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Non in casa mia
Inviato: lunedì 18 ottobre 2021, 23:27
da Nicoletta.Bussacchetti
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore. Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino. È così bello, sembra un angelo.
E dire che, quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte, dal muovere le tende allo spegnere il camino o ululare la notte. Mi ero perfino spinto a far fluttuare il cappotto della signora, ma niente, non c’era stato verso.
Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo? Non lo so, dopo un po’ perdi il conto…
Sento un singhiozzare sommesso nell’altra stanza ma non ci bado più di tanto, sono totalmente rapito dal piccolo, dalla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera. O forse dovrei dire la nostra? Non lo so, quando si è stati soli per tanto è difficile tornare a vivere con qualcuno, ma lui in qualche modo l’avevo accettato. Forse è stato perché, per uno strano scherzo del destino, era nato proprio in questa casa, dove io sono morto. Era stato quel giorno, era primavera, me lo ricordo, che avevo smesso di infestare la camera degli invas… dei miei inquilini, ecco, chiamiamoli così. Era stato amore a prima vista per quella creaturina bavosa e strillante, talmente tanto che avevo cominciato a inventare mille giochi di luci, per tranquillizzarlo quando si svegliava la notte. La signora non capiva niente, come tutti gli adulti del resto, pensava che gli piacesse stare nella nostra camera per motivi idioti, “è alla temperatura giusta” diceva, oppure “sente il profumo del ciliegio”. Una volta si era perfino inventata che “nell’altra camera sente le energie negative dei nostri litigi”. Adesso è un po’ che non giochiamo assieme, le ultime settimane sono state pesanti, ma è solo questione di tempo, presto tornerà tutto come prima.
In realtà, non sono sicuro che sappia della mia esistenza. Non è semplice fare amicizia quando si è invisibili, però ce l’avevo messa davvero tutta: spesso prendevo i suoi giochi, ad esempio, e li muovevo per tutta la camera. Ah, quanto rideva: passavamo delle ore a rincorrerci col trenino di legno, il tempo volava quando stavamo assieme. Certo, poi arrivava sua madre, preoccupata perché non capiva cosa stesse combinando il piccolo. A quel punto se lo portava via, perché “non gli fa bene passare il tempo da solo, ha bisogno di stimoli” e così solo ci rimanevo io. Stupidi grandi e stupide mamme.
Ora vorrei davvero che si svegliasse e si mettesse a ridere per i miei scherzi, ma so che non è il momento, che deve riposare.
Sono ancora lì fermo a guardarlo quando i signori entrano, lividi. “Fate silenzio” vorrei dire mentre fanno cigolare la porta “non vorrete svegliarlo.” I grandi non capiscono proprio un tubo.
Anche loro si fermano a guardare il piccolo, ma non sembrano vederlo davvero, sembrano quasi guardargli attraverso.
«Non si sveglierà, vero?» chiede lei, con la voce rotta. Lui non risponde e lei affonda la testa nel suo maglione, ricominciando a piangere.
“Certo che lo farà” vorrei risponderle, ma anche se potesse sentirmi sarebbe inutile. Non capirebbe. Non capisce mai niente.
La morte, alla fine, non è niente di che. È un po’ come addormentarsi dopo una lunga giornata, solo che quando ti svegli il tuo corpo non si sveglia con te, e tutti quelli che hai intorno piangono come degli idioti. È come la varicella, prima o poi capita a tutti.
I grandi sono davvero stupidi, esagerano sempre. In fondo, non essere cresciuto è stata una fortuna, e non volevo proprio che il mio migliore amico diventasse uno stupido adulto. Non davanti ai miei occhi, non in casa mia.
Volevo solo che restassimo amici per sempre.
Volevo solo che casa mia diventasse casa nostra e che potessimo giocare assieme per l’eternità.
È solo per questo che, quella notte di inverno gelido, avevo aperto la finestra…
Re: Non in casa mia
Inviato: lunedì 18 ottobre 2021, 23:33
da antico
Ciao Nicoletta! Ok il tempo, occhio che sei in malus minimo con i caratteri perché ne conto 4200! Hai tempo fino a chiusura per sistemare (se vuoi) altrimenti ci sarà, appunto, il malus! Detto questo: buona Luca Cristiano Edition!
Re: Non in casa mia
Inviato: martedì 19 ottobre 2021, 12:17
da Antonio Pilato
Ciao Nicoletta, la tua storia è davvero bellissima: con pochi elementi sei riuscita ad arrivare al cuore del lettore. Ho sempre avuto la percezione che il bambino fosse vivo, ma quando si scopre nel finale che anch’egli è morto (proprio a causa dell’azione del protagonista) ho provato un miscuglio di sorpresa e melanconia che dispiacere non mi fa affatto.
La scrittura è semplice e il tema del contest è rispettato.
Re: Non in casa mia
Inviato: mercoledì 20 ottobre 2021, 21:36
da Laura Calagna
Ciao Nicoletta, piacere di conoscerti.
Il tuo racconto mi è sembrato delicato e allo stesso tempo ampolloso e in alcuni punti contraddittorio.
Innanzitutto, i troppi aggettivi non hanno agevolato la lettura e questo ha finito un po' per guastarla: "alla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera" oppure "quella creaturina bavosa e strillante, talmente tanto che avevo cominciato a inventare mille giochi di luci, per tranquillizzarlo quando si svegliava la notte. La signora non capiva niente, come tutti gli adulti del resto, pensava che gli piacesse stare nella nostra camera per motivi idioti".
Secondo me potevi asciugare un sacco e rendere molto più secco il racconto, non ne avrebbe inficiato la dolcezza.
Non ho capito poi la storia dei coinquilini precedenti: il fantasma li ha fatti secchi tutti? Contrasta con il fatto che ci giochi, ma suppongo perché di base non leggo di psicopatici e potrebbe essere un mio problema (infatti prendila per quello che è, non ne terrò conto nella valutazione finale, che comunque non vale nulla, a prescindere).
La delicatezza del tutto è la cosa che mi è piaciuta di più, davvero, è così difficile parlare in maniera così lieve al lettore. Ti invidio.
A rileggerci presto.
Re: Non in casa mia
Inviato: mercoledì 20 ottobre 2021, 21:44
da Nicoletta.Bussacchetti
Laura Calagna ha scritto:Ciao Nicoletta, piacere di conoscerti.
Il tuo racconto mi è sembrato delicato e allo stesso tempo ampolloso e in alcuni punti contraddittorio.
Innanzitutto, i troppi aggettivi non hanno agevolato la lettura e questo ha finito un po' per guastarla: "alla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera" oppure "quella creaturina bavosa e strillante, talmente tanto che avevo cominciato a inventare mille giochi di luci, per tranquillizzarlo quando si svegliava la notte. La signora non capiva niente, come tutti gli adulti del resto, pensava che gli piacesse stare nella nostra camera per motivi idioti".
Secondo me potevi asciugare un sacco e rendere molto più secco il racconto, non ne avrebbe inficiato la dolcezza.
Non ho capito poi la storia dei coinquilini precedenti: il fantasma li ha fatti secchi tutti? Contrasta con il fatto che ci giochi, ma suppongo perché di base non leggo di psicopatici e potrebbe essere un mio problema (infatti prendila per quello che è, non ne terrò conto nella valutazione finale, che comunque non vale nulla, a prescindere).
La delicatezza del tutto è la cosa che mi è piaciuta di più, davvero, è così difficile parlare in maniera così lieve al lettore. Ti invidio.
A rileggerci presto.
Ciao! Grazie mille del tuo feedback, sono contenta davvero che ti sia piaciuto e hai ragione, mi sono un po' fatta prendere la mano dagli aggettivi.
Per quanto riguarda gli inquilini precedenti, il fantasma ha sempre fatto di tutto per scacciarli, mentre ha ucciso il bambino perché voleva un compagno di giorni e non voleva che diventasse grande e "stupido" come considera tutti gli adulti
Re: Non in casa mia
Inviato: domenica 24 ottobre 2021, 1:16
da Alessandro -JohnDoe- Canella
Ciao Nicoletta.
Da questo mese ho deciso di commentare i racconti segnando a lato del testo le mie note “a caldo”, col commento vero e proprio lasciato in fondo.
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore. Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino. [Cerca di evitare i verbi di percezione. Vero è che in questo brano adotti soprattutto uno stile raccontato (ovvove! :P), ma lo è altrettanto che questo passaggio è in mostrato, ragion per cui ogni sensazione descritta è veicolata direttamente dai sensi del portatore di PDV, soprattutto se, come nel tuo caso, si decide di adottare la prima persona al presente.] È così bello, sembra un angelo.
E dire che, quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte, dal muovere le tende allo spegnere il camino o ululare la notte. Mi ero perfino spinto a far fluttuare il cappotto della signora, ma niente, non c’era stato verso.
Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo? Non lo so, dopo un po’ perdi il conto…
Sento un singhiozzare sommesso nell’altra stanza ma non ci bado più di tanto, sono totalmente rapito dal piccolo, dalla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera. O forse dovrei dire la nostra? Non lo so, quando si è stati soli per tanto è difficile tornare a vivere con qualcuno, ma lui in qualche modo l’avevo accettato. Forse è stato perché, per uno strano scherzo del destino, era nato proprio in questa casa, dove io sono morto. Era stato quel giorno, era primavera, me lo ricordo, che avevo smesso di infestare la camera degli invas… dei miei inquilini, ecco, chiamiamoli così. Era stato amore a prima vista per quella creaturina bavosa e strillante, talmente tanto che avevo cominciato a inventare mille giochi di luci, per tranquillizzarlo quando si svegliava la notte. La signora non capiva niente, come tutti gli adulti del resto, pensava che gli piacesse stare nella nostra camera per motivi idioti, “è alla temperatura giusta” diceva, oppure “sente il profumo del ciliegio”. Una volta si era perfino inventata che “nell’altra camera sente le energie negative dei nostri litigi”. Adesso è un po’ che non giochiamo assieme, le ultime settimane sono state pesanti, ma è solo questione di tempo, presto tornerà tutto come prima.
In realtà, non sono sicuro che sappia della mia esistenza. Non è semplice fare amicizia quando si è invisibili, però ce l’avevo messa davvero tutta: spesso prendevo i suoi giochi, ad esempio, e li muovevo per tutta la camera. Ah, quanto rideva: passavamo delle ore a rincorrerci col trenino di legno, il tempo volava quando stavamo assieme. Certo, poi arrivava sua madre, preoccupata perché non capiva cosa stesse combinando il piccolo. A quel punto se lo portava via, perché “non gli fa bene passare il tempo da solo, ha bisogno di stimoli” e così solo ci rimanevo io. Stupidi grandi e stupide mamme. [Passaggio problematico, se mi permetti l’espressione un po’ forte, in quanto passi di botto dall’uso del presente a una narrazione al passato, come se il personaggio non stia parlando a sé stesso, ma a un pubblico, interrompendo così qualsivoglia tentativo d’immersione da parte del lettore.]
Ora vorrei davvero che si svegliasse e si mettesse a ridere per i miei scherzi, ma so che non è il momento, che deve riposare. [E ora passi addirittura al congiuntivo, quando ancora siamo all’interno di un racconto nato in prima persona al presente. Attenzione, perché il tuo personaggio non “vorrebbe qualcosa”, ma lo VUOLE, ora, nel suo presente narrativo.]
Sono ancora lì fermo a guardarlo quando i signori entrano, lividi. “Fate silenzio” vorrei dire mentre fanno cigolare la porta “non vorrete svegliarlo.” I grandi non capiscono proprio un tubo.
Anche loro si fermano a guardare il piccolo, ma non sembrano vederlo davvero, sembrano quasi guardargli attraverso.
«Non si sveglierà, vero?» chiede lei, con la voce rotta. Lui non risponde e lei affonda la testa nel suo maglione, ricominciando a piangere.
“Certo che lo farà” vorrei risponderle, ma anche se potesse sentirmi sarebbe inutile. Non capirebbe. Non capisce mai niente.
La morte, alla fine, non è niente di che. È un po’ come addormentarsi dopo una lunga giornata, solo che quando ti svegli il tuo corpo non si sveglia con te, e tutti quelli che hai intorno piangono come degli idioti. È come la varicella, prima o poi capita a tutti.
I grandi sono davvero stupidi, esagerano sempre. In fondo, non essere cresciuto è stata una fortuna, e non volevo proprio che il mio migliore amico diventasse uno stupido adulto. Non davanti ai miei occhi, non in casa mia.
Volevo solo che restassimo amici per sempre.
Volevo solo che casa mia diventasse casa nostra e che potessimo giocare assieme per l’eternità.
È solo per questo che, quella notte di inverno gelido, avevo aperto la finestra…
COMMENTO FINALE
Come scrivo sempre, per il sottoscritto lo stile fa il 50% + 1 del valore di una storia. Questo racconto ne è la dimostrazione. La storia da te ideata è infatti davvero ottima, soprattutto nel suo saper ribaltare l’immagine iniziale del simpatico amico fantasma rendendolo sostanzialmente un infanticida psicopatico. Tuttavia, la resa stilistica è parecchio zoppicante. In più occasioni sembra quasi che tu non avessi una chiara idea di quale stile adottare, tanto da utilizzare addirittura 3 diversi tempi verbali per descrivere le azioni del protagonista, fondendo mostrato e raccontato in un mix di dubbia qualità.
Il mio consiglio è semplice: prima ancora d’iniziare a scrivere ragiona bene su come vuoi portare avanti la tua narrazione e rimani fedele a quella scelta. Non importa che tu decida di adottare raccontato o mostrato, narrazione al passato, al presente o, perché no, al futuro: il racconto breve, da questo punto di vista, può godere di molta più libertà “artistica” senza cadere nella trappola del literary fiction rispetto a un testo più strutturato. Sfrutta quindi questa libertà, ma una volta scelte le regole iniziali, non tradirle, altrimenti otterrai soltanto confusione (o, nei casi peggiori, irritazione) da parte del lettore.
Peccato davvero, perché, fino a questo momento, il tuo è il brano con la trama più interessante letto finora nel tuo gruppo.
Alla prossima.
Re: Non in casa mia
Inviato: domenica 24 ottobre 2021, 11:54
da Dario17
Le prime due righe mi hanno fatto pensare ad Albachiara di Vasco Rossi, chissà se è una cosa voluta oppure no.
Un intero racconto in flusso di coscienza non è semplicissimo da approcciare, bisogna abituarcisi man mano che si procede durante la lettura e questo pezzo tutto sommato si lascia leggere.
Nella prima metà ho pensato che il pov fosse uno spiritello non umano, soltanto alla fine si capisce che sia lo spirito di un bambino morto. Pelle pallida, manine morbide e pochi ricci setosi fanno pensare a un adulto oppure a un non-umano che stia osservando.
Un punto debole del testo è la confusione che generano le prime righe in cui si passa repentinamente dal singolare ( sento il SUO respiro ) al plurale ( quando AVEVANO occupato ). I genitori li avrei palesati dopo aver stabilito per bene che il centro dell'attenzione del protagonista sia il bambino vivo/morto.
La seconda parte è la migliore, con una discreta chiusa.
Re: Non in casa mia
Inviato: lunedì 25 ottobre 2021, 17:16
da FilippoR
Ciao Nicoletta,
bella storia di esordio e con uno stile particolare (anche se con qualche problema di aggettivi e tempi verbali), mi è stato chiaro abbastanza velocemente che fosse un fantasma a parlare ma il finale mi è arrivato inaspettato (e infelice, ma nella storia ci sta, è coerente con la narrazione).
Pian piano a forza di scrittura e consigli si sistemano i piccoli difetti e non potrai che migliorare.
Buon proseguimento e alla prossima!
Re: Non in casa mia
Inviato: martedì 26 ottobre 2021, 8:41
da Luca Nesler
Ciao Nicoletta, piacere!
Il racconto vira dalla dolcezza al drammatico molto bene. Hai inserito un doppio colpo di scena che mi ha trovato impreparato e ha colpito dove voleva colpire, brava!
La scelta stilistica che hai fatto parte in svantaggio rispetto ad altre: il racconto autobiografico di un personaggio tende ad annoiare presto. Penso che paghi un po' questa scelta anche in questo racconto dopo circa la metà.
Sul piano tecnico ci sono diverse cose che mi fanno pensare che tu sia all'inizio del tuo percorso scrittorio, anche se dimostri una buona predisposizione. In particolare ti segnalo delle cose che si presentano come ingenuità e minano la tua autorevolezza autoriale.
"Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino."
Qui mescoli un suono con una percezione visiva. I capelli si confondono tra le pieghe. Dà l'impressione che tu abbia voluto infiorettare una descrizione con un cliché linguistico. Meglio se trovi il tuo modo per descrivere l'immagine, così sarai anche sicura di restare coerente.
"Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo? Non lo so, dopo un po’ perdi il conto…"
Qui i problemi sono tre: il primo è che io immaginavo che il protagonista (che però immagino come una voce mentale fluttuante) si fosse accostato a un lettino o a una culla, mentre ora dici "mi avvicino ancora" e la cosa mi coglie di sorpresa. Dov'era fino a un attimo fa se non vicino al bambino?
Due: se non era vicino, come faceva a sentire il respiro e a notare le pieghe del cuscino?
Tre: non si perde il conto di due. Due è proprio poco. Anche qui ho idea che cercassi un modo che si facesse notare poco di far sapere l'età del bambino al lettore, ma questo espediente si fa notare perché forzato. L'idea comunque di farlo pensare tra sé era meglio che dirlo e basta, questo sì.
"non ci bado più di tanto, sono totalmente rapito dal piccolo"
Altri due problemi. Il "più di tanto" è un modo di dire che mi è sempre sembrato ridicolo. Serve per sminuire, ma a me tanto sembra già abbastanza, non credi? Inoltre è superfluo: "non ci bado" è già sufficiente.
Secondo: ti suggerisco di eliminare gli avverbi modali. Qui "sono rapito dal piccolo" suonerebbe più incisivo. Inoltre quel totalmente appesantisce la lettura senza aggiungere nulla al senso della frase.
Questi sono solo esempi. In generale usi troppi aggettivi. La cosa appesantisce e ti mostra incerta come autrice. Se prendiamo la frase:
"Sono totalmente rapito dal piccolo, dalla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera."
E leviamo tutti gli aggettivi (e l'avverbio):
"Sono rapito dal piccolo, dalla sua pelle, le sue manine, i suoi ricci. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti cercando di acchiappare le coccinelle che d’estate invadono la mia camera."
Come vedi l'immagine funziona. La pelle pallida potrebbe restare perché è una semina per il finale in cui scopriamo che il bimbo è morto, ma per il resto gli aggettivi spesso sono più un peso che un aiuto.
Ti suggerisco anche di personalizzare un po' la scrittura. Ti affidi ancora tanto ai cliché linguistici come "in qualche modo", "qualche scherzo del destino" ecc. Chi ti legge li ha già visti e sentiti decine di volte e non fa una buona impressione.
In ogni modo hai gestito bene il racconto dal punto di vista narrativo. Sono certo che migliorerai tantissimo in breve tempo!
A rileggerci alla prossima!
Re: Non in casa mia
Inviato: martedì 26 ottobre 2021, 22:27
da Davide_Mannucci
Ciao Nicoletta, in effetti a una seconda e terza lettura si potrebbero notare e annotare alcune debolezze stilistiche. Penso però a quello che ho provato alla prima lettura e...mi ha emozionato. Sì, debolezze stilistiche ci sono ma non disturbano affatto una narrazione che ti porta esattamente dove vuole portarti. Ho cominciato a intuire il plot twist poco prima della sua rivelazione ma questo non ha tolto niente alla giusta tensione narrativa che caratterizza tutta la storia.
Altri racconti in questo gruppo prentano uno stile più pulito ed efficace ma difficlmente il tuo scenderà dal podio. Brava!
A presto
Re: Non in casa mia
Inviato: giovedì 28 ottobre 2021, 9:34
da Stefano.Moretto
Ciao Nicoletta, che dire, bell'esordio sul forum!
Il racconto colpisce e colpisce duro, il finale è stato un bel pugno allo stomaco come non ne sentivo da un po' qui dentro. La cosa che ho apprezzato più di tutte è il modo in cui porti il lettore a empatizzare per il fantasma, piano piano, un passo alla volta, mostrando una piccola serie di tanti elementi che ti fanno pensare "cavolo, ha ragione", fino alla mazzata finale in cui la conseguenza di tutto questo è un infanticidio. A livello emotivo è un 10/10.
Parlando di stile, ho trovato difficoltà solo in un paio di punti. In particolare all'inizio non ho capito subito di cosa si stesse parlando, ad esempio qui:
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore. Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino. È così bello, sembra un angelo.
E dire che, quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte, dal muovere le tende allo spegnere il camino o ululare la notte. Mi ero perfino spinto a far fluttuare il cappotto della signora, ma niente, non c’era stato verso.
Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo?
Sono 480 caratteri in cui il protagonista osserva qualcosa, ma noi non abbiamo idea di cosa sia. So che nella tua testa era chiaro di cosa si stesse parlando, ma per noi lettori è un mistero finché non ci dici che è un bambino piccolo, e il fatto di non sapere cosa stiamo guardando ci impedisce di capire i ragionamenti che fa il protagonista.
Un altro paio di appunti su questo pezzo: noi 'intuiamo' che il protagonista è un fantasma quando palra di far fluttuare il cappotto, però è un aggancio un po' debole. Avresti potuto inserire qualche dettaglio subito all'inizio, per esempio se entrava nella stanza fluttuando o attraversando una parete. O qualche altro dettaglio se non sono azioni che questo tipo di fantasma può fare.
Altra cosa: qui parli del bambino che respira, quindi sembrerebbe vivo. A meno che i fantasmi non respirino (che mi sembra strano) questa frase può essere un problema quando rileggi il testo una seconda volta.
Mi è piaciuto invece il dettaglio del sentire singhiozzare dall'altra stanza. È un piccolo anticipo che non rivela troppo e viene persino depistato un po' quando racconti dei litigi, per poi tornare di prepotenza con il plot twist finale.
Re: Non in casa mia
Inviato: domenica 31 ottobre 2021, 11:40
da antico
Hai una sensibilità non comune e questo racconto ne è ulteriore dimostrazione. In più, riesci a metterla su carta e inserirla in una struttura narrativa efficace. Molto bene. Paghi un po', come ti hanno fatto notare, sul fronte dello stile. "quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte": avevano/avevo/avevo e tutto/tutte in così pochi caratteri e, aggravante, a inizio racconto risulta parecchio pesante. Tutto il testo è disseminato di queste piccole incertezze e sì, il tuo lavoro nei prossimi mesi dovrebbe incentrarsi sul ripulire, asciugare il più possibile. Occhio anche a piccole incongruenze tipo il respiro all'inizio quando invece dovrebbe già essere morto (e se è moribondo è strano che sua madre molli il capezzale anche solo per un secondo e che poi rientri con una altro non bene identificato solo allo scopo di dire quella frase funzionale per il lettore). Tema centratissimo e ben declinato. Per me qui siamo su un pollice tendente verso il positivo in modo brillante, ma non solido (credo sia la prima volta che uso questo tipo di pollice, ma non me ne viene in mente uno diverso per evidenziare la brillantezza della tua sensibilità e idea in contrasto con le mancanze sottolineate).
Re: Non in casa mia
Inviato: domenica 31 ottobre 2021, 12:26
da Nicoletta.Bussacchetti
antico ha scritto:Hai una sensibilità non comune e questo racconto ne è ulteriore dimostrazione. In più, riesci a metterla su carta e inserirla in una struttura narrativa efficace. Molto bene. Paghi un po', come ti hanno fatto notare, sul fronte dello stile. "quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte": avevano/avevo/avevo e tutto/tutte in così pochi caratteri e, aggravante, a inizio racconto risulta parecchio pesante. Tutto il testo è disseminato di queste piccole incertezze e sì, il tuo lavoro nei prossimi mesi dovrebbe incentrarsi sul ripulire, asciugare il più possibile. Occhio anche a piccole incongruenze tipo il respiro all'inizio quando invece dovrebbe già essere morto (e se è moribondo è strano che sua madre molli il capezzale anche solo per un secondo e che poi rientri con una altro non bene identificato solo allo scopo di dire quella frase funzionale per il lettore). Tema centratissimo e ben declinato. Per me qui siamo su un pollice tendente verso il positivo in modo brillante, ma non solido (credo sia la prima volta che uso questo tipo di pollice, ma non me ne viene in mente uno diverso per evidenziare la brillantezza della tua sensibilità e idea in contrasto con le mancanze sottolineate).
Ciao, ti ringrazio davvero tanto per il tuo commento, mi ha davvero scaldato il cuore. Da totale novellina, farò tesoro di tutti i vostri feedback riferiti allo stile e alla coerenza. Ho notato che non è stato molto chiara la condizione del bambino, che appunto immaginavo moribondo/in una sorta di coma, mentre spero sia arrivato e non sia "rimasto nella penna" il fatto che il fantasma fosse davvero convinto di aver compiuto una buona azione, di aver fatto la cosa giusta. Spero davvero di migliorarmi e fare esperienza su MC!