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Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 18 ottobre 2022, 2:22
da antico
BENVENUTI ALLA DAVIDE MANNUCCI EDITION, LA SECONDA DELLA DECIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 167° ALL TIME!Questo è il gruppo LA CONTESSA della DAVIDE MANNUCCI EDITION con DAVIDE MANNUCCI, Campione della Nona Era di Minuti Contati, come guest star. Gli autori del gruppo LA CONTESSA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo ALTROVE.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo DER SCHREIBER. Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da DAVIDE MANNUCCI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, e dai miei collaboratori verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK DECIMA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Ho forzato solo per non fare capitare nello stesso gruppo due racconti con Malus.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo LA CONTESSA:Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti, ore 23.09, 3618 caratteri
Una lettera, di Alessandro Canella,
ore 01.30, 3158 caratteri
MALUS QUATTRO PUNTIRacconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia, ore 00.28, 3308 caratteri
Pausa pranzo, di Andrea Furlan, ore 00.06, 3962 caratteri
Mi vivi dentro, di Read Only, ore 00.29, 3592 caratteri
Terrazza con vista, di Sira66, ore 22.49, 3552 caratteri
Natale, di Giovanni D’Addabbo, ore 00.30, 3987 caratteri
Volo da te, di Maurizio Chierchia, ore 00.52, 3975 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 27 OTTOBRE per commentare i racconti del gruppo ALTROVE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo ALTROVE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo ALTROVE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA DAVIDE MANNUCCI EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 24 ottobre 2022, 21:51
da laleti
La prima classifica non si scorda mai... e di sicuro per me sarà così. Ho letto un sacco di cose che non mi hanno lasciata indifferente, quindi grazie agli autori e alle autrici!
1) Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
Alla prima lettura questo racconto mi ha colpita per la sua sensorialità, alla seconda mi ha commossa. Se devo trovare un difetto è la ripetizione dei "perdio", e il "peserà, oh se peserà" iniziale: trovo che introducano una nota grottesca che stona con il bel contrasto che hai creato tra due mondi: il fango e la puzza di morte da una parte, la fragilità e l'amore ostinato di Gianfranco dall'altra. Molto bello che lui si porti il cadavere di Marisa a casa per poi guardarne solo la foto e lasciarlo nel sacco finché non lo riporta al cimitero. È quando fanno cose senza logica come questa che i personaggi sono davvero riusciti. Bravo!
2) Pausa pranzo, di Andrea Furlan
Hai preso il tema dal lato opposto: Allegra non ci pensa nemmeno, a lasciare andare. Funziona molto bene! I dialoghi sono scorrevoli e naturali, forse qualche battuta può essere tagliata ma non necessariamente. Hai sfruttato il cliché degli occhiali da sole indossati per nascondere i segni delle percosse a tuo favore, ribaltando subito dopo le carte in tavola quando mostri le dita di Pietro nella borsetta di Allegra. Il tono freddino e disilluso si intona bene all'antipatia che la voce narrante prova per la protagonista. Da amante dello splatter non posso che apprezzare.
3) Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
Tema centrato in pieno. Nel primo terzo del racconto i movimenti del protagonista sembrano un po' macchinosi e poco naturali, forse è una scelta voluta visto che si autodefinisce "un automa". Qualche luogo comune (la bestemmia sibilata, l'imprecazione tra i denti), ma dopo il secondo caffè tutto diventa più fluido e, poco dopo, l'arrivo di Erika crea un'atmosfera dolce e buffa, terribilmente immersiva – scelgo l'avverbio non a caso, perché il colpo di scena finale, costruito con naturalezza, fa un gran male. Sono partita scettica ma mi sono dovuta ricredere di brutto!
4) Terrazza con vista, di Sira66
Interessante l'aggancio che hai trovato al tema: Luca chiede a Irma di lasciarlo andare, ma è lui che non molla la presa. Per questo racconto parlerei di sguardo narrante: un piano sequenza molto riuscito, che dal paesaggio si avvicina alla casa di riposo, poi ai protagonisti, e ce li fa conoscere senza spiegoni ma con immagini efficaci (le paste, la gatta, le reazioni di Irma slegate dalle parole di Luca). A volte si sente la mancanza di qualche virgola ma non è un grosso problema. La lista di cose che Luca racconta smorza un po' l'atmosfera, ma poi la riacciuffi. Bella prova!
5) Mi vivi dentro, di Read Only
Sei riuscita a commuovermi, parlando di un tema in cui sarebbe stato molto facile cadere nel patetico. Hai mantenuto un'ironia leggera e amara nelle parti in cui la tua voce narrante si attacca a un ottimismo incrollabile, un'ironia che diventa dolce e delicata quando descrivi Astrid e le cose buffe e speciali che fa. Una sciocchezza: nella frase "le pongo un biscotto" credo ti sia scappato un refuso per "porgo". Nel finale ti sei un po' ritratta e sei passata a un tono più descrittivo, è un peccato perché nel resto del testo hai bilanciato benissimo le immagini e le emozioni.
6) Volo da te, di Maurizio Chierchia
Incipit promettente: la descrizione iniziale, ricca di dettagli, funziona e ci fa entrare in una casa che sembra già disabitata. Bello anche il rimando fra la trave che cigola e la voce di lei. I dettagli concreti sono il punto di forza del racconto. Suona strano che le spiegazioni di lui siano rivolte proprio a lei, a quella foto di cui non è riuscito a liberarsi e che, si presume, abbia assistito a tutto lo svolgersi della sua spirale discendente. Forse basterebbe cambiare il "destinatario" del monologo del protagonista per farlo funzionare meglio. Il finale indugia troppo su cose già dette e questo non è molto coerente con la scelta drastica del protagonista.
7) Una lettera, di Alessandro Canella
Pur essendo una scelta interessante e in tema, il doppio piano dell'identità femminile che Lucio lascia andare (identità di genere ed eredità materna) crea confusione. Il fatto che l'attenzione della voce narrante sia su oggetti/parti del corpo isolate all'inizio crea l'effetto straniante che probabilmente cercavi, che si perde con la ripetizione. I dialoghi risentono un po' della stessa forzatura e di un'eccessiva tendenza a spiegare, i personaggi arrivano troppo in fretta a una risoluzione serena, che stride con l'ostinazione del padre di Lucio nelle righe centrali. Lavorando per sottrazione potrebbe venire fuori un testo più efficace.
8) Natale, di Giovanni D’Addabbo
Il contenuto del racconto è in tema, ma sviluppato con un po' di indecisione che ha portato disordine. La freddezza del tono è una scelta interessante, ma non so se è davvero voluta. Le battute del protagonista non suonano naturali, ma piuttosto stereotipate. C'è un errore di gestione della voce narrante, che prima parla in prima persona, per poi passare alla terza e ritornare alla prima sul finale; anche i tempi verbali sono poco coesi. Il narratore passa da dettagli pratici e quotidiani a considerazioni quasi da biografia sulla vita del padre che sta per finire. Non è chiaro cosa vuoi mostrare; ti invito a pensarci e a lavorarci ancora.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 25 ottobre 2022, 11:59
da DandElion
Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
È terribile perdere in fase prenatale un figlio voluto, ma è indescrivibile perderne uno già nato.
È una cosa così innaturale che la mente non la può concepire.
Perfetta declinazione del tema del dolore, straziante e incontenibile. Ottima la scrittura, misurato il climax che fa arrivare la conclusione come uno schiaffo ben assestato sul viso.
Chapeau. Davvero un'ottima prova.
Una lettera, di Alessandro Canella
Vediamo se ho capito.
Lui la ama, lei muore, il frutto del loro amore è trans (ma non ho capito se uomo o donna trans) e se il nome anagrafico fosse Lucìa con Lùcio mi suona male, tanto più che nella maggior parte dei casi il dead name viene proprio lasciato stare in favore di un nome che non suoni simile.
Scritto bene, un po' confuso, non proprio collimante al 100% con il tema.
Sarebbe stato interessante lasciar andare l'identità più che la madre morta.
O forse non ci ho capito un cavolo?
Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
Ciao,
Ottima l'atmosfera, ben resa nei particolari, l'idea della precarietà della sepoltura, della novità della solitudine e del dolore che porta alla pazzia.
Appunti sul piano della realtà.
Rarissime in Italia le sepolture a terra, in terra, sono una roba da film americani. I pozzetti in terra sono parallelepipedi di cemento armato con la possibilità di ospitare uno o più inquilini a lungo termine a seconda della struttura infissa in terra.
Impossibile aprire una bara senza strumenti che possano fare leva sul coperchio zincato. il primo strato di chiusura generalmente è una lamina metallica in lega di zinco che viene saldata dopo aver messo il corpo e poggiato un velo puramente "estetico" sulla salma. A seguire si avvita il coperchio con un avvitatore non manuale.. insomma non la apri per cieca follia con una zampata.
Non ho capito il "lasciami andare, amore mio" se è stato un regalo notturno della moglie morta o se era già stato scritto dietro la foto in fase di sepoltura.
Pausa pranzo, di Andrea Furlan
Plot twist splatter! Adoro.
Molto ben scritto, il personaggio di Allegra-che-poi-tanto-allegra-non-pare, mi piace molto.
Facile per me immedesimarmi completamente con Marta che rinuncia a ogni sua cosa se qualcuno chiede aiuto e che poi si costringe a mettere una pezza alla realtà anche orribile che la travolge.
parola chiave "instabile".. direi che l'ha ampiamente dimostrato.
ottima prova.
Mi vivi dentro, di Read Only
Tutte le emozioni che hai espresso sono assolutamente genuine, autentiche, seriamente improntate su come sta un gatto che fino a ieri era sano apparentemente e oggi è praticamente morto e non lo sa ancora, il gatto è molto resistente e davvero crolla di getto in maniera inaspettata. Il climax per cui il sussurro diventa miagolio è perché veramente da non si sa dove prendano la forza di cercare di vivere un altro istante, senza riuscirci. Dolorosissima la diagnosi che non lascia speranze e a volte anche il veterinario che vedendo scappare la gallina dalle uova d'oro (l'umano di riferimento disperato darebbe un rene per salvare il proprio gatto) magari lo munge di quei 5-600€ inutili covando la falsa ed improbabile speranza di un miracolo..
Bene io mi sono rivista in ogni singolo passaggio ed è terribile quanto a distanza di qualche anno ancora faccia malissimo ed è incredibile quanto lei sia ancora qui con me, nella sua assenza concreta, in tutto quello che faccio.
Terrazza con vista, di Sira66
Vedere il mondo con gli occhi opachi.
Non riconoscere cose, persone, luoghi.
Perdere la propria identità, la fame, il contatto con la realtà.
Il senso del tempo che se ne va.
I malati di Alzheimer sembrano tutti fratelli, guardano al mondo con lo stesso sguardo sperduto, lontano.
Hai saputo rendere benissimo l'impotenza di chi, senza averlo scelto, si trova orfano ma con la madre ancora in vita, senza che quella donna esista più, oltre la superficie dell'ingombro del suo corpo.
Natale, di Giovanni D’Addabbo
Quando ero giovane e l'esperienza dell'accudimento, dell'accompagnare, del nascondere il dolore non l'avevo ancora vissuta, una mia amica molto più grande di me mi disse di suo padre in fin di vita: "Arriva un momento in cui il corpo e l'anima non vanno più d'accordo e l'anima soffre perchè vuole staccarsi dal corpo." li per lì mi era sembrato orribile, vedere il trapasso come una azione volontaria e non come una tagliola che prima o poi colpisce tutti.
Col passare degli anni e ahimè delle esperienze accumulate hai pienamente colto il segno. Arriva un momento in cui la persona non è che smetta di "lottare perchè è stanca", ma semplicemente vuole andare, tutto questo accanimento innaturale - specie di alcune frange "pro vita" che parlano a sproposito di cosa voglia Dio - non è benefico.
Ottima centratura del tema, ottima scrittura.
Volo da te, di Maurizio Chierchia
Uh wow!
L'amore finito, non più sostenuto diventa il trampolino di lancio - è il caso di dirlo- per un passaggio di stato.
L'autolesionismo del protagonista non è dettato da "una botta di matto" ma una oculata ricerca di andarsene.
Generalmente i suicidi mancati non hanno il coraggio di fare un secondo giro, quando la botta di adrenalina della quasi morte li risveglia dalla trance autolesionistica e altrettando generalmente le travi di legno se crollano per lo strattone coinvolgono nel crollo tutto il pavimento sovrastante.. insomma resa benissimo l'idea della disperazione, ma un po' irrealistico a tratti.
Classifica!
Soffertissima, durissima e con 2-3 a parimerito e 4-5 a parimeto se potessero essere dati voti parimerito.
1. Pausa pranzo, di Andrea Furlan
2. Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
3. Mi vivi dentro, di Read Only
4. Terrazza con vista, di Sira66
5. Natale, di Giovanni D’Addabbo
6. Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
7. Volo da te, di Maurizio Chierchia
8. Una lettera, di Alessandro Canella
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 25 ottobre 2022, 16:07
da Polly Russell
EDIT
Ho scoperto che non so usare lo spoiler, e voi scoprirete che sono troppo pigra per riaprire il messaggio e cancellarne le tracce.
1) Na-na-no
[spoiler] Tema centrato, anche tu hai deciso per la declinazione poi prevedibile, ma non è un difetto, solo una mia constatazione. Anche perché tra l’altro con il tempo contato la cosa più logica da fare è quella di viaggiare su binari sicuri.
La storia è struggente ma al tempo stesso molto delicata. sei riuscita a strappare il cuore al lettore senza bisogno di troppe parole o di scene tristi o descrizioni puntigliose. anzi, hai usato un momento gioioso per farlo, quindi i miei complimenti.
anche sullo stile ho poco da dire. Oltre a un paio di trascurabili refusi, togliere quel “mentre sgranocchio un biscotto” e partirei direttamente dal rumore dei piedini.
perché in una prima lettura non si nota, ma già alla seconda un po’ stona. Il narrante sta sognando anche di mangiare il biscotto? perché no, può essere, ma se togli quel pezzo, lui si è semplicemente addormentato durante il tg. E secondo me fila meglio.
null’altro: una gran buona prova.[/spoiler]
2) Pausa pranzo
[spoiler] A meno che non sia un libro game, bandirei la seconda perdona, dal globo!
Per fortuna tu la usi bene e il mio stress da II pers sing, si affievolisce.
Molto bello il finale, inaspettato, deliziosamente gore. Buona caratterizzazione dei personaggi e trama solida. Abbiamo un dove, un come, un perché è anche un po’ dì background: con 4k mi pare un buon risultato.[/spoiler]
3) Racconto di una notte di pioggia
[spoiler]
ciao!
Sicuramente d’effetto. Una terza ben focalizzata e tema centrato. Tutto bene, quindi.
beh no, un paio di appunti li devo fare. :)
Ok il focus sul pdv ma la stessa imprecazione quattro volte in 4k è un po’ troppo. Anche perché avresti avuto una mezza manciata di caratteri da usare nel finale? che è un po’ tirato via. La scritta dietro alla foto lascia il dubbio che forse se ne era proprio andata, non che stesse per morire. (che poi ai fini della trama non pesa un cacchio, ma è comunque una curiosità.)
Insisti con torcia a pila. una volta va bene per dare una connotazione temporale, (che poi bastava la foto plastificata) due è troppo.
Non so come vengano chiuse le bare, so per certo che per la tumulazione in terra non si usa la zincatura, ma forse leva con la pala, per aprirla, gliel’avrei fatta fare.
Comunque una buona prova.[/spoiler]
4) Una lettera
[spoiler] mmm… ni. Stavolta: ni.
Capisco l’esigenza di non avere un pdv solido e il non poter usare troppo soggetti o articoli (immagino che in inglese avresti avuto meno problemi) ma tutto questo “mani che” “dita che” stanca da morire. va bene una volta, poi sembra che tu abbia litigato con la grammatica e abbia vinto lei. Tutto funzionale alla sorpresa finale, ma troppo. Diventa tanto stancante che a metà racconto ti chiedi dove voglia andare a parare. Almeno io me lo sono chiesta perché so come scrivi. In un altro caso avrei semplicemente pensato “ok, uno alle prime armi”.
anche perché sono abbastanza certa che se ti sforzi un po’, lo trovi il modo di lasciare comunque il dubbio sul genere di lui (nonostante il padre le si rivolga al femminile), mantenendo una scrittura più fluida.
per la trama, ok. Oh Dio, credo che il fatto che da donna somigliasse alla madre sia l’ultimo dei “problemi” di un uomo che, pare, abbastanza aperto mentalmente; ma ci sta.
Tema centrato.[/spoiler]
5) Terrazza con vista
[spoiler] Anche tu hai scelto l’onnisciente, niente da fare, proprio non mi piace. Ma sono gusti.
Mi sono persa un po’ l’aderenza alla trama. Mi spiego. Irma non ha riconosciuto il figlio, non le interessa nemmeno molto quello che le sta dicendo e lo segue più per educazione che altro, quindi perché “lasciami andare”? Ci sta che sia usato solo come modo di dire, ma mi aspetto che abbia un valore un po’ più profondo per considerare un racconto attinente al tema.
Scritto bene, buone le descrizioni degli ambienti. qualche peccatuccio veniale: sembra che stia spostando la gatta è non la sedia.
Quando Luca la aiuta ad alzarsi, il soggetto era ancora Irma, della frase precedente, ci voleva un a capo, tutte cosette di poco conto, alla fine.[/spoiler]
6) Volo da te
[spoiler] Ciao!
Allora, il tema è centrato. Purtroppo il racconto è tanto, tanto tell… Mi spiego: a che serve raccontarci gli step della sua discesa nell’alcolismo? uno che si attacca al collo di una bottiglia di Alchermes rende già l’idea.
Guarda andava tutto bene all’inizio, bella la descrizione della stanza, due pennellate che però hanno reso l’idea della sua disperazione in modo perfetto, poi sei partito col raccontato. Troppo raccontato, bastavano un paio di accenni.
Anche perché non ho nemmeno ben capito se la sua lei sia morta o solo andata via.
Ha ragione la “vecchia” Dandelion sulla trave, e non solo, aggiungerei che si sarebbe portato via pure un pezzo di solaio. oltretutto non ho ben capito di che costruzione si tratti, perché delle travi di legno a vista, su un palazzo con la terrazza all’ultimo piano, mi sembrano davvero strane. Chi è quel pazzo che costruisce un grattacielo con le travi in legno? perché sono almeno tredici-quattordici piani per vedere le auto minuscole. oltretutto una trave che si spezza in due per quanto? 80-100 chili? Se l’inquilino del piano di sopra mette un acquario è la fine.
E ancora, si stava ammazzando per strangolamento, (troppo poco spazio per rompersi il collo) e non sente niente? Ci liquidi un soffocamento con un po’ di mal di gola?
Insomma, mi è piaciuta l’idea, molto romantico è terribile il tutto, molto forte, però devi rivedere le dinamiche e un po’ la forma.
alla prossima[/spoiler]
7) Mi vivi dentro
[spoiler] ciao.
Ci sono un po’ di errori, sembra che ti abbia scritto di getto, talmente tanto da non essere riuscito a riordinare le idee. “Trasforma il suo sussurro in un miagolio” ma magari è il contrario. Idem per il cibo. Mi pare strano che abbiano un bidone per l’umido è un cassetto per le crocchette, il contrario suona meglio. A meno che il padrone di casa non apra tutte le scatolette e le versi in un bidone, che voglio dire, ognuno a casa sua fa quello che vuole.
Le virgole mancano un po’ dappertutto, non ti sto a riportare le frasi ma a un certo punto sembra che la povera Astrid urini dagli occhi.
C’è un po’ di confusione anche all’inizio. Dici che Astrid mangi come un leone, invece non lo fa. Sarebbe stato meglio un tempo al passato, magari mangiava come un leone appena prima di essere portata in clinica.
Verso la fine scrivi “rimane impassibile perfino davanti al cibo” come se fosse una cosa strana, mentre per tutto il racconto non ha fatto altro.
L’aderenza al tema è perfetta e il “lasciare andare” la gatta è stato un vero e proprio atto d’amore.
Mi piace come hai reso le emozioni del narrante e il suo non volersi arrendere fino alla fine.
Da rivedere un po’ la forma.[/spoiler]
8) Natale
[spoiler]
Ciao e ben trovato.
Non mi soffermo sulla trama, la traccia evocava qualcosa di simile, e tu come molti altri hai creato una storia struggente. Nulla da dire e tema centrato. Anche se il “lasciami andare” finale è poco giustificato. Non è che il figlio si sia accanito per tenerlo in vita, è con lui solo da pochi minuti.
Mi soffermerò sullo stile, premettendo che tutto quello che dico è solo volto a migliorare il testo.
Inizi la narrazione con un onnisciente, poi lo perdi nella telefonata, in teoria dovremmo sapere cosa gli stanno dicendo al telefono, ma visto il numero dei caratteri dati, è solo un peccato veniale.
Passi per il tell di cui è infarcito tutto il pezzo, sei con un onnisciente, lo puoi fare.
Solo che poi passi in prima senza alcun preavviso. Il pezzo in cui il figlio ricorda che il padre amava tanto la madre esce da un fianco, avrei capito se lo avessi messo qualche rigo prima, quando parli della prima moglie morta e delle seconde nozze, così sono solo informazioni date a caso.Non c’è un motivo vero e proprio perché lui decida di sdraiarsi lì accanto proprio in quel momento. Capisci che intendo? non è successo nulla per fargli prendere quella decisione.
o almeno noi non l’abbiamo visto. Magari un sussulto, una lacrima che scivola via.
insomma, l’idea c’è e fa il suo dovere ma riguarderei la stesura. e te lo dico, e sono anche un po’ pedante, perché ci vedo un gran potenziale.
[/spoiler]
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 26 ottobre 2022, 22:37
da Shanghai Kid
Odio sempre quando mi tocca assolvere all’ingrato compito di classificare i vostri scritti. Ogni volta è una fatica, un’agonia. Ma bando alle ciance, ecco classifica e commenti.
Grazie a tutti davvero per le belle letture:
1. Volo da te, di Maurizio Chierchia
2. Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
3. Pausa pranzo, di Andrea Furlan
4. Mi vivi dentro, di Read Only
5. Terrazza con vista, di Sira66
6. Una lettera, di Alessandro Canella
7. Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
8. Natale, di Giovanni D’Addabbo
Na-na-no
Ciao Nicoletta, e piacere di leggerti!
Andiamo con ordine. Sicuramente il tema è centrato. Devo dire che il titolo mi è piaciuto molto e ho trovato nel tuo racconto una nota di dolcezza che mi ha accarezzato durante tutta la lettura. La declinazione che hai dato del tema è sicuramente tra quelle più prevedibili, ma poco importa: hai scelto un modo molto delicato per raccontare un evento straziante e lo apprezzo davvero.
Una nota, ma è una sciocchezza: penso tu volessi scrivere "volute" di fumo non "volate" o forse si può dire anche così e me lo sono persa io?
Racconto di una notte di pioggia
Ciao Francesco e piacere di leggerti!
Del tuo racconto ho apprezzato molto l’atmosfera che, in totale mimesi con il sentire del protagonista, ti aiuta ad empatizzare con lui. La tua storia è ben scritta, fuori da ogni dubbio ed emotivamente provante. Se posso permettermi una piccola annotazione, direi che avrei apprezzato un ritmo un po’ più incalzante, una sorta di climax ascendente che qui invece, parlo almeno per me, non ho riscontrato o non quanto avrei voluto.
Bella anche la chiusa: “Singhiozzi e passi di stivali oscurano l’alba.”
Pausa pranzo
Ciao Andrea e piacere di leggerti!
Che dire? Lo sai che sono una grande estimatrice della tua penna e della tua fantasia e devo dire che nemmeno questa volta hai disatteso le mie aspettative, anzi.
Il tuo racconto è godibilissimo e scritto molto bene. Se proprio devo farti le pulci, mi dichiarerò in disaccordo con Polly e secondo me il finale era piuttosto telefonato, almeno, io me lo aspettavo. Il racconto è comunque riuscito, eccome, però ecco, se proprio devo segnalarti un possibile punto di miglioramento ti direi di “tenere più nascosta” la deriva finale che prende la storia.
Mi vivi dentro
Ciao Morena e piacere di leggerti!
Come per Andrea, sai quanto apprezzi la tua penna e le storie che ne cavi fuori.
Ti dico che io non ho mai avuto un gatto, non sono emotivamente molto toccata dalle storie sugli animali, eppure con la tua ho quasi pianto. Direi, quindi, un risultato più che ottimo. Se uno scrittore riesce a farti empatizzare con cose che non appartengono a chi sei, per me ha fatto ciò che di più nobile e utile c’è in questa meravigliosa faccenda di scrivere.
Da un punto di vista stilistico, invece, il racconto è ben scritto, ma ti sono scappati diversi errorini (nulla di grave), vedi ad esempio la punteggiatura qui: “Mi accovaccio accanto a lei nel buio del bagno dove ormai vive da giorni piango disperata,”.”
Anche la costruzione sintattica di questa frase, per quanto poetica, secondo me rompe un po’ il ritmo: “ho sperato che quel segno via non andasse mai.” Io avrei scritto “ho sperato che quel segno non andasse mai via”.
Il finale manca un po’ di mordente.
Tutto questo al netto di una prova, come sempre, molto buona.
Terrazza con vista
Ciao Sira66 e piacere di averti letto!
Devo dire che, nonostante la semplicità della trama, il tuo racconto mi è proprio piaciuto. Intendo dire che, errorini (come ti hanno già segnalato) a parte lo trovo scritto molto bene. E’ delicato, elegante e scorre fluido: ottimo! A differenza della lettura che ne ha dato Polly, io ho inteso la richiesta del figlio più come una richiesta egoriferita, piuttosto che una richiesta alla madre che non l’ha nemmeno riconosciuto. Come se quel “lasciami andare” celasse in realtà un desiderio profondo e lacerante: quello di esistere ancora per lei al punto tale che lei fatichi a lasciarlo, appunto, andare.
Magari ho male interpretato, ma, ecco, in questa declinazione mi piace.
L’unico vero appunto che ho da farti è il seguente: “Ma Irma non sa chi sia quello che le sta parlando, né sa di aver avuto un marito, una casa e dei nipoti, neppure una sorella e tantomeno una parrucchiera.” Ho trovato questo spiegone sulla sua condizione un po’ inutile, oltre che ridondante. Vero è che erano solo 4000 battute, ma, ecco, te la saresti potuta giocare meglio con una soluzione meno didascalica.
Buona prova, comunque.
Natale
Ciao G.C.D’Addabbo e piacere di averti letto!
Sicuramente il tema è centrato e l’argomento toccante. Sono d’accordo solo parzialmente con Polly circa il “lasciami andare” finale, perchè il figlio in qualche modo lo sta tenendo in vita mediante le cure e quindi potrebbe avere senso, ma credo che avresti potuto accompagnare diversamente e meglio il lettore a questa battuta.
Il tuo racconto non è originale, ma non importa, perchè è delicato ed è una carezza sul cuore, però l’ho trovato un filo confuso in alcuni passaggi, come ti hanno già segnalato.
Volo da te
Ciao Maurizio e piacere di averti letto!
Sono in difficoltà a riempire questo spazio perchè il tuo racconto mi è semplicemente piaciuto. Mi è piaciuta la storia e mi è piaciuta come l’hai raccontata. Ho trovato nel tuo testo un mix di disperazione e delicatezza davvero ben amalgamati. Mi è piaciuta la descrizione che ha aggiunto una sfumatura poetica, senza essere stucchevole. Il tuo è un testo aggraziato e la tua storia struggente. Se proprio devo trovare qualcosa su cui romperti, ti dirò che ci sono alcuni clichè che avrei preferito resi con più originalità (ma ti sto proprio facendo le pulci, eh). Un esempio su tutti, il cuore con incise le iniziali dei due amanti. Ma sai cosa ti dico? Che poi la vita a volte a più clichè che botte di originalità.
Ottima prova.
Una lettera
Ciao Alessandro e piacere di averti letto!
Devo ammettere che anche per me il tuo testo è stato parzialmente di difficile decifrazione. Ho capito la situazione, ma in alcuni punti mi è parsa un po’ confusa. Apprezzo molto che tu abbia provato a sperimentare e anche la declinazione per niente banale - anzi - che hai dato al tema. Ammiro sempre chi osa e si spinge fuori dal seminato. Penso tuttavia che, seppur con una buona ed originale storia, tu abbia un po’ pagato lo scotto dell’esiguo numero di caratteri che ti era concesso per raccontarla.
Al netto di una costruzione complessa, stilisticamente il testo mi è piaciuto molto.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 13:17
da Pietro D'Addabbo
1. Terrazza con vista, di Sira66
2. Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
3. Mi vivi dentro, di Read Only
4. Natale, di Giovanni D’Addabbo
5. Pausa pranzo, di Andrea Furlan
6. Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
7. Una lettera, di Alessandro Canella
8. Volo da te, di Maurizio Chierchia
Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
Mi è mancata un po' di semina che facesse intuire che si trattasse di un sogno pur senza darne certezza.
E' vero che la svolta finale arriva con una sorpresa che è massima se non si danno indizi, ma ho sempre trovato l'espediente 'sogno/immaginazione' una sorta di tradimento, con cui si può improvvisamente dire al lettore "Sei caduto nel pozzo, marcia indietro di dieci caselle e tira il dado di nuovo. Abbiamo scherzato". Il racconto dopo il risveglio è così breve che non ho fatto in tempo a leggere ed empatizzare per questo padre piangente.
La 'botta' mi è arrivata però alla seconda lettura, quando sapevo dove si andava a finire.
Se la logica e il cinismo della vita quotidiana possono tenere lontano il ricordo cosciente della scomparsa della figlia, nel mondo dei sogni i vincoli si spezzano ed eccola tornare 'in vita', per rinnovare al risveglio il dolore della perdita.
Quindi tema centrato in pieno e in maniera particolarmente toccante per un lettore che, prima di ogni altra cosa, si autodefinisce come padre.
Una lettera, di Alessandro Canella
Sono d'accordo con Stefano in merito alla narrazione del tipo 'oggetto che fa qualcosa'. L'effetto che hai ottenuto è di farmi continuamente pensare a una sorta di famiglia Addams in cui non ci fosse una sola 'Mano', ma tutta una serie di mobili e organi in grado di agire da soli. Perfetto per un racconto creepy ma non credo che fosse il tuo intento.
Ho apprezzato moltissimo invece il senso che hai dato al tema, molto laterale rispetto a quello immediato. Leggo comunque un lasciare andare, ma inteso come accettazione di scelte esistenziali invece che del trapasso o dell'indipendenza. Molto ben pensato.
Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
Anch'io trovo ottimamente reso e focalizzato il punto di vista, nonostante l'uso della terza persona. Anzi, come in altri casi è funzionale a dare l'idea che il protagonista sia in uno stato di straniamento tale da 'vedersi agire' come se si tratti appunto di una diversa persona che lo osserva. Capita in alcuni ricordi d'infanzia.
Una pecca a questo proposito sono le imprecazioni. Il "Pesa, perdio.", anche senza virgolette o corsivo a sottolinearlo, sembra un pensiero interno al protagonista e estraneo al narratore. In una terza mi aspetto solo "Pesa." perché il protagonista cammina curvo. Se il commento fosse del narratore, invece, mi aspetterei un'imprecazione a vedere l'orrore di quel che vede e non può fermare, non a quanto pesi il sacco.
La seconda pecca la trovo proprio nell'uso del sacco per trasportare il cadavere. Come può importargli di recuperare il badile, la foto e la torcia per giunta esaurita? Ha fra le sue braccia il suo amore, dovrebbe trasportarlo in auto e metterla seduta, portarla fino a casa e adagiarla sul letto, o qualsiasi altra cosa abbia intenzione di farci.
Invece deve infilarla in un sacco che le procurerà escoriazioni, sgualcirà il vestito, ecc...
Lei è, letteralmente, un peso morto da caricare in spalla mentre un attimo prima era una fronte gelida da baciare e un seno da ammirare nonostante fosse immobile.
Non so, queste due immagini fanno a pugni nella mia testa: la freddezza del trasporto contro la follia sentimentale che eri riuscito a descrivere.
Pausa pranzo, di Andrea Furlan
Mi unisco ai commenti sulla riuscita incerta della seconda persona.
Per darti una nota in più, aggiungerò che l'incipit mi ha frenato un po' mentre il resto scorreva piuttosto bene. Il problema è stato ritrovarsi tanti nomi propri nelle prime righe. Sai bene come i PNG cambino di importanza, nei GDR, quando arrivano ad avere diritto ad un nome. ;-)
E' come se dicessi in partenza di dover immaginare in scena cinque attori, fra protagonista e altri 4 nomi, e poi due non li fai uscire per niente dalle quinte. Uno sforzo che hai richiesto al lettore e che potevi evitare con facilità con un generico "Tu e le altre", che non quantificando avrebbe dato anche un maggior peso all'essere 'outsider' di questa Allegra e della stranezza della sua richiesta.
Mi unisco però anche a coloro che hanno apprezzato la svolta splatter, adatta al periodo che si avvicina.
Bella trovata, intrigante.
Mi vivi dentro, di Read Only
Cercando di mantenere il distacco, trovo sia un punto debole nel racconto il ricordo dell'abilità notturna del gatto di rovistare nell'immondizia; mi ha fatto pensare a una semina che avrebbe avuto un disvelamento successivo. L'attesa creata non trova sfogo e mi lascia un senso di incompletezza.
Però si nota da quello e dagli altri dettagli che racconti che la storia ha uno spessore emotivo personale.
In casi come questo, per quanto talvolta in maniera inconsapevole, si riesce a coinvolgere il lettore. Soprattutto chi ha già vissuto esperienze simili, ma pur non essendo fra loro hai coinvolto emotivamente anche me.
Terrazza con vista, di Sira66
Trovo che sei stata capace di mantenere il punto di vista, nonostante l'uso della terza persona, ben focalizzato sul protagonista. Le emozioni e le descrizioni partono tutte da quel che lui vede e sente, mentre la frase che ti hanno già segnalato è l'unica volta in cui entriamo pesantemente dentro la madre sapendo con certezza quello che c'è invece di fare ipotesi e rimanere sospesi nella stessa incertezza del figlio. E' il solo appunto da farti, la frase non la trovo superflua o troppo spiegone quanto una stonatura da salto di PdV.
Molto funzionale la scelta della terza persona a trasmettere il senso di straniamento del protagonista, come se vivesse quella visita 'guardandosi dall'esterno', per sopravvivere a un compito gravoso a cui moralmente non può sottrarsi.
Hai dato la sensazione che quel "Lasciami andare" finale sia non solo un saluto, ma un augurio alla madre, che possa liberare lui ma soprattutto se stessa di quella esistenza che non è altro che una prigione fisica per una mente apparentemente svuotata di tutto il suo vissuto. Un sentimento quasi incosciente che può prendere chi vive questa malattia nel corpo di un parente.
Ottima prova.
Natale, di Giovanni D’Addabbo
Nonostante questo tipo di storia sia il primo a cui ho pensato (probabilmente non sono l'unico) prima di cercare altre declinazioni del tema, sei l'unico in questo gruppo ad averlo affrontato e perciò un plauso, anche al coraggio di mettersi in gioco.
Mantenere un distacco oggettivo nel valutare questo racconto non è facile per me perché so che racconti solo la realtà, senza fronzoli creativi, e tutto è intimamente vero, e riguarda la nostra famiglia.
Lascio il compito agli altri di commentare gli aspetti stilistici qui; sai che alcuni di questi me li aspettavo e so che sei anche consapevole dei limiti del tuo stile (unico e riconoscibile e nel mio caso è un complimento).
Pubblicamente voglio riconoscere come, rispetto alle altre Arene, tu sia riuscito a mettere molta più emozione questa volta nello scrivere, al di là di quella che poi sei riuscito anche a trasmettere.
Volo da te, di Maurizio Chierchia
Ho letto che hanno già commentato la mancanza di verosimiglianza nelle modalità in cui il protagonista cerca la morte, perciò cercherò di dare un commento più utile focalizzandomi su un altro paio di dettagli.
Ho molto gradito l'incipit, fino a "Trangugio il liquore zuccherino". E' stato come inciampare sul gradino dietro la soglia. Credo tu volessi solo una perifrasi per non dire nuovamente la marca, ma sarebbe bastato 'liquore'. L'aggettivo piazzato in quel modo ha suggerito un intervento autoriale. Espresso diversamente, ad esempio "Trangugio il liquore, piacevolmente zuccherino." nonostante l'avverbio mi sembra che lo trasformi meglio in una nota sensoriale del protagonista, lasciando fuori dal testo l'autore.
Il secondo appunto che posso farti, riguarda la lucidità descrittiva del punto di vista, che dovrebbe essere ubriaco al punto da non avvertire dolore. Non ho mai personalmente sperimentato un tale livello di alcool in corpo, ma l'idea che me ne sono fatto è di tutt'altra capacità di seguire razionalmente un pensiero e descrivere quel che sta accadendo a se stessi. La prima persona non mi ha portato dentro di lui, in questo caso.
Apprezzabile la declinazione del tema nel senso di "lasciare andare se stessi" alla pulsione che metterà fine alle sue sofferenze.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 18:17
da antico
Oltre a quella de IL SAGGIO dovete ancora ricevere altre tre classifiche.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 20:27
da SarahSante
1 – MI VIVI DENTRO
2 – RACCONTO DI UNA NOTTE DI PIOGGIA
3 - PAUSA PRANZO
4 – NA-NA-NO
5 - VOLO DA TE
6 – NATALE
7 – UNA LETTERA
8 - TERRAZZA CON VISTA
NA-NA-NO
Ciao Nicoletta, racconto tristissimo e bello, un vero colpo al cuore. Mi è piaciuto molto il dialogo tra la bimba e il papà, molto tenero e veritiero. E l’immagine della bambina che gira cantando na-na-no. In generale tutto ciò che riguarda la bambina è tratteggiato bene, come gli occhioni piene di lacrime, lei che alza i piedini per mostrare le scarpine (immagine che poi nel finale mi è tornata alla mente con gran pena, straziante) o che si attacca alla vestaglia di papà. Avrei fatto durare meno la parte iniziale con il papà che si aggira in casa prima del comparire della bambina.
Il finale per me è arrivato a sorpresa, non me lo aspettavo quindi bene
PAUSA PRANZO
Ciao Andrea.
Racconto bello, ben scritto e strutturato a ritmo crescente. Anche a me non piace la seconda persona, ma non mi ha disturbato, l’hai usata bene.
C’è un buon ritmo e una buona caratterizzazione di entrambi i personaggi. Mi sono figurata bene Allegra con il tono spento, che pronuncia le parole in fretta aggrappata alla borsetta e così in difficoltà da piangere di fronte a Marta, così come Marta pronta a prendere in giro Allegra con le amiche perché non la sopporta e che ciononostante si presta ad incontrarla.
Il finale mi ha veramente spiazzato perché la deriva splatter non me la aspettavo e ancora non so se mi piace. È sicuramente un finale d’effetto, ma non mi ha convinto fino in fondo.
UNA LETTERA
Ciao Alessandro, racconto interessante, ma ho dovuto rileggere più volte il testo. Nelle prime letture non riuscivo a capire chi parlasse e se alcune frasi si riferissero alla madre o alla figlia diventata figlio.
Alcune immagini non mi sono piaciute come quella delle dita che intrecciano, labbra che si tendono e in generale ho trovato faticoso il mancato uso di alcuni soggetti certamente funzionale a lasciare nel dubbio il tema figlia-figlio, ma che non hanno contribuito alla chiarezza e scorrevolezza del testo. Lo spunto è veramente buono e secondo me merita una riscrittura con più tempo. La parte finale con loro che si abbracciano e poi tornano ad osservarsi negli occhi l’ho trovata molto tenera.
RACCONTO DI UNA NOTTE DI PIOGGIA
Ciao Francesco, racconto bello e molto cupo. Parte come un horror, inquietante, mi aspettavo da come era iniziato vampiri e morti viventi o simili e invece lui che scava per riprendersi la salma moglie in salsa horror cimiteriale ha il suo perché.
Mi piace come hai reso la scena di lui che scava con lui con il fango che gli schizza in faccia e i capelli e la barba umidi di pioggia. Mi è piaciuta l’immagine dell’acqua che sa di terra, morte e pioggia, anche se poi il concetto viene ripetuto quando parli del bacio che sa di terra e pioggia.
Anche io ci ho messo un po’ a capire dove fossero scritte le parole lasciate dalla moglie e mi sono chiesta perché ci fosse quella scritta proprio dietro la foto posta sulla lapide e perché lui non avesse conservato un così importante ricordo della moglie. E anche io i quattro perdio li ho trovati di troppo. Buona prova comunque.
MI VIVI DENTRO
Ciao Morena, anche io ho un gatto e quindi il tuo racconto l’ho sentito molto, immedesimandomi facilmente nel rapporto speciale con il gatto di titanio (bella immagine). Ho provato molta pena nel leggere come stesse perché hai descritto bene le pessime condizioni della gattina che arrancava, muoveva gli occhi caoticamente in giro e non ce la faceva, trascinandosi. Mi è piaciuto anche come hai reso il passaggio dalla speranza contro tutte le evidenze della protagonista fino alla rassegnazione e alla decisione – terribile – dell’eutanasia, il tutto con il sottofondo delle parole di Neffa che riecheggiavano. E la frase finale, non puoi lasciare chi ti vive dentro, che dire… molto vera e molto centrata come chiusura.
TERRAZZA CON VISTA
Ciao Sira, mi è arrivata bene la pena del figlio nel vedere la madre anziana e non più così presente.
Avrei evitato alcune cose come il “tanto di fiocco dorato” sui pasticcini e un paio di altre descrizioni. Il gatto che riposava accanto alla sedia e resta quando il figlio la scosta mi è rimasta come immagine stonata perché un gatto normale sarebbe scappato. Così come ho trovato contrastante lui che pensa al posto dove sta la madre come il posto più in pace che ci sia per poi, al paragrafo successivo, pensare ai tre quarti d’ora trascorsi come ore lunghissime.
Mi sono piaciute molto alcune descrizioni della madre come anche quando il figlio racconta e lei che cammina a piccoli passi e dice eh anche se è assente o quando gli occhi le guizzano di bagliori di gioia infantile. Mi ha ricordato mia nonna che man mano che invecchiava ritrovava piaceri semplici e tornava un po’ bambina. Quindi Irma l’ho trovata ben descritta con immagini tristi, tenere e veritiere insieme.
NATALE
Ciao Giovanni, ho dovuto rileggere due volte il tuo racconto perché in prima lettura non avevo capito tutto lo svolgimento, ma ciononostante devo dirti che mi è piaciuto per il tono dolce e nostalgico. Ho apprezzato anche le descrizioni del padre, sia presenti (il padre con la maschera dell’ossigeno sulla barba bianca o che tiene il cappuccio di lana perché non ha capelli) che passate (il padre ragazzo che viveva in una masseria e giocava nei covoni o che diceva di avere i capelli per colpa del cappello da carabiniere. Mi è piaciuta tanto la storia della prima moglie che compare in sogno per dire al padre di risposarsi, ci farei un racconto a parte. Una buona prova.
VOLO DA TE
Ciao Maurizio, mi è piaciuto il tuo racconto, costruito bene dalla perdita della compagna attraverso l’alcol, le dimissioni, il tentativo di suicidio e il suicidio riuscito. Mi sono piaciute alcune immagini, i cocci rotti nella stanza, il cappio che sventola come un pendolo con l’ombra proiettata sulla parete, lui che dialoga con l’unica foto rimasta di lei che gli parla durante tutto il tempo, lui che barcolla e oscilla come la corda. Funziona anche l’alchermes, liquore che ho sempre e solo visto usare nelle torte, come ultimo alcolico consumato. Non l’ho mai sentito come alcolico consumato di per sé.
E’ reso bene anche il senso di disperazione. Non mi convince fino in fondo il secondo tentativo di suicidio, avrei fatto volare direttamente lui dalla finestra e invece mi piace molto la frase “volo da te perché non posso stare al mondo senza averti”.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 22:34
da Stefano.Moretto
Vedo che le classifiche sono molto discordanti, probabilmente perché il tema è stato usato da quasi tutti come "superare la morte di qualcuno", quindi a parità di trama, senza grosse sorprese, ognuno ha valutato in base a criteri personali più stringenti (stile, trasporto emotivo, etc). Giusto una riflessione personale per tormentare le persone che si sono fermate a leggere questo delirio prima di andare alla classifica scavallando i commenti.
Na-na-no
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Ciao Nicoletta,
Pensavo fosse un racconto tranquillo, invece mi hai tirato un calcio alla bocca dello stomaco senza preavviso. Cattiva. Mi piace.
Passando al lato tecnico, a questo giro il flusso è un po' confusionario. All'inizio credevo fosse Sonia la bambina (indizio a caso: non mette a posto il telecomando) e quando compare Erika sono rimasto un po' confuso, perché non era mai stata nominata prima.
Altro punto un po' poco 'narrativo':
Eccolo! Ma come ci è finito lì sotto? Mi inginocchio per prenderlo
Non è che sia fondamentale ai fini della trama, ma sotto dove? Sotto il divano, il tavolo, la sedia, il gatto impagliato?
Allo scorso giro ogni dettaglio era arrivato nel momento esatto in cui serviva, questo mese non c'è lo stesso livello di tempismo.
E visto che mi scoccia essere il brontolone tra i valutatori, chiudo dicendo che comunque nel complesso mi è piaciuto.
Una lettera
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Ciao Alessandro
Parto dal dire che capisco la voglia di sperimentare, ma una cosa alla volta. Anzi, secondo me così ti sei bruciato ben due idee che separatamente potevano funzionare (beh, almeno una. Fare tutta la narrazione in "che" penso sia contro la convenzione di Ginevra).
Il pov è abbastanza ambiguo, ma dopo un po' è chiaro che sia il ragazzo. Il problema è quel "dopo un po'": per esempio quando stringe il pugno ancora non mi era chiaro e a causa della narrazione alla che persona singolare non stavo capendo chi è che stringeva i pugni.
Per esempio se avessi usato come pov il padre, che pensa all'interlocutore come "lei" e poi, alla fine, passa al "lui", secondo me avrebbe avuto un impatto maggiore. Giusto come spunto, non pretendo di avere la verità in tasca.
L'idea generale del testo mi piace, però secondo me hai cercato di mettere insieme troppe cose in troppo poco spazio.
Racconto di una notte di pioggia
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Ciao Francesco,
Sono un po' combattuto riguardo questo racconto: da un lato c'è uno stile impeccabile che fa immedesimare facilmente nel protagonista, dall'altro una storia molto lineare senza nessun risvolto, fa esattamente quello che promette nelle prime righe, niente di più e niente di meno. Forse, per essere così prevedibile, è persino un po' troppo lungo. Non mi rendi la vita facile nel fare la classifica.
Pausa pranzo
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Ciao Andrea
Visto il tipo di racconto divido in due parti la valutazione tra tecnica e trama
Dal lato trama (me la sbrigo veloce su questo punto) il modo in cui crei questo crescendo di ansia è bellissimo. Mi aspettavo che Allegra avesse fatto qualcosa di molto brutto, ma non capivo perché continua a parlare del marito al presente (es: se mi dicesse.. Io tornerei). Le dita mozzate sono un bel tocco.
Lato tecnico: la seconda persona è MOLTO intrigante, ma va usata con moltissima attenzione e in determinati contesti in cui è utile. Secondo me questo non era adatto, sia perché stai descrivendo un personaggio molto specifico e di nicchia (donna con figli e giro di amiche da telefilm) sia perché un po' stronzetta, almeno inizialmente, e il lettore si infastisce a sentirsi descrivere come uno stronzetto.
Inoltre c'è un grosso problema tecnico all'inizio:
Tipico per una instabile come te, pensi. Chissà che diavolo vuoi.
Non puoi assolutamente mettere dei pensieri nella narrazione in questo modo se usi la seconda persona. La prima frase può tranquillamente riferirsi sia alla protagonista che alla sua interlocutrice, perché non essendo, per esempio, in corsivo, ed essendo la narrazione in seconda persona, potrebbe essere sia un pensiero diretto che un pensiero indiretto. In questo caso è d'obbligo utilizzare il corsivo o segni (virgolette, caporali) per segnalare che è un pensiero diretto; oppure usare i pensieri indiretti come nel resto della narrazione
Mi vivi dentro
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Ciao Morena,
Questo racconto mi ha fatto più male del dovuto, essendoci passato pure io (e vedo che, purtroppo, è un'esperienza più comune di quanto credessi). Non mi dilungo a dire quello che ti è già stato abbondantemente detto dagli altri, aggiungo solamente che se sei riuscita a farmi rivivere in modo così vivido un'esperienza così dolorosa, hai fatto un ottimo lavoro. Ora devo solo decidere se fa più male la tua lenta agonia o il calcio improvviso che mi ha dato Nicoletta. Per ora so solo che vado a dormire dolorante stanotte.
Terrazza con vista
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Ciao Sira,
La storia, anche se molto lineare e prevedibile, è toccante, ma la rappresentazione è in alcuni punti un po' confusionaria. Per esempio:
“Scegli quella che vuoi” la invita avvicinando il vassoio delle paste, mentre l’inserviente appoggia la tazzina di caffè davanti a Luca.
“Sei contenta Irma che è venuto a trovarti?” chiede poi carezzandole la testa, “È brava sai? Mi aiuta sempre in cucina” chiosa con uno sguardo patetico.
Per come hai impostato il tutto, "sei contenta [...]" lo sta dicendo il figlio, ma chiaramente non ha senso la cosa. Allora l'unica altra possibilità è che sia l’inserviente a dirlo, ma per capirlo devo rileggere il pezzo prima e fare 2+2
Questo perché il soggetto dell'azione principale precedente è Luca; poi c'è una subordinata sull'inserviente, ma appunto è una frase subordinata (praticamente un elemento di sfondo). Una versione più intuitiva poteva essere:
“Scegli quella che vuoi” la invita avvicinando il vassoio delle paste.
L'inserviente appoggia la tazzina di caffè davanti a Luca.
“Sei contenta Irma che è venuto a trovarti?” chiede poi carezzandole la testa, “È brava sai? Mi aiuta sempre in cucina” chiosa con uno sguardo patetico.
Ci sono altri punti in cui non è chiaro al 100% chi fa cosa o chi sta dove. Dato che sul versante emotivo te la cavi molto bene ti consiglio di dedicare un po' di tempo a migliorare la chiarezza espositiva, in modo da massimizzare l'impatto del testo.
Natale
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Questo tema si presta decisamente bene a questo genere di interpretazione, quindi non mi meraviglia vedere così tanti racconti relativamente simili. Riguardo lo stile ti dò un consiglio: non cambiare mai stile narrativo all'interno dello stesso capitolo / della stessa scena; in generale è una pessima idea farlo, a meno che non ci sia un motivo estremamente fondato alla base della scelta (e sottolineo estremamente).
Questo perché il lettore ha bisogno di qualche riga per ambientarsi e capire come funziona il tuo testo, se ogni tot righe le regole cambiano, il lettore è spiazzato
Volo da te
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Ciao Maurizio
Parto con un complimento e una stroncatura:
La descrizione iniziale l'ho amata, il modo in cui presenti il cappio, come fosse un normale elemento in scena usando il vento per rivelarlo attraverso una descrizione dinamica, è fantastico.
Quindi perché hai inserito 30 righe (sono da cellulare) di riassunto delle sue tragedie? Hai dimostrato di saper usare a livello eccelso elementi esterni per portare il lettore dove vuoi tu, fallo! Per esempio può vedere la lettera di licenziamento e fare un pensiero sul fatto che in soli tre giorni si è inzuppata di alcool e schifezze.
Detto questo, sinceramente speravo, dato l'esito con la trave, che ci fosse un nuovo colpo di scena. Il finale così senza sorprese mi ha lasciato un po' di amaro in bocca
Classifica:
1.Mi vivi dentro
2.Na-na-no
3.Pausa pranzo
4.Volo da te
5.Terrazza con vista
6.Racconto di una notte di pioggia
7.Una lettera
8.Natale
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 22:43
da Rick Faith
Ecco qua, proprio sul gong! Ho ritrovato alcuni scrittori che avevo già commentato nelle mie precedenti edizioni, mi fa piacere cominciare a riconoscere lo stile. Come al solito cercherò di classificarli in base al mio gradimento e sfortunatamente sono costretto a fare scelte difficili. Chiedo scusa a chi non riuscirò a premiare come magari i miei commenti lasciavano sperare.
Grazie a tutti per questa edizione!
Classifica:
1) Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
2) Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
3) Pausa pranzo, di Andrea Furlan
4) Mi vivi dentro, di Read Only
5) Terrazza con vista, di Sira66
6) Natale, di Giovanni D’Addabbo
7) Volo da te, di Maurizio Chierchia
8) Una lettera, di Alessandro Canella
Commenti:
Na-na-no, di Nicoletta Bussacchetti
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Ciao Nicoletta, felice di rileggerti.
È il secondo tuo racconto che leggo e devo dire di apprezzare molto la tua penna, il guizzo sul finale ha alzato parecchio il mio gradimento del pezzo che fino a quel momento mi era sembrato poco incisivo. Arriva con i tempi giusti e con delicatezza. Mi aspettavo sarebbe arrivato qualcosa, ma non ero sicuro di cosa. Mi ero concentrato parecchio su Sonia che non si svegliava mai.
Secondo me ingrani del tutto verso la fine, l'inizio invece mi pare ancora un po' da lucidare. Il mood iniziale avrebbe potuto rispecchiare maggiormente lo stato d'animo del protagonista e la ricerca del telecomando è un'opportunità non sfruttata per mostrare qualcosa di utile (avresti addirittura potuto fare qualche semina riguardo alla rivelazione finale).
Sul protagonista avrei gradito sentire qualcosina in più della sua interiorità durante la scena con la bimba, in modo da legare un po' di più con lui. L'unica volta che sentiamo qualcosa della sua interiorità è quando la mette a letto e osserva quanto fosse bella come la mamma, ma è praticamente alla fine.
Solido, ma secondo me con buone basi per farlo risplendere ancora di più!
Una lettera, di Alessandro Canella
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Ciao Alessandro, felice di leggerti.
Butto via subito la patata bollente e ammetto che il racconto non mi ha convinto purtroppo. Tuttavia sono assolutamente pro sperimentazione, è una buonissima cosa provare delle idee, testare i propri limiti, vedere che effetto fanno certe cose che ci frullano in testa, tornarci sopra, pensarci ancora. Da questo punto di vista sono felicissimo di aver letto questo pezzo e che mi sia capitato nel gruppo da commentare. Per esserti utile ti devo onestà e ahimè leggere di mani, occhi, dita mi ha dato un sacco fastidio, anche provando a concentrarmi sulla curiosità di scoprire dove volevi andare a parare. Non sono riuscito a evitare di pensare che il tutto sia stata una scusa per non usare le desinenze e ciò mi ha lasciato un retrogusto di estrema artificiosità sul finale, poi leggendo la tua spiegazione ho capito cosa volevi fare (ma devo considerare la lettura fredda, non sempre si ha la possibilità di sentire l'autore).
Secondo me hai messo su una scena con ottimo potenziale emotivo da poter esplorare. Un punto di vista interno, capace di esprimere sentimenti e emozioni, sarebbe stato interessante da vedere sia quello del padre, sia quello del figlio, praticamente due possibili racconti molto diversi. Alla fine sei rimasto un po' nel mezzo.
Anche se purtroppo a questo giro il mio giudizio non è positivo, ti rinnovo il pieno sostegno per il mettersi alla prova, il rischiare e il giocare con gli strumenti della scrittura. Buona edizione
Racconto di una notte di pioggia, di Francesco Battaglia
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Ciao Francesco, felice di leggerti.
L'atmosfera è molto buona e l'ambientazione del cimitero di notte mi è sempre piaciuta un sacco. Avrei gradito vedere qualcosa in più del cimitero all'inizio, qualche dettaglio carino per immaginarmi la scena in maniera meno generica.
Lo stile è molto buono e si nota lo sforzo di produrre una terza persona focalizzata. Hai sfruttato tutti i sensi del protagonista e i pensieri arrivano al momento giusto. Con un punto di vista così ben interno devo dire di subire di più la compressione temporale che per forza di cose sporca il senso di immedesimazione che hai creato, ma solo una diversa architettura della scene avrebbe potuto evitarlo e queste sono cose più complicate da fare con i paletti di minuti contati.
Forse quello che mi è mancato è un guizzo finale più frizzantino, ammetto che la frase "Per ora pesa poco, ma peserà, oh se peserà!" mi aveva creato un po' di aspettativa che alla fine non si è concretizzata. Comunque direi un lavoro riuscito.
Pausa pranzo, di Andrea Furlan
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Ciao Andrea, felice di rileggerti.
Devo fare una premessa: rispetto all'Ottava meraviglia mi è piaciuto anche di più (e quello lo misi sul podio se non ricordo male), ma togliendo il gusto personale credo che sia meno riuscito nel complesso.
La storia che racconti nei limiti della prova è molto buona, vediamo molti dettagli, il contesto generale esce fuori con grande chiarezza, con poche cose ben selezionate hai fatto veramente uno spaccato di vita notevole.
Detto questo, secondo me la seconda persona è stata una scelta non molto indovinata. Non ho nulla contro la seconda in sé e capisco la voglia di sperimentarla, io stesso l'ho fatto in questa edizione. Tuttavia in questo contesto a mio parere non aggiunge all'esperienza di lettura, anzi toglie coinvolgimento visto che la sensazione è quella di un narratore che racconta passo passo gli avvenimenti (un po' come l'arbitro di un gioco da tavolo o il master di un gioco di ruolo).
Marta è un personaggio ottimamente caratterizzato, davvero ben fatto, siamo pieni di dettagli che ci fanno costruire un contesto molto vivido. Ho trovato molto buono l'aver messo sullo stesso piano, tra i momenti peggiori in cui disturbare, una riunione importante e la cena dei bambini. È un modo molto elegante per esprimere le priorità del personaggio, ci dice molto di lei. Ecco, un personaggio così ben delineato secondo me avrebbe tratto beneficio da una terza o una prima persona.
Però questo è sicuramente il posto giusto per sperimentare, hai fatto benissimo a provare se ne hai sentito la voglia.
Mi vivi dentro, di Read Only
► Mostra testo
I gatti sono un po' il mio punto debole e devo sforzarmi per fare un commento onesto sul racconto.
Spesso quando si pesca nelle proprie esperienze personali diventa difficile concentrarsi a pieno su cose come stile e forma, ma senza dubbio si riesce a trasmettere molto e questo pezzo ci riesce. Tuttavia è difficile dire qualcosa sulle emozioni, soprattutto quando non si parla di fiction, quindi nel commentare si può solo cercare di concentrarsi sulla tecnica.
Personalmente per questo racconto approvo la scelta della prima persona, la più intima e diretta, che ci permette di entrare nel personaggio protagonista completamente. Proprio per questo (ma posso immaginare il perché) cose come il discorso indiretto tolgono molta potenza alla scena.
Per esempio quando "le dico che mi mancherà" è sì doloroso, ma una scena puntuale di un grattino seguito da un «mi mancherai» sarebbe stato un pugno ancora più forte ed efficace. Chiaro, non è detto che uno ci riesca su argomenti personali, ma è un consiglio generale che torna utile.
Ciao e buona edizione.
Terrazza con vista, di Sira66
► Mostra testo
Ne ho letti molti di racconti che suonano queste note ed effettivamente sono una carta potente sebbene abusata. Tuttavia devo ammettere che funzionano molto bene, sono relativamene malleabili e adattabili a una grandissima varietà di temi.
Il tuo stile è piuttosto classico, mi è sembrato un po' legato ma credo sia più una questione di prendere la mano con i paletti, il tempo e l'Arena. Il mio suggerimento è di provare a entrare di più nel personaggio, invece di raccontare la vicenda e basta. Ci sono molti punti in cui sarebbe stato emotivamente ancora più coinvolgente se avessimo avuto modo di percepire maggiormente i pensieri, i sentimenti e le emozioni di Luca. Dopotutto la scelta del protagonista è proprio il punto di vista più interessante da leggere!
Aggiungo la mia sulla frase "Ma Irma non sa chi sia quello che le sta parlando, né sa di aver avuto un marito, una casa e dei nipoti, neppure una sorella e tantomeno una parrucchiera" citata da Shangai Kid: effettivamente è ridontante, nel corso del brano sei stata brava a far capire esattamente la condizione di Irma e quindi la spiegazione diventa superflua. Capisco comunque l'eccesso di zelo, per sicurezza.
Per la posizione in classifica devo leggere gli altri, ma comunque non male come esordio Sira. Spero di incrociare ancora le penne nelle prossime edizioni.
Natale, di Giovanni D’Addabbo
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Ciao Giovanni, ben ritrovato, ormai riucirei a riconoscerti anche senza leggere il nome dell'autore!
Una storia struggente la tua, come il tema suggeriva in maniera abbastanza forte. Il titolo "Natale" mi piace, ma se devo essere onesto l'ho trovato poco presente nel racconto. È giusto un piccolo dettaglio in apertura, ma poi devo ammettere di essermelo perso. Mi piace molto il contrasto che volevi dare usando il periodo felice per antonomasia, quindi è un po' un peccato non ritrovare qualche dettaglio, qualche richiamo, qualche pensiero oltre agli auguri iniziali.
Riguardo alla narrazione devo dirmi d'accordo con Polly, personalmente ti sconsiglio di saltellare dentro e fuori la testa dei personaggi perché è molto più facile confondere i lettori, soprattutto con una prosa come la tua già molto "abbondante".
Comunque tema preso e storia dolorosa che ahimé molti vivono troppo da vicino. Un abbraccio a tutti e buona edizione :)
Volo da te, di Maurizio Chierchia
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Ciao Maurizio, felice di rileggerti.
È il secondo tuo racconto che mi trovo a commentare, ma ovviamente non è abbastanza per inquadrarti bene come scrittore. In "Quando inizia sta serata?" avevi prodotto un'ottima introspezione del personaggio, ma non eri riuscito a dare al pezzo una forma omogenea. Qui invece sei riuscito a mantenere piuttosto coesa la narrazione, ma effettivamente (come ti hanno già fatto notare) l'aver "raccontato" troppo non ha permesso all'interiorità del personaggio di uscire fuori come avrebbe meritato. Penso che stai cercando ancora il tuo equilibrio, sono convinto che è solo questione di tempo.
Il vento che fa oscillare il cappio come il pendolo è una "bella" immagine, e anche laltra volta ricordo di aver notato una buonissima abilità dello scegliere i dettagli. Hai una penna davvero interessante che piano piano riuscirai ad affilare, ne sono certo.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 27 ottobre 2022, 23:05
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni vi arriverà anche quella de IL SAGGIO.
Re: Gruppo LA CONTESSA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 1 novembre 2022, 11:32
da Il Saggio
Ciao a tutti, ecco la mia classifica:
1. Una lettera
Ciao Alessandro
Il tema mi sembra centrato. Mi è piaciuto molto l'escamotage dei beat in cui "mostri" le sensazioni tattili e uditive per rendere l'idea delle emozioni del momento. In alcuni punti, avresti potuto chiarire meglio il soggetto parlante, vista l'ambiguità delle battute di dialogo (segno, comunque, che si è sulla buona strada, cioè che si sta rinunciando alla battuta "on the nose")
Non era facile mostrare una scena di outing (se così la vogliamo chiamare) senza nominarla mai, e secondo me ci sei riuscito piuttosto bene. Per me un pollice su convinto, con qualche alone da lucidare.
2. Mi vivi dentro
Ciao Morena
Un racconto intimo e struggente. Una storia d'amore verso un animale che non ha nulla da invidiare a qualsiasi storia d'amore si possa raccontare. Ho trovato il racconto coerente fino alla fine, un viaggio nella consapevolezza che malgrado la morte, questo amore non finirà. Direi un pollice su tendente alla stabilità
3. Na-na-no.
Ciao Nicoletta
tema pienamente centrato, direi. L'uso della prima persona presente rende immediata la scena, anche se qua e la ci sono piccole sbavature in cui non si resta pienamente coerenti rispetto al registro di stile immersivo che sembra tu prediliga. Vista la buona padronanza stilistica, ho anche pensato che tu abbia volutamente inserito queste incoerenze, trattandosi della descrizione di un sogno, ma poi mi sono detto che un sogno non è mai cosi messo a fuoco, cosi preciso nella cronologia, quindi ne ho dedotto che si è trattato semplici sbavature e basta.
Va da se che era impossibile prevedere l'epilogo proprio per queste premesse. C'era troppa consapevolezza in quello che si stava descrivendo per dedurre l'epilogo onirico, e qui forse si intravede la furberia (concedimi il termine) della scrittrice che ha cominciato a capire bene i meccanismi narrativi, ma che forse potrebbe osare di più.
Anche la chiusa forse è stata gestita un po' frettolosamente, a mio avviso. Capisco la necessità di dare una chiave di lettura al racconto, ed in questo senso non si poteva fare diversamente; tuttavia questo non toglie che il commento di Sonia mi è suonato un po' didascalico, rendendo il cappello finale un po' troppo da manuale. Forse con un battuta in più e qualche spiegazione in meno, saresti riuscita ad aggiungere quel tanto di drammaticità alla scena, salvando capri e cavoli. Nel complesso una buona prova. Direi un pollice tendente verso l'alto, ma che non smette di oscillare
4. Pausa pranzo
Ciao Andrea
Ho trovato interessante l'idea di utilizzare una seconda persona. è una forma stilistica inusuale, piuttosto rara, che può in qualche modo coinvolgere il lettore, se ben utilizzata. Ci sono stati dei momenti di piccola confusione (non si capiva se la locuzione utilizzata fosse un pensiero o per una descrizione), ma a parte questo, ha funzionato.
Venendo alla storia in se, credo che l'epilogo difetti di una "maturazione" che serve in questi casi ad amplificare l'effetto sorpresa. In altre parole, manca la semina. è un elemento che forse si riesce a gestire meglio in un racconto lungo, ma avresti potuto inserire anche in questo caso, vista la chiosa macabra. Nel complesso una buon racconto. Per me un pollice tendente verso l'alto, ma a tratti oscillante.
5. Racconto di una notte di pioggia
Ciao Francesco
un storia che fila liscia, la tua, senza particolari scossoni. L'epilogo si intuisce già dalle prime battute e questo forse riduce la drammaticità della scena. Non che si debba a tutti costi optare per un twist. Ma, in compenso, avresti potuto rendere meglio l'ossessione del marito che ha perduto la moglie, scavare nella frustrazione, in quel sentimento di profonda tragicità che un lutto può suscitare. Nel complesso, buona l'intuizione di fondo, ma senza brillare. Per me un pollice tendente verso l'alto con qualche interferenza nell'assestamento.
6. Terrazza con vista
Ciao
tema centrato. La lettura fila senza scossoni ed è chiaro l'intento di mostrare una sorta di addio. Devo ammettere però che avrei optato con qualcosa di meno esplicito, meno raccontato, magari selezionando dettagli significativi o qualche battuta di dialogo per mostrare l'inesorabile progresso della malattia. Per me un pollice verso l'alto ma che è sospinto verso il mezzo da forze misteriose.
7. Natale
il tema c'è tutto, anche se devo dire che al netto di un epilogo un po' telefonato, ho trovato la chiosa un po' forzata. Cerco di spiegarmi. La richiesta del padre in punto di morte non è mi è parsa giustificata dalle premesse. Non si percepisce l'accanimento del figlio a voler a tutti i costi tener in vita il padre (cosa che avrebbe resto la richiesta di suo padre del tutto legittima.) Viene raccontato, vero, l'excursus della malattia, ma il messaggio scivola via, nel suscita emozione. In questo senso, la drammaticità della scena sfiora in una richiesta che appare un po' meccanica perché sembra tesa esplicitamente a tener fede al tema del contest. Per me un pollice che naviga tra il mezzo e i tre quarti.
8. Volo da te
Ciao Maurizio
Tema centrato. Anche per il tuo racconto riscontro una certa linearità. L'idea del suicidio fallito poteva essere sfruttata meglio, forse, poteva essere un occasione di riflessione o di crescita per il protagonista, che invece prosegue nel suo intento. Sembra quasi un episodio casuale, che non sembra veramente funzionale alla storia, se non a ribadire il fatto che la persona persa sta cercando di trattenere il protagonista dal farsi del male. Ti invito a riflettere sull'importanza che ciascuno evento raccontato un racconto breve ha ai fini della sua "fioritura", qualsiasi messaggio si voglia incanalare. Per me un pollice tra il su e il mezzo, in un testa a testa con Giovanni.