Dinosauri intelligenti
Inviato: martedì 18 maggio 2021, 0:49
Le nuvole riempiono il cielo e colorano di grigio la radura. Speriamo non si rimetta a piovere proprio ora.
Mi auguro che questi dinosauri siano tipi ragionevoli, altrimenti la mia missione nella preistoria, oltre che inutile, diventerebbe anche estremamente pericolosa.
Avanzo nell’erba alta e bagnata, i jeans già umidi fin sopra le ginocchia. Non so se quelli che sento siano brividi di freddo o di tensione. Forse entrambi.
Un triceratopo e un tirannosauro interrompono la loro conversazione e voltano le loro teste verso di me. Madonna, come sono grossi. Sui libri di scuola non sembravano così.
Alzo la mano tremante. «Buongiorno, signori miei.»
Si guardano e aggrottano le sopracciglia come a chiedersi “e adesso questo chi cazzo è?”.
Come dargli torto? Non l’hanno mai visto un uomo in vita loro. Sono nati un po’ troppo presto, oppure siamo noi che ci abbiamo messo una vita per trasformarci da scimmie in uomini. Anche se, a dirla tutta, conosco gente che quel passaggio ancora lo conclude del tutto. Mia suocera, tipo.
Cazzo, sto divagando.
I due bestioni sbuffano dalle narici ed emettono un suono inquietante dalle loro enormi bocche fameliche. Mi fissano.
Il triceratopo si fa avanti. «Chi sei, e soprattutto, cosa vuoi?» Mi alita in faccia e arriva anche qualche sputacchio di saliva. Odora di un misto di acqua stantia e ascelle di mio cognato Fausto dopo una giornata all’Ikea.
Mi asciugo il viso con il polsino della felpa. «Signori, sono qui per parlare con voi di questioni davvero importanti che riguardano la vostra vita e la vostra morte.»
Mamma mia, che frase. Nemmeno fossi un testimone di Geova davanti a un citofono.
Il tirannosauro sembra perplesso. Cerca di grattarsi il viso, ma con quelle braccia troppo corte non ci arriva e inizia a ringhiare nervoso.
«Fermo, fermo.» Il triceratopo rotea gli occhi all’indietro. «Eccomi, ci penso io.» Gli gratta la guancia con un corno.
L’altro abbassa lo sguardo mortificato.
Sembrano buoni, dai. Anche se mi stanno facendo perdere un sacco di tempo. «Signori, ascoltatemi per piacere. Potete chiamare tutti i vostri amici, e dirgli di venire qui?»
Il triceratopo inclina la testa. «Se si tratta di stronzate, giuro che ti infilzo come uno spiedo.»
Cazzo! Vabè, oh. Se mi vogliono ascoltare, bene. Sennò, problemi loro. Mi strofino le mani. «Io vengo dal futuro, signori. Datemi retta e chiamate gli altri.»
Il tirannosauro si pizzica la gola ed emette un urlo che fa tremare il mondo. Tutt’attorno, l’erba si schiaccia al suolo e sembra stia per essere strappata via.
Mi aggrappo con le unghie al terreno umido e resisto.
Dai boschi nei dintorni, è tutto un riecheggiare di passi pesanti. In mezzo agli alberi iniziano a spuntare le sagome dei primi dinosauri. Via via arrivano gli altri. Ma quanti ne sono? E come sono diversi tra loro. Questi ogni volta che si accoppiano danno vita a una nuova specie. I loro figli sono incroci, e i nipoti sono incroci di incroci.
Vabè, veniamo al dunque. «Cari miei dinosauri. È con rammarico che vi annuncio una sciagura: tra una settimana qui cadrà un enorme asteroide. Voi morirete tutti.»
Dalla folla, una voce carica di ironia. «Si, si. Meritiamo l’estinzione.»
E giù grosse risate da parte di tutti.
Il triceratopo fa un passo in avanti e si erge a rappresentante di classe. «Davvero ci hai fatto riunire per questa cazzata?»
«Davvero, si!» Stupidi. «Fate qualcosa o morirete. Non so, andatevene lontano, oppure costruitevi un bunker. Inventatevi qualcosa, cazzo.»
«Non crediamo nelle tue parole. E nel caso, qui siamo nati, e qui moriremo.»
Applaudo. «E bravi, coglioni.»
Gli altri si avvicinano e mi accerchiano. I loro fiati pesanti addosso.
Spalanco le braccia, le mani coi palmi aperti. «Calmi, ragioniamo. Io sono qui solo per avvertirvi, signori. Questa è la legge della vita, si chiama adattamento: chi si adatta, vive; chi non si adatta, muore.»
Gli altri dinosauri mugugnano.
«Fidatevi di me» Urlo. «Vengo dal futuro!»
Il tirannosauro si china e mi slinguazza. «Sparisci o ti uso per cena.»
«Come volete.» Mi pulisco il viso. «Il mio lavoro qui è finito.» Mi volto e mi incammino. «Voi fate un po’ come cazzo vi pare.» Addio futuri fossili, ve la siete proprio meritata.
Mi auguro che questi dinosauri siano tipi ragionevoli, altrimenti la mia missione nella preistoria, oltre che inutile, diventerebbe anche estremamente pericolosa.
Avanzo nell’erba alta e bagnata, i jeans già umidi fin sopra le ginocchia. Non so se quelli che sento siano brividi di freddo o di tensione. Forse entrambi.
Un triceratopo e un tirannosauro interrompono la loro conversazione e voltano le loro teste verso di me. Madonna, come sono grossi. Sui libri di scuola non sembravano così.
Alzo la mano tremante. «Buongiorno, signori miei.»
Si guardano e aggrottano le sopracciglia come a chiedersi “e adesso questo chi cazzo è?”.
Come dargli torto? Non l’hanno mai visto un uomo in vita loro. Sono nati un po’ troppo presto, oppure siamo noi che ci abbiamo messo una vita per trasformarci da scimmie in uomini. Anche se, a dirla tutta, conosco gente che quel passaggio ancora lo conclude del tutto. Mia suocera, tipo.
Cazzo, sto divagando.
I due bestioni sbuffano dalle narici ed emettono un suono inquietante dalle loro enormi bocche fameliche. Mi fissano.
Il triceratopo si fa avanti. «Chi sei, e soprattutto, cosa vuoi?» Mi alita in faccia e arriva anche qualche sputacchio di saliva. Odora di un misto di acqua stantia e ascelle di mio cognato Fausto dopo una giornata all’Ikea.
Mi asciugo il viso con il polsino della felpa. «Signori, sono qui per parlare con voi di questioni davvero importanti che riguardano la vostra vita e la vostra morte.»
Mamma mia, che frase. Nemmeno fossi un testimone di Geova davanti a un citofono.
Il tirannosauro sembra perplesso. Cerca di grattarsi il viso, ma con quelle braccia troppo corte non ci arriva e inizia a ringhiare nervoso.
«Fermo, fermo.» Il triceratopo rotea gli occhi all’indietro. «Eccomi, ci penso io.» Gli gratta la guancia con un corno.
L’altro abbassa lo sguardo mortificato.
Sembrano buoni, dai. Anche se mi stanno facendo perdere un sacco di tempo. «Signori, ascoltatemi per piacere. Potete chiamare tutti i vostri amici, e dirgli di venire qui?»
Il triceratopo inclina la testa. «Se si tratta di stronzate, giuro che ti infilzo come uno spiedo.»
Cazzo! Vabè, oh. Se mi vogliono ascoltare, bene. Sennò, problemi loro. Mi strofino le mani. «Io vengo dal futuro, signori. Datemi retta e chiamate gli altri.»
Il tirannosauro si pizzica la gola ed emette un urlo che fa tremare il mondo. Tutt’attorno, l’erba si schiaccia al suolo e sembra stia per essere strappata via.
Mi aggrappo con le unghie al terreno umido e resisto.
Dai boschi nei dintorni, è tutto un riecheggiare di passi pesanti. In mezzo agli alberi iniziano a spuntare le sagome dei primi dinosauri. Via via arrivano gli altri. Ma quanti ne sono? E come sono diversi tra loro. Questi ogni volta che si accoppiano danno vita a una nuova specie. I loro figli sono incroci, e i nipoti sono incroci di incroci.
Vabè, veniamo al dunque. «Cari miei dinosauri. È con rammarico che vi annuncio una sciagura: tra una settimana qui cadrà un enorme asteroide. Voi morirete tutti.»
Dalla folla, una voce carica di ironia. «Si, si. Meritiamo l’estinzione.»
E giù grosse risate da parte di tutti.
Il triceratopo fa un passo in avanti e si erge a rappresentante di classe. «Davvero ci hai fatto riunire per questa cazzata?»
«Davvero, si!» Stupidi. «Fate qualcosa o morirete. Non so, andatevene lontano, oppure costruitevi un bunker. Inventatevi qualcosa, cazzo.»
«Non crediamo nelle tue parole. E nel caso, qui siamo nati, e qui moriremo.»
Applaudo. «E bravi, coglioni.»
Gli altri si avvicinano e mi accerchiano. I loro fiati pesanti addosso.
Spalanco le braccia, le mani coi palmi aperti. «Calmi, ragioniamo. Io sono qui solo per avvertirvi, signori. Questa è la legge della vita, si chiama adattamento: chi si adatta, vive; chi non si adatta, muore.»
Gli altri dinosauri mugugnano.
«Fidatevi di me» Urlo. «Vengo dal futuro!»
Il tirannosauro si china e mi slinguazza. «Sparisci o ti uso per cena.»
«Come volete.» Mi pulisco il viso. «Il mio lavoro qui è finito.» Mi volto e mi incammino. «Voi fate un po’ come cazzo vi pare.» Addio futuri fossili, ve la siete proprio meritata.