Rapporto spaziale
Inviato: martedì 22 ottobre 2024, 0:18
Parametri di viaggio: nella norma per durata, condizioni siderali, emissione di radiazioni. Su indicazione dell’emoziometro scelgo la modalità ibernazione.
Atterraggio: nessun danno all’ambiente. La zona prescelta è caratterizzata da suolo piatto con vegetazione bassa.
Clima: condizioni meteorologiche umide con temperatura a 8°.
Sbarco: In considerazione della vivace emotività manifestata dai nativi in un incontro precedente, compio le osservazioni nel periodo buio. Supero bene le fasi di ambientamento cellulare alla pressione e composizione atmosferica.
Esplorazione: la pioggia intensa rende i rimbalzi difficoltosi. Proseguo fino a trovare un’unità abitativa.
Incontro: da un foro quadrilaterale chiuso da un materiale trasparente, individuo un nativo. Avvio il riconoscimento in base alla distinzione maschio e femmina (da qui le parole incomprensibili in corsivo), ma la copertura corporea lo impedisce.
Il nativo mi vede e reagisce con una vivacità di emozioni che pare ostile: allarga la fessura usata per l’alimentazione e scopre piccole formazioni calcaree utili a sminuzzare i nutrienti. Penso che voglia attaccarmi e mi preparo a usare il paralizzatore. Il nativo apre il foro e con il terminale di un arto superiore compie un gesto che interpreto come un invito a entrare.
Penso sia un’occasione unica di crescita sapienziale e rimbalzo dentro. Per precauzione attivo il magnete visto che i nativi hanno armi rudimentali con componente ferrosa. Attraggo solo un oggetto bastoniforme con un’estremità piatta e ricurva.
Il nativo non si spaventa. Dice:
- Wow, fai proprio schifo. Ora ridammi il tagliacalli.
Cerca di staccare il bastoniforme dal mio corpo. Non riuscendo, emette un suono ripetitivo assordante. Desiste e si toglie la copertura, mostrandomi il corpo nella sua nuda interezza. Dalle protuberanze frontali e dal taglio alla radice dei due arti inferiori capisco che è un femmina. L’emoziometro nel cerebro sinistro registra un’alterazione di temperatura corporea.
I nativi non sono attraenti: testa piccolissima con tratti esagerati e sgraziati, scarsa quantità e specializzazione degli arti. Il corpo è curviforme là dove le linee rette sono gradite; ha un rivestimento molle che in breve tempo diventa opaco e raggrinzito. Risulta ripugnante anche la massa di elementi filiformi fuoriuscente dal capo e, in misura ridotta, da altre zone del corpo.
Malgrado ciò, l’emoziometro mi segnala un’alterazione organolettica quando il femmina si avvicina e dice:
- Sei eccitante, sai di caprone innamorato. E tu come mi trovi?
Compie una rivoluzione completa intorno al proprio asse e mi conduce verso una superficie rettangolare morbida. Mi ci spinge sopra, rimbalzo e il femmina mi salta sopra appoggiando quattro delle mie terminazioni sui suoi arrotondamenti frontali alti e posteriori bassi. Ordine e simmetria non sono il forte di questa specie, la polposità sì. E qui l’emoziometro si rompe.
Il seguito somiglia al nostro atto unico di propagazione della specie. Il meccanismo è lo stesso, solo che il femmina emette più volte un suono acuto mentre io ricevo plurime gratificazioni chimiche.
Quando si stende accanto a me, mi chiede:
- Dove hai trovato quel costume di Halloween?
A questo punto si sente un suono sgraziato e il femmina s’alza e s’allontana. Avendo ricevuto il segnale che le mie riserve energetiche sono in esaurimento, decido di andarmene. Con il sensore visivo posteriore scorgo il femmina di ritorno in compagnia di una creatura somigliante a un abitante del quarto pianeta del nostro sistema, se non fosse per la testa da nativo. Emette fragorosità sgradevoli contro di me, inizia a inseguirmi ma riesco a seminarlo.
Ritorno: decollo rapido. Distruggo la pelle di protezione e ristabilisco i livelli biochimici ottimali. Sostituisco l’emoziomentro guasto e registro un miglioramento mentale. Vado in pausa senza ibernazione.
Considerazioni finali: credo che gli studi sui nativi di questo pianeta vadano incoraggiati. Resto a disposizione per ulteriori esplorazioni.
Atterraggio: nessun danno all’ambiente. La zona prescelta è caratterizzata da suolo piatto con vegetazione bassa.
Clima: condizioni meteorologiche umide con temperatura a 8°.
Sbarco: In considerazione della vivace emotività manifestata dai nativi in un incontro precedente, compio le osservazioni nel periodo buio. Supero bene le fasi di ambientamento cellulare alla pressione e composizione atmosferica.
Esplorazione: la pioggia intensa rende i rimbalzi difficoltosi. Proseguo fino a trovare un’unità abitativa.
Incontro: da un foro quadrilaterale chiuso da un materiale trasparente, individuo un nativo. Avvio il riconoscimento in base alla distinzione maschio e femmina (da qui le parole incomprensibili in corsivo), ma la copertura corporea lo impedisce.
Il nativo mi vede e reagisce con una vivacità di emozioni che pare ostile: allarga la fessura usata per l’alimentazione e scopre piccole formazioni calcaree utili a sminuzzare i nutrienti. Penso che voglia attaccarmi e mi preparo a usare il paralizzatore. Il nativo apre il foro e con il terminale di un arto superiore compie un gesto che interpreto come un invito a entrare.
Penso sia un’occasione unica di crescita sapienziale e rimbalzo dentro. Per precauzione attivo il magnete visto che i nativi hanno armi rudimentali con componente ferrosa. Attraggo solo un oggetto bastoniforme con un’estremità piatta e ricurva.
Il nativo non si spaventa. Dice:
- Wow, fai proprio schifo. Ora ridammi il tagliacalli.
Cerca di staccare il bastoniforme dal mio corpo. Non riuscendo, emette un suono ripetitivo assordante. Desiste e si toglie la copertura, mostrandomi il corpo nella sua nuda interezza. Dalle protuberanze frontali e dal taglio alla radice dei due arti inferiori capisco che è un femmina. L’emoziometro nel cerebro sinistro registra un’alterazione di temperatura corporea.
I nativi non sono attraenti: testa piccolissima con tratti esagerati e sgraziati, scarsa quantità e specializzazione degli arti. Il corpo è curviforme là dove le linee rette sono gradite; ha un rivestimento molle che in breve tempo diventa opaco e raggrinzito. Risulta ripugnante anche la massa di elementi filiformi fuoriuscente dal capo e, in misura ridotta, da altre zone del corpo.
Malgrado ciò, l’emoziometro mi segnala un’alterazione organolettica quando il femmina si avvicina e dice:
- Sei eccitante, sai di caprone innamorato. E tu come mi trovi?
Compie una rivoluzione completa intorno al proprio asse e mi conduce verso una superficie rettangolare morbida. Mi ci spinge sopra, rimbalzo e il femmina mi salta sopra appoggiando quattro delle mie terminazioni sui suoi arrotondamenti frontali alti e posteriori bassi. Ordine e simmetria non sono il forte di questa specie, la polposità sì. E qui l’emoziometro si rompe.
Il seguito somiglia al nostro atto unico di propagazione della specie. Il meccanismo è lo stesso, solo che il femmina emette più volte un suono acuto mentre io ricevo plurime gratificazioni chimiche.
Quando si stende accanto a me, mi chiede:
- Dove hai trovato quel costume di Halloween?
A questo punto si sente un suono sgraziato e il femmina s’alza e s’allontana. Avendo ricevuto il segnale che le mie riserve energetiche sono in esaurimento, decido di andarmene. Con il sensore visivo posteriore scorgo il femmina di ritorno in compagnia di una creatura somigliante a un abitante del quarto pianeta del nostro sistema, se non fosse per la testa da nativo. Emette fragorosità sgradevoli contro di me, inizia a inseguirmi ma riesco a seminarlo.
Ritorno: decollo rapido. Distruggo la pelle di protezione e ristabilisco i livelli biochimici ottimali. Sostituisco l’emoziomentro guasto e registro un miglioramento mentale. Vado in pausa senza ibernazione.
Considerazioni finali: credo che gli studi sui nativi di questo pianeta vadano incoraggiati. Resto a disposizione per ulteriori esplorazioni.