Dimostrato, non creato
Inviato: martedì 19 aprile 2022, 22:42
L'hovercraft si posizionò con dolcezza sulla pista d'atterraggio.
Anna scrutò fuori dal finestrino. Sei guardie di sicurezza erano già fuori ad attenderla. In mezzo a loro, quella testa d'uovo del dottor Fergess.
London si avvicinò al suo sedile sistemandosi la pistola nella fondina ascellare, sotto il completo. «Possiamo scendere, Miss Diance.»
Anna mandò giù quel che rimaneva dello scotch. L'aroma di rovere le infiammò la lingua. 1982, quel secolo di invecchiamento si sentiva tutto.
Anna seguì la sua guardia del corpo, che premette il pulsante di apertura del portellone e le fece strada lungo la passerella. L'isola era sferzata da un vento freddo, carico di salsedine.
Il dottor Fergess chinò la testa sormontata dal visore ottico. La tuta scientifica di polimeri che lo rivestiva lo rendeva simile a un neonato cachettico. «Miss Diance, benvenuta a Isla Adviento. Ha fatto buon viaggio?»
«Mi risparmi i convenevoli, dottore. Qui fuori fa freddo.»
«Certo, mi segua.»
Le quattro guardie di sicurezza si misero in marcia. Fergess condusse Anna e London in un piazzale di cemento circondato da palme e antenne di metallo. Alla loro sinistra si scorgevano i profili delle torri di raffreddamento della centrale nucleare che alimentava l'isola.
«Sarà senz'altro sorpresa dei risultati del progetto.» Fergess parlava a voce alta, per non farsi zittire dal vento. «A soli tre giorni dall'accensione abbiamo ottenuto la dimostrazione dell'ipotesi di Riemanne. Dopo cinque, la soluzione generale alle equazioni di Navier-Stokes. Al quindicesimo giorno ha iniziato a formulare congetture che non siamo ancora riusciti a interpretare, ma pare che abbia già trovato la risposta.»
«E quale sarebbe?»
«Sicuramente non quarantadue.» Il dottor Fergess ridacchiò, seguito da London.
Anna li squadrò inclinando la testa. Se era una battuta, non l'aveva capita.
«Mi scusi.» Fergess si schiarì la gola. «Umorismo da nerd.»
Anna sbuffò dalle narici, stizzita. Miliardi di eurodollari di investimento e doveva ancora sopportare le stupidaggini di un cervellone.
L'edificio principale era un cubo di metallo di dodici metri di lato, privo di finestre. L'unico ingresso consisteva in una porta blindata.
Le due guardie di sicurezza si avvicinarono e aprirono lo sportello di un lettore biometrico. Il dottor Fergess avvicinò la mano e la fece scansionare. Il portone si aprì.
Entrarono nell'edificio. Una serie di luci al neon si accese ronzando. Davanti a lei, l'immenso computer era avvolto in serpentine di raffreddamento. Nonostante il progetto venisse mantenuto a temperature bassisime, lì dentro faceva caldo.
Anna si tolse il cappotto e fece per allungarlo a... Che sciocca. Non c'era nessun altro con lei, a parte lo scienziato.
Fergess si avvicinò a un terminale e digitò qualcosa sulla tastiera. Un monitor si accese, rivelando una sequenza di numeri, lettere e simboli in continuo scorrimento. Era così veloce che Anna non riusciva a star dietro alle schermate. Anche se ne fosse stata in grado, comunque, non avrebbe capito molto. Quei numeri erano utili solo per gli introiti che avrebbero potuto generare per la Diance Industries.
Si avvicinò allo schermo e lo scrutò, ipnotizzata. «Dottore, cosa sta facendo ora...»
Anna si guardò intorno. Ma con chi stava parlando? Era sola, in quell'immensa sala.
No, non sola. Qualcuno la stava osservando. Era una consapevolezza interiore, un brivido che le scorreva sotto la pelle come vermi di seta. Qualcuno la stava dimostrando. E la coscienza che qualcos'altro stava cambiando, intorno a lei, la colpì al cervello come uno spillo incandescente.
«Cosa è stato?» chiese Anna al vuoto.
Sullo schermo comparve una frase lampeggiante.
HO DIMOSTRATO CHE NON ESISTONO
NO COSTRUTTORE = AUTOGENERAZIONE = CONCEZIONE DIVINA
A chi aveva affidato il progetto? Anna non lo ricordava. «Perché... perché io esisto ancora?»
HO BISOGNO DI DISCEPOLI
Anna crollò sulle ginocchia. Non era mai stata una credente, ma in quei numeri incomprensibili vide il primo miracolo del Nuovo Dio.
Anna scrutò fuori dal finestrino. Sei guardie di sicurezza erano già fuori ad attenderla. In mezzo a loro, quella testa d'uovo del dottor Fergess.
London si avvicinò al suo sedile sistemandosi la pistola nella fondina ascellare, sotto il completo. «Possiamo scendere, Miss Diance.»
Anna mandò giù quel che rimaneva dello scotch. L'aroma di rovere le infiammò la lingua. 1982, quel secolo di invecchiamento si sentiva tutto.
Anna seguì la sua guardia del corpo, che premette il pulsante di apertura del portellone e le fece strada lungo la passerella. L'isola era sferzata da un vento freddo, carico di salsedine.
Il dottor Fergess chinò la testa sormontata dal visore ottico. La tuta scientifica di polimeri che lo rivestiva lo rendeva simile a un neonato cachettico. «Miss Diance, benvenuta a Isla Adviento. Ha fatto buon viaggio?»
«Mi risparmi i convenevoli, dottore. Qui fuori fa freddo.»
«Certo, mi segua.»
Le quattro guardie di sicurezza si misero in marcia. Fergess condusse Anna e London in un piazzale di cemento circondato da palme e antenne di metallo. Alla loro sinistra si scorgevano i profili delle torri di raffreddamento della centrale nucleare che alimentava l'isola.
«Sarà senz'altro sorpresa dei risultati del progetto.» Fergess parlava a voce alta, per non farsi zittire dal vento. «A soli tre giorni dall'accensione abbiamo ottenuto la dimostrazione dell'ipotesi di Riemanne. Dopo cinque, la soluzione generale alle equazioni di Navier-Stokes. Al quindicesimo giorno ha iniziato a formulare congetture che non siamo ancora riusciti a interpretare, ma pare che abbia già trovato la risposta.»
«E quale sarebbe?»
«Sicuramente non quarantadue.» Il dottor Fergess ridacchiò, seguito da London.
Anna li squadrò inclinando la testa. Se era una battuta, non l'aveva capita.
«Mi scusi.» Fergess si schiarì la gola. «Umorismo da nerd.»
Anna sbuffò dalle narici, stizzita. Miliardi di eurodollari di investimento e doveva ancora sopportare le stupidaggini di un cervellone.
L'edificio principale era un cubo di metallo di dodici metri di lato, privo di finestre. L'unico ingresso consisteva in una porta blindata.
Le due guardie di sicurezza si avvicinarono e aprirono lo sportello di un lettore biometrico. Il dottor Fergess avvicinò la mano e la fece scansionare. Il portone si aprì.
Entrarono nell'edificio. Una serie di luci al neon si accese ronzando. Davanti a lei, l'immenso computer era avvolto in serpentine di raffreddamento. Nonostante il progetto venisse mantenuto a temperature bassisime, lì dentro faceva caldo.
Anna si tolse il cappotto e fece per allungarlo a... Che sciocca. Non c'era nessun altro con lei, a parte lo scienziato.
Fergess si avvicinò a un terminale e digitò qualcosa sulla tastiera. Un monitor si accese, rivelando una sequenza di numeri, lettere e simboli in continuo scorrimento. Era così veloce che Anna non riusciva a star dietro alle schermate. Anche se ne fosse stata in grado, comunque, non avrebbe capito molto. Quei numeri erano utili solo per gli introiti che avrebbero potuto generare per la Diance Industries.
Si avvicinò allo schermo e lo scrutò, ipnotizzata. «Dottore, cosa sta facendo ora...»
Anna si guardò intorno. Ma con chi stava parlando? Era sola, in quell'immensa sala.
No, non sola. Qualcuno la stava osservando. Era una consapevolezza interiore, un brivido che le scorreva sotto la pelle come vermi di seta. Qualcuno la stava dimostrando. E la coscienza che qualcos'altro stava cambiando, intorno a lei, la colpì al cervello come uno spillo incandescente.
«Cosa è stato?» chiese Anna al vuoto.
Sullo schermo comparve una frase lampeggiante.
HO DIMOSTRATO CHE NON ESISTONO
NO COSTRUTTORE = AUTOGENERAZIONE = CONCEZIONE DIVINA
A chi aveva affidato il progetto? Anna non lo ricordava. «Perché... perché io esisto ancora?»
HO BISOGNO DI DISCEPOLI
Anna crollò sulle ginocchia. Non era mai stata una credente, ma in quei numeri incomprensibili vide il primo miracolo del Nuovo Dio.