L'impermeabile di papà
Inviato: martedì 21 settembre 2021, 1:05
L'impermeabile di papà
La porta si apre.
Thomas si alza in piedi e si lancia verso la porta.
- Papà, sei tornato!
Lo abbraccia e affonda il volto nell’impermeabile.
- Com’è andata a lavoro, papà?
Il padre gli accarezza i capelli. Le dita sono rigide e fredde. Il bambino alza gli occhi.
- Tutto a posto, papà?
Sul volto pallido dell’uomo compare un sorriso.
- Si, si, tutto a posto: sono solo un po’ stanco – muove qualche passo in soggiorno e chiude la porta dietro di sé. – Dov’è la mamma?
- In cucina – Thomas si morde le labbra. – Papà, sei sicuro di stare bene?
- Certo, certo… devo parlare con lei. Puoi aspettare qui fuori?
Thomas annuisce. Il padre si china e gli bacia la fronte. Anche le sue labbra sono fredde.
- Bravo, campione. Mi raccomando, non ci disturbare: abbiamo cose importanti di cui discutere.
- Cose da grandi?
- Esatto.
Thomas arriccia le labbra.
- Ma sono grande anch’io… perché non posso sentirvi?
- Perché per partecipare a questi discorsi devi essere grande come tuo padre.
Thomas abbassa lo sguardo: può vedere il suo riflesso nella fibbia della cintura del padre. Anche mettendosi sulle punte, gli arriva al massimo alla pancia.
Il padre lo sposta facilmente e si dirige in cucina. Chiude la porta alle sue spalle.
Thomas sospira. Suo padre è alto come un gigante mentre lui è a cora così piccolo… Sbuffa e comincia a muoversi a grandi passi nella stanza. Se solo fosse grande come suo padre…
- Cosa vuol dire che la borsa è crollata? Dove sono finiti tutti i nostri risparmi?
Thomas si volta verso la porta. Sua madre ha urlato così forte che è riuscito a percepirne la rabbia persino dall’altra stanza. Nonostante questo, non riesce a capire di cosa stiano parlando. Sbatte i piedi a terra e ricomincia a camminare. Allarga le braccia: se si concentra abbastanza può immaginare di indossare l’impermeabile del padre e di proiettare la sua stessa ombra. Un’ombra grande e accogliente, in cui nascondersi…
- Non me ne frega un cazzo se le dritte di Lucius su quegli investimenti sembravano sicure: come facciamo a mangiare senza i nostri soldi?!
Thomas si scuote ad ascoltare le urla della mamma. La risposta di suo padre è più bassa, deve sforzarsi per riuscire a carpire qualcosa e anche quel poco che sente gli risulta comunque incomprensibile.
Thomas stringe i pugni. Non serve a niente fingere di essere grande come il babbo: non è abbastanza grande per capire certe cose. Forse non lo sarà mai…
La porta della cucina si spalanca. Sua madre ne esce fuori di corsa, pallida e con le lacrime agli occhi. Lo afferra per un braccio.
- Andiamo via, Thomas: per un po’ staremo dai nonni.
Thomas prova a opporsi, ma sua madre lo strattona via.
- No… papà, aiuto!
Sua madre si volta. I suoi occhi sono spalancati. Le trema il mento.
- Dimenticati di quel fallito. È per colpa sua se siamo in questa situazione.
Thomas si volta verso la cucina. Suo padre è sulla soglia, in ginocchio e con il volto nascosto tra le mani.
Non ricorda di averlo mai visto così piccolo.
di Agostino Langellotti
La porta si apre.
Thomas si alza in piedi e si lancia verso la porta.
- Papà, sei tornato!
Lo abbraccia e affonda il volto nell’impermeabile.
- Com’è andata a lavoro, papà?
Il padre gli accarezza i capelli. Le dita sono rigide e fredde. Il bambino alza gli occhi.
- Tutto a posto, papà?
Sul volto pallido dell’uomo compare un sorriso.
- Si, si, tutto a posto: sono solo un po’ stanco – muove qualche passo in soggiorno e chiude la porta dietro di sé. – Dov’è la mamma?
- In cucina – Thomas si morde le labbra. – Papà, sei sicuro di stare bene?
- Certo, certo… devo parlare con lei. Puoi aspettare qui fuori?
Thomas annuisce. Il padre si china e gli bacia la fronte. Anche le sue labbra sono fredde.
- Bravo, campione. Mi raccomando, non ci disturbare: abbiamo cose importanti di cui discutere.
- Cose da grandi?
- Esatto.
Thomas arriccia le labbra.
- Ma sono grande anch’io… perché non posso sentirvi?
- Perché per partecipare a questi discorsi devi essere grande come tuo padre.
Thomas abbassa lo sguardo: può vedere il suo riflesso nella fibbia della cintura del padre. Anche mettendosi sulle punte, gli arriva al massimo alla pancia.
Il padre lo sposta facilmente e si dirige in cucina. Chiude la porta alle sue spalle.
Thomas sospira. Suo padre è alto come un gigante mentre lui è a cora così piccolo… Sbuffa e comincia a muoversi a grandi passi nella stanza. Se solo fosse grande come suo padre…
- Cosa vuol dire che la borsa è crollata? Dove sono finiti tutti i nostri risparmi?
Thomas si volta verso la porta. Sua madre ha urlato così forte che è riuscito a percepirne la rabbia persino dall’altra stanza. Nonostante questo, non riesce a capire di cosa stiano parlando. Sbatte i piedi a terra e ricomincia a camminare. Allarga le braccia: se si concentra abbastanza può immaginare di indossare l’impermeabile del padre e di proiettare la sua stessa ombra. Un’ombra grande e accogliente, in cui nascondersi…
- Non me ne frega un cazzo se le dritte di Lucius su quegli investimenti sembravano sicure: come facciamo a mangiare senza i nostri soldi?!
Thomas si scuote ad ascoltare le urla della mamma. La risposta di suo padre è più bassa, deve sforzarsi per riuscire a carpire qualcosa e anche quel poco che sente gli risulta comunque incomprensibile.
Thomas stringe i pugni. Non serve a niente fingere di essere grande come il babbo: non è abbastanza grande per capire certe cose. Forse non lo sarà mai…
La porta della cucina si spalanca. Sua madre ne esce fuori di corsa, pallida e con le lacrime agli occhi. Lo afferra per un braccio.
- Andiamo via, Thomas: per un po’ staremo dai nonni.
Thomas prova a opporsi, ma sua madre lo strattona via.
- No… papà, aiuto!
Sua madre si volta. I suoi occhi sono spalancati. Le trema il mento.
- Dimenticati di quel fallito. È per colpa sua se siamo in questa situazione.
Thomas si volta verso la cucina. Suo padre è sulla soglia, in ginocchio e con il volto nascosto tra le mani.
Non ricorda di averlo mai visto così piccolo.
di Agostino Langellotti