J. & J. J. - racconto dal live di Farfa
Inviato: lunedì 5 ottobre 2015, 15:33
Approfitto del laboratorio per sistemare il mio racconto del live di Farfa, vediamo un po' se si riesce a smussare! Ho cambiato alcuni punti, seguendo i consigli già ricevuti. Apro le danze, sotto coi pareri!
J. & J. J.
Una distesa di onde cobalto si estendeva oltre il promontorio, riempiendo l’aria dell’odore di salsedine. La strada era un serpente dalle infinite scaglie di asfalto, bollenti sotto il sole della Spagna. Jesùs asciugò il sudore dalla fronte con gesto stanco. Bevve dalla bottiglietta e sospirò davanti ai pochi passi che lo separavano dalla meta, dopo trenta giorni di cammino. Strinse la mano piena di vesciche intorno al bastone e ripartì. Un gabbiano gli sfrecciò accanto, precedendolo sulla scogliera a picco sul mare, dove planò lento. Arrivato in cima alla salita, il panorama si aprì all’improvviso, circondandolo di immensità; un mondo oltre il mondo, tanto vasto che l’orizzonte, notò, era tondeggiante. Chiuse gli occhi e assaporò incredulo il momento.
Ce l’aveva fatta.
Era a Finisterre.
— Lo sai? Nel Medioevo pensavano davvero che questo posto fosse la fine della mondo — aveva detto con spavalderia a J.J. tanti anni prima, su quello stesso promontorio.
Una vacanza leggera, un viaggio in pullman, a fianco a una compagnia insolita. Aveva preso l'iniziativa e si era ritrovato a cercare di far colpo, con tanto di momenti imbarazzanti, bocca secca e tutto il resto. J.J. gli aveva sorriso e chiesto di più, così avevano scoperto la stessa passione per i luoghi misteriosi, i viaggi spericolati e il gusto di scoprire le storie dietro a posti e ai nomi del mondo. I nomi, qualcosa da cui entrambi avevano sempre cercato di scappare, li avevano resi complici nello spazio di un sorriso. E da quel giorno, la sua vita era cambiata per sempre.
Adesso era solo.
— Eccomi qui, dove tutto è iniziato, amore mio — disse Jesùs al vento, come se gli stesse consegnando un segreto prezioso. — E dove tutto finirà.
Saltò di roccia in roccia lungo promontorio a picco sul mare, spaventando le salamandre che si rintanavano al suo passaggio, fino al luogo dell’ultimo rito del Cammino di Santiago. Riaccese il fuoco spento con l’attrezzatura a disposizione per i pellegrini, finché le braci tornarono a crepitare, quindi si sfilò i vestiti sudati e li bruciò, uno dopo l’altro, fino a rimanere nudo sotto i raggi tiepidi del sole d’inizio primavera. Poteva sentire il dolore e i sensi di colpa dissiparsi ad ogni fiammata, alleggerendogli l’anima. Le stupide discussioni, i litigi superflui, le piccole ferite mai rimarginate... Aveva fatto tutto questo per il suo grande amore, finito nello stesso modo in cui era iniziato: un istante inafferrabile, che lo lasciava ancora incredulo.
Era ora di cominciare una nuova vita.
Prese dallo zaino la fotografia di J.J., sorridente e giovane come allora. La guardò un’ultima volta, quasi volesse scolpirla nella mente. La baciò e la gettò fra le fiamme col cuore di piombo. Il volto di J.J si annerì in modo lento, in un lungo, amaro addio dall’aldilà. Il nero avvolse la mascella squadrata, la barbetta sempre incolta, poi il meraviglioso naso aquilino, finché spense per sempre gli occhi neri, che lo fissavano da un’altra vita.
— Ci siamo amati contro ogni aspettativa. Alcuni malignavano, ci prendevano in giro per i nostri nomi… invece eravamo perfetti insieme, io e te — sorrise fra le lacrime — “J.&J.J.”, ricordi?.
Jesùs carezzò le iniziali incise sul bastone, sospirando. Con un movimento secco lo spezzò in due e regalò anch'esso alle fiamme, seguendo il rito millenario di purificazione. Finalmente aprì le braccia al cielo e lasciò che il vento lo carezzasse.
— Addio amore mio.
Il fuoco continuava a divorare il legno e crepitare, illuminando di un rosso incandescente i loro nomi incisi, mentre discendeva la scogliera, fino all’oceano. Si tuffò fra le onde spumeggianti, nell'acqua fredda, che in poche bracciate lo fece sentire di nuovo vivo. Seguì con gli occhi il fumo denso, disperso dal vento incessante, fino alla sua origine, i nomi con cui il destino aveva voluto giocare.
“Jesùs & Jude Jones”.
J. & J. J.
Una distesa di onde cobalto si estendeva oltre il promontorio, riempiendo l’aria dell’odore di salsedine. La strada era un serpente dalle infinite scaglie di asfalto, bollenti sotto il sole della Spagna. Jesùs asciugò il sudore dalla fronte con gesto stanco. Bevve dalla bottiglietta e sospirò davanti ai pochi passi che lo separavano dalla meta, dopo trenta giorni di cammino. Strinse la mano piena di vesciche intorno al bastone e ripartì. Un gabbiano gli sfrecciò accanto, precedendolo sulla scogliera a picco sul mare, dove planò lento. Arrivato in cima alla salita, il panorama si aprì all’improvviso, circondandolo di immensità; un mondo oltre il mondo, tanto vasto che l’orizzonte, notò, era tondeggiante. Chiuse gli occhi e assaporò incredulo il momento.
Ce l’aveva fatta.
Era a Finisterre.
— Lo sai? Nel Medioevo pensavano davvero che questo posto fosse la fine della mondo — aveva detto con spavalderia a J.J. tanti anni prima, su quello stesso promontorio.
Una vacanza leggera, un viaggio in pullman, a fianco a una compagnia insolita. Aveva preso l'iniziativa e si era ritrovato a cercare di far colpo, con tanto di momenti imbarazzanti, bocca secca e tutto il resto. J.J. gli aveva sorriso e chiesto di più, così avevano scoperto la stessa passione per i luoghi misteriosi, i viaggi spericolati e il gusto di scoprire le storie dietro a posti e ai nomi del mondo. I nomi, qualcosa da cui entrambi avevano sempre cercato di scappare, li avevano resi complici nello spazio di un sorriso. E da quel giorno, la sua vita era cambiata per sempre.
Adesso era solo.
— Eccomi qui, dove tutto è iniziato, amore mio — disse Jesùs al vento, come se gli stesse consegnando un segreto prezioso. — E dove tutto finirà.
Saltò di roccia in roccia lungo promontorio a picco sul mare, spaventando le salamandre che si rintanavano al suo passaggio, fino al luogo dell’ultimo rito del Cammino di Santiago. Riaccese il fuoco spento con l’attrezzatura a disposizione per i pellegrini, finché le braci tornarono a crepitare, quindi si sfilò i vestiti sudati e li bruciò, uno dopo l’altro, fino a rimanere nudo sotto i raggi tiepidi del sole d’inizio primavera. Poteva sentire il dolore e i sensi di colpa dissiparsi ad ogni fiammata, alleggerendogli l’anima. Le stupide discussioni, i litigi superflui, le piccole ferite mai rimarginate... Aveva fatto tutto questo per il suo grande amore, finito nello stesso modo in cui era iniziato: un istante inafferrabile, che lo lasciava ancora incredulo.
Era ora di cominciare una nuova vita.
Prese dallo zaino la fotografia di J.J., sorridente e giovane come allora. La guardò un’ultima volta, quasi volesse scolpirla nella mente. La baciò e la gettò fra le fiamme col cuore di piombo. Il volto di J.J si annerì in modo lento, in un lungo, amaro addio dall’aldilà. Il nero avvolse la mascella squadrata, la barbetta sempre incolta, poi il meraviglioso naso aquilino, finché spense per sempre gli occhi neri, che lo fissavano da un’altra vita.
— Ci siamo amati contro ogni aspettativa. Alcuni malignavano, ci prendevano in giro per i nostri nomi… invece eravamo perfetti insieme, io e te — sorrise fra le lacrime — “J.&J.J.”, ricordi?.
Jesùs carezzò le iniziali incise sul bastone, sospirando. Con un movimento secco lo spezzò in due e regalò anch'esso alle fiamme, seguendo il rito millenario di purificazione. Finalmente aprì le braccia al cielo e lasciò che il vento lo carezzasse.
— Addio amore mio.
Il fuoco continuava a divorare il legno e crepitare, illuminando di un rosso incandescente i loro nomi incisi, mentre discendeva la scogliera, fino all’oceano. Si tuffò fra le onde spumeggianti, nell'acqua fredda, che in poche bracciate lo fece sentire di nuovo vivo. Seguì con gli occhi il fumo denso, disperso dal vento incessante, fino alla sua origine, i nomi con cui il destino aveva voluto giocare.
“Jesùs & Jude Jones”.