Pioggia
Inviato: lunedì 21 ottobre 2024, 22:30
Pioggia
Di Alexandra Fischer
La mano, piccola e affusolata, prese l’ombrello.
Fuori, nell’umidità, patì.
Si sforzò di tenere il manico. Com’era pesante.
Incontrò un’altra mano al supermercato, la strinse. A differenza sua, era viscida, grande e pelosa.
Ci fu uno scambio di battute.
− Come va?
− Ho dimenticato l’ombrello. Sono felice di rivederti.
L’altra mano lasciò la presa. – Anch’io. Ora scusa, ho fretta.
− Buona spesa.
La mano piccola e affusolata strinse l’ombrello, lo appese al carrello e corse al borsellino, dove c’era la lista della spesa. Corse veloce verso le scatole dei biscotti, ne scelse una poi si riabbassò. Strinse la barra del carrello. Passò al reparto salumeria, e prese due confezioni di prosciutto. Poi andò nel settore dei latticini, dove prese uno yogurt. Afferrò poi una lattina di birra, ma la rimise a posto e andò oltre, dove c’erano le confezioni delle caramelle. La mano ne prese una. Era colorata, piena di vermetti gommosi. La mano sfiorò uno degli addobbi dello scaffale, un ragno di plastica.
Si tirò indietro.
Tornò sulla barra del carrello.
Si riposò un poco e le servì.
Difatti si mosse rapida verso il borsellino, prese una penna e cancellò le voci dalla lista con una biro stretta fra le dita.
Arrivò alla cassa.
Sfiorò una mano piccola, con le unghie posticce e decorate con brillantini.
Ci fu uno scambio di battute.
− Quanto le devo?
− Sette euro e dieci.
La mano piccola e affusolata andò al portafogli.
− Pago con dieci euro.
La mano dalle unghie posticce le diede una manciata di monete che la mano piccola e affusolata posò nel borsellino
Le due mani si sfiorarono.
Ci fu uno scambio di battute.
− Vorrei un sacchetto.
− Ecco qui. Quindici centesimi.
La mano piccola e affusolata corse al portamonete, prese gli spiccioli richiesti e li tese alla mano dalle unghie posticce.
− Buona giornata.
− Altrettanto.
La mano piccola e affusolata tornò ad appoggiarsi sul carrello.
La pioggia era ancora forte.
La mano piccola e affusolata strinse il sacchetto, lo fece scivolare sul polso e afferrò il manico dell’ombrello.
All’uscita, rimise il carrello nella fila. Fece scattare il blocco e uscì la moneta.
La mano piccola e affusolata era stanca di quel lavoro, ma non ci volle molto prima che arrivasse il momento di afferrare la borsa, aprire la cerniera, prendere un mazzo di chiavi, sceglierne una e farla girare nella toppa.
Il portone scattò.
La mano piccola e affusolata chiuse l’ombrello, mentre il sacchetto penzolava dal polso.
Scelse la seconda chiave, quella della porta d’ingresso dell’alloggio.
La chiave girò nella toppa con difficoltà ma sì aprì.
La mano piccola e affusolata chiuse la porta. Posò la borsa sul tavolo della cucina, aprì la porta del frigorifero prima e della dispensa poi, per riporre gli acquisti. Prese la borsa, aprì il piccolo uscio dello sgabuzzino e la mise in cima al mucchietto delle borse. Poi afferrò le forbici. Ritagliò da un quotidiano l’immagine di un gatto a pelo raso. Prese il tubetto della colla e un album. Passò la colla sul foglio e ci appiccicò l’immagine. Afferrò il quotidiano, lo posò e aprì la porta della cucina. Buttò il giornale nel bidone della carta, schiacciò alcune scatole per fare posto. Chiuse la porta della cucina. E si godette il tessuto a nido d’ape dello strofinaccio.
Riempì un pentolino d’acqua, accese con un fiammifero una piastra. Riprese le forbici e aprì una confezione di pasta istantanea ai funghi. Prese un cucchiaio di legno e la rimestò. Quel movimento la rilassava. Una volta pronta la pasta, la mise in un piatto e prese una forchetta dal cassetto. Infilzò una piccola quantità di fusilli. Una volta che il piatto fu vuoto, cominciò il fastidio del detersivo per i piatti, ma fu di breve durata. Infatti nel bagno, ebbe il sollievo della crema idratante.
Il resto della giornata lo passò sfogliando le pagine di un libro. Accese l’interruttore della luce in salotto. Sfogliò qualche altra pagina. Chiuse il libro. Lavò i denti. Andò in camera da letto e si appoggiò al cuscino.
Di Alexandra Fischer
La mano, piccola e affusolata, prese l’ombrello.
Fuori, nell’umidità, patì.
Si sforzò di tenere il manico. Com’era pesante.
Incontrò un’altra mano al supermercato, la strinse. A differenza sua, era viscida, grande e pelosa.
Ci fu uno scambio di battute.
− Come va?
− Ho dimenticato l’ombrello. Sono felice di rivederti.
L’altra mano lasciò la presa. – Anch’io. Ora scusa, ho fretta.
− Buona spesa.
La mano piccola e affusolata strinse l’ombrello, lo appese al carrello e corse al borsellino, dove c’era la lista della spesa. Corse veloce verso le scatole dei biscotti, ne scelse una poi si riabbassò. Strinse la barra del carrello. Passò al reparto salumeria, e prese due confezioni di prosciutto. Poi andò nel settore dei latticini, dove prese uno yogurt. Afferrò poi una lattina di birra, ma la rimise a posto e andò oltre, dove c’erano le confezioni delle caramelle. La mano ne prese una. Era colorata, piena di vermetti gommosi. La mano sfiorò uno degli addobbi dello scaffale, un ragno di plastica.
Si tirò indietro.
Tornò sulla barra del carrello.
Si riposò un poco e le servì.
Difatti si mosse rapida verso il borsellino, prese una penna e cancellò le voci dalla lista con una biro stretta fra le dita.
Arrivò alla cassa.
Sfiorò una mano piccola, con le unghie posticce e decorate con brillantini.
Ci fu uno scambio di battute.
− Quanto le devo?
− Sette euro e dieci.
La mano piccola e affusolata andò al portafogli.
− Pago con dieci euro.
La mano dalle unghie posticce le diede una manciata di monete che la mano piccola e affusolata posò nel borsellino
Le due mani si sfiorarono.
Ci fu uno scambio di battute.
− Vorrei un sacchetto.
− Ecco qui. Quindici centesimi.
La mano piccola e affusolata corse al portamonete, prese gli spiccioli richiesti e li tese alla mano dalle unghie posticce.
− Buona giornata.
− Altrettanto.
La mano piccola e affusolata tornò ad appoggiarsi sul carrello.
La pioggia era ancora forte.
La mano piccola e affusolata strinse il sacchetto, lo fece scivolare sul polso e afferrò il manico dell’ombrello.
All’uscita, rimise il carrello nella fila. Fece scattare il blocco e uscì la moneta.
La mano piccola e affusolata era stanca di quel lavoro, ma non ci volle molto prima che arrivasse il momento di afferrare la borsa, aprire la cerniera, prendere un mazzo di chiavi, sceglierne una e farla girare nella toppa.
Il portone scattò.
La mano piccola e affusolata chiuse l’ombrello, mentre il sacchetto penzolava dal polso.
Scelse la seconda chiave, quella della porta d’ingresso dell’alloggio.
La chiave girò nella toppa con difficoltà ma sì aprì.
La mano piccola e affusolata chiuse la porta. Posò la borsa sul tavolo della cucina, aprì la porta del frigorifero prima e della dispensa poi, per riporre gli acquisti. Prese la borsa, aprì il piccolo uscio dello sgabuzzino e la mise in cima al mucchietto delle borse. Poi afferrò le forbici. Ritagliò da un quotidiano l’immagine di un gatto a pelo raso. Prese il tubetto della colla e un album. Passò la colla sul foglio e ci appiccicò l’immagine. Afferrò il quotidiano, lo posò e aprì la porta della cucina. Buttò il giornale nel bidone della carta, schiacciò alcune scatole per fare posto. Chiuse la porta della cucina. E si godette il tessuto a nido d’ape dello strofinaccio.
Riempì un pentolino d’acqua, accese con un fiammifero una piastra. Riprese le forbici e aprì una confezione di pasta istantanea ai funghi. Prese un cucchiaio di legno e la rimestò. Quel movimento la rilassava. Una volta pronta la pasta, la mise in un piatto e prese una forchetta dal cassetto. Infilzò una piccola quantità di fusilli. Una volta che il piatto fu vuoto, cominciò il fastidio del detersivo per i piatti, ma fu di breve durata. Infatti nel bagno, ebbe il sollievo della crema idratante.
Il resto della giornata lo passò sfogliando le pagine di un libro. Accese l’interruttore della luce in salotto. Sfogliò qualche altra pagina. Chiuse il libro. Lavò i denti. Andò in camera da letto e si appoggiò al cuscino.