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XXXY

Inviato: martedì 6 ottobre 2015, 11:53
da Peter7413
XXXY
di Maurizio Bertino
 
La donna oltrepassò la soglia e rimase immobile di fronte al grande schermo.
«Increscioso luogo, peccaminoso, ma anch’io devo ottemperare alle necessità del popolo.» disse fra sé.
«E il che le fa onore, Reverenda Madre. Dio sia lodato per la forza che le infonde, si accomodi» rispose una voce metallica.
La donna si sedette su uno sgabello posto al centro della stanza, le mani tremanti.
«Procedo con l’illustrarle i soggetti XY?» chiese la voce.
«Non v’è bisogno, ho provveduto a consultare il catalogo» rispose la Reverenda Madre.
«E ha trovato un esemplare di suo gusto?»
La donna si umettò le labbra con la lingua. «Sì.»
«Ebbene?» incalzò la voce.
«Gradisco il soggetto denominato trentatre.»
«Così sia» sentenziò la voce «E per il soggetto XX?»
«Infondimi la forza…» sussurrò la donna alzando gli occhi al soffitto.
«Prego?»
«Ho scelto il soggetto denominato 66.»
Le luci della stanza si spensero immergendola nel buio più totale. Pochi attimi, lo schermò di fronte a lei si accese. Un uomo e una donna, nudi, erano uno di fianco all’altra. La Reverenda Madre sospirò, la respirazione aumentò, gocce di sudore comparvero sul suo volto.
«Prego, comunichi le sue istruzioni» disse la voce.
La Reverenda Madre fece scivolare la mano destra sull’interno coscia e strinse forte fino a piantare le unghie nella carne.
«Desidero che l’uomo la prenda con forza, da dietro, ma che prima, Dio mi perdoni, la schiaffeggi…»
L’uomo schiaffeggiò la donna, quindi la buttò a terra e la prese da dietro, cominciando il rapporto sessuale.
«Con più foga…»
L’uomo aumentò il ritmo.
«Che la faccia urlare…»
L’uomo cominciò a tirare i capelli della donna, a batterle sulla schiena con forza, a urlare egli stesso.
«I sensori indicano che il soggetto XY è molto eccitato, Reverenda Madre, manca poco alla semina» avvertì la voce.
«E sia!» rispose lei, ormai dimentica di ogni vergogna, le mani strette forti sui seni. «Che la giri, la prenda da davanti, schiaffeggiandola, con brutalità. E che lei graffi lui sul petto, che lo faccia sanguinare… E che gli sputi sul volto!»
Sullo schermo, l’uomo e la donna eseguirono ogni azione richiesta.
«L’atto è al suo culmine» comunicò la voce «L’uomo sta seminando in questo istante.»
«Che urlino allora!» comandò la Reverenda Madre.
E così fu, l'uomo e la donna urlarono, la Reverenda Madre con loro. Poi il silenzio.
L’immagine andò a nero, le luci della stanza tornarono ad accendersi. La Reverenda Madre giaceva per terra, parzialmente svestita, sudata.
«Probabilità di inseminazione: novantotto percento. Sesso del nascituro: femmina al novanta percento» comunicò la voce.
La Reverenda Madre si alzò, si ricompose facendo il segno della croce.
«Le consegneremo la sua terza figlia, signora Reverenda Madre, come sempre, fra nove mesi presso la Santa Sede locale, pacco espresso. La ringrazio a nome della Comunità per avere dato vita e casa a una nuova creatura.»
«Così sia» rispose lei abbandonando la stanza.
 
FINE

Inviato: martedì 6 ottobre 2015, 15:42
da Flavia Imperi
La contrapposizione fra il ruolo della protagonista e la scena è d'impatto, ma riesce a non scadere nella volgarità fine a se stessa. Un racconto dai toni forti, che allo stesso tempo ha il potere di sollevare riflessioni e una critica velata, almeno questo ci leggo, al tema della sessualità, così repressa e demonizzata (quel 66 "a caso" :D ) dalla religione. Relegata a un ambito di disapprovazione, eppure necessità impellente, biologicamente fondamentale e diciamolo, piacevole!
E' a tratti grottesca, questa parvenza di riluttanza della protagonista, che poi invece dimostra nella storia di "godere", e anche in modo piuttosto pervertito, non necessario per la procedura.

L'unico punto dove mi sono soffermata durante la lettura è stato "La Reverenda Madre giaceva per terra, parzialmente svestita, sudata"perché non sembrava si fosse agitata tanto durante tutto lo svolgimento, non c'è un momento in cui si sveste, insomma, se vogliamo essere pignoli.

L'altro dubbio è magari sull'uomo e la donna, perfettamente asettici, privi di descrizioni qualsiasi. Ho presunto, mentre leggevo, che fossero immagini olografiche o un qualche tipo di proiezione. Non c'è un istante in cui si capisce se siano umani, macchine o proiezioni, ma nel finale si deduce siano reali. Ecco, un piccolo accenno di umanità l'averi aggiunto, per rendere a tutto tondo anche i due poveracci.

Ottimo racconto Maurizio, complimenti.

Inviato: martedì 6 ottobre 2015, 21:14
da Angela
PUNTI DEBOLI: il testo ha bisogno di un robusto editing. Cominciamo a vedere dove:
«Increscioso luogo, peccaminoso, ma anch’io devo ottemperare alle necessità del popolo.» disse fra sé.
Perché il punto all’interno dei dialogo?
«E il che le fa onore, Reverenda Madre. Dio sia lodato per la forza che le infonde, si accomodi»
Non è mai buono iniziare una frase con “E”, tranne alcuni casi. Qui decisamente no.
«E ha trovato un esemplare di suo gusto?»
Ecco, per esempio qui la “E” è giustificata dal tono colloquiale e ben si integra con la frase.
«Gradisco il soggetto denominato trentatre.»
Ho controllato il Treccani prima di scrivere una stupidaggine: trentatré.
«Così sia» sentenziò la voce «E per il soggetto XX?»
Manca il punto dopo “voce” visto che poi parti con il maiuscolo.
La Reverenda Madre sospirò, la respirazione aumentò,
Rima non voluta ma che non giova al periodo. Tra l’altro un sospiro dà l’impressione della rilassatezza, non può essere seguito da una respirazione aumentata.
L’uomo schiaffeggiò la donna, quindi la buttò a terra e la prese da dietro, cominciando il rapporto sessuale.
Quando dici che la prese da dietro, non serve aggiungere “cominciando il rapporto sessuale”. Questa è una cosa che avevo già trovato in un altro tuo racconto, il fatto di voler aggiungere, spiegare troppo.
L’uomo cominciò a tirare i capelli della donna, a batterle sulla schiena con forza, a urlare egli stesso.
Taglia “egli stesso”. Quando dici che inizia a urlare il messaggio arriva senza fraintendimenti.
L’immagine andò a nero,
Non credo sia corretto dire che l’immagine “andò” a nero.

PUNTI DI FORZA: Parecchi. Questo è un testo che non passa inosservato e di sicuro non si dimentica. Ecco, credo che il sogno di ogni autore sia quello di scrivere qualcosa che lasci il segno, ma non tutti ci riescono. Questo racconto ha diversi pregi, intanto affronta tematiche particolari e per certi versi poco battute (il rapporto tra ecclesiastici e sesso) e poi è esplicito, cosa altrettanto rara perché significa esporsi, aprirsi. Non mi aspettavo un racconto del genere, ti faccio i miei complimenti, Maurizio.

PUNTI MIGLIORABILI: la trama è perfetta così com'è, secondo me bisogna solo rivedere alcuni punti che ti ho sottolineato tra i punti deboli. Magari qualche particolare sui personaggi non stonerebbe. Qualche dettaglio c'è, ma non è chiarissimo. Maggiore decisione nel caratterizzare i personaggi principali ed è perfetto.

Molto bravo.









Inviato: mercoledì 7 ottobre 2015, 8:37
da Vastatio
Ciao,

il problema di questo racconto è, a mio avviso, il tempo che lo si lascia frollare in testa. A una prima lettura si incunea abilmente in testa: stile incalzante, argomenti "pericolosi" e critica a una delle istituzioni più controverse di tutti i tempi (al netto degli avvocati). Leggendolo una seconda o una terza volta si cominciano a notare piccoli particolari che, limati, migliorerebbero la resa generale.

Il robot. Dovrebbe fare, teoricamente, una "telecronaca" super partes, mentre ci da solo informazioni sullo stato dell'eccitazione del maschio. Ci sta. Non essendo la prima volta che la Reverenda fa uso del servizio potrebbe aver memorizzato le sue preferenze. Questo però il lettore se lo deve immaginare a posteriori, dopo la chiosa finale. Non credo che stonerebbe o rovinerebbe il testo un ordine di ignorare i dati del soggetto XX da parte della Reverenda prima dell'inizio (aumenterebbe ancora il livello di depravazione della stessa).
Per quanto riguarda il frasario, semina ed inseminazione. Io utilizzerei sempre il secondo termine. Più asettico e tecnico.

Il contesto. E' suggerito all'inizo e alla fine, ma se, in questo futuro distopico, questo "servizio" sia reso necessario o semplice trastullo per una casta (religiosa o meno) non viene menzionato. Non è necessario ai fini del racconto, ma lascia comunque un vuoto che, passato il piacere della prima lettura, rende il racconto monco di una collocazione. Anche qui un accenno in chiusura potrebbe risolvere o ingarbugliare di più le cose (il robot potrebbe accennare a degli appuntamenti mancati di qualche collega della Reverenda).
Ci avrei visto bene anche un accenno all'eugenica, forzando la scelta del sesso del nascituro a femmina o maschio per andare a coprire eventuali necessità dell'istituto della Reverenda.

Reverenda Madre. Non si può usare. E' copyrigth di Frank Herbert. A parte le questioni legali che ti appresti ad affrontare, la forza evocativa di questo termine, e della critica che ne deriva, è legata al contesto culturale/morale di chi legge.
Se chi legge ha un substrato cattolico allora assocerà un peso maggiore che un protestante per cui il celibato non è obbligatorio. Lo stesso racconto letto tra dieci anni potrebbe non avere più la stessa forza di oggi. In pratica, essendo molto legato ai tempi ed alla moralità della società, hai scritto un racconto con una data di scadenza.

Inviato: mercoledì 7 ottobre 2015, 13:02
da maria rosaria
Ciao Maurizio.
Il racconto è molto potente. Rimane impresso alla prima lettura e questo è, a mio avviso, un punto di forza.
Siccome mi capita di leggere molto e molti racconti brevi, uno dei parametri che utilizzo per capire se una storia mi piace è la memoria. Se un racconto rimane impresso nella mia memoria dopo giorni, dopo altre letture, vuol dire che ha lasciato il segno e ciò per me è positivo. Poi può anche avere delle imperfezioni stilistiche ma, di fondo, l’idea e la storia mi hanno preso.
Per trovare, qui, qualcosa che non va devo passare a una seconda lettura, e magari a una terza.
Concordo con Angela sui refusi.
Quello che posso aggiungere, riflettendo su questa storia un po’ onirica, se vogliamo, è che non si comprende bene chi e cosa ci sia dietro tutto.
Mi spiego: la Reverenda è in una stanza davanti a uno schermo. Immagino si tratti di un computer. La voce che fa domande alla Reverenda di chi è? Del computer o è una voce fuori campo, magari proveniente da altra entità meccanica?
E i due, l’uomo e la donna, chi sono? All’inizio avevo pensato a una versione fantascientifica di Adamo ed Eva, ma poi ho pensato che no, non poteva essere. Che quei due, scelti da catalogo (quindi ce ne sono altri?) sono genitori naturali di figli che poi diverranno della Reverenda. Qui ho letto il tema della maternità surrogata. Ma non so, forse mi sbaglio.
Comunque, a parte ciò, è un racconto che ho molto apprezzato per la crudezza delle immagini e per come hai disegnato il personaggio frustrato e frustrante della Reverenda.
Complimenti!

Inviato: giovedì 8 ottobre 2015, 17:55
da Luchiastro
Ciao Maurizio,

Racconto notevole.

Interessante la dicotomia sesso-maternità, soprattutto perché basata sul punto di vista di una Madre Reverenda. Alcuni punti fanno davvero riflettere, tipo la protagonista che non ha avuto difficoltà a scegliere l'uomo, ma invece rimane un po' bloccata quando deve rivelare il numero della donna. O ancora che sia necessario aspettare il desiderio e la volontà di una donna di chiesa per "rimpolpare la comunità", mera questione numerica dunque.

L'espressione "andare a nero" non mi quadra molto. E nemmeno la storia della ragazza inviata tramite pacco postale. Userei inseminazione al posto di semina.

Chissà, si potrebbe anche pensare alla versione con un cardinale protagonista...

Inviato: domenica 11 ottobre 2015, 14:42
da alexandra.fischer
Ciao Maurizio Bertino,
nella tua storia, condizione religiosa e sessualità si contrappongono in una maniera che ricorda Tertulliano (quello della frase: "La donna è l'anticamera dell'inferno").
Difatti, la Revenda Madre, dapprima appare rassegnata al compimento del dovere riproduttivo per interposta persona (la coppia sullo schermo) e poi, appare sempre più coinvolta dall'atto ( prima sceglie i due "esemplari", poi da ordini sulla posizione che i due devono assumere, nel mentre si tocca), proprio come Tertulliano, padre della Chiesa che prima depreca il sesso e poi ne parla compiaciuto.
Il finale della tua storia assolve il peccato della Revenda Madre...l'inseminazione c'è stata e nascerà una bambina che le verrà consegnata.

Attento a trentatre per trentatré.

Inviato: domenica 11 ottobre 2015, 16:11
da Flavia Imperi
Mi ero dimenticata... CHIEDO LA GRAZIA per MAURIZIO!

Inviato: venerdì 23 ottobre 2015, 12:38
da AmbraStancampiano
Ciao,
mi trovo veramente in difficoltà di fronte a questo racconto:
non ho nulla da obbiettare a livello di stile e di trama, scomodi un'istituzione difficile, siamo chiaramente in un universo parallelo o nel futuro, parli con naturalezza di un tabù, sei abile nelle descrizioni e nel focus; poi, come ti dicevo, sai cogliere angoli non banali ed un po' oscuri dell'animo umano.
Però manca qualcosa, forse un po' di empatia. E' tutto TROPPO spersonalizzato e spersonalizzante, ed anche l'evidente eccitazione della reverenda madre è vista con troppo distacco, da fuori.
Forse volevi dare proprio questo effetto alla narrazione, ma ai miei occhi di lettrice è come guardare una TV che riprende un'altra Tv che ne riprende un'altra in cui si sta svolgendo uno spettacolo che non capisco troppo bene. Sono troppo lontana.
Potresti provare a migliorare il racconto inserendo il POV all'interno della stanza, magari potresti trasformare proprio il terminale con cui la Reverenda Madre interagisce nel nostro narratore. (E' solo un'idea, ma a me sembra una figata!)
Sono curiosa di vedere cosa ne tirerai fuori :)

Inviato: martedì 27 ottobre 2015, 23:48
da Spartaco
Tanti complimenti, ma solo una richiesta di grazie. Mi sa che non avrò il piacere di sfidarti!

Inviato: mercoledì 28 ottobre 2015, 8:31
da maria rosaria
Mi accorgo che non avevo chiesto la Grazia per questo racconto.
La chiedo ora, perchè il racconto ha, secondo me, tutte le carte per poter sfidare Spartaco.

CHIEDO LA GRAZIA

Inviato: venerdì 30 ottobre 2015, 22:56
da Vastatio
Mi ero perso la richiesta di grazia.

Inviato: sabato 31 ottobre 2015, 0:23
da Peter7413
Non avendo potuto rispondere ai vari commenti e anche solo provare a rielaborare il racconto, non intendo chiederne la grazia e mi riservo di ripresentarlo quando potrò dedicarmici con più attenzione. Grazie a tutti coloro che mi hanno lasciato un feedback :)

Inviato: sabato 31 ottobre 2015, 0:23
da Peter7413
Non avendo potuto rispondere ai vari commenti e anche solo provare a rielaborare il racconto, non intendo chiederne la grazia e mi riservo di ripresentarlo quando potrò dedicarmici con più attenzione. Grazie a tutti coloro che mi hanno lasciato un feedback :)