C'erano un italiano, un tedesco e un francese

71ª Edizione, Minuti Contati accoglie una guest star d'eccezione: Silvio Sosio. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 21 settembre dalle ore 21.00 all'una.
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ceranu
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C'erano un italiano, un tedesco e un francese

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2015, 0:44

C'erano un italiano, un tedesco e un francese
di
Francesco Nucera



«Dottore, non potrà parlare a nessuno di quello che sta per vedere!»
Alberto Salvino sospirò. Conosceva mille modi per rispondergli male in inglese, ma decise che non era ancora il momento di farlo. «Vorrei ricordarle che sono uno scienziato anch'io, dottor Schwarz» si limitò a dire.
«Lei ha ragione, ma Voi Italiani siete molto legati alla famiglia...»
Alberto si sentì avvampare, sapeva a cosa si riferiva. «Non saprà nulla nemmeno mio padre... l'onorevole» disse rimarcando l'ultima parola.
A un cenno dello scienziato tedesco, la porta che avevano davanti si spalancò mostrando una stanza piena di computer. All'interno, decine di uomini correvano da una parte all'altra.
Un uomo basso si accorse di loro e gli andò in contro. «Finalmente siete arrivati» disse trattenendo a stento l'eccitazione; parlava con un pesante accento francese. «Fate largo, è arrivato il traduttore» disse ad alta voce scansando i camici bianchi. Li scortò fino a una postazione e indicò un monitor. «Eccolo!» disse con gli occhi lucidi.
Albero guardò lo schermo e, perplesso, si voltò verso Schwarz.
«Deve leggere» disse il tedesco.
«Ma cos'é?»
«Un messaggio che arriva dallo spazio.»
«In italiano?»
«Sembra strano anche a noi, ma è così. Ora legga e non faccia storie.»
Alberto inforcò gli occhiali e socchiuse le palpebre: «No, nessuno parlare inglese da secolo; da quando noi prima potenza mondiale!» tradusse ad alta voce.
Alle sue spalle si alzò un leggero brusio.
«E quindi?» chiese rivolgendosi a Schwarz.
Il tedesco si passò una mano sulla guancia. «Pare che per qualche motivo questo terminale sia collegato con il futuro.»
Albero scoppiò a ridere.
«Non è uno scherzo.» Schwarz afferrò una stampa e gliela mostrò.
L'italiano rimise a bocca aperta; era una foto di Roma, ma attorno al Colosseo si accalcavano centinaia di auto sospese a una decine di metri da terra. «È un fotomontaggio?» chiese.
«No, abbiamo controllato. Ora faccia il bravo e chieda in che anno sono.»
Alberto digitò sulla tastiera e pochi secondi dopo arrivò la risposta.
«2068!»
«Impossibile! Siamo nel 2068 e le auto non volano.»
«Lo so anch'io, ma...» Alberto si bloccò folgorato da un'idea. «E se fosse un mondo parallelo?»
«Chieda da quando e come hanno fatto a diventare la prima potenza mondiale» ordinò Schwarz dando adito all'intuizione.
Nella stanza riecheggiò il rumore delle dita che picchiavano sui tasti.
«Che dicono?» chiese Schwarz.
«Era il 1965 e in Italia aleggiava lo spettro della corruzione politica.» Alberto si bloccò per riprendere fiato; era tutto vero, avevano una linea diretta con un universo parallelo. «Così, degli uomini coraggiosi decisero che era arrivato il momento di...» Si interruppe, allungò la mano verso computer e lo spense.
«Ma cos'ha fatto? Era l'unico collegamento che avevamo!» urlò Schwarz.
«Nulla, era solo uno scherzo di cattivo gusto; in Italia non ci sono mai stati politici corrotti!» Alberto si alzò e andò verso l'uscita.



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Daniele_picciuti
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Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2015, 16:32

Uhm, non so, sto rimuginando sul finale: era ironico? Diceva il vero e l’universo parallelo era il suo? Anche qui emerge della critica sociale ma a differenza di altri racconti che ho letto è meno immediata, non capisco bene quale sia il tuo intento finale: far intendere che l’Italia non è corrotta? Perché in verità ho la sensazione che l’intento sia l’esatto opposto. Ammetto di essermi un po’ perso. Attenzione, Alberto diventa “albero” in un paio di occasioni. Tema centrato comunque… anche se dal titolo mi aspettavo una barzelletta!
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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ceranu
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Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2015, 17:09

Ciao Daniele.
Pensavo fosse chiara l'ironia del finale, ma evidentemente non lo era. Grazie per il commento e alla prossima.
Ciao

STEFANIA FIORIN
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Messaggio#4 » martedì 22 settembre 2015, 17:51

L'ironia c'è, l'ho trovata, quasi uno humor sussurrato, all'inglese. Argomento trattato con frequenza: politici, corruzione, malessere e difetti italiani. C'è di buono che ci salva l'allegria e il fai da te creativo del genio italiano. Il racconto è scritto bene, posso solo dire che ho trovato parecchi gerundio che nella lettura rallentano un po' il ritmo ma tant'è, c'è chi lo usa di più chi meno.

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Angela
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Messaggio#5 » martedì 22 settembre 2015, 20:54

L'incipit è ottimo, mi piace molto quando l'autore introduce la storia senza descrizioni o preamboli. Qui inizia addirittura con un discorso diretto che introduce un enigma e aggancia il lettore. Lo stile è buono e la trama che hai scelto inusuale, tuttavia secondo me il titolo ha un'influenza negativa sul racconto perché la famosa barzelletta che tutti conosciamo aleggia sul testo. Come dire, ci si aspetta che arrivi la macchietta da un momento all'altro. E in effetti arriva nel finale, ma non è del tutto riuscita. Attento alle ripetizioni e ai verbi dichiarativi. Ti segnalo qualche appunto che può esserti utile in caso di revisione.

«Non saprà nulla nemmeno mio padre… l’onorevole»
Non ne ero certa e me lo sono riguardata sulla Treccani: cariche e titoli sempre in maiuscolo (Onorevole).

«Finalmente siete arrivati» disse trattenendo a stento l’eccitazione; parlava con un pesante accento francese. «Fate largo, è arrivato il traduttore» disse
Ripetizione disse/disse. Nel secondo caso avresti potuto scrivere “aggiunse”.

Li scortò fino a una postazione e indicò un monitor. «Eccolo!» disse con gli occhi lucidi.
Qui ritroviamo il terzo disse. Magari un “fece”, vedi tu.

Albero guardò lo schermo
Refuso di “Alberto”.

Il tedesco si passò una mano sulla guancia. «Pare che per qualche motivo questo terminale sia collegato con il futuro.»
Perché si passa una mano sulla guancia? Non mi è chiara l’azione nel senso che non è giustificata che so, da un grattarsi o togliersi qualcosa. Ok, chiunque si può passare una mano sulla guancia, ma l’autore non lo annota se non è importante.

Albero scoppiò a ridere.
Altro “Alberto” mancato.

L’italiano rimise a bocca aperta; era una foto di Roma
qui meglio i due punti, stai puntualizzando di cosa si tratta.

ordinò Schwarz dando adito all’intuizione.
“Dando adito” è una forma poco usata.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

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ceranu
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Messaggio#6 » martedì 22 settembre 2015, 21:24

Ciao Stefania, grazie per il commento.
Angela, prima di tutto grazie per il piccolo editing, se dovessi riprendere in mano il racconto lo userò. Per quanto riguarda il titolo è parte integrante del testo. È una provocazione che precede la provocazione. Siamo una macchietta a livello mondiale, e probabilmente meritiamo di esserlo.
Ciao

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AmbraStancampiano
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Messaggio#7 » giovedì 24 settembre 2015, 13:39

Ciao Francesco, sei un genio :P
Scherzi a parte, hai scritto un racconto piacevole e non banale, ma me lo tronchi sul finale in maniera troppo brusca, senza spiegare troppo bene la motivazione; nel senso, si sta parlando di Onorevoli e corruzione, ma a meno che il povero Alberto non si ritrovi a leggere il nome di un suo familiare, chiudere così di netto la comunicazione col futuro/universo parallelo mi sembra un gesto eccessivo.
Cosa faranno gli altri scienziati vedendo buttar via anni e anni di lavoro? Si prepara un linciaggio?
Il nostro protagonista è in nettissima minoranza, perchè si presuppone che se gli scienziati hanno bisogno di un traduttore esterno, non ci sono italiani nel team. Il che (al di fuori del racconto, in cui questa situazione è funzionale) è un po' ingiusto, visto che la nostra nazione conta un numero altissimo di cervelli in fuga che all'estero fanno ricerche eccellenti.
Alberto, come la stragrande maggioranza degli Italiani, non mi sembra così stupido ;)
Per il resto, non ho capito perchè il primo messaggio dall'altro universo è scritto tutto all'infinito.

Alla prossima!
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.

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ceranu
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Messaggio#8 » giovedì 24 settembre 2015, 14:12

Ciao Ambra, grazie per il genio :P
Provo a rispondere ai tuoi dubbi:
il messaggio è all'infinito per lo stesso motivo per cui quando parliamo con gli stranieri scandiamo le parole pensando che loro possano capire meglio :D
Il racconto è tronco per una questione di spazio e credo che qualsiasi cosa sia successa dopo sia ininfluente. Personalmente immagino la sala piena di gente che piange, ma ci sta anche il linciaggio.
Alberto, detto Albero, è l'unico italiano per una questione funzionale al racconto ;)
Grazie per il commento.
Ciao e alla prossima

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Vastatio
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Messaggio#9 » giovedì 24 settembre 2015, 14:38


Veronica Cani
Messaggi: 148

Messaggio#10 » lunedì 28 settembre 2015, 22:52

Un racconto scorrevole e dalla trama originale che centra perfettamente la tematica della gara. All’inizio mi sono un po’ persa perché non riuscivo a identificare bene i personaggi. Ad esempio, perché se il dottor Schwarz è tedesco Alberto pensa che conosce mille modi per rispondergli male in inglese? Ti faccio alcune osservazioni sulla forma: nella frase “disse rimarcando l’ultima parola” avrei aggiunto una virgola tra il verbo al passato remoto e il gerundio, così come in “disse trattenendo a stento l’eccitazione” e in “chiese rivolgendosi a Schwarz”; in “gli andò in contro” l’avverbio “incontro” è tutto attaccato. A parte queste osservazioni è un buon racconto, complimenti! :)

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ceranu
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Messaggio#11 » martedì 29 settembre 2015, 0:58

Ciao Veronica, hai ragione. Una revisione del testo non avrebbe guastato. ;)

Lorenzo,
Il racconto non voleva essere una barzelletta, altrimenti avrei usato altri toni, quindi ci sta che alla fine strozzi una risata.
Per quanto riguarda il tema non ho dubbi, è assolutamente centrato. Si parla di altro universo e il racconto gira attorno a esso; senza altro universo non ci sarebbe stata la storia.
Ciao e alla prossima.

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alessandra.corra
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Messaggio#12 » mercoledì 30 settembre 2015, 11:00

Ciao Francesco,
hai scritto anche tu un testo incentrato sulla critica sociale piacevole da leggere e che strappa un mezzo sorriso nel finale. I dialoghi sono buoni, scorrevoli, idem lo stile utilizzato. Anche il tema e' centrato. L'unico appunto e' che ho fatto fatica a seguire la storia fino alla fine, per spiegarmi meglio, ho dovuto rileggere alcuni passaggi poiche' non sempre identificavo i personaggi. Forse e' un problema mio. Resta pero' una prova gradevole.
Alla prossima.

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invernomuto
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Messaggio#13 » mercoledì 30 settembre 2015, 12:57

Ciao Francesco, ben ritrovato!
Un buon racconto che usa una buona dose di (amara) ironia per fare un po' di critica sociale a mio parere azzeccata.
Che il racconto voglia far leva su elementi di "italianità" quasi macchiettistici è sospettabile già dalla quinta riga, dove viene insinuato che il protagonista tenda a essere mammone come tutti i suoi connazionali.
Il tema è presente e funzionale alla storia, affrontato in maniera molto classica con un universo alternativo che si rivela essere una biforcazione della nostra linea temporale, un "what if" per usare un termine fumettistico.
Mi piace molto la risoluzione finale, con un Alberto negazionista a oltranza che rifiuta di vedere i problemi che affliggono e hanno afflitto la sua nazione, anche a costo di rinunciare alle meraviglie offerte dall'altro universo.
Un prova molto buona, complimenti!

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willy
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Messaggio#14 » mercoledì 30 settembre 2015, 17:03

Ciao Francesco,
il titolo aggancia subito il lettore e, in effetti, sono presenti tutti e tre i personaggi, anche se non si trova il risvolto ironico che uno si aspetta, data la fama della barzelletta in questione.
La storia è ben orchestrata e tiene col fiato sospeso, si vuole sapere cosa c'è di così importante, tanto che il finale è molto simile a una porta sbattuta in faccia. Buona la critica sottile che permea l'intero racconto. Un po' meno credibili i dialoghi, si presume che uno scienziato in un contesto serio, per di più tedesco, non si lasci andare a frasi con un tono così colloquiale.

Fate largo, è arrivato il traduttore
Ora faccia il bravo e chieda in che anno sono...

Buono, ma non mi ha convinta del tutto.

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Adry666
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Messaggio#15 » venerdì 2 ottobre 2015, 18:30

C’erano un italiano, un tedesco e un francese di Francesco Nucera,

Ciao Francesco,
bentrovato! Tema sicuramente centrato, forse il titolo un po’ meno )
Strano racconto il tuo, l’ho capito solo fino a un certo punto; secondo me oscilli troppo tra ironia e denuncia, e alla fine non ti riesci a decidere. I dialoghi sono un po’ surreali e non aiutano molto a capire il contesto.
Mi piacerebbe vederlo in forma più lunga e con una chiara presa di posizione da parte tua verso il lato ironico.
Comunque nel complesso non mi è dispiaciuto affatto, bravo!

A presto
Ciao
Adriano

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