Il confine dell’Impero
Inviato: lunedì 5 ottobre 2015, 21:55
Odio quest’universo, l’ho sempre odiato, fin da quando l’abbiamo visto per la prima volta attraverso l’oblò dell’astronave.
Era il mio primo viaggio al di fuori del confine dell’Impero, ed è finito così.
Loro ci stavano aspettando. Eravamo in trappola ancora prima di sbarcare.
Avremmo dovuto aspettarcelo quando non abbiamo visto tornare i nostri compagni, che adesso giacciono là, nell’acido, ridotti in poltiglia.
Abbiamo recuperato l’ultimo filmato della Prima Astronave, risalente a ieri mattina. E’ uno spettacolo orribile.
Uno squarcio si è aperto sulla sommità dell’astronave, che si è capovolta verso il basso, piegata da una forza mostruosa. I nostri compagni sono scivolati dentro l’acido, che li ha divorati in pochi istanti. Li abbiamo sentiti piangere, li abbiamo visti piagarsi, aprirsi.
Poi sono arrivate le bombe. Una grandine infernale bianca e vischiosa, che si è squagliata con un suono orribile, ssffrrrr, formando una patina collosa che ha cementato i nostri compagni.
Ma l’orrore non era ancora finito. Sui nostri disgraziati amici è calato un lungo ordigno metallico, stretto e implacabile, che è affondato nell’acido e ne è riemerso carico di cadaveri.
E’ risalito verso l’alto ed ha rovesciato i poveri corpi dritti nella Bocca dell’Inferno, un buco oscuro e orripilante, dove i resti dei nostri compagni sono scomparsi.
Come potevamo aspettarci una simile potenza? Come potevamo sapere che le creature di quest’universo fossero capaci di tanto?
Ancora pochi istanti, e la stessa sorte toccherà a noi. Eppure siamo venuti in pace!
Con un crepitio assordante, la sommità della nave si squarcia. E’ il momento. L’astronave s’inclina e noi scivoliamo giù, inermi, uno dopo l’altro. Qualcuno piange e implora pietà. Urlo. Tento di resistere, ma la forza del Nemico è troppo grande. Mi aggrappo al bordo dell’astronave. Alzo lo sguardo e lo vedo. I suoi occhi sono colmi di una crudeltà inaudita. Sembra divertito. Di colpo realizzo che per lui questo non è nient’altro che un gioco.
Lui prova piacere a torturarci!
«Maledetto!» urlo, con tutte le mie forze. «Maledetto, perché ci fai questo?!»
Ma dentro di me conosco la risposta: siamo incappati in un’entità senza cuore, senza sentimenti, forse la peggiore di tutti gli universi.
Precipito giù dall’astronave, verso la conca riempita d’acido. L’ultima cosa che vedo è la Bocca dell’Inferno spalancarsi in un ghigno raggelante, e l’ordigno metallico levarsi alto verso il cielo.
«Hahaha, morite, morite tutti, bastardi!» urla Giggino affondando il cucchiaino nella tazza.
La mamma gli dà uno scapellotto in testa. «Basta Giggino, smettila di giocare con il cibo. Finisci quei cereali e prendi lo zaino, che siamo già in ritardo per la scuola!»
Giggino mostra la lingua alla mamma, ma poi obbedisce: è stanco di giocare. Deglutisce qualche altra cucchiaiata di poltiglia zuccherosa, poggia il cucchiaino e lascia il resto dei cereali in ammollo nel latte. Poi tira un mega rutto e la guerra tra universi è finita.
Era il mio primo viaggio al di fuori del confine dell’Impero, ed è finito così.
Loro ci stavano aspettando. Eravamo in trappola ancora prima di sbarcare.
Avremmo dovuto aspettarcelo quando non abbiamo visto tornare i nostri compagni, che adesso giacciono là, nell’acido, ridotti in poltiglia.
Abbiamo recuperato l’ultimo filmato della Prima Astronave, risalente a ieri mattina. E’ uno spettacolo orribile.
Uno squarcio si è aperto sulla sommità dell’astronave, che si è capovolta verso il basso, piegata da una forza mostruosa. I nostri compagni sono scivolati dentro l’acido, che li ha divorati in pochi istanti. Li abbiamo sentiti piangere, li abbiamo visti piagarsi, aprirsi.
Poi sono arrivate le bombe. Una grandine infernale bianca e vischiosa, che si è squagliata con un suono orribile, ssffrrrr, formando una patina collosa che ha cementato i nostri compagni.
Ma l’orrore non era ancora finito. Sui nostri disgraziati amici è calato un lungo ordigno metallico, stretto e implacabile, che è affondato nell’acido e ne è riemerso carico di cadaveri.
E’ risalito verso l’alto ed ha rovesciato i poveri corpi dritti nella Bocca dell’Inferno, un buco oscuro e orripilante, dove i resti dei nostri compagni sono scomparsi.
Come potevamo aspettarci una simile potenza? Come potevamo sapere che le creature di quest’universo fossero capaci di tanto?
Ancora pochi istanti, e la stessa sorte toccherà a noi. Eppure siamo venuti in pace!
Con un crepitio assordante, la sommità della nave si squarcia. E’ il momento. L’astronave s’inclina e noi scivoliamo giù, inermi, uno dopo l’altro. Qualcuno piange e implora pietà. Urlo. Tento di resistere, ma la forza del Nemico è troppo grande. Mi aggrappo al bordo dell’astronave. Alzo lo sguardo e lo vedo. I suoi occhi sono colmi di una crudeltà inaudita. Sembra divertito. Di colpo realizzo che per lui questo non è nient’altro che un gioco.
Lui prova piacere a torturarci!
«Maledetto!» urlo, con tutte le mie forze. «Maledetto, perché ci fai questo?!»
Ma dentro di me conosco la risposta: siamo incappati in un’entità senza cuore, senza sentimenti, forse la peggiore di tutti gli universi.
Precipito giù dall’astronave, verso la conca riempita d’acido. L’ultima cosa che vedo è la Bocca dell’Inferno spalancarsi in un ghigno raggelante, e l’ordigno metallico levarsi alto verso il cielo.
«Hahaha, morite, morite tutti, bastardi!» urla Giggino affondando il cucchiaino nella tazza.
La mamma gli dà uno scapellotto in testa. «Basta Giggino, smettila di giocare con il cibo. Finisci quei cereali e prendi lo zaino, che siamo già in ritardo per la scuola!»
Giggino mostra la lingua alla mamma, ma poi obbedisce: è stanco di giocare. Deglutisce qualche altra cucchiaiata di poltiglia zuccherosa, poggia il cucchiaino e lascia il resto dei cereali in ammollo nel latte. Poi tira un mega rutto e la guerra tra universi è finita.