Mindbooter
Inviato: venerdì 21 ottobre 2022, 20:09
Mindbooter
Czanek afferra uno dei salmon roll con le bacchette e lo porta alla bocca.
Silva incrocia le braccia.
- Quindi?
- Mah, non mi sembra che la roba che cucinino qui sia tanto meglio del Forbidden City. In compenso, costa tutto il doppio.
- Tanto paghi tu.
Czanek sospira e prende un altro hosomaki. Batte tre volte con l’indice destro sul tavolo.
Silva chiude gli occhi: gli impianti neurali gli mostrano uno schema di immagini e dati, al cui centro c’è la foto di un uomo anziano, vestito con un gessato grigio.
- Dexter Waite… no, non mi dice nulla.
Czanek alza un sopracciglio.
- È il fondatore della Waite Transoceanic, come fai a non conoscerlo? Penso che al telegiornale parlassero delle sue iniziative benefiche una settimana si e l’altra pure.
Silva alza le spalle. Prende un vassoio pieno di sushi e uramaki e addenta un pezzo di salmone crudo.
- Le mummie sono il tuo campo, non il mio.
- Waite non è una mummia: è una miniera – L’uomo si tocca una delle tempie rasate con l’indice. – Dati di conti bancari, password dei livelli di sicurezza interni della compagnia, legami con gente facoltosa… tutto nella sua testolina.
- E immagino che ci sia una buona ragione se me stai parlando.
Czanek annuisce e picchietta un paio di volte sul tavolo.
- Un mio contatto mi ha fatto sapere che il vecchio sarà al Chrome Hospital tra una decina di giorni: un controllo periodico agli impianti neurali. Quel che è certo è che durante il suo ricovero il suo sistema sarà costantemente collegati alla rete dell’ospedale.
Silva ferma a mezz’aria le bacchette con il suo boccone. Sorride, scoprendo i denti e il cibo che sta masticando.
- Il Chrome Hospital è una clinica per pezzi grossi. Il loro sistema di sicurezza dovrà essere a prova di bomba…
- Le persone che mi hanno proposto l’incarico hanno offerto un prezzo adatto al rischio.
Batte sul tavolo. Silva chiude gli occhi. Si morde le labbra.
- Si, il prezzo è adeguato, ma voglio qualcos’altro.
Czanek incrocia le braccia.
- Cosa?
- Voglio lasciare una traccia. Voglio che tutti sappiano che sono stato io a fottere Chrome – Le sue bacchette stritolano il pezzo di salmone crudo che ha afferrato. - Voglio che nell’inner circle dei mindbooter si parli solo di me nei prossimi sei mesi.
Czanek guarda il piatto vuoto. Si accarezza il mento con un dito e scuote le spalle.
- Va bene: lascia pure la tua “firma”: l’importante è che dopo ricordi di eclissarti per qualche tempo.
- Certo, certo: a me basta che gli altri sappiano chi è l’alfa del branco – Un altro pezzo di sushi scompare nelle fauci del giovane. – Non posso convincerli di essere il migliore se non gli sbatto qualche successo in faccia di tanto in tanto.
Ride e preme sullo schermo del tavolo. Il nastro trasportatore porta loro una bottiglia nera, decorata con kanji dorati.
Silva la prende e ne versa il contenuto nei loro bicchieri. Czanek prende il suo e lo annusa.
- Sake?
- Il migliore sulla piazza. A meno di non volerlo bere direttamente dall’ombelico di una geisha nei livelli superiori.
- Cazzo, no: quella roba costa e qui è tutto sul mio conto.
Silva alza il bicchiere e fa un brindisi con il compagno.
- La roba migliore si paga, vecchio mio, e io costo più di tutti.
Silva digita una barra di codice e la inserisce nella funzione sullo schermo del mainframe. La funzione accoglie il nuovo componente e muta, assumendo un nuovo significato. L’uomo sorride e si volta: Angelo è inginocchiato accanto alla poltrona da mindbooter e ne sta verificando il settaggio dal mainframe portatile.
- Regola bene le impostazioni sensoriali: l’ultima volta il video mi stava dando la nausea.
Il ragazzo si volta verso di lui. Le guance lentigginose arrossiscono.
- Scusa, capo. Ho controllato tre volte tutti i setting e sono perfetti.
- Lo spero per te: se mi causi altri casini, giuro che ti sbatto per strada a calci.
Silva si alza, scosta l’apprendista dalla poltrona e vi ci sdraia. Arrotola la manica destra della camicia a righe e inserisce un jack in una presa nel polso.
Angelo controlla i dati sul mainframe.
- I parametri sono regolari: l’integrazione è riuscita – Il ragazzo lo aiuta a inserire un secondo jack nel polso sinistro e gli aggancia sulla testa le componenti che agganciano la poltrona agli impianti neurali.
Silva mugugna.
- Ti tremano le mani.
- Scusa, capo. È che… - Le dita sfiorano i cavi. – mi porterai con te la prossima volta?
- Impara a fare da mozzo, poi potremmo vedere se sei in grado di fare il pirata.
Angelo abbassa lo sguardo e va a prendere posto al computer. Digita alcuni comandi.
- Procedura di incursione pronta. Darò il via alle diversioni non appena sarai dentro, Capo.
Ha la testa piegata di lato. Gli trema il labbro.
Silva sospira.
- Ragazzo.
- S-si, Capo?
- Metti un po’ di musica per accompagnarmi nell’abbordaggio. Su quello hai buon gusto.
Angelo sorride.
- Certo, Capo! Adesso scelgo subito il brano migliore.
Silva abbassa il visore sugli occhi e indossa gli auricolari.
Legend speaks of a beast
Three hundred miles from its tip to its tail
None have seen it, yet all know its name
Like the ark of the covenant, or the holy grail
We set out on a quest
In search of the lair, where the creature doth dwell
On a ransom to bring back its head
Our journey would take us to the depths of hell
His eyes shine like the rays of morning
His mouth is as a burning flame
Leviathan
Cresting the waves
Leading us all to the grave
Leviathan
Slaying all foes
Who dare to oppose
Tearing bodies limb from limb
Eviscerating on a whim
La musica lo accompagna nel dissolversi dei sensi.
La stanza… i cavi inseriti nel suo corpo… l’odore del caffè sintetico bevuto poco prima… tutto sfuma.
Silva si ritrova su un barchino a vela, circondato da un fitto banco di nebbia.
Il mindbooter sorride. Questa volta Angelo ha fatto un buon lavoro con i setting sensoriali: dovrà ricordarsi di dargli una pacca sulle spalle quando avrà completato l’incarico.
Muove il polso sinistro davanti al volto e schiocca le dita della mano destra: uno schermo fluttuante compare sul braccio.
- Inserimento effettuato, Ragazzo. Sono al bordo dell’area di coscienza.
“Ottimo, capo: ho già attivato la nostra rete di bot. Stanno inondando il sistema di sicurezza di Chrome con tera e tera di spazzatura.”
Silva allunga una mano oltre la fiancata del barchino e la muove tra le volute di nebbia. Gli sbuffi grigiastri scintillano, rivelando i qbit che li compongono. – Si, è un lavoro… discreto.
Un fischio. Il mindbooter alza lo sguardo: ombre nella nebbia. Ombre enormi, decine di volte più grandi e imponenti del barchino a cui ha affidato la sua incursione.
Si morde il labbro.
Firewall.
Un nome ironico, dato che è tutto, tranne che un muro. Assomiglia più a un branco di squali in caccia. Lasciano entrare la preda nel loro territorio, la circondano e poi… poi tocca al fuoco. Quello c’è davvero… o così Silva ha sentito dire dai pochi mindbooter che sono tornati da un incontro ravvicinato.
Un altro fischio. Ci sono sei ombre nella nebbia. La forma ricorda a Silva quella di navi di qualche tipo, ma c’è qualcosa di sbagliato nelle loro proporzioni…
L’uomo si asciuga un rivolo di sudore dalla fronte.
- Ragazzo…
“Ci sono, Capo, ci sono. Adesso darò a Firewall qualcosa con cui giocare.”
Un colpo di cannone. Una delle ombre emette uno stridio,
Altre ombre: negli squarci tra le volute di nebbia, Silva intravede un’armada di velieri. Galeoni, simili a quelli che andavano di moda una volta al cinema.
Gli attaccanti si lanciano contro Firewall sparando bordate su bordate, a cui i guardiani di Chrome rispondono con nuovi stridii metallici che suscitano brividi nella schiena di Silva.
“Funziona, Capo? Le intrusioni maligne stanno attirando l’attenzione di Firewall?”
- Ci si è lanciato sopra come un cane sull’osso.
“Ottimo: sarei quasi curioso di vedere come il sistema sta interpretando la loro presenza.”
“Niente domande: pensa a fare il tuo lavoro.”
Schiocca le dita: il barchino comincia a muoversi verso un’area sgombra, lasciandosi alle spalle la battaglia.
Il centro dell’area di coscienza è appena fuori dal banco di nebbia, nella forma di un’immensa portacontainer.
Silva inserisce una stringa nello schermo fluttuante e trattiene il respiro.
Una scaletta metallica si abbassa dalla fiancata di babordo.
Il mindbooter si arrampica sui gradini e salta sul ponte.
- Sono a bordo, ragazzo.
“A… bordo, Capo?”
- Non chiedere. Piuttosto, passami l’elenco delle informazioni che ci ha richiesto Czanek.
Un bordo dello schermo si illumina, segnalando la trasmissione di alcuni pacchetti dati. Silva si guarda attorno: accanto all’ingresso del boccaporto di prua,c’è una bacheca riportante la mappa della nave.
Il mindbooter la raggiunge, la tocca e la trascina nello schermo fluttuante. Inserisce i dati trasmessi da Angelo nella funzione che ha usato per far abbassare la scaletta e applica il filtro della mappa: lo schema si riempie di decine di spie luminose, alcune sopracoperta, altre nella stiva.
Il mindbooter si dirige verso la spia più vicina: il quarto container di una colonna di almeno una ventina di contenitori. Inserendo altri comandi, Silva lo muove alla sua altezza e spezza i sigilli che ne chiudono l’ingresso. Lo apre: al suo interno è proiettato un frammento di memoria, il momento in cui Waite digita la password del suo portafoglio digitale.
- La data di nascita? Sul serio? – Sospira e muove le mani: il frammento si riduce a un cubo di materia cangiante, che viene assorbito dallo schermo. – Ti sto trasmettendo il primo dato: mettilo da parte nella memoria esterna, così ti invio il resto.
“Processo in corso, Capo” Il collegamento trasmette il rumore del battito delle mani di Angelo sulla tastiera. “La data di nascita?”
- È il fondatore della Waite Transoceanic! – Silva scuote il capo. – Al diavolo: meglio che mi sbrighi prima che questo incarico diventi noioso.
Controlla sulla mappa: gli altri bersagli sul ponte sono tutti nella stessa area e tutti riconducibili alla stessa tipologia.
- Password delle aree riservate… copia delle registrazioni del board aziendale…pin di carte di credito, mainframe portatili e social media.
Silva scrocchia le dita e muove le mani in ampie volute: i lucchetti saltano, le porte dei container si spalancano e i frammenti di memoria schizzano fuori dai loro alloggi, per depositarsi nel suo schermo.
“Ho ricevuto gli altri dati, Capo: stai andando alla grande.”
- Come no. Mi muovo sottocoperta per recuperare il resto delle memorie.
“Sottocoperta?”
Silva chiude la comunicazione e si sposta verso il boccaporto. Una scaletta metallica scende di tre o quattro metri, fino a un corridoio in penombra.
- Va a finire che a quelli dell’inner cicrle dovrò raccontare balle, o li farò smascellare dalla noia.
Sospira ed entra nella stiva.
Il corridoio lo conduce a un vasto ambiente, ingombro con pile ordinate. La mappa riporta il primo bersaglio in una catasta alla sua sinistra.
Silva ne controlla la categorizzazione sullo schermo.
- “Giorni sereni”. Quale pervertito pagherebbe per vedere la vita privata di una mummia?
La porta del container si apre: il frammento di memoria mostra una bambina sull’altalena. È bionda e non può avere più di nove anni.
“Spingimi, nonno!” Urla, voltandosi verso l’osservatore. Una coppia di mani rugose e macchiate compaiono nell’inquadratura, si appoggiano sulla sua schiena e la spingono in avanti. La ragazzina ride e agita le gambe.
Silva scuote la testa e fa sparire il ricordo nel suo schermo.
Il bersaglio successivo si chiama “Lezione di Vita”. Vi compare la stessa ragazzina, solo più vecchia di quattro o cinque anni. È seduta sul muretto di un giardino, occhi arrossati e trucco sbavato dalle lacrime sul volto lentigginoso. La mano destra di Waite, sempre più scheletrica, le accarezza la guancia, mentre l’uomo le sussurra frasi di circostanza sul primo amore, il dolore e le speranze della gioventù.
- Buon Dio: ora ringrazio che non ho mai conosciuto mio padre.
Il mindbooter sbadiglia e risucchia via il bersaglio. L’elenco prosegue.
- “Cercando Dio”… cazzo, se mi devo beccare anche il sermone di un prete, giuro che la prossima volta a Czanek faccio pagare anche la cena.
Il lucchetto salta.
Il container si spalanca.
Silva spalanca la bocca: ancora la ragazza bionda, stavolta nel pieno dello sviluppo della maturità. È nuda, legata mani e piedi a una sorta di altare di pietra. Attorno a lei, decine di figure vestite con cappe viola e con i volti coperti da maschere prive di lineamenti. La ragazza piange e biascica il nome del nonno. La voce di Waite è un sussurro rauco, che cantilena parole in una lingua sconosciuta.
Le mani sono incartapecorite, giallastre, ma la loro presa sul lungo coltello dalla lama seghettata è ferma.
La ragazza urla. Il vecchio urla più forte. Il coltello le affonda nel ventre, subito sopra l’inguine.
- Cazzo!
Il mindbooter arretra, urta il container alle sue spalle e scivola a terra. Nel frammento di memoria davanti a lui, il vecchio spinge il coltello verso l’alto, tranciando carne, ossa e viscere. La ragazza reclina il capo. Un rivolo di sangue le scorre dalla bocca.
Silva cerca di rialzarsi in piedi, ma la testa continua a girargli. Sente dei conati e porta le mani alla bocca. Si da dell’idiota: la forma digitale in cui sta operando non è in grado di vomitare.
Un sacrificio umano? Nei ricordi un filantropo come Dexter Waite? Possibile che fosse quello l’obiettivo del committente di Czanek? Magari per ricattare il vecchio o rovinarne la reputazione.
Deglutisce. Altro che miniera: la testa di quel tipo era un merdaio e lui ne è immerso fino al collo.
La ragazza si volta e urla. Rovescia gli occhi, mostrando solo il bianco e si mette a sedere. Le corde ai piedi e ai polsi cedono di schianto.
La ragazza… viva o morta che sia sta guardando fisso davanti sé, ma non nell’angolazione che dovrebbe avere se si stesse rivolgendo verso il suo assassino. Sta guardando lui.
La giovane ringhia e allunga un braccio… facendolo uscire fuori dal container.
- No!
Silva scatta in piedi. La ragazza abbandona il suo frammento ed entra nella stiva. Il suo volto si contorce, come se fosse fatto di cera. Lineamenti, naso, occhi… tutto scompare, mentre la bocca si accresce a dismisura e la mandibola si apre in due, lasciando intravedere file su file di denti seghettati. Braccia, gambe e persino le viscere che pendono dal torace squarciato si allungano e si segmentano fino a diventare grossi pleiopodi.
Il mostro lo carica, ma Silva scarta di lato. Uno degli arti chitinosi della creatura affonda nella lamiera del container nel punto dove si trovava la sua testa fino a un attimo prima.
Il mindbooter scappa. Apre lo schermo fluttuante e digita il comando per staccarsi dall’illusione. Non funziona.
- Merda!
Un ruggito alle sue spalle: il mostro si è liberato dalla lamiera e lo sta inseguendo.
È troppo veloce… gli sarà addosso prima che lui possa raggiungere la scaletta.
Ma se non può scappare…
Silva si volta. Il braccio sinistro solleva lo schermo davanti al volto, il destro muove in un taglio perpendicolare dal basso verso l’alto. I portelli di un container si spalancano schiantandosi sulla testa della creatura in carica. Il metallo si piega, ma il mostro è spinto indietro e scivola a terra, sputando sangue e denti spezzati dalle fauci.
Silva si fa avanti. Le dita della mano destra volano sullo schermo fluttuante, digitando stringhe e stringhe di codice.
La bestia si alza. Ruggisce.
Il mindbooter ringhia a sua volta. Completa il codice e lo inserisce. La pila di container alla sinistra del mostro scricchiola e crolla su di lui. Sul pavimento della stiva si allarga una pozza di icore nerastro.
Silva prende dei respiri profondi e si appoggia alla parete.
Cosa cazzo era quella… cosa? Era sbucata fuori da un ricordo di Waite, ma l’illusione è fatta in modo da non poter interagire con i frammenti di ricordi, proprio per impedire a quelli come lui di mettersi a giocare con la testa delle persone.
Il mindbooter si asciuga il sudore dalla fronte e solleva lo schermo: Angelo può effettuare l’estrazione d’emergenza. Sarà impossibile oltrepassare Firewall una seconda volta, ma almeno si sarà tolto da quella brutta situazione.
La mano oscilla sui comandi della chiamata.
I delitti di Waite, il mostro… se riuscisse a venirne a capo, i mindbooter di tutto il mondo racconterebbero le sue imprese… cazzo, potrebbero persino dedicargli delle canzoni!
Non sarebbe più solo “il migliore”, sarebbe una leggenda.
Una scarica di adrenalina lo attraversa. Si volta verso la pila di container accartocciati. Modifica il codice e solleva le braccia: i contenitori si alzano con uno stridio e tornano al loro posto, lasciando sul pavimento un cratere e un ammasso di poltiglia.
Silva stringe i pugni e li solleva. Ride.
Si muove al centro della stanza. Fanculo Czanek e fanculo anche i soldi: ciò che è conservato in questi impianti vale cento volte tanto.
Riprende la lista e comincia a spalancare gli altri container.
“Riunione d’affari”
“Cena in famiglia”
“Momento magico”
Waite scortica un uomo e ne usa la pelle per aggiungere pagine a un libro antico.
“Solitudine”
“L’ultima volta che ho visto mia madre”
“Enigma”
Mani ancora giovani muovono gli intarsi di un cubo metallico. A ogni movimento, volti spettrali compaiono ai bordi del campo visivo, mentre un rumore metallico di catene si avvicina.
“Battesimo del fuoco”
“Buone notizie”
Waite legge una mail: qualcuno gli fa sapere che un tal Colonnello Botumu ha gradito il “regalo” che gli è stato inviato e che entro una settimana lui e i suoi uomini l’avrebbero impiegato per far visita ad alcuni villaggi oltreconfine. Il vecchio ride, intinge un dito una boccetta di qualcosa troppo denso per essere inchiostro rosso e disegna un pentacolo spezzato sullo schermo.
“Laurea”
“Riunione del Consiglio”
“Un vecchio amico”
“Fine dell’illusione”
Silva si ferma. L’ultima memoria in lista è conservata in un container sei o sette volte più grande degli altri. Non l’aveva notato in precedenza solo perché era nascosto dietro gli altri, ma ora…
Deglutisce.
Si avvicina e gli gira attorno. La forma… non è un parallelepipedo perfetto come gli altri che ha visto fino a ora.
Si ferma e spalanca gli occhi.
Non è un container.
È una bara.
Le gambe gli diventano molli. Si appoggia a un contenitore aperto. Alza il braccio: gli occhi passano dal comando per chiamare Angelo alle porte della bara ciclopica.
Gli occhi gli cadono sul nome dato a quel ricordo. “Fine dell’illusione”… quelle di Waite o le sue?
Silva stringe i pugni, chiude il programma della chiamata e schiaffeggia l’aria verso la bara.
Le porte si spalancano. Dietro di loro, il buio di una notte senza stelle.
- Capo? Capo stai bene?
Il mindbootersbatte gli occhi. L’assistente ha rimosso visore e auricolari e gli sta asciugando il volto. È pallido e gli trema il labbro.
- Ho… ho perso il segnale per qualche minuto. Giuro, non è stata colpa mia! – Il ragazzo stritola la pezzuola che stringe in mano. – Dev’essere successo qualcosa di insolito con Firewall…
Il mindbooter lo spinge via, si strappa i jack dalle prese nei polsi e si alza in piedi.
- È successo che sei un’idiota, ecco cosa! La missione è fallita per colpa tua! – Afferra il ragazzo per la maglia, lo solleva e lo sbatte contro il muro. – Con me hai chiuso, Angelo: vattene prima che ti spacchi la faccia.
Lancia via il ragazzo. Angelo rotola sul pavimento. Si volta verso di lui, mostrando il volto sporco di lacrime e sangue. Si alza in piedi ed esce dall’appartamento.
Il mindbooter sorride. Prende il mainframe sulla scrivania, cerca il contatto di Czanek e lo chiama.
“Pronto?”
- Czaneck...
Un sospiro.
“Maestro…”
- Hai fatto un buon lavoro, Czanek – Waite osserva le mani e le stringe a pugno. – Come avevi previsto, Silva. Ha aperto un canale per la sua mente e vi ha immesso di sua spontanea volontà le mie memorie più preziose.
“Grazie, Maestro.”
- Sai cosa fare: quando i medici stabiliranno che il coma di Dexter Waite è irreversibile, non ci dovranno essere dubbi sul fatto che Silva Rusk è il suo erede.
Czanek ride.
“Non si parlerà d’altro sui media per settimane. Il vero Silva lo avrebbe apprezzato.”
- Ora vaga in un buio da cui non si può tornare. Per lui l’illusione non avrà mai fine.
Di Agostino Langellotti
Czanek afferra uno dei salmon roll con le bacchette e lo porta alla bocca.
Silva incrocia le braccia.
- Quindi?
- Mah, non mi sembra che la roba che cucinino qui sia tanto meglio del Forbidden City. In compenso, costa tutto il doppio.
- Tanto paghi tu.
Czanek sospira e prende un altro hosomaki. Batte tre volte con l’indice destro sul tavolo.
Silva chiude gli occhi: gli impianti neurali gli mostrano uno schema di immagini e dati, al cui centro c’è la foto di un uomo anziano, vestito con un gessato grigio.
- Dexter Waite… no, non mi dice nulla.
Czanek alza un sopracciglio.
- È il fondatore della Waite Transoceanic, come fai a non conoscerlo? Penso che al telegiornale parlassero delle sue iniziative benefiche una settimana si e l’altra pure.
Silva alza le spalle. Prende un vassoio pieno di sushi e uramaki e addenta un pezzo di salmone crudo.
- Le mummie sono il tuo campo, non il mio.
- Waite non è una mummia: è una miniera – L’uomo si tocca una delle tempie rasate con l’indice. – Dati di conti bancari, password dei livelli di sicurezza interni della compagnia, legami con gente facoltosa… tutto nella sua testolina.
- E immagino che ci sia una buona ragione se me stai parlando.
Czanek annuisce e picchietta un paio di volte sul tavolo.
- Un mio contatto mi ha fatto sapere che il vecchio sarà al Chrome Hospital tra una decina di giorni: un controllo periodico agli impianti neurali. Quel che è certo è che durante il suo ricovero il suo sistema sarà costantemente collegati alla rete dell’ospedale.
Silva ferma a mezz’aria le bacchette con il suo boccone. Sorride, scoprendo i denti e il cibo che sta masticando.
- Il Chrome Hospital è una clinica per pezzi grossi. Il loro sistema di sicurezza dovrà essere a prova di bomba…
- Le persone che mi hanno proposto l’incarico hanno offerto un prezzo adatto al rischio.
Batte sul tavolo. Silva chiude gli occhi. Si morde le labbra.
- Si, il prezzo è adeguato, ma voglio qualcos’altro.
Czanek incrocia le braccia.
- Cosa?
- Voglio lasciare una traccia. Voglio che tutti sappiano che sono stato io a fottere Chrome – Le sue bacchette stritolano il pezzo di salmone crudo che ha afferrato. - Voglio che nell’inner circle dei mindbooter si parli solo di me nei prossimi sei mesi.
Czanek guarda il piatto vuoto. Si accarezza il mento con un dito e scuote le spalle.
- Va bene: lascia pure la tua “firma”: l’importante è che dopo ricordi di eclissarti per qualche tempo.
- Certo, certo: a me basta che gli altri sappiano chi è l’alfa del branco – Un altro pezzo di sushi scompare nelle fauci del giovane. – Non posso convincerli di essere il migliore se non gli sbatto qualche successo in faccia di tanto in tanto.
Ride e preme sullo schermo del tavolo. Il nastro trasportatore porta loro una bottiglia nera, decorata con kanji dorati.
Silva la prende e ne versa il contenuto nei loro bicchieri. Czanek prende il suo e lo annusa.
- Sake?
- Il migliore sulla piazza. A meno di non volerlo bere direttamente dall’ombelico di una geisha nei livelli superiori.
- Cazzo, no: quella roba costa e qui è tutto sul mio conto.
Silva alza il bicchiere e fa un brindisi con il compagno.
- La roba migliore si paga, vecchio mio, e io costo più di tutti.
Silva digita una barra di codice e la inserisce nella funzione sullo schermo del mainframe. La funzione accoglie il nuovo componente e muta, assumendo un nuovo significato. L’uomo sorride e si volta: Angelo è inginocchiato accanto alla poltrona da mindbooter e ne sta verificando il settaggio dal mainframe portatile.
- Regola bene le impostazioni sensoriali: l’ultima volta il video mi stava dando la nausea.
Il ragazzo si volta verso di lui. Le guance lentigginose arrossiscono.
- Scusa, capo. Ho controllato tre volte tutti i setting e sono perfetti.
- Lo spero per te: se mi causi altri casini, giuro che ti sbatto per strada a calci.
Silva si alza, scosta l’apprendista dalla poltrona e vi ci sdraia. Arrotola la manica destra della camicia a righe e inserisce un jack in una presa nel polso.
Angelo controlla i dati sul mainframe.
- I parametri sono regolari: l’integrazione è riuscita – Il ragazzo lo aiuta a inserire un secondo jack nel polso sinistro e gli aggancia sulla testa le componenti che agganciano la poltrona agli impianti neurali.
Silva mugugna.
- Ti tremano le mani.
- Scusa, capo. È che… - Le dita sfiorano i cavi. – mi porterai con te la prossima volta?
- Impara a fare da mozzo, poi potremmo vedere se sei in grado di fare il pirata.
Angelo abbassa lo sguardo e va a prendere posto al computer. Digita alcuni comandi.
- Procedura di incursione pronta. Darò il via alle diversioni non appena sarai dentro, Capo.
Ha la testa piegata di lato. Gli trema il labbro.
Silva sospira.
- Ragazzo.
- S-si, Capo?
- Metti un po’ di musica per accompagnarmi nell’abbordaggio. Su quello hai buon gusto.
Angelo sorride.
- Certo, Capo! Adesso scelgo subito il brano migliore.
Silva abbassa il visore sugli occhi e indossa gli auricolari.
Legend speaks of a beast
Three hundred miles from its tip to its tail
None have seen it, yet all know its name
Like the ark of the covenant, or the holy grail
We set out on a quest
In search of the lair, where the creature doth dwell
On a ransom to bring back its head
Our journey would take us to the depths of hell
His eyes shine like the rays of morning
His mouth is as a burning flame
Leviathan
Cresting the waves
Leading us all to the grave
Leviathan
Slaying all foes
Who dare to oppose
Tearing bodies limb from limb
Eviscerating on a whim
La musica lo accompagna nel dissolversi dei sensi.
La stanza… i cavi inseriti nel suo corpo… l’odore del caffè sintetico bevuto poco prima… tutto sfuma.
Silva si ritrova su un barchino a vela, circondato da un fitto banco di nebbia.
Il mindbooter sorride. Questa volta Angelo ha fatto un buon lavoro con i setting sensoriali: dovrà ricordarsi di dargli una pacca sulle spalle quando avrà completato l’incarico.
Muove il polso sinistro davanti al volto e schiocca le dita della mano destra: uno schermo fluttuante compare sul braccio.
- Inserimento effettuato, Ragazzo. Sono al bordo dell’area di coscienza.
“Ottimo, capo: ho già attivato la nostra rete di bot. Stanno inondando il sistema di sicurezza di Chrome con tera e tera di spazzatura.”
Silva allunga una mano oltre la fiancata del barchino e la muove tra le volute di nebbia. Gli sbuffi grigiastri scintillano, rivelando i qbit che li compongono. – Si, è un lavoro… discreto.
Un fischio. Il mindbooter alza lo sguardo: ombre nella nebbia. Ombre enormi, decine di volte più grandi e imponenti del barchino a cui ha affidato la sua incursione.
Si morde il labbro.
Firewall.
Un nome ironico, dato che è tutto, tranne che un muro. Assomiglia più a un branco di squali in caccia. Lasciano entrare la preda nel loro territorio, la circondano e poi… poi tocca al fuoco. Quello c’è davvero… o così Silva ha sentito dire dai pochi mindbooter che sono tornati da un incontro ravvicinato.
Un altro fischio. Ci sono sei ombre nella nebbia. La forma ricorda a Silva quella di navi di qualche tipo, ma c’è qualcosa di sbagliato nelle loro proporzioni…
L’uomo si asciuga un rivolo di sudore dalla fronte.
- Ragazzo…
“Ci sono, Capo, ci sono. Adesso darò a Firewall qualcosa con cui giocare.”
Un colpo di cannone. Una delle ombre emette uno stridio,
Altre ombre: negli squarci tra le volute di nebbia, Silva intravede un’armada di velieri. Galeoni, simili a quelli che andavano di moda una volta al cinema.
Gli attaccanti si lanciano contro Firewall sparando bordate su bordate, a cui i guardiani di Chrome rispondono con nuovi stridii metallici che suscitano brividi nella schiena di Silva.
“Funziona, Capo? Le intrusioni maligne stanno attirando l’attenzione di Firewall?”
- Ci si è lanciato sopra come un cane sull’osso.
“Ottimo: sarei quasi curioso di vedere come il sistema sta interpretando la loro presenza.”
“Niente domande: pensa a fare il tuo lavoro.”
Schiocca le dita: il barchino comincia a muoversi verso un’area sgombra, lasciandosi alle spalle la battaglia.
Il centro dell’area di coscienza è appena fuori dal banco di nebbia, nella forma di un’immensa portacontainer.
Silva inserisce una stringa nello schermo fluttuante e trattiene il respiro.
Una scaletta metallica si abbassa dalla fiancata di babordo.
Il mindbooter si arrampica sui gradini e salta sul ponte.
- Sono a bordo, ragazzo.
“A… bordo, Capo?”
- Non chiedere. Piuttosto, passami l’elenco delle informazioni che ci ha richiesto Czanek.
Un bordo dello schermo si illumina, segnalando la trasmissione di alcuni pacchetti dati. Silva si guarda attorno: accanto all’ingresso del boccaporto di prua,c’è una bacheca riportante la mappa della nave.
Il mindbooter la raggiunge, la tocca e la trascina nello schermo fluttuante. Inserisce i dati trasmessi da Angelo nella funzione che ha usato per far abbassare la scaletta e applica il filtro della mappa: lo schema si riempie di decine di spie luminose, alcune sopracoperta, altre nella stiva.
Il mindbooter si dirige verso la spia più vicina: il quarto container di una colonna di almeno una ventina di contenitori. Inserendo altri comandi, Silva lo muove alla sua altezza e spezza i sigilli che ne chiudono l’ingresso. Lo apre: al suo interno è proiettato un frammento di memoria, il momento in cui Waite digita la password del suo portafoglio digitale.
- La data di nascita? Sul serio? – Sospira e muove le mani: il frammento si riduce a un cubo di materia cangiante, che viene assorbito dallo schermo. – Ti sto trasmettendo il primo dato: mettilo da parte nella memoria esterna, così ti invio il resto.
“Processo in corso, Capo” Il collegamento trasmette il rumore del battito delle mani di Angelo sulla tastiera. “La data di nascita?”
- È il fondatore della Waite Transoceanic! – Silva scuote il capo. – Al diavolo: meglio che mi sbrighi prima che questo incarico diventi noioso.
Controlla sulla mappa: gli altri bersagli sul ponte sono tutti nella stessa area e tutti riconducibili alla stessa tipologia.
- Password delle aree riservate… copia delle registrazioni del board aziendale…pin di carte di credito, mainframe portatili e social media.
Silva scrocchia le dita e muove le mani in ampie volute: i lucchetti saltano, le porte dei container si spalancano e i frammenti di memoria schizzano fuori dai loro alloggi, per depositarsi nel suo schermo.
“Ho ricevuto gli altri dati, Capo: stai andando alla grande.”
- Come no. Mi muovo sottocoperta per recuperare il resto delle memorie.
“Sottocoperta?”
Silva chiude la comunicazione e si sposta verso il boccaporto. Una scaletta metallica scende di tre o quattro metri, fino a un corridoio in penombra.
- Va a finire che a quelli dell’inner cicrle dovrò raccontare balle, o li farò smascellare dalla noia.
Sospira ed entra nella stiva.
Il corridoio lo conduce a un vasto ambiente, ingombro con pile ordinate. La mappa riporta il primo bersaglio in una catasta alla sua sinistra.
Silva ne controlla la categorizzazione sullo schermo.
- “Giorni sereni”. Quale pervertito pagherebbe per vedere la vita privata di una mummia?
La porta del container si apre: il frammento di memoria mostra una bambina sull’altalena. È bionda e non può avere più di nove anni.
“Spingimi, nonno!” Urla, voltandosi verso l’osservatore. Una coppia di mani rugose e macchiate compaiono nell’inquadratura, si appoggiano sulla sua schiena e la spingono in avanti. La ragazzina ride e agita le gambe.
Silva scuote la testa e fa sparire il ricordo nel suo schermo.
Il bersaglio successivo si chiama “Lezione di Vita”. Vi compare la stessa ragazzina, solo più vecchia di quattro o cinque anni. È seduta sul muretto di un giardino, occhi arrossati e trucco sbavato dalle lacrime sul volto lentigginoso. La mano destra di Waite, sempre più scheletrica, le accarezza la guancia, mentre l’uomo le sussurra frasi di circostanza sul primo amore, il dolore e le speranze della gioventù.
- Buon Dio: ora ringrazio che non ho mai conosciuto mio padre.
Il mindbooter sbadiglia e risucchia via il bersaglio. L’elenco prosegue.
- “Cercando Dio”… cazzo, se mi devo beccare anche il sermone di un prete, giuro che la prossima volta a Czanek faccio pagare anche la cena.
Il lucchetto salta.
Il container si spalanca.
Silva spalanca la bocca: ancora la ragazza bionda, stavolta nel pieno dello sviluppo della maturità. È nuda, legata mani e piedi a una sorta di altare di pietra. Attorno a lei, decine di figure vestite con cappe viola e con i volti coperti da maschere prive di lineamenti. La ragazza piange e biascica il nome del nonno. La voce di Waite è un sussurro rauco, che cantilena parole in una lingua sconosciuta.
Le mani sono incartapecorite, giallastre, ma la loro presa sul lungo coltello dalla lama seghettata è ferma.
La ragazza urla. Il vecchio urla più forte. Il coltello le affonda nel ventre, subito sopra l’inguine.
- Cazzo!
Il mindbooter arretra, urta il container alle sue spalle e scivola a terra. Nel frammento di memoria davanti a lui, il vecchio spinge il coltello verso l’alto, tranciando carne, ossa e viscere. La ragazza reclina il capo. Un rivolo di sangue le scorre dalla bocca.
Silva cerca di rialzarsi in piedi, ma la testa continua a girargli. Sente dei conati e porta le mani alla bocca. Si da dell’idiota: la forma digitale in cui sta operando non è in grado di vomitare.
Un sacrificio umano? Nei ricordi un filantropo come Dexter Waite? Possibile che fosse quello l’obiettivo del committente di Czanek? Magari per ricattare il vecchio o rovinarne la reputazione.
Deglutisce. Altro che miniera: la testa di quel tipo era un merdaio e lui ne è immerso fino al collo.
La ragazza si volta e urla. Rovescia gli occhi, mostrando solo il bianco e si mette a sedere. Le corde ai piedi e ai polsi cedono di schianto.
La ragazza… viva o morta che sia sta guardando fisso davanti sé, ma non nell’angolazione che dovrebbe avere se si stesse rivolgendo verso il suo assassino. Sta guardando lui.
La giovane ringhia e allunga un braccio… facendolo uscire fuori dal container.
- No!
Silva scatta in piedi. La ragazza abbandona il suo frammento ed entra nella stiva. Il suo volto si contorce, come se fosse fatto di cera. Lineamenti, naso, occhi… tutto scompare, mentre la bocca si accresce a dismisura e la mandibola si apre in due, lasciando intravedere file su file di denti seghettati. Braccia, gambe e persino le viscere che pendono dal torace squarciato si allungano e si segmentano fino a diventare grossi pleiopodi.
Il mostro lo carica, ma Silva scarta di lato. Uno degli arti chitinosi della creatura affonda nella lamiera del container nel punto dove si trovava la sua testa fino a un attimo prima.
Il mindbooter scappa. Apre lo schermo fluttuante e digita il comando per staccarsi dall’illusione. Non funziona.
- Merda!
Un ruggito alle sue spalle: il mostro si è liberato dalla lamiera e lo sta inseguendo.
È troppo veloce… gli sarà addosso prima che lui possa raggiungere la scaletta.
Ma se non può scappare…
Silva si volta. Il braccio sinistro solleva lo schermo davanti al volto, il destro muove in un taglio perpendicolare dal basso verso l’alto. I portelli di un container si spalancano schiantandosi sulla testa della creatura in carica. Il metallo si piega, ma il mostro è spinto indietro e scivola a terra, sputando sangue e denti spezzati dalle fauci.
Silva si fa avanti. Le dita della mano destra volano sullo schermo fluttuante, digitando stringhe e stringhe di codice.
La bestia si alza. Ruggisce.
Il mindbooter ringhia a sua volta. Completa il codice e lo inserisce. La pila di container alla sinistra del mostro scricchiola e crolla su di lui. Sul pavimento della stiva si allarga una pozza di icore nerastro.
Silva prende dei respiri profondi e si appoggia alla parete.
Cosa cazzo era quella… cosa? Era sbucata fuori da un ricordo di Waite, ma l’illusione è fatta in modo da non poter interagire con i frammenti di ricordi, proprio per impedire a quelli come lui di mettersi a giocare con la testa delle persone.
Il mindbooter si asciuga il sudore dalla fronte e solleva lo schermo: Angelo può effettuare l’estrazione d’emergenza. Sarà impossibile oltrepassare Firewall una seconda volta, ma almeno si sarà tolto da quella brutta situazione.
La mano oscilla sui comandi della chiamata.
I delitti di Waite, il mostro… se riuscisse a venirne a capo, i mindbooter di tutto il mondo racconterebbero le sue imprese… cazzo, potrebbero persino dedicargli delle canzoni!
Non sarebbe più solo “il migliore”, sarebbe una leggenda.
Una scarica di adrenalina lo attraversa. Si volta verso la pila di container accartocciati. Modifica il codice e solleva le braccia: i contenitori si alzano con uno stridio e tornano al loro posto, lasciando sul pavimento un cratere e un ammasso di poltiglia.
Silva stringe i pugni e li solleva. Ride.
Si muove al centro della stanza. Fanculo Czanek e fanculo anche i soldi: ciò che è conservato in questi impianti vale cento volte tanto.
Riprende la lista e comincia a spalancare gli altri container.
“Riunione d’affari”
“Cena in famiglia”
“Momento magico”
Waite scortica un uomo e ne usa la pelle per aggiungere pagine a un libro antico.
“Solitudine”
“L’ultima volta che ho visto mia madre”
“Enigma”
Mani ancora giovani muovono gli intarsi di un cubo metallico. A ogni movimento, volti spettrali compaiono ai bordi del campo visivo, mentre un rumore metallico di catene si avvicina.
“Battesimo del fuoco”
“Buone notizie”
Waite legge una mail: qualcuno gli fa sapere che un tal Colonnello Botumu ha gradito il “regalo” che gli è stato inviato e che entro una settimana lui e i suoi uomini l’avrebbero impiegato per far visita ad alcuni villaggi oltreconfine. Il vecchio ride, intinge un dito una boccetta di qualcosa troppo denso per essere inchiostro rosso e disegna un pentacolo spezzato sullo schermo.
“Laurea”
“Riunione del Consiglio”
“Un vecchio amico”
“Fine dell’illusione”
Silva si ferma. L’ultima memoria in lista è conservata in un container sei o sette volte più grande degli altri. Non l’aveva notato in precedenza solo perché era nascosto dietro gli altri, ma ora…
Deglutisce.
Si avvicina e gli gira attorno. La forma… non è un parallelepipedo perfetto come gli altri che ha visto fino a ora.
Si ferma e spalanca gli occhi.
Non è un container.
È una bara.
Le gambe gli diventano molli. Si appoggia a un contenitore aperto. Alza il braccio: gli occhi passano dal comando per chiamare Angelo alle porte della bara ciclopica.
Gli occhi gli cadono sul nome dato a quel ricordo. “Fine dell’illusione”… quelle di Waite o le sue?
Silva stringe i pugni, chiude il programma della chiamata e schiaffeggia l’aria verso la bara.
Le porte si spalancano. Dietro di loro, il buio di una notte senza stelle.
- Capo? Capo stai bene?
Il mindbootersbatte gli occhi. L’assistente ha rimosso visore e auricolari e gli sta asciugando il volto. È pallido e gli trema il labbro.
- Ho… ho perso il segnale per qualche minuto. Giuro, non è stata colpa mia! – Il ragazzo stritola la pezzuola che stringe in mano. – Dev’essere successo qualcosa di insolito con Firewall…
Il mindbooter lo spinge via, si strappa i jack dalle prese nei polsi e si alza in piedi.
- È successo che sei un’idiota, ecco cosa! La missione è fallita per colpa tua! – Afferra il ragazzo per la maglia, lo solleva e lo sbatte contro il muro. – Con me hai chiuso, Angelo: vattene prima che ti spacchi la faccia.
Lancia via il ragazzo. Angelo rotola sul pavimento. Si volta verso di lui, mostrando il volto sporco di lacrime e sangue. Si alza in piedi ed esce dall’appartamento.
Il mindbooter sorride. Prende il mainframe sulla scrivania, cerca il contatto di Czanek e lo chiama.
“Pronto?”
- Czaneck...
Un sospiro.
“Maestro…”
- Hai fatto un buon lavoro, Czanek – Waite osserva le mani e le stringe a pugno. – Come avevi previsto, Silva. Ha aperto un canale per la sua mente e vi ha immesso di sua spontanea volontà le mie memorie più preziose.
“Grazie, Maestro.”
- Sai cosa fare: quando i medici stabiliranno che il coma di Dexter Waite è irreversibile, non ci dovranno essere dubbi sul fatto che Silva Rusk è il suo erede.
Czanek ride.
“Non si parlerà d’altro sui media per settimane. Il vero Silva lo avrebbe apprezzato.”
- Ora vaga in un buio da cui non si può tornare. Per lui l’illusione non avrà mai fine.
Di Agostino Langellotti