Granelli di sabbia
Inviato: mercoledì 20 aprile 2022, 0:59
Il sovrano Incompresius Secondo teneva sempre tutto sotto controllo.
Il suo castello si trovava al centro di un’isola da cui poteva osservare i suoi sudditi.
Dalla spiaggia fino alla sua stanza partivano delle fila di servi legati l’uno all’altro da una corda che formavano svariate catene umane che si diramavano per tutta l’isola. Ogni discussione e ogni battibecco di ogni abitante veniva captato dalle catene di informatori e riportata subito alle sue orecchie.
Possedeva un assaggiatore per ogni cosa. Ce ne era uno che assaggiava il cibo prima che lo mangiasse, uno che assaggiava i vesti prima che li indossasse e addirittura uno che assaggiava la sua carta igienica prima che la usasse. Tutto questo perché non voleva rischiare di essere avvelenato in nessun modo, nemmeno il più imprevedibile.
Detestava tutto ciò che non poteva comprendere o controllare e così, se qualcosa non gli era chiaro, se ne liberava. Per questo motivo nel suo regno non esisteva l’elettricità e neppure l’acqua calda! Tutti costretti a lavarsi con l’acqua di mare.
Fino a qualche tempo prima tutta l’isola era cosparsa di piante e di fiori che davano riparo e frutti tutto l’anno. Il popolo si riforniva durante l’estate e negli inverni il cibo quasi strabordava dalle case.
Ma il sovrano non comprendeva il funzionamento della coltivazione, il ciclo delle stagioni o il semplice rapporto che esiste tra piante e sole. Così decise di far estirpare qualsiasi albero, frutto o ramoscello che si trovasse sull’isola.
Gli abitanti più furbi si fecero un orticello nascosto dietro casa pur col terrore di essere scoperti.
Tutti i sudditi del regno erano spaventati dall’ignoranza del loro sovrano e paralizzati dalla paura ogni volta che lui arrivava con richieste assurde.
Quella mattina in paese si svolgevano le solite attività quotidiane come dipingere la spazzatura del colore adatto per ogni cassonetto o passare lo straccio sul bagnasciuga, quando il sovrano Incompresius Secondo in persona si presentò, seduto sul suo letto a baldacchino portatile, sorretto da sei uomini.
Un ometto tarchiato gli stava a fianco e in mano teneva una specie di tromba dorata. Si fece avanti e iniziò a gridare al popolo: «UDITE UDITE, IL SOVRANO INCOMPRESIUS SECONDO È GIUNTO FINO A VOI CON UNA RICHIESTA SPECIFICA. VUOLE SAPERE ESATTAMENTE QUANTI GRANELLI DI SABBIA CI SONO NELLA SUA ISOLA. COLUI CHE PORTERÀ LA RISPOSTA SARÀ PREMIATO CON METÀ DELLA SABBIA PRESENTE.» Fatto ciò lui e i sei uomini col letto e si diressero al castello, lasciando gli abitanti al loro grattacapo.
Più per far bella figura che per il premio in sé, tutti si diedero da fare e iniziarono a contare i granelli nei modi più svariati. Chi riempiva secchi, chi scavava buche, erano tutti indaffarati.
In mezzo a quella gente però c’era un ragazzino che sembrava diverso dagli altri. Era arrivato da fuori, da un altro regno. Senza dire una parola si diresse al castello e bussò alla stanza del sovrano che lo accolse sperando di ricevere la sua risposta. Ma quando il ragazzino parlò, andò in maniera diversa da come si aspettava.
«Mio sire, voi volete che noi contiamo i granelli di sabbia del vostro regno ma tutto ciò è impossibile. Non perché non si possano effettivamente contare i granelli di sabbia. Il problema sarebbe però nell’esporvi il numero, perché quel numero sarebbe incomprensibile ad ogni essere umano. Sarebbe così grande da non poter essere contenuto dal vostro stesso regno. Un altro sovrano ci ha chiesto di contare le stelle sopra al suo regno e ora mi trovo qui. Non possiamo comprendere tutto mio sire, ma possiamo apprezzarlo.»
Questa risposta al sovrano non andava bene. Non poteva esistere nel suo regno qualcosa che non poteva comprendere. Decise allora di fare sparire tutta la sabbia dalla sua isola. Così facendo si ridusse sempre di più lo spazio e il popolo dovette emigrare. Sulla cima del suo castello poteva ora osservare le onde infrangersi alla base del suo mastio. Per sempre solo per esser fuggito da ciò che non capiva.
Il suo castello si trovava al centro di un’isola da cui poteva osservare i suoi sudditi.
Dalla spiaggia fino alla sua stanza partivano delle fila di servi legati l’uno all’altro da una corda che formavano svariate catene umane che si diramavano per tutta l’isola. Ogni discussione e ogni battibecco di ogni abitante veniva captato dalle catene di informatori e riportata subito alle sue orecchie.
Possedeva un assaggiatore per ogni cosa. Ce ne era uno che assaggiava il cibo prima che lo mangiasse, uno che assaggiava i vesti prima che li indossasse e addirittura uno che assaggiava la sua carta igienica prima che la usasse. Tutto questo perché non voleva rischiare di essere avvelenato in nessun modo, nemmeno il più imprevedibile.
Detestava tutto ciò che non poteva comprendere o controllare e così, se qualcosa non gli era chiaro, se ne liberava. Per questo motivo nel suo regno non esisteva l’elettricità e neppure l’acqua calda! Tutti costretti a lavarsi con l’acqua di mare.
Fino a qualche tempo prima tutta l’isola era cosparsa di piante e di fiori che davano riparo e frutti tutto l’anno. Il popolo si riforniva durante l’estate e negli inverni il cibo quasi strabordava dalle case.
Ma il sovrano non comprendeva il funzionamento della coltivazione, il ciclo delle stagioni o il semplice rapporto che esiste tra piante e sole. Così decise di far estirpare qualsiasi albero, frutto o ramoscello che si trovasse sull’isola.
Gli abitanti più furbi si fecero un orticello nascosto dietro casa pur col terrore di essere scoperti.
Tutti i sudditi del regno erano spaventati dall’ignoranza del loro sovrano e paralizzati dalla paura ogni volta che lui arrivava con richieste assurde.
Quella mattina in paese si svolgevano le solite attività quotidiane come dipingere la spazzatura del colore adatto per ogni cassonetto o passare lo straccio sul bagnasciuga, quando il sovrano Incompresius Secondo in persona si presentò, seduto sul suo letto a baldacchino portatile, sorretto da sei uomini.
Un ometto tarchiato gli stava a fianco e in mano teneva una specie di tromba dorata. Si fece avanti e iniziò a gridare al popolo: «UDITE UDITE, IL SOVRANO INCOMPRESIUS SECONDO È GIUNTO FINO A VOI CON UNA RICHIESTA SPECIFICA. VUOLE SAPERE ESATTAMENTE QUANTI GRANELLI DI SABBIA CI SONO NELLA SUA ISOLA. COLUI CHE PORTERÀ LA RISPOSTA SARÀ PREMIATO CON METÀ DELLA SABBIA PRESENTE.» Fatto ciò lui e i sei uomini col letto e si diressero al castello, lasciando gli abitanti al loro grattacapo.
Più per far bella figura che per il premio in sé, tutti si diedero da fare e iniziarono a contare i granelli nei modi più svariati. Chi riempiva secchi, chi scavava buche, erano tutti indaffarati.
In mezzo a quella gente però c’era un ragazzino che sembrava diverso dagli altri. Era arrivato da fuori, da un altro regno. Senza dire una parola si diresse al castello e bussò alla stanza del sovrano che lo accolse sperando di ricevere la sua risposta. Ma quando il ragazzino parlò, andò in maniera diversa da come si aspettava.
«Mio sire, voi volete che noi contiamo i granelli di sabbia del vostro regno ma tutto ciò è impossibile. Non perché non si possano effettivamente contare i granelli di sabbia. Il problema sarebbe però nell’esporvi il numero, perché quel numero sarebbe incomprensibile ad ogni essere umano. Sarebbe così grande da non poter essere contenuto dal vostro stesso regno. Un altro sovrano ci ha chiesto di contare le stelle sopra al suo regno e ora mi trovo qui. Non possiamo comprendere tutto mio sire, ma possiamo apprezzarlo.»
Questa risposta al sovrano non andava bene. Non poteva esistere nel suo regno qualcosa che non poteva comprendere. Decise allora di fare sparire tutta la sabbia dalla sua isola. Così facendo si ridusse sempre di più lo spazio e il popolo dovette emigrare. Sulla cima del suo castello poteva ora osservare le onde infrangersi alla base del suo mastio. Per sempre solo per esser fuggito da ciò che non capiva.