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Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 20 aprile 2022, 1:56
da antico
BENVENUTI ALLA PENNE ARRUFFATE EDITION, L'OTTAVA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 164° ALL TIME!Questo è il gruppo FAGIOLI BURLOTTI della PENNE ARRUFFATE EDITION con IL TEAM ORIGINARIO DI PENNE ARRUFFATE come guest star. Gli autori del gruppo FAGIOLI BURLOTTI dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo CONGERIE.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo FRIGGITRICE AD ARIA. Questo è un gruppo da SETTE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dal TEAM DI PENNE ARRUFFATE. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi assegno ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK NONA ERA, a seguire assegno ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank vengono assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo FAGIOLI BURLOTTI:Dove i numeri sono tutti uguali, di Matteo Mantoani, ore 23.13, 3941 caratteri
Messaggio criptato, di Giuliano Cannoletta, ore 23.37, 3971 caratteri
Al tredicesimo piano e cinque scale, di Emiliano Maramonte, ore 23.21, 3989 caratteri
Lo chiamano mare, di Elisa Belotti, ore 00.02, 3970 caratteri
Spettacolo di chiusura, di Luca Fagiolo, ore 23.22, 3972 caratteri
Dimostrato, non creato, di Maurizio Ferrero, ore 22.42, 3979 caratteri
56-13-18, di Gabriele Loddo, ore 00.20, 3994 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 28 APRILE per commentare i racconti del gruppo CONGERIE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 29 APRILE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo CONGERIE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo CONGERIE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA PENNE ARRUFFATE EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: sabato 23 aprile 2022, 16:17
da alexandra.fischer
Buon pomeriggio, ecco i miei commenti e relativa classifica
DOVE I NUMERI SONO TUTTI UGUALI di Matteo Mantoani Tema centrato. Il punto di vista della piccola Julia regge un racconto ambientato in una Germania dove l’inflazione è pari a quella della Repubblica di Weimar, e c’è di mezzo un divorzio carissimo per la madre di Julia, di qui la scelta di andarsene, in una fredda alba invernale, in un viaggio che coinvolge anche Knut e Hans, i due fratellini minori di Julia. Il tutto per allontanare lo spettro della miseria, rappresentato dalla figura lugubre dell’avvocato. Sì, numeri così alti, in iardi e ioni sono il vero terrore, tale da eclissare la regina di ghiaccio.
MESSAGGIO CRIPTATO di Giuliano Cannoletta Tema centrato. Il signor Benussi è disperato per la scomparsa della figlia Lucia. Usa il lotto come mezzo per ritrovarla. Ed è tanto ossessionato dal progetto da giudicare ostile la moglie, che pure chiama Renato: visto così, il Lettore Curioso lo vede come un programmatore informatico. Difatti, nel finale, resetta il programma del portatile del signor Benussi. Bella l’alternanza fra l’annunciatore televisivo delle estrazioni del Lotto e i numeri tracciati sul muro. Straziante il numero trentaquattro, che pare dare tanta speranza a Benussi: forse il numero di cella della figlia nella presunta prigione militare nella quale è rinchiusa da due anni?
AL TREDICESIMO PIANO E CINQUE SCALE di Emiliano Maramonte. Tema centrato. La chiave del racconto è la space opera. Pta e Bur discettano dell’utilità delle equazioni melmose nell’ambito della geometria splok dell’orbita extrasolare di un sacco dell’immondizia. Le gag sono surreali: il primo parla dell’utilità delle equazioni e usa come riferimento le collisioni di bottiglie di birra in un sacco, l’altro nega il principio usando l’esempio dei lama incontinenti. Originale il loro arrivo nell’edificio a forma di orso sulla sequoia, l’attacco di schifite rinitica acuta di Bur e la sensibilità dei muri al suo malore, oltre al fastidio provato dall’amico. L’intervento del Curatore Speciale degli Affanni di Tutti gli Individui che Soffrono come Animali altro non è che la Morte, come si evince dalla bara fluorescente dalla figura con il clown, trovata che sarebbe piaciuta a Bradbury. Infatti, Bur ci muore dentro e questo fa pensare al paradosso del Gatto nella Scatola. Il teschio parlante di Bur, dagli strani simboli e dalla preoccupazione per la propria reputazione rende il macabro esilarante, come pure la reazione di Pta: dà la pace all’amico riducendolo in genere e torna al suo eterno problema di equazioni melmose.
LO CHIAMANO MARE di Elisa Belotti Tema centrato. La tragica vicenda di un ragazzino del Mali, studioso, con tanto di pagella che attesa le sue competenze, che si vedono anche nel pensato, sa che il Mar Mediterraneo si chiama anche Mare Nostrum, nome coniato dai romani. Spera in un futuro, in un lavoro, ma quando si trova a dover nuotare, capisce di aver sbagliato i conti e di non essere in grado di sfidarne la corrente fino ad arrivare a destinazione, come testimoniano il giovane e l’anziano, due pescatori che lo trovano in rete con la pagella, resa illeggibile dall’acqua.
SPETTACOLO DI CHIUSURA di Luca Fagiolo Tema centrato. Molto ben resa l’atmosfera da SF, con il gigante gassoso indaco, l’erba sintetica, gli inseguimenti di astrocaccia, le mosquitocam e il presentatore robotico dal corpo di megalodonte, desideroso di stupire il pubblico alieno con lo spettacolo dell’ultimo essere umano: certo scritturato da un bel po’, perché ha provato di tutto, dalla musica ai palleggi, fino ad arrivare al numero della cucina terrestre. E si arriva al gran finale, molto ben reso. Il Nostro si stacca il casco a ossigeno per stupire il pubblico con l’ultimo numero, trattenere il fiato. Scelta dovuta alla necessità di compiacere presentatore e pubblico, come pure di staccarsi dal tedio di quella vita, con tanto di cibo per lui rivoltante. Quindici minuti senza ossigeno è bel record. E segna la nobiltà di quello che il Lettore Curioso immagina un prigioniero di guerra usato come animale ammaestrato. Finale lovecraftiano.
Unica nota: avrei specificato da subito che il megalodonte si chiama Sharky
DIMOSTRATO, NON CREATO, di Maurizio Ferrero Trama particolarissima, perché all’inizio, con l’hovercraft, l’arrivo della milionaria finanziatrice con tanto di guardia del corpo e l’arrivo dello scienziato in visore ottico, tuta in polimeri, ci sono molti elementi di una spy story: la località segreta, il progetto da tenere nascosto e legato a complesse equazioni informatiche, le guardie all’accesso alla sala computer. Ed ecco il plot twist: nel locale asettico, dove il computer è mantenuto a temperatura fredda, la soluzione delle complesse equazioni dello scienziato informatico, portano non a un programma utile al profitto industriale, bensì alla creazione di una nuova divinità. Molto ben resa l’umanità di Anne Diance: da quando beve lo scotch d’annata a quando si toglie il cappotto nella calda sala che ospita il computer e lo tende verso il nulla, poiché lo scienziato è già stato assorbito come parte del programma.
56-13-18 di Gabriele Loddo Tema centrato. Niente male l’idea dei due militari sull’isola tropicale, alle prese con esperimenti scientifici volti a creare super combattenti e anche mutaforma sensoriali in grado di ingannare la mente di chi hanno accanto: trucco del falso amico, collega o parente. Bella anche la scena sensuale fra il Sergente e la bella soldatessa Meredith. Ben congegnate le spiegazioni legate ai numeri, almeno nella prima parte: il 13, esercitazioni sperimentali, 18 il codice del richiamo, 50 è il prototipo del clone del super combattente, in grado di abbattere un orso. E l’isola ne è piena, per mettere alla prova il resto dei cloni, fra questi c’è il 56, mutaforma sensoriale in grado di controllare la mente del nemico. E Meredith è una di questi.
Ti riporto le frasi corrette:
Guardò il cielo stellato e si sbottonò la giacca della mimetica
Dove si trova, Sergente?
Che significa il 56?
La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:
DOVE I NUMERI SONO TUTTI UGUALI di Matteo Mantoani
MESSAGGIO CRIPTATO di Giuliano Cannoletta
LO CHIAMANO MARE di Elisa Belott
DIMOSTRATO, NON CREATO, di Maurizio Ferrero
AL TREDICESIMO PIANO E CINQUE SCALE di Emiliano Maramonte.
SPETTACOLO DI CHIUSURA di Luca Fagiolo
56-13-18 di Gabriele Loddo
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 24 aprile 2022, 15:36
da Dario17
56-13-18
Non è malaccio, c'è della ciccia interessante nel tuo pezzo.
Discreta l'idea dei buttarti nella soluzione della tensione in crescendo con climax finale.
Lavorerei parecchio sull'evitare clichè visti e rivisti, triti e ritriti, uno su tutti la ragazza che si scioglie i capelli e il ragazzo vicino che si ingrifa. Ed anche l'alito caldo sull'orecchio del nemico che sta per fotterti andrebbe evitato.
I dialoghi hanno bisogno di una bella sgrassata:
. Quest’isola maledetta mi mette ansia -> ci credo io, è una location militare dove sperimentano armi!
. Dove si trova Sergente! È da un’ora che la cerchiamo. -> fa un po' troppo nonna dal balcone!
Si può chiudere un occhio sul fatto che ci siano elementi che fanno storcere il naso, come il fatto che il pov sappia cosa sia il codice 50-13-18 ma non il 56-13-18. Ok che non è lo stesso però sulla somiglianza delle cifre avrebbe potuto essere più intuitivo.
Il superclone è più forte degli esseri umani in tutto, allora che bisogno ha di fare la micetta tentatrice con jackson? Una volta dentro dovrebbe aprirlo in due e buonanotte, no?
Appoggio in pieno Il consiglio di riscrivere questo testo con più caratteri ia disposizione, potrebbe esserte un ottimo esercizio!
Dimostrato, non creato
L'incipit mi ha ricordato l'inizio di Episodio 2- l'attacco dei cloni, con "Padme" che scende dalla nave attesa e bella scortata .
Ottima la presentazione del mondo intorno e dei personaggi. I dialoghi funzionano bene, belli secchi e mai contorti.
La seconda parte mi ha convinto meno.
La parte della dimostrazione è davvero davvero ostica. Non è confusionaria, fai ben capire cosa tu volessi far intendere tramite il cervellone, però ti sei assunto il compito di dover mostrare una cosa assolutamente nuova e sconosciuta: la consapevolezza di essere "dimostrati". Che significa tutto e niente, quindi onore per il coraggio. Hai giocato la carta sensoriale condita con un discorso interno che non mi ha convinto appieno, nello specifico la frase "era una consapevolezza interiore".
Una volta finita la lettura, mi è venuto in mente un racconto o uno spezzone di romanzo in cui veniva attivato per la prima volta un cervellone simile al tuo, gli veniva chiesto se esisteva Dio e lui rispondeva "si, ORA esiste un dio."
Punterei su qualcosa di Asimov, ma non vorrei bestemmiare.
La sensazione, seppur confusa al quadrato, di "già letto" mi ha lasciano una puntina di delusione. Forse un po' troppo compitino per i tuoi standard decisamente più alti.
Spettacolo di chiusura
Fantascienza sfrenata, dipinta in maniera ottimale.
All'inizio della lettura non ero convintissimo della prima persona usata per poi ricredermi leggendo la seconda parte; in terza persona avrebbe reso molto, molto meno anche se due cucchiai in meno di lirismo per me sarebbe stato meglio. Fa un po' Cyrano ma, ehi, era umano pure quello come il protagonista, no!?
Finale ad effetto, peccato venga anticipato non solo dal fraseggio interiore ma addirittura dal titolo. Forse avrei giocato con Sharky facendogli parlare di un ritiro dalle scene del pov, un ritiro più canonico e meno letale di quello a cui assistiamo, così da poter prendere il contropiede il lettore.
Sullo stile niente da obiettare se non un piccolo eccesso di possessivi all'inizio del raccontino.
Lo chiamano mare
Un bel pezzo. Strano e bello. Forse bello perchè strano.
Il prologo è la parte che mi ha convinto meno, io l'avrei fatta tutta dialoghi e al diavolo la descrizione dei due. Niente giovane e vecchio, niente mani callose e conati di vomito, ormai tutte peculiarità che tendono al clichè. Due belle teste parlanti, come dicono di formatori di scrittura creativa, che si chiedono se sia un cadavere e che significhino quei numeri.
Forse sono io il rinco, però alla prima lettura pare che quando il vecchio abbassa la cerniera i numeri ce li abbia tatuati sul petto o sulla maglietta sotto. Poi il chiarimento "cuciti dentro la caccia" chiarisce ma non benissimo.
Il secondo pezzo fa il suo dovere e hai reso bene la tipica petulanza e l'ingenuità di un ragazzino che sembra proprio si stia esprimendo in un monologo teatrale, ben alto sopra gli spettatori.
La sequenza di particolari sempre più nutrita serve a stringere le viscere al lettore, effetto riuscito.
Il tema non è una bomba di originalità ma tutto è tranne che attuale ahimè.
Al tredicesimo piano e cinque scale
Dovevi essere ancora bello alticcio per i festeggiamenti per la finale all'Urania Short, eh? Spiegherebbe molto!
L'approccio favolistico mixato alla fantascienza mi aveva acchiappato non poco, in pochi ci si cimentano qua dentro.
Poi però il delirio ha preso il sopravvento. A mio modestissimo parere, quando si scrive non-sense ci si accolla la responsabilità micidiale di non fare un passo fuori dalla linea di tolleranza del lettore. Ahimè, secondo me l'hai fatto.
Ottimi i numeri sparati a cavolo per rimanere attinente al tema, ma perchè dare pennellate così esagerate anche alle location (un edificio dalla bizzarra forma di un orso che danza sopra un ramo impenitente di sequoia) e agli oggetti (una specie di bara sul cui coperchio fluorescente era raffigurata la scenetta comica di un clown) ?
Ricapitolando: tema centrato, stile gradito e lettura goduta tutto d'un fiato.
Però è troppo, decisamente TROPPO.
È una fiaba esagerata, raccontata da uno Stregatto Sci-fi ubriaco perso. Diciamo che se lo Stregatto fosse stato sobrio, quindi più morigerato, sarebbe stato un raccontino che avrebbe fatto storia qui dentro. Azz.
Messaggio criptato
Tema approcciato in maniera originale e senza aggrapparsi alla fantascienza, una soluzione che sarebbe stata più scontata.
Ottimo il crescendo e le semine lungo il testo. Avevo pensato di trovarmi di fronte a un rimba tutto preso a trovare una formula predittiva per le estrazioni del lotto, ma man mano che leggevo sono stato smentito e non mi era dispiaciuto affatto esserlo.
Peccato per il finale, quel dannato finale dove fai dire lo spiegonazzo al vecchio e ne sminuisci l'assurdo trip mentale.
Così facendo lo hai dipinto non completamente coinvolto nella sua assurda ricerca, azzopando il sentimento di tenera pietà che hai piantato nel lettore per lui.
Quello scontatissimo "perchè volete levarmi la speranza" lo fa apparire non completamente perso e lo sminuisce.
Anche lo schiaffozzo mi da l'idea di qualcosa di gratuito.
Davvero un gran peccato per quel finale, l'idea di base è e rimane comunque eccellente.
Dove i numeri sono tutti uguali
Bello stile evocativo e anche per te un plauso speciale per aver scansato l'idea della fantascienza nonostante il legame coi numeri sia molto più tentatore come fonte d'ispirazione.
Mi accodo ai commenti precedenti sul pov di una bambina che ho leggiucchiato dopo aver letto due volte il tuo pezzo.
Confesso che ho pensato, alla fine della prima lettura, se veramente fossero solo 4000 caratteri. Sembra molto più lungo, forse perchè denso di particolari.
direi che è un pregio.
I piccoli accenni all'inflazione dell'epoca che ho captato mi hanno fatto sentire meno caprone a livello di storia moderna di quello che pensavo, te ne sono
grato!
Non ho trovato paticolari pecche su questo pezzo, senonchè forse le poche fiammate di originalità dovute all'interno del pov stesso: è la classica bambina che si trova in decine di storie (alcune lette qua su MC), ingenua data l'età ma che cova dentro di sè un intuito e uno sguardo sulla realtà ben più ampio seppur limitato dagli ovvi mezzi dell'estrema giovinezza. Però va detto che la terminologia come "ioni" e "iardi" attenuano questa grinza (giudizio personale, eh...) alla grande sebbene non completamente.
_________________________________________
Dato l'inserimento atipico di Luca e Maurizio nelle fasce "basse", ho valutato le opere di quello che potrebbe essere stato benissimo un gruppo di finalisti anzichè un girone di qualificazione.
Ora ho intravisto che cavolo di lavoro deve fare una guest star quando si approccia nel valutare testi di alto livello, non li invidio affatto.
La classifica, vista l'alta qualità, è stata stilata sulla base dei miei gusti personali.
Ho dato un quid in più ai racconti di non-fantascienza per premiare la scelta più difficile di non buttarsi su un genere letterario storicamente più avvezzo alla tematica dei numeri.
. Dove i numeri sono tutti uguali
. Lo chiamano mare
. Spettacolo di chiusura
. Messaggio criptato
. Dimostrato, non creato
. Al tredicesimo piano e cinque scale
. 56-13-18
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 25 aprile 2022, 19:23
da antico
Due classifiche ricevute. Oltre alla mia ne dovranno arrivare altre cinque.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 26 aprile 2022, 11:08
da Michael Dag
1- Lo chiamano mare, di Elisa Belotti,
2- Messaggio criptato, di Giuliano Cannoletta,
3- Al tredicesimo piano e cinque scale, di Emiliano Maramonte,
4- Spettacolo di chiusura, di Luca Fagiolo,
5- Dove i numeri sono tutti uguali, di Matteo Mantoani,
6- Dimostrato, non creato, di Maurizio Ferrero,
7- 56-13-18, di Gabriele Loddo,
Dove i numeri sono tutti uguali, di Matteo Mantoani,
La storia in se non è male, anche se ho trovato un po' noiosa la parte centrale. Il risvolto finale mi ha colto di sorpresa, immaginavo una fuga ma non così drastica.
non è facile scrivere in immersivo con gli occhi di un bambino. A volte hai usato termini che un bambino non userebbe (ardere, riverberare, …) ma personalmente non mi ha dato fastidio, anzi, credo che uno stile veramente infantile sia scomodo da leggere.
sembra che abbiano acceso un fornello in mezzo alle nuvole bellissima frase, davvero.
Una cosa che mi ha stonato, in un'ambientazione a mio avviso ben fatta, è il cappottino rosa. Non so perché, ma non ce lo vedo addosso a una bimba del 1920. Gusto personale, ovviamente.
Messaggio criptato, di Giuliano Cannoletta,
Ho avuto qualche difficoltà a capire chi fosse il protagonista, l'incipit non è dei tuoi migliori, ho dovuto rileggere per capire bene.
a parte questo, la storia mi è piaciuta. Hai seminato bene il finale: all'inizio pensavo a un ludopatico poi, appena hai nominato Lucia ho iniziato a sentire che c'era qualche che non andava.
Non c'è niente che specifica chi sia Renato. Presumo il marito di lucia, è abbastanza intuibile, ma anche se non serve assolutamente saperlo ai fini della storia, forse un pelo di trasporto in più non avrebbe guastato.
ottima idea quella di usare la voce della tv per creare ambientazione.
Finale amaro e toccante, bravo.
Al tredicesimo piano e cinque scale, di Emiliano Maramonte,
C'è un confine tra genio e follia, e tu ci hai danzato sopra per tutto il racconto.
Che dire? Un delirio incredibile, ma … c'è la trama, c'è l'empatia col personaggio, c'è il finale strappalacrime e tonnellate di umorismo nosense che personalmente adoro.
Non mi chiedo perché il curatore abbia ammazzato il povero Bur, anche se una frasetta sulla sua motivazione avrebbe creato più compattezza nella trama.
nulla da dire sullo stile. Un buon narrato che calza perfettamente con ciò che volevi scrivere.
Lo chiamano mare, di Elisa Belotti,
Che mazzata, dritta allo stomaco.
Complimenti.
Sei riuscita a gestire benissimo un monologo che secondo me era davvero complicato, hai trasmesso la speranza del protagonista senza farlo sembrare un ingenuo (lo è, ma non si riesce a fargliene una colpa).
La parte iniziale però non mi è piaciuta.
L'idea è ottima, perché quando andiamo a leggere la vera storia la leggiamo sotto occhi diversi sapendo già il drastico finale del ragazzino, ma dissento molto sullo stile.
Sembra un copione teatrale, è il grosso, grossissimo problema della terza persona al presente.
comunque un ottimo lavoro, mi è piaciuto molto.
Ps sicura che in mali si parli l'arabo?
Spettacolo di chiusura, di Luca Fagiolo,
un ottimo incipit, che mi ha subito fatto capire la scena. L'ambientazione è interessante tratteggiata con poche, efficacissime cose. Bella l'idea delle mosquitocam.
La storia un se però non mi ha convinto tantissimo.
Non ho capito se lui è un artista o una specie di bestia da circo.
È un esecuzione? Lui sta per morire per cause esterne? O decide di sorprendere tutti e si suicida in diretta? (scommetterei su questa)
Non so bene perché, ma ho sentito il protagonista un po' distante.
Dimostrato, non creato, di Maurizio Ferrero,
Uno stile impeccabile, ho letto tutto d'un fiato senza fermarmi, anche se quell'espressione "guardie di sicurezza" mi gracchia parecchio nel cervello.
tema originale, il supercomputer riesce a modificare la realtà grazie a teoremi matematici che lui stesso crea ed è il solo che riesce a comprenderli.
La storia in se l'ho trovata un po' lenta, ma visto che si gioca tutto nella rivelazione finale, ci stà.
la protagonista è fatta bene, poche tratti che la rendono una classica donna d'affari spocchiosa e arrogante.
56-13-18, di Gabriele Loddo,
La storia in se non è male, semplice ed efficace, ma purtroppo lo spiegone finale toglie molto pathos.
Quando dici "quest'isola è l'inferno" mi aspettavo come minimo un campo di battaglia, invece è solo una base per le esercitazioni.
Non so, mi sembra tutto molto holliwoodiano, ho trovato i dialoghi dei militari abbastanza artificiosi, proprio in stile film d'azione americano.
Bella l'interpretazione del tema e ottime le descrizioni.
Peccato per lo stile che ti penalizza.
Fossi in te, svilupperei meglio l'idea di questi cloni mentalisti: credo che potrebbe venire fuori qualcosa di bello, per un racconto che va ben oltre i 4.000 caratteri
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 27 aprile 2022, 11:09
da antico
Oltre alla mia, dovete ancora ricevere quattro classifiche.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 aprile 2022, 16:42
da Laura Brunelli
Ragazzi, diventa sempre più difficile, la mia classifica è soffertissima, rimaneggiata a più riprese.
1) Dove i numeri sono tutti uguali di MatteoMantoani
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Complimenti. Gran bel racconto. Certamente d’impatto. Mi piace come hai declinato il tema sfruttando il punto di vista della bambina. Solo lei poteva pensare che tutto girasse attorno a numeri incomprensibili. Bravo.
Sullo stile poco da dire, solo un paio di appunti, giusto per fare le pulci:
Parlano di quei numeri incomprensibili che finiscono in ioni e in iardi.
Personalmente non amo molto quando il tema viene esplicitato e in questo caso, trovo fosse anche inutile. Il contesto è chiaro e ben strutturato.
La frase, così corretta: “Parlano di numeri che finiscono in ioni e in iardi” sottintende già il fatto che per la bambina si tratti di numeri incomprensibili e le frasi successive ce lo fanno capire in modo chiaro, semplice e diretto.
Chissà se anche il sole arde bruciando vecchie banconote da un marco
Qui mi sono un po’ persa. Non capisco bene il senso. In nessun altro punto del testo si fa riferimento al fatto che le banconote vengano bruciate. Forse volevi trasmettere l’idea che, a causa dell’inflazione le vecchie monete andavano fuori corso e quindi venivano bruciate? Non so, non mi è chiaro.
Il piccolo Hans non smette di piangere, sarà meglio che stia zitto sennò in paese si sveglieranno tutti
Anche questa frase non mi è molto chiara. Il cielo è rosso, quindi, in mancanza di altri elementi che mi facciano pensare diversamente, siamo al tramonto, Perciò, mi domando perché stiano dormendo tutti. È vero che a un certo punto, la bambina parla di lampioni e del fatto che il sole spunta (parola che, immagino, tu abbia usato proprio per far capire che i fatti si svolgono all’alba) da dietro le case, ma l’immagine del celo rosso si associa più facilmente al tramonto e le parole della bambina passano un po’ inosservate. Io le ho notate solo in seconda lettura.
Il cielo è rosso come le pignatte di rame che usiamo per cucinare il milchreis
Ho trovato un po’ fastidiosa questa ripetizione. Capisco che ti sia servita come collegamento per il pezzo successivo, ma mi ha stonato comunque.
Nel complesso, comunque un’ottima prova. Complimenti.
2) Spettacolo di chiusura di Luca Fagiolo
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Un bel racconto, pieno di amarezza e ineluttabilità e ben scritto. Hai reso bene l’interiorità del personaggio e il distacco con cui si avvia al suo ultimo spettacolo dà la misura della sua stanchezza. La decisione è stata presa e la malinconia è ben trasmessa dai gesti e dalla scelta dei dettagli. E questo non mi fa sentire troppo la ridotta presenza del fraseggio interiore.
Mi è piaciuto molto come hai introdotto gli elementi ScyFi, si capisce tutto senza bisogno di spiegazioni e la scena appare vivida e ben definita.
Qualche appunto giusto per farti le pulci
Balzo di sotto, sulla superficie di erba sintetica. La discesa a questa gravità è lenta come quella di una foglia stanca che si lascia cadere da un ramo.
In questo passaggio con quel balzo di sotto, mi ero immaginato un salto a velocità normale, anche perché prima parli di parete stagna che, io, mi sono automaticamente immaginata pressurizzata. Quindi la seconda frase mi ha un po’ spiazzato. Ma ripeto, è una quisquiglia e dati i limiti di tempo e caratteri, ci sta.
Il finale è certamente d’effetto, ma mi stona un po’ la lucidità del personaggio nonostante l’assenza di ossigeno.
Sgancio i fermi che bloccano il casco pressurizzato e l'ossigeno si disperde in fretta.
A mio avviso, da questa frase alla fine del racconto, passa troppo tempo e mi sembra anche strano che il protagonista non tossisca, non senta i polmoni in fiamme, ecc.
In ogni caso ottimo racconto. Tutto quello che ti ho segnalato l’ho notato solo in un secondo momento. In prima lettura me lo sono goduto tutto.
3) Lo chiamano mare di Elisa Belotti
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Devo essere sincera, l’incipit non mi è piaciuto molto e mi lascia l’impressione che sia stato appiccicato al resto solo per farlo rientrare nel tema.
La parte centrale del racconto, invece, mi è piaciuto molto. Si legge bene e fa riflettere. Trovo abbastanza credibile la voce del protagonista. Solo un paio di cose che stonano un po’, come l’uso del latino per identificare il mar mediterraneo, o il riferimento ai romani. Forse un po’ troppo per un ragazzo. Anche se non viene esplicitata l’età esatta, io me lo sono immaginato poco più che bambino 10/12 anni, soprattutto visto che nella parte iniziale uno dei due personaggi che trovano il corpo parla di ragazzino. In ogni caso, sono solo piccolezze.
Un’ottima prova penalizzata un po’ da quell’inizio un po’ così così.
4) Messaggio criptato di GiulianoCannoletta
► Mostra testo
Tema centrato, buono lo stile. Il racconto è carino e si fa leggere bene, ma mi resta la sensazione che manchi qualcosa, che qualcosa non funzioni. Anche se non so bene cosa.
Ma andiamo con ordine:
La stanza era nel caos, le pareti erano la rappresentazione della follia
La stanza era nel caos è una frase generica che non mi permette di immaginarmi nulla e il fatto che passi subito a parlare delle pareti, mi fa presumere che, in realtà, ad essere nel caos siano solo quelle. Mi resta l’impressione che la stanza sia in ordine, il computer è appoggiato sulla scrivania, non ci sono sedie ribaltate, il letto disfatto, ecc., ecc. Nella mia mente vedo solo una scrivania e una parete libera ricoperta di numeri.
Renato è sconvolto, eppure descrive i movimenti del sig. Benussi senza fare una piega, a parte il fatto di non riuscire a parlare. All’inizio mi aspettavo che Renato fosse uno psicologo/psichiatra che aveva in cura il Benussi, e in questo senso ci stava bene l’osservazione stupita, ma un po’ distaccata. Alla fine del racconto Renato reagisce tirando uno schiaffo al Benussi. A questo punto capisco che il rapporto che lo legava a Lucia, che non viene mai esplicitato, era stretto. Allora mi domando: possibile che Renato non sia esploso prima?
Non fraintendermi, il racconto mi è piaciuto, scorre bene e rappresenta bene lo stato del Benussi, che però appare come l’unico vero protagonista della vicenda.
Forse sarebbe bastato eliminare quello schiaffo e trasformarlo in qualcosa di più coerente con il distacco iniziale di Renato. O magari poteva anche rimanere lo schiaffo, ma non dettato, come sembra da una reazione emotiva di Renato, ma piuttosto come estremo tentativo di far rinsavire il Benussi.
Non so, ripeto, il racconto mi è piaciuto, ma la svolta nell’ultima parte mi convince poco. È solo il secondo racconto che leggo, ma già so che avrò seri problemi per la classifica.
5) Al tredicesimo piano e cinque scale di Emiliano Maramonte
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Tema preso alla lettera, racconto incomprensibile… Impossibile fare una qualsiasi analisi contenutistica, nell’ipotesi che possa servire a raddrizzare l’ordine delle cose, riavvolgendo il nastro così da poter evitare quella brutta finaccia a Bur.
A parte gli scherzi. Il racconto si fa leggere ed è divertente. Ben strutturato nella sua follia. Forse un po’ troppo per i miei gusti, ma ci sta, soprattutto dato il tema.
Che dire, anche questo racconto mi renderà arduo la tripartizione attiva, frazionata nei sette elementi della classifica.
UN piccolo appunto. Ti rendi conto vero che hai trasformato in impresa titanica la semplicissima operazione di racimolare trecento caratteri per un commento? E pensare che non me ne ero mai preoccupata prima. Me lo segno al dito!!!!
6) Dimostrato, non creato di Maurizio Ferrero
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Un gran bel racconto, personaggi ben caratterizzati e ambientazione descritta con poche ma precise pennellate. Tema centrato.
Sullo stile poco da dire, forse qualche appunto sulla battuta “da nerd” di Fergass e sul filtro del personaggio che, in alcuni punti, sbanda leggermente. Qualche esempio.
Alla loro sinistra si scorgevano i profili delle torri di raffreddamento della centrale nucleare che alimentava l'isola.
Qui avrei sostituito quel “alla loro” sinistra, che mi porta un po’ fuori, con un più focalizzato sulla sinistra.
Entrarono nell'edificio. Una serie di luci al neon si accese ronzando. Davanti a lei.
Qui, invece, a stonarmi è il passaggio dal plurale di “Entrarono” al singolare del “Davanti a lei”, che spezza un po’ la lettura.
Quello che, invece mi è piaciuto meno è il finale, che ho trovato un po’ troppo frettoloso, rispetto al resto del racconto. Non fraintendermi, non che sia scritto male, ma:
Anna si guardò intorno. Ma con chi stava parlando? Era sola, in quell'immensa sala.
No, non sola. Qualcuno la stava osservando. Era una consapevolezza interiore, un brivido che le scorreva sotto la pelle come vermi di seta. Qualcuno la stava dimostrando. E la coscienza che qualcos'altro stava cambiando, intorno a lei, la colpì al cervello come uno spillo incandescente.
Qui ho l’impressione che avvenga tutto un po’ troppo velocemente. Anna ha la consapevolezza che qualcuno la sta osservando, quindi è un suo pensiero. Da qui a capire che qualcuno la stava dimostrando il paso è troppo breve. Lei non è una scienziata, o almeno così ci viene presentata, quindi mi sembra un po’ artificioso. Non si può neanche pensare che il computer stia interagendo con la sua mente, perché più avanti è costretto a scrivere una frase sul monitor.
HO DIMOSTRATO CHE NON ESISTONO
NO COSTRUTTORE = AUTOGENERAZIONE = CONCEZIONE DIVINA
A chi aveva affidato il progetto? Anna non lo ricordava. «Perché... perché io esisto ancora?»
HO BISOGNO DI DISCEPOLI
Questo passaggio, invece, mi lascia parecchie domande aperte. Chi è che non esiste? Il computer parla di costruttori, sono tutti gli umani? Anna è rimasta sola al mondo? Allora farà da discepola per ben poco tempo. Anche se il computer si riferisse solo agli altri umani presenti sull’isola. Anna sarebbe comunque bloccata lì, senza possibilità di tornare indietro. Anche in questo caso morirebbe presto.
Un racconto ben scritto che però non mi ha convinto del tutto.
7) 56-13-18 di Gabriele Loddo
► Mostra testo
L’idea è interessante, anche se non originalissima, almeno nella sua prima parte, ma non declinata al meglio. Innanzi tutti i dialoghi, che mi suonano un po’ forzati, dalla ripetitività di Meredth, “Non ti preoccupare”, agli spiegoni nel finale. Anche se si nota lo sforzo di rendere graduale la descrizione di questo misterioso soldato, il dialogo procede un po’ monocorde e fornisce troppe informazioni inutili. L’unica importante è quella sulle capacità ipnotiche. Buono il twist finale in cui il militare alla base comunica al personaggio che è l’unico ad essere ancora fuori.
Non so se era voluto, in tal caso è stato gestito malino, ma una precisazione sulle capacità ipnotiche, un commento del personaggio o del militare alla base, avrebbe potuto dare più forza alla paura provata dal protagonista all’inizio del racconto, che, sulla base delle informazioni che acquisiamo nello svolgimento della storia, sembra un po’ eccessivo. Se li avessi collegati, facendo capire che l’ansia era dovuta ad una sorta di segnale inconscio che cercava di resistere all’ipnosi, avrebbe avuto un impatto diverso.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 aprile 2022, 19:06
da Debora D
C'è qualcosa che non mi soddisfa ma se non la pubblico sto a riscriverla altre dieci volte. Ero sicura solo dei primi due, ma pazienza.
1. Spettacolo di chiusura, di Luca Fagiolo
2. Messaggio criptato, di Giuliano Cannoletta
3. Lo chiamano mare, di Elisa Belotti
4. Dove i numeri sono tutti uguali, di Matteo Mantoani
5. Al tredicesimo piano e cinque scale, di Emiliano Maramonte
6.Dimostrato, non creato, di Maurizio Ferrero
7. 56-13-18, di Gabriele Loddo
Cannoletta
Ciao Giuliano, piacere di leggerti. Un bel racconto che centra il tema rappresentando una crisi monomaniacale o l’illuminazione di un uomo che conosce la verità, questo resta in dubbio fino alla fine, quello che è certo è il grande dolore sia del padre che del ragazzo che penso sia il fidanzato.
Mi restano dei dubbi: perché Genova è importante? Perché proprio la lotteria? Che significa che è dispersa? Ma sono informazioi che avresti dovuto dare con qualche spieghino quindi preferisco l’indeterminatezza.
Lo stile è buono, difficile gestire una terza persona ben focalizzata sul punto di vista ma ci sei riuscito con qualche sbavatura (un verbo sentire che non mi sconfinfera troppo, ma è solo uno quindi va bene).
Un passaggio che non mi ha convinto:
La stanza era nel caos, le pareti erano la rappresentazione della follia. → molto generico, più tardi arriva la descrizione che spiega la cosa. Se il pdv ha potuto concludere un pensiero del genere subito, come mai la sua percezione si sofferma solo in seguito sui dettagli, da cosa deriva la conclusione che la stanza è la rappresentazione della follia se non ha ancora colto i particolari? Insomma invertendo visione e riflessione sarebbe stato meno macchinoso.
Conclusione: Dal punto di vista della trama il pdv non fa molto, ci descrive ciò che vede e il vero centro della scena è l’uomo travolto dal suo dolore. Il racconto mi è piaciuto e mi ha dato un po’ di emozione, entrambi i personaggi mi hanno coinvolta e avrei volentieri seguito la strada dei loro ragionamenti.
Un saluto e buona edizione
Maramonte
Ciao Emiliano, aiuto!!!
Appena ho letto la parola equazioni il mio cervello ha dato l'allarme. Fortuna che ti sei voluto divertire, così non ho dovuto fingere di capire qualcosa di equazioni.
Il racconto è simpatico e divertente, dal punto di vista stilistico nulla da dire, hai scelto l'umorismo un po' paradossale e quindi lanciarti in frasi assurde era d'obbligo.
A un certo punto ho trovato la lettura faticosa, erano talmente tanti i nonsense che cercavo di collegare e di trovare un senso, di quadrare il cerchio cosa che non si può fare.
In conclusione, in questo caso avrei accorciato un po'. Simpatico ma di difficilissima collocazione in classifica!
Loddo
I miei rispetti, commissa’
Raccontino divertente che mi ha intrattenuto. Il colpo di scena mi ha preso perché non me l’aspettavo, anzi mi stavo infastidendo per il comportamento della tizia.
A livello stilistico noto due aspetti che non mi hanno convinto del tutto.
La struttura dei dialoghi in cui usi molto spesso dei tag che a mio gusto spengono un po' il ritmo e l'efficacia. Soprattutto nel finale la successione riprese/rispose/riprese
Il militare della base riprese: «Sono unità addestrate per infiltrarsi nelle linee nemiche. Sono mutaforma sensoriali.»
«Mutaforma sensoriali? In che senso? Che fanno questi aborti?»
Il militare rispose: «Inducono ipnosi nel subconscio dell’interlocutore, e viene percepito come una persona amica: un familiare, un collega.» Il soldato fece una nuova pausa, poi riprese: «Strano, però. In questo momento mi risulta che sei l’unico a mancare dalla base.»
A questo proposito mi sono chiesta che tipo di focalizzazione tu stessi cercando. Sei centrato sulla percezione di Jackson, dato che abbiamo le sue stesse informazioni e cadiamo nel tranello con lui, quindi lui dovrebbe essere il punto di vista, però a volte si sente una focalizzazione esterna, una voce descrittiva che ci allontana da lui. Un paio di esempi veloci:
Jackson non attese la risposta e attivò il trasmettitore. → se attiva il trasmettitore è ovvio che non attende risposta.
Cazzo, un clone soldato della serie 50, pensò Jackson. I militari del futuro. Geneticamente modificati erano più forti, più agili e più feroci degli umani. Chissà che poteri aveva il prototipo 56. -> prima ci dai il suo pensiero con un tag apposito (pensò) dopo però ci sono due righe di fraseggio interiore. Se lo rileggo senza pensò, mi sembra più efficace e centrato. Chi altro potrebbe essere ad avere questi pensieri?
Conclusione: l'idea mi è piaciuta e per questo con te mi sono soffermata un po' più sullo stile e i punti che non mi convincono.
Buon divertimento in questa edizione e alla prossima!
Mantoani
Ciao Matteo, piacere di leggerti.
Il tema è centrato di sicuro.
Mi piace l'ambientazione storica come sai e il riferimento all'inflazione nella Repubblica di Weimer me lo sono goduto.
Plaudo al tentativo di sperimentare qualcosa di difficile come il punto di vista di un bambino, anche se non l'ho trovato un completo successo. Dal punto di vista della trama è un pezzo tragico e forte. A conti fatti la protagonista pensa e subisce quello che le accade, non agisce e non ha scelte, perciò è diversa da un protagonista classico. Non l'ho trovato un problema però dati i 4000 caratteri. Penso che nei racconti brevissimi queste sperimentazioni siano le benvenute.
In alcuni punti mi sembra che tu calchi così tanto sulla vocina della bambina fino a renderla forzata.
Per esempio espressioni come Piccolo Hans e Grande grande. Preferisco quando le voci dei bambini si distinguono per i dettagli che notano e il loro modo di cogliere la realtà piuttosto che attraverso un modo di parlare "recitato".
A proposito di questo ho avuto difficoltà a collocare l'età della bambina sia perché non conosce la parola milione sia perché invece conosce il verbo riverberare oppure perché riesce a definire il cielo di rame con una patina di bruciato. Insomma o c'è un'incongruenza nella voce narrante, che diventa a tratti onnisciente, o c'è nella resa del punto di vista.
Conclusione: un racconto che declina il tema in modo coraggioso e profondo, reso difficile dalla scelta del PDV che è comunque uno dei più difficili che ci sia. La prima persona al presente per focalizzare il punto di vista scricchiola in alcuni punti. Tema centrato senza dubbio
Buona edizione e alla prossima
Elisa Belotti
Ciao Elisa, indubbiamente tema centrato.
Storia forte che tocca un tema importante. Il racconto mi è piaciuto più alla seconda lettura perché rileggendo la prima parte, anche se un poco scarna e schematica, ho trovato che funzioni bene per dare al lettore la chiave tragica del resto del testo.
Mi è parsa un poco generica la parte relativa ai voti e alla scuola, mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio sul sistema scolastico del Mali o simili.
Ci sono delle frasi ben costruite che sanno colpire bene. Questo è il passaggio che ho preferito, latino a parte,
Quando ho sentito questa storia del Mare Nostrum ho pensato che i romani dovevano essere gente in gamba se erano riusciti a prendersi persino un mare. La mia gente ha giusto i suoi figli.
In Mali, sapete, piove poco, e questo compromette un po’ tutto. Poi però piove per cinque mesi di fila, e in alcune zone non gli rimane che acqua sporca e la stessa fame di prima. Questi romani, invece, più di duemila anni fa avevano già un intero mare.
mentre il finale anche se ha un messaggio forte mi è sembrato molto calcato.
La voce in prima persona che monologa è abbastanza efficace. Hai inserito alcuni effetti retorici come l'accumulazione e la ripresa dell'oggetto come soggetto della frase successiva. Nella maggior parte dei casi ottieni un effetto suggestivo, a volte la mia testa si scollegava e notava la struttura della prosa. Qualche carattere in meno in questo caso non mi sarebbe dispiaciuto, la storia è potente anche se è più snella.
Un buon testo e una bella idea,
buona edizione
Fagiolo
Ciao Luca
A me è piaciuto un sacco! Riesci in pochissimo spazio a delineare una società del futuro, dettagli sci fi e anche il dramma del personaggio.
Prima di tutto ottimo incipit perché dai indicazioni sonore oltre che visive. Poi oltre alla tua capacità di creare scene vivide stavolta riesci anche a esprimere un tocco riflessivo, ben calibrato e che non stona.
Anche alla seconda lettura il racconto mi ha convinto.
Quindi giusto perché devo farti le pulci sennò non sono io:
Il megalodonte nel suo corpo robotico pieno di ingranaggi si porta il microfono alla bocca. -> qui avrei messo un'indicazione di ambiente per indicare dove sta altrimenti sembra che sia con il PG nell'arena.
Sharky è l'unico aspetto che in fase di revisione correggerei dandogli qualche decina di caratteri in più per togliere ogni dubbio sulla sua collocazione.
occhi di pece -> cioè? sarà mica pesce?
pianeta terra -> si scrive con la maiuscola quando è nome proprio del pianeta
buona edizione e bentornato nell'arena
Ferrero
Ciao Maurizio, ben tornato nell’arena
Sono in imbarazzo perché non ci ho capito niente di niente alla prima lettura, il mio cervello è sceso nel buio a metà racconto. Infatti l’inizio mi era piaciuto. Bello il particolare dello scotch, ho visto il bicchiere e il colore e sentito pure il sapore.
Il problema è cominciato qui
«Sarà senz'altro sorpresa dei risultati del progetto.» Fergess parlava a voce alta, per non farsi zittire dal vento. «A soli tre giorni dall'accensione abbiamo ottenuto la dimostrazione dell'ipotesi di Riemanne. Dopo cinque, la soluzione generale alle equazioni di Navier-Stokes. Al quindicesimo giorno ha iniziato a formulare congetture che non siamo ancora riusciti a interpretare, ma pare che abbia già trovato la risposta.»
Il tizio parla di una terza persona che risolve equazioni ecc. ma non ci dice di chi si stratta. Volevi proprio che non si capisse?
La parte successiva dal momento in cui scompare la guardia del corpo l’ho compresa e gradita di più alla seconda lettura.
Finale un poco caricato, dopo che lei si butta in ginocchio ci ho visto la volontà di mettere il tema.
Conclusione: un altro racconto che richiede di essere letto con attenzione e che guadagna con la seconda lettura. LA seconda lettura è quella cerebrale e meno emotiva, quindi mi è piaciuto a livello intellettivo, come se per accettarne la complessità e la bellezza avessi dovuto dimostrarne logicamente le parti ;)
Volevo dire una cavolata in tema, ma spero di averti fatto capire cosa intendo.
ps. ovviamente ho amato la battuta sulla Guida
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 aprile 2022, 21:00
da Maurizio Chierchia
Buonasera a tutti. Complimenti davvero perchè ho letto veramente un sacco di cose interessanti, bravi!
Ecco la mia classifica:
1- DOVE I NUMERI SONO TUTTI UGUALI
2- AL TREDICESIMO PIANO E CINQUE SCALE
3- DIMOSTRATO NON CREATO
4- 56-13-18
5- LO CHIAMANO MARE
6- MESSAGGIO CRIPTATO
7- SPETTACOLO DI CHIUSURA
DOVE I NUMERI SONO TUTTI UGUALI:
Ciao Matteo.
Innanzitutto, viste le guest star del contest e soprattutto la tua protagonista, questo racconto poteva chiamarsi benissimo: "La bambina che prendeva il treno." Avresti vinto già solo col titolo!
Ora, tornando seri, ammetto che la tua storia mi è piaciuta parecchio.
"La maestra ci ha detto che il sole è come un grande fuoco, così grande che neanche i pompieri lo possono spegnere. Sono sicura che nemmeno se ci versassi ioni o iardi di secchi d’acqua riuscirei a spegnere quel fuoco." Frasi come queste mi divertono tantissimo. Mi piace scrivere storie per bambini e ragazzi, e trovo affascinante la semplice similitudine che hai trasposto.
Non nego che, in effetti, il POV fanciullesco è sempre un problema, ma a parte qualche sbavatura già citata da altri non ho notato grossi difetti. Per il mio gusto personale si percepisce bene chi sta parlando e cosa sta vivendo.
Per ultimo, il finale mi ha spiazzato e ammetto anche io che non me l'aspettavo. Ad ogni modo l'ho trovato efficacissimo, bravo!
Centrato anche il tema a mio avviso. Chi più di una bambina può trovare i numeri così incomprensibili?
Complimenti davvero, gran bella storia che ti prende dall'inizio alla fine.
AL TREDICESIMO PIANO E CINQUE SCALE:
Ciao Emiliano.
Anche io partire col dire: Che cazz...?
Il tuo racconto è in tutto e per tutto quello che leggerei la sera prima di addormentarmi per provare i viaggi onirici.
Uno strippo con senso e senza senso mischiati quasi alla perfezione. Mi sembra che tu abbia pensato alla storia, ad alcuni nomi e alcune stramberie, poi ti sia strafatto come 'io comanda. A quel punto sei partito con un flusso di coscienza roccambolesco e distorto, dando vita a quest'opera al limite tra il comico e il grottesco.
Ammetto che nell’ambito della geometria splok dell’orbita extrasolare di un sacco di immondizia, il tuo racconto genera profusioni non allineate di spalmate flaccide di neuroni caccole sulla faccia.
Detto ciò, grazie per avermi fatto fondere occhi e cervello per dieci minuti.
Tema centrato, soprattutto nella forma.
LO CHIAMANO MARE:
Buongiorno Elisa.
Devo dire che come molti altri anche a me la parte iniziale mi ha lasciato un po' perplesso. Anche io probabilmente avrei omesso le azioni dei personaggi e li avrei fatti solamente parlare, come consigliato da altri prima di me.
La cosa che più di tutte mi è piaciuta è l'attaccamento del ragazzino ai voti in pagella, la sua speranza che questi possano essere un lascia passare verso una terra nuova composta da un popolo colto. Popolo che alla fine lo abbandona alla sua triste sciagura.
Ammetto che il tema secondo me non è centrato bene. A parte i discorsi fatti dal ragazzino sul mare e sulla sua grandezza, oppure quelli riferiti a chi sa o non sa nuotare, non ho trovato troppa correlazione con l'argomento "numeri incomprensibili".
Per quanto riguarda lo stile, non mi ha fatto impazzire la ripetizione dell'argomento del mare da parte del protagonista. Ok che è un suo punto fermo, una paura e un miraggio di speranza insieme, ma nel testo secondo me lo sfrutti un po' troppo.
Per il resto è comunque un racconto che tenta di tirarti un pugno allo stomaco, e in parte ci riesce.
DIMOSTRATO NON CREATO:
Buonasera Maurizio.
Il tuo racconto per me è stato paragonabile alle tavole di smeraldo di Toth; "Le tavolette, secondo Thoth, dovrebbero essere lette non una volta, ma centinaia di volte perchè solo così possono rivelare il vero significato."
Cit.
In effetti ho dovuto rileggerlo due volte per capire bene la fine.
Hai iniziato in maniera impeccabile e ammetto che è vero che ti fai leggere tutto d'un fiato. Verso il finale però ho notato uno scivolone, soprattutto da quando la protagonista rimane da sola col computer. La prima volta mi sono chiesto dove fosse finito il dottore, la seconda ho capito che era scomparso e la terza mi sono detto: Cavolo, a questa qui le scompare una persona davanti e lei pensa al fatto che si sente osservata? Non so, mi è sembrato un po' strano, poi magari è solo la mia testa che ragiona diversamente.
Per quanto riguarda il tema sono molto indeciso su quanto questo sia superfluo o no all'interno del racconto. Più che per la parte finale, penso che sia presente in realtà nella natura stessa del computer-Dio. Forse avrei evitato di mettere la frase diretta, soprattutto perchè la protagonista da quello che capiamo sta leggendo parole e non numeri.
In ogni caso ti faccio i complimenti per come scrivi comunque perchè mi sono sembrati molto meno caratteri di quelli che già erano, e dal mio punto di vista questa è una cosa senz'altro positiva.
56-13-18:
Buonasera Gabriele.
Il tuo racconto mi ha divertito un sacco. Non so se l'intento fosse più horror o umoristico, mi ha ricordato i "Piccoli Brividi".
Anche se il finale poteva sembrare scontato sei riuscito a mettere in atto un doppio colpo di scena decisamente carino.
Ovviamente il fatto che il protagonista stia per rischiare la morte per un'esercitazione è scontato, ma hai stupito con una seconda rivelazione che ti lascia di stucco.
Non trovo pecche a livello stilistico, forse solo un po' pesante la descrizione iniziale di lei che rivedrei un attimo.
Il tema più che centrato mi sembra preso un po' di striscio, ma per quanto mi è piaciuto il racconto direi che va bene così.
MESSAGGIO CRIPTATO:
Ciao Giuliano.
Il racconto per certi versi mi è piaciuto. L'idea iniziale non era male, utilizzare un padre impazzito che cerca risposte da un video per ritrovare la figlia era interessante. Nulla di originale ma che comunque poteva rivelarsi un ottimo lavoro, cosa che purtroppo non è stata. Non che non sia un buon racconto, ma non eccelle secondo me in alcuni punti.
Ad esempio: io non ho capito che video stia guardando il padre di Lucia. È una replica di un'estrazione della lotteria o cose simili immagino. Quindi mi chiedo quale sia la correlazione tra Lucia e la lotteria. Il video sembrerebbe averlo lasciato Lucia nella sua stanza, ma perchè è così importante? Perchè proprio quello?
Un'altra scena a mio avviso un po' confusa è quella del pugno tirato da Roberto al padre. Ammetto che ho riletto due volte la parte per capire se mi ero perso qualcosa. Alla fine sono arrivato alla conclusione che quel "Schioccare" usato come verbo per rendere graficamente il pugno mi aveva mandato in confusione. Non so, ma avrei usato qualcosa di diverso anche solo "colpo" per rimanere più semplici ma chiari.
Per quanto riguarda la voce del video, l'ho trovata un'ottima idea per creare atmosfera, ma a volte è un po' troppo. Avrei eliminato qualche parte.
Per quanto riguarda il tema direi sicuramente centrato.
SPETTACOLO DI CHIUSURA:
Buongiorno Luca.
Purtroppo mi tocca fare il guastafeste. Ho visto che molti hanno apprezzato il tuo racconto a differenza mia, e penso che questo significhi che sia il mio gusto personale ad aver un po' penalizzato la lettura. Non che non mi piaccia il genere, ma ho trovato il tutto un po' buttato lì.
Soprattutto all'inizio, il gigante gassoso indaco, le astrocaccia, il megalodonte, sono state tutte cose che mi hanno fatto uscire di strada. Pensavo prima di tutto che si trattasse di un'arena di gladiatori e che il megalodonte fosse lo sfidante del protagonista. Invece mi hai spiazzato con la scena teatrale dell'ultimo essere umano che si esibisce in quello di cui la nostra razza è capace. Quest'idea a dire il vero mi è piaciuta e infatti il finale l'ho apprezzato molto più dell'inizio.
Diciamo che l'ambientazione non l'ho sentita troppo presente e neanche ho relazionato troppo con il protagonista.
Peccato perchè poteva essere un'ottimo racconto. Rimango sempre del parere che il mio gusto personale sia diverso da quelli che ti hanno commentato prima di me, quindi cercherò nei loro commenti quello che io non sono stato capace di vedere.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 aprile 2022, 21:07
da Alessandro -JohnDoe- Canella
Forse il gruppo più difficile di sempre da dover classificare. A parte l’ultima posizione (non me ne volere, Gabriele), le prime 6 sono tutte di qualità medio-alta. Mettere in ordine i racconti è stato un vero patema, credetemi.
Come sempre, ricordo i principi alla base delle mie classifiche:
1. A parità di valore, privilegio i testi caratterizzati da uno stile di qualità a scapito della trama. La mia idea è che un bravo scrittore sia in grado di nascondere un’idea poco originale dietro alla tecnica. Attenzione, però: quando parlo di tecnica non mi riferisco al barocchismo di certi scribacchini di quart’ordine che riempiono le librerie nascondendosi dietro la maschera della fantomatica literary fiction; parlo di pulizia e costruzione delle scene, di caratterizzazione dei personaggi, di gestione e progressione del conflitto e infine di dialoghi accattivanti e ben bilanciati.
2. I commenti che troverete a corredo della classifica NON sono gli stessi che ho scritto sui singoli post, in quanto nascono da riflessioni post seconda lettura ed eventuali scambi d’opinione con i singoli autori.
E ora via con la classifica, regia!
1. Dove i numeri sono tutti uguali – Matteo Mantoani► Mostra testo
Storia molto bella capace di prendermi del tutto alla sprovvista nel finale. Geniale l’idea alla base dell’ambientazione, che qui non funge da mero pretesto narrativo, bensì da motore delle vicende. Unica pecca, la voce del narratore, ma come detto in fase di commento lungo, usare come POV un bambino è la cosa più difficile del mondo (o almeno, per me è così). Insomma, con un po’ di pulizia formale in più, questo sarebbe a mani basse uno dei migliori racconti mai letti su MC. Bravissimo.
2. Lo chiamano mare – Elisa Belotti► Mostra testo
Strano da dire, ma anche qui premio soprattutto il contenuto, ancor prima dello stile (chi? io? ok, domani piovono rane…). Non che quest’ultimo sia male, tutt’altro! Diciamo piuttosto che l’idea su come sfruttare il tema della competizione surclassa di gran lunga la non ottimale struttura del racconto, con una prima parte e una conclusione qualitativamente inferiori rispetto al blocco centrale.
3. Dimostrato, non creato – Maurizio Ferrero► Mostra testo
Voglio essere onesto: inizialmente questo racconto si trovava più in basso in classifica, soprattutto per via della storia non originalissima (sia per l’inevitabile raffronto con molti racconti del passato che hanno trattato l’argomento del “computer-dio”, da Brown ad Asimov, sia perché anche qui su MC l’idea non è nuova per chi bazzica su questi lidi sin dalle prime edizioni). Tuttavia questo è un aspetto che ha a che vedere più con le proprie esperienze letterarie, che con l’effettiva qualità del brano. Quindi perché questo terzo posto? Perché la costruzione delle scene è ottima, perfettamente sviluppate nei 4000 caratteri a disposizione e perché il ragionamento della macchina nel finale è di gran effetto. Di certo non il miglior racconto di Maurizio, ma comunque un’ottima prova.
4. Spettacolo di chiusura – Luca Fagiolo► Mostra testo
In fatto di pulizia formale e coerenza stilistica, questo è uno dei brani migliori del girone, se non il migliore al pari di quello di Maurizio. Il motivo per cui si trova a metà classifica dipende da due ragioni: la sostanziale inutilità del personaggio secondario e dei relativi dialoghi (anzi, in tal senso la totale assenza d’interazione verbali avrebbe incrementato l’effetto d’isolamento del protagonista) e soprattutto lo sfruttamento del tema della competizione in maniera decisamente meno originale. Per il resto, un ottimo racconto scritto con competenza.
5. Messaggio criptato – Giuliano Cannoletta► Mostra testo
Mi spiace dover lasciare Giuliano nella parte bassa della classifica, ma tutta una serie d’ingenuità a livello costruttivo mi obbligano a farlo. Innanzitutto, non è chiaro chi sia il protagonista (io avevo pensato al compagno della ragazza, per poi scoprire da un commento di Giuliano che era soltanto un amico di famiglia). In secondo luogo, tutta la storia dell’estrazione appare del tutto slegata con la scomparsa, portando il lettore a domandarsi perché il padre si sia fissato proprio su quella registrazione. Insomma, detto in altri termini, sembra quasi mancare un filo comune a tutte le informazioni capace di dare una piena coerenza narrativa alla vicenda.
6. Al tredicesimo piano e cinque scale – Emiliano Maramonte► Mostra testo
Un racconto coraggioso, non c’è dubbio. Ti fossi soffermato sul mero assurdo numerico, Emiliano, anziché sovraccaricare la storia con altrettanti dettagli visivi, probabilmente ti avrei premiato di qualche posizione. Così facendo, invece, il tema della competizione appare soltanto un elemento narrativo non primario, il che è un vero peccato perché nella sua follia, la storia mi era pure piaciuta.
7. 56-13-18 – di Gabriele Loddo► Mostra testo
Purtroppo, questo è l’unico brano a non essermi proprio piaciuto. Il difetto maggiore sono a mio avviso i dialoghi, forzati e innaturali, incapaci insomma di dare credibilità alla vicenda. A ciò si aggiungono un po’ di infodump molesti e uno sfruttamento del tema un po’ forzato, non tanto perché i numeri in questione non siano effettivamente incomprensibili, quanto perché non dovrebbero proprio esserlo per il protagonista.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 aprile 2022, 23:33
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.
Re: Gruppo FAGIOLI BURLOTTI: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 1 maggio 2022, 19:09
da antico
Ecco i miei commenti e classifica per il vostro gruppo.
1) Lo chiamano mare, di Elisa Belotti
Non concordo con chi ha criticato il primo pezzo perché lo trovo funzionale alla resa. Se il tutto si fosse limitato al monologo lo avrei trovato forse un po' povero mentre qui era importante proprio mostrare il finale attraverso l'inizio e, soprattutto, attraverso gli occhi delle genti che abitano i luoghi che il protagonista voleva raggiungere. Credo che sia proprio dalla contrapposizione con il finale subito esposto che esce la forza della parte centrale e finale del racconto che si piazza nella fascia alta dei testi di questo tipo presentati anche più volte nel contest. Per me strategia azzeccata, esecuzione ottimale, pollice su.
2) Dove i numeri sono tutti uguali, di Matteo Mantoani
Il finale è bellissimo e il titolo che ti ha proposto Chierchia è perfetto. Direi un ottimo racconto macchiato solo da una certa legnosità nella prima parte. Non mi è ben chiaro la dinamica famigliare, cosa stia succedendo tra moglie e marito e la funzione della figura dell'avvocato. In più, forse poteva essere gestita meglio la fase di passaggio al finale perché così com'è l'ho percepita come un ingresso debole. Detto questo, per me siamo dalle parti di un pollice quasi su soprattutto grazie all'ottima confezione in cui hai sigillato il tutto.
3) Spettacolo di chiusura, di Luca Fagiolo
Un racconto scritto con perizia che fa capire che stai sempre più aumentando il tuo livello. Restano alcune cose riguardo la tua gestione dei finali perché ho sempre la percezione che, alla fine, ti rimanga fuori qualcosa e in questo caso ci avrei visto meglio una semina sul suo suicidio tipo che appene una corda dopo avere fatto un laccio e messo uno sgabello sotto con la fotta interplanetaria a chiedersi cosa stesse macchinando questo umano. Insomma, un pelo più di definizione sul finale. Molto bella la declinazione del tema. Per me stiamo su un pollice tendente verso il positivo in modo solido e brillante.
4) 56-13-18, di Gabriele Loddo
Un buon racconto d'azione in stile bmovie. Mi ha un po' stonato la questione dei codici non conosciuti e penso si sarebbe potuto lavorare meglio sulla gestione di Meredith e del perché del suo giocare con il protagonista, ma è innegabile che la narrazione fili per benino per quelle che erano le tue intenzioni. Tema ben declinato. Direi un pollice tendente verso il positivo in modo poco solido, ma di sicuro brillante.
5) Dimostrato, non creato, di Maurizio Ferrero
Narrazione al top, qualche problemino interno legato più che tutto all'equilibrio perché credo ci sia una prima parte troppo lunga e meno incisiva rispetto a quanto avrebbe dovuto essere. Il focus si sarebbe dovuto mantenere sempre su megapc, ma in realtà lo introduci solo più avanti nel testo e senza citarlo direttamente, cosa che rallenta proprio la messa a fuoco da parte del lettore. Infine ecco l'ottimo finale, ma poco preparato da quanto precede. Aggiungo che la protagonista non mi piace, non mi sembra significativa mentre avrebbe dovuto rappresentare una certa classe dirigente che si manifesta solo in quanto la evochi direttamente senza farla uscire dalle sue azioni. In buona sostanza un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante e in classifica ti piazzo davanti al parivalutato racconto di Cannoletta perché nel suo caso la problematica è ancora più invasiva riguardante il racconto.
6) Messaggio criptato, di Giuliano Cannoletta
Racconto narrato con maestria, ma che presta il fianco ad alcune debolezze strutturali, prima tra tutte una anche pur minima correlazione tra la ricerca del padre e il perché della scelta caduta proprio sui numeri della lotteria di Genova. Sei bravo a veicolare le emozioni e passano quelle giuste, ma in questo caso non è riuscito il lavoro di costruzione sul come e questo rende il tutto parecchio forzato. Buona la declinazione del tema. Per me siamo su un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante.
7) Al tredicesimo piano e cinque scale, di Emiliano Maramonte
Vedo che ti sei lasciato completamente andare, questo mese :) Dunque, devo ammettere che la prova, però, non mi ha convinto perché il testo mi sembra avere un ritmo troppo piatto cercando al contempo di variegarsi aumentando costantemente il grado di follia e questo non è sufficiente perché ritengo che, in primis, la crescita debba svolgersi sul profilo narrativo attraverso una equilibrata e ben dosata esposizione del materiale mentre qui sei andato all in solo con questo. Poco male, può capitare e di sicuro penso che tu ti sia divertito nel scriverlo. Occhio anche a una piccolezza non così piccola: la partenza è un omaggio chiaro ad Aldo, Giovanni e Giacomo e se la cosa è voluta allora ok, ma se non è voluta, mmh, sarebbe da prestarci attenzione. In definitiva per me siamo su un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo così solido.