindi poco interessante. In parte, secondo me, questo è accaduto. Lo stile è buono, una prima persona gestita senza intoppi, ma sembra che il racconto si avviati un po' su se stesso e sui temi della delusione. Tra la narrazione delle sue aspettative ei ricordi del padre, ho percepito una certa freddezza che non mi ha permesso di farmi coinvolgere più di tanto.
Scorre bene fino al finale, ma non ho sentito guizzi.
Il tema poi mi pare che entri proprio poco nella storia.
Cinque amiche, di Luca Memoli
Ciao Luca, ben trovato.
Inizio dalla fine. Non c'è che dire, la botta arriva e fa il suo dovere. Però, quando ho scoperto che era già morto, ho sentito scricchiolare qualcosa.
Ti dico subito che mi sono divertito a leggere e la scena è resa bene, anche i pensieri dello stupratore, forse un po' troppo lunghi nella descrizione, ci portano dentro la storia. Quello che non mi torna è il fruscio avvertito all'inizio dal poliziotto. Il malvivente era già morto o no? Questo potrebbe uno scivolone che in un racconto giallo/noir non dovrebbe capitare.
Riguardo al tema te la sei giocata con un muro virtuale, che vi può stare benissimo, ma lo hai inserito alla fine facendolo pronunciare in uan frase del protagonista e mi è sembrato troppo forzato.
Però credo che rimanga un racconto ben scritto e divertente.
Alla prossima.
Un pessimo affare, di Filippo Rubolotta
Ciao Filippo,
piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi ha incuriosito molto all'inizio, ma alla fine sono rimasto poco convinto.
Devo ammettere di non averci capito un granché.
Martin e Jackson, che è il punto di vista, vengono contattati dal Sig. Crowley per una rapina in una villa.
Ricevono istruzioni e si apprestano a eseguirlo. Qualcosa però va storto dopo che Jackson ha preso una collana che non era nei piani e Martin viene fatto prigioniero in una stanza che sembra animarsi (svolta horror?) mentre Jackson prova a scappare ma viene beccato dalla Polizia.
Già qui è tutto convulso e le motivazioni non sono ben inserite nella storia.
Il racconto è tutto in prima persona presente, ma quando Jackson viene fermato dici "Mandarono degli altri agenti ma non trovarono nessuno e mi portarono in carcere" passando all'improvviso al passato remoto.
Poi la scena si interrompe e riprendi dal carcere, dove arriva il signor Grove, proprietario della villa rapinata e non ci dai elementi per capire se lui facesse parte del piano, se ci fosse un complotto per incastrarli o qualsiasi altra cosa.
Riguardo al tema entra di striscio, giusto perché per entrare nella villa c'era da scavalcare il muro che immetteva nel giardino.
Sembra che tu avessi un'idea di storia ma non troppo definita e che poi non hai saputo gestire e finalizzare.
Alcune cose da rivedere anche nella forma, qualche virgola mancante, dialoghi zoppicanti.
Purtroppo non mi è arrivato quasi nulla, mi dispiace.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 25 aprile 2021, 10:14
da Giovanni Attanasio
Ecco la mia classifica. Cerco sempre di valutare forma e contenuto in egual misura, ma tendo anche a preferire idee interessanti e ad affacciarmi alla lettura proprio da lettore. Nonostante a livello personale sia un fanatico della forma e di tutto quello che precede la stesura, mi rendo conto che da lettore voglio che la storia mi dica qualcosa, me la voglio ricordare nei giorni a seguire.
Classifica.
1. Machu Picchu
2. Cinque amiche
3. L’Onironauta
4. Un pessimo affare
5. Piccola esploratrice
6. La Porta nel Muro
7. Feritoia
8. Stage
Commenti.
Piccola esploratrice di Agostino Langellotti
Non ti nascondo che mi aspettavo di più, molto di più. Alla fine del racconto ero “ah, ok, finisce così?”. Penso che la ragione principale del “tradimento” percepito sia nel build up troppo lungo, mi sbaglio? È bella la scena del giornale e del padre ma, una volta giunti al finale, anche quello ha disatteso le aspettative: pensavo che il padre volesse picchiarla col giornale e che lei, forte di voler superare la propria debolezza e paura, entrasse lo stesso nella villa compiendo una scelta ancora più forte di quella di affrontare la propria paura.
I dialoghi sono un po’ rigidi, almeno al mio occhio. Forse un altro tipo di focalizzazione avrebbe aiutato di più? Il testo è un po’ arido, magari una focalizzazione interna avrebbe potuto dare qualche sfumatura in più? Non so davvero, ma qualcosa non torna a questo giro.
La porta nel muro di Matteo Mantoani
Ah, non so decidermi. A livello estetico ci siamo, c’è una certa carica visiva aiutata da un setting semplice da immaginare.
Forse quello che mi manca di più è il ruolo del protagonista. Mi spiego. Il vero protagonista sembra il cammino verso il muro, la situazione; il personaggio è solo un agente utile a mostrarci una condizione di miseria e il gioco di un Dio che si diverte coi disperati e i morti. Sì, ok, ha paura, ma il testo ci fa capire che tutti sono nella sua condizione. Non sembra diverso da loro, non ha nulla di speciale. La cosa mi ha un po’ intristito.
Ci rifletterò di più nei giorni seguenti prima di giudicare, magari vengo fulminato da qualche ovvietà che non ho colto.
Machu Picchu di Giuliano Cannoletta
Il finale funziona bene soprattutto visto il richiamo con l’incipit. A mio parere è commovente, persino se il “tipo” di finale si può intuire la cosa non rovina l’effetto: certe cose sono tristi e lo restano pure se ti avvertono un mese prima.
A livello tecnico direi che ci siamo. È buona la parte introduttiva, il dialogo con la madre che rafforza il tema e i personaggi. Avrei sfruttato meglio il passaggio con la fidanzata. A mio avviso sarebbe stato fighissimo (in termini narrativi) se lui si fosse incazzato con la fidanzata, se avessero in qualche modo litigato proprio per il contrasto “fratello disabile>fidanzata”; avrebbe dato al personaggio quella sfumatura in più che a volte serve a fare la differenza. Per andare proprio di pignoleria suprema, penso che la frase finale della lacrime sia sacrificabile per dare ancora più effetto: alla fine è ovvio che il fratello sia triste e il finale con solo il suo dialogo permette al lettore di immaginarselo con più libertà.
Tutto ‘sto pippone per dire che la storia mi è piaciuta a livello sentimentale, ha funzionato.
Feritoia di Riccardo Rossi
Diciamo che la storia ha bisogno come minimo di una seconda rilettura per essere capita, che in un testo così breve può anche starci. Se però fosse in una raccolta, un lettore potrebbe dire “sì vabbè, succedono cose” e passare al racconto successivo senza mai pensarci più.
La narrazione è imprecisa, mi verrebbe da dire, ma forse è un termine troppo crudele. Non so se è andata così, ma sembra che sia stato scritto tutto di superfretta, e questo ha creato strani passaggi nel testo e parti confuse. Messa da parte la forma, è difficile anche afferrare il contenuto, perché in fin dei conto le due cose sono collegate.
La buttò lì: come sarebbe riscrivere il testo con un altro narratore? Non ti dico un onnisciente, ma qualcosa di simile. Un testo così potrebbe beneficiare di un paio di intromissioni esterne, di “previsioni” per aumentare il senso di curiosità. Non so, potresti tenere il concetto della storia e sperimentare altre forme per vedere cosa funziona meglio.
L’onironauta di Alvin Miller
Carino, niente male. L’incipit mi ha un po’ sorpreso, pensavo che la siringa fosse per il prigioniero, visto il momento. Mi sarebbe piaciuto vedere sin dall’incipit i segni di insofferenza dell’onironauta, così da collegarsi bene alla sua decisione di evasione.
La parte finale forse sa un po’ troppo di spiegone? Il testo scorre ed è molto chiaro, ma per me manca un po’ di mordente, non sembra davvero concludersi. Anche il “conflitto” è velato, i personaggi molto semplici. Un buon esercizio, se già non lo fai, è quello di scrivere il background, insomma il passato, dei personaggi sino al momento esatto in cui comincia la narrazione. In questo modo puoi usare quelle info per dar loro una personalità più forte ed estrarre motivazioni e ragioni dietro i loro gesti.
Buona edition!
Stage Andrea Furlan
Non sono molto convinto. C’è una distanza enorme tra il lettore e il testo, una distanza che non sono riuscito ad accorciare perché la vicenda scappava via da me, confusa e aliena. Sì, ok, c’è la pandemia e accenni del carattere del personaggio, ma manca del tutto il conflitto— o quasi del tutto. E pensa che avrebbe pure potuto funzionare, avendo provato io l’esperienza del “vivi all’estero” e tutte quelle cose lì.
Quello che mi ha allontanato sono le piccole informazioni costanti, gli appunti di questo o quest’altro. Non so cosa consigliarti, ma leggendo la tua risposta ad altri commenti ho capito più o meno a che “stato” della scrittura ti senti. E dunque: avere un buono stile è facile, anche se sembra strano a dirlo così. Lo stile e la penna si migliorano molto più in fretta di altri elementi molto più intrinsechi. Quello che non migliora se non si studia in modo serio è il metodo con cui si affronta la pianificazione e la gestione di tutti gli elementi che precedono la stesura stessa. È più importante rendere una storia organica e ben pianificata che avere una penna supersonica.
Buona edition!
Cinque amiche Luca Memoli
Di sicuro un racconto interessante e diverso dagli altri, quindi kudos. Onestamente mi piace anche il filo narrante, si percepisce la difficoltà del protagonista e il lettore viene “illuso” prima del finale. Considera che io pensavo a delle scene alla “il fuggitivo”, pensavo che il crimine fosse semplicemente un tentativo di evadere da qualcosa, da un regime. Bello il finale, ma per dargli proprio la potenza assoluta aggiungerei qualche accenno, anche velato, alle donne. Chessò, anche solo nominare “oh, Cassandra, mi manchi!” e buttarlo lì così poi col finale uno pensa “ah, sì, Cassandra, però lui la stuprata, pezzo di merda!”.
Un pessimo affare di Filippo Rubolotta
Il racconto parte bene, ma dal momento dell’ingresso in casa da rapinare succede qualcosa di inaspettato. Di norma mi piace, quello che non mi è andato giù è stata un po’ la gestione del finale.
Supponendo che nell’altra stanza ci fosse qualcosa di paranormale, sarebbe stato interessante e funzionale al resto del setup concludere il racconto proprio alla villa. Magari l’altro ladro, anziché scappare, viene afferrato pure lui e macellato, così da comunicare al lettore che si sono messi nei cazzi senza saperlo. Se proprio il signor Grove doveva spuntare, poteva uscire sul finale e sparare una battutina conclusiva (o anche no).
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 26 aprile 2021, 14:56
da antico
Avete ricevuto cinque classifiche e sono tutte regolari, ve ne mancano ancora tre.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 26 aprile 2021, 17:12
da Debora D
Grande qualità in questo gruppo, bravi tutti!
1. Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta
2. La Porta nel Muro, di Matteo Mantoani
3.Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
4.Feritoia, di Riccardo Rossi
5.L’Onironauta, di Alvin Miller
6.Cinque amiche, di Luca Memoli
7.Stage, di Andrea Furlan
8.Un pessimo affare, di Filippo Rubolotta
Un pessimo affare Filippo Rubulotta
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Ciao Filippo, piacere di leggerti.
Il racconto parte abbastanza bene però resta vago, perché l'azione maggiore avviene fuori scena (un qualche orrore, una morte sanguinosa). Il finale sembra aprire verso altro.
Il tema c'è ma è marginale: Jackson e Martin superano un muro per entrare, ma la casa è più importante.
Dal punto di vista della struttura e resa delle scene noto due elementi.
La prima sequenza:
Ci sono tre personaggi in scena, uno è il pdv. A partire da
"Gli indico la poltroncina" segue un dialogo privo di indicazioni di movimento o di parola."
abbiamo un lungo dialogo in alternanza senza azioni o altri elementi che ci dicano cosa fanno i personaggi nel frattempo.
Un dialogo serrato può funzionare, anche se non lo trovo elegante, in caso di due personaggi, ma con tre personaggi perde molto, non sappiamo chi sia a parlare. Parla il pdv e Crawley risponde, ma è una deduzione. Non li vedo. A che serve Martin sulla scena allora? Ascolta? Si muove, interviene?
Inoltre il pdv indica la poltrona, ma non sappiamo se il tizio si sia seduto, non abbiamo più movimento. Siamo ciechi e resta solo l'udito per 11 battute.
La seconda cosa riguarda la concordanza dei tempi verbali.
Parti con una narrazione in prima che pare avere l'obiettivo di calarmi nel punto di vista di Jackson che è l'io narrante.
Ma introduci alla fine di due sequenze delle frasi al passato remoto che sono riassunti veri e propri di fatti che finiscono raccontati fuori scena. Finiscono per essere eventi lontani quando però la storia mi aveva portato dentro il personaggio! Sembra un tentativo di liquidare le azioni in fretta perché poco importanti.
Poi, pura pignoleria, sarebbe anche un errore sintattico perché si tradisce la coerenza temporale del testo.
Dal punto di vista della forma
Le pentole mi confermano la stanza...
Cosa? Quale? La cucina? Una cucina precisa?
"Prendo l'attrezzatura e poco dopo la porta si apre"
Perché? C'è un legame fra il prendere l'attrezzatura e la porta che si apre? Certo, ma manca l'azione che è il legame, mancano dettagli per indicare che la sta aprendo. Di nuovo il lettore deve dedurre, non sempre con successo.
Utilizzo del verbo sentire come verbo di percezione generico in modo schematico:
sento qualcosa di caldo,
sento qualcosa graffiare la porta
Se siamo focalizzati nel suo pdv, serve dirci che lui sente qualcosa? Ci basta l'oggetto del suo sentire.
Conclusione: tema centrato ma con poca sostanza. Carina l'idea del furto di un oggetto pericoloso, anche il tropo della proibizione (non rubare altro) puntualmente disattesa (l'amico con la collana) ci sta bene. Però mi resta insoddisfazione perché troppo è lasciato alla mia intuizione, vedo poco di ciò che accade.
Buona edition,
abbi pazienza con noi pignoli e ricambiaci con la stessa moneta alla prossima!
Agostino Langellotti, Piccola esploratrice
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Ciao Agostino e piacere di leggerti,
Il tema è centrato con il muro del giardino della villa che è al centro della prima sequenza.
La prima sequenza è carina e sono riuscita a immaginare bene i bambini che parlano vicino al muro.
Poi però sono andata in confusione. Alla prima lettura non ho capito cosa la bambina avesse trovato, non ho capito il pianto né la reazione del padre e la cosa mi ha lasciato come il bambino a cui togli di mano il giocattolo che ha appena afferrato.
Alla seconda e terza lettura ho riflettuto e ho immaginato questo:
la casa infestata è un’immagine dei sogni e dei giochi dell’infanzia, è magica finché rimane inesplorata. Il padre di Tessa la lascia fare anche se sa che sarà disillusa.
La reazione di Tessa è molto forte e mi è parsa poco introdotta in precedenza, mi è mancata l’aspettativa di Tessa su cosa avrebbe trovato e ho sentito più forte la sfida di coraggio, penso che sia per questo che il finale non mi ha soddisfatto del tutto.
Il tuo stile mi piace, hai inserito dei beat che ho apprezzato come “arrotola la treccia”, che ritorna anche alla fine dando il senso di un gesto tipico del personaggio.
I dialoghi sono ben gestiti anche se noto che tendi a mantenere il capoverso battuta perlopiù separato dalle azioni che danno la parola ai personaggi. Questione di scelte e quindi va bene, ma per aggiungere chiarezza in alcuni casi sposterei alcune azioni nello stesso capoverso della battuta che introducono. C’è un punto, per esempio, in cui non ho capito bene chi era a parlare. Mi è servito un controllo delle azioni per capire a chi andava il diritto di battuta.
- Mia cugina mi ha raccontato la stessa storia, ma mi ha anche detto che il vecchio era ricchissimo e che il suo tesoro è ancora nascosto nella cantina della Villa – si volta verso il muro diroccato. – Ci pensate? Se questa storia fosse vera potremmo diventare ricchissimi!
Stanley sposta lo sguardo dagli altri due amici a lei. Distende le braccia sui fianchi.
Pignoleria inutile, nella sequenza finale con il padre ci sono un sacco di puntini di sospensione! Difetto o errore? Certo che no, sono solo io che li trovo antipatici.
Conclusione: be’ mi ritrovo a parlare di puntini di sospensione quindi vuol dire che dal punto di vista della forma (a parte la gestione di un dialogo) tutto fila. Il tema c’è e l’idea è simpatica, mi ha ricordato esperienze personali con una vecchia scuola diroccata, ho ritrovato quel brivido. Punto debole mi sembra il finale, soprattutto per la reazione tanto forte della protagonista che poteva essere introdotta di più. Per il resto un buon racconto
Alla prossima, buona edizione e buona scrittura!
Cinque amiche, Luca Memoli
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Ciao Luca, benvenuto fra noi e piacere di leggerti!
Il tema della sfida è centrato nei pensieri del protagonista che ha provato a superare un muro misterioso. Il resto si concentra sull’idea di un fuggiasco che nascosto ascolta i suoi inseguitori fino al colpo di scena finale. La parte in cui il personaggio è nascosto è quella che ho preferito ed è arricchita dalla virata paranormale.
Ma lo svelamento dell’identità del protagonista che spiega anche il titolo mi è parso molto stridente. Hai provato a farci empatizzare con un personaggio negativo e di per sé l’esperimento è apprezzabile, però tutta l’attenzione sulla fuga, i cani, poi la scoperta che si tratta di uno spirito avevano del tutto occupato la mia attenzione tanto che ho avuto la sensazione di qualcosa in più, attaccato al resto senza continuità.
Lo spazio e i movimenti non sono sempre chiari, nella prima parte ci focalizziamo sul fuggitivo che guarda i poliziotti ma non sappiamo dove si trovi né dove si sposta, infatti striscia sul terreno e poi parte la sequenza di dialogo. Lui li ascolta dal suo nascondiglio, però il nascondiglio non c'è, per me resta invisibile.
«Commissario, mi è sembrato di sentire qualcosa.»
«Cosa?»
«Non so. Un rumore»
«Qui è tutto un rumore. Aspetta un momento. Spostate quella maledetta macchina! Forza! Allora che tipo di rumore?»
«Un fruscio.»
Il pdv ascolta, è quindi esclusa la vista. Ma la scena potrebbe essere più vivida con dettagli che vengono dagli altri sensi, l’udito, l’olfatto. Altrimenti abbiamo dodici battute senza corpo, solo voci galleggianti che non riesco ad assegnare.
Posso immaginare a posteriori che questo sia perché non è vivo, ma quando è morto? All'inizio pensa e striscia, poi ascolta. Non ci sono cambiamenti o indizi che avvenga qualcosa, abbiamo una lunga sequenza di flusso di coscienza abbastanza disordinato che ci descrive e racconta cosa accade senza però darci particolari dettagli utili al nostro film mentale.
Per quanto riguarda la forma, apprezzo la prima persona al presente e il tentativo di immersione. Ci sono alcune espressioni formulari che si potrebbero modificare come:
vedo i loro occhi iniettati di sangue
squarciano il buio come una lama rovente il burro
Oppure una vera e propria poeticosità:
Nella poesia del crepuscolo
di questa espressione l'unico dato reale è il crepuscolo. Delicato il concetto, ma non mi sembra indispensabile. Anche questo mi sa di formula stile omerico.
Conclusione: Il punto di forza del racconto sta nell'idea: la fuga, i pensieri di un uomo braccato. Però la bella idea sfuma e si mescola con elementi in più, il tocco fantastico e la vera identità del personaggio. Il primo dei due colpi di scena l'ho trovato meglio amalgamato del secondo. Fantasia e stile promettono di crescere e mostrarci sempre di più appena avrai preso le misure con questo difficile formato
Buona edizione, ti aspetto alla prossima!
Matteo Mantoani, La porta nel muro
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Ciao Matteo, molto intrigante l’idea e ottima la declinazione del tema per me centratissimo. Il muro non è solo un elemento che si incontra nel racconto, ma qualcosa che ne determina la trama stessa.
La scelta di spezzettare così il racconto è stata un azzardo, ma te la sei cavata perché ne esce comunque un tutto coeso. Secondo me alcuni pezzetti potevano essere uniti, soprattutto quello che finisce con Ma non posso con il suo successore.
Forma e stile.
Come ormai ti aspetti da me procedo con eccessiva e solerte pignoleria.
Parti con accumulazione di azioni in terzetti e coppie. Rendono bene la sensazione, ma potrebbe essere buono asciugare qualcosa. Provo a mostrarteli attraverso la formattazione.
La folla mi schiaccia, mi opprime, mi soffoca. Facce lunghe, scure, con occhi allucinati, si stringono intorno a me e mi trasportano con loro. Mi trascinano via.
Mi premo contro i corpi accalcati. Gli sguardi sono su di me: tutti mi scrutano, mi toccano.
Questo non è un errore, sia chiaro, solo una particolarità della forma che può risultare in qualche modo troppo costruita e portare il lettore a rendersene conto.
Dubbio su questa frase
Sa nuotare in questo mare, il vecchio.
Se vecchio è soggetto di saper nuotare allora c’è un errore, il soggetto e il suo predicato non vanno separati. Però si tratta di un’espressione del parlato e mi chiedo se senza virgola risulterebbe bene lo stesso. Perciò sospendo il giudizio al riguardo.
un’enorme porta dagli stipiti neri come l’inferno ha una scritta sull’architrave: → perché la similitudine con l’inferno? Volevi anticipare il colpo di scena? Mi è piaciuta poco, potrebbe essercene un'altra e lasciare al lettore l'intuizione fino al momento in cui il pdv parla di aldilà.
E’ → l’accento?
per farti giudicare e poi fottere → uhm, non funziona benissimo. Mi stona.
L’uomo in bianco, che si fa chiamare Caronte, fa il cercatore: fa parte di un gruppo di buone anime che vanno in giro a pescare i nuovi arrivati per portarli qui, al cospetto di Dio.
C’è chi scappa urlando, chi si mette a bestemmiare, chi si strappa i capelli... ma c’è chi, come me, rimane a fissare questi mattoni di merda, con quella scritta che rivolta lo stomaco.
Tutto raccontato. Una battuta di Caronte per presentarsi, qualcuno che passa urla e si strappa i capelli cioè le stesse cose ma in azione come avrebbero cambiato la scena?
Pietro mi appoggia una mano alla spalla. «Se non si salvano i bambini, chi mai potrà?» → e da dove spunta Pietro? C’era il tizio che si fa chiamare Caronte, le altre anime senza nome e adesso spunta questo. Lui lo chiama per nome quindi lo conosce, ma dove devo localizzarlo? Non sarà Caronte che ha cambiato nome nella fretta?
La sequenza finale è la migliore, però quella appena prima mi è piaciuta meno.
Le battute dei personaggi risultano davvero tanto spezzettate.
«Non scappare. Affronta la morte. Sei qui ormai.»
Questa per esempio è bruttina. Sembra un robot che parla e dice cose a memoria in cui non crede.
Per il resto, si vede che stai acquisendo più padronanza senza però perdere quel tocco fiabesco e immaginifico che mi ricordo dal racconto stile mille e una notte.
Conclusione: la parte raccontata, che soffre del poco spazio a disposizione, la frammentazione del racconto che potrebbe essere superata, i dialoghi non ancora fluidi sono i punti deboli che ho riscontrato. E Pietro, già, Pietro… ma Pietro chi? San Pietro?
Scherzi a parte, un buon racconto! Il tema c’è con un’ottima declinazione, tra le migliori del girone. Il racconto mi ha suscitato curiosità e un pizzico di emozione, pure un po’ di angoscia per lui che non ha il coraggio di andare oltre il muro.
Buona edizione, alla prossima!
Andrea Furlan, Stage
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Ciao Andrea, piacere di leggerti.
Ho trovato nel tuo racconto un’ottima idea, che ci dà la possibilità di conoscere un aspetto particolare del nostro presente, ma una realizzazione che sembra ancora una bozza: tante idee e informazioni ma poca azione in scena.
Mi spiego sperando di esserti utile.
Ogni persona narrativa ha le sue possibilità e carenze, in questo caso scegli una prima persona presente che rinuncia però alla sua forza, cioè al qui e ora, per puntare di più sulla riflessione. Infatti ci troviamo in un racconto riflessivo in cui accadono pochi fatti, molto è antefatto e l’importanza è data ai pensieri della protagonista, anche la semina fondamentale sul finale viene data in un lungo capoverso che ci racconta il passato.
Sin da bambina, Papà ha sempre fatto una magia, solo per me: trasformava i suoi studi di diritto internazionale in storie meravigliose di eroi che avevano realizzato il sogno europeo. Fra gli altri, ricordavo il nome di Ernesto Colorni: partigiano, antifascista, deputato in Italia, poi uno dei primi parlamentari a Bruxelles. Nel mio libro ho trovato la storia di Natalia Muller, la moglie ebrea di Colorni, di cui non sapevo nulla. Fondatrice dell’Associazione Donne per l’Europa, una delle prime a chiedere parità di genere nelle Istituzioni.
Anche il momento in cui lei legge la notizia su Le Soir è a posteriori quando sarebbe stato proprio ottimo da inscenare. Avrei voluto essere lì mentre leggeva, infatti i momenti che ho preferito sono stati all'inizio e alla fine quelle piccole pennellate che riguardano la donna con il cappello, perché accadono e li vedo nella mia mente.
Nella prima sequenza utilizzi una certa varietà di tempi verbali che mi hanno confuso nell’atto di localizzare e sistemare i fatti, non perché siano scorretti, ma perché anche qui il paragrafo è fitto e con poche pause.
C’è il presente della prima riga che mi promette un certo tipo di focalizzazione,
Il cuscino non ne può più delle mie lacrime: me le ricaccia indietro
poi il netto passato del participio, il passato prossimo e gli imperfetti della seconda
Arrivata a Bruxelles, sono entrata Ho aperto la finestra
La sequenza è fitta nello stesso paragrafo senza a capo, gli a capo avrebbero aiutato a far respirare un po’ e a separare i momenti. Ma poi mi chiedo, perché non avere tre sequenze la prima in cui lei arriva con tutto il suo carico di sogni, la seconda una in cui lei riceve la notizia e la terza in cui conosce la donna?
Così dobbiamo leggere tutto come qualcosa già avvenuto e quindi filtrato a posteriori.
Conclusione: L’attualità, l’esperienza di una ragazza italiana all’estero ecc. lo rendono interessante dal punto di vista del contenuto, ma la realizzazione non aiuta l’empatia e la scorrevolezza. Ti capisco perché anche a me hanno segnalato più di una volta l’eccesso di informazioni, vogliamo far sapere tutto, ma non abbiamo lo spazio per farlo. L’unica soluzione è provare e riprovare, perciò non demordere anche perché la tua esperienza ti dà la possibilità di vedere uno spaccato di società davvero promettente, mi piacerebbe leggerne ancora.
Buona edizione, alla prossima!
Giuliano Cannoletta, Machu Pichu
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Ciao Giuliano,
racconto molto bello e splendida realizzazione del tema. Mi piace molto anche l’attenzione data con la domanda della ragazza Com’è?
Anche se il protagonista risponde sempre parlando del fratello e non di sé, si capisce cosa prova: il senso di colpa assurdo, l’amore e il dolore.
Racconto frammentatissimo e quindi davvero pericoloso, però riesci a darci la completezza di un rapporto durato una vita in così poco spazio. La parte di me che è una lettrice cuore e pancia è molto colpita. Il finale è una vera mazzata.
Adesso però lascio libertà alla lettrice testa. Premetto che il racconto mi è piaciuto, perciò tutto quello che dirò non va a discapito del risultato finale ma è per te se vorrai farne uso.
3204 caratteri, potevi spenderne altri per esempio all’inizio che è brevissimo e con pochi dati per visualizzare lo scenario.
Davanti a me si apre uno spettacolo più maestoso di quanto potessi immaginare. → righina di descrizione per farmi capire che è davvero maestoso e non ci devo credere per principio. Questa è la frase di raccordo fra inizio e fine quindi per me è il difetto maggiore di un testo che ne ha davvero pochissimi.
E quel bullo schifoso → bastava bullo o bastava schifoso.
mi sforzo di non piangere → come? Tira su con il naso? Strizza gli occhi?
Allontana le labbra dalle mie → considerando che c’erano altri personaggi nella scena prima ho avuto un istante di smarrimento, risolvibile mettendo il nome della ragazza.
Non so se capisce. →siamo nei suo pensieri quindi potrebbe bastare la domanda: capisce? Senza che lui debba rendersi conto di non sapere.
Il terzo frammento è pienissimo di puntini di sospensione. Sono una mia battaglia personale quindi non farci caso, però trovo che se si usano più di due volte perdano di significato e di forza.
Conclusione: anche con la mia pignoleria ho trovato davvero pochissimo da eccepire. Molto bravo, scegli una storia enorme e riesci a farla stare in poco spazio vincendo il malus della frammentarietà con stile efficace e contenuto potente. Tema centrato in modo originale anche se non proprio centralissimo. Il muro è una metafora, oltre il muro però c'è l'amore fra due fratelli. Io che ne ho tre ne so qualcosina e quindi colpita e affondata.
Alla prossima, buona edizione
L’Onironauta, Alvin Miller
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Ciao Alvin,
tocca a me leggerti questa volta.
Apprezzo il tuo stile, ma non sono sicura che il tema sia davvero centrato. Viene citato un muro all’inizio, ma non ho capito di cosa si tratti. Riguarda la capacità dell’Onironauta o è qualcosa di fisico e politico che riguarda il regime? perché non se ne parla più e pare proprio piazzato nella battuta del colonnello per rispettare la consegna.
Mi piacciono le ambientazioni Sci-fi e sei bravo a inserire pochissimi elementi per tratteggiarla in modo coerente. Il racconto scorre abbastanza bene e mi ha coinvolto fino a questa frase:
Conrad sgrana gli occhi. «Non mi sembra un buon piano.»
La parte finale, infatti, disattende le mie aspettative: l'ingresso del personaggio, la scoperta del suo potere e poi del suo essere traditore del regime portano in alto tensione e conflitto che però si risolvono in una spiegazione. Il protagonista spiega il suo piano, Conrad recalcitra (poco) e si convince. Fine.
Abbiamo due battute fitte di informazioni con un solo beat che rallentano molto il racconto e tolgono mordente a tutta l'ultima parte.
«In realtà tu sarai solo il primo di tanti. Se ci riesco, intendo creare una legione di menti. ... Tu continuerai a vivere nel mio inconscio come una doppia personalità. Almeno finché non arriveranno gli altri, ma ci sarà tempo.»
Sappiamo cosa ha intenzione di fare il protagonista. Mi sarebbe piaciuto vedere il momento in cui assorbe la coscienza e come la coscienza di Conrad si amalgama con la sua.
Hai usato 4217 caratteri quindi così come è il racconto non ci sarebbe spazio,perciò la mia è un’osservazione su una eventuale revisione, oltre che un invito a rileggere per vedere dove potevano essere risparmiati caratteri per una o due righe in più di finale.
Dal punto di vista della forma mi sembra buona, vedo l’intento di essere ben focalizzato e immersivo. Ci sono due elementi che voglio farti notare al riguardo.
Il primo non è un errore, ma una cosa che ho notato. La tua penna punta molto sui dati visivi. I personaggi vedono, fissano, penetrano con gli occhi, ecc.
Distolgo lo sguardo dal poveretto e fisso il colonnello.
Mi penetra con gli occhi e annuisce.
mi perdo a fissare
Il prigioniero accanto a me si guarda intorno, spaesato.
Chiude gli occhi
Conrad sgrana gli occhi.
Questi sono azioni e beat che riguardano gli occhi per esempio.
Tra l’altro Mi penetra con gli occhi è un altro modo di dire mi trafigge con lo sguardo. Non mi è piaciuto molto.
Invece un errore (errore se parliamo di narrativa immersiva che so che è il tuo obiettivo) è la perdita di focalizzazione in due momenti:
Distolgo lo sguardo dal poveretto e fisso il colonnello. Un ghigno si tratteggia sulle sue labbra. → Siamo focalizzati e immersi, perciò se un ghigno si tratteggia sulle labbra del colonnello significa che il pdv sta guardando il colonnello. Fisso non serve. Distolgo può avere un senso se capiamo che il pdv non riesce a guardarlo per qualche motivo, tipo gli fanno impressione le ferite, ma non c’è fraseggio interiore che ci aiuti.
mi perdo a fissare → volevi dirci che ha ferite sull’avambraccio, poteva essere fatto con un dettaglio diverso. Per esempio, una sanguina, una è malconcia e allora ha senso che lui le noti.
Per il resto a parte un Finalmente che si poteva evitare, ma non appesantisce, mi pare che la forma vinca sul contenuto questa volta. Avendo letto gli altri tuoi racconti posso dire che noto il tentativo di imbrigliare la tua grande fantasia per creare una struttura più armoniosa e adatta al formato.
Un consiglio che posso darti è di cominciare a giocare di più con il pensiero diretto dei personaggi che è la forza della prima immersiva. Consiglio che è gratuito e come tale puoi farne ciò che vuoi.
Buon lavoro e buono studio, alla prossima.
Riccardo Rossi, Feritoia
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Ciao Riccardo, piacere di leggerti. Il tuo racconto ha un contenuto molto originale e mi è piaciuto anche se non sono rimasta del tutto convinta da alcune scelte stilistiche.
In molti punti sembri teso a spiegare al lettore piuttosto che a fargli vivere la storia. Nell’incipit c’è per esempio una didascalia al racconto: Giac è il mio migliore amico e ha un superpotere, ma lo detesta.
Una frase così potrebbe stare bene all’inizio come anche dichiarazione netta di una scelta stilistica: il pdv si rivolge a qualcuno e si racconta. Con un pdv del genere potrebbe anche funzionare.
Non ho capito però cosa volessi ottenere dalla persona narrativa che hai scelto. In tutto il resto del racconto è per lo più ben focalizzata e profonda, siamo con il pdv e viviamo il suo presente. Però a volte sembra che il protagonista parli con qualcuno per spiegargli le cose.
Perché dovrebbe ripetere cosa è la Buca se non per dirlo ai lettori?
Si chiama Buca, mi ha spiegato Giacomo, perché prima c’era un cantiere, poi abbandonato, e dopo qualche anno ci hanno fatto un parco. -> questo è uno spieghino... come questo Ci ha trovati dopo aver sentito la mia paura.
Per me entrambi sono un di più, poco funzionale. Lui ci ha già spiegato come funziona il potere dell’amico e poi ci serviva sapere della Buca ai fini del racconto?
Non stava chiamandomi schifomerda, nonostante la sua smorfia: la sua era un’esclamazione sbigottita. Più che essere schifato da me, non ci credeva quasi. Era peggio, in qualche modo.
Questo lungo pensiero è vivido. Sbigottito perché ha gli occhi sgranati? Resta con il panino in mano o fa cadere qualcosa? O dà una gomitata al vicino? Qualsiasi movimento mi avrebbe aiutato di più a vedere. Così sono ferma al pensiero a posteriori del personaggio.
Conclusione: Se la tua intenzione era usare una prima immersiva, ci sono punti dove il mio film mentale si è sgranato; se, invece, volevi con consapevolezza usare qualche riga didascalica per aiutare il lettore, mi limito alla funzionalità della cosa: ho ricevuto le informazioni senza troppi problemi di comprensione ma con un po’ di fastidio ogni tanto. Leggo, ammiro l’idea ma non riesco a entrarci dentro del tutto.
Tema centrato e idea più originale del girone per me.
Buona sfida, alla prossima.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 27 aprile 2021, 12:38
da Roberto Bartoletti
Ciao a tutti, ecco la mia classifica. Sarò banale, ma faccio sempre una gran fatica a giudicare il lavoro degli altri. Quando sono stato indeciso ho premiato chi secondo me ha approfondito meglio il tema: oltre all’idea, le emozioni e lo stile, penso che questa fatica debba avere la sua bella fetta di importanza. Anche se porta a compiere qualche errore in più.
1. Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
2. Machu Picchu, di Giuliano Cannoletta
3. La Porta nel Muro, di Matteo Mantoani
4. Un pessimo affare, di Filippo Rubulotta
5. Cinque amiche, di Luca Memoli
6. L’Onironauta, di Alvin Miller
7. Stage, di Andrea Furlan
8. Feritoia, di Riccardo Rossi
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Piccola esploratrice
Ciao Agostino, piacere di leggerti.
Il tema secondo me è rispettato ed è già un buon punto di partenza. Col tuo stile asciutto ho visualizzato le scene facilmente e il racconto scorre senza intoppi. A essere onesto mi aspettavo un finale diverso: quando Tessa torna a casa, in quello stato, già fantasticavo su quali orrori le fossero capitati. Invece accade l’esatto contrario e ragionandoci a freddo non è per forza un male. Non so quale fosse il tuo intento, ma io nella voglia di Tessa di scavalcare “il muro” vedo l’urgenza di crescere e imitare i ragazzi più grandi. Di affrettare i tempi e scoprire il prima possibile cosa ci sia oltre il diventare adulti, per poi accorgersi della fregatura che rappresenta il più delle volte. E il padre, da buon genitore, sa che questo è un processo che un figlio deve compiere da solo, sbattendoci la faccia. Anche in quest’ottica, però, la sua reazione finale mi è apparsa un po’ sopra le righe. Così com’è, crea aspettative errate di un dramma imminente, a un passo dalla fine, senza che poi avvenga.
Spero di rileggerti presto. Buon contest!
Machu Pichu
Ciao Giuliano.
Il tuo racconto è quello che mi ha coinvolto di più a livello emotivo. Certo, il tema si prestava al sentimentalismo, ma proprio su questo terreno ho il fastidio facile se viene trattato con paraculaggine. Non è stato questo il caso. Il modo in cui lo hai sviluppato mi è arrivato nelle giuste dosi, quindi bravo. L’unico neo secondo me sta nell’aderenza al tema: ok, la disabilità rappresenta senza dubbio un ostacolo di difficoltà quotidiane, ma nel tuo racconto questo concetto di “oltre il muro” viene appena accennato nel dialogo con la ragazza. Il protagonista ci parla del fratello, in modo tenero e coinvolgente, e funziona, ma non parla delle peripezie che lo sfortunato affronta o le sue continue prove per oltrepassare quell’handicap (salvo sopportare i compagni stronzi). A parte questo, bello stile e buona prova.
A presto e buona gara.
La porta nel muro
Ciao Matteo.
Il racconto parte forte e chiaro; mi sono calato subito nel personaggio e l’angoscia generale che lo travolge. Poi, come ti hanno già fatto notare altri, perde un po' di mordente e per capirlo bene ho dovuto rileggerlo un paio di volte. Apprezzo l’idea e il dilemma alla base (scegliere tra l’essere giudicati o sopportare una sorta di limbo), pertanto avrei concentrato più energie su quello, rinunciando piuttosto alla bambina. La sua parte è certamente a effetto, ma lei, Caronte, Flora, il legame con quest’ultima, la scelta, il sadismo divino...sono tanta carne al fuoco, che finisce col confondere il lettore su quale sia il punto emotivo principale. Tempo e spazi limitati ne sono stati sicuramente la causa, ma il tema è comunque rispettato.
In bocca al lupo con il contest e a presto!
L’onironauta
Ciao Alvin
racconto che presenta molti spunti interessanti; stile semplice ed efficace. Ho trovato i dialoghi ben scritti, ma qualcuno mi è parso un po' troppo cinematografico (premetto di essere io stesso il primo ad avere questo vizio). Trovo il tema infilato un po' a forza: si parla di questo fantomatico muro del Regime, ma pare abbia poco a che fare con la direzione che prende la storia e i piani concreti del protagonista. Come se fosse un elemento qualsiasi, di cui non si noterebbe la differenza se venisse tolto. Resta il fatto che l’insieme è scritto bene e invoglierebbe a proseguire se ci fosse un seguito.
Buon contest e a presto!
Stage
Ciao Andrea
racconto piacevole, sostenuto da uno stile più che buono. In alcuni passaggi mi ha ricordato quasi un diario, forse per il modo in cui è stata gestita la prima persona, o magari per il protagonista stagista fuori porta. L’assenza di un conflitto vero e proprio si sente, ma non la trovo insopportabile: avrei forse calcato di più sugli effetti sociali del covid, che agli occhi del pdv rendono la sua permanenza all’estero ancora più complessa. Anche perché così il tema “oltre il muro” si percepisce effettivamente sbiadito e non forte come volevi comunicarci. Il contorno è senz'altro scritto bene, ma l'emozione di fondo ne ha risentito, almeno secondo me. Bravo per come hai gestito una protagonista femminile, da quel punto di vista assolutamente credibile.
In bocca al lupo per l’edizione e a presto!
Feritoia
Ciao Riccardo
Purtroppo anche io ho fatto fatica a comprendere molti aspetti durante la prima lettura. Le tue risposte ai commenti precedenti mi hanno chiarito alcuni dubbi, ma il senso che volevi dare secondo me è stato soffocato da troppi concetti complessi. Mi riferisco soprattutto ai poteri di Giacomo, alla cella di paura e il muro. Ammetto di aver pensato io stesso che fosse un amico immaginario. La parte di Marconi per me è quella che funziona meglio, forse perché più semplice.
Ti auguro buona gara, spero di rileggerti presto.
Cinque amiche
Ciao Luca e benvenuto su MC. Anche io sono un (quasi) esordiente del contest, perciò tranquillo che comprendo la necessità di prendere le misure con tempi così limitati e le difficoltà che ne conseguono. Il racconto scorre bene e mi hai condotto nella mente del personaggio senza sforzo. I pochi dialoghi a me son piaciuti. Come altri, però, ho storto il naso nelle ultime righe: secondo me il tema viene inserito in modo un po' raffazzonato e le ultime conclusioni dell'assassino mi appaiono prese con troppa filosofia. Certo, parliamo di uno psicopatico, ma ha appena scoperto di essere morto (cosa che a me è parsa comunque una buona trovata). Forse andava gestita meglio la riflessione finale togliendo qualcosa prima; in fondo la concitazione era già resa in modo più che sufficiente. Penso comunque che sia un buon esordio, spero di rileggerti presto.
Un pessimo affare
Ciao Filippo.
Il tuo racconto mi suscita sensazioni contrastanti. Mi piace come è scritto, mi intrigano gli eventi e, se fosse un libro, continuerei volentieri a leggerlo. Allo stesso tempo trovo il finale poco chiaro: lascia troppe cose in sospeso, anzi non spiega quasi nulla. Se era questa la tua intenzione ok, ma allora avrei proprio tolto l'ultima parte per rafforzare l'episodio horror avvenuto in villa, che per me era al centro della storia. Anche perché il tema "oltre il muro" lo troviamo solo nel casino che succede al di là della porta; tutto il resto è un bel contorno che fa da preludio ad altro, ma qui conta la vita del racconto.
Ti auguro buona fortuna col contest, a presto!
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 28 aprile 2021, 17:41
da antico
Un solo giorno alla scadenza e dovete solamente più ricevere una classifica.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 28 aprile 2021, 18:04
da wladimiro.borchi
PICCOLA ESPLORATRICE
Ciao Ago,
racconto strepitoso, declinazione originalissima del tema: il muro come linea di demarcazione tra i sogni e la realtà e al contempo il limite tra la fanciullezza e l'età adulta.
Nulla da dire: stile impeccabile e giusto pathos, oltre a un plot-twist molto ben riuscito.
Mi inchino e ti ammiro.
W
LA PORTA NEL MURO
Ciao Matteo,
racconto scritto molto bene, forse un po' troppo frammentato a esser sinceri, ma non guasta.
L'unico problema di fondo (forse più mio che tuo) è che non l'ho capito.
Mi è restato il dubbio su cosa ci fosse scritto sul muro, cosa dicesse quella "scritta di merda" e perché tutti non accettassero il loro destino.
Ho capito che andare oltre il muro viene vissuto da tutti come un male, ma non ho capito se poi lo sia in realtà.
Alla fine, di fatto, restiamo a bocca asciutta perché il protagonista resta da questa parte.
Al di là di questo limite, più mio che tuo resta un buon lavoro.
W
CINQUE AMICHE
Ciao Luca,
il racconto non è male, anche se la ricerca di un registro così "aulico" ci tira violentemente fuori dalla storia e soprattutto dal personaggio.
Perché "lo stupratore seriale" dovrebbe esprimersi con "nella poesia del crepuscolo una capinera si libra in volo. La osservo elevarsi nel cielo, confondersi tra le nuvole grigie cariche di pioggia."
È un professore di lettere appassionato di poesia? Se sì, ce lo devi far capire, altrimenti il lettore si sente un po' preso per i fondelli o, in ogni caso, strappato via dall'immersione nella vicenda. Sempre che ne esista gente che si esprima così. Quando si usa la prima persona o una terza focalizzata si deve sempre stare attenti che le parole usate sono in linea col personaggio e se non è così, cambiarle.
Anche il finale mi lascia molti dubbi (infodump: ci racconti del passato da stupratore del protagonista e delle sue cinque vittime), PDV zombie (il protagonista continua a essere vivo, mentre è morto).
Non è tra quelli che mi ha preso di più.
Sorry
A rileggerci presto.
W
MACHU PICCHU
Ciao Giuliano,
racconto dolcissimo.
Lo stile mi è piaciuto molto, leggero e profondo al contempo.
Anche nel tuo caso, forse, la storia è un po' troppo spezzettata, ma è una cosa che, almeno a mio gusto, non guasta affatto.
Declinazione del tema, anche nel tuo caso, molto originale: il muro come limite invalicabile della disabilità.
Il plot-twist alla fine, con le ceneri del fratello arriva bene e mi pare preparato a sufficienza, seppur senza particolari guizzi.
Buon lavoro
A rileggerci presto.
W
FERITOIA
Ciao Daniel,
Giac è intrappolato nel muro alla Buca da quando ha difeso il protagonista aprendo tagli sulla faccia del tizio sull'autobus.
Io almeno ho capito questo.
Il tema è declinato in modo originale, lo stile, al solito, è molto buono, ma non riesco a trovare altro da dire.
Forse un capellino di chiarezza in più, a scapito dell'effetto "wow", non avrebbe guastato.
A rileggerci presto.
W
STAGE
Ciao, racconto che ho letto con piacere e che scorre piuttosto bene.
A onor del vero stilisticamente mi sento di consigliarti di ridurre al minimo i c.d. "dialog tag" per sostituirli con i c.d. "beat".
Nel tuo racconto ce ne sono davvero troppi e danno davvero l'idea di "spiegato" o "raccontato".
Es.
«Miette, viens ici!» L’ha chiamato.
«Si prenderà un malanno» ho pensato
I dialog tag (e cito quello che per molti qua dentro è un Maestro con la M maiuscola) "sono quei verbi come "disse", "ribatté", "urlò" ecc. che di norma si impiegano per far capire chi parla e come pronuncia la battuta.
Al posto dei dialogue tag vanno utilizzati maggiormente i beat, ovvero i piccoli gesti dei personaggi tra una battuta e l’altra per indicare chi parla quando la cosa non è evidente, e per aggiungere dinamismo e verosimiglianza al tutto.".
La trama in sé, col disvelamento finale (peraltro un po' atteso) non brilla per originalità, ma il tema è colto in modo davvero trasversale.
Sarà difficile individuare una posizione di calssifica.
Mi hai messo in crisi.
A rileggerci presto.
W
L'ONIRONAUTA
Ciao Alvin,
carinissima l'idea dell'onironauta. Meno originale, invece, la declinazione del tema che è un semplice muro da oltrepassare per fuggire verso la libertà.
Mi è mancato un po' twist sul finale.
Sarebbe stato più bastarda una chiusa con il protagonista che consegna i dati al colonnello e uno dei due lascia cadere una battuta per cui i ribelli il nostro onironauta li fotte tutti con la stessa puttanata della super mente che salverà il mondo.
Ma è solo gusto mio.
Il lavoro non è affatto male.
A rileggerti presto
W
UN PESSIMO AFFARE
Ciao Filippo,
una notevole abilità da page turner la tua: all'inizio sono stato davvero incuriosito dalla trama, purtroppo però alla fine non ho raccolto granché.
A metà c'è un passaggio del tempo al passato che non mi ha convinto troppo. Dagli un'occhiata se decidi di passare al laboratorio.
Il finale è davvero tronco, non spiega niente salvo lasciarci con un cliffhanger su un probabile seguito della storia che, purtroppo, non vedremo mai.
A rileggerci presto
W
CLASSIFICA
1 - PICCOLA ESPLORATRICE
2 - MACHU PICCHU
3 - L'ONIRONAUTA
4 - STAGE
5 - LA PORTA NEL MURO
6 - FERITOIA
7 - UN PESSIMO AFFARE
8 - CINQUE AMICHE
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 29 aprile 2021, 19:59
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni ci arriveranno anche i miei commenti e classifica.
Re: Gruppo VOLLEY: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 4 maggio 2021, 20:28
da antico
Ecco a voi i miei commenti e classifica:
1) Machu Picchu, di Gabriele Cannoletta
Per quanto mi riguarda, la lettura è filata liscia come l'olio e non ho particolari rilievi da farti se non che il difetto maggiore del racconto mi sembra nella forzatura del discorso sul muro, inserito proprio per mostrare che il tema c'era quando, lo ripeto spesso, è possibile omettere un richiamo diretto quando si fornisce quel particolare senso al racconto tutto. In questo caso, l'inserirlo sbilancia forzando ed è l'unico punto in cui la lettura rischia d'incagliarsi. Molto bene tutto il resto. Per me un pollice quasi su.
2) Piccola esploratrice, di Agostino Langellotti
Il messaggio che hai voluto inserire nel racconto è molto buono e mi è arrivato in pieno. Semmai ci sarebbe da ragionare sul perché non arrivi con la giusta forza: hai utilizzato molti caratteri per la prima parte e arrivato alla fine hai dovuto rushare enfatizzando la reazione di Tessa, tutto qui. A mio parere hai gestito male le due parti perché le varie reazioni dei bambini potevano occupare molto meno spazio ottenendo lo stesso risultato (infatti in quella parte la lettura mi è risultata anche un poco noiosa perché percepivo ridondanza). Detto questo, il racconto è pulito e piacevole da leggere anche se è evidente che potrebbe essere esposto in una forma più funzionale. Per me è un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.
3) Feritoia, di Riccardo Rossi
L'idea è molto bella e la storia proposta intrigante, però mancano alcuni punti, a mio avviso, fondamentali: 1) un maggiore approfondimento del carattere del protagonista e del suo rapporto con Giac perché ci butti lì il suo laccarsi le unghie, ma non approfondisci, 2) il back di Giac, da quanto avesse il suo potere e, soprattutto, perché proprio la reazione di Sam l'avesse mandato in frantumi convincendolo a isolarsi, 3) lo stesso muro circonda Giac è una materializzazione delle sue paure, solo che non approfondendo adeguatamente il personaggio non credo che lo si renda funzionale al racconto, rimane lì come una bella idea e basta. In pratica, serviva scavare più a fondo nel rapporto tra i due protagonisti perché al lettore non mi sembra arrivino tutte le informazioni per "completare il racconto". Detto questo, mi è piaciuto e per me si tratta di un pollice positivo in modo brillante, pur con tanti microdifetti.
4) La Porta nel Muro, di Matteo Mantoani
Credo che il problema principale qui sia la gestione temporale. I primi tre pezzi sembrano di poco staccati l'uno dall'altro anche se in seconda rilettura potrebbe starci che tu intendessi un maggior stacco temporale con il protagonista che passa (anche) secoli ai piedi del muro e della porta senza mai decidersi. Il quarto stacco ci fa capire, effettivamente, che il tempo sta passando (eccome se sta passando), il quinto chiude il quarto con lui che, nonostante l'amore ritrovato, ancora si ostina a non lasciarsi andare. La risultante? Uno squilibrio interno che confonde il lettore soprattutto sul quarto stacco. Probabilmente c'è da aggiungere anche una non funzionale scelta delle prime tre parti. Detto questo, a mio parere manca un qualcosa che vada oltre il vero punto forte del racconto (l'immagine di questo immenso muro e delle infinite anime accalcate di fronte a esso) ed è un approfondimento di questa ritrosia a lasciarsi andare: piuttosto che andare intorno a un futuro incerto, meglio il limbo eterno. Oppure questa paura nei confronti delle proprie azioni terreni. O ancora, queste figure così ipocrite dei cercatori che altri non sono che vigliacchi incapaci di affrontare il proprio destino e che invece spingono altre anime a farlo. Di spunti ne hai parecchi. Intendiamoci, il racconto è valido già solo per la stupenda immagine che evochi e che non abbandona il lettore, però lo devi fare fruttare di più. Allo stato attuale direi un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante.
5) L’Onironauta, di Alvin Miller
Qui c'è un gran bel setting e una ancora più bella intuizione, quella dell'Onironauta. Il tuo modo di narrare mi piace molto e ho già avuto occasione di dirtelo, però ci sono due macroproblemi: 1) il tema non è fondante il racconto stesso e rimane sullo sfondo, più che un tema sembra un paletto da inserire a forza e questo, per forza di cose, deve essere tenuto in conto in sede di valutazione limitatamente all'edizione, 2) riguardante il racconto, invece, credo che lasciare un finale così aperto non sia funzionale in quanto la tattica dell'Onironauta potrebbe essere proprio quella di illudere, come nei sogni, per ottenere ciò che vuole. Se la tua intenzione era, al contrario, proprio quella di mostrare l'inizio di un'insurrezione, anche in questo caso il finale aperto non è sufficiente perché non abbastanza forte, con tutti i dubbi che si lascia dietro. Se, ancora, il tuo obbiettivo era di mettere il prigioniero di fronte a una situazione senza uscita con scelte che lo avrebbero comunque portato alla morte, la sua decisione finale cozza con la sua irremovibilità iniziale anche perché l'Onironauta non ha detto o fatto alcunche per convincerlo. Insomma, un finale che trovo davvero poco funzionale e che mi ha lasciato parecchio con l'amaro in bocca, soprattutto considerate le tue indubbie qualità nel narrare. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante e in classifica devo metterti dietro ai parivalutati proprio per la questione tema.
6) Stage, di Andrea Furlan
L'idea e l'intento mi sono piaciuti davvero molto, meno il come hai deciso di metterli in pratica. Manca una focalizzazione precisa sul tema di fondo che, per gli elementi che hai fornito, sembra quello legato al fatto che anche se le cose non stanno andando come vogliamo ci si possono comunque aprire possibilità enormi e che è giusto non perdere mai quell'approccio entusiasta. Nello specifico, non mi sembra funzionare come si arriva all'incontro finale perché lo anticipi e poi lo fai accadere, quasi come un deus ex machina. Quante possibilità ci sono che lei legga di questa donna e poi, per magia, si ritrovi la figlia come vicina di casa? Quasi come vincere all'enalotto, forse meno. Ecco, diverso sarebbe stato se, previo l'avere strutturato diversamente gli equilibri interni, tu l'avessi fatta entrare prima in contatto con la vicina e che, una volta dentro casa sua, avesse visto la foto e ricollegato con vecchi studi da lei fatti in modo da farle riemergere l'entusiasmo e tornare ad ampliare le sue possibilità: sarebbe stato meno statico, ma, soprattutto, molto meno forzato. I muri, nel tuo racconto, sono quelli che ci costruiamo mentalmente una volta che le cose non vanno come da noi deisderato, ancora di più dei muri eretti dal covid. Per me un pollice tendente verso l'alto anche se un po' al pelo proprio per questa mancata focalizzazione.
7) Cinque amiche, di Luca Memoli
Credo che il racconto abbia un unico, rilevante, problema e sta nella semina sul personaggio: troppo bidimensionale fino all'arrivo del finale. Integro: il gioco sarebbe consistito nel "giocare" con il lettore collocando ad arte elementi della devianza di questo serial killer in modo che, una volta girate le carte, il lettore non potesse che dire "Wow, ma certo!", solo che non ho rinvenuto una costruzione simile e tutta la tua concentrazione si è focalizzata sulla situazione e sulla preparazione alla cattura con il protagonista nella parte di osservatore (ascoltatore) e poco altro. Pertanto quando sul finale ci sveli la sua vera identità e il fatto che abbia ucciso cinque donne, il tutto arriva a gratis, senza preparazione e, dunque, senza detonazione nella mente del lettore. Aggiungo che il tema, qui come in qualche altro racconto, è utilizzato più come un paletto, una roba da inserire e basta quando, invece dev'essere (il tema stesso o il suo signifocato) il motore fondante del racconto stesso. Per me siamo su un pollice tendente verso il positivo, ma un po' al pelo proprio per la mancata preparazione al finale (che poi era il succo del racconto, il costruire il protagonista semina per semina) e finisci dietro ai parivalutati per la questione del tema/paletto.
8) Un pessimo affare, di Filippo Rubulotta
Non posso dire di non avere apprezzato il racconto, per non mi sembra che sia sfruttato al suo massimo. La storia avanza discretamente bene fino all'arrivo alla cassaforte, poi non si capisce il perché del guizzo di rubare anche altro, ma ci sta. Il problema è che da quel momento in avanti è un susseguirsi di punti interrogativi: perché si è attivato "l'allarme" della casa? Cosa succede nell'altra stanza? Perché la polizia è fuori ad aspettarlo? Perché viene liberato e invitato a disinteressarsi della faccenda quando era presumibile una sua liberazione per eliminarlo? Come ha potuto Grove smascherare Crowley? Insomma, mancano connessioni logiche e spiegazioni anche solo accennate. Inoltre, anche qui il tema è stato trattato più come un paletto che come tema fondante del racconto stesso. Detto questo, il pollice è comunque tendente al positivo, ma al pelo per tutta la serie di mancanze che ti ho segnalato.