ex novo - Brushy one string
Inviato: venerdì 13 novembre 2015, 19:52
Piccola Premessa: Brushy one string esiste veramente!
Allego video: https://www.youtube.com/watch?v=E8H-67ILaqc&list=RDE8H-67ILaqc
Aiutatemi a rendergli giustizia con un mito delle origini inventato :)
Brushy one string - storia immaginaria
Brushy è un ragazzo povero come tanti altri, vive in una comunità ghetto di baracche di lamiera e roulotte alle porte di Kingstone, in mezzo ai campi di granturco, e oggi ha fame ed è di pessimo umore.
E’ stato un lungo viaggio fino in città, per proporre al banco dei pegni la vecchia chitarra di suo padre. Un viaggio inutile, l’impiegato dietro lo spesso vetro antiproiettile gli ha riso in faccia:
- Quella chitarra? Tu devi essere matto oppure stupido; è tutta rovinata e ha una corda sola!
- Ma è l’unica cosa che possiedo man, ed io ho fame.
- Allora vai al rifugio per mendicanti, ma fuori da qui!
Brushy non ci sta: non ha soldi, né un lavoro, ma non si sente un mendicante. In più, il rifugio ha chiuso i battenti da quasi un anno, ormai. Sono tempi duri, non c’è abbastanza ricchezza per pensare anche agli altri.
Brushy si rimette in cammino verso la sua bidonville, la chitarra legata dietro la schiena; sarà pure inutile e rovinata, ma è l’unica cosa che possiede.
Non spera in un passaggio, ma a volte i piani del destino vanno oltre il concetto umano di speranza: sulla strada passa uno sgangherato pick up azzurrino, che si ferma accanto a lui.
- Yo mate, sei un musicista? Salta su, allieterai il nostro viaggio.
Brushy non se lo fa ripetere due volte: salta sul pick up e prende posto nel vano di carico, insieme ad altra gente. C’è un ragazzo che sta suonando un secchio di latta come se fosse uno djambè, il ritmo è travolgente, tutti gli altri passeggeri battono le mani. Si chiama Dixie.
Dixie finisce il pezzo che sta suonando, poi si ferma e chiede a Brushy di accompagnarlo con la chitarra:
- Anche volendo non potrei, mate - e gli mostra la chitarra rotta, con una corda sola - non la vogliono nemmeno al banco dei pegni.
- Embè? Questo per caso ti sembra un tamburo? La musica non dipende dagli strumenti, ma dall’anima e dallo swing. Avanti, prova.
Brushy chiude gli occhi, cerca di concentrarsi. Gli torna in mente un vecchio ricordo di quando era bambino: suo padre, seduto a suonare sulle scalette fuori della porta di casa. Gli guarda le mani; mani che volano tra le corde, ed ipnotizzano i suoi occhi di bambino. Mentre ci pensa, le sue mani vanno da sole; sta suonando senza rendersene conto, finchè Dixie non lo blocca:
- Yeah mate! E’ proprio quello che intendevo. Questo è swing! E adesso canta.
- Ma io non conosco molte canzoni…
- Che importa? Inventatela! Cantaci quello che desideri di più.
Intanto nella testa di Brushy il ricordo continua, doveva essere stata una gran giornata quella, e sua madre stava cucinando. Nell’aria si spande un ottimo profumino di pollo col granturco. La fame lo morde allo stomaco, cattiva come un serpente; lui allora apre la bocca e comincia a cantare:
- Yaw… A chicken in the corn…
I suoi compagni di viaggio non lo sanno, ma è appena nata una stella.
Allego video: https://www.youtube.com/watch?v=E8H-67ILaqc&list=RDE8H-67ILaqc
Aiutatemi a rendergli giustizia con un mito delle origini inventato :)
Brushy one string - storia immaginaria
Brushy è un ragazzo povero come tanti altri, vive in una comunità ghetto di baracche di lamiera e roulotte alle porte di Kingstone, in mezzo ai campi di granturco, e oggi ha fame ed è di pessimo umore.
E’ stato un lungo viaggio fino in città, per proporre al banco dei pegni la vecchia chitarra di suo padre. Un viaggio inutile, l’impiegato dietro lo spesso vetro antiproiettile gli ha riso in faccia:
- Quella chitarra? Tu devi essere matto oppure stupido; è tutta rovinata e ha una corda sola!
- Ma è l’unica cosa che possiedo man, ed io ho fame.
- Allora vai al rifugio per mendicanti, ma fuori da qui!
Brushy non ci sta: non ha soldi, né un lavoro, ma non si sente un mendicante. In più, il rifugio ha chiuso i battenti da quasi un anno, ormai. Sono tempi duri, non c’è abbastanza ricchezza per pensare anche agli altri.
Brushy si rimette in cammino verso la sua bidonville, la chitarra legata dietro la schiena; sarà pure inutile e rovinata, ma è l’unica cosa che possiede.
Non spera in un passaggio, ma a volte i piani del destino vanno oltre il concetto umano di speranza: sulla strada passa uno sgangherato pick up azzurrino, che si ferma accanto a lui.
- Yo mate, sei un musicista? Salta su, allieterai il nostro viaggio.
Brushy non se lo fa ripetere due volte: salta sul pick up e prende posto nel vano di carico, insieme ad altra gente. C’è un ragazzo che sta suonando un secchio di latta come se fosse uno djambè, il ritmo è travolgente, tutti gli altri passeggeri battono le mani. Si chiama Dixie.
Dixie finisce il pezzo che sta suonando, poi si ferma e chiede a Brushy di accompagnarlo con la chitarra:
- Anche volendo non potrei, mate - e gli mostra la chitarra rotta, con una corda sola - non la vogliono nemmeno al banco dei pegni.
- Embè? Questo per caso ti sembra un tamburo? La musica non dipende dagli strumenti, ma dall’anima e dallo swing. Avanti, prova.
Brushy chiude gli occhi, cerca di concentrarsi. Gli torna in mente un vecchio ricordo di quando era bambino: suo padre, seduto a suonare sulle scalette fuori della porta di casa. Gli guarda le mani; mani che volano tra le corde, ed ipnotizzano i suoi occhi di bambino. Mentre ci pensa, le sue mani vanno da sole; sta suonando senza rendersene conto, finchè Dixie non lo blocca:
- Yeah mate! E’ proprio quello che intendevo. Questo è swing! E adesso canta.
- Ma io non conosco molte canzoni…
- Che importa? Inventatela! Cantaci quello che desideri di più.
Intanto nella testa di Brushy il ricordo continua, doveva essere stata una gran giornata quella, e sua madre stava cucinando. Nell’aria si spande un ottimo profumino di pollo col granturco. La fame lo morde allo stomaco, cattiva come un serpente; lui allora apre la bocca e comincia a cantare:
- Yaw… A chicken in the corn…
I suoi compagni di viaggio non lo sanno, ma è appena nata una stella.