Mamma!
Inviato: martedì 18 ottobre 2022, 0:53
La stanza ha il soffitto di stelline fluorescenti, sulla tenda davanti alla finestra tanti Tigri saltellano allegri. Giulia, nel lettino, avvolta in lenzuola bagnate di sudore, grida disperata.
– Mamma! – Anna accorre. L’ennesima notte inquieta.
– Voglio la mia mamma!
– Sono qui, tesoro.
– Tu non sei la mia mamma.
Anna è disperata, si sente rifiutata, perché sua figlia non la vuole?
– Tranquilla Giulia, era solo un brutto sogno, sono qui.
Giulia scuote la testa e piange.
– Sogno blutto! Voglio la mia mamma!
– Vedrai, domani andrà tutto a posto. – le dice cercando di assecondarla, ma ormai il panico si era impossessato della bimba. Per quanto tempo sarebbe riuscita a sopportare quel rifiuto, lei che aveva desiderato più di qualsiasi altra cosa avere un piccolo esserino da amare, e chissenefregava se il suo compagno si era impanicato ed era scappato via da un impegno più grande di lui. Non importava, lei e Giulia sarebbero state in grado di affrontare il mondo da sole. Peccato che la figlia negasse il loro legame con tutte le sue forze.
Il giorno dopo non era andata meglio.
– Non mi chiamo Giulia!
– E qual è il tuo nome? – aveva cercato di assecondarla Anna.
– Calla Lovelsi.
– Calla, Lovelsi?
La bimba aveva scosso la testa arrabbiata, come a dire: possibile che questa sconosciuta non capisce nulla. E aveva cercato di scandire meglio le parole, sputando alla meglio le erre che non collaboravano. Nulla collaborava. Il mondo, per quella piccola creatura, era qualcosa di misterioso e angosciante e non c’era abbraccio di Anna che riuscisse ad alleviare il suo dolore.
Alla fine Anna aveva capito: – Carla Roversi? – sul viso della bimba si era stampata una mezza luna felice: – Sì.
Carla Roversi… le ricorda qualcosa. Dopo aver lasciato la figlia al nido torna a casa e prova a digitare quel nome in internet.
Una bambina di otto anni era scomparsa dopo essere andata a scuola una mattina: Carla Roversi. Due giorni dopo è stata trovata tagliata a pezzi, in una scatola di plastica, mentre veniva trascinata in giro da una pazza finita in rovina che ne voleva vendere i pezzi al mercato degli organi.
Come era saltato in testa alla sua Giulia quel tragico avvenimento?
Cerca il nome della madre di Carla: Maria Bosso. Deve parlare a quella donna.
Anna va all’indirizzo, spera sia tutto il frutto di una pazza coincidenza.
E cosa le può dire? Non lo sa. Suona il campanello, in tutta risposta, si affaccia a una finestra una donna tutta vestita di nero, con i capelli grigi e l’aria vecchia. – Che volete?
– Parlare di vostra figlia.
– Non voglio parlare con nessuno, tanto meno con voi giornalisti.
– Non sono una giornalista. Ho una figlia convinta che lei sia sua madre e vuole stare con lei.
– Non si faccia più vedere qui o chiamo i carabinieri, ha capito? – e sparisce in casa.
Più tardi torna con Giulia. Suona il campanello e in risposta, quando esce, la donna dice: – Ho chiamato i carabinieri.
– Mamma! – grida Giulia riconoscendola.
– Stronzo di uno scherzo di cattivo gusto. – brontola la donna dal balcone per poi sparire dentro casa.
Ma poi, Anna non sa come mai, e neppure le importa, Carla scende e le squadra.
– Cosa volete da me?
– Che parli con mia figlia, che forse, dico forse, è anche sua figlia reincarnata nella mia, anzi, a sentire lei io non sono nessuno.
Le due donne si squadrano, nei loro occhi diverse disperazioni si incontrano.
Giulia alza le braccia per essere presa da Carla. La donna lottare per un po’ con se stessa poi però prende in braccio la bimba che le dice:
– Mamiii. – e strofina il naso contro il suo.
Gli occhi di Carla si riempiono di lacrime. – Era il nostro saluto.
Stettero strette per un tempo infinito, poi entrambe si staccarono, come assetati che vagano in un deserto e finalmente trovano un’oasi con l’acqua.
Una settimana dopo Giulia si sveglia nella sua stanza con le stelline fluorescenti e le tende con i tigri saltellanti.
– Mamma! – grida.
Anna accorre, la figlia la riconosce e alza le braccia felice.
– Mamma! – Anna accorre. L’ennesima notte inquieta.
– Voglio la mia mamma!
– Sono qui, tesoro.
– Tu non sei la mia mamma.
Anna è disperata, si sente rifiutata, perché sua figlia non la vuole?
– Tranquilla Giulia, era solo un brutto sogno, sono qui.
Giulia scuote la testa e piange.
– Sogno blutto! Voglio la mia mamma!
– Vedrai, domani andrà tutto a posto. – le dice cercando di assecondarla, ma ormai il panico si era impossessato della bimba. Per quanto tempo sarebbe riuscita a sopportare quel rifiuto, lei che aveva desiderato più di qualsiasi altra cosa avere un piccolo esserino da amare, e chissenefregava se il suo compagno si era impanicato ed era scappato via da un impegno più grande di lui. Non importava, lei e Giulia sarebbero state in grado di affrontare il mondo da sole. Peccato che la figlia negasse il loro legame con tutte le sue forze.
Il giorno dopo non era andata meglio.
– Non mi chiamo Giulia!
– E qual è il tuo nome? – aveva cercato di assecondarla Anna.
– Calla Lovelsi.
– Calla, Lovelsi?
La bimba aveva scosso la testa arrabbiata, come a dire: possibile che questa sconosciuta non capisce nulla. E aveva cercato di scandire meglio le parole, sputando alla meglio le erre che non collaboravano. Nulla collaborava. Il mondo, per quella piccola creatura, era qualcosa di misterioso e angosciante e non c’era abbraccio di Anna che riuscisse ad alleviare il suo dolore.
Alla fine Anna aveva capito: – Carla Roversi? – sul viso della bimba si era stampata una mezza luna felice: – Sì.
Carla Roversi… le ricorda qualcosa. Dopo aver lasciato la figlia al nido torna a casa e prova a digitare quel nome in internet.
Una bambina di otto anni era scomparsa dopo essere andata a scuola una mattina: Carla Roversi. Due giorni dopo è stata trovata tagliata a pezzi, in una scatola di plastica, mentre veniva trascinata in giro da una pazza finita in rovina che ne voleva vendere i pezzi al mercato degli organi.
Come era saltato in testa alla sua Giulia quel tragico avvenimento?
Cerca il nome della madre di Carla: Maria Bosso. Deve parlare a quella donna.
Anna va all’indirizzo, spera sia tutto il frutto di una pazza coincidenza.
E cosa le può dire? Non lo sa. Suona il campanello, in tutta risposta, si affaccia a una finestra una donna tutta vestita di nero, con i capelli grigi e l’aria vecchia. – Che volete?
– Parlare di vostra figlia.
– Non voglio parlare con nessuno, tanto meno con voi giornalisti.
– Non sono una giornalista. Ho una figlia convinta che lei sia sua madre e vuole stare con lei.
– Non si faccia più vedere qui o chiamo i carabinieri, ha capito? – e sparisce in casa.
Più tardi torna con Giulia. Suona il campanello e in risposta, quando esce, la donna dice: – Ho chiamato i carabinieri.
– Mamma! – grida Giulia riconoscendola.
– Stronzo di uno scherzo di cattivo gusto. – brontola la donna dal balcone per poi sparire dentro casa.
Ma poi, Anna non sa come mai, e neppure le importa, Carla scende e le squadra.
– Cosa volete da me?
– Che parli con mia figlia, che forse, dico forse, è anche sua figlia reincarnata nella mia, anzi, a sentire lei io non sono nessuno.
Le due donne si squadrano, nei loro occhi diverse disperazioni si incontrano.
Giulia alza le braccia per essere presa da Carla. La donna lottare per un po’ con se stessa poi però prende in braccio la bimba che le dice:
– Mamiii. – e strofina il naso contro il suo.
Gli occhi di Carla si riempiono di lacrime. – Era il nostro saluto.
Stettero strette per un tempo infinito, poi entrambe si staccarono, come assetati che vagano in un deserto e finalmente trovano un’oasi con l’acqua.
Una settimana dopo Giulia si sveglia nella sua stanza con le stelline fluorescenti e le tende con i tigri saltellanti.
– Mamma! – grida.
Anna accorre, la figlia la riconosce e alza le braccia felice.