Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 15 novembre 2021 con un tema del Campione dell'Arena della SETTIMA ERA: Wladimiro Borchi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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antico
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Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 novembre 2021, 2:10

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BENVENUTI ALLA WLADIMIRO BORCHI EDITION, LA TERZA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 159° ALL TIME!

Questo è il gruppo RESPIRO DELL'UNO della WLADIMIRO BORCHI EDITION con WLADIMIRO BORCHI come guest star.

Gli autori del gruppo RESPIRO DELL'UNO dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo VIVO NEL BUIO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo CINQUANTA SFUMATURE.


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da WLADIMIRO BORCHI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK NONA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo RESPIRO DELL'UNO:

Livorno porto, di Andrea Furlan, ore 00.55, 4841 caratteri
Bene e Niente, di Debora Dolci, ore 00.49, 4761 caratteri
Il suggeritore, di Read_Only, ore 00.30, 4991 caratteri
Al lavoro tutto bene, di Alessandro Canella, ore 00.57, 4968 caratteri
Dopo il decollo, di Stefano Floccari, ore 01.08, 4985 caratteri MALUS 4 PUNTI
Mai più a Condominio Iris, di Alexandra Fischer, ore 22.30, 4864 caratteri
Per chi suona la campana?, di Francesco Battaglia, ore 23.52, 3193 caratteri
Cambiamenti, di Gianfranca Gastaldi, ore 23.15, 3233 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 NOVEMBRE per commentare i racconti del gruppo VIVO NEL BUIO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 NOVEMBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo VIVO NEL BUIO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo VIVO NEL BUIO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA WLADIMIRO BORCHI EDITION A TUTTI!



Dario17
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » sabato 20 novembre 2021, 17:19

1. Al lavoro tutto bene
2. Livorno Porto
3. Dopo il decollo
4. Bene e Niente
5. Mai più a condominio Iris
6. Il suggeritore
7. Cambiamenti
8. Per chi suona la campana


CAMBIAMENTI

Un testo piuttosto lineare, sprovvisto di qualsiasi azione e che si concentra con voce narrante esterna nelle elucubrazioni della protagonista. Durante la lettura ho avuto più di una volta l'impressione di leggere un diario o anche un articolo di giornale. Non il massimo della vita.
Va bene lo sviluppo del dubbio dentro il punto d vista ma paradossalmente dopo tanta introspezione alla fine della lettura non sappiamo nulla di lei.
Due appunti di numero:
- Hai usato troppe voltre i due punti, ce ne sono già un paio soltanto nelle prime due righe.
- Hai usato troppe forme passive e tutte insieme (si diceva, si stava, si chiedeva) nella parte finale.
Il tema è rispettato, nulla da dire su questo.

PER CHI SUONA LA CAMPANA

Molto, molto nebuloso. Più che un pezzo di narrativa è un monologo da palcoscenico, molto teatrale ma in fin dei conta mi suscita poco. Certi stili, benchè in sole 5000 battute, risultano molto scomode da leggere.
Ci sono parecchi virtuosismi e devo dire che qualcuno fa anche la sua porca figura ma il prodotto finale non è buono.
Se proprio si vuole insistere su certe tipologie di scrittura, io ti consiglierei di mettere giù incipit meno labirintici e "amleteschi". La parola Problema l'hai ripetutoa4 volte in una riga e all'inizio con una virgola tra soggetto e predicato. Non funziona.
Anche dopo la terza lettura non sono riuscito a trovare l'attinenza col tema.

MAI PIU' A CONDOMINIO IRIS

La solita perizia sulle descrizioni di immobili e mobilio nei tuoi racconti mi piace e non è una novità.
Man mano che si prosegue con la lettura, si delinea una storia horror dai connotati un po' favoleschi e un po' noir. Ho capito chi fosse chi e cose raprresentasse, però il punto debole di questo pezzo, ossia i dialoghi, sega un po' le gambe e non mi ha permesso appieno di capire tutto.
"Vuoi essere il prossimo?"
"Io? ho smesso di esserlo tanto tempo fa"
"Annegato nel rimedio che usi tu..."
"Posso controllarlo come voglio, no?"
Sono tutte frasette criptiche che dicono tutto o niente, fastidioselle e un po' stereotipate.
Poi arrivano gli "zombie", il pov fugge e c'è l'epilogo con la risoluzione del problema. E va bene.
Il tema c'è anche se non mi piace molto quando viene copincollato nel brano con le stesse parole.

DOPO IL DECOLLO

Questo pezzo trasuda da ogni poro lo sforzo di scrivere in prima persona con immerisività totale e per certi versi ci riesce anche.
Il problema è la sua didascalità e la poca armoniosità: tutto preso dalle regole e regolette hai elencato, più che mostrato, il mondo attorno al suo punto di vista.
Tac dialogo.
Tac percezione visiva/uditiva/olfattiva.
Tac voce interiore.
E via così.
Non è un brutto testo e non ci sono strafalcioni ma manca il guizzo.
Ti segnalo, a parer mio, due cosette su cui io rimetterei le mani:
- troppi cazzo cazzo cazzo. Ok che il protagonista non è una carmelitana scalza, ma alla lunga la parolaccia sistematica stufa.
- lima i particolari. Sarebbero bastati molti meno passeggeri per dare l'idea al lettore che siamo su di un aereo.
Oh, l'idea del doppio dirottaggio che siaccavalla mi è piaciuta molto! Un po' stroco il naso di fronte al finale un po meh, di cui non ho molto capito il senso.
E ok, il tema è preciso.

AL LAVORO TUTTO BENE

Un pezzo alla "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin. Interressante.
C'è un ottimo lavoro sull'interiorità del personaggio e la sua maniacalità unita alla minuziosa descrizione di ogni processo produttivo denota, oltre che competenza personale da parte dell'autore, chiarezza sull'argomento.
Solo che io già a Mercoledì ero andato col cervello in pappa nel tentare di sezionare tutti i termini tecnici per carpirne qualche dettaglio che mi aiutasse col film mentale.
Mi ha dato fastidio, dopo tante lenti, viti, grilletti e circuiti, non vedere manco un particolare della Macchina.
Carina la chiusura anche se non originalissima. Ci stava però.
Tema preso.

IL SUGGERITORE

L'incipit è un frullato di informazioni, nomi, personaggie fatti davvero troppo denso per una partenza.
Tolto lo scomodo effetto da teste parlanti, la confusione che si genera a una prima lettura ( ma anche alla terza/quarta) ti rimane un po' come un peso sul petto.
«Cosa abbiamo qui, Joe?».«Ida Smith, omicidio, Al. Ha ucciso sua figlia di cinque anni».
In due battute 4 personaggi. E poi non è chiaro se Ida Smith sia la fautrice dell'omicidio o la vittima.
Quando ho letto "Siamo sicuri sia morto, ma non collabora." ho pensato "e ci mancherebbe, cazzo. È morto!"
Solo dopo ho capito che il soggetto era male impostato e si parlasse della moglie del morto.
La seconda parte è migliore, grazie anche a un paio di tag e beat a cui appoggiarsi.
Il finale mi ha lasciato poco chiaro quello che è successo e, costretto ad una rilettura, avevi già perso la mia attenzione.
È un pezzo nelle mie corde: thriller con salsa horror dark. Per questo sono rimasto ancora più scottato da un finale a mio giudizio poco lucido.
Attinenza al tema sul filo di lana.

BENE E NIENTE
Scuola, genitori e figli.
Un racconto in "instant movie" nelle tue corde e nel pieno della tua confort zone.
Tecnicamente fa il suo e lo fa anche bene. Sono arrivato a percepire le sterzate e le frenate mentre leggevo, se non è un buon segno questo...
Purtroppo tematiche e situazione non sono nelle mie corde, la routine non mi stuzzica. Ho passato l'intera lettura con le mani pronte ad afferrare un bel colpaccio di scena o una frase balorda da neo-adolescente brufoloso, giusto per fare un po' di sali e scendi nella trama.
Non è successo nulla di ciò e un po' mi è dispiaciuto.
Il tema è soddisfatto ma, viste le capacità, speravo in un "cambio di rotta" anche su più livelli e non solo a livello stradale.

LIVORNO PORTO

Beh, se alcuni degli altri pezzi nel tuo gruppo "ricordano" un diario, a questo manca solo le date!
Non sono uno zelota del mostrato, lo ripeto a ogni contest.
Qui la cronaca dei fatti sciorinata dal protagonista che praticamente racconta quello che sta facendo al momento funziona pure, eh. L'ambientazione e i gesti hanno una loro coerenza e fluidità e sono ben amalgamati benchè sia una anarrazione vecchio stampo.
Un po' stereotipate le percezioni come le puzze di piscio e di persone che non si lavano.
Forte la tematica sociale. Tranne il racconto di Debora in cui c'è il rapporto padre figlio, il tuo è un pezzo che punta sull'immigrazione e costruisce il solito dualismo ( che funziona sempre, inutile negarlo ) sul "siamo diversi di colore ma io tramite te ripenso a quello che sta succedendo a me".
Inizio di una risoluzione per il pov e giù il sipario con il tema rispettato su due livelli: personale e nautico.
Più che convincente, direi.

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antico
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » domenica 21 novembre 2021, 19:34

Una classifica ricevuta, ve ne dovranno arrivare altre sette.

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Emiliano Maramonte
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » domenica 21 novembre 2021, 22:14

Ed eccomi qua.
Belle letture anche in questa Edizione. Ho trovato una interessante varietà di interpretazioni e di stili. Alla fine ho dovuto definire il podio. Mica facile.
Di seguito classifica e commenti.
Buona Edition a tutti!

Emiliano.

CLASSIFICA

1. Al lavoro tutto bene di Alessandro Canella
2. Il suggeritore di Read_Only
3. Livorno porto di Andrea Furlan
4. Mai più a Condominio Iris di Alexandra Fischer
5. Bene e Niente di Debora Dolci
6. Per chi suona la campana? di Francesco Battaglia
7. Dopo il decollo di Stefano Floccari
8. Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi



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COMMENTI

Livorno porto di Andrea Furlan
Il tuo racconto per me è un "ni", ma non senza meriti.
Hai scritto un buon pezzo intimista (barra) spaccato di vita vissuta, e fin qui niente di male, ma, mi pare, non è niente più che questo. Ho avvertito poca tensione narrativa che ha tenuta bassa la mia partecipazione al testo. Ci sono picchi di buona emotività ma non bastano. Interessanti i sottotesti (neanche tanto) nascosti collegati alla strettissima attualità: l'emigrazione, la crisi economica, l'impatto del Covid sulla quotidianità, il male esistenziale della modernità etc etc... E tutto ciò non è poco in un testo così breve. Molto bravo. Mi è piaciuta anche la prosa "ondeggiante" che mi ha ricordato i movimenti del mare. Per il resto non ho altro da aggiungere. Il racconto non mi ha fatto impazzire anche se ho apprezzato il tentativo di dare una significativa profondità alla storia. Tema centratissimo.
Un paio di annotazioni tecniche:
- "Il loro canto è il mare: li sentivo ogni mattina quando ero ragazzo, poi mi accompagnavano tutto il giorno, a scuola, mentre giocavo in strada con gli amici. Dopo, lavorando sulle navi, li ho ritrovati in ogni porto." Questi ricordi sono inutili. Prova a rileggere tutto l'incipit e ti accorgerai che scorre benissimo anche senza. Piccolo inciso: l'incipit è poetico ma un pochino noioso. Io sarei partito direttamente in media res dal secondo paragrafo.
- "L’ho insultata, dicendole che non potevo, che era una bugiarda, che non era vero." Troppi riferimenti impliciti. Non che dovevi riportare il discorso diretto, ma lasci in sospeso in un grande sottinteso un passaggio forte che andava esplicitato meglio.

Bene e Niente di Debora Dolci
Credo ci sia poco da dire sulla tecnica narrativa e sullo stile. Come molti rilevano già da diverse edizioni, hai acquisito un tocco personale e una voce caratteristica. In questo racconto, poi, hai messo in campo una forte impronta immersiva, non priva, tuttavia, di qualche sbavatura; si nota chiaramente che ti sei sforzata di ottenere la massima esperienza di coinvolgimento possibile e ho notato, altresì, che hai fatto fatica, non nel senso che non ti sia riuscito bensì che hai concentrato quasi tutte le energie creative su questo aspetto, sottraendone altre nella costruzione di una trama veramente attrattiva. Con ciò intendo che per quanto la storia si interessante, scorrevole e gradevole (chi ha almeno un figlio capisce esattamente di cosa tu stia parlando...) ha una carenza non da poco: manca di un vero elemento scatenante del cambio di rotta, o meglio, del punto di rottura.
Il cambiamento da te concepito è, a mio modesto parere, insufficiente a elevare il climax a conclusione emozionante dell'intera storia. Forse, alla fin fine, non era il tuo vero intento, però lasciami dire che testi che puntino a costruire un percorso narrativo tutto sommato tranquillo devono preparare il lettore a una deflagrazione finale che li scuota. Almeno io mi aspetto ciò da pezzi così brevi. C'è davvero poca emotività che mi faccia dire: "Cavoli, ho macinato tutte queste righe ma alla fine, però, che bello!, ho letto davvero un gran racconto con un finale forte che mi ha fatto vibrare!". Mi aspettavo, non so, un incidente (di cui avevo presagito qualcosa con il quasi investimento delle 3 ragazzine distratte), un litigio violento, un qualche tipo di evento capace di stravolgere il corso della normalità e invece, il finale così com'è... è normale! In fin dei conti, mi son trovato di fronte a una specie di cronaca romanzata di una giornata da genitore e non a un racconto che volesse trasmettermi emozioni. Non mi fraintendere: sono sicuro che scrivendolo ci hai messo passione e partecipazione!
Carini i riferimenti all'attualità musicale e tema centrato proprio sulla battuta finale.

Il suggeritore di Read_Only
Non ti nascondo che mi piace come scrivi e questa bravura, se messa al servizio di una trama ben costruita, potrebbe partorire pezzi notevoli!
Ammiro il coraggio di costruire in 5000 caratteri un poliziesco con colpo di scena, ma bisogna stare attenti perché (e mi è capitato spesso a Minuti Contati) se sbagli il meccanismo che conduce al plot twist il lettore può restare deluso.
Molto interessante il gioco tra scienza, soprannaturale e seduzione demoniaca. Peccato per le premesse, che potevano essere gestite meglio. La parte iniziale mi ha mandato un po' in confusione; oltretutto il trucchetto degli equivoci sulle parole, più che caratterizzate la scena e dare un po' di ironia al tutto, mi ha infastidito in quanto mi ha rallentato nella lettura e nella comprensione del testo.
In generale, una certa attrattiva c'è ma viene offuscata dall'intreccio troppo complesso che genera proprio sul finale una ridda di dubbi, domande e perplessità. Ancora adesso fatico a capire gli scambi di identità, chi ha posseduto chi, il vero ruolo dei succubi e così via. Tra l'altro, queste ambiguità annebbiano anche il tema del contest... centrato o no?
Mi permetto di dare un paio di consigli tecnici:
- da un annetto a questa parte mi sto imponendo di eliminare dal mio vocabolario "quasi", il quale, premesso ad alcune frasi, può voler dire tutto o niente, e, in fondo, è poco utile per veicolare informazioni al lettore.
- Bazzicando un po' l'ambiente degli esperti della scrittura trasparente, ho provato a scrivere storie facendo un uso molto accorto dei verbi sensoriali. All'inizio il loro non uso mi sembrava un'assurdità però poi ho capito che spesso fornire al lettore un input sensoriale diretto è meglio che illustrarglielo con l'uso del verbo che ne rappresenta il concetto. In sintesi, tu scrivi: "Sento il rumore dei tacchi farsi più vicino." Se invece lo sostituisco con: "Il rumore dei tacchi si fa più vicino", il dato sensoriale arriva immediato nella mia mente. Ma forse è pura pignoleria.
Racconto da sufficienza per la ricca intuizione e per lo stile, migliorabile sotto il profilo della progettazione.

Al lavoro tutto bene di Alessandro Canella
Ci sono molte sfaccettature in questo tuo bel racconto. Ammetto di aver faticato non poco a seguire tutta la prima parte, con quella certosina e precisa descrizione di un processo produttivo (forse ti occupi proprio di produzione industriale? Sei ingegnere?) però, riga dopo riga, tutto ha acquistato un senso. E il quadro generale mi ha colpito. Il tema è: l'assurdità della modernità. Mentre lo leggevo, la mia mente andava a Charlie Chaplin e al suo capolavoro "Tempi moderni", e in particolar modo alla celeberrima scena della catena di montaggio. Ecco, qui si parla della meccanizzazione dell'uomo che, però, ha necessità di riappropriarsi dei propri spazi, della propria dimensione... insomma della propria umanità. E con particolare acume, alla fine tu dici proprio questo. L'operaio viene gentilmente accompagnato alla porta dal Capo perché non è più indispensabile, a causa della inevitabile automazione, ma torna a casa e incontra sua moglie la quale non gli chiede altro che la normalità, e cioè una pizza, un film e un po' di intimità, tutti momenti che prima erano stati soppressi.
Io ci vedo in questa costruzione una visione universale di tutti noi, per cui il tuo racconto, sotto questo profilo è vincente, oltre che ben scritto.
Ribadisco che pecca di un po' di pendanteria nella prima parte, ma per come si conclude, è perdonabile.
Tema centrato proprio sulla battuta finale.

Dopo il decollo di Stefano Floccari
Mi è parso di capire che hai avuto diverse difficoltà nel comporre questo racconto e purtroppo si vede. In sostanza è un episodio macchiettistico di un doppio dirottamento che si conclude in modo davvero goffo, privo di logica.
La struttura della trama fa acqua da molte parti, sin dal principio: incipit pesante con il campionario di passeggeri che poteva essere sfoltito a vantaggio di qualche riga in più nella conclusione; eccesso di volgarità senza motivo (capisco che un terrorista dirottatore è cattivo e incazzato, però qui si esagera) anche ricordando la regola aurea per cui una parolaccia, in un testo, ha il peso di dieci parole normali; ingenuità nella trama, come ad esempio il coltello nascosto nei capelli e la facilità con cui si accede alla cabina dei piloti, dopo l'11 settembre, molti di questi comportamenti terroristici ormai vengono prevenuti negli aeroporti con misure di sicurezza severissime.
Cosa mi è piaciuto, dunque? Il tono generale alquanto faceto mi ha divertito, come anche l'effetto "comico" del siparietto tra i due dirottatori mediorientali. Se il baricentro della storia fosse stato spostato proprio su questo registro, ne avrebbe guadagnato molto in godibilità e credibilità.
Tema centrato alla lettera.

Mai più a Condominio Iris
E' un racconto davvero assai misterioso! Dopo la lettura non tutto mi è stato chiaro eppure la narrazione vaga, eterea mi ha avvolto, fino al finale. Ho provato a riflettere sulla trama e mi è sembrato di capire che hai tirato fuori una simbologia alquanto articolata sulle paure. Mi sono piaciuti anche gli elementi horror: l'inquietante custode del vecchio edificio, i pezzi di corpi nei barattoli, i fantasmi/zombie e così via. Mi è parso anche di capire che alla fine il protagonista accetta e prova a superare la sua paura (in questo caso relativa all'università), con un cambio di rotta.
Buon racconto e peccato solo per la mancanza di una maggiore focalizzazione della trama; con qualche input in più sarebbe stato ottimo.
Occhio all'eccesso di verbi sensoriali; usi troppe volte "guardare" e "vedere" e questo a un lettore smaliziato dà veramente fastidio e occhio ad alcune espressioni e termini troppo enfatizzati, come per esempio "impermalire" o "miasma" o "ridere a gola spiegata".
Complimenti per la non comune capacità di dare a una scena il gusto di una moltitudine di dettagli.
Tema centrato.

Per chi suona la campana? di Francesco Battaglia
Ho letto il racconto una prima volta e poi ho cancellato le sensazioni e le impressioni che ne ho ricavato e sono passato a una seconda lettura ma simulando in testa la voce di un attore che declamava il testo. Ecco, così il tuo racconto ha funzionato perfettamente. Tuttora lo considero un buon frammento di monologo teatrale in cui tenti di esplicitare questioni esistenziali come il senso della vita, il perché del ripetere sempre alcuni gesti quotidiani, il motivo profondo per cui scegliamo di svolgere un'attività e non un'altra... Il tutto condito da un'evidente impronta autobiografica.
Non nego il fascino dei virtuosismi (meta)linguistici, soprattutto nella prima parte, ma non ho mai fatto mistero che ammiro il tuo percorso a MC da quando ti conosco, che è stato di rapido, costante e inesorabile miglioramento. Sotto il profilo tecnico, quindi, non ho alcun appunto da farti, anzi posso solo tributarti un complimento.
Per il resto, invece, c'è molta perplessità, poiché se rovescio la prospettiva e guardo al racconto attraverso il filtro della narrativa canonica, purtroppo manca un'ossatura di trama, manca un vero conflitto narrativo, manca una vera e propria identificazione con un personaggio, nonostante il PDV scelto sia in prima persona e questo è un vero peccato, perché la materia da plasmare era tanta e poteva venire fuori qualcosa di eccellente. Oltretutto - e non volermene se lo dico - le tue vere intenzioni e il messaggio che volevi veicolare sono stati offuscati dal profluvio di parole, confondendo il lettore e distogliendolo un poco dal gusto puro della lettura.
Qualche difficoltà a rinvenire per intero il tema.

Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi
Purtroppo non ti nascondo che il feeling con questo racconto non è scoccato. E' un tentativo piuttosto faticoso di dare spessore a una vicenda personale alquanto normale, direi (io stesso ho vissuto una situazione molto simile, ma con Facoltà differenti) e di costruire una sorta di evoluzione del personaggio.
Manca innanzitutto una narrazione coinvolgente, con picchi emotivi significativi e, soprattutto, manca un vero e proprio meccanismo di immedesimazione. Il racconto scorre come se un amico di fianco a me mi stesse spiegando le peripezie di una sua amica che un bel giorno decide di cambiare università. Mi astengo da qualsiasi menata del tipo: "troppo tell, quasi per nulla show", che può diventare antipatica, tuttavia il livello di coinvolgimento è basso. Come pure la preparazione al "colpo di scena finale", che arriva come un gioco di prestigio di cui, però, si è già capito sin dall'inizio il trucco; è un po' come se quel famoso amico di cui sopra mi dicesse: "Hai visto, Emiliano, cosa è successo a Marta? E' andata a lavorare in fabbrica, so che il suo datore di lavoro non la tratta tanto bene e bla bla bla bla". E io: "E quindi dopo che ha fatto"? E lui: "E niente. Si è licenziata". In sostanza è tutto troppo semplicistico.
Tema preso solo per il riferimento nella frase finale. L'idea di fondo è carina ma poteva essere progettata e sviluppata molto meglio, lavorando soprattutto sulla costruzione del pathos.

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Giovanni Attanasio
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 22 novembre 2021, 14:44

Ecco la mia classifica.

1. Al lavoro tutto bene
2. Bene e Niente
3. Livorno porto

4. Dopo il decollo
5. Per chi suona la campana?
6. Cambiamenti
7. Il suggeritore
8. Mai più Condominio Iris

I commenti in ordine di lettura.

Livorno porto di Andrea Furlan
La storia è interessante e scorre, sa molto di racconto di vita vissuta; in questo genere di storie la cazzata del “mostrato” secondo me non si applica. È un testo/ricordo. Tanti appigli col nostro presente drammatico, un tentativo che a molti piacerà ma non a me.
Il personaggio di lui mi piace, secondo me è tratteggiato benino. Ho visto, nel lasciar andare i nuovi amici, un senso di redenzione dal suo “peccato” passato, e mi è piaciuto.
Ah, poracci quelli a lavorare a Düsseldorf, la vita costa un casino. Dì loro che se vogliono possono passare da casa mia, un po’ più a nord.

Bene e niente di Debora Dolci
Bello spaccato di vita di un genitore. Il ritmo c’è e pure tutta quella roba che serve a far venir fuori un buon racconto. Per i miei gusti c’è troppa linearità— sì, il conflitto c’è, l’arco narrativo è tutto rispettato e via dicendo. Mi piacciono i piccoli dettagli che un po’, ma solo un po’, mi fanno ricordare la mia adolescenza. Carini gli occhiolini ai generi musicali, accurata la scelta dei due gruppi da citare.
Non so, mi manca qualcosa a livello di contenuto. Scuola, covid, genitori. È troppo normale per me.

Il suggeritore di Read_Only
L’idea di base è carina, ma c’è della confusione nel modo in cui sono presentate le informazioni, i personaggi e i loro ruoli, come pure il pacing della storia (relativamente statico, secondo me). Ho apprezzato i tentativi di mascherare “l’exposition” nei dialoghi, ma non sempre riesce benissimo e andrebbe ricalibrato. Dover andare a ricontrollare chi stesse parlando o cosa stesse davvero accadendo mi ha distanziato dal testo e una volta sollevata la testa è stato difficile calarla di nuovo nella narrazione. Nota finale, di preferenza personale: avrei preferito "succubus".

Al lavoro tutto bene Alessandro Canella
“A Jeff Bezos non piace questo elemento.”
La caratterizzazione del pg in questo racconto è tutto e ovviamente è ottima (fallita quella, il racconto si incendia e tanti saluti). Di recente sto leggendo cose (libri and such) un pochino sconclusionati e mi sono reso conto che troppe regole a volte rompono il cazzo. Cosa voglio dire? Per come la vedo io questo testo è in qualche modo “libero”. Non ho percepito un vero inizio “narratologico”, non ho mai percepito uno stress imposto dalla condizione di “personaggio” e “narrazione” a dover cercare un finale necessario a giustificare l’inizio del testo e via dicendo, in questo circolo vizioso di perfezione. Tant’è, giuro, che io avrei davvero preferito se la “nuova macchina”(qui sinonimo, per me, delll’elemento di svolta necessario per dare una carica narrativa riconoscibile a un testo) non fosse mai arrivata, se il tizio fosse rimasto lì a lavorare per sempre (rinnegando quella necessità di dover “raccontare” di un conflitto o di un personaggio che si evolve, qui stracciata— o quasi— in favore di un testo che rifiuta la perfezione “scolastica”.)
Ovviamente non mancano gli indizi e la semina per il “nuovo macchinario”, ma io, come detto prima, speravo nel nonfinale, nella presa di posizione totale di te autore nei rispetti del “inizio-centro-fine”.
Forse mi sto immaginando tutto, forse tendo a overanalizzare. Chissene. Sono padrone del mio giudizio. Ah, per chiarezza: mi è piaciuto, sì.

Dopo il decollo di Stefano Floccari
Ho percepito l’idea ma l’esecuzione è un po’ scricchiolante. Nonostante tutto viene mantenuta una certa tensione narrativa e un minimo di curiosità nell’andare avanti a leggere l’ho sentita. È un racconto da rifinire in vari punti perché allo stato attuale sa molto di “appunti presi da sviluppare e rimettere in ordine poi”.
Un mezzo suggerimento che ho, è quello di provare a inserire la collega dirottatrice sin dal principio. Magari lui la nota ai controlli, o in attesa, boh.

Mai più Condominio Iris di Alexandra Fischer
Il testo non è male, ci sono un paio di ripetizioni di concetti e parole, ma tutto sommato scorre sino al finale. Ci sono alcune parti, nei dialoghi, che scorrono bene e altre che hanno faticato un po’ a trasmettermi qualcosa. Mi pare di capire che nei barattoli ci sono organi, ma mi manca il nesso che collega questi barattoli al resto della narrazione, al passato della signora.

Per chi suona la campana? di Francesco Battaglia
A tutti gli effetti si tratta di un monologo. Ora, posso fare due tipi di analisi, due tipi di approcci già “narratologicamente” testati e pure superati(circa). Posso analizzare il testo nella sua forma più linguistico/grammaticale, senza tener conto dell’autore, del contesto, di quasi nulla se non i valori narratologici base: il testo, non mi piace.
Posso analizzare il testo con un metodo che lo lega a una struttura più ampia, posso sforzarmi di cogliere i significati e i significanti, le metafore, i simboli, il vissuto dell’autore (so, forse sbaglio, che tu sei insegnante): in questo caso il testo mi piace un po’ di più.
Onestamente potrei analizzare il testo dal punto di vista del “cosa vuoi dirmi?” e qui è un po’ più complicato, perché da questo genere di testo mi aspetto che l’autore, così prepotentemente fattosi narratore, mi dia una risposta e una morale sua, che mi trasmetta quel “finale” da monologo e da TEDtalk che rende l’esperienza degna di essere ricordata. Purtroppo, non ho percepito questo finale.

Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi
Un frammento interessante e che posso pure capire, avendo ascoltato lamentele di amici universitari (non mia esperienza diretta, mi sono salvato dal supplizio dell’università). Devo dire che per quanto abbia apprezzato la voce narrante distante e “illustrativa”, avrei preferito un pelino di vicinanza in più. A essere onesto però sono combattuto. Da un lato c’è quel desiderio molto attuale di voler leggere di una persona che racconta di sé e delle proprie esperienze, dove l’autore si mette da parte e si fa tramita invisibile per qualcuno che ha bisogno di sfogarsi. Dall’altro lato credo che una visione più stretta al personaggio avrebbe tolto quel senso di “storia raccontata” che ho gradito. Questa è una storia che, secondo me, non rappresenta il personaggio singolo (che difatti resta innominato, se non sbaglio), ma una miriade di persone che hanno vissuto una situazione simile.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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MatteoMantoani
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 22 novembre 2021, 19:39

Grazie amici per avermi anche questa volta regalato dei bei racconti da leggere. Ecco la mia sudata classifica, auguro il meglio a ciascuno di voi :)

1) Livorno Porto
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2) Per chi suona la campana?
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3) Al lavoro tutto bene
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4) Bene e Niente
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5) Il suggeritore
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6)Mai più a Condomio Iris
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7) Dopo il decollo
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8) Cambiamenti
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Pietro D'Addabbo
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » martedì 23 novembre 2021, 15:24

Alcuni posizioni molto più difficili di altre, in ogni caso sarà un piacere rileggere tutti alla prossima occasione.

1) Bene e niente
2) Livorno porto
3) Al lavoro tutto bene
4) Per chi suona la campana
5) Il suggeritore
6) Dopo il decollo
7) Mai più a Condominio Iris
8) Cambiamenti


Livorno porto
Il narrato intimista funziona poiché risulta quasi onirico, come se il protagonista/narratore stesse sorvolando sulla sua stessa vita vedendosi dall'esterno. L'immersività invece avrebbe dato la sensazione di una maggiore autoconsapevolezza e avrebbe impoverito la forza della 'casualità' di questa svolta che pare voluta dal destino. I protagonisti che si lasciano vivere non sono il genere di 'eroi' nei quali riesca facilmente a identificarmi, ma quel che a questo racconto manca in empatia lo ottieni con la poesia. Un'ottima prova, a conti fatti.

Bene e niente
Hai solleticato le corde di lettore e di padre di una adolescente, per tanto hai ottenuto attenzione ed empatia massime per quanto mi riguarda. E' la storia di un padre che raggiunge la consapevolezza di una distanza che si sta facendo incolmabile e reagisce 'in zona Cesarini' con gli strumenti che sono concessi ad un uomo qualunque. Come tale la storia è semplicemente perfetta, con la plusvalenza nella morale che si coglie nel messaggio di fondo: un invito alla tolleranza, alla conoscenza reciproca, ad una genitorialità consapevole. Un'ottima prova.

Il suggeritore
La sensazione di confusione mi è arrivata e devo ammettere che già in prima lettura mi era sembrata 'cercata', per aumentare l'effetto di mescolamento fra realtà e fantasia. Credo che il racconto abbia mancato di far completamente chiarezza sulla realtà dei fatti, ad esempio con l'irruzione delle guardie carcerarie che soccorrono lei e bloccano lui. Sarebbe stato un racconto più facilmente godibile. Anche il 'cambio di rotta' sarebbe stato percepito meglio poiché sta proprio nel cambio di interpretazione degli avvenimenti che sarebbe dovuto arrivare alla fine.

Al lavoro tutto bene
Tutto ben costruito a delineare la quotidianità di una routine produttiva, in cui si affacciano solo sprazzi di umanità, che viene interrotta da un licenziamento. Il protagonista, di fronte a qualcosa di non quotidiano, si trova a 'non avere i numeri' per descrivere quel che gli sta accadendo e lo vive come un semplice saluto. Non amo particolarmente i racconti immersivi con protagonista totalmente passivo agli eventi. Tuttavia trovo che il tuo sia un racconto ben fatto e comunque godibile sia in sé sia per la 'morale' che ci propone.

Dopo il decollo
Dal punto di vista stilistico, noto il ricorso nel primo e secondo paragrafo al discorso indiretto, che appesantisce molto. Uno scambio di frasi con gli addetti alla sicurezza e con la passeggera fastidiosa avrebbe alleggerito entrambi i paragrafi. Alcune criticità incrinano la coerenza e la credibilità della trama. Strappi un sorriso finale, ma secondo me non sfrutti al meglio l'ottima idea del doppio dirottamento.

Mai più a Condominio Iris
Non sono riuscito a comprendere del tutto gli eventi che racconti, rimanendo in bilico fra una interpretazione più sci-fi/horror e una invece in cui il racconto è tutto un 'trip alcolico' del protagonista. Ci sono alcuni punti aperti che lasci troppo indeterminati a mio parere, ad esempio il motivo per cui il protagonista si trovi in quel punto della città. Alcuni passaggi soffrono anche per la possibilità di sbagliare accezione dei termini. La prova è buona ma al di sotto di quanto immaginavo dalla lettura delle tue altre storie.

Per chi suona la campana
Con il tuo incipit hai messo subito in chiaro che non si trattava di un testo facile da leggere né tanto meno 'classico', almeno rispetto alle strutture che Minuti Contati ospita nelle sue Arene. L'impressione finale è di aver letto un puzzle letterario, poiché cogliere il senso dell'insieme mi ha costretto a leggere prima tutti i pezzi e a rimetterli insieme in un ordine affatto diverso. Piazzarti in graduatoria è stato un rebus, ma premio la "retorica" che mostri di padroneggiare molto bene.

Cambiamenti
Alcuni dettagli circa la scelta dei termini mi hanno reso difficile la comprensione. L'accenno a Lombroso mi è sembrata una semina ed ha acceso il mio interesse, purtroppo fino alla fine da questo dettaglio non germoglia nulla. Il racconto ripercorre l'errare pindarico del pensiero di una ragazza in coda per il cambio di facoltà, purtroppo il lettore viene a saperlo solo nelle ultime righe. C'è un saltellare da un punto all'altro senza una sequenza temporale ma appunto con la logica del ricordo che ne richiama un altro. Da questo punto di vista lo stile rende l'idea ma sembra purtroppo senza un filo conduttore, fino al chiarimento finale di contesto: la ragazza ha nostalgia delle aule cariche di storia della Scienza, non per i compagni di corso e la materia. Il risultato è che la poca linearità nella stesura complica la comprensione di una trama lineare invece di arricchirla.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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antico
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 24 novembre 2021, 19:16

Cinque classifiche ricevute, ve ne dovranno arrivare altre tre.

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Stefano.Moretto
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » giovedì 25 novembre 2021, 2:16

A questo giro ho visto un livello abbastanza vicino tra i vari racconti. C'è stato solo un caso in cui due erano praticamente identici a livello strutturale, ma diametralmente opposti per stile e idea di base. La cosa mi ha fatto sorridere all'inizio, poi ho pianto quando mi sono reso conto che non sapevo chi mettere davanti all'altro, perché stavano entrambi alla stessa posizione della mia classifica. Alla fine ho premiato l'idea che mi è piaciuta di più. Oh, in qualche modo bisogna portare a casa la pagnotta.


Classifica

1.Il suggeritore
2.Dopo il decollo
3.Al lavoro tutto bene
4.Per chi suona la campana?
5.Livorno porto
6.Bene e Niente
7.Mai più a Condominio Iris
8.Cambiamenti


Commenti:

Livorno porto
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Bene e Niente
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Il suggeritore
► Mostra testo


Al lavoro tutto bene
► Mostra testo


Dopo il decollo
► Mostra testo


Mai più a Condominio Iris
► Mostra testo


Per chi suona la campana?
► Mostra testo


Cambiamenti
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FilippoR
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 25 novembre 2021, 15:36

Ciao a tutti, ecco la mia classifica e i relativi commenti.

CLASSIFICA
1. Il suggeritore, di Read_Only
2. Mai più a Condominio Iris, di Alexandra Fischer
3. Al lavoro tutto bene, di Alessandro Canella
4. Livorno porto, di Andrea Furlan
5. Bene e Niente, di Debora Dolci
6. Dopo il decollo, di Stefano Floccari
7. Per chi suona la campana?, di Francesco Battaglia
8. Cambiamenti, di Gianfranca Gastaldi



COMMENTI
Livorno porto di Andrea Furlan
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Bene e Niente di Debora Dolci
► Mostra testo


Il suggeritore di Read_Only
► Mostra testo


Al lavoro tutto bene di Alessandro Canella
► Mostra testo


Dopo il decollo di Stefano Floccari
► Mostra testo


Mai più a Condominio Iris di Alexandra Fischer
► Mostra testo


Per chi suona la campana? di Francesco Battaglia
► Mostra testo


Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi
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antico
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 25 novembre 2021, 20:20

Dovete ancora ricevere una classifica.

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Shanghai Kid
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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 25 novembre 2021, 22:32

Eccomi. Perdonatemi per il ritardo. Peraltro sono davvero in difficoltà a fare una classifica i vostri racconti, ma ci proverò.
1. Al lavoro tutto bene di Alessandro Canella
2. Livorno porto di Andrea Furlan
3. Il suggeritore di Read-Only
4. Bene e Niente di Debora Dolci
5. Mai più a Condominio Iris, di Alexandra Fischer
6. Per chi suona la campana? di Francesco Battaglia
7. Dopo il decollo di Stefano Floccari
8. Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi


Livorno porto di Andrea Furlan
Caro Andrea, piacere di averti letto!
Il tuo racconto mi è piaciuto. Seppur privo di un climax narrativo di quelli che ci sanno tenere incollati alla lettura, la mancanza di ritmo (che è forse l'unica cosa su cui ti invito un po' a lavorare ANCHE in racconti come questo) è compensata dalla delicatezza malinconica e quasi poetica di quanto racconti. Hai scelto una storia semplice con il rischio di scrivere una cosa banale: ma non l'hai fatto. Senza inventarti colpi di scena o tirature di trama, hai scritto un pezzo, dal mio punto di vista, lodevole.
Il parallelismo che si crea nella testa del lettore tra il protagonista e quella lattina abbandonata al mare è davvero forte e aiuta a comprendere come anche chi sembri costretto ad abbandonarsi a un destino già scritto possa essere invece artefice reale della propria vita, cambiando rotta, appunto, se necessario.
Penso che qui ti sia scappato un errorino, ma nulla di che: "All’improvviso ha rovinato tutto: mi ha detto che era incinta, di portarla via con lei in Italia." (portarla via con me, non con lei).
Sono d’accordo con Dario sull’uso di alcuni stereotipi di cui avresti potuto fare tranquillamente a meno. Capisco che si parla di odore di piscio, quello è ed è difficilmente sostituibile, ma in un racconto con questa quota di delicatezza si perde una parte di poesia se ci si trova a leggere quello che si legge sempre. Insomma, perdonami se mi sono espressa in un modo un po’ contorto, ma spero tu abbia capito. Hai un tocco raro nelle immagini, sfruttalo anche per queste inezie, non cedere a pigrizie simili.
Non so se tu abbia mai letto Stoner di Williams, ma nel caso te lo consiglio.
Si tratta di una storia semplice, scritta da una penna delicata e umile, ma quello che salta fuori è, a mio avviso, un capolavoro.
A rileggerti!


Bene e Niente di Debora Dolci
Ciao Debora, piacere di leggerti!
Bello stile, complimenti. Scrivi in un modo fluido e personale al contempo e questo non è per niente facile, quindi, le mie più sentite congratulazioni (anche se mi sembra di capire che mi sto accodando a una fila di fan).
Per quanto riguarda il contenuto, diciamo che non è proprio nelle mie corde, ma ho a che fare con ragazzi di quell'età e conosco bene il tema. Già il titolo, a mio avviso, è un'ottima trovata: "Bene e Niente" condensa pienamente il sentire, i pensieri di quella meravigliosa e tremenda fase della vita che è l'adolescenza. Forse avrei indugiato su questo aspetto: su quello scazzo, quella reticenza al confronto, quell’annichilimento della condivisione che scatta in quella fascia d’età. Un’altra strada interessante sarebbe stata approfondire il legame con il sentire paterno. Come mai anche il padre si sente intrappolato in questa dinamica del Bene e Niente nonostante sia adulto? C’è qualcosa di irrisolto in lui o è una questione sociale, ormai? Cosa scatta nel ragazzino in quel pomeriggio con il padre? Cosa scatta nel padre per decidere di cambiare strada? Sono spunti alla rinfusa, ma penso siano anche strade percorribili che avrebbero, credo, migliorato il tuo lavoro.
Nella lettura del tuo testo qualcosa mi è mancato. Non sono sicura che un colpo di scena sarebbe stato la soluzione. Certo, è una possibilità, ma anche volendo dare al lettore un'esperienza narrativa più realistica avrei cercato di calcare in qualche modo la mano su una "svolta", fosse anche emotiva o meramente umorale, più marcata.
Non serve per forza il dramma, ma se il punto di svolta è l'aver avuto per un giorno più attenzioni e tempo dal padre, perchè non forzare un po' la mano con qualche particolare in più?
Ho un po' la sensazione che si perda il senso del racconto, lasciandolo così come è.
Comunque buona prova.
A rileggerti!

Il suggeritore di Read-Only
Ciao Morena, piacere di leggerti!
Il tuo racconto mi è piaciuto (più alla seconda che alla prima lettura). Il tuo stile è buono e l'idea, per quanto un po' scontata per chi è abituato al genere, mi è piaciuta. Trovo che tu abbia fatto un buon lavoro considerando lo scarso "spazio" per sviluppare la trama, tuttavia forse è qui l'errore. Apprezzo tu abbia avuto il coraggio di scrivere un testo complesso in poche battute, e, a livello di idea, penso sia il migliore tra quelli letti. Tuttavia sono d'accordo con il senso di confusione di cui ti hanno già scritto negli altri commenti. La prima lettura risulta difficoltosa. Avrei forse risparmiato caratteri su dettagli o pensieri ridondanti ( un esempio su tutti: "Penso subito a mia moglie, quasi mi senta colpevole di quel pensiero".) per cercare di fare chiarezza nel lettore. Il finale non mi ha fatto impazzire: l'omicidio avviene con troppa facilità e la donna è davvero ingenua fuori misura se dà le spalle a un killer con un posacenere a portata di mano, mi è sembrato un po' "stonato". Mi accodo a Maramonte nel dirti che il "quasi" raramente mi piace, specie in un racconto scritto in questo modo, sa di finzione narrativa, e sui verbi sensoriali (lo scrivo a te ma è un promemoria che faccio anche a me stessa).
Non penso proprio sia un testo facile da sviluppare in 5000 battute, ma hai voluto rischiarla facendo quasi bene fino in fondo, solo avresti dovuto osare fino in fondo a questo punto, levare tutto il levabile e delineare meglio la storia. Il suggeritore di per sè lo trovo fuorviante. Quanto sarebbe cambiato nel tuo testo se il suggeritore non fosse stato citato? Io penso nulla, ma avrebbe forse generato meno confusione (e non mi riferisco a quella voluta in mimesi con il protagonista).
Comunque penso che tu abbia fatto bene a osare che abbia sostenuto una buona prova.
A rileggerti!

Al lavoro tutto bene di Alessandro Canella
Ciao Alessandro, piacere di leggerti.
Hanno già detto tutto gli altri, quindi perdonami se mi trovi ripetitiva, ma non posso fare altrimenti.
Innanzitutto ti faccio i miei sentiti complimenti per l’originalità: hai interpretato il tema dandogli una declinazione a cui non avrei pensato. L’impersonalità del protagonista, se mi concedi di definirla in questi termini, e la “normalità” della sua vicenda rende la tua storia universale.
La prima parte del testo, benchè possa risultare un po’ noiosa e pesante, è perfettamente in mimesi con il sentire, la vita del tuo personaggio: una quotidianità fatta di ripetizione, ossessione, controllo, efficienza, annichilimento. Nonostante abbia in parte “faticato” a leggere questi passaggi (comunque molto ben scritti), penso che riuscire a calare il lettore nel racconto riproponendo con le parole quanto vissuto dai personaggi sia una mossa sempre vincente. Il parossismo del detto “il tempo è denaro”. Viene quasi l’ansia a leggere il tuo pezzo.
Mi è piaciuto anche molto il fatto che non ti limiti a parlare dell’imbruttimento umano nella società moderna, ma che ci sia una svolta umana.
Sembra quasi che il tuo personaggio si svesta dal desiderio di farsi robot, per tornare a essere uomo.
La sottrazione al tempo del lavoro diventa tempo per la vita.
Ed ecco che il tema dell’edition è replicato: da un lato il cambio di rotta dell’azienda (della società), dall’altro quello (conseguenza del primo) della vita del singolo.
Ci si sarebbe aspettati un finale più amaro, più disfattista, e inveci ci regali una nota di dolcezza che, come una carezza, ci spoglia dell’angoscia iniziale.
Ammetto che ci sono volute due letture, ma considero la tua un’ottima prova, benchè la tematica non sia molto nelle mie corde.
Ti faccio per questo i miei sentiti complimenti e mi auguro di rileggerti presto, vorrei scoprire il tuo tocco in una trama più ritmata.
Alla prossima, allora!

Dopo il decollo di Stefano Floccari
Ciao Stefano, piacere di leggerti!
Allora, il tuo racconto è divertente e godibile, inoltre mentre lo leggi non cala mai la voglia di vedere cosa succede, però ci sono dei però che ti segnalo anche se mi sembra di aver capito che la fretta ti ha fatto fare casino.
Nella frase: “la signora grassa che sta perde l’equilibrio per togliersi gli stivali; il ragazzone che ci mette mezzora e alla fine s’è dimenticato la cintura” ci sono due refusi: perde per perdono, e mezzora al posto di mezz’ora.
Qui, hai perso le virgolette: Prego, mi dice lui. Invece “Prego”.
““Che cazzo vuoi tu!”, le rispondo agito il mio ridicolo coltello nel vuoto.” hai perso un “mentre”.
Questo paragone è un po’ pigro e scontato: “Un bambino piange come una fontana”.
In questa frase: “la signora rubiconda”, l’aggettivo stona rispetto agli altri usati, per il tono e il modo di pensare del tuo personaggio sarebbe stato sicuramente meglio “cicciona”.
Quando descrivi la ragazza come mediorientale mi telefoni un po’ il finale
Inoltre, benchè io non sia un’esperta, non penso sia così semplice accoltellare qualcuno con un coltello di plastica.
Detto questo, il racconto è divertente, anche se non riuscitissimo.
A rileggerti!

Cambiamenti di Gianfranca Gastaldi
Ciao Gianfranca e piacere di leggerti!
Allora, la tua interpretazione del tema è interessante, ma la modalità con cui hai deciso di raccontarla mi ha reso difficile empatizzare o sentirmi coinvolta dalla tua narrazione. L’ho trovata molto, forse troppo, lineare, priva di ritmo.
Non penso siano necessari grandi colpi di scena per rendere movimentato e coinvolgente un brano, anzi, forse una scelta simile avrebbe privato il testo del suo realismo, ma penso ci fossero altri modi per dare nervo al testo e permettere al lettore di percepire la reale angoscia di chi vive una situazione simile.
A rileggerti!

Mai più a Condominio Iris, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, piacere davvero di leggerti anche qui!
Il racconto mi è piaciuto. Gli elementi che mi hanno maggiormente convinto sono l'atmosfera vaga, ma in qualche modo trascendente, e la simbologia.
Se posso appuntarti invece quello che mi ha convinto meno ti dico che avrei premuto un po' di più sul ritmo cercando di creare un climax di tensione che invece qui non percepisco.
Inoltre,la trama non è chiarissima: avrei lavorato su qualche dettaglio per conferirle maggiore potenza.
Ti è poi scappato qualche errore di battitura o formulazione della frase. In un caso, metti due volte i due punti di fila senza chiudere il pensiero, il secondo è questo "Doriano vorrebbe protestare, ma l’odore di sporco dell’uomo in canottiera lo nausea, ma il tocco finale è la ferita che ha nell’addome, all’altezza del fegato, proprio come quella dei compagni appena arrivati e vestiti come lui in una foggia estiva, del tutto fuori posto nell’aria gelida di inizio inverno; apre lo zaino e rovescia le lattine, poi corre via." In cui ripeti due volte la congiunzione avversativa 'ma'.
Detto questo, il tuo racconto è carino davvero.
Alla prossima!

Per chi suona la campana?, di Francesco Battaglia
Ciao Francesco, piacere di conoscerti e di leggerti!
Il tuo brano mi ha toccato parecchio, almeno nella misura in cui parla di uno spaccato della mia vita: condividiamo più di una passione, a quanto pare, quantomeno un lavoro ;)
Capisco quindi visceralmente quello a cui ti riferisci e ho riprovato tutta la frustrazione e l'angoscia vissute, leggendoti.
Il finale, poi, mi emoziona perché racchiude buona parte delle cose in cui credo e per le quali darei tutta me stessa.
Sei stato coraggioso a osare un testo scritto così fuori dagli schemi, tanto intimista, e apprezzo sempre il coraggio.
Se poi questa è la tua voce più profonda, hai fatto bene ad esprimerti così.
Detto questo, avrei forse preferito un altro tipo di narrazione.
Ma questa è una questione squisitamente personale.
A rileggerti!

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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 25 novembre 2021, 22:50

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.

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Re: Gruppo RESPIRO DELL'UNO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » domenica 28 novembre 2021, 18:43

Ecco a voi i miei commenti e classifica.

1) Bene e niente, di Debora Dolci
Sei bravissima a muoverti nelle sfumature e questo pezzo ne è ulteriore dimostrazione. Mi stupisce la maggioranza dei commenti tesi a cercare qualcosa che questo racconto non voleva e non doveva essere. Molto giusta la riflessione di Pietro riguardo alla mossa del padre in zona Cesarini. Ti dirò, forse sei stata anche troppo eccessiva nel cercare di mostrare il cambiamento in atto da parte del figlio. In questo, forse tutto il finale poteva essere reso meglio, magari abbandonando l'introduzione del personaggio della madre per dare ancora spazio a un ulteriore interazione padre/figlio in cui, una volta a casa, il figlio può dare dimostrazione di interesse per il B&B e magari aprirsi un altro pochino al padre. Per questo motivo non metto il pollice su e mi fermo al quasi su: quel finale può essere davvero migliorato tanto.
2) Il suggeritore, di Read_Only
Un pezzo di una difficoltà notevole, parlo della fase di scrittura. L'intento di confondere il lettore nella mente malata del protagonista è perfettamente riuscita e ci sono anche tutti gli elementi per fare comprendere che non si sta parlando davvero di demoni, ma di percezioni del pdv. Ci sono anche i passi fuori dalla stanza dopo che la donna viene colpita che dovrebbero ben fare capire che si tratta di un interrogatorio controllato. Meno efficace, invece, la resa delle dinamiche di entrata del protagonista nella sala interrogatori (non ci sono appigli, neanche a posteriori, sulla presenza di guardie o di coercizione) e decisamente problematica la scelta di posizionare un oggetto contundente nella stanza. Ottima la resa del tema. Concludendo, ci sono alcune problematiche piuttosto evidenti a livello logistico riguardo la messa in scena, ma l'ossatura funziona e anche la ciccia che ci hai messo dentro perché porti davvero il lettore a perdersi con il protagonista. Direi un pollice tendente verso l'alto in modo positivo e anche decisamente brillante. Per lo step in più serve sistemare quegli ingranaggi problematici.
3) Al lavoro tutto bene, di Alessandro Canella
Vado un pelo controcorrente e dico che, nonstante il rischio di alienazione, mi è piaciuto come hai tenuto botta nel gestire tutta la parte della produzione. Ho parecchio storto il naso sul "licenziamento" perché, sebbene tu sostenga che è volutamente esagerato, fino a quel punto eri stato decisamente "reale" e mi ha fatto parecchio contrasto. Sul finale non concordo con chi ha rilevato che una volta liberato dal lavoro si riappropri del proprio tempo per il semplice motivo che specifichi che attende la sua compagna che arriva trenta minuti dopo la fine del suo turno e pertanto rimane ad aspettare per tot ore. Cosa voglio dire? Che la proposta di lei sarebbe arrivata tale anche senza il suo licenziamento quindi non c'è un rapporto di causa effetto. Insomma, qualcosa mi stride sul finale. Tema pienamente rispettato. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo in modo anche brillante, ma ho la sensazione che il finale sia da rivedere in modo sensibile (anche se funziona anche così, sia chiaro).
4) Livorno porto, di Andrea Furlan
Un paio di considerazioni: 1) quella lattina... La usi metaforicamente, ma quello che ho pensato tutto il tempo è stato "Vai a raccoglierla! Inquinamento!" (lo so, esagero, ma questo è un segno dei tempi ed effettivamente non è che si presenta così bene, il tuo protagonista, a dire che ama il mare per poi buttarci dentro, lasciandocela, una lattina) e 2) perché il gesto del regalare la macchina? Si tratta di tutto ciò che ha e ok aiutare, ma buttare anche no, anche perché se la fermano, quella famigliola, quale libretto possono mostrare? Poteva, invece, essere un ottimo volano per la svolta perché poteva decidere di accompagnarli fino alla frontiera e poi vedere il da farsi confermando l'idea finale di lasciare il mare. Detto questo, il racconto è ben narrato, ma sono proprio le scelte narrative che non mi trovano d'accordo. Tema più che ok. Direi un pollice tendente verso l'alto in modo solido anche se non brillante a causa (non l'ho scritto prima, lo faccio ora) di una empatia che mi è sembrata mancare nel tuo protagonista.
5) Cambiamenti, di Gianfranca Gastaldi
Un testo che sa cosa vuole essere e ci arriva anche se con il malus di non riuscire a fare empatizzare il lettore e quindi a trascinarlo "dentro". Siamo nei pensieri di questa studentessa, ma il tutto appare troppo razionale e freddo e questo in estremo contrasto con l'inquietudine dimostrata dalla protagonista. La mia idea è che ti debba scrollare un po' di polvere di dosso, visualizzare per bene il perché tu non sia riuscita a trasmettere emozione e poi darci dentro. Il tema è più che ok perché tutto il testo è una riflessione sul cambio di rotta. Concludendo, direi un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante e in classifica ti piazzo dietro al parivalutato racconto di Furlan in quanto, pur peccando anche lui di empatia, è riuscito a mostrare di più e a coinvolgere meglio il lettore.
6) Mai più a Condominio Iris, di Alexandra Fischer
Dunque... La prima parte del racconto risente delle solite problematiche: non si capisce come si sia trovato in quel luogo e ci sono rapporti causa/effetto un poco faticosi. Poi ingrana e riesci ad arrivare alla conclusione in modo davvero liscio, cosa che ti permette di ammantare il tutto delle tue atmosfere e colori, molto gradevole il risultato. Resta una prima parte molto problematica. Per me un pollice tendente verso l'alto anche se non in modo solido e in classifica vai davanti al parivalutato racconto di Battaglia in quanto qui mi sono sentito più dentro al testo.
7) Dopo il decollo, di Stefano Floccari
L'idea è ottima e infatti il momento in cui i due dirottatori si trovano insieme nella cabina piloti è davvero godibile. Il problema sta prima e dopo. Mi sembra che il primo paragrafo sia troppo lungo (ho anche faticato a capire che fosse un passeggero e non un controllore) e la chiusa è improvvisata e mal giustificata. Andava dato maggiore spazio al momento topico tagliando al massimo tutto il resto, probabilmente sarebbe stato più funzionale fare partire il racconto direttamente sull'aereo. Tema sì e ni, nel senso che il cambio di rotta non viene realizzato se non nel cambio di strategia da parte del protagonista, ma essendo una parte problematica ne risente anche la declinazione. Come valutazione direi un pollice tendente al positivo in modo non solido anche per te con piazzamento tra i racconti della Fischer e di Battaglia.
8) Per chi suona la campana?, di Francesco Battaglia
Come dice Elisa, hai fatto bene a dare spazio alla tua voce più profonda e contributi di questo tipo sono preziosi. Resta il fatto che è tutto un pezzo decisamente personale con un tuo filo logico ben preciso estrapolato da riflessioni che porti avanti da chissà quanto e fare rientrare il tutto in un testo non è facile. Direi che è uno di quei casi in cui se prendi il lettore dall'inizio (un lettore con gli strumenti per "salire a bordo" del tuo discorso, poi vai liscio. Contrariamente rischi di perderti in un simbolismo che diventa complesso interpretare. Un testo con tanto dentro, insomma, ma decisamente problematico in un contesto come questo. Ti dirò anche che, pur essendo scritto davvero bene, forse potevi renderlo più accessibile soprattutto non partendo da assunti già dati, ma aiutando il lettore nel primo approccio al testo. Concludendo, direi un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo solido.

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