La discarica - di Maria Rosaria Del Ciello
Inviato: lunedì 21 settembre 2015, 23:53
LA DISCARICA
di M.R. Del Ciello
— Fai la giravolta, falla un’altra volta! —le manine stringono le mie e la bimba gira in tondo facendomi ruotare su me stessa. Una, due, tre, tante volte, fino a che non perdo i sensi e mi piego prima sulle ginocchia, poi cado lunga per terra.
— Alzati mamma! Facciamolo ancora… — incita la bambina, continuando a volteggiare nella sala.
Poi, d'improvviso, si blocca. Il cigolìo di una chiave che gira nella serratura di casa e lei corre incontro al padre, gli getta le braccia al collo e comincia a sbaciucchiarselo.
— La mia principessa ha fatto stancare anche oggi la mamma?
La piccola Anna, di appena otto anni, lancia uno sguardo carico d’odio verso la mia sagoma distesa sul pavimento e sentenzia:
— Stancare quella? È solo una stupida vecchia. Quand’è che la cambiamo?
Da un po’ in casa non si parla d’altro: rottamare la mamma. In molti lo hanno fatto e assicurano di essersi trovati molto bene.
Io comunque sono rassegnata al fatto che prima o poi accadrà, che mi daranno via in cambio di qualche mamma più efficiente e, in un certo modo, cerco di prepararmi al distacco.
Alla fine ci sono riusciti.
Mi hanno portato in quest'ospedale con la scusa di rimettermi in sesto. Hanno rinunciato alla "rottamazione" e preferito la "riparazione" che costa un po’ meno.
Qualcosa però non deve essere andata per il verso giusto perché mi trovo ancora qui e invece sarei già dovuta essere a casa.
Li sento parlottare, mio marito con quel tipo calvo e panciuto che non fa che asciugarsi il sudore sulla fronte.
— Ci dispiace molto che l’intervento non sia riuscito. Possiamo comunque darle un esemplare nuovo e trattenere il suo. — dice l’uomo.
— Ma quanto mi verrà? — sento chiedere mio marito.
— Non molto, stia tranquillo. Le valuteremo bene il suo esemplare. Anche se malridotto ha organi funzionanti alla perfezione. Li abbiamo testati.
— Ancora non mi capacito di quanto sia durata poco…— mio marito si volta verso il mio corpo immobile sul letto e leggo nei suoi occhi solo disprezzo.
— Succede spesso, sa? — risponde l’altro, quasi a volerlo consolare. — Scommetto che veniva dall’altro Universo. Costano meno ma come vede…
— Be’, in effetti… Però mi avevano garantito che fosse praticamente come quelle del nostro.
Il venditore abbozza un sorrisetto. — Capisco, capisco. Se mi segue in ufficio possiamo concludere l’affare.
Poteva andarmi peggio, ma di questo non sono ancora sicura.
Mi hanno infilato qualcosa alla base del collo, ho sentito come una piccola puntura. Ora sono immobilizzata in questo letto, al servizio di quanti avranno bisogno di qualche organo da sostituire: un fegato, un rene, un pancreas. Così mi ha spiegato la vicina di letto, anche lei di un altro Universo come me.
Poteva andarci peggio. Sempre la vicina ha parlato di una discarica, poco lontana da qui, dove vanno a finire quelle come noi che, ridotte peggio, non ce l’hanno fatta.
di M.R. Del Ciello
— Fai la giravolta, falla un’altra volta! —le manine stringono le mie e la bimba gira in tondo facendomi ruotare su me stessa. Una, due, tre, tante volte, fino a che non perdo i sensi e mi piego prima sulle ginocchia, poi cado lunga per terra.
— Alzati mamma! Facciamolo ancora… — incita la bambina, continuando a volteggiare nella sala.
Poi, d'improvviso, si blocca. Il cigolìo di una chiave che gira nella serratura di casa e lei corre incontro al padre, gli getta le braccia al collo e comincia a sbaciucchiarselo.
— La mia principessa ha fatto stancare anche oggi la mamma?
La piccola Anna, di appena otto anni, lancia uno sguardo carico d’odio verso la mia sagoma distesa sul pavimento e sentenzia:
— Stancare quella? È solo una stupida vecchia. Quand’è che la cambiamo?
Da un po’ in casa non si parla d’altro: rottamare la mamma. In molti lo hanno fatto e assicurano di essersi trovati molto bene.
Io comunque sono rassegnata al fatto che prima o poi accadrà, che mi daranno via in cambio di qualche mamma più efficiente e, in un certo modo, cerco di prepararmi al distacco.
Alla fine ci sono riusciti.
Mi hanno portato in quest'ospedale con la scusa di rimettermi in sesto. Hanno rinunciato alla "rottamazione" e preferito la "riparazione" che costa un po’ meno.
Qualcosa però non deve essere andata per il verso giusto perché mi trovo ancora qui e invece sarei già dovuta essere a casa.
Li sento parlottare, mio marito con quel tipo calvo e panciuto che non fa che asciugarsi il sudore sulla fronte.
— Ci dispiace molto che l’intervento non sia riuscito. Possiamo comunque darle un esemplare nuovo e trattenere il suo. — dice l’uomo.
— Ma quanto mi verrà? — sento chiedere mio marito.
— Non molto, stia tranquillo. Le valuteremo bene il suo esemplare. Anche se malridotto ha organi funzionanti alla perfezione. Li abbiamo testati.
— Ancora non mi capacito di quanto sia durata poco…— mio marito si volta verso il mio corpo immobile sul letto e leggo nei suoi occhi solo disprezzo.
— Succede spesso, sa? — risponde l’altro, quasi a volerlo consolare. — Scommetto che veniva dall’altro Universo. Costano meno ma come vede…
— Be’, in effetti… Però mi avevano garantito che fosse praticamente come quelle del nostro.
Il venditore abbozza un sorrisetto. — Capisco, capisco. Se mi segue in ufficio possiamo concludere l’affare.
Poteva andarmi peggio, ma di questo non sono ancora sicura.
Mi hanno infilato qualcosa alla base del collo, ho sentito come una piccola puntura. Ora sono immobilizzata in questo letto, al servizio di quanti avranno bisogno di qualche organo da sostituire: un fegato, un rene, un pancreas. Così mi ha spiegato la vicina di letto, anche lei di un altro Universo come me.
Poteva andarci peggio. Sempre la vicina ha parlato di una discarica, poco lontana da qui, dove vanno a finire quelle come noi che, ridotte peggio, non ce l’hanno fatta.