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Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 18 gennaio 2022, 2:17
da antico
BENVENUTI ALLA PATRIZIA RINALDI EDITION, LA QUINTA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 161° ALL TIME!Questo è il gruppo LA DANZA DEI VELENI della PATRIZIA RINALDI EDITION con PATRIZIA RINALDI come guest star. Gli autori del gruppo LA DANZA DEI VELENI dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo BLANCA.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo ROSSO CALDO. Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da PATRIZIA RINALDI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK NONA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo LA DANZA DEI VELENI:Le correnti gravitazionali, di Davide Mannucci, ore 23.17, 3990 caratteri
Proprio oggi!, di Giovanni Attanasio, ore 23.23, 3805 caratteri
Crescere, di Mario Mazzafoglie, ore 01.00, 3988 caratteri
Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri,
ore 01.31, 3949 caratteri
MALUS 4 PUNTIInconsapevolezza, di Nicoletta Bussacchetti, ore 00.07, 3019 caratteri
Belluca!, di Agostino Langellotti, ore 23.22, 3248 caratteri
Binario: rette parallele della vita, di Roberto Masini, ore 00.07, 3882 caratteri
Scherzi dell’ultimo minuto, di Maurizio Chierchia, ore 00.48, 3998 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 27 GENNAIO per commentare i racconti del gruppo BLANCA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 GENNAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo BLANCA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo BLANCA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA PATRIZIA RINALDI EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 19 gennaio 2022, 21:37
da Sherwood
Belluca non si batte! Scherzi a parte, ho avuto qualche difficoltà a decidere tra la seconda e la terza posizione, perché entrambi i racconti, anche se molto diversi tra loro, mi sono piaciuti davvero molto. La stessa difficoltà l'ho ritrovata nelle ultime posizioni, anche con una seconda rilettura. Manco da un po', ma il tema di questa edizione non si poteva ignorare. In bocca al lupo a tutti! :)
1) Belluca!
2) Le correnti gravitazionali
3) Il parcheggiatore
4) Binario: rette parallele della vita
5) Crescere
6) Proprio oggi!
7) Inconsapevolezza
8) Scherzi dell'ultimo minuto
Belluca!
Bellissimo! Già il titolo mi faceva presagire qualcosa di comico o satirico, e difatti sono stata accontentata. Penso che sia difficilissimo reggere un racconto fatto di dialoghi senza aver bisogno di spiegare o raccontare dove siamo, chi siano i personaggi etc etc. Dimostri di padroneggiare molto bene la scrittura tanto che non serve tutto il resto, abbiamo tutte le informazioni e persino il tono con cui vengono pronunciate le parole ci fornisce materiale. La scena di fantozziana memoria racconta le angherie quotidiane di un poveretto che si ritrova un vero Tirannosauro Rex per superiore. Lui sogna di farlo fuori e per poco quello non se ne accorge. Non c'è proprio scampo per Fantozzi/Belluca, anche se ho fatto il tifo per lui per tutto il tempo. Il miglior racconto che ho letto fino ad ora, tema super centrato. Bravo.
Le correnti gravitazionali
Un bel racconto nostalgico di una persona che ormai ha perso vigore e ripensa al passato mentre affronta con difficoltà le incombenze quotidiane che diventano sempre più difficoltose. Persino le cose più semplici, come portare la colazione a letto. Scrittura lineare ben calibrata e alcune parti suscitano emozione nel lettore. Ho trovato qualche ripetizione nella parte finale (Dio se è bella/però è sempre bella), per il resto posso solo farti i complimenti, tranne per il finale che non mi ha entusiasmata. Un'ottima prova.
Il parcheggiatore
Ciao, è molto carino il tuo racconto e poi io adoro il napoletano, mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Sei riuscito a dare spessore ai personaggi, umanità, simpatia. In genere i parcheggiatori sono di tutt'altra pasta, ma questo è una brava persona e per questo gliene capitano di tutti i colori. Il nerboruto manesco che da una lezione al parcheggiatore facendo di tutta l'erba un fascio lascia l'amaro in bocca, ma in questo modo il racconto è più incisivo, quindi concordo appieno con la scelta. Il tema c'è. Mi sto sforzando per trovare un difetto, ma non ci riesco. Sarebbe perfetta come sceneggiatura. Bravo!
Binario: rette parallele della vita
Un racconto ben scritto, talmente verosimile che mi sembrava di leggere il notiziario. Tuttavia, proprio perché così realistico, ammetto di aver saltato alcune parti per vedere dove andava a parare. Questo è in linea di massima l'unica critica che posso muovere al tuo racconto, cioè quello di non essere riuscito a coinvolgermi appieno. L'ultima parte, quella conclusiva è tutta un'altra storia. In pratica è come se qualcuno avesse acceso la luce e di colpo fosse sparito tutto il costrutto iniziale. Il tema c'è ed è evidente proprio nelle ultime righe.
Crescere
Un bel racconto che veicola un messaggio importante: non conta vincere, ma l'impegno che metti in tutto ciò che fai. Il ragazzino giustamente vorrebbe mollare perché a nessuno piace essere tirannizzato, ma il padre che in passato ha avuto lo stesso problema, gli consiglia di insistere. Il finale mi è piaciuto davvero tanto, si sente l'orgoglio di un ragazzino che ha affrontato una prova più grande di lui ed è riuscito comunque a dare il meglio. Passiamo alle critiche: ho trovato qualche forzatura nell'atteggiamento del padre, per esempio la lingua impastata è un po' eccessiva come reazione. Perché scrivi "in giardino di Manuel" invece di "in giardino da Manuel" oppure "nel giardino di Manuel?" Nel complesso è un ottimo testo, ben scritto che va dritto al punto e in tema.
Proprio oggi!
La prima parte del racconto mi è piaciuta, anche perché io ho giocato a tennis per anni e mi sono capitati allenatori davvero pestiferi che se non facevi come dicevano, finiva che ti usavano come bersaglio. Però ho trovato alcune parti poco verosimili, proprio perché ho giocato spesso sui campi in cemento e nessuno si è mai preoccupato che si potessero rovinare. Le uniche cosa che si rovinano nei campi in cemento sono le caviglie, perché non puoi scivolare come sulla terra rossa. Nella seconda parte ho avuto qualche problema di comprensione. Credo ci fosse qualcosa di non detto che ho solo intuito, forse violenze da parte dei famigliari. Queste sono le critiche, a tuo favore posso dire che i dialoghi sono scorrevoli e anche le descrizioni mi piacciono molto, riesco a visualizzare i personaggi senza sforzo. Con il tema ci siamo, attendo di leggere gli altri commenti e la tua risposta per collocare il racconto in classifica. A presto.
Inconsapevolezza
Un racconto interessante e per certi versi assomiglia al mio (mezzi pubblici, una cotta che paralizza il protagonista). Trovo azzeccato il POV, è più semplice in questo modo spiegare non solo cosa pensa il protagonista, ma anche quello che nota. A un certo punto scrivi "torno alla mia sigaretta", se ci troviamo su un mezzo pubblico, perché lui fuma? A parte questo dettaglio, l'arrivo della ragazza e il suo modo di fare circospetto, mi hanno fatto pensare a un finale differente. Non sono riuscita a cogliere i soprusi quotidiani, quindi, prima di stilare la classifica il tuo è uno dei racconti che rileggerò sicuramente.
Scherzi dell’ultimo minuto
Non mi aspettavo un finale di questo tipo che trasforma il racconto in un noir. La prima a mio avviso è troppo lunga, si capisce che il protagonista è nervoso e soffre per i continui soprusi, per cui indugiare sulle azioni quotidiane svolte in modo maldestro è superfluo. Nel finale c'è un brusco cambiamento, la vittima si ribella e finisce per vendicarsi per sempre dei soprusi. La pennellata finale è forse la parte migliore, perché in fondo quello che conta davvero per lui è arrivare in tempo.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: venerdì 21 gennaio 2022, 19:13
da gcdaddabbo
Dopo essere stato tra l’altro: scolaro, studente, allievo ufficiale e sottotenente, operaio, disoccupato, capogestione, professore, dirigente scolastico, pensionato, mi ritrovo oggi, entrando in una nuova comunità, ad assumere il ruolo di giudice. Ho provato a fare del mio meglio. Chiedo a tutti perdono se sono stato maldestro o sono andato fuori ruolo.
La mia classifica è:
1. Binario: rette parallele della vita
2. Il parcheggiatore
3. Belluca!
4. Scherzi dell’ultimo minuto
5. Inconsapevolezza
6. Crescere
7. Proprio oggi!
8. Le correnti gravitazionali
Binario: rette parallele della vita
Mi piace. Decisamente: mi piace. In questo momento di pandemia perdurante e di attesa spasmodica di un nuovo presidente della Repubblica che sia almeno accettabile, sognare e farsi due innocenti risate, che non fanno male a nessuno, mi sembra la cosa migliore. Complimenti! Non credo che riuscirò mai a scrivere così. Oltre alla padronanza della scrittura, mi ci servirebbe la capacità di sognare liberamente e l’indirizzo di uno psicanalista.
Il parcheggiatore
Devo ammettere che mi sono commosso. Non mi aspettavo che finisse così. Poi, davanti al figliolo. Lascia un po’ di amaro in bocca, ma è giusto così. Il dialetto è napoletano? All’inizio avevo pensato ad un immigrato di colore, poi ad un piccolo delinquente. La signora prepotente ci sta, l’energumeno settentrionale con il macchinone lo immagino meglio in una Land Rover, ma io, di auto, proprio non me ne intendo.
Belluca!
Purtroppo è così che va il mondo! Sono i “Cavalieri del lavoro” a fregiarsi del titolo che spetterebbe ai Belluca. La storia scivola leggera, lasciando un po’ di amaro in bocca. Non ho mai amato Fantozzi ed i suoi film perché tendo ad immedesimarmi nel personaggio e non è proprio piacevole. Devo ammettere però che è ben articolata. Posso sognarmi un Paperinik che entra dalla finestra e grida: “Alla riscossa!”?
Scherzi dell’ultimo minuto
Prima partecipazione? Sei stato giusto giusto con i caratteri ed anche un po’ stretto con il tempo. L’angoscia dell’assassino di Lucas è stata vissuta in prima persona? Non ho intenzione di fare il bullo. Vorrei solo far sorridere. Il racconto scorre veloce, ma l’angoscia mi è finita addosso. Che diamine! Non si può proprio vivere in un simile ambiente e non credo che possa andargli meglio dopo il trasferimento in carcere. Comunque, in fondo, anche questa è fatta, e, tutto sommato, è andata bene. Forse meglio di come andrà a me. Buona fortuna!
Inconsapevolezza
“O forse sono io ad essere diverso!”: questo è il vero nucleo del racconto che comunque si legge bene anche se il nocciolo è ancora nascosto da polpa, buccia e foglie. Avevo notato che l’autrice era Nicoletta e quel “diverso” iniziale mi aveva destato un po’ di sospetti. Costruito molto bene. L’ho trovato però un po’ troppo artificioso come se la tematica fosse abituale e non veramente sentita.
Crescere
Francamente il racconto è di facile e piacevole lettura, ma un po’ banale. Ho sperato, ad un certo punto, che il sopruso fosse riferito all’atteggiamento duro del padre nei confronti del figlio. Anche un genitore che pretende dal suo Tommy che esca di casa per andare a richiamare i suoi amici per andare a richiedere la rivincita è quasi da telefono azzurro. Sperando che il tutto possa essere considerato credibile, lo inserirei nel gruppo appendice al libro “Cuore” e non in “La danza dei veleni”. Scusa se mi ritieni troppo duro, ma, per me, è la prima volta e, come dice Malgioglio, “Mi sento in dovere di dire quello che penso.”
Proprio oggi!
Il soggetto non mi dispiace. Non posso dire di aver mai giocato a tennis e non sono certamente una donna. Verosimile? Non lo so proprio. Direi che comunque l’atmosfera c’è. I soprusi inaccettabili si sentono. Avrei preferito non incontrare zone buie, incomprensibili. Trattandosi di protagonista donna, avrei gradito anche un qualche accenno alle caratteristiche fisiche per riuscire a visualizzarla meglio. Vedo l’allenatore, la signora impicciona e fumatrice, mi manca lei, la sfigata. Sarà per la prossima volta.
Le correnti gravitazionali
Il racconto è certamente ben scritto, ma ho dovuto rileggerlo due volte per cercare di capirne il contenuto e, francamente, non lo ritengo un complimento. Non capisco dove sia il sopruso=impiego disonesto della propria autorità. Si potrebbe forse parlare di abuso, ma potrebbe anche trattarsi semplicemente di amore. L’atmosfera decadente, come i corpi che si disfano, sembra ben costruita. Il riferimento a “La cura” di Battiato è, per me, la cosa più apprezzabile.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 23 gennaio 2022, 18:06
da Emiliano Maramonte
Salve a tutti!
Per ciò che riguarda le prime due posizioni, due racconti hanno fatto a pugni, ma poi l'ha spuntata quello che, secondo me, ha presentato una maggiore profondità di contenuti ed emotività. Per la terza e quarta posizione, invece, non ho avuto dubbi. Tutto il resto dei racconti li avrei messi a pari merito ma una classifica, qui a Minuti Contati, dev'essere stilata.
Buona Edizione e in bocca al lupo!
CLASSIFICA
1. LE CORRENTI GRAVITAZIONALI di Davide Mannucci
2. BELLUCA! di Agostino Langellotti
3. SCHERZI DELL'ULTIMO MINUTO di Maurizio Chierchia
4. PROPRIO OGGI! di Giovanni Attanasio
5. IL PARCHEGGIATORE di Leonardo Pigneri
6. CRESCERE di Mario Mazzafoglie
7. INCONSAPEVOLEZZA di Nicoletta Bussacchetti
8. BINARIO: RETTE PARALLELE DELLA VITA di Roberto Masini
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COMMENTI
Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
Hai una ormai conclamata bravura nel costruire una forte introspezione che collima con una altrettanto intensa profondità dei temi trattati.
Ho letto più volte questo racconto per essere sicuro di aver afferrato ogni possibile sfumatura e ho scoperto che più leggevo e più assaporavo le parole, i concetti e le implicazioni emotive.
Lo scorrere del tempo, l'invecchiare serenamente, l'amore coniugale, la tenerezza, la crudeltà del tempo, le vessazioni dell'esistenza, la pazienza... Ho provato a riassumere solo una parte di ciò che emerge dai 4000 caratteri e, grattando grattando, c'è sempre qualcosa da trovare. Complimenti.
Il tutto è sostenuto da una prosa direi (quasi) impeccabile ed è ormai chiaro che stai lavorando molto sulla pulizia stilistica e, soprattutto, sulla scelta delle parole. Questo ti fa onore.
Se proprio devo trovare qualche sbavatura è nell'insistenza su alcuni concetti (abbiamo capito che il vassoio è pesante per gli anni!) e sulla ridondanza di alcuni passaggi emotivamente forti.
Tema centrato (i soprusi del tempo) e... ottimo lavoro!
Proprio oggi! di Giovanni Attanasio
Fino a metà ho trovato il testo gradevole con un piglio tra l'ironico e l'agrodolce molto ben dosato, poi verso la fine la chiarezza della vicenda si è un po' persa nella nebbia.
A un certo punto ho pensato a degli abusi, però manca davvero qualcosa nei passaggi finali. Si può intuire qualcosa ma hai omesso alcuni input cruciali per dare un brivido al lettore nel momento in cui scopre una realtà in background inquietante.
Ho apprezzato molto la caratterizzazione dei personaggi: l'istruttore scassone forse un po' "rattuso"; la donna di mondo saggia, pratica e femminista, la ragazza sprovveduta che però ha voglia di rivalsa.
Non so se hai centrato appieno il tema: forse lo si può ritrovare nelle vessazioni (non dette) dei famigliari della protagonista oppure (la buttò là) il "sopruso" mensile del ciclo femminile...
Sul comparto tecnico e stilistico, ho poco da dire: narrazione ben condotta e con pochissime sbavature.
Crescere di Mario Mazzafoglie
Nessun dubbio che tu abbia avuto le migliori intenzioni nel veicolare determinati messaggi positivi e universali, e infatti li ho apprezzati tantissimo. Inoltre, da padre, mi sono sentito molto vicino a Vincenzo nel cercare di impartire piccole lezioni di vita al figlio e, in parte, di esservi riuscito. Tutto sommato, il testo scorre sin troppo liscio, sin troppo semplicistico, e fa il suo dovere. La scrittura è pulita ed essenziale ed esprime quello che deve esprimere. Non mi ha coinvolto particolarmente ma nemmeno mi ha lasciato del tutto indifferente. Si poteva fare di più, magari dare una maggiore sferzata emotiva al tutto, ma tant'è, hai scelto di dare al tuo racconto questo tipo di registro, per cui altro non posso rimproverarti.
Per quanto riguarda la parte tecnica mi permetto di darti qualche consiglio.
1) Cerca di snellire il più possibile alcuni giri di parole inutili (anche per risparmiare caratteri e migliorare la leggibilità); ad esempio l'incipit è pesante. Bastava scrivere: "Vincenzo si stava preparando per la doccia quando qualcuno suonò il campanello".
2) Fai fare al personaggio troppe domande a beneficio del lettore. Anni fa anch'io mi affidavo a questo semplice espediente per cercare di coinvolgere il lettore, ma se abusato, diventa antipatico. "E adesso cosa doveva fare? Cosa doveva dire?", sono quesiti fastidiosi. Il lettore preferisce l'azione. Rileggi la frase senza domande e vedi come va.
Tema centrato "ni": i soprusi sarebbero le angherie che Tommy subisce regolarmente al campetto? Forse mi sbaglio, ma mi sembra un po' pochino per integrare appieno il parametro principale del contest.
Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
Questo racconto mi ha messo molto in difficoltà, sotto molti punti di vista. Amo Napoli, ho molti amici napoletani e ho degli zii che abitano in zona, quindi ho assaporato l'atmosfera e le suggestioni di quella fantastica città. Ho capito che hai cercato di spezzare il cliché del parcheggiatore abusivo costretto a comportarsi in un certo modo per sopravvivere e hai provato a trasmettere una morale buonista su un personaggio (permettimi) iconico della realtà sociale partenopea. In questo, il racconto ha dei meriti, ma non raggiunge appieno il risultato, soprattutto alla fine dove, dopo la violenza subita dal protagonista, ci sarebbe stata benissimo una lezione di vita, un'impennata d'orgoglio dell'abusivo ferito nel corpo ma non nell'animo. Sarebbe stata una degna conclusione, uno schiaffo morale perfetto per chiudere una interessante epica del popolino. "Sarò pure un abusivo di merda, ma so cos'è il rispetto", l'ho buttata lì, giusto per farti capire cosa intendevo.
Altra questione, che però riguarda una mia personalissima sensazione di lettura: il fortissimo contrasto tra i dialoghi tutti in dialetto e la narrazione in un perfetto italiano. Devo ammettere che mi ha dato un po' fastidio. Avrei inserito qualche parolina in napoletano anche tra le righe.
Piccola precisazione: "Damme nu base, jà"... "Bacio" in napoletano è: "vase".
Prova interessante sulla quale dovrò meditare ancora un po'.
Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
La storia è universale. A tutti è capitato di prendersi una cotta per qualcuno/a e vivere la frustrazione e/o l'imbarazzo di trovare il coraggio di buttarsi e rivelarsi all'oggetto del proprio desiderio amoroso. Hai raccontato questi momenti in maniera assai placida, direi ordinaria, senza scossoni, senza particolari picchi di creatività.
La narrazione è abbastanza pulita e gradevole, ma un po' anonima e non troppo coinvolgente, alla fine.
Per quanto mi sia sforzato, non ho trovato i parametri richiesti dal contest: i soprusi dove sono?
Finale interessante che getta una luce lievemente diversa sulla trama. Per tutta la lettura mi sono chiesto: ma come fa il protagonista a insistere sul fatto che la metro abbia qualcosa di magico? Anzi tutt'altro!!! E nel finale, la ragazza esprime quello che il lettore vorrebbe urlare in faccia al protagonista. Non so quanto sia voluto questo contrasto ma è l'unica piccola impennata di emotività dell'intera trama.
Qualche piccolo consiglio tecnico:
1) Evita le ripetizioni e le assonanze: "Sa, sapere, sanno (nella parte iniziale)", "Guarda, sguardo" (nella parte centrale); infastidiscono il lettore.
2) Riduci al minimo le costruzioni col "quasi". Io mi sto sforzando di abbandonarle del tutto, perché un lettore ha bisogno di input certi, secchi, nitidi. Se io dico "Michela aveva quasi paura di entrare nella stanza" non è realistico: la paura o c'è o non c'è. Non esiste un'emozione a metà.
3) Questione "beh". Per il fatto che anche in ambito giornalistico e quotidiano ormai tutti lo usino non vuol dire che sia corretto... anzi! Si deve usare " be' " senza se e senza ma, soprattutto in ambito letterario.
Spero di esserti stato utile.
Belluca! di Agostino Langellotti
Il racconto è molto gradevole! Condotto con piglio satirico, mano felice e consapevolezza di dove volevi andare a parare. La morale di fondo è molto evidente, fantozziana direi: la vita va sempre in un certo modo, chi ha il coltello dalla parte del manico e chi è costretto a guardare quel coltello dal lato opposto, e cioè dalla lama. Ho apprezzato molto anche l'alternanza di dialoghi (praticamente perfetti) e di narrazione diretta e senza fronzoli in cui esplode tutta la frustrazione del sottoposto il quale, alla fine, deve necessariamente continuare a fare ciò che fa da sempre, ossia il sottoposto, appunto.
Tema centrato, ottimo lavoro!
Binario: rette parallele della vita di Roberto Masini
Prima di arrivare al disvelamento finale, mi sono detto: "Ma che è 'sto delirio?" Un testo fastidioso, di lettura faticosa, disarticolato, senza un vero contesto... Insomma, un altro racconto del tuo girone che mi ha messo in crisi.
Alla rivelazione finale, poi, tutto è cambiato: si è trattato delle farneticazioni politico/ideologiche di un pendolare uscito fuori di testa per le continue vessazioni quotidiane della vita(cci)a. E il racconto ha acquistato tutto un altro senso. Non nego che emotivamente ho empatizzato col poveraccio e questa empatia è universale, riguarda tutti coloro i quali sono costretti a subire queste angherie, ma alla fin fine, per poter arrivare al twist conclusivo, sono dovuto passare attraverso un ginepraio narrativo che mi ha snervato. Come valutare, dunque, questa storia? Non so. E' soddisfacente da un lato, ma dall'altro non lo è, mi ha lasciato in testa troppe perplessità. In sede di redazione della classifica capirò dove collocarlo.
Scherzi dell’ultimo minuto di Maurizio Chierchia
Il cliché è di quelli già ultravisti, ma che hanno sempre, e dico sempre, un discreto impatto. Di fronte a costanti soprusi, di fronte a un personaggio che subisce, si desidera che ci sia una rivalsa o un qualche tipo di deflagrazione emotiva finale. Ciò si è puntualmente verificato nel tuo racconto. Ho gradito lo stile, ho gradito la scansione delle fasi della trama, con un crescendo di tensione che giunge a degna conclusione con la violenza liberatoria delle pugnalate. Dopo la lettura il lettore tira un sospiro di sollievo e pensa: "Quel bastardo se l'è meritata".
Il racconto non ha particolari picchi di creatività ma fa il suo dovere senza infamia e senza lode. Qualche imperfezione di trama, ma perdonabile.
Nel tuo caso, il tema è stato ottimamente centrato.
Non ho capito l'espressione: "Imprimo con più forza..". Non so, potrebbe essere: "Imprimo con più forza" oppure si poteva rielaborare meglio, ad esempio: "Spingo con maggior forza", qualcosa del genere.
Un maggior occhio alla punteggiatura avrebbe migliorato l'esperienza di lettura.
Esordio comunque interessante.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 24 gennaio 2022, 12:22
da antico
Tre classifiche ricevute, ne dovranno arrivare altre cinque (oltre alla mia).
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 24 gennaio 2022, 13:09
da Michael Dag
1- Belluca!, di Agostino Langellotti,
2- Scherzi dell’ultimo minuto, di Maurizio Chierchia,
3- Inconsapevolezza, di Nicoletta Bussacchetti,
4- Le correnti gravitazionali, di Davide Mannucci,
5- Proprio oggi!, di Giovanni Attanasio,
6- Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri,
7- Binario: rette parallele della vita, di Roberto Masini,
8-Crescere, di Mario Mazzafoglie,
Le correnti gravitazionali, di Davide Mannucci,
Il tuo stile migliora di volta in volta. L'incipit è ottimo, in due frasi ho capito subito di cosa volevi parlare.
Stai narrando un piccolo spaccato di vita quotidiana vessata dai soprusi dell'età che avanza, si sente la pesantezza con cui il pg affronta le cose.Empatia ben costruita, ma se devo fare una critica, un po' troppo ripetitiva.
Bella la storia in sottofondo del omicidio-suicidio del tizio che da colore al tutto. Un buon racconto, peccato per il finale che mi sa un po' di insipido
Proprio oggi!, di Giovanni Attanasio,
Stile crudo come sempre, argomenti per stomaci forti e personaggi travagliati, ormai i tuoi pezzi sono un punto fisso di MC.
benfatto l'odio che si percepisce subito con l'allenatore, e anche il disagio rassegnato della protagonista.
Ho trovato la storia un po' surreale.
Quella tizia la stava spiando in bagno? Le apre pure la porta… Poi si mettono a parlare tranquille, la invita a vivere da lei… e lei accetta?
I tuoi pg fanno scelte strane, delle volte… :)
Crescere, di Mario Mazzafoglie
La storia in se non è male, un piccolo momento che potrebbe diventare importante nella vita di quel bimbo, e il moto d'orgoglio del padre per aver visto che suo figlio ha reagito invece che stare a subire.
Quello che (per me) ti ha fregato, sono i dialoghi.
Ok, uno è un bambino e l'altro il padre che prova a mettersi al suo stesso "registro linguistico", ma li ho trovati banali, al limite dello stereotipo. Dei due protagonisti traspare davvero poco, se non la scena iniziale, e quel susseguirsi di papi/amore alla lunga stanca.
Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri
Esperimento interessante, scrivere in un dialetto così complicato come il siciliano.
Il mostrato è reso bene, ma il protagonista l'ho trovato troppo passivo e lamentoso. Non sono riuscito a immergermi nella storia, quindi il finale mi è arrivato freddamente. Peccato, perché sulla carta (pessima battuta) è una conclusione molto buona e originale.
C'è di buono che i personaggi sgradevoli, sei riuscito a farmeli stare sulle palle fin da subito, l' sei stato bravo!
Edit - ah, è napoletano, ok!
Inconsapevolezza, di Nicoletta Bussacchetti,
Incipit meraviglioso, davvero.
Pdv molto ben gestito e fraseggio interiore ben mescolato con tutto.
mi ha fatto strano una cosa: non ho ben capito quand'è che lei sale (ho dovuto fermarmi e rileggere con calma)
La voce metallica che annuncia le fermate impedisce ai miei pensieri di partire al galoppo. Due ragazzi africani scendono, lei si scosta il più possibile, tenendosi una mano sulla borsa. Una volta salita, si guarda intorno circospetta.
mi pare che lei sia già presente nella scena, e invece è appena entrata e sta salendo…giusto?
forse quello che mi ha messo fuori strada è quel "Ancora una fermata", mi fa pensare che c'è ancora del tempo prima di vederla e invece eccola lì.
A parte questo dettaglio, per me un ottimo racconto. Originale l'idea di usare un pdv che non vive i soprusi in prima persona ma si rende conta alla fine delle paure della ragazza in metro
Belluca!, di Agostino Langellotti,
Fantastico davvero.
Ho poca da dirti, mi è piaciuto davvero tanto. Ho letto tutto di un fiato sperando che non fosse solo una sua fantasia… e invece la è.
Azzardata la scelta di fare un racconto di soli dialoghi, ma si capisce tutto benissimo. Siamo in un ufficio burocratico, non c'è altro da sapere.
Hai preso la cosa più banale del mondo e l'hai resa un ottimo racconto. Bravissimo!
Binario: rette parallele della vita, di Roberto Masini,
Il fatto che non c'è un vero e proprio protagonista che fa cose, mi ha reso la lettura piuttosto difficile.
aspettavo di vederlo entrare in scena, invece si limita a fare la cronaca delle sua azioni passate.
Non male, è una scelta complicata da gestire in poco spazio. Purtroppo hai accennato a molte cose, interessanti (mi piacciono molto se storie di rivolte e comunistate varie) e hai descritto uno scenario del qual leggerei molto volentieri un approfondimento, ma per ora non mi sento di metterti sul podio.
mi dispiace :(
Scherzi dell’ultimo minuto, di Maurizio Chierchia,
Ho passato l'intero racconto a soffrire con quel poveretto, speravo di vederlo esplodere e spaccare la testa a qualcuno… e è andata così!
hai fatto un ottimo lavoro di immedesimazione, il finale un po' scontato ma soddisfacente era quello che ci voleva.
Mi appoggio alla panca che mi ha fatto lo sgambetto - bella frase
l'unica cose che non mi è piaciuta, l'incipit
Lo sportello del mio armadietto è chiuso da un grosso lucchetto di cui, guarda caso, non possiedo le chiavi.
Lui sa che l'hanno messo li i colleghi, quindi … bho. Mi pare che il pg stia raccontando a me lettore questa cosa.
Non mi dispiace come stile, ma lo fai solo all'inizio e poi vai avanti con un mostrato immersivo.
Buon lavoro, sicuramente a podio
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 26 gennaio 2022, 0:11
da Andrea Furlan
Ciao a tutti,
ecco la mia classifica e i commenti. I primi due racconti li ho trovati di un livello superiore per emozioni che hanno suscitato, struttura e correttezza formale. Negli altri ho riscontrato diverse criticità che ho indicato nei commenti puntuali, ma comunque complimenti a tutti perché c’erano sempre elementi positivi e idee originali.
1 - Belluca! di Agostino Langellotti
2 - Crescere di Mario Mazzafoglie
3 - Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
4 - Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
5 - Proprio oggi! Di Giovanni Attanasio
6 - Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
7 - Scherzi dell'ultimo minuto di Maurizio Chierchia
8 - Binario:... di Roberto Masini
Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
Ciao Davide,
Dopo averlo riletto un paio di volte devo dire che questo racconto non mi ha convinto molto: l'ho trovato poco lineare nella parte iniziale che ho fatto fatica a seguire, lo stile non mi è sembrato giusto perché mi sembra poco verosimile raccontato da una persona anziana, ci sono diversi stereotipi come il vedere per un attimo la moglie giovane. Anche la citazione della canzone di Battiato mi è sembrata un po' banale, leggendo il titolo avevo già intuito tutto. Infine non ho trovato il tema, se non per i soprusi degli anni che si sono accumulati su questa coppia.
Un suggerimento: forse avrei alleggerito il raccontato che in questo caso mi sembra ridondante e avrei dato più spazio al dialogo fra i due, con qualche azione di contorno come la descrizione delle tazze e della colazione.
Mi dispiace molto rilevare così tanti problemi e in aperta contro tendenza con gli altri commenti, ma l'ho trovato molto distante dalle ottime prove delle precedenti edizioni che ho sempre apprezzato, peccato.
Proprio oggi! Di Giovanni Attanasio
Ciao Giovanni,
Il tuo racconto mi è piaciuto abbastanza per i dialoghi giocati bene e l'ambientazione accennata ma efficace. Invece l'ho trovato un po' sbilanciato con una lunga introduzione e un finale veloce, poco accurato: i punti salienti che riguardano il rapporto fra la protagonista e la famiglia sono troppo brevi e rimangono sullo sfondo, invece avrebbero dovuto uscire più potenti, anche perché il tema è in buona parte giocato su questo. Anche il dialogo con l'allenatore ha tratti inverosimili (macchiare il cemento, rovinare il campo) che mi hanno allontanato dall'immedesimazione. Un suggerimento alternativo: togliere la figura dell'allenatore e sostituirla con Natalia allenatrice, che all'inizio tratta male la protagonista ma poi l'ascolta e la comprende.
Per riassumere: una buona potenzialità per un'idea semplice (in senso positivo) che poteva essere resa molto meglio.
Crescere di Mario Mazzafoglie
Ciao Mario,
Ho apprezzato il tuo racconto misurato e ben costruito, introdotto con contesto e ambientazione minimali e per lo più giocato sul dialogo. Il ritmo è buono e anche la domanda sollevata nel lettore alla fine della prima parte, dove mi sono chiesto come sarebbe andata a finire. Il tema è azzeccato e così il messaggio di fondo: non arrendersi e combattere per dare il meglio di sé anche se tutto sembra remare contro. Da padre mi sono trovato molte volte in situazioni simili, vivendo le stesse sensazioni del tuo protagonista. Se posso dare un suggerimento, ho trovato un po' pesanti le ripetizioni dei nomi soprattutto nell'ultima parte; forse potevi alleggerire un po' per rendere il testo più snello, anche perché sono solo due personaggi che parlano.
Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
Ciao Leonardo,
Il racconto si legge bene e azzecca il tema al 100%.
Facilissimo cadere nello stereotipo in questo caso, ma ti riconosco di aver giocato sul bordo ed esserti salvato egregiamente, dando una visione diversa a un fatto comune, quasi banale. Ho una domanda personale visto che ho scritto un racconto recente in cui il protagonista parla in modo particolare, un po' come per il tuo dialetto: io ho scelto di mettere questo modo di esprimersi anche nei suoi pensieri, mentre tu hai scelto di narrare il punto di vista con uno stile normale. Vorrei sapere qual è la scelta più corretta. Nel tuo caso mi ha tenuto un po' distante dall'immersione completa.
Comunque complimenti, l'ho davvero apprezzato.
Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
Ciao Nicoletta,
Alla prima lettura ho trovato il tuo racconto un po' difficile da seguire, mentre alla seconda lettura l'ho apprezzato di più. Prendi una storia comune, quasi banale, e la vedi dal punto di vista dell'altro, perché solo alla fine o meglio alla seconda lettura, appunto, si capisce che ti interessava dare il punto di vista di lei. Allora anche gli ipotetici soprusi, magari solo temuti o immaginati da lei, trovano spazio e la tua storia c'entra il tema. Trovo il tutto interessante, quasi un esercizio per leggere la situazione in un modo differente, ma trovo anche alcune criticità: il finale è troppo breve e brusco, il dialogo fra loro rappresenta una relazione umana che comincia, anche se solo per pochi istanti, trasformandosi nel vero valore aggiunto. In compenso potevi ridurre la parte dove il protagonista pensa e racconta che alla fine è forse un po' ridondante.
In sintesi, uno spunto minimale, non spettacolare ma comunque interessante, che potevi rendere con più equilibrio.
Belluca! di Agostino Langellotti
Ciao Agostino,
Complimenti, semplice, diretto, ben costruito. Magari non molto originale e di Fantozziana memoria, ma certamente ben fatto. Aderenza al tema 1000%: fra i vari soprusi che ho letto nel gruppo questo è il più fastidioso e sconvolgente soprattutto perché alla fine viene rivelato che il povero Belluca non ha via d'uscita e con quel "Certamente, Cavaliere" continuerà a subire per sempre.
I due o tre refusi che ci sono non incidono per nulla sul giudizio. Bravissimo!
Binario:... di Roberto Masini
Ciao Roberto,
Bella l'idea, lo stile, l'iperbole e il sarcasmo, così come l'aderenza al tema. Ho trovato meno buoni alcuni passaggi che, se gestiti meglio, avrebbero aiutato a veicolare il messaggio di fondo: forse avrei tolto il riferimento a ONU e altri organismi internazionali per rendere il tutto più misurato, mentre ho trovato molto bello e realistico che l'Italia si sia spaccata in due fazioni rispetto all'invasione della stazione. Il pezzo dell'intervista al capo dello Stato contiene alcuni errori, punteggiatura inclusa, che lo rendono difficile da capire. Avrei forse calcato di più sulla motivazione del delirio che in alcuni punti mi è sembrata un po' debole (ad es. quando parli del varco), magari spiegando in modo iperbolico la vita da pendolari. Infine il finale non mi ha convinto, purtroppo la tensione che hai creato prima si scioglie in modo troppo scontato. Avrei inserito la figura dello psichiatra nel delirio stesso o non l'avrei messa affatto.
Scherzi dell'ultimo minuto di Maurizio Chierchia
Ciao Maurizio,
Nel tuo racconto ho sentito l'urgenza e l'ansia per il tempo che scorre inesorabile, tema centrato in modo interessante. Nel complesso quindi l'ho apprezzato e il messaggio mi è arrivato senza dubbio, però ho anche rilevato diverse criticità che hanno un po' sporcato la lettura rompendo meno efficace l'insieme. Per darti alcuni esempi: ci sono ripetizioni che potevi evitare ("Sto iniziando a rompermi di questo giochino."), mi sembra inverosimile che la scena finisca con Lucas pugnalato a morte e dove lui "sente il cacciavite aprirsi la strada fra la carotide e la trachea", così come il fatto che superata una soglia di ritardi licenzino il protagonista.
In sintesi, una buona idea e discreta ambientazione ma che potevi rendere meglio.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 26 gennaio 2022, 20:19
da Alvin Miller
Mannaggia a voi che siete sempre così bravi e che mi obbligate ad attaccarmi alle virgole per fare delle classifiche accurate!
Ecco la mia e complimenti a tutti!
1) Belluca! di Agostino Langellotti
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Ehilà Agostino!
Te lo dico, finora tra i racconti che ho già commentato, il tuo è quello che ha sfruttato meglio il tema del mese! Non solo l'hai usato divinamente, ma trasmetti anche VISIVAMENTE al lettore il concetto di sopruso quotidiano, con tutti quei paragrafi che ripetono la struttura, suggerendo uno scenario che si ripete giorno, dopo giorno, dopo giorno.
Di appunti sullo stile che meritassero una menzione, non ne ho trovati, e quindi un pollicione in su anche qui.
L'unico neo di tutto il racconto sta proprio nel modo in cui l'hai strutturato. Perché se da una parte fa centro con il tema, dall'altra non è per niente chiaro che "l'aggressione" è una fantasia di Belluca. Anche perché è una scena che si sviluppa via via che leggiamo, e almeno fino a metà racconto io ho creduto che stesse accadendo davvero; non riuscivo a capire come mai la volta successiva i due erano ancora lì a parlare.
L'unico modo che ho pensato per evitare questo inconveniente era di intendere fin da subito che fosse una fantasia. Ma in questo modo si andava a perdere il meraviglioso climax che hai creato e che si svela per quello che è solo alla fine.
Per cui, bene come hai fatto tu. Non esistono storie perfette!
2) Proprio oggi! di Giovanni Attanasio
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Ciao Giovanni, leggerti è stato un piacere!
Ho trovato la tua vicenda molto solida e con una distinta caratterizzazione dei personaggi, tratteggiati molto bene da dialoghi e caratterizzazioni.
Ottimo lavoro anche per i dialoghi in sé, che mi hanno divertito.
Ho giusto qualche osservazione da farti, ci sono alcuni periodi che non ho capito e che quindi non so bene se considerarteli problematici o se è colpa di lacune mie. Te li elenco e magari puoi delucidarmi tu:
Stringe il pugno attorno alla racchetta. Che cretino, mica si gocciola!
Intanto la pallina è ancora lì. Se l’avesse colpita non ci sarebbe stato nessun problema.
«Ehi! Non lanciare mai più la racchetta a terra, graffi il cemento!»
Questo è quello che mi lascia meno dubbi, perché pare proprio che lei la racchetta l'abbia lanciata. Però noi non lo vediamo. Sembra succedere solo per gli occhi di Michele, e quando la rimprovera mi viene spontaneo domandarmi quando sia successo.
Loredana sbircia in alto: una testa la spia da sopra il cubicolo.
Ecco, questa invece è forse una mia lacuna. Quanto sono basse le porte di questi bagni? Quanto è alta la donna che la spia? Forse hai in mente bagni effettivamente bassi, che in vita mia non ricordo di avere mai visto.
per scaldarsi i piedi fatti di fango
Questa invece non capisco se l'hai scritta perché intendi qualcosa di specifico che riguarda i piedi e che chiami "piedi di fango" o se c'è del fango in questi piedi (ma in tal caso non capisco il perché scaldarseli con la borsa).
Attendo chiarimenti da te, e nell'attesa ti auguro buona gara!
3) Scherzi dell'ultimo minuto di Maurizio Chierchia
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Ciao Maurizio!
La cosa che mi è piaciuta di più del tuo racconto è che il tema è suggerito in modo inequivocabile già dalla seconda riga di testo, bravo!
Ma anche il resto della storia scorre che è un piacere. Lo stile è buono, si empatizza facilmente con il personaggio malgrado ci siano tutti i presupposti per un PDV lamentoso, ma tu dosi la lamentele con accortezza e dando loro delle reali motivazioni per esserci.
Se proprio devo criticarti qualcosa, ho notato che ti servi un po' troppo di verbi sensoriali come "vedere", "sentire", ecc, che in Prima Persona il più delle volte sono superflui.
Inoltre, io avrei evitato la morte di Lucas (tu non l'hai resa esplicita, ma gli indizi ci sono tutti). Purtroppo questo ci allontana dall'empatia con il protagonista, facendocelo vedere sotto una luce molto più buia. Insomma, aveva tutte le ragioni per ribellarsi, e ci stava che alla fine tardasse ugualmente. Ma per avere una vittoria di Pirro sarebbe stato sufficiente che gli desse una lezione.
Nel complesso però il tuo lavoro è molto buono, complimenti!
4) Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
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Ehilà Davide! Ho il piacere di cominciare il giro di commenti partendo da te.
Il tuo racconto mi è piaciuto, perché tocca argomenti che fanno molta presa su di me. Io stesso sono innamorato della mia compagna e spesso mi trovo a pensare (e non vorrei farlo) a quando invecchieremo e alla nostalgia che proverò per i tempi andati. Sì, sto provando nostalgia per un passato che è ancora presente.
Ma vabbè, torniamo alla tua storia.
Altra cosa che mi è piaciuta molto è come il finale congela il tempo per il tuo PDV, e da lettore che si è immedesimato mi auguro per lui che quel momento duri quanto più possibile.
Passiamo ai problemi, ne ho individuati alcuni all'inizio e un po' nella parte centrale. Per prima cosa, mi è parso che ci sia un gap temporale tra il momento in cui prepara la colazione e quando invece comincia a portarglielo. Vediamo che si lamenta per il peso che la tazza avrà una volta riempita, e poi lo vediamo percorrere il corridoio. Ho avuto l'impressione di un teletrasporto che mi ha un po' confuso in fase di lettura.
Ci sono due azioni che ho trovato problematiche:
Le mani non mi fanno più tanto male ma è come se avessero perso forza
Implica che PRIMA gli facevano male, ma non ci viene dato a sapere il perché non accade ora. Quindi sarebbe bastato non utilizzare il "più".
Il corridoio mi accoglie e mi ingoia tra penombra e quadri d’autore che io ignoro, concentrato come sono sulla mano che inizia a tremare e a cedere sotto il peso della colazione.
Parlando d'immersione nella scena, se il PDV nota e descrive i quadri, di fatto non li sta ignorando. S'ignora quello che non suscita reazioni o pensieri. Potevi suggerire la presenza dei quadri in modo diverso, magari facendoli criticare dal PDV.
Ultima osservazione, che non rientra nella sfera dei problemi, ma che mi ha dato da pensare, è che avrei voluto conoscere l'identità dell'"uomo" che si è suicidato dopo aver ucciso la moglie. L'ho recepito troppo generico, ma come ti ho detto non è considerabile un errore.
E tutto e ci leggiamo la prossima volta!
5) Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
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Piacere di leggerti, Leonardo!
Dunque, il tuo racconto ha diversi spunti di riflessione sia positivi che negativi.
Il dialetto napoletano è sempre divertente da leggere e la tua storia ci cala in un contesto dai toni della commedia drammatica, con un protagonista moralmente deprecabile, ma che non scende a scorrettezze e anzi si affida alla bontà d'animo delle persone.
Proprio per questo, io tifavo per lui, e quando nel finale viene aggredito per una colpa non sua, ho sinceramente sofferto per l'ingiustizia che stava subendo.
Per cui protagonista e sviluppo promossi, per quanto mi riguarda.
Il problema è sul lato linguistico e sulla scelta infelice di alcune parole.
Il fatto che nei dialoghi parlasse non dico un dialetto strettissimo, ma comunque impegnativo (io sono del nord e ho dovuto impegnarmi per seguirlo), impedisce di sommergersi nella soggettiva della prima persona. A questo aggiungi anche che pensieri e azioni sono descritti in italiano standard, e ottieni che c'è un contrasto non da poco tra i due linguaggi.
Poi ci sono le parole, e per essere precisi queste due:
Mi getto all’indietro e "intruppo" su una macchina parcheggiata.
Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto "indentandone" la carrozzeria.
Non conoscendole, prima di lanciarmi nelle critiche, sono andato a googlare il loro significato, e non mi è parso che in lingua italiana le definizioni corrispondano a quello che intendevi tu. Al che ho concluso che potrebbero essere dei regionalismi.
Forse mi sbaglio, eh! Forse avrei dovuto cercare meglio. Ma già il fatto che io abbia dovuto condurre queste verifiche denota che sarebbe stato meglio usare parole più comuni (del resto tu non devi focalizzarti sul linguaggio in sé, ma su quello che succede nella scena).
Anche il dialetto, in genere, è sconsigliabile se l'intento è rivolgersi al pubblico di altre regioni. Ma quello è perdonabile a mio avviso.
Spero che tu mi voglia chiarire questi dubbi, per il resto ti auguro buona gara!
6) Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
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Ciao Nicoletta!
Con il tuo racconto affronti un argomento quanto mai attuale, quello della difficoltà di essere una donna e di quanto possa essere stressante (per non dire pericoloso) anche solo prendere la metropolitana di notte. Lo fai da un PDV non così coinvolto emotivamente, ma comunque interessante, perché aggiungi la curiosità e il fraintendimento alla narrazione, e delinei in modo adeguato entrambi i personaggi.
Ci sono però dei problemi, e il tema di MC è il primo: è rispettato, ma lo hai suggerito solo alla fine. Per tutto il resto della storia domina invece l'argomento delle distanze comunicative, dell'incapacità del protagonista di avvicinarsi alla donna che le piace. Sarebbe stato interessante se fossi riuscita a renderlo un po' più goffo, per fargli credere che fosse lei a prendersi gioco dei suoi sentimenti e quindi stupirci tutti con il twist dell'ultimo dialogo.
Come secondo problema ci sono due frasi che intaccato il flusso di lettura:
musica a palla e del rossetto di Agnese
Bene, chi è quest'Agnese? Non credo tu ti riferisca alla donna sulla metro, e se così fosse non era per nulla intuibile.
Per lungo tempo, poi, ha saputo degli anni più belli della mia vita, di discorsi profondi alle quattro del mattino, di caffè forte e di ansia per il prossimo esame.
Qui, anche se comprendo la volontà di dare al PDV un tono da pensatore poetico, hai di fatto trasmesso delle sensazioni vaghe, che se ancora ti potevo giustificare sulla musica a palla e sul rossetto di Agnese (che se non altro richiamano a qualcosa di captabile con i sensi umani), non raggiungono lo stesso risultato qui; cos'è successo negli anni più belli della sua vita? Quali sono questi discorsi che si sono impregnati così a fondo nella memoria del protagonista?
I limiti di MC sono tirannici, e quindi so benissimo che per te non era possibile approfondire così a fondo il background del tuo personaggio. Ma ecco il perché sarebbe stato meglio non scrivere affatto questa frase.
Spero di non essere stato troppo duro e in ogni caso ti auguro una buona gara!
7) Crescere di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario, leggendo il tuo racconto ho avuto l'impressione di un'occasione mancata per trasmettere una grandissima lezione sui fraintendimenti dell'educazione genitoriale.
Mi spiego meglio: è interessante il dubbio morale che Vincenzo si pone con Tommy. Si chiede se il suo modello sia corretto e ha dei flashback del padre severo. Ci mostri che non ha imparato niente da quell'esperienza quando obbliga Tommy a uscire di nuovo, ignorando i suoi desideri, quando invece avrebbe meritato un po' di comprensione, dato che già una volta aveva sofferto a causa sua (e di fatto la lezione di vita l'ha imparata da subito).
Nella seconda parte del racconto, Vincenzo avrebbe dovuto capire che i consigli dati al figlio erano sbagliati, che si era accanito su di lui e che probabilmente con questo atteggiamento stava intaccando l'equilibrio psicofisico del bambino. Vincenzo, invece di capire di essere un pessimo modello genitoriale, si convince per bias di conferma che ha agito nel modo giusto (quando in realtà è solo fortunato che Tommy dimostra molta più autostima di quanta probabilmente non ha il padre, dato che l'ha presa come una vittoria il fatto di aver QUASI fatto gol).
Questo ci porta al problema principale del racconto, ossia che non mi è stato proprio possibile empatizzare col protagonista. È un padre orribile che l'ha fatta franca ora e che la farà franca in futuro, e Tommy probabilmente crescerà con delle nevrosi. Non mi è chiaro se il tuo intento era proprio di comunicare questo, ma dandoti il beneficio del dubbio, è un messaggio troppo sottile e che non giustifica la caratura morale di Vincenzo.
8) Binario: rette parallele della vita di Roberto Masini
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Salve Roberto, sul tuo racconto ho diverse osservazione.
L'elemento più interessante della vicenda sta nel suo essere surreale, nel leggere che il governo prossimo a cadere, che il paese è nel caos e che la colpa va tutta attribuita a un manipolo di impiegati delle ferrovie in guerra con i dirigenti.
Peccato solo che tutta la narrazione si riduca a un lungo riassunto privo di personalità e che non sembra andare da nessuna parte, rivelandosi essere un delirio schizofrenico di un paziente internato. Soluzione narrativa, questa, che sa di cliché e che svaluta la stravaganza della storia.
Il testo in generale si legge bene, ma il discorso del presidente del consiglio sembra riferirsi a qualcosa che non c'entra nulla con quanto sta accadendo. Forse sono io a non aver capito la satira che c'è dietro.
E per quanto riguarda il tema, c'è, ma è poco sfruttato. Peccato, perché col contesto che ti sei scelto potevi davvero sbizzarrirti.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 26 gennaio 2022, 20:19
da antico
A un giorno dalla scadenza dovete ancora ricevere tre classifiche (oltre alla mia).
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 26 gennaio 2022, 22:54
da Laura Brunelli
Ecco la mia soffertissima classifica:
1) Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
2) Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
3) Belluca! di Agostino Langellotti
4) Scherzi dell'ultimo minuto di Maurizio Chierchia
5) Proprio oggi! di Giovanni Attanasio
6) Crescere di Mario Mazzafoglie
7) Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
8) Binario: rette parallele della vita di Roberto Masini
1) Le correnti gravitazionali di Davide Mannucci
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Ciao Davide, piacere di leggerti.
Gran bel racconto dove il tema è declinato con sapiente delicatezza. Buono lo stile, a parte qualche appunto, che andrò tra breve a elencare, ma giusto in ottica di un continuo miglioramento. Alcuni passaggi gli ho trovati leggermente forzati, ma dati tempo e limite di caratteri, niente di così trascendentale.
Per quanto riguarda i passaggi a mio avviso migliorabili ti segnalo:
La tazza blu che Elena mi regalò durante il viaggio di nozze è sempre più pesante.
L’attacco non mi convince molto. è davvero necessario sapere che gliela ha regalata la moglie durante il viaggio di nozze? Non aggiunge molto al racconto, anche perché non dà alcuna precisa informazione temporale.
La ripetizione della formula frasale come se avessero/facessero, ecc.
Pensa quando sarà colma di latte fino all’orlo. Le mani non mi fanno più tanto male ma è come se avessero perso forza, come se facessero sempre meno presa.
«Ugo, ma dove sei andato a preparare la colazione, in paese?». La sua risata mi arriva ovattata, come se avesse parlato tenendosi il cuscino premuto sulla bocca.
Nel primo periodo la ripetizione è evidentemente rafforzativa e ci sta. Però, poi, ripeti nuovamente la stessa struttura frasale dopo la battuta di Elena. Qui, peraltro, si pone un altro problema, se davvero avesse parlato tenendo un cuscino premuto sulla bocca probabilmente il protagonista non avrebbe capito una parola. È vero che dici che è la sua risata ad arrivare ovattata, ma poi usi il verbo parlare e il termine premuto. In ogni caso la lettura non ne risente troppo. Qui, in particolare, hanno sicuramente inciso il tempo e il limite di caratteri.
«Senti regina madre, se hai tanta fretta puoi anche farla a buffet la colazione!».
La risposta arriva dopo un lungo periodo, ho fatto fatica a capire che stava rispondendo alla moglie, nonostante l’abile ripresa della frase precedente, che spinge il lettore a riprendere il filo.
Il corridoio mi accoglie e mi ingoia tra penombra e quadri d’autore che io ignoro.
Se questo pezzo finisse in uno spuntino delle penne arruffate, Nesler direbbe: Ma perché li citi se lui li ignora!!! A parte la battuta questa è una violazione del pdv. Ovvio, lui sa che ci sono è casa sua, ma se li ignorasse veramente non li vedrebbe e quindi non li vedrebbe neanche il lettore.
Ma perché cacchio mi ostino a fare cose che facevo secoli fa? Questa roba pesa quintali. E fino a qualche anno fa era una cosa scontata portarle la colazione a letto. Adesso è tutta una conquista.
Trovo debole la frase “Ma perché cacchio mi ostino a fare cose che facevo secoli fa?”. Anche perché subito dopo, dici fino a qualche anno fa. Non saprei, io avrei condensato tutto in meno parole, mettendo qui l’accenno alla colazione. Tipo “Ma perché cacchio mi ostino a portarle la colazione a letto? Questa roba pesa quintali. Fino a qualche anno fa era una passeggiata, adesso è tutta una conquista.
In ogni caso, una bella prova davvero, complimenti e buona edition.
2) Il parcheggiatore di Leonardo Pigneri
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Ciao Leonardo,
Piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, ma non mi ha convinto del tutto. Pur essendo del nord, emigrata a Roma solo dopo l’università, non ho avuto troppi problemi a leggerlo e a capirlo. Sarà che fin dalle prime battute ho pensato al Catarella di Montalbano, ma mi ha divertito tantissimo, almeno fino alla svolta finale.
Dal punto di vista stilistico, un paio di rilievi. Come già ti hanno segnalato altri, il contrasto dialetto/italiano infastidisc un po’ in fase di lettura e rende il tutto meno credibile. Più che inserire qualche parola in dialetto nella prosa, il problema, secondo me, è che qui il dialogo è talmente predominante, soprattutto nella prima parte, da far stonare la prosa. Nell’ultima parte, infatti, suona tutto un po’ meglio.
Qualche dettaglio emotivo in più avrebbe reso la storia più coinvolgente. Ti faccio qualche esempio:
Lo raggiungo e gli accarezzo i capelli scuri. «Hai vist comme fatica papà, Gennarì?» «L’aggia vist.» Dice senza guardarmi.
«Che’rè ch’ella faccia?»
In questo passaggio capiamo che Gennarino è contrariato per quello che immagina farà il padre, e non solo disinteressato al suo lavoro, dalla battuta di dialogo del protagonista, al posto di senza guardarmi, avresti potuto dire che scacciava via la sua mano con forza, per esempio, dato che gli stava accarezzando i capelli.
Mi affianco al faro posteriore. «Ce l'aggia ditt che chillu post nun va buone. Faciteve arret.»
«Avete rotto il cazzo!» Di colpo l’uomo sbatte la portiera sull’altra auto indentandone la carrozzeria.
Esce fuori. È alto e con la faccia rossa di rabbia.
Indietreggio. Gennaro per fortuna è rimasto lontano. Alzo le mani davanti al petto, provo a dire qualcosa ma le parole mi si bloccano in gola.
Qui, invece, la reazione emotiva arriva troppo tardi, quando le parole gli muoiono in gola. Ok, che indietreggia, ma non percepisco la sua paura. Magari un pensiero del tipo “madonna mia che vuole fare?” in napoletano, prima che indietreggi, ci sarebbe stato proprio bene.
Nel complesso, dati tempo, caratteri e la complessità dell’esecuzione (ti sei dato un po’ la zappa sui piedi, ma sono d’accordo con te, questo è il luogo migliore per sperimentare…) una buona prova.
Complimenti e buona edition
3) Belluca! di Agostino Langellotti
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Ciao Agostino,
piacere di leggerti.
Tema centrato e ben declinato. Devo essere sincera, ho cominciato ad apprezzare il racconto solo dopo aver letto la prima parte della fantasia del povero Belluca, perché all’inizio mi mancava qualcosa. La forza del racconto sta proprio nell’alternanza tra il dialogo completamente asettico e la concentrazione della reazione del personaggio nella sua fantasia omicida, che rende superflua ogni descrizione, commento e/o reazione emotiva nei passaggi di dialogo. Al contrario, la loro mancanza dà un senso di universalità, non importa il luogo esatto e la caratterizzazione del personaggio, il risultato non cambierebbe. Davvero tanti complimenti per il sapiente dosaggio fra le due anime del racconto.
Se devo proprio trovare il pelo nell’uovo
- Riflettendo su una pratica… con la faccia che hai fatto, sembravi perso in una fantasia.
Questa è l’unica battuta che non mi convince del tutto. Oltre alla ripetizione della parola fantasie/fantasia, avrebbe avuto più senso se invertita con la battuta precedente del Cavaliere, non fosse altro che per la consecutio. Nel senso che prima il cavaliere dubita del fatto che Belluca stesse riflettendo e poi gli intima di tornare al lavoro. Ma è proprio un’inezia che non inficia minimamente l’ottima resa del racconto.
Alla prossima e buona edition.
4) Scherzi dell'ultimo minuto di Maurizio Chierchia
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Ciao Maurizio,
piacere di leggerti.
Idea non proprio originale, ma ben resa, anche al netto dei refusi e delle ripetizioni. Si vede lo sforzo di scrivere in maniera immersiva, ma con ampi margini di miglioramento. In particolare ho trovato frasi un po’ ridondanti. Immagino che il limite di tempo e di caratteri abbia pesato parecchio, dato che è la prima volta che partecipi.
Ti segnalo comunque alcuni punti che, secondo la mia personalissima sensibilità, potrebbero essere migliorati.
La sua comunicazione verbale è in netto contrasto con quella non verbale.
Col cazzo che allenta la stretta.
Qui le frasi sono ridondanti, perché indicano la stessa cosa. Io avrei tolto la prima e lasciato la seconda, più incisiva e diretta, così avresti risparmiato caratteri.
Come lui, sento altre risate alle mie spalle.
Qui il senso della frase non è chiarissimo. Immagino intendessi dire che come lui anche gli altri ridono, ma può essere interpretata come, anch’io, come Lucas, sento altre risate…
Dalla tasca estraggo il cacciavite ancora imperlato di sudore e glielo conficco all’altezza della spalla.
Quell’imperlato non mi convinte molto, se è infilato nella tasca, non dico che si sia del tutto asciugato, ma imperlato indica che ci siano delle gocce, non che è bagnato, quindi mi suona strano.
In ogni caso, una buona prova d’esordio. Complimenti.
Alla prossima e buona edition.
5) Proprio oggi! di Giovanni Attanasio
► Mostra testo
Ciao Giovanni, piacere di leggerti.
Devo essere onesta, i tuoi racconti mi destabilizzano sempre un po’. Hai uno stile veramente particolare, un po’ troppo minimalista per i miei gusti. Quindi non posso dire che il racconto mi sia proprio piaciuto. Ti faccio un esempio giusto per capirci:
«Ehi! Non lanciare mai più la racchetta a terra, graffi il cemento!»
Quando ho letto questa frase, sono rimasta un po’ perplessa, perché non avevo capito che Loredana avesse lanciato la racchetta. Ho riletto il testo e non ho trovato nulla. All’inizio ho pensato a un errore in fase di riduzione dei caratteri. Poi però ho notato altri passaggi in cui avevo la sensazione che mancasse qualcosa. Poi però, ho riletto tutto il racconto e mi sono resa conto che fila tutto e si capisce tutto, nonostante manchino alcuni passaggi o dettagli. E mi pare anche evidente che sia proprio una scelta consapevole e ben architettata.
Come qua:
La signora mette una mano nella tasca della gonna da tennis. Sigaretta e accendino.
Pur nella sua estrema sinteticità si capisce perfettamente.
Al di là del gusto personale, dal punto di vista tecnico e stilistico nulla, o poco da dire. Il racconto è certamente ben scritto e strutturato. Tema centrato e, cosa che apprezzo sempre molto, non esplicitato.
6) Crescere di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario, piacere di leggerti.
Racconto carino e che si legge bene. Interessante il tema, anche se non proprio centrato. Sembra quasi secondario, visto che il racconto si concentra più sulla capacità del padre di trasmettere un insegnamento al figlio. In generale lo stile e chiaro e lineare, ma trovo che ci siano margini di miglioramento. Ti segnalo:
Ma chi poteva essere? Erano le sei del pomeriggio: Cinzia era a fare la spesa, e in ogni caso aveva le sue chiavi, mentre Tommy stava giocando a pallone al campetto.
Qui più che fraseggio interiore sei tu che parli al lettore per introdurre il figlio e la moglie del protagonista. Secondo me si potrebbe togliere completamente senza che il racconto ne risenta.
Quel tono di voce era sempre una pugnalata al cuore.
Qui non si capisce a cosa si riferisca. Non ci viene detto qual è il tono con cui parla Tommy: lagnoso?, angosciato? Tremante? E poi, dato che nell’ultima parte della battuta Tommy riferisce le parole dei grandi, mi immagino che le abbia dette mimando quelle dei cattivi. Quindi forse si riferisce a quel tono di voce?? In realtà io me lo sono immaginato, però qualche dettaglio in più non guasterebbe. Anche perché manca un po’ in tutto il racconto.
In questo passaggio, per esempio:
«Abbiamo perso nove a zero.» Continuò a camminare verso il divano e ci si sedette sopra.
Vincenzo ebbe la certezza di aver sbagliato tutto
Sinceramente il fatto che Tommy non trascini i piedi come nei passaggi precedenti mi fa pensare che pronunci la frase con un tono meno lagnoso/rabbioso/triste. Quindi mi suona strano che il padre non si accorga della differenza e si convinca di aver sbagliato.
Nel complesso l’idea è interessante e i temi di spessore e il racconto si legge bene, però, secondo me, risulta poco coinvolgente.
Alla prossima e buona edition
7) Inconsapevolezza di Nicoletta Bussacchetti
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Ciao Nicoletta,
piacere di leggerti.
Idea abbastanza carina, il racconto si fa leggere bene, nonostante ci siano buoni margini di miglioramento nello stile. Quello che non trovo, invece, è il tema. Immagino che sia la sconosciuta ad aver subito soprusi, ma non mi arriva. È chiaro che le deve essere successo qualcosa di grave, ma il lettore non ha modo di sapere cosa. Anche per questo, la sua reazione, all’interno del racconto non è molto credibile. Anche perché ci mostri un’altra “donna”, la ragazza di fronte alla quale la sconosciuta si siede, che ha un atteggiamento molto diverso e più rilassato.
Ti segnalo alcuni punti migliorabili:
Ho sempre pensato che, la notte, la metropolitana acquisti un fascino tutto suo.
La frase non è male e crea un po’ di aspettativa che, però, viene disattesa quando, nel prosieguo del racconto, descrivi il modo in cui il protagonista attribuisce un fascino diverso alla metropolitana in relazione al proprio stato d’animo. Mi sarei aspettata, piuttosto il contrario. Ovvero che il fascino della metropolitana influisse in modo diverso sul protagonista. Se era questo che volevi dire non mi è arrivato.
Lei sale sempre a Re Umberto, ormai è qualche mese che prendiamo la stessa corsa. Magari stasera avrò il coraggio di parlarle.
Qui la frase “ormai è qualche mese che prendiamo la stessa corsa” è ridondante. Se lei sale sempre a una data fermata è ovvio che prendano la stessa cora. Anche il dato temporale è superfluo e, in ogni caso, avresti potuto inserirlo in un altro punto.
Dev'essere davvero timida, mi dà sempre l'impressione che abbia paura di disturbare. È anche per questo che non ho ancora avuto il coraggio di parlarle, con le persone estroverse è molto più semplice attaccare bottone. Magari stasera ce la farò...
Questo passaggio secondo me è troppo lungo inserito a questo punto del racconto perché sospende la scena, quando poi finalmente la sconosciuta si siede, al lettore sembra sia passato troppo tempo dalla salita, almeno questa è l’impressione che ho avuto io. Poi, sinceramente, non capisco cosa, nel comportamento della sconosciuta gli faccia pensare che sia timida. Al contrario, dagli elementi che semini nei periodi precedenti, a me sembra più terrorizzata. Capisco che volevi giocare sulla incapacità del PDV di comprendere il punto di vista di una donna che ha subito dei soprusi a muoversi di notte in metropolitana, ma secondo me, la prima persona non ti ha aiutato. Quello che, secondo me, rende debole il racconto è il fatto che il protagonista osserva e descrive la sconosciuta attraverso dettagli chiari ed evidenti di altri sentimenti e sensazioni. Anche se non è in grado di comprenderla, chiunque, vedendo una persona che si sposta e si tiene la borsa quando incrocia due africani lo interpreterebbe, quanto meno, come un segno di discriminazione, non di timidezza.
Nel complesso una prova discreta con margini di miglioramento.
Alla prossima e buona edition.
8) Binario: rette parallele della vita di Roberto Masini
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Ciao Roberto,
Piacere di leggerti.
Devo dire il tuo racconto mi ha messo un po’ in difficoltà. La parte iniziale risulta parecchio difficile da leggere e diventa comprensibile solo nella parte finale, quando lo psichiatra svela l’arcano. Sono sincera, ho capito subito che era scritto volutamente in quel modo per dare un senso di estraneazione, che è arrivato chiaro e forte, ma secondo me è troppo lunga. Non ti nego che, a un certo punto, ho interrotto la lettura per vedere dove volevi andare a parare. Indubbiamente hai fatto un ottimo nella costruzione della prima parte, che, pur essendo costellata di “errori” grammaticali e di pensieri incoerenti funziona molto bene. Un buon esercizio, ma non proprio un ottimo racconto. Forse lo vedrei meglio come parte di un progetto più ampio. Per quanto riguarda il tema non saprei, lo esplicita lo psichiatra nelle battute finali, ma non mi arriva granché.
Alla prossima e buona edition.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 gennaio 2022, 14:10
da antico
Dovete ancora ricevere una classifica (oltre alla mia).
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 gennaio 2022, 18:06
da Debora D
Ecco la mia classifica.
Stavolta sul podio ci sono cuore, cervello e coraggio in successione (permettetemi la citazione)
1. Inconsapevolezza, di Nicoletta Bussacchetti
2. Belluca!, di Agostino Langellotti
3. Le correnti gravitazionali, di Davide Mannucci
4. Proprio oggi!, di Giovanni Attanasio
5. Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri
6. Scherzi dell’ultimo minuto, Maurizio Chierchia
7. Crescere, di Mario Mazzafoglie
8. Binario: rette parallele della vita, di Roberto Masini
Maurizio Chierchia
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Ciao Maurizio piacere di incontrarti nell’arena.
Il tuo racconto ha uno stile pulito e misurato, calibri bene le frasi e non eccedi con retorica o aggettivazione. Il tema è centrato in pieno e riesci a rendere bene la frustrazione del protagonista. Ho provato fastidio per lui anche se è un personaggio che si lamenta, cosa che di solito non gradisco.
Mi pare tu abbia scelto una focalizzazione profonda, quindi ti faccio un'osservazione per raggiungere una maggiore immersione nel personaggio portatore di punto di vista. Vedi tu se accettarla o meno.
Potresti eliminare alcuni verbi di percezione o descrittivi come sbirciare, vedere, sentire (che usi tre volte nel testo), guardare e ricontrollare perché rallentano il flusso e ci portano un poco fuori, alcuni possono essere utili come guardare alla fine che sta al servizio del crescendo narrativo, per altri avrei preferito una costruzione con verbi di azione per rendere il tutto più vivido.
Anche a me è piaciuta la panca che fa lo sgambetto, aiuta bene a capire lo stato d'animo del poveraccio.
Sto iniziando a rompermi di questo giochino! → Se nella sequenza precedente stava iniziando a rompersi, avrei preferito che qui dichiarasse che la rottura era completa: Mi sono rotto. Così sa di ripetizione.
Impreco, imprimo con più forza…
«Allora, ti vuoi aprire o no puttana vigliacca!»
Impreco, imprimo con più forza…
Questo passaggio mi ha stonato, troppo identico, sembra che la frase sia finita lì per sbaglio.
«E a me che me ne importa!» → una nota sulla punteggiatura interna alle caporali maggiori: usi esclamativo e interrogativo all’interno ma quando le frasi sono enunciative non usi punteggiatura. Come mai? Il punto è un segno che dà ritmo e pausa come gli altri e soprattutto è necessario per chiudere una frase.
Conclusione: un testo di gradevole lettura che costruisce un crescendo verso l’esplosione del protagonista alla fine. L'ossessione per l'orario è un simbolo efficace per comunicare l'alienazione e la frustrazione. Lo stile è buono, con qualche sbavatura secondo il mio gusto personale.
Buon divertimento in questa edizione, alla prossima.
Sono curiosa di leggere altro di tuo alla prossima edizione per seguirti mentre trovi la tua voce.
Roberto Masini
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Ciao Roberto, il tuo racconto è coraggioso e non mi lascia indifferente.
Il discorso incomprensibile del presidente mi ha fatto sorridere alla seconda lettura che è anche la lettura che fa assaporare tutto con un gusto diverso. Permane però anche dopo una soddisfazione a livello cerebrale, mentre manca sugli altri due piani: il piano della trama e quello dell’empatia con i personaggi.
Il testo all’inizio mi sembrava porsi fra memorialistica e saggistica, pieno di informazioni tanto vaste da avere bisogno anche di un elenco puntato per rimanere in ordine.
La voce narrante è cronachistica, mi dice delle cose, è un noi che però non crea una scena nella mia mente. È interessante ma mi spiazza perché quando leggo un racconto mi aspetto una storia, personaggi, conflitti, difetti, vittorie e tragedie ecc.
Mi piace questo stile quando vado a leggere memorialistica e saggistica, meno nella narrativa sento la mancanza dei personaggi nel loro aspetto tridimensionale e più vivido. L’unica azione che compie Sandokan in scena è imbracciare il fucile. Il conflitto è astratto, esposto ma non inscenato.
Poi arriva il colpo di scena finale che mi è piaciuto, ma anche questo è carico di informazioni e l’unica azione dello psichiatra è spegnere il registratore.
Conclusione. Nelle mie valutazioni cerco di considerare tutti gli elementi che ti ho elencato e ci sono altri nel girone che pur avendo storie meno brillanti sono riusciti a colpirmi sui piani di trama e personaggi. Il tema è centrato nella spiegazione dello psichiatra. Resto insoddisfatta per ciò che non accade in scena e colpita dal punto di vista intellettuale.
Alla prossima e buon divertimento
Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario, piacere di leggerti.
Il tema è centrato, ma già qui mi pongo una domanda: i piccoli soprusi sono quelli che subisce Tommy dagli amici o quelli subiti a causa di un padre che pretende da lui comportamenti che sono oltre le sue possibilità fino a forzarlo?
In due momenti il narratore ci presenta l’idea di educazione del padre,
Quanto era difficile essere padre in quei momenti. Quanto era straziante non potergli spiegare che ogni cosa era fatta e detta per il suo bene. Che la sua crescita passava anche e soprattutto da quei momenti lì.
E anche qui
E adesso cosa doveva fare? Cosa doveva dire? Gli vennero in mente i tanti insegnamenti di suo padre. Alle tante volte in cui era sembrato severo quasi senza motivo.
Queste dichiarazioni esplicative sembrano avere lo scopo di suscitare determinati effetti nel lettore, una sorta di comprensione per il protagonista, anche se a me non è arrivata la comprensione, di certo ho colto il senso sulla difficoltà di essere genitori e di educare.
Abbiamo un padre che si prende il rischio e educa. Ne conosco tanti che spariscono e basta, quindi almeno su questo posso provare simpatia per il PG.
Però ho avuto la percezione di un'occasione mancata. Pretendendo l'ennesima partita, il padre lascia solo Tommy, lo lascia solo di fronte a una nuova sconfitta (davvero pensa che possano vincere?) e si affida del tutto alla sua capacità di trovare una gioia.
Avrei visto meglio un adulto che accompagna il figlio, che si fa mediatore per un patto di condivisione, che coinvolge altri adulti (dove sono i genitori degli altri bambini?) ecc. Insomma qualsiasi soluzione tranne che dire "o così o niente."
Stile scorrevole, in alcuni punti didascalico, ma piacevole e che fluisce fino in fondo senza troppi intoppi.
Ho trovato poco funzionale l’impostazione dell’incipit che pone l’accento sulla fabbrica, elemento che poi scompare.
Conclusione. Il testo è equilibrato, la trama è chiara, il tema centrato. Per il contenuto finirò per farmi guidare puramente dal mio gusto e da quanto mi abbia o meno convinto la vicenda nel suo sviluppo.
La questione principale è che desideravo qualcosa dal personaggio che però non è avvenuto e questo mi ha lasciato con un senso di mancanza.
Buona edizione e buon divertimento
Nicoletta Bussacchetti
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Ciao Nicoletta,
con il tuo racconto mi è capitata una cosa insolita: ho cambiato del tutto idea dopo la seconda lettura che mi ha molto convinto al punto da portare a uno spostamento totale in classifica.
Mi piace tantissimo come hai messo in parallelo due pdv diversi sullo stesso ambiente, sei riuscita a chiamare in causa tutto il pubblico perché in almeno uno dei due aspetti ci si può ritrovare.
Certo il tipo che non capisce che lei è spaventata, mi irrita un po’
Intanto, l'altra ragazza si alza e, scendendo, sembra quasi scusarsi con lo sguardo. Perchè mai dovrebbe? Proprio non le capisco le donne.
Neanche ora capisce!
Ma sta proprio qui il punto: mancanza di comprensione del modo di percepire il mondo da parte dell’altra. Ed è anche molto triste, perché poter approcciare con delicatezza una persona che ti piace per conoscerla sa di un tempo dolce e senza malizia, quando invece oggi una donna non può essere tranquilla a muoversi di notte. Anche io ho sempre l’ansia in metro la notte anche se mi piace un sacco come mezzo.
Mi sono anche interrogata sul perché il racconto alla prima lettura non mi abbia convinto e credo che la ragione sia nell’incipit. C’è una lunga sequenza riflessiva che ci fa entrare molto lenti nella storia, si poteva ovviare sistemando prima l’ambiente e mettendo in movimento il personaggio per poi passare alla riflessione.
Dal tuo punto di vista la tua prima persona è personale e scorrevole, ti segnalo solo l’avverbio quasi che usi spesso e così diventa un poco ripetitivo, in alcuni punti potrebbe non servire e la sua mancanza renderebbe più incisiva la frase. per esempio: Sembra spaventata avrebbe giocato a favore dell'intelletto del protagonista.
Conclusione: Brava. Un racconto bello che prende il tema di petto ma con intelligenza, delicato nello stile e scorrevole. A parte la sequenzona iniziale, che avrei inframmezzato con qualche nota di concretezza, mi è piaciuto e basta.
buon divertimento e alla prossima
Agostino Langellotti
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Ciao Agostino e ben tornato nell'Arena.
Il tuo racconto mi è piaciuto, ma l'ho capito bene solo sbirciando uno dei commenti. Lì per lì non capivo che la cosa fosse nella mente del protagonista, pensavo fossero scene nel passato, nel futuro o in una dimensione parallela.
Molto brillante il finale, con l'ultima fantasia che si interrompe quando il capo richiama Belluca all'ordine.
Ho colto e apprezzato subito il riferimento a Pirandello e devo dire che il nome stesso ha aiutato a portare tante sensazioni. Anche io richiamo la letteratura in molti racconti e non posso che apprezzare.
Conclusione: uno dei due racconti che mi sono rimasti in mente di più. Questo mi ha colpito meno il cuore e la pancia, ma molto la testa.
Leonardo Pigneri
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Ciao Leonardo,
piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto e mi ha colpito emotivamente, ho provato disagio per il bambino e per il padre schiacciato da una situazione sociale che pare sbriciolare ogni messaggio positivo.
L'unica perplessità riguarda il punto di vista che sembra separato in due, abbiamo i dialoghi in dialetto e tutta la narrazione, compreso il fraseggio interiore, in italiano. La cosa mi ha reso difficile rendere le due voci una sola.
È la prima volta che lo porto a vedermi lavorare, d’altronde. -> questo d'altronde non capisco a cosa sia legato. Gennaro abbassa lo sguardo perché il padre l'ha portato al lavoro per la prima volta? è una stampella lessicale che in questo caso non ha proprio motivo di esserci
Alcune scelte lessicali insolite hanno fatto scricchiolare la lettura.
indentare -> quando è transitivo in questo caso è un termine tecnico che riconosco di essere andata a cercare nel vocabolario, così come ho fatto con intruppare che è comunque più adatto dato che ha un significato di urtare, questo invece non l'ho capito.
sull’orecchio e la nuca -> sulla nuca perché altrimenti perdi il complemento.
Conclusione. Stile abbastanza tecnico e quindi ancora un poco scarno: per esempio nella parte centrale Gennarino è protagonista di frasi semplici con struttura simile (Gennaro alza lo sguardo. Gennaro annuisce Gennaro sembra confuso. Gennaro mi abbraccia alla vita.) che danno una scansione da copione teatrale, mentre la voce del personaggio è già più personale.
Bella idea, bella trama e piacevole lettura.
Buon divertimento e alla prossima
Attanasio
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Ciao, Giovanni e ben trovato
Mi fa piacere commentarti, ormai ho letto molti tuoi racconti e sto familiarizzando con il tuo stile sempre plastico ed efficace
Mi è piaciuto questo incipit Loredana alza la racchetta. La palla è in aria, dall’altro lato del campo c’è l’allenatore.
Ho avuto subito l’immagine del campo da tennis e la situazione. È una cosa che voglio imparare!
Il tema è centrato attraverso i racconti che la ragazza fa ma anche attraverso l'atteggiamento del coach.
L'argomento è una bella scelta che ho apprezzato in particolare nella prima parte.
L’allenatore è odioso, arriva al limite dell’eccesso come personaggio, ma fa il suo lavoro.
Un pochino surreale l’incontro nel bagno, non per la situazione in sé, ma per la rapidità della soluzione. Un invito a fare due chiacchiere l’avrei trovato più naturale e sarebbe stato una promessa di sviluppo. Ma so che se hai scelto questo è perché era ciò che volevi.
Stilisticamente poco da eccepire, unica cosa è che trovo fredda la terza persona al presente, mi sa di cronaca. di certo però non è un errore, è questione di gusto.
Per me sei fra i quattro migliori, ora devo ragionare un po’ sulla classifica.
Buon divertimento intanto
Mannucci
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Ciao Davide, eccomi a commentarti ancora.
Il racconto mi è piaciuto più di quello dell’altra volta, il punto di vista è più solido e si basa su fatti concreti e immagini realistiche.
La voce della narrazione è lenta, ovattata, sembra una voce fuori campo in una serie tv o in un film sentimentale.
Ci sono alcune immagini suggestive come il finale, altri passaggi meno fluidi, come l’inizio e la questione della tazza o la parentesi sul fattaccio di cronaca.
Il modo di pensare un po’ confuso e vago del personaggio sta bene con il disperdersi della mente.
Tema centrato in modo molto sottile ma per me chiaro.
Ti faccio notare una sola questione grammaticale. La congiunzione MA quando è una avversativa che introduce una coordinata desidera la virgola.
Riesco a non far cadere nulla virgola ma non a impedire il piccolo effetto tsunami nelle tazze.
Conclusione: racconto ben scritto, ne riconosco il pregio, apprezzo il pdv più coerente rispetto al precedente esperimento, sei passato dal piccolo all’anziano, bella idea.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 gennaio 2022, 20:11
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.
Re: Gruppo LA DANZA DEI VELENI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 2 febbraio 2022, 21:09
da antico
Ecco a voi i miei commenti e classifica, complimenti per la qualità media davvero elevata che ho riscontrato nei vostri racconti!
1) Belluca!, di Agostino Langellotti
Gran bel pezzo. Solo un refusetto: "Il porco scatta in piedi e lui cerca di scappare nella direzione opposta", quel lui mi sa che ti è rimasto. Non vedo altre problematiche, formali o di sostanza, il racconto va esattamente dove volevi farlo andare e il tema è ben declinato. Per me un pollice su.
2) Le correnti gravitazionali, di Davide Mannucci
Gran racconto, non ho molto da dire. Mi sembra tutto al suo posto e la declinazione del tema è vincente in quanto sei riuscito a prenderlo in una sua eccezione originale. Quindi pollice su. Detto questo, nella mia classifica finisci dietro al parivalutato racconto di Langellotti per meri motivi soggettivi, nel senso che il mio animo più dark mi porta in modo naturale a prediligere altri tipi di atmosfere.
3) Inconsapevolezza, di Nicoletta Bussacchetti
Gran bel testo, estremamente delicato. Confermo che si apprezza di più in seconda lettura soprattutto perché si assegna il giusto senso all'uscita di scena della ragazza che sembra scusarsi (che in prima istanza avevo pensato si scusasse con il protagonista). Forse servirebbe qualche tocco in più per definire il disagio della ragazza e magari potrebbe anche solo bastare definire meglio quell'uscita di scena. In ogni caso, un altro racconto top in un gruppo di alto livello. Per me un pollice quasi su che posiziono davanti ai parivalutati testi di Attanasio e Pigneri per una coerenza interna che mi è parsa superiore.
4) Proprio oggi!, di Giovanni Attanasio
I tuoi personaggi sono vivi e non saprei come altro definirli se non con "colorati", mi piacciono molto così come il tuo stile estremamente asciutto e funzionale (però sulla racchetta gettata a terra, idea mia, hai un pelo esagerato perché mi hai interrotto il flusso di lettura costringendomi a tornare indietro e rileggere per capire se mi ero perso qualcosa). Trovo anche eccessiva la tua scelta nel cosa farle proporre da Natalia: il mese a casa di qualcuno appena conosciuto è esagerato mentre un semplice invito a cena o a uscire facendo tardi la sera lasciando aperte le porte per uno sviluppo futuro dell'amicizia, ma soprattutto a un inizio nel distacco dai famigliari (ma più graduale) sarebbe stato preferibile. In buona sostanza, dei passettini e non un passettone che rischia di distaccare il lettore proprio a causa del suo essere eccessivo. Tema ben declinato. Per me qui siamo più dalle parti di un quasi su perché gli interventi che, mio avviso, sarebbe necessario operare sono più sui dettagli che strutturali. In classifica ti posiziono davanti al parivalutato racconto di Pigneri perché il tuo mi sembra con un finale più compiuto. Ps: il titolo, però, non mi piace per niente ;)
5) Il parcheggiatore, di Leonardo Pigneri
Un altro gran bel pezzo! Anticipo la valutazione: pollice quasi su. Perché non su completo? Perché sul finale mi ha lasciato un pelo incerto: la chiusa è buona, ma non sono sicuro che sia proprio quella più giusta. Sulla questione dialetto: non mi ha infastidito lo spezzare tra dialetto nel parlato e non dialetto nel pensato, fosse stato tutto in dialetto avrei fatto davvero fatica a leggere mentre quelle poche linee di dialogo lo rendono fruibile e piacevole.
6) Scherzi dell’ultimo minuto, di Maurizio Chierchia
Direi che questo è un gran bell'esordio. Il racconto mi è piaciuto tanto perché fa tutto quello che deve fare e lo fa bene. C'era però un qualcosa che mi ronzava in testa e l'ho riletto bene: il tuo protagonista era già in ritardo di mezz'ora per fatti suoi, lo scrivi nelle prime righe. Ecco, questo mi ha fatto un po' cadere tutta la costruzione successiva perché la mia prima percezione era che tutti i suoi guai fossero dovuti ai suoi colleghi, ma qui c'è qualcosa di più, soprattutto se il protagonista non può più permettersi ulteriori ritardi. Manca insomma un maggiore background del protagonista stesso, un qualcosa che ci faccia capire quali sono i suoi problemi, magari gli stessi che gli causano questi atti di bullismo reiterati. In alternativa, elimini quel riferimento e semplifichi facendo ricadere tutti i suoi mali su questi colleghi particolarmente stronzi (anche se qualche semina sul perché se la siano presa proprio con lui sarebbe comunque utile). In definitiva, per me questo è un pollice tendente verso l'alto in modo solido e brillante, manca lo scalino che lo porta a quasi su o su solo perché serve un maggiore lavoro sul protagonista in questa versione va ancora deciso su quale tipo di lavoro convergere gli sforzi.
7) Crescere, di Mario Mazzafoglie
Un racconto che sembra funzionare, tutto appare al proprio posto, ma, alla fine, anch'io sono riuscito a empatizzare poco con i protagonisti. Il padre non si pone dubbi sul suo modello educativo e il figlio appare come una macchietta piuttosto passiva a cui, per puro caso, riesce un upgrade nella seconda partita. Dice bene Debora nel sottolineare come qui i soprusi potrebbero tranquillamente anche essere quelli del padre, più che altro perché manda allo sbaraglio il figlio tornando a farsi i fatti suoi mentre sarebbe stato più accettabile che rinunciasse alla doccia e lo seguisse da lontano, magari dando sempre l'impressione di stare per intervenire, soffrendo per i suoi fallimenti e gioendo per la giocata riuscito, ma rimanendo presente e non lontano. Come valutazione direi un pollice tendente al positivo in modo solido perché, comunque, il racconto si legge bene.
8) Binario: rette parallele della vita, di Roberto Masini
Sostanzialmente questo testo può rientrare nella macrocategoria del "Era tutto un sogno" e questo, parere mio, non è (quasi) mai un bene. Cerco di spiegarmi: tutto quello che è inserito nella prima, lunga, parte, non è altro che un ripetersi di questa follia andando a reiterare un concetto che il lettore percepisce molto prima della chiusa rischiando di rendere pesante la lettura. Poi il finale nel quale l'autore dice "Ok, era tutta una fantasia e vi dico perché" che può starci, ma solo se in quella stessa fantasia si è riusciti a seminare un qualcosa che vada oltre arrivando anche ad abbracciare il contesto al di fuori della stessa rendendo il tutto superiore alla somma delle parti, caratteristica che qui non ho trovato. Detto questo, il mio è un parere personale e hai visto che c'è chi ha apprezzato. Arrivando al sodo, per me un pollice tendente al positivo al pelo.