La realtà inventata - di De Meo Luigi
Inviato: lunedì 21 settembre 2015, 23:59
“Avanti per il sacro Regno di Askaris! La vittoria è vicina!”
Curtis pensò che l’urlo alle sue spalle provenisse da Lord Forlis ma non ebbe tempo di girarsi per scoprirlo, la bestia dell’Oscurità si era lanciata avanti ancora una volta costringendolo a ripararsi dietro lo scudo. Dieci impatti, tanti quanti i neri artigli del mostro, fecero vibrare il duro legno. Obbedendo al puro istinto Curtis falciò da sinistra a destra con la spada, squarciando il fianco dell’avversario che crollò a terra senza più muoversi. L’elmo era ormai una fornace e rivoli di sudore gli bruciavano gli occhi, il respiro era corto e affannoso e la pesante cotta di maglia e il gambeson non erano di certo d’aiuto. Attorno a lui la battaglia infuriava da ormai non sapeva più quanto tempo, la mischia furibonda tra l’esercito di Askaris e i suoi alleati contro le immonde bestie dell’Oscurità. Un ruggito lo fece voltare di scatto, un attimo troppo tardi per abbozzare una difesa: una massa di pelo ispido e nero lo investì con la forza di un maglio facendolo rotolare a terra e strappandogli di mano la spada. La bestia alzò il braccio artigliato e Curtis ebbe la gelida certezza di stare vivendo gli ultimi attimi della sua vita. Chiuse gli occhi, pronto a sentire gli artigli mordere la sua carne. Non accadde. Un urlo, parole incomprensibili alle sue orecchie, seguito dal guaito di dolore della creatura e dal boato di un tuono gli fecero spalancare le palpebre: il cadavere della bestia giaceva incenerito accanto a lui e, incongrua e bellissima su quel campo di battaglia nel suo abito di seta, una maga Elfa si avvicinava a lui tendendo la mano. “State bene?” chiese gentile. Curtis accettò l’aiuto della donna per rialzarsi, stava per rispondere quando un corno risuonò su tutto il campo di battaglia. Lord Forlis soffiò altre due volte nel corno prima di alzare la spada sopra la testa: ”Hanno voluto la guerra, gli abbiamo dato guerra! Vittoria! Vittoria contro l’oscurità!” urlò accolto dalle ovazioni di tutto l’esercito. Solo allora Curtis si rese conto che le bestie erano state sbaragliate tutte, forse l’ultima a morire era stata quella folgorata dall’Elfa che gli aveva salvato la vita. Alzò le braccia al cielo e si unì alle grida di giubilo dei suoi compagni
“TRE! DUE! UNO! TIME OUT!”
Con un sospiro di sollievo Roberto si tolse l’elmo e slacciò i primi due bottoni del Gambeson. “Tanto così ti mancava Robbè!” disse il ragazzo nel costume da bestia passandogli accanto tenendo sotto braccio la maschera. “Ci puoi riprovare alla prossima Giulio.” Gli urlò in risposta prima di voltarsi e dirigersi al parcheggio. Gettò sul sedile posteriore dell’auto elmo, spada in lattice e scudo e cominciò a liberarsi della cotta di maglia. Curtis e il suo mondo dovevano attendere la prossima giornata di gioco di ruolo dal vivo. Roberto doveva tornare all’altro suo mondo, quello reale e molto meno interessante cui non voleva tornare. “Vita reale... BHA!” esclamò entrando nell’auto e richiudendo la portiera.
Curtis pensò che l’urlo alle sue spalle provenisse da Lord Forlis ma non ebbe tempo di girarsi per scoprirlo, la bestia dell’Oscurità si era lanciata avanti ancora una volta costringendolo a ripararsi dietro lo scudo. Dieci impatti, tanti quanti i neri artigli del mostro, fecero vibrare il duro legno. Obbedendo al puro istinto Curtis falciò da sinistra a destra con la spada, squarciando il fianco dell’avversario che crollò a terra senza più muoversi. L’elmo era ormai una fornace e rivoli di sudore gli bruciavano gli occhi, il respiro era corto e affannoso e la pesante cotta di maglia e il gambeson non erano di certo d’aiuto. Attorno a lui la battaglia infuriava da ormai non sapeva più quanto tempo, la mischia furibonda tra l’esercito di Askaris e i suoi alleati contro le immonde bestie dell’Oscurità. Un ruggito lo fece voltare di scatto, un attimo troppo tardi per abbozzare una difesa: una massa di pelo ispido e nero lo investì con la forza di un maglio facendolo rotolare a terra e strappandogli di mano la spada. La bestia alzò il braccio artigliato e Curtis ebbe la gelida certezza di stare vivendo gli ultimi attimi della sua vita. Chiuse gli occhi, pronto a sentire gli artigli mordere la sua carne. Non accadde. Un urlo, parole incomprensibili alle sue orecchie, seguito dal guaito di dolore della creatura e dal boato di un tuono gli fecero spalancare le palpebre: il cadavere della bestia giaceva incenerito accanto a lui e, incongrua e bellissima su quel campo di battaglia nel suo abito di seta, una maga Elfa si avvicinava a lui tendendo la mano. “State bene?” chiese gentile. Curtis accettò l’aiuto della donna per rialzarsi, stava per rispondere quando un corno risuonò su tutto il campo di battaglia. Lord Forlis soffiò altre due volte nel corno prima di alzare la spada sopra la testa: ”Hanno voluto la guerra, gli abbiamo dato guerra! Vittoria! Vittoria contro l’oscurità!” urlò accolto dalle ovazioni di tutto l’esercito. Solo allora Curtis si rese conto che le bestie erano state sbaragliate tutte, forse l’ultima a morire era stata quella folgorata dall’Elfa che gli aveva salvato la vita. Alzò le braccia al cielo e si unì alle grida di giubilo dei suoi compagni
“TRE! DUE! UNO! TIME OUT!”
Con un sospiro di sollievo Roberto si tolse l’elmo e slacciò i primi due bottoni del Gambeson. “Tanto così ti mancava Robbè!” disse il ragazzo nel costume da bestia passandogli accanto tenendo sotto braccio la maschera. “Ci puoi riprovare alla prossima Giulio.” Gli urlò in risposta prima di voltarsi e dirigersi al parcheggio. Gettò sul sedile posteriore dell’auto elmo, spada in lattice e scudo e cominciò a liberarsi della cotta di maglia. Curtis e il suo mondo dovevano attendere la prossima giornata di gioco di ruolo dal vivo. Roberto doveva tornare all’altro suo mondo, quello reale e molto meno interessante cui non voleva tornare. “Vita reale... BHA!” esclamò entrando nell’auto e richiudendo la portiera.